#società signorile di massa
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thesteamer · 1 year ago
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Intanto io, poi vediamo
Per tutto il tempo in cui un diritto non sarà disponibile per tutti i cittadini, la sua definizione non sarà diritto, ma privilegio.
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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Attraversando la città in bici a tarda sera mi sono definitivamente reso conto che non tollero più la vista dei lavoratori delle delivery. Proprio mi vergogno a guardarli. Questa sì che in effetti è la società urbana signorile di massa: si vogliono servizi di lusso pagandoli come se non lo fossero. Volete che un essere umano attraversi la città in bici con qualsiasi condizione meteorologica per portarvi a casa il sushi? Bene, benissimo, ma dovete pagarlo più di un taxi, non come un biglietto del tram. E' una cosa indecorosa, davvero. Altro che graffiti, questa sì che è un'abominevole mancanza di decoro.
Alessandro Coppola, Facebook
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rideretremando · 2 years ago
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"Attraversando la città in bici a tarda sera mi sono definitivamente reso conto che non tollero più la vista dei lavoratori delle delivery. Proprio mi vergogno a guardarli. Questa sì che in effetti è la società urbana signorile di massa: si vogliono servizi di lusso pagandoli come se non lo fossero. Volete che un essere umano attraversi la città in bici con qualsiasi condizione meteorologica per portarvi a casa il sushi? Bene, benissimo, ma dovete pagarlo più di un taxi, non come un biglietto del tram. E' una cosa indecorosa, davvero. Altro che graffiti, questa sì che è un'abominevole mancanza di decoro."
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vintagebiker43 · 2 years ago
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ANTOLOGIA MACABRA
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, evoca la teoria complottista e razzista della sostituzione etnica (19 aprile). Ma poi, stupito delle reazioni inorridite, ci rassicura: tranquilli, la mia è solo ignoranza (20 aprile).
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo approfondite ricerche sulla storia del pensiero politico, scopre che il fondatore della destra in Italia è Dante Alighieri (14 gennaio), mescolando con signorile nonchalance il grande intellettuale medievale con concetti del moderno pensiero politologico e, perché no, un po’ di capre e un po’ di cavoli.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, individua la vera causa che porta milioni di persone a scappare dalla loro terra: il problema non va cercato nel periodo coloniale che ha sconvolto le società che l’hanno subito, e neanche nelle guerre spesso fomentate dal mondo ricco, né, tanto meno, nel cambiamento climatico; il problema è l’opinione pubblica italiana (25 marzo) che, evidentemente, deve essere raddrizzata, in un modo o nell’altro. Lo stesso Ministro ci informa anche che i veri colpevoli della morte di tanti bambini nei viaggi della disperazione sono i loro genitori (27 febbraio) che non li fanno viaggiare su comode e sicure imbarcazioni. Negare i problemi e trovare un colpevole, uno qualunque.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ci rende partecipi della sua personalissima teoria pedagogica: per i bambini che non si conformano allo standard, lo strumento educativo migliore è l’umiliazione (21 novembre). Signor Ministro, alcuni miei amici e io consideriamo questa affermazione aberrante e ritengono che un’educazione fondata sull’umiliazione formi tanti piccoli nazisti, non menti libere e aperte, sia cioè la negazione dell’educazione stessa. Ma, come dice lei Ministro, forse il nostro pensiero è roba vecchia, figlio del periodo dell’”egemonia culturale della sinistra gramsciana che è destinata a cessare” (28 dicembre) (non voglio sapere, per il momento, come pensa di farla cessare). Adesso siamo nell’anno primo dell’era … (già, di quale era?) e tutto è cambiato.
Intanto, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, riscrive la storia dell’attentato di via Rasella e, con un colpo di bacchetta magica, trasforma i nazisti invasori stragisti in una innocua banda musicale di pensionati (31 marzo) e i partigiani in assassini di quegli allegri musicanti.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, persona gentile e equilibrata, storpiandone il cognome in Bàkelet, ci fa intendere di non aver mai sentito parlare dell’omicidio di Vittorio Bachelet sulle scale della Sapienza, degli anni di piombo e del più ampio problema della strategia della tensione che ha segnato, forse fino ai giorni nostri, la storia italiana (20 aprile).
Sembra un’antologia di umorismo macabro, ma sono dichiarazioni dei più alti rappresentanti delle istituzioni. La verità è menzogna e la menzogna è verità. Forse ha ragione il Ministro Lollobrigida, è solo questione di ignoranza (20 aprile). L’ignoranza, di per sé, non è una colpa. Ma l’ignoranza, che spesso fa rima con arroganza, unita al potere, è un’arma di distruzione di massa, innanzitutto di massa cerebrale.
Ma il problema ancor più serio è che – mi pare – ci stiamo assuefacendo ad ascoltare queste parole prive di senso, o dotate di un senso macabro, restando indifferenti. Questa assuefazione, questa indifferenza è ciò che fa paura. E’ importante, oggi più che mai, ricordarci l’un l’altro e insegnare ai giovani che le menzogne non sono opinioni, che i crimini sono crimini, che il bene comune è superiore al bene individuale, che i confini sono punti di contatto, che i bambini sono sacri e non possono essere piegati attraverso umiliazioni senza distruggerli. E che il conflitto fra valori di vita e disvalori di morte non ha niente a che fare con la normale dialettica democratica.
@Riccardo Cuppini
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toscanoirriverente · 4 years ago
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Luca Ricolfi: Signorili si nasce
un Paese diventato società signorile di massa e che vive al di sopra delle proprie possibilità. Ma fino a quando?
(...) Ricolfi, La società signorile di massa si regge su tre pilastri. Il primo è la ricchezza accumulata dalle generazioni dei nonni e dei padri: come hanno fatto ad accumularla? Le condizioni fondamentali che nel secondo dopoguerra hanno permesso di accumulare ricchezza sono essenzialmente tre. La prima è la disponibilità della popolazione a fare sacrifici in vista di benefici futuri, un fattore che è venuto meno già verso la fine degli anni ‘70. La seconda è la contenuta pressione fiscale, di cui abbiamo smesso definitivamente di beneficiare dalla metà degli anni ’80 in poi. La terza è il cocktail di svalutazioni competitive e indebitamento pubblico, che ha drogato la crescita economica nel ventennio 1972-1992. Quest’ultimo fattore è venuto meno con gli accordi di Maastricht (1992) e l’ingresso nell’euro (1999).
Salvo forse quella della pressione fiscale, che in teoria potrebbe scendere un po’, anche se difficilmente al livello dei primi anni ’80 (sotto il 35%, contro il 42% di oggi). (...)
Secondo pilastro su cui regge la società signorile di massa è la distruzione della scuola, che in sostanza ha prodotto e produce incolpevoli velleitari totalmente impreparati al lavoro. È un punto in cui ho rivisto un po’ de la Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura. Cosa è andato storto? Si studia troppo o troppo poco? Ci si laurea “male”? La Teoria della classe disagiata è probabilmente il testo più profondo, e libero da preconcetti ideologici, che io abbia letto sull’Italia di oggi, e sui giovani in particolare. Su questo punto, quello della condizione giovanile, il quadro che dipinge Ventura ha molti punti di contatto con quello che ho provato a tracciare io, una prima volta in un capitolo de L’enigma della crescita (Mondadori 2014), poi ne La società signorile di massa (La Nave di Teseo 2019). Lei mi chiede che cosa è andato storto, e dove si è sbagliato nella scuola. A me pare che gli errori capitali siano due, uno antico e mai corretto, l’altro moderno e orgogliosamente rivendicato. L’errore antico è la svalutazione della cultura scientifica e del sapere pratico, un errore che – più che uno sbaglio vero e proprio – è un aspetto della nostra mentalità e della nostra cultura, che è sempre rimasta fondamentalmente e romanticamente anti-industriale e anti-moderna. L’errore più recente, invece, è la scelta di tutti – politici, insegnanti, genitori – di abbassare gli standard dell’istruzione, sia nel senso di diluire i programmi (più nell’università che nella scuola) sia, soprattutto, di abbassare l’asticella della sufficienza.
In concreto questo ha significato tre cose. Primo, svalutare e disincentivare la formazione professionale. Secondo, favorire gli studi più facili o ritenuti tale, a scapito delle materie scientifiche e delle materie umanistiche più impegnative come latino e greco. Terzo, rilasciare titoli di studio fasulli, illudendo i giovani di essere pronti per mestieri che la maggior parte di loro non era preparato a svolgere. Con una conseguenza drammatica: ai ceti subalterni è stata tolta l’unica risorsa – la cultura – che avrebbe loro permesso di competere sul mercato del lavoro con i ceti medi e alti.
Terzo pilastro è “l’immigrazione incontrollata, che ha favorito la formazione di un’infrastruttura para-schiavistica”. Ma a questo punto non converrebbe gettare la maschera? E accettare apertamente quanti più migranti possibile proprio per metterli in queste condizioni paraschiavistiche e proseguire nella nostra – infame, per carità – vita da rentier? È quello che sta succedendo. I ceti popolari non amano gli immigrati perché li vedono – realisticamente – come concorrenti nell’accesso ai servizi pubblici, come rivali nella conquista dei pochi posti di lavoro disponibili con conseguente dumping salariale, come minacce alla sicurezza nelle periferie e nei quartieri degradati. I ricchi e i ceti medi, invece, li vedono un po’ cinicamente come candidati ideali ad occupare le posizioni più umili nella scala sociale: braccianti, muratori, magazzinieri, facchini, badanti, camerieri, lavapiatti, per non parlare dei servizi illegali, come lo spaccio di sostanze, la prostituzione, il gioco d’azzardo illegale. (...)
Un portato abbastanza inevitabile in un Paese che consuma ma non produce è la decrescita: difficilmente quella sarà “felice”. Come potrebbe decrescere l’Italia? Io vedo una grande continuità fra governi di destra e di sinistra, fra governi europeisti e populisti. E anche fra Conte 1 e Conte 2. Nessuno dei governi degli ultimi dieci anni ha seriamente affrontato i due problemi cruciali dell’Italia, l’esplosione del debito e la produttività ferma da vent’anni, tutti hanno preferito cercare consenso aumentando la spesa pubblica piuttosto che restituendo ossigeno all’economia. La verità, temo, è che in Italia il “partito del Pil”, che vorrebbe far ripartire la crescita, è maggioranza nel Paese ma non nei palazzi della politica, dove a prevalere sono le spinte assistenziali. (...)
Quando ci sveglieremo dal nostro sogno signorile? Io credo che una parte minoritaria ma non trascurabile dei cittadini italiani già oggi si renda conto, più o meno confusamente, che viviamo in una società signorile, e che questa condizione non può durare. Tuttavia penso anche che questa minoranza sia destinata a restare tale, perché la maggioranza non ha la minima intenzione di risvegliarsi dal sogno, e la lentezza del nostro declino le permette di nascondere la testa sotto la sabbia.
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ilsimplicissimusblog · 5 years ago
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Parassiti di lotta e di governo
Parassiti di lotta e di governo
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Anna Lombroso per il Simplicissimus
Mentre tra sventolar di gagliardetti e squilli di trombe suona intrepida la fanfara dell’unità nazionale ritrovata nell’infausta congiuntura dell’epidemia, mentre viene censurata ed esposta a pubblico anatema, perfino grazie a appelli di intellettuali proni davanti al salvifico governo,  ogni voce critica e ogni anche timido dissenso che nasca e esprima il…
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abr · 4 years ago
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Prima della pandemia eravamo una società signorile di massa: ora cosa siamo? «Ora siamo una società signorile di massa che non ha ancora preso atto di non esserlo più, e di essere in rapida transizione verso una società parassita di massa, in cui pochissimi lavoreranno e la maggioranza vivrà di modesti sussidi». (...) In che modo questa pandemia cambierà tutto? «Se retrocedi di 30 anni nel reddito pro-capite, ma le istituzioni sono complicate e vessatorie come quelle di oggi, il cambiamento non può che essere regressivo: più povertà, più diseguaglianza, più frustrazione, più invidia sociale».
Luca Ricolfi via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-senza-terno-lotto-covid-conte-sarebbe-scomparso-nulla-258430.htm
Non è (più) questione di proconsoli post piddini divergenti massimo al 2% in un quadro di ingessamento burosauro, per redistribuire il grasso nordista e farlo colare al sud. Furnuto. 
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love-nessuno · 4 years ago
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«La SOCIETÀ SIGNORILE DI MASSA già oggi non c' è più, o meglio sopravvive solo nell' ingenua credenza che, dopo il Covid, si possa tornare alla vita di prima. Se e quando "Coviddi" se ne sarà andato, l' Italia sarà come il governo giallo-rosso l' ha tenacemente e coerentemente plasmata: una SOCIETÀ PARASSITA DI MASSA, in cui una minoranza sempre più esigua lavora e il resto della popolazione vive di trasferimenti e sussidi».LUCA RICOLFI
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tackpay · 4 years ago
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“Attraversando la città in bici a tarda sera mi sono definitivamente reso conto che non tollero più la vista dei lavoratori delle delivery. Proprio mi vergogno a guardarli. Questa sì che in effetti è la società urbana signorile di massa: si vogliono servizi di lusso pagandoli come se non lo fossero. Volete che un essere umano attraversi la città in bici con qualsiasi condizione meteorologica per portarvi a casa il sushi? Bene, benissimo, ma dovete pagarlo più di un taxi, non come un biglietto del tram. E’ una cosa indecorosa, davvero. Altro che graffiti, questa sì che è un’abominevole mancanza di decoro.” @ alessandro coppola Continuiamo a girarci dall’altra parte? 😅 Di fronte a un sistema che non remunera e non rispetta come meritano i lavoratori dei servizi (camerieri, rider e baristi) la mancia diventa un gesto di civiltà, dovrebbe essere obbligatoria • • • #hospitality #mancia #lavoratori #camerieri #cameriera #cameriere #rider #fattorino #bar #ristorante #hotel #mance #barattolomance #waiter #barista #barman #maitre #sommelier #cashless #fintech #startup #innovazione #ristorazione #hotellerie #cameriereincazzato #baristaincazzato #memeita #pizzeria #italia #asporto — view on Instagram https://ift.tt/34qngPp
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thesteamer · 1 year ago
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Numeri da controllare
Lo Stato dà da campare direttamente a un numero enorme di persone: oltre tre milioni di impiegati pubblici.
Poi c’è l’”indotto”, tra municipalizzate, partecipate, cooperative, ecc.: un altro milione, tra l’altro in crescita verticale perché svincolato dai limiti posti alle assunzioni pubbliche vere e proprie (e senza dover perdere tempo e fatica a imbastire concorsi pubblici pilotati). Insomma non ci giriamo intorno: sono gli “stipendifici” a chiamata diretta, vera spina dorsale del deep state, la raffinata e diabolica evoluzione del reato di voto di scambio.
Infine ci sono tutte le attività che se non ci fosse l’ipertrofia burocratica non esisterebbero: società di consulenza, studi professionali, agenzie formative, associazioni di categoria: un esercito con l’unico scopo di  “aiutare” i cittadini e le aziende a barcamenarsi nelle folli procedure della pubblica amministrazione, per presentare un modulo, ottenere un permesso o un’abilitazione, accedere alla miriade di fondi e bonus che ormai rappresentano una condizione di dipendenza sia per i cittadini che per le imprese.
Su quest’ultima categoria di “parastatali di terzo livello” fare una stima diventa arduo, ma se portiamo a sei milioni il numero totale di individui che, in un modo o nell’altro, operano nella galassia dello Stato, credo che la stima sarebbe comunque per difetto.
E poi l’altro esercito, che non opera ma che trae il proprio sostentamento dalle casse pubbliche: i pensionati.
Quindi lo Stato (ovvero chi lo controlla) è il soggetto attivo, più o meno centrale, nella vita di una persona su quattro e con i pensionati di una su due, dell’intera popolazione attiva.
E qui si parla di pagare il mutuo, di mandare i figli a scuola, di provvedere a se stessi e alla propria famiglia, alla salute e alla sicurezza. Tutte cose a cui anche volendo non si può rinunciare dall’oggi al domani, per quanto ormai appaia chiaro a chiunque, che la causa della stagnazione economica e sociale del nostro Paese dipende quasi esclusivamente da questa insostenibile sovrastruttura, cioè dal dover mantenere quella che Ricolfi chiama la “Società signorile di massa”.
Una sovrastruttura che dona allo Stato, ovvero a chi lo controlla e lo amministra, un enorme potere, addirittura maggiore di quello che i regimi assolutisti esercitarono in passato con la violenza e l’intimidazione. 
Un potere subdolo, di cui ciascuno di noi probabilmente intuisce l’amoralità di fondo, ma che di fatto ci lega a sé con un patto praticamente impossibile da rescindere.
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jotassassina · 4 years ago
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"Attraversando la città in bici a tarda sera mi sono definitivamente reso conto che non tollero più la vista dei lavoratori delle delivery. Proprio mi vergogno a guardarli. Questa sì che in effetti è la società urbana signorile di massa: si vogliono servizi di lusso pagandoli come se non lo fossero. Volete che un essere umano attraversi la città in bici con qualsiasi condizione meteorologica per portarvi a casa il sushi? Bene, benissimo, ma dovete pagarlo più di un taxi, non come un biglietto del tram. E' una cosa indecorosa, davvero. Altro che graffiti, questa sì che è un'abominevole mancanza di decoro." Alessandro Coppola https://www.instagram.com/p/CIeS4NpFNMY/?igshid=1f2jy7s46dftp
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gonzabasta · 5 years ago
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ilsimplicissimusblog · 5 years ago
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Potere etilico
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 Anna Lombroso per il Simplicissimus
La droga più potente, diffusa in forma interclassista e per giunta assolutamente legale è sicuramente l’alcol. A guardare qualsiasi film italiano o hollywoodiano pare che la nostra vita sia scandita dalla presenza ancora prima del fatidico tramonto della tradione anglosassone del cocktail, dal bicchiere di vino rosso a consolazione di casalinghe frustrate,…
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paoloferrario · 5 years ago
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RICOLFI Luca, La società signorile di massa, La Nave di Teseo, 2019. Indici del libro
RICOLFI Luca, La società signorile di massa, La Nave di Teseo, 2019. Indici del libro
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giancarlonicoli · 5 years ago
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19 DIC 2019 11:00
L'ULTIMA LEZIONE DI LUCA RICOLFI: “SIAMO ALLA PARALISI DELLA COMUNICAZIONE: CHE SI PARLI DEI GAY O DEL CLIMA TUTTI RIPETONO LO STESSO BLABLA E SE ESCI DAL SOLCO SI ALZANO GRIDA E STREPITI. SIAMO ALLA CENSURA DELLE CRITICHE, NATURALMENTE NEL NOME DELLA LIBERTÀ” - IL SOCIOLOGO VA IN PENSIONE MA “MINACCIA”: “HO IN MENTE SEI O SETTE LIBRI DA SCRIVERE, MA PENSO CHE IL PROSSIMO SARÀ UN SAGGIO SUL POLITICAMENTE CORRETTO…”
-
Stefano Zurlo per “il Giornale”
Tre ore di lezione, una cascata di formule e algoritmi. Un quadro inquietante - o esaltante?- del moltissimo che c' è ancora da mettere a fuoco in Analisi dei dati, una disciplina giovane, nata solo nel 1901. Poi, quasi all' improvviso sbuca nella landa desolata dei sondaggi: «Nel 2018 tutti pensavano che Forza Italia avrebbe preso più voti della Lega e invece è andata in un altro modo, nello stupore generale. Ma non c'è da meravigliarsi - incalza Luca Ricolfi rivolgendosi ai ragazzi - quella sul voto è una domanda imbarazzante e molti rispondono senza dire la verità».
Cosi il professore, sempre ironico e tagliente, introduce la categoria della desiderabilità sociale e dopo mille distinguo sempre più sofisticati arriva a una conclusione tranchant. Come nemmeno un boscaiolo che abbatta i tronchi colossali del pregiudizio: «I sondaggi, tutti i sondaggi in Occidente, fanno schifo. I campioni non sono mai veramente rappresentativi e poi molto dipende dalle modalità con cui si raccolgono i pareri.
L' intervista face to face, o telefonica, è molto meno affidabile di quella impersonale, via internet».
Un sorriso impertinente, poi bastano poche parole intinte nella sobrietà subalpina per far scendere il sipario su una lunga carriera accademica: «C' è molto lavoro da fare, buon lavoro». L' ultima lezione sulla soglia dei settant' anni finisce con un lungo applauso e le strette di mano dei colleghi del corso di laurea in Psicologia, venuti ad ascoltare quel lungo e suggestivo excursus sul futuro dell' analisi dei dati. Ma Luca Ricolfi, studioso sempre controcorrente, noto al grande pubblico per via dei suoi saggi fuori dal coro - l' ultimo è La società signorile di massa, pubblicato da La nave di Teseo - e le apparizioni televisive non va in panchina. Ci sono troppi stereotipi, troppi luoghi comuni, troppi tabù in circolazione.
Specialmente a sinistra, la sua casa dove però si è sempre trovato scomodo. Tanto da diventare un' icona dall' altra parte dell' emiciclo per le sue analisi spietate: per esempio sul rapporto fra efficienze e sprechi nelle regioni virtuose del Nord, tartassate dal fisco per aiutare le regioni più arretrate e spendaccione del Sud; o sul legame, coperto dall' ipocrisia del politicamente corretto, fra immigrazione e criminalità.
Lui va avanti per la sua strada, senza la paura di scandalizzare o di scontentare un po' tutti. Cosi, un minuto dopo la campanella, sferra un paio di rasoiate. Al sistema scolastico: «Nel corso che ho tenuto quest' anno ho svolto esattamente la metà del programma di venticinque anni fa. Gli studenti non sono allenati e più di tanto non possono recepire perché la scuola superiore è quella che è. Sulla carta i programmi sarebbero anche buoni, ma poi c' è libertà di non studio e ci ferma».
Lui però no: «In pensione mi dedicherò alla produttività, il grande dramma dell' Italia da vent' anni a questa parte. Siamo immobili e continuiamo a perdere punti rispetto agli altri paesi europei. È una malattia che i governi non hanno saputo affrontare. Quello gialloverde ha fatto solo una politica assistenziale e il Conte 2 è esattamente sulla stessa linea».
Ma che cosa servirebbe a questa Italia imballata e in decadenza ? «Io credo - è la risposta fulminante - che la causa più importante sia l'eccesso legislativo. L'Europa ci complica la vita con mille norme e noi ce la ricomplichiamo con un ulteriore diluvio di commi, paragrafi, adempimenti e procedure. Ma, naturalmente, prima di emettere la mia sentenza devo studiare».
Un primo verdetto potrebbe arrivare già nei prossimi mesi: «Ho in mente sei o sette libri da scrivere, ma penso che il prossimo sarà un saggio sul politicamente corretto. Pochi giorni fa Federico Rampini ha definito l'America una collezione di minoranze suscettibili. Ecco, siamo alla paralisi della comunicazione: che si parli dei gay o del clima tutti ripetono lo stesso blabla e se esci dal solco si alzano grida e strepiti. Siamo alla censura delle critiche, naturalmente nel nome della libertà». Un cortocircuito che Ricolfi intende denunciare: il professore saluta, il fustigatore promette di non abbandonarci.
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muatyland · 5 years ago
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#LucaRicolfi "La società signorile di massa" Amazon -> https://amzn.to/2WiYVGp Come può una società signorile essere anche di massa? Con questa paradossale definizione, Luca Ricolfi introduce una nuova, forse definitiva, categoria interpretativa, che scardina le idee correnti sulla società in cui viviamo.
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