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Il dialogo mistico tra Sufi: La nuova opera di Zekerija Idrizi esplora la connessione tra misticismo e teosofia. Un viaggio attraverso la spiritualità islamica e il pensiero mistico moderno
L'ultimo lavoro di Zekerija Idrizi, intitolato "Dialogo tra mistici sufi - Misticismo e Teosofia", si presenta come un'opera intensa e profondamente spirituale, che affonda le radici nelle antiche tradizioni mistiche dell'Islam sufi e le connette con il p
L’ultimo lavoro di Zekerija Idrizi, intitolato “Dialogo tra mistici sufi – Misticismo e Teosofia”, si presenta come un’opera intensa e profondamente spirituale, che affonda le radici nelle antiche tradizioni mistiche dell’Islam sufi e le connette con il pensiero teosofico. Scritto sotto forma di dialoghi tra mistici, questo libro-dramma porta il lettore a riflettere su questioni esistenziali,…
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Nel Tempo della "scristianizzazione"
Finalmente uno che parla il mio stesso linguaggio. La “scristianizzazione” è il vero dramma di questa società malata. Se non si ritrova “Cristo” l’ umanità cesserà di esistere. Homo Homini Lupus: La Scristianizzazione e il Declino della Società Contemporanea Viviamo in un tempo che sembra aver dimenticato le parole del Vangelo. Le Beatitudini, il Samaritano, il perdono: valori che un tempo…
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Per una volta
Once in a while, on a Sunday, the posts are dedicated to Italian poetry. * mi resta poco ogni giorno scelgo cosa dire e cosa muovere ogni giorno scelte sullo scontato abituale salvo energie per la cura salvo me spero per una volta .
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"Caro C. Sono meno convinto di te che lo spirituale non possa essere sottratto al dominio umano. Agli ambientalisti/fisicalisti si sovrappone il “transumanesimo”. È vero che gli “esseri umani” come li abbiamo conosciuti nel corso della storia sono esseri intrinsecamente spirituali, ma tutta una serie di fattori stanno ora cospirando per sostituire effettivamente gli “esseri umani” con un nuovo tipo di creatura/macchina, e la dimensione spirituale è non fa parte del piano. Sto scoprendo che anche tra le cosiddette persone "spirituali" nel mondo eco/fisicalista, la "spiritualità" che hanno in mente è simulata e generata dalla macchina, ad es. "Elmo del dio di Persinger". Oppure la “pillola illuminista”. E così via. Ha una lunga storia, ovviamente, che risale alle macchine del "biofeedback", alla "dianetica" di Hubbard e alla spiritualità dell'LSD di Leary. Questo tipo di cose ora sembra sempre più mainstream. L'interfaccia tecnologia/spiritualità, come piace chiamarla.
Ma ciò equivale a una denaturazione radicale dell’uomo, e non sono sicuro che il bisogno apparentemente innato di “spiritualità” sopravvivrà a questa denaturazione. Può essere incontenibile negli esseri umani così come li abbiamo conosciuti, ma la categoria stessa di “essere umano” è oggi sotto un attacco senza precedenti. Parte del grande piano è riprogettare gli esseri umani dal gene in su. [...]
Un mondo di uomini/macchine senz’anima. Questa è una prospettiva reale, penso. E gli odiatori di Dio nella sinistra verde contemporanea sono tutti a favore. Non vogliono una religione mondiale. Vogliono ricostruire gli esseri umani dentro e fuori per sradicare del tutto l’impulso religioso. Questo, almeno, è ciò in cui mi sto imbattendo."
-Un professore universitario Australiano nel 2012.
(utenteLXXVIII)
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se è vero che il potere nasconde i suoi fini, perché ce lo mostrano? (domanda che rimane aperta).
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DELL’ABUSO E DELLA SPIRITUALITÀ "Sei stato tu ad attirare questa situazione, tu la volevi".
"Se pensi che ci sia un problema con le parole o le azioni di qualcun altro, sei TU che sei confuso."
"Stai solo facendo delle proiezioni, è tutto nella tua testa."
"Ripulisci le tue vibrazioni e smetterai di attirare cose cattive".
"Sei troppo attaccato al corpo, vai oltre, il corpo non è chi sei."
"Se hai dubbi, paure, resistenza, dolore, rabbia, devi essere nel tuo ego totalmente cieco"
"Il passato è un'illusione, lascia perdere subito!"
Yuck! Sono così stanco di tutte queste cazzate spirituali della New Age!
Ogni spiritualità che non onora completamente la nostra esperienza umana disordinata, insolubile, diretta, immediata, incarnata, mi pesa.
Perché non saluta profondamente la lotta dei nostri cuori ruvidi e teneri.
Così ci sentiamo colpevoli delle nostre imperfezioni e viviamo la vergogna dei nostri limiti.
No, non è sempre la tua proiezione.
Sì, le altre persone potrebbero essere veramente violente e si deve fermarle.
No, non tutto è sempre nella tua testa.
Sì, il tuo corpo conta. Anche i tuoi sentimenti.
No, i tuoi dubbi e le tue paure non sono "difetti", non sono "cattivi" o "non evoluti".
No, non attiri l'abuso da una "frequenza vibratoria" difettosa.
No, non hai meritato di essere maltrattato, sia nel nome della Verità, nel nome di Dio, nel nome dell'Amore, o QUALSIASI ALTRO NOME.
Sì, i tuoi limiti meritano di essere rispettati, il tuo "sì" E anche il tuo "no".
No, non è corretto per gli insegnanti spirituali attaccare le persone "per il loro bene"; li scioccano per risvegliarli, per illuminarli, per aiutarli a lasciare andare il loro "ego".
Gli insegnanti che usano l'abuso come strumento sono semplicemente abusanti, non insegnanti.
Rifiuto qualsiasi spiritualità che rifiuti la nostra tenera, vulnerabile e fragile umanità.
Respingo ogni spiritualità che ci fa vergognare dei nostri pensieri e sentimenti così preziosi, così umani.
Rifiuto ogni spiritualità che inizia le sue frasi con "se tu fossi sveglio ..."
Respingo ogni spiritualità che separa il sé dal non-sé, il divino dall'umano, il sacro dal profano, il relativo dall'assoluto, il cielo dalla terra, la dualità dalla non-dualità, il materiale dallo spirituale.
Una volta ho sentito un famoso maestro spirituale dire a una donna in lutto: "Il tuo dolore è illusorio, è solo l'attività del sé separato, un giorno il sé separato scomparirà, e con esso, tutta la sofferenza ".
E fu allora che vidi questa profonda, profonda malattia e disumanità nel cuore della spiritualità contemporanea:
l'invalidazione del trauma, le false promesse, i giochi di potere, l'esilio del femminile.
Ecco perché ho giurato di inchinarmi a quel cazzo di cuore spezzato come se fosse Dio stesso.
Fino alla fine dei tempi.
(Jeff Foster)
#frasi forza#amarsi#coraggio#resilienza#amore tumblr#frasi tumblr#tumblr#spiritualità#trasformare#trasformazione#universo#vivere#vita#lasciare il segno#lasciare accadere#lasciare#non lasciare che#lasciare andare#non permettere#non permetterlo#sii forte nella tua fragilità#sii forte a modo tuo#sii forte#fidati di te#amati
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Presentazione:
Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione e partecipazione condivisa”
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Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione e partecipazione condivisa”
Presentazione a cura di Sandro Bongiani
Salerno, 10 giugno 2024
Una mostra a cura di Sandro Bongiani in contemporanea con la 60. Biennale di Venezia 2024, incentrata sul tema dello straniero ovunque Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley.
Quella di Ryosuke Cohen, è un’altra proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Vengono presentate per l’occasione tutte le 69 opere Brain Cell Coronavirus eseguite dall’artista giapponese tra il 2020 e il 2022. Un progetto che nasce da una costola dei “Brain Cell” iniziato nel 1985, quasi quarant’anni fa. L’idea fondante è stata nell’assenza dell’essere di una positiva e fattiva connessione umana tra artista e opera atta a riflettere sul tormentato momento Covid tra attesa e distanziamento forzato che il virus Coronavirus ha imposto per qualche interminabile anno al mondo intero cercando di far riflettere sul concetto di partecipazione e condivisione da parte degli artisti relegati duramente a vivere in una quarantena forzata.
Nell’assenza di un contatto e di una relazione fisica con l’altro l’invio postale ha fornito agli artisti l’opportunità di comunicare, ciascuno secondo il suo particolare pensiero e sofferenza il proprio punto di vista, con un’esperienza unica che si riconcilia al raccordo d’insieme che fa Cohen nell’elaborazione finale dell’opera. Quello che ha fatto Ryosuke Cohen per due anni è assemblare pazientemente i pensieri degli artisti e riunirli ogni 10/15 giorni sotto un unico tetto collettivo.
Partecipazione, provvisorietà e condivisione sono le cose che da tempo interessano Cohen, sono il segno distintivo che caratterizzano anche queste 69 opere. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’orchestrazione e la grande capacità di un artista come Cohen capace di correlare le urgenze e i diversi momenti del vivere ora cristallizzate in un canto corale, sotto lo sguardo vigile e partecipe dell’artista giapponese”.
Nonostante le ristrettezze imposte, l’artista ci vuol far riflettere sul potere dell’arte come forza propulsiva e collettiva capace di generare un insieme poetico. Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce dal contributo degli altri e si materializza nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA. Di certo, se il risultato finale di ogni stampa fosse davvero “un’opera compiuta”, credo che Cohen smetterebbe di colpo di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa particolare pratica artistica. Nelle opere presenti a questo evento vi è una sorta di naturale senso di leggerezza e di sospensione che per la cultura giapponese è un elemento distintivo pregno di significati simbolici nascosti: la presenza, il vuoto (ku), lo spazio (ma), l’incompletezza indefinita, sono concetti profondamente radicati nella spiritualità orientale, tra buddismo e il pensiero zen e sono anche il "trait d'union" in cui viene concepita espressamente questa inedita e particolare esposizione.
La marginalità Attiva & Swarm Art come partecipazione condivisa
La Mail Art è nata più di 50 anni fa, nel 1962, da quando l'artista americano Ray Johnson, fondò la “New York Corrispondance School of Art” occasionalmente in contemporanea con il movimento “ Fluxus” del lituano-americano George Maciunas (1961) e la Pop Art di Leo Castelli a New York (1962). Una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero e al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte. Dopo Ray Johnson, anche Guglielmo Achille Cavellini, nei primi anni 70 (1971), aveva inventato “l'autostoricizzazione”,realizzando delle mostre a domicilio e utilizzando i cataloghi che inviava in visione agli artisti del Network. Questi due artisti, per primi, avevano solo accennato a questa nuova e possibile strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso e ossigenare il mercato dell’arte. E’ stato soprattutto Cavellini (GAC), a compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte. Negli anni 80, precisamente nel giugno del 1985, l’artista giapponese Ryosuke Cohen rimette ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione, in un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa proponendo un particolare progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, assieme a migliaia di membri sparsi in oltre 80 paesi, in cui i singoli artisti collaborano inviando per posta a Cohen disegni, francobolli, timbri, adesivi o altro. Egli utilizzando un vecchio sistema serigrafico, chiamato ciclostile (ormai fuori produzione) fa 150 copie A3 (29,7x42). E’ un progetto ancora attivo che viene stampato ogni 7-10 giorni e rispedito ai rispettivi collaboratori, allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi (55 in media per opera). Dal 1985 sono passati già quasi 40 anni ed è stato superato il 15 giugno del 2024 il “Brain Cell” n° 1215. Da diverso tempo l’artista Cohen rifiuta l’opera unica e concetti consueti come l’originalità, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca e la libertà dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale antiquato e passatista.
Nella pratica dell’arte postale non esiste un’unica ideologia o “ism” ben solida capace di sopravvivere e prevalere sulle altre. Secondo Ray Johnson, “Mail Art is not a single art movement, but is quite a megatrend that insists that we change our consciousness”, quindi, non è un unico movimento artistico ma piuttosto un grande movimento “trasversale” a tutte le altre proposte ed esperienze artistiche che ci sollecita concretamente a prendere coscienza di noi stessi. Di conseguenza, si condividono i frammenti di idee con altri artisti in una relazione libera da “copyright”, utilizzando e trasformando persino le opere di altri autori in un incessante “add and send by mail” collettivo. Nella pratica elitaria attuata dal sistema istituzionale ufficiale dell’arte si preferisce la concorrenza piuttosto che la cooperazione e la sperimentazione. Nella Mail Art questi concetti scompaiono per dare spazio alla creatività e alla ricerca spontanea svolta in campo in modo paritario.
Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke non è il primo e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più interessante e attivo oggi nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione capillare della pratica Mail artistica. Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un altro progetto chiamato “Fractal Portrait Project”, iniziato in Italia al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Cohen, “Brain Cell” è come la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema delle rete con migliaia di neuroni accumulati e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi, “la rete si espande da A a B, da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via, è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.
Fractal (frattale), letteralmente significa figure simili fra loro, il nuovo concetto è stato utlizzato per prima dal matematico francese B. Mandelbrot all’Istituto Watson IBM. La caratteristica principale dei frattali è “l’auto similarità”, la ripetizione sino all'infinito di uno stesso motivo caratterizzato dall’indeterminatezza temporanea e provvisoria del suo esistere, come per esempio, gli alberi della foresta Amazzonica del Sud America che si compone di numerose specie che convivono insieme. Nel 2006 Ryosuke Cohen, scrive: “Nowadays I have come to realize that we are all part of a fractal, and that I can be a piece of that fractal, and that I can create art, in a way that extends beyond myself as an individual, in communication with infinite mail artists' ideas”, (oggi mi sono reso conto che siamo tutti parte di un frattale e che posso essere un pezzo di quel frattale estendendomi come individuo al di là di me stesso in una infinita comunicazione di idee con gli artisti postali).
Questa particolare concezione personalmente preferisco chiamarla “swarm intelligence” traducibile come: “intelligenza dello sciame”, è un termine più vicino a tutti gli esseri viventi coniato per la prima volta nel 1988 in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi. Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: “Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, sia ben chiaro, non inteso in senso speculativo e in funzione di un risultato economico, bensì, di una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto creativo “non autoritario”, proprio come avviene nella prassi collaborativa e democratica del movimento della Mail art.
Una considerazione doverosa da fare sul lavoro di Cohen è quella di aver messo, “fuori gioco”, ancora una volta, il vecchio sistema ufficiale dell’arte, relegando fuori dalla porta personaggi equivoci come i galleristi, i critici d’arte e persino i collezionisti di opere d’arte dal momento che lo scambio delle opere prodotte avviene tra gli artisti del Network. Quindi, le opere realizzate non vengono trattenute e conservate dall’artista in vista di un consueto profitto ma inviate ai rispettivi collaboratori. Con la spedizione postale delle stampe i collaboratori, utilizzano i propri archivi, diventando altresì collezionisti delle opere ricevute Spesso, con i lavori “Brian Cell” realizzati nei vari tour che ogni anno l’artista fa in giro per il mondo si organizzano delle mostre come per esempio la mostra realizzata nel 2018 a Pontassieve in occasione della “XXVII Rassegna internazionale “Incontri d’Arte”. Risulta ancora quanto mai complicato e difficile organizzare tradizionali mostre con i “Fractal Portrait Project” proprio per la reale difficoltà a reperire e raccogliere concretamente le diverse opere donate nel tempo agli amici artisti rappresentati, tuttavia qualcosa di concreto si è fatto già. Per quando riguarda i progetti “Fractal Portrait” svolti da Cohen in quasi 24 anni nel campo della performance vogliamo evidenziare un lato ancora poco conosciuto, soprattutto alla conoscenza delle opere “Body” e della serie delle slhouette del corpo create a partire dal 2001 in poi fino a oggi, realizzate dall’artista giapponese in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a farsi fare un ritratto da Cohen o a distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell, con l’artista impegnato per l’occasione a disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance estemporanea e collettiva”, prima di procedere alla consueta realizzazione dell’opera. Una performance “provvisoria” in funzione della realizzazione dell’opera. Tutto ciò, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo caro amico Shozo Shimamoto, divenendo il naturale attivo continuatore dell’arte di ricerca oggi in Giappone. Per questa mostra personale dell’artista giapponese sono presenti in mostra 69 opere della serie “Brain Cell Coronavirus” realizzate tra il 2020 e il 2022.
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Una straordinaria mostra d'arte apre le porte al Museo del Gruppo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare in Roma: "Eternals - divinità, eroi e personaggi leggendari". L'eclettico artista italiano Mario Vespasiani porta la sua recente serie di dipinti, un'opera profonda che esplora tematiche di fede, mitologia e personaggi storici. Questa straordinaria esposizione è la prima di un artista italiano in questa prestigiosa sede istituzionale. Un percorso narrativo unico si intreccia con l'identità del luogo, celebrando la spiritualità e la storia tramite opere inedite e intensamente suggestive. Vespasiani, riconosciuto come una delle personalità più autorevoli del panorama culturale contemporaneo, offre una visione pittorica affascinante e ricca di significato. La mostra è una rievocazione di miti e leggende, un viaggio attraverso l'antichità e la spiritualità. Dai fasti dell'antica Roma alla civiltà greca, dalle immagini dell'Egitto e della Mesopotamia all'intrigante mistero degli etruschi e dei latini, Vespasiani esplora i confini dell'immaginazione poetica. Le opere esposte sono visioni quasi oniriche, un richiamo alla forza millenaria che ha modellato civiltà e insegnato i valori universali dell'uomo. Nell'arte di Vespasiani, la spiritualità e la devozione emergono come elementi fondamentali per comprendere il nostro tempo, sempre più distante dalle radici e dal senso del sacro. La pittura monumentale dell'artista si fonde con una sensazione di smaterializzazione della forma, creando scene vibranti e oniriche. I dipinti, nonostante la loro monumentalità, trasmettono un senso di leggerezza e intimità, invocando un'energia atemporale. Vespasiani rivela il potere intrinseco dei miti, la loro capacità di creare connessioni universali. Rievocando le origini della vita e l'espressione poetica, l'artista invita gli spettatori a immergersi in un mondo di simbolismo e creatività senza tempo. La mostra culmina in un'apoteosi di figure eroiche e creature mitologiche, dipinte con una tecnica dai contrasti intensi e decisi. Queste opere non solo catturano lo sguardo, ma trasmettono anche un'energia unica e coinvolgente. La cerimonia di apertura vedrà la straordinaria presenza della professoressa Paola Del Din (Medaglia d’Oro al Valor Militare), una testimonianza viva e immortale della storia. Il contributo di Vespasiani all'arte contemporanea è stato recentemente riconosciuto con il Premio Riviera delle Palme e la nomina per la cittadinanza onoraria di San Benedetto del Tronto. Non perdete l'opportunità di immergervi in questo viaggio artistico e culturale, un'occasione unica per esplorare la storia e la mitologia attraverso gli occhi e il pennello di uno dei più celebri artisti contemporanei italiani. Inaugurazione: giovedi 14 dicembre alle ore 17,00 con la presenza straordinaria di Paola Del Din Dal 15 dicembre al 31 gennaio 2024 Giorni e orari: martedi e giovedi 10,00-16,00 Gli altri giorni feriali, esclusi i prefestivi previo appuntamento
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Luigi De Giovanni con la pizzica, pennellata dopo pennellata, riesce a catturare l’anima, l’Humus e il Genius di un ballo che racchiude in sé la spiritualità del Salento.
Sino al giorno 19 ottobre si può ancora visitare l’esposizione di opere dell’artista dedicata alla pizzica.
La mostra ha partecipato alla 19 “Giornata del Contemporaneo” indetta da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e si può visitare presso lo Studio 22 piazza del Popolo 22 - Specchia (Lecce)
La pizzica: un percorso dell’animo
Per le opere in mostra l’artista ha scavato nelle sensazioni che in lui, salentino, hanno suscitato e suscitano ancora i gesti e i movimenti che accompagnano questa ancestrale danza. Luigi De Giovanni ha sempre vissuto la pizzica ma per chiarirsi meglio le idee, per realizzare le opere, l’ha studiata sino ad immergersi nelle atmosfere che suggerisce.
La pizzica è donna, è espressione di sensibilità, grazia e sofferenza che ancora si manifestano in movimenti e passi zoppicati che apparentemente suggeriscono allegria ma, nella realtà di un tempo che non c’è più, nascondono angoscia, fame: desiderio d’avere attenzione anche se solo per i contorcimenti che tanto coinvolgevano e coinvolgono. La pizzica, che aveva in sé religiosità e paganesimo, ha perso l’aspetto originario, che portava a San Paolo a Galatina flotte di tarantolate e pellegrini, per diventare spettacolo che riempie piazze con un ritmo che arriva alla pancia risuonando in un’amplificazione delle sensazioni che costringono a movimenti che fan dimenticare le angosce e i problemi. Luigi De Giovanni è come se sentisse il rullar dei tamburi che pare abbiano guidato le sue pennellate che rapide si sono mosse sulla tela a lasciar sensazioni: tracce di colore efficaci nel comunicare il messaggio. L’artista ha voluto raccontare il suo sentire che lo riporta all’imbrunire nelle aie delle campagne del paese dove le giovani, stremate dalla fatica, trovavano la forza di ballare al rullare di tamburi e i suonatori si sfinivano e spesso si ferivano nella foga delle percussioni incessanti che facevano vibrare i pendaglietti appesi al telaio per aumentare il colore del suono. Nelle opere in mostra si avvertono le emozioni, i ricordi, il Genius e l’Humus del Salento e pare di sentire le canzoni che esprimevano gli stati d’animo e i morsi della fame che potevano riportare al doloroso pizzico della tarantola che costringeva alla danza.
Un’interessante mostra che racconta l’amore dell’artista per la sua terra e per le tradizioni che la contraddistinguono. Federica Murgi
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"Iridescenze" di Tommaso Cevese. Un viaggio poetico tra luce, pensiero e spiritualità
"Iridescenze", raccolta antologica di Tommaso Cevese, pubblicata da Guido Miano Editore nel 2024, rappresenta un percorso poetico intenso e filosofico, dove la parola diventa riflesso della ricerca interiore e dell'esplorazione del senso dell'esistenza
“Iridescenze”, raccolta antologica di Tommaso Cevese, pubblicata da Guido Miano Editore nel 2024, rappresenta un percorso poetico intenso e filosofico, dove la parola diventa riflesso della ricerca interiore e dell’esplorazione del senso dell’esistenza. L’opera, arricchita dalle prefazioni di Enzo Concardi, Floriano Romboli e Gabriella Veschi, offre una panoramica completa della produzione…
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Salone del Mobile 2023
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Tutto è pronto per la sessantunesima edizione del Salone del Mobile 2023, la grande fiera europea dedicata al design e all’arredamento, prevista a Fiera Milano Rho dal 18 al 23 aprile dalle 9.30 alle 18.30. Quest’anno, in contemporanea ci saranno Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, S.Project e Workplace 3.0, con Euroluce, e il Salone Satellite con i talenti under 35, per 1962 espositori, di cui 550 giovani talenti under 35 e 27 scuole di design. La kermesse è riservata agli operatori di settore, ma al pubblico sarà possibile accedere in fiera nelle giornate di sabato 22 e domenica 23 aprile, mentre per gli studenti le date di accesso al salone sono quelle del 21, 22 e 23 aprile. La novità di quest’anno è l’orientamento dei padiglioni dopo le riorganizzazione degli spazi espositivi, che garantisce un minor tempo di visita con un nuovo percorso basato più sul target che non sulle divisioni stilistiche. Ad affiancare il Salone del Mobile dal 17 al 23 aprile sarà il Fuorisalone, con un programma di eventi, allestimenti, showroom e installazioni disseminati in tutti i quartieri della città di Milano, che affronterà i temi della progettazione sostenibile, dell’economia circolare, dell’innovazione nei materiali, della rigenerazione urbana e dell’intelligenza artificiale. In via Tortona 31 ci sarà il progetto Terra, un percorso di connessione con la terra, il quale avrà tra i suoi maggiori benefici un senso di comfort e relax, inoltre la zona sarà la sede dell’ottantesimo anniversario di Ikea, che proporrà la sua visione avanguardistica della casa con l’esposizione Assembling The Future Together. In zona Brera c’è il progetto Dry Days, Tropical Nights, di gloTM in collaborazione con l’artista Agostino Iacurci, per far riflettere lo spettatore su come potrebbe diventare il pianeta, spingendolo a costruire un domani migliore attraverso la partecipazione di tutti. Ad Isola il programma include sei mostre che si concentrano su arredi circolari e rigenerativi, design da collezione e nuovo artigianato, design tech e benessere. Infine la 5Vie Design Week 2023 sarà Design for good, promuovendo l’idea che il design è uno strumento per il bene comune, favorendo le connessioni umane tra la spiritualità, il legame con la natura, il rapporto con la storia e la capacità di superare le barriere per trovare una lingua universale con l’installazione Human Mandala, composta da una serie di corpi posti in una formazione circolare. Read the full article
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Dance Andalucía a Milano per il Tetro Nudo di Teresa Pomodoro 29 & 30 marzo 2023
Il 29 e 30 marzo il "Il Teatro Nudo" di Teresa Pomodoro presso Noh'ma Milano va in scena Dance Andalucía. Da anni la città di Milano ha un rapporto speciale con il flamenco. Festival, teatri, locali e scuole di danza: il pubblico appassionato può contare su una serie di eventi e location meneghini in cui vivere l'emozione dei tablao andalusi. Lo Spazio Teatro No'hma intercetta questa passione tutta milanese e la interpreta come sempre nel suo stile, ospitando a Milano dall'Andalusia un ensemble di artisti di grande valore, tra cui il pianista e compositore Manolo Carrasco, in occasione dell'ottavo appuntamento del Premio Internazionale.
Dance Andalucía è in scena presso gli spazi di Via A. Orcagna mercoledì 29 e giovedì 30 marzo alle ore 21. Sul palco con Carrasco ci saranno il chitarrista Adriano Lozano, la cantante flamenca Mesalla e quattro ballerini del Victoria Granado Ballet. Non è la prima volta a No'hma per questi artisti: già nel 2020, anche se in streaming per via dell'emergenza pandemica, il gruppo aveva interpretato con grande successo la pièce Pianissimo Flamenco.
Dance Andalucía è uno spettacolo che incarna l'essenza del Sud della Spagna, la sua spiritualità ed energia. L'ensemble eseguirà alcuni dei più famosi pezzi composti da Carrasco, per concludere con un omaggio alla musica italiana e al Il ragazzo della via Gluck di Celentano.
Manolo Carrasco, nato a Cadice, è uno dei compositori più prolifici della Spagna contemporanea. Pianista e direttore d'orchestra, ha studiato in vari conservatori spagnoli e stranieri ottenendo sempre i massimi voti. Per la sua tecnica ed esecuzioni impeccabili, il suo dinamismo ed il modo in cui suona il piano è considerato dalla critica musicale "Il Super Pianista".
LA RASSEGNA
Ogni anno il Premio Internazionale dedicato a Teresa Pomodoro, fondatrice di No'hma, ospita a Milano quattordici compagnie da tutto il mondo, valutate dalla Giuria degli Spettatori e dalla Giuria Internazionale degli Esperti. Nel corso delle sue quattordici edizioni, a partire dal 2009, il Premio Internazionale è progressivamente cresciuto in termini di risonanza, raggiungendo numeri sempre più considerevoli: ad oggi si contano oltre 60 Paesi partecipanti e 142 spettacoli per un totale di 80.000 spettatori, che grazie allo streaming e all'Onlife sono sparsi in tutto il mondo.
Spettacoli mercoledì 29 e giovedì 30 marzo, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo verrà trasmesso in diretta streaming sui canali del teatro.
La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
Dance Andalucía
pianoforte
Manolo Carrasco
chitarra
Adriano Lozano
voce
Mesalla
Ballerine
Maria Victoria Blanco Granado
Benjamin Jimenez Leiva
Diana Anthea Peña Sciarretta
Vincent Sage Roux
Assistente al guardaroba, truccatrice e parrucchiera: Kristina Bazhkova
Produzione Eagle Records S.L.
Musiche di Manolo Carrasco
Manager Guadalupe Carrasco Tubio
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Un brivido
* un brivido tra le fronde . non visto il vento . muove le foglie e le nuvole .
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MAGNETISMO | Luigi Territo S.I.
Il pellegrinaggio a Mecca, così come raccomandato dal Corano (2,119; 3,90; 14,38; 22,28; 9,3) è un’esperienza di purificazione, un’occasione per meditare sul «giorno ultimo» e sul giudizio divino. Sono molti gli ḥadīth che si riferiscono al pellegrinaggio: spesso questi testi sottolineano le modalità, gli obblighi, e le dispense del precetto, insieme a indicazioni sui riti compiuti da Muḥammad in occasione delle sue visite alla santa Casa. Ahmed Mater, artista di origine saudita, ha proposto la sua riflessione sul pellegrinaggio meccano nell’opera Magnetism (2012). Una calamita cubica è posta al centro di migliaia di impercettibili particelle di ferro. Un cubo nero simile alla Ka‘ba attrae la limatura di ferro creando un vortice magnetico analogo alla circumambulazione dei pellegrini intorno alla santa Casa. Al centro dell’opera è rappresentato quel campo magnetico che attira invocazioni, richieste di perdono, preghiere di intercessione. All’interno del sacro recinto non vi sono differenze, tutti indossano lo stesso abito, non esistono distinzioni di classe ed etnia, tutti itineranti in cerca di misericordia. Intervistato dai media, Ahmed Mater ricorda le parole dei suoi genitori: «Quando andrai alla Ka‘ba ti sentirai come se fossi attratto da una calamita». Queste parole hanno ispirato Magnetism, un'installazione che racconta l’esperienza religiosa di un popolo attraverso il potere invisibile di una forza invisibile, ma reale. La circumambulazione (ṭawāf) ritratta dall’artista è il primo rito prescritto dopo l’ingresso nel recinto del santuario. Al-Ghazālî osserva che ogni pellegrino che si accinge alla pratica del ṭawāf deve ricordare la circumambulazione degli angeli intorno ad Allāh, intendendo la Ka‘ba come il «Trono dell’Altissimo». Essa deve essere intesa nel senso spirituale di una circumambulazione del cuore, il ruotare dell’intera esistenza alla presenza di Dio. La tradizione sufi, seppur fedele alla dimensione penitenziale del pellegrinaggio, non manca di ricordare la metafora spirituale di cui il pellegrinaggio è segno. L’itinerario sacro verso Mecca deve essere inteso come l’incontro con il Dio della Ka‘ba, piuttosto che con la Ka‘ba di Dio, un pellegrinaggio diretto al santuario della propria interiorità: «O Gente partita in pellegrinaggio! Dove mai siete? L’Amato è qui, tornate, tornate! L’Amato è un tuo vicino, vivete muro a muro: che idea v’è venuta di vagare nel deserto d’Arabia? A ben vedere la forma senza forma dell’Amato, il Padrone e la casa e la Ka‘ba siete voi!» (Jalāl al-Dīn Rūmī).
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UN DOCENTE DI STORIA CONTEMPORANEA PROPONE LA SUA ANALISI DI QUESTI MESI... E VEDE LONTANO: ecco *il progetto politico EUROPEO studiato per re-disciplinare la società in modo autoritario, eliminando libertà di impresa e socializzazione sostituita dal digitale.*
Il lockdown generale è già stato deciso a tavolino da tempo.
Tutte le oscillazioni di queste settimane sono soltanto gioco del poliziotto buono e cattivo, tattica per imporre la decisione gradualmente, testando volta a volta le reazioni.
Il progetto è chiaro.
Non ha niente a che vedere con la *situazione sanitaria, che è sotto controllo* (salvo le solite inefficienze locali) e che vede una pressione sugli ospedali inferiore a quella che si verifica abitualmente ogni anno per le epidemie stagionali di influenza. Morti e terapie intensive sono evidentemente in gran parte *anziani ammalati di altro,* spesso già ricoverati (i dati emergono su scala locale, anche se il governo si guarda bene dal chiarirlo a livello nazionale).
Se si volesse affrontare seriamente la protezione delle fasce di cittadini a rischio (chiarissimamente individuabili per via statistica) *basterebbe monitorare gli anziani con patologie specifiche attraverso medicina di base e Usca,* *somministrare loro terapie ormai note ai primi sospetti di virus, e fornire servizi.*
Ma chiaramente, di questo, *a chi governa non importa nulla*. Il progetto già pianificato dalla primavera scorsa è un altro, e tutto *politico*: un esperimento di *ri-disciplinamento autoritario delle società funzionale ad un modello economico ben preciso.* È un progetto non solo italiano ma europeo, che parte *dall’asse franco-tedesco e da Bruxelles, e di cui il governo italiano è solo uno tra gli esecutori.* Non bisogna essere complottisti per individuarlo: esso è già palese nella torsione paternalista, eticizzante delle istituzioni Ue di cui Ursula von der Leyen è la garante. L’obiettivo di queste classi politiche è *enfatizzare a dismisura il virus per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di formazione, socialità e cultura “fisici”*, e sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica e socialità *integralmente digitalizzati*, completamente inglobati dalle grandi corporations hi-tech globali.
La *narrazione terroristica del Covid e i lockdown sono lo strumento per rimpiazzare del tutto la socializzazione con i *social*, le comunità di scuola e università con la *didattica su piattaforma,* l’amore e il sesso con il *dating virtuale,* i ristoranti e i bar con il *food delivery,* i cinema e i teatri con *Netflix*, lo shopping con *Amazon*, i concerti con le *dirette a distanza*, lo sport con il “workout” casalingo gestito da app, il lavoro con *sussidi statali di semi-indigenza,* il culto religioso comunitario con una *spiritualità solitaria* senza nessun rilievo sociale. E, soprattutto, per *eliminare ogni forma di associazione culturale, circolo, movimento civico e politico libero, non controllabile, trasformando la società civile in una pluralità di individui isolati* che si limitano ad essere followers dei leader politici, in un quotidiano reality show, “profilati” e sottoposti al continuo martellamento delle news unanimi di regime selezionate per loro dai social media depurandole di quelle che loro chiamano fake news, cioè di ogni fonte che non sia approvata dal complesso politico-mediatico mainstream.
L’accelerazione di questa trasformazione permetterebbe, per le élites europee, la saldatura tra il *mega-tecno-capitalismo d’oltreoceano, lo statalismo burocratico Ue a economia sussidiata e il modello di mercato autoritario cinese*.
L’unico ostacolo che può ancora frapporsi tra il progetto e la sua attuazione è *la reazione, la resistenza, la mobilitazione delle società civili europee, dei ceti e delle fasce sociali che si è deciso di sacrificare.
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