#teatro contemporaneo.
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 9 days ago
Text
Palcoscenico Danza 2025: "Il Gioco delle Ombre" al Teatro Astra e Lavanderia a Vapore
Dal 21 gennaio all’11 maggio 2025, torna Palcoscenico Danza, la prestigiosa rassegna diretta da Paolo Mohovich e ospitata dal TPE Teatro Astra in collaborazione con la Lavanderia a Vapore.
Dal 21 gennaio all’11 maggio 2025, torna Palcoscenico Danza, la prestigiosa rassegna diretta da Paolo Mohovich e ospitata dal TPE Teatro Astra in collaborazione con la Lavanderia a Vapore. L’edizione di quest’anno, intitolata “Il Gioco delle Ombre”, esplora attraverso la danza il tema delle ombre che risiedono nell’individuo e che si manifestano nel mondo reale o immaginario. Un cartellone ricco…
0 notes
clonazine · 2 years ago
Text
MAQUINAHAMLET (hamletmachine) HEINER MULLER
La obra surge a raíz de la obsesión que M��ller sentía por la obra de William Shakespeare y como un intento de dinamitar ese complejo dramático, de reducirlo a su esqueleto. El autor Alemán retoma el personaje de Hamlet y lo presenta inmerso en un problemática contemporánea, a través de una forma que busca la subversión de los límites del drama, que ya no funciona como principio arquitectónico del…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
sguardimora · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
[ph. Mirco Lorenzi]
Venerdì per la prima volta il progetto La scuola elementare del teatro e della danza si è tenuto nel pomeriggio e ha visto la partecipazione non solo di una realtà scolastica ma anche dei genitori degli alunni e delle alunne. Infatti, in occasione della presenza della compagnia Kepler-452 in residenza all’Arboreto per la ricerca e composizione del nuovo lavoro Album, i bambini e le bambine della scuola elementare di Schieti, accompagnati dai genitori e dalle maestre sono entrati nel processo creativo degli artisti. Album è un lavoro è sostenuto dal progetto europeo Stronger Pheripheries e coprodotto da Pergine Festival (Italia), Pro Progressione (Ungheria) e L’Arboreto Teatro Dimora (Italia) e si sta sviluppando intorno al tema “Dealy bread”, trattando più nello specifico il tema della famiglia e della memoria.
Dopo essere stati accolti da una merenda nel foyer del teatro, il gruppo è entrato dentro la scena di Album guidati da Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Roberta Gabriele e sono stati catapultati come in una sorta di set cinematografico abitato da un conduttore-intervistatore (Nicola), accompagnato dal suo cameraman (Enrico) e da Roberta che osservava lo spazio. Che cos’è un ricordo? Qual è il tuo primo ricordo? Dove vanno i ricordi quando spariscono? Da queste tre domande si è mosso l’incontro tra gli artisti e la comunità scolastica/famigliare disposta sul palco allestito con una cinquantina di sedie e mobilio vintage. All’interno di questo dispositivo scenico dove spettatori e artisti si mescolano, che ospiterà anche la prova aperta che si terrà venerdì 26 maggio dalle ore 20, Nicola ed Enrico hanno accolto bambini e adulti facendo convergere l’ora di lavoro insieme sulle tre domande di cui sopra. Da questo confronto serrato tra padri e figli, maestre e alunne, madri e figlie, genitori e insegnati condotto con audacia e sensibilità da Nicola sono emersi ricordi, immagini, odori e sensazioni che hanno dato vita a una biblioteca di proto-racconti immaginari.
Un ricordo è un’esperienza del passato che ti rimane impressa nella memoria. È un’immagine sensoriale, sinestetica. Spesso sono gli altri il nostro ricordo. I ricordi sono ricostruzioni artificiose, sono immaginazione. I ricordi sono spesso brutti. I ricordi hanno bisogno di una storia e deve essere forte, spesso traumatica. È qualcosa che abbiamo percepito in passato e che con gli stimoli esterni torna alla memoria. Il ricordo non è razionale, quanto meno te l’ho aspetti arriva.
Il mio primo ricordo è la paura di affogare durante il battesimo. Un foglio verde grande che sembrava un terribile coccodrillo. Giocare alla guerra con bombe di carta. Imparare a fischiare insieme a mio padre. L’odore dei limoni nel giardino della nonna in Sicilia. Un bimbo dell’asilo che mangiava la terra e gli altri che lo incitavano a mangiarla. Molti ricordi me li sono inventata. Una camera, tanti libri e tanta luce, di mattina: era la stanza dei miei genitori. La prima volta che ho galoppato sopra un cavallo.  Il primo concerto a cui sono andata sola con un’amica.
I ricordi che scoppiano vanno nel fuorimemoria, un tuo secondo cervello che non sai di avere. Vanno in una parte del cervello che non conosciamo. Ha il nome di una dea greca… I ricordi vanno nelle teste di chi hai incontrato. Scappano dal tuo corpo e si dissolvono nell’aria. I ricordi non vanno da nessuna parte non ci sono più. Non svaniranno mai restano nella testa e quando vedrai un posto magari ti torna in mente un ricordo che non ricordavi più: è il luogo te lo fa ricordare. Sono legati alle emozioni, scompaiono e tonano con le emozioni a cui sono legati. Quando scompaiono ritornano nel luogo da dove sono venuti.
Queste sono alcune delle memorie e delle riflessioni che adulti e bambini hanno condiviso in questo pomeriggio denso ed emozionante, ricco di risate e silenzi, abbracci e lacrime, parole e sguardi che molti dei presenti non dimenticheranno ma serberanno a futura memoria.
*************************************************************************************
Wednesday, for the first time, the project The elementary school of theater and dance was held in the afternoon and saw the participation not only of a school but also of the parents of the scholars. In fact, on the occasion of the presence of the Kepler-452 company in residence at the Arboretum for the research and composition of the new creative work Album, the scholars of the elementary school of Schieti, accompanied by their parents and teachers, entered the creative process of the artists. Album is a work supported by the European project Stronger Pheripheries and co-produced by Pergine Festival (Italy), Pro Progressione (Hungary) and L'Arboreto Teatro Dimora (Italy) and is developing around the theme "Dealy bread", dealing more specifically the theme of family and memory.
After being welcomed by a snack in the foyer of the theatre, the group entered the scene of Album led by Nicola Borghesi, Enrico Baraldi and Roberta Gabriele and were catapulted as if into a sort of film set inhabited by a conductor-interviewer (Nicola), accompanied by his cameraman (Enrico) and Roberta who observed the space. What is a memory? What is your earliest memory? Where do memories go when they disappear? From these three questions the meeting between the artists and the school/family community moved on the stage set up with about fifty chairs and vintage furniture. Within this scenic device where spectators and artists mingle, which will also host the open rehearsal to be held on Friday 26 May from 8.00 pm, Nicola and Enrico welcomed children and adults by focusing the working hour together on the three questions of above. From this close confrontation between fathers and sons, teachers and pupils, mothers and daughters, parents and teachers conducted with audacity and sensitivity by Nicola, memories, images, smells and sensations emerged that gave life to a library of imaginary proto-stories.
A memory is an experience from the past that stays in your memory. It is a sensory, synesthetic image. Often others are our memory. Memories are artificial reconstructions, they are imagination. Memories are often bad. Memories need a story and it must be strong, often traumatic. It is something that we have perceived in the past and that comes back to memory with external stimuli. The memory is not rational, the less I wait for it, it will arrive.
My first memory is the fear of drowning during baptism. A large green sheet that looked like a terrible crocodile. Play war with paper bombs. Learning to whistle with my father. The smell of lemons in grandma's garden in Sicily. A kindergarten child who ate the earth and the others who encouraged him to eat it. I made up many memories. A room, lots of books and lots of light in the morning: it was my parents' room. The first time I ever galloped on a horse. The first concert I went to alone with a friend.
Memories that burst go into “out of memory”, a second brain of yours that you don't know you have. They go to a part of the brain that we don't know about. It has the name of a Greek goddess… Memories go into the heads of who you met. They escape from your body and dissolve into air. The memories go nowhere they are no more. They will never vanish, they remain in your head and when you see a place, perhaps a memory that you no longer remember comes to your mind: it is the place that makes you remember it. They are tied to emotions, they disappear and tone with the emotions they are tied to. When they disappear they return to where they came from.
These are some of the memories and reflections that adults and children exchanged on this dense and exciting afternoon, full of laughter and silence, hugs and tears, words and looks that many of those present will not forget but will keep for future reference.
2 notes · View notes
davisinhhoo · 2 years ago
Photo
Tumblr media
O que te alimenta hoje Te mantem de pe amanhã 🍃 Espetáculo: Livro Estreia : 11 de março 📆 18:30 pm Teatro São Francisco @ciaproart 🎫 Ingressos LIMITADOS ciaproart.com _____________________________ #livro #espetaculovro #espetaculo #danca #teatro #canto #obra #proart #boysdancetoo #contemporaneo #contemporary #ballet #ohoto #palco https://www.instagram.com/p/CpOeXPHOWbi/?igshid=NGJjMDIxMWI=
2 notes · View notes
nanirossi · 1 month ago
Text
Sogni in Scatola al Teatro della Tosse, grazie a tutti!!!
0 notes
lalacrimafacile · 6 months ago
Text
Midnight Mass: Un Venerdì Santo da Paura in Sette Puntate
Tumblr media
Midnight Mass: Benvenuti nell'Altare del Terrore Televisivo
Cosa ottieni se mescoli il sacro con il profano, l'horror con il dramma, e aggiungi un pizzico di mistero soprannaturale? Ottieni "Midnight Mass", una miniserie che ridefinisce il concetto di genere televisivo. Diretto da Mike Flanagan, noto per i suoi lavori nel campo dell'horror psicologico, "Midnight Mass" si distingue per la sua capacità di fondere elementi di horror classico con riflessioni esistenziali e morali. Chi avrebbe mai pensato che una serie ambientata su un'isola sperduta, con un prete carismatico e una congregazione di fedeli, potesse diventare un cult del piccolo schermo?
Non è la prima volta che l'horror viene imbastito all'interno di un contesto religioso. Sono moltissimi gli esempi di film dove preti e suore vengono posseduti da entità maligne. Tuttavia nel mondo della serialità, "Midnight Mass" diventa un esempio di miniserie paurosa ma anche elegante e profonda.
Flanagan e la Scalata Tensiva: Prendete i Popcorn, ma Non Abbiate Fretta
Mike Flanagan, il maestro dell'horror contemporaneo, dimostra ancora una volta di sapere come costruire una narrazione intensa e coinvolgente. La tensione in "Midnight Mass" cresce come un’onda di marea, lenta ma inesorabile. Ogni episodio aggiunge un pezzo al puzzle, portando lo spettatore sempre più vicino all'inevitabile climax. Questo non è uno show da binge-watching distratto; richiede attenzione e pazienza, ma la ricompensa è una storia che ti tiene incollato allo schermo.
La Recitazione: Un'Ensemble di Talenti Celestiali
La recitazione in "Midnight Mass" è semplicemente stellare. Zach Gilford, Kate Siegel, Hamish Linklater e il resto del cast offrono performance che sono tanto intense quanto credibili. Linklater, in particolare, brilla nel ruolo di Padre Paul, il misterioso sacerdote che porta con sé un'aria di inquietudine e segreti oscuri. I personaggi sono ben sviluppati, e gli attori riescono a trasmettere una gamma di emozioni che vanno dalla devozione cieca alla disperazione più profonda.
Infatti, è proprio l'eterogeneità del cast che rende questo racconto speciale e intenso, secondo me. Dagli adulti ai pochi giovani presenti sull'isola, l'umanità viene incarnata in questa piccola ma speciale comunità.
Monologhi Lunghi e Dialoghi Teatrali: Shakespeare, Prendi Appunti
Una delle caratteristiche più distintive di "Midnight Mass" è l'uso di riprese lunghe e dialoghi che sembrano monologhi teatrali. Ogni parola è pesata e ogni silenzio carico di significato. Questi momenti possono sembrare lenti, ma sono essenziali per costruire l'atmosfera e sviluppare i temi della serie.
È come se Flanagan avesse deciso di portare il teatro in televisione, regalando agli spettatori scene di pura intensità emotiva che rimangono impresse nella memoria.
Il Messaggio: Non Solo Vampiri e Messa di Mezzanotte
"Midnight Mass" non è solo una storia di terrore; è una riflessione profonda sulla fede, il fanatismo religioso, il senso di colpa e la redenzione. Attraverso i suoi personaggi, la serie esplora le motivazioni che spingono le persone a credere e a sacrificarsi per ciò in cui credono. Il risultato è un messaggio potente che invita a riflettere su ciò che significa veramente avere fede e su quanto possa essere pericoloso quando diventa cieca e incontrollata.
Musica da Brividi: Un Coro di Note Angoscianti
La colonna sonora di "Midnight Mass" è un altro elemento chiave che contribuisce all'atmosfera inquietante della serie. Composta da The Newton Brothers, la musica utilizza cori angelici e melodie spettrali per amplificare la tensione e l'angoscia.
Ogni nota sembra avvolgere lo spettatore, immergendolo ancora di più nel mondo oscuro e misterioso dell'isola di Crockett. La musica non è mai invadente, ma sempre presente, come un sussurro inquietante all'orecchio.
Drammaticità e Impatto Emotivo: Preparati a Lacrime e Riflessioni
Il finale di "Midnight Mass" è un vero e proprio pugno nello stomaco emotivo. La drammaticità delle ultime scene, accompagnata dai dialoghi profondi e toccanti. Vengono toccati infatti temi universali come la fede e la morte.
I personaggi, giunti al loro momento di resa dei conti, offrono riflessioni che non solo danno senso alle loro azioni, ma costringono anche il pubblico a interrogarsi su ciò in cui crede. Il finale porta lo spettatore a pensare non solo alla fede ma anche sul significato della vita e della morte.
È un finale che lascia un segno profondo, sia per la sua potenza narrativa che per l'intensità emotiva, rendendo "Midnight Mass" una visione che resta nel cuore e nella mente ben oltre l'ultimo episodio.
Un'Esperienza Divina (ma Spaventosa) da Non Perdere
"Midnight Mass" è una miniserie che si distingue per la sua capacità di combinare elementi di horror e dramma con una narrazione profonda e riflessiva. Mike Flanagan ha creato un'opera che è tanto affascinante quanto inquietante.
Una serie che richiede attenzione ma ripaga con momenti di pura tensione e riflessione. Con una recitazione straordinaria, dialoghi che sembrano monologhi teatrali e una colonna sonora perfettamente calibrata, "Midnight Mass" è un must per chiunque ami le storie che fanno pensare e, al contempo, tremare di paura.
Non perdetevela, ma ricordate: guardatela a luci spente e con il cuore pronto a un bel batticuore.
Se vi è piaciuta come serie, commentate qui sotto. Non perdetevi i prossimi articoli e gli aggiornamenti sul mio profilo TikTok.
La vostra Easy Tears.
2 notes · View notes
thegianpieromennitipolis · 1 year ago
Text
Tumblr media
EVENTI - di Gianpiero Menniti
L'ORIGINE DEL TEATRO GRECO E L'IRRAZIONALE
A Squillace, borgo di antichissime origini, ai primi di settembre. Racconto le "Origini del teatro greco" e la connessione con l'irrazionale, il caos primordiale che ne avrebbe ispirato la fondazione. Ecco uno stralcio della conferenza:
«Il mondo greco al quale con crescente approssimazione si fa appello frequentemente, per indicare l’origine della civiltà occidentale e dunque del nostro modello culturale, era ben lontano dalla rappresentazione che se ne fa ai nostri giorni. La nostra civiltà, intrinsecamente cristiana, ha certamente attinto, in molte forme (linguistiche, mitico-letterarie e rituali, politiche e sociali, scientifiche e filosofiche) a quella non consueta civiltà. Tuttavia, il “noi” contemporaneo è immemore delle limpide e coraggiose acquisizioni dell’uomo greco, del suo attestarsi su una linea di separazione tra l’evidenza caotica dell’esistenza e i tentativi di fornirla di un modello razionalmente adeguato. Di più: il caos non è l’effetto ma l’origine, la condizione primigenia, l’informe infinito della materia che preesiste e che preclude ogni conoscenza: questa è figlia del determinato e non ha alcuna possibilità di designazione dell’indeterminato. Non ha linguaggio, non ha parola, non possiede alcun segno. Se non un sussulto. Il sussulto che la lunghissima, ancestrale tradizione dei miti e dei riti eleusini ha tramandato oralmente fino a VII – VI secolo a.C. ma a partire da almeno 1500 anni prima nel contesto inattingibile della tradizione orale. Tradizione orale coperta dal segreto dell’origine che solo il racconto dei miti poteva parzialmente rivelare come in una lenta e attenta marcia di avvicinamento alla verità terrificante dell’informe. La consapevolezza di un disordine originario non è rassegnazione ma, paradossalmente, razionale costruzione di un ordine che contempla il suo contrario. E con esso convive. In questa condizione originaria e incontrovertibile, nasce il “sacro”, il separato che, tuttavia, abita gli abissi della natura fenomenica e della natura umana. Così, nasce anche il teatro - dal gr. ϑέατρον, der. del tema di ϑεάομαι «guardare, essere spettatore» - come rivelazione di questo stato di coesistenza, il celebre modello di relazione tra dionisiaco e apollineo di Nietzsche. Ma l’origine della tragedia greca – la prima forma di teatro – non è come si potrebbe immaginare, nella scena, nella skenè (σκηνή) che racconta le vicende del dramma: la tragedia nasce dal coro, dal coro dei satiri che irrompono dai parodoi con urli e canti, al ritmo di danza. Metà uomini e metà bestie, i satiri incarnano la mimesi di ciò che è ormai memoria, del passaggio dell’uomo dalla selva alla condizione dell’essere consapevole. Consapevole di cosa? Soprattutto della sua finitezza, della morte, del cadavere che inerte può essere vinto solo dal suo contrario, dall’arte che è vita, che per questo è gioia, è danza, è canto, è parola, è unità “corale” del flusso e dell’energia che anima gli esseri umani distanti dalla loro insormontabile caducità. Il coro è dunque il protagonista della tragedia, il coro che evoca il dio, Dioniso, che non a caso è il dio della vita e della morte, del maschile e del femminile, del divino e del bestiale: la sua è una natura incessantemente polimorfica. Incarna, dunque, il caos dell’inizio, il caos che non possiede storia, che non possiede Chronos ma che si attesta in una sorta di Kairos infinito, nell’istante senza tempo. Il canto ditirambico dei satiri è l’effetto di quel sussulto ancestrale e dell’ingresso nella vita che da quel momento “conta” il tempo, che accoglie l’esistenza come atto collettivo, corale, che a questa dimensione pre-consapevole vuole tornare sapendo che non c’è possibile ritorno se non nella mimesi della danza, della parola, della rappresentazione che colma la scena lasciando ai satiri l’altare posto in basso nello spazio dell’orchestra, in un “mondo altro” che tutto ha preceduto e che solo il ricordo, il riportare al cuore, può rendere vivida espressione nella malinconia della mimesi, stratagemma del sopportabile fino alla sua trasformazione nell’estasi dell’evocazione del Dio.»
8 notes · View notes
inconsutile · 2 years ago
Text
Note sparse sulla Medea che ho visto ieri:
Le maschere nel teatro greco avevano il ruolo di identificare i personaggi, in questo spettacolo l'identificazione è sul livello simbolico: Medea è rappresentata da un uccello nero, un corvo presumo, e indica la sventura, i figli hanno le maschere dei conigli, Creonte (e i suoi seguaci) è un coccodrillo. Quest'ultimo è particolarmente interessante perché mentre aggredisce Medea mantiene la maschera ma la toglie sempre quando esprime il suo timore nei confronti della donna. Medea e i figli tolgono la maschera e non la rimettono, Creonte invece alterna per tutto il tempo in cui è in scena.
Dai costumi si denota la volontà di attualizzare il messaggio operando una critica alla famiglia e alla società borghese (e piccolo-borghese nello specifico). Il testo euripideo ripete più volte che tutto è stato messo in moto dal dissolvimento dei valori, e in effetti le nostre vite quotidiane sono ammantate di valori e ideali che puntualmente vengono calpestati in favore dell'interesse personale. Sui costumi, tuttavia, devo fare una nota di disappunto: i costumi riprendevano il vestiario borghese del 900 (eccetto Creonte, vestito da in giacca e cravatta) quando sarebbe stato più opportuno e puntuale utilizzare un vestiario contemporaneo. Non va a detrimento della rappresentazione e della sua ricezione ma sarebbe stato, ripeto, puntuale.
L'inesorabilità degli eventi ha generato in me angoscia ma anche una forte frustrazione, forse perché io e il pubblico abbiamo assorbito volente o nolente la mentalità del “se vuoi, puoi”, in cui gli esiti previsti sono: il successo o il contentino, in ogni caso risvolti positivi. Medea mette in atto tutto quello che ha progettato, ma si è ottenuto solo il sangue versato pulito dal coro.
In realtà parole come angoscia, frustrazione, sgomento, rabbia, dolore, raccapriccio, orrore e altre non riescono a racchiudere la sensazione che ho sentito durante tutto lo spettacolo e che ha raggiunto il suo apice durante l'infanticidio (che non è stato rappresentato, come vuole la prassi della Grecia antica). Tutte quelle emozioni erano una e mi pervadeva tutta, mente e corpo: avevo le mani nei capelli, la pelle d'oca, volevo raggomitolarmi, respiravo affannosamente. Le persone intorno a me posso descriverle solo come molto scosse.
14 notes · View notes
schizografia · 1 year ago
Text
Occorre che ogni punto di vista sia anche la cosa, o che la cosa appartenga al punto di vista. Occorre perciò che la cosa non sia niente d’identico, ma sia scomposta in una differenza in cui svanisce l’identità dell’oggetto visto come del soggetto che vede. Occorre che la differenza divenga l’elemento, l’unità ultima, e che rimandi dunque ad altre differenze che mai la identifichino, ma la differenzino. È necessario che ogni termine di una serie, in quanto già differenza, sia posto in un rapporto variabile con altri termini, e costituisca perciò altre serie sprovviste di centro e di convergenza, così come è necessario anche nella serie affermare la divergenza e lo spostamento di centro. Ogni cosa, ogni essere deve vedere la propria identità assorbita nella differenza, non essendo altro che una differenza tra differenze. Si deve mostrare la differenza nell’atto di differire. Si sa che l’opera d’arte moderna tende a realizzare queste condizioni: essa diviene in tal senso un vero teatro, genera metamorfosi e permutazioni. Teatro senza nulla di fisso, o labirinto senza filo (poiché Arianna si è tolta la vita). L’opera d’arte lascia il campo della rappresentazione per divenire “esperienza”, empirismo trascendentale o scienza del sensibile.
È strano che si sia potuto fondare l’estetica (come scienza del sensibile) su ciò che può essere rappresentato nel sensibile, anche se in verità non è migliore il procedimento inverso che sottrae dalla rappresentazione il puro sensibile, e tenta di determinarlo come quel che resta una volta che la rappresentazione sia abolita (per esempio un flusso contraddittorio, una rapsodia di sensazioni). Vero è che l’empirismo diviene trascendentale, e l’estetica, una disciplina apodittica, quando afferriamo direttamente nel sensibile ciò che può essere solo sentito, l’essere stesso del sensibile: la differenza, la differenza di potenziale, la differenza d’intensità come ragione del diverso qualitativo. Nella differenza il fenomeno balena, si dispiega come segno, e il movimento si produce come “effetto”. Il mondo intenso delle differenze, in cui le qualità trovano la loro ragione è il sensibile, il proprio essere, è proprio l’oggetto di un empirismo superiore, che ci insegna una strana “ragione”, il multiplo è il caos della differenza (le distribuzioni nomade, le anarchie incoronate). Le differenze si somigliano sempre, sono analoghe, opposte o identiche: la differenza è dietro ogni cosa, ma dietro la differenza non c’è nulla. Tocca ad ogni differenza di passare attraverso tutte le altre, e di “volersi” o di ritrovarsi anch’essa attraverso tutte le altre. Si capisce perché l’eterno ritorno non sorga come secondo, o non venga dopo, ma sia già presente in ogni metamorfosi, contemporaneo di ciò che fa ritornare. L’eterno ritorno si riferisce a un mondo di differenze implicite le une nelle altre, a un mondo complicato, senza identità, propriamente caotico. Joyce presentava il vicus of recirculation come facente girare il chaosmos; e Nietzsche diceva che il caos e l’eterno ritorno non erano due cose distinte, ma una sola e stessa affermazione. Il mondo non è né finito né infinito, come nella rappresentazione, ma è compiuto e illimitato. L’eterno ritorno è l’illimitato dello stesso compiuto, l’essere univoco che si dice della differenza.
Nell’eterno ritorno, il caos-erranza si oppone alla coerenza della rappresentazione, e esclude la coerenza di un soggetto che si rappresenta, come di un oggetto rappresentato. La repetitio si oppone alla repraesentatio, il prefisso ha mutato di senso, poiché in un caso la differenza si dice soltanto in rapporto all’identico, ma nell’altro è l’uni vocò che si dice in rapporto al differente. La ripetizione è l’essere informale di tutte le differenze, la potenza informale del fondo che porta ogni cosa a quella “forma” estrema in cui dilegua la sua rappresentazione. Il dispars è l’ultimo elemento della ripetizione, che si oppone all’identità della rappresentazione. Così il circolo dell’eterno ritorno, della differenza e della ripetizione (che liquida quello dell’identico e del contraddittorio), è un circolo vizioso, che non dice lo Stesso se non di ciò che differisce. Il poeta Blood enuncia la professione di fede dell’ empirismo trascendentale al modo di una vera estetica: “La natura è contingente, eccessiva, ed essenzialmente mistica… Le cose sono strane… L’universo è selvaggio… Lo stesso non torna se non per portare qualcosa di differente. Il lento cerchio del tornio dell’ intagliatore non avanza che dello spessore di un capello. Ma la differenza si distribuisce sulla curva tutta intera, mai esattamente adeguata.
Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione
2 notes · View notes
pier-carlo-universe · 11 days ago
Text
Ákrì" – Oltre il confine: poesia, acrobazia e trasformazione in scena. Venerdì 24 gennaio 2025 - ore 21:00 | Teatro Comunale di Monastero Bormida (AT)
La stagione Teatro nelle Valli Bormida vi invita a un’esperienza unica con "Ákrì", uno spettacolo che esplora i concetti di limite, equilibrio e trasformazione, ideato e interpretato da Manel Rosés Moretó, artista di fama internazionale.
La stagione Teatro nelle Valli Bormida vi invita a un’esperienza unica con “Ákrì”, uno spettacolo che esplora i concetti di limite, equilibrio e trasformazione, ideato e interpretato da Manel Rosés Moretó, artista di fama internazionale. Una serata che unisce circo, teatro e movimento acrobatico per raccontare storie di transizione e scoperta. Il significato di Ákrì.Ispirato alla parola greca…
0 notes
clonazine · 2 years ago
Text
KILLER JOE - TRACY LETTS
Hired by the dissolute Smith family to murder the matriarch for insurance money, “Killer Joe” takes the daughter to bed as a retainer against his final payoff which sets in motion a bloody aftermath as the “hit man” meets his match. Una obra bizarra, violenta y cómica en partes iguales. Un adicto endeudado tiene la brillante idea de pagarle a un sicario para que asesine a su madre y así cobrar…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
londranotizie24 · 2 months ago
Link
0 notes
micro961 · 2 months ago
Text
Carola:“Sciamano”
Tumblr media
Il nuovo singolo di Carola, in radio
"Sciamano" è il nuovo singolo di Carola, in radio dal 15 novembre. Questo brano è un tributo allo sciamanesimo, offrendo un'esperienza sonora unica che riconnette ascoltatori a culture e credenze antiche. Con una fusione di elementi magico-ritualistici, la canzone crea una profonda connessione con la natura e il mondo spirituale.   La voce di Carola, ipnotica e avvolgente, guida l’ascoltatore attraverso un paesaggio sonoro etereo. Le influenze afro incontrano un sound elettronico contemporaneo, dando vita a una combinazione affascinante che colpisce sia il cuore che la mente. I ritmi delle percussioni e i sintetizzatori creano una sinfonia che invita a riflettere sulla rilevanza delle tradizioni ancestrali nel mondo odierno.   Con "Sciamano", Carola non fornisce semplicemente un brano musicale, ma propone un viaggio trasformativo. La canzone stimola una meditazione profonda e un senso di unità con l'universo, invitando ciascuno a riscoprire la saggezza antica. Un'opera da ascoltare per chi desidera esplorare il proprio io interiore e connettersi con le forze primordiali della vita. Un'esperienza che promette di ispirare e offrire nuove prospettive.   Carola Di Lorenzo, nata a Torino il 18 giugno 1994, è un'artista poliedrica che ha coltivato sin da giovane la sua passione per il canto, la danza e la recitazione. La sua carriera è iniziata con studi in diverse scuole e una significativa esperienza nei concorsi canori, sia a livello locale che nazionale, partecipando a eventi come lo Zecchino d'Oro e il Gran Palio delle Regioni.   La sua carriera teatrale è altrettanto ricca, con ruoli in musical presso alcuni dei principali teatri di Torino, tra cui il Teatro Alfieri, il Teatro Erba e il Teatro Nuovo. Oltre al teatro, Carola ha anche partecipato come ospite a spettacoli comici con noti attori di programmi come Zeling, Colorado e Camera Caffè.   Ha affinato le sue capacità di performer nei villaggi turistici in Sardegna e in Trentino, lavorando come cantante di piano bar e intrattenitrice. Con il passare del tempo, ha anche iniziato a scrivere canzoni, creando testi musicali sia per se stessa che per altri artisti, e ha cominciato a pubblicare le sue composizioni inedite.   In aggiunta alle sue attività artistiche, Carola ha avuto esperienze nel mondo della radio, sia come ospite che come conduttrice di un programma da lei ideato, dedicato agli animali. La sua versatilità e la sua passione l'hanno portata a esplorare vari ambiti dello spettacolo, consolidando la sua carriera nel mondo dell'arte e dell'intrattenimento.
0 notes
nanirossi · 10 months ago
Text
Sogni in Scatola per ULLALLÀ
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
viunews · 2 months ago
Text
Sabato, al Teatro d'Essai La Condotta di San Cataldo in scena "Strada Maestra"
Sabato, al Teatro d'Essai La Condotta di San Cataldo in scena "Strada Maestra".
Sabato 30 novembre, alle ore 21.30, il Teatro d’essai La Condotta di San Cataldo ospiterà il secondo appuntamento con il teatro contemporaneo, mettendo in scena “Strada Maestra”, uno spettacolo della compagnia romana Nardinocchi-Matcovich. Il testo, nato dai diari di viaggio di Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich e scritto durante un lungo cammino alla ricerca del proprio equilibrio interiore è…
0 notes
lecodellariviera · 2 months ago
Text
Autunno a Teatro”: mini rassegna di teatro e musica a Lo Spazio Vuoto di Imperia "Il re muore", Ionesco in una produzione Lo Spazio Vuoto in scena sabato 23 e domenica 24 novembre
Tumblr media
Lo Spazio Vuoto di Imperia prosegue con la sua mini rassegna di teatro e musica autunnale e dopo la musica torna alla prosa con “Il re muore”, capolavoro di Ionesco, che andrà in scena sabato 23 novembre alle 21.00 con replica domenica 24 alle 17.00. Produzione Lo Spazio Vuoto, lo spettacolo ha la Regia Livia Carli e Gianni Oliveri. Sul palco Amedeo Casella, Iole Dibernardo, Maria Cinzia Cuppone, Marco Parodi, Sandra Donnini, Jacopo Montemezzi.
Scritto nel 1962, “Il re muore” è una delle opere più significative del teatro contemporaneo. Lo spettacolo è incentrato sulle lamentazioni del sovrano, al quale viene comunicato che è giunta l’ora della sua morte. Nostalgie, rimpianti, rimorsi, ostinato rifiuto e ostinato attaccamento alla vita evidenziano la volontà di vivere contrapposta alla mancanza di sostanziali motivi per continuare l’esistenza. Ai lati del re si muovono i personaggi che cercano di calamitarlo verso soluzioni opposte, cioè le due Regine, viste da Ionesco come aspetti e momenti della stessa persona:
Margherita, espressione di spietata frigidezza logica, Maria di amore creativo e allo stesso tempo di gioia un po’ troppo facile.
“Il re muore” è un’immagine poetica della condizione umana, una commedia profonda e intensa, contemporaneamente tragica e comica. La grandezza di Ionesco sta nel trasformare la tragedia più grande dell’uomo, la paura della morte, in commedia, ironizzando sui timori e sulle debolezze dell’individuo.
È proprio sull’ironia e sulla leggerezza di questo testo che Lo Spazio Vuoto ha realizzato la messa in scena dello spettacolo, frazionandolo in due atti. Intenzione della regia è stata quella di interpretare l’opera anche in chiave di farsa e di gioco. Tanti sono i momenti comici, dal comportamento a volte quasi clownesco dei personaggi, al loro linguaggio caratterizzato da piacevoli paradossi e nonsense. La storia è immersa in un’atmosfera di favola, al di fuori della realtà: òa scelta di confezionare per i personaggi costumi di epoche differenti si genera dalla necessità di mantenere lo spettacolo in una dimensione atemporale.
Biglietti per lo spettacolo 15.00 euro. Per info e prenotazioni 01833960598 - 3297433720 - 3737007032.
Lo spettacolo precedentemente annunciato per il 30 novembre e 1 dicembre, “La cantatrice Calva”, è stato annullato.
0 notes