#servizi umili
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shadyqueeneagle · 5 months ago
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Tu non puoi diventare né Papa e neanche semplice Sacerdote di paesino, perché si parla di "Gesira e le dodici apostole" e non di "Gesù e i dodici apostoli"; se vuoi far parte della Chiesa Cattolica, devi metterti uno straccio in testa, vestirti come un sacco della spazzatura, e fare tutti i servizi di assistenza e pulizia al clero religioso; servizi umili, per i quali tu non avrai mai neanche diritto che ti venga detto "per piacere, fallo".
Sono stata chiara?
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parallelepipedidicarta · 11 months ago
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Sadak - Hand Painted Signs in India di Aradhana Seth
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Esistono da sempre due stili di viaggio, uno di questi lo potremmo definire turistico e predilige, per gli spostamenti e la scelta delle tappe, le classiche attrazioni da cartolina da visitare in comodi tour organizzati. Ovviamente questo non toglie nulla all'esperienza che sarà comunque magnifica, ma di certo priva spesso il visitatore di un assaggio di quella che poi è la vera identità di un paese. Un'identità nascosta tra i vicoli delle città, nei quartieri dove la gente vive la propria vita fatta di usanze e tradizioni spesso lontane anni luci dagli standard imposti dalla globalizzazione. Questo vale soprattutto per luoghi come l'India, paese in cui non sono mai stato ma che di certo un giorno vorrò visitare.
Ed è appunto essendo a digiuno di India che non ho potuto non rimanere affascinato dal lavoro svolto dalla regista, artista e scenografa Aradhana Seth che nel corso di due decenni ha documentato fotograficamente le tradizionali insegne dipinte a mano che affollano le città indiane. Offrendo uno sguardo che non fosse turistico ma piuttosto storico, senza per questo rinunciare alla bellezza dell'arte seppure al servizio di artigiani intenti a promuovere umili botteghe. Un libro in cui a far da vetrina all'India non è il Taj Mahal dunque, ma le insegne di dentisti e calzolai. Uno sguardo autentico, originale che al tempo stesso diventa occasione per ripercorrere la storia di un paese e i suoi cambiamenti che proprio su questa tradizione vernacolare hanno avuto importanti ripercussioni.
L'india ha infatti attraversato il periodo del colonialismo, quello della decolonizzazione e infine della globalizzazione e le insegne hanno mutato in stile e materiali proprio in virtù di tali stravolgimenti. Seppure nel loro stile abbiano continuato ad essere contraddistinte da pennellate naif, i cui contorni netti fanno da cornice a colori accesi in cui le prospettive appaiono distorte e luci e ombre sono rese in modo audace, tale forma grafica ha perso il tocco umano della pittura allorché con la globalizzazione sì sono iniziati ad impiegare materiali come adesivi e vinili passando da una tradizione pratica alla stampa digitale.
Eppure se ci si allontana dai centri turistici è ancora possibile ritrovare viva questa usanza. L'India è un paese segnato dalla povertà, in cui la manodopera costa poco, e in virtù di questo i servizi proliferano perché lì ancora conviene riparare piuttosto che sostituire. Dunque le insegne che promuovono questo genere di attività continuano a trasformare in modo costante il paesaggio stradale. Perché le insegne sono alla mercé del clima e, soprattutto, dell'inquinamento. I colori sono addormentati dalla patina dello smog, le vernici si scrostano per il caldo, l'arte delle insegne è in continua mutazione, come un viso che nelle sue rughe tiene traccia dello scorrere inesorabile del tempo.
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Un altro aspetto interessante è il continuo dialogo tra tradizione e progresso. Perché se quest'ultimo si serve della cultura indiana come contaminazione estetica di prodotti globali per cercare di conferirne il fascino, allo stesso modo l'India più tradizionale ha iniziato ad adottare materiali e tecnologie della modernità cercando di renderle accessibili proprio attraverso il tocco umano della pittura. Stiamo parlando di uno stile di vita che collide che con la classica struttura a caste della società indiana, un India che continua ad adottare un sistema patriarcale che impedisce, di fatto, l'emancipazione delle donne. Ma proprio nelle insegne dipinte, nella loro ingenua spettacolarizzazione dei meccanismi della vita quotidiana traspare un cambiamento in atto, un desiderio di emancipazione che fa di quelle tecnologie e di quel lusso oggetti di fascinazione, aspirazione e celebrazione.
Perché, come ho già accennato, le insegne raccontano la storia del mercato indiano sotto i mutevoli regimi politici, dai bazar all'avvento delle agenzie pubblicitarie con relativi punti vendita alle riforme dovute alla globalizzazione e al mercato neoliberista. In un quadro che ha portato con il tempo a considerare gli esseri umani unicamente in quanto consumatori (si veda il processo di disneyficazione delle scuole). Si potrebbe riassumere Sadak come il tentativo, riuscito, di raccontare un paese attraverso l'arte popolare. Insomma se, come me, volete fare un salto in India senza prendere l'aereo questo è un buon inizio.
Ah, quasi dimenticavo.. i libro di Aradhana Seth è ovviamente un oggetto bellissimo, coloratissimo.. e con una particolare caratteristica: le pagina sono a doppio strato e hanno una sorta di effetto pancia (vedi foto sotto), del tipo dei libri di arredo per illuminare le stanze. In più è corredato dalla storia di alcuni pittori di insegne, tra cui il nostro Francesco Clemente.
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Ho parlato di: Sadak - Hand Painted Street Signis in India Aradhana Seth Editore: Humboldt Books 184 pagine, colori Copertina morbida ISBN 979-12-80336-12-5
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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L'anima ci porta in Calabria, in uno dei paesi che apparentemente non dice molto alla "spiritualità" di queste "esplorazioni", ma che invece significa molto per la quiete e per la suggestione che evoca e quindi forse ancora molto più "spirituale" di quello che possa sembrare...
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Amantea, splendido borgo calabrese non troppo distante da Cosenza e Catanzaro, ad appena una manciata di chilometri dall’altrettanto nevralgica città di Paola, è uno dei più bei gioielli della costa tirrenica.
Rinomata località balneare della costa tirrenica, Amantea è ricca di tradizioni culturali, manifestazioni, opere e monumenti di interesse storico artistico.
Amantea possiede tre anime, ciascuna delle quali ha un’identità forte e ben radicata che contribuiscono al fascino del borgo.
La città si presenta con una parte alta che ospita l'antico centro abitato arroccato su un colle roccioso e una parte bassa adagiata lungo la costa. Particolarmente suggestivi sono i vicoli e le stradine del borgo antico e passeggiando per le vie del centro storico si può notare il forte contrasto esistente tra i maestosi palazzi della nobiltà e le umili abitazioni del popolo. Amantea possiede tre anime, ciascuna delle quali ha un’identità forte e ben radicata. Il centro storico abbarbicato sulla rupe del castello; la zona pianeggiante, che trova nel Viale Margherita il suo principale punto di forza; infine, la Marina, che si sviluppa attorno al lungomare e a ridosso delle incantevoli spiagge, vanto e orgoglio degli amanteani. La città vecchia regala ai visitatori l’atmosfera propria di quei borghi incantati di una volta. Si snoda in mezzo a case ottocentesche e giardini affascinanti, lungo un percorso di vicoli e stradine acciottolate che favoriscono le passeggiate. Dall’alto il panorama è assolutamente incredibile e abbraccia in uno sguardo l’arco in pietra che affaccia sui tetti spioventi delle case poste ai piedi della rupe e l’orizzonte del Tirreno maestoso ed immenso.
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Il Castello di Amantea resta appollaiato nel verde incontaminato, distante da un borgo che brulica vita a qualunque ora del giorno e della notte ed è raggiungibile solo se si è patiti del trekking. I suoi stessi resti sono sufficienti a rendere l’idea di quanto fosse maestoso ed imponente da un punto di vista architettonico. Della chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi restano solo dei ruderi che vale comunque la pena ammirare, anche perché per raggiungere l’area in cui sorgeva l’edificio è necessario attraversare dei suggestivi sentieri che s’inerpicano in mezzo a una natura aspra e selvaggia. Merita una visita anche il Palazzo delle Clarisse,
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ora convertito in residenza turistica e un tempo sede di un convento confiscato e rivenduto ai tempi della dominazione francese. Da visitare a tutti i costi è la grotta che sembra fare da pilastro alla città vecchia. Si tratta a tutti gli effetti di un luogo storico, essendo stato appurato che di fronte ad essa erano solite approdare le navi mercantili che giungevano sulla costa tirrenica dopo mesi di viaggio. La grotta di Amantea aveva anche un’importanza strategica, dato che al suo interno è stato scoperto un passaggio segreto che permetteva di raggiungere il castello e di oltrepassarne le mura fortificate.
La zona pianeggiante è quella più commerciale e maggiormente popolata, una città in miniatura vivace e ricca di servizi che è cosa assai rara lungo le coste calabresi. Sebbene questa zona sia più moderna rispetto al centro storico, il corso passa in mezzo a splendide case antiche con le ringhiere in ferro battuto e i comignoli che svettano nel cielo. Lungo il percorso che conduce a Piazza Commercio
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sono soliti esporre le proprie opere gli artisti autoctoni, sempre impegnati a rendere immortali sulle loro tele il castello, i vicoli e le spiagge di questo borgo così autentico. Durante l’estate il lungomare di Amantea è un continuo viavai di turisti. Nel corso del tempo la zona della Marina si è evoluta sino a diventare la vera attrazione di Amantea. Le spiagge non hanno nulla da invidiare a quelle di località ben più blasonate, mentre i locali disseminati sul lungomare della strada contribuiscono a vivacizzare la movida notturna. Qualche anno fa è stato inaugurato il porto turistico di Campora San Giovanni, punto di partenza dei battelli per le isole Eolie e ottima idea per escursioni di grande fascino.
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Per altre informazioni su Amantea, andate al link:
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gregor-samsung · 3 years ago
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“ Quando fui ammesso alla facoltà di Odontoiatria dell’Università del Cairo, nel 1976, mi toccò frequentare per un anno la facoltà di Scienze per assimilare le nozioni scientifiche di base necessarie a un dentista. In quell’istituto il professore di Chimica naturale era un musulmano attempato che sfoggiava sulla fronte il classico bozzo della preghiera, o zebiba, un altro indizio esteriore di quanto era devoto. Durante la prima lezione spiegò quello che ci avrebbe insegnato, ma la seconda volta, appena entrò nell’aula, afferrò il microfono e chiamò uno studente. Quando gli spiegarono che era assente, disse: “Lo sapevo che quel ragazzo è un comunista. Quando lo vedete, ditegli che sarà bocciato in Chimica naturale. Boccio lui e chiunque altro di voi se scopro che è comunista”. Rimanemmo tutti ammutoliti per lo sgomento. Eravamo studentelli imberbi che avevano appena finito il liceo, e questo episodio ci insegnò parecchie cose. La prima fu che il professore collaborava con i servizi di sicurezza, altrimenti come faceva a essere informato delle simpatie politiche di un nostro compagno di studi? La seconda era che i suoi segni esteriori di devozione, la barba e la zebiba, non gli impedivano di commettere un’ingiustizia contro gli studenti che non gli stavano simpatici. La terza: perdere un anno o superare un esame non dipendevano solo da quanto lavoravamo o studiavamo, ma anche dalla capacità di seguire a capo chino la linea politica corretta. Poi passai cinque anni a farmi indottrinare perché arrivassi a credere che non esistessero “punti di vista” autonomi riguardo all’“unica verità” che ci comunicavano i nostri professori. Eravamo tutti costretti a mandare a memoria ciò che diceva il docente per ripeterlo parola per parola agli esami. Il professore di Chimica organica, per esempio, si sganasciava dal ridere quando ci spiegava che se ingoi un topo non sei in grado di digerirlo perché la pelle dell’animale è coperta di indigeribili aminoacidi. Poi, all’orale, amava stupire gli studenti chiedendo: “Che cosa succede se ingoi un topo?”. Se lo studente riusciva a ripetere a pappagallo le frasi dette a lezione dal professore, allora otteneva un buon voto. Se invece rimaneva schifato o confuso, veniva bocciato per non aver presenziato alle lezioni. È così che imparammo che era più importante andare a lezione e memorizzare le battute del docente che acquisire vere nozioni scientifiche. Dopo aver appreso volente o nolente questo trucchetto, mi laureai con lode e trovai lavoro come interno nel dipartimento di Chirurgia orale. In quel posto potevi capire tutta l’influenza del potere militare, dato che in ogni angolo vigeva una gerarchia da caserma, persino in reparto. Lì autorità non era sinonimo di responsabilità, bensì di possibilità di maltrattare i sottoposti. Ogni membro della gerarchia subiva gli abusi di chi gli stava sopra, dopodiché si rifaceva sui sottoposti. Gli abusi partivano dal preside e poi passavano a professore, aiuto, assistente, viceassistente, istruttore, interno e apprendista dentista. Erano relegati in quest’ultima categoria i più giovani e umili, che dovevano sopportare di essere angariati da chiunque. Mi ricordo che litigai con un viceassistente del dipartimento (due gradini sopra di me). Ero convinto del mio parere professionale, ma lui era tanto cocciuto a sostenere il suo che proposi di chiedere lumi a un professore anziano. Domandammo a uno di loro di risolvere la diatriba, poi gli riassunsi la questione e le due opinioni divergenti senza dire chi affermava cosa. Il professore sorrise e chiese al viceassistente come la vedeva. Poi mi lanciò un’occhiata glaciale e mi mise in riga con queste parole: “Per quel che ti riguarda, tutto quello che dice lui è giusto. È viceassistente e tu sei solo un tirocinante. In questo dipartimento ha ragione chi sta sopra”. La diffusione della mentalità fascista è un sintomo immancabile della sindrome della dittatura. “
ʿAlāʾ al-Aswānī, La dittatura. Racconto di una sindrome, traduzione di Giancarlo Carlotti, Feltrinelli (Collana Serie bianca), ottobre 2020. [ Libro elettronico ]
[ Edizione originale: The Dictatorship Syndrome, Haus Publishing, London, U.K. (December 29, 2019) ]
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bangtanitalianchannel · 4 years ago
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Ciao bics!! Che imbranata !! Ho scritto due volte PDT invece di PTD!!😱😱grazie per le risposta!! 😘ho un’altra domanda .. ma i ragazzi sono davvero cosi? Semplici gentili simpatici e amici? Stanno realmente sempre insieme? Oppure è un po’ tutto studiato ? Li amo così tanto … ed ho paura di rimanere delusa e scoprire che invece sono antipatici montati e finti .. sarebbe un colpo terribile !! Chi di voi ha avuto la possibilità di vederli o appurare che sono realmente così ? Teneriiiiii ❤️grazie 🥰
ciao, assolutamente sì, sono tra le persone più genuine che "conosciamo" 💜 basta vedere un qualsiasi video per notare la chimica e l'affetto che c'è tra di loro, si vogliono molto bene e spesso e volentieri è capitato che gente che lavorasse con loro su set per servizi fotografici e simili raccontasse poi quanto siano gentili e umili, così come appaiono davanti alle telecamere ^-^
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toscanoirriverente · 5 years ago
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Luca Ricolfi: Signorili si nasce
un Paese diventato società signorile di massa e che vive al di sopra delle proprie possibilità. Ma fino a quando?
(...) Ricolfi, La società signorile di massa si regge su tre pilastri. Il primo è la ricchezza accumulata dalle generazioni dei nonni e dei padri: come hanno fatto ad accumularla? Le condizioni fondamentali che nel secondo dopoguerra hanno permesso di accumulare ricchezza sono essenzialmente tre. La prima è la disponibilità della popolazione a fare sacrifici in vista di benefici futuri, un fattore che è venuto meno già verso la fine degli anni ‘70. La seconda è la contenuta pressione fiscale, di cui abbiamo smesso definitivamente di beneficiare dalla metà degli anni ’80 in poi. La terza è il cocktail di svalutazioni competitive e indebitamento pubblico, che ha drogato la crescita economica nel ventennio 1972-1992. Quest’ultimo fattore è venuto meno con gli accordi di Maastricht (1992) e l’ingresso nell’euro (1999).
Salvo forse quella della pressione fiscale, che in teoria potrebbe scendere un po’, anche se difficilmente al livello dei primi anni ’80 (sotto il 35%, contro il 42% di oggi). (...)
Secondo pilastro su cui regge la società signorile di massa è la distruzione della scuola, che in sostanza ha prodotto e produce incolpevoli velleitari totalmente impreparati al lavoro. È un punto in cui ho rivisto un po’ de la Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura. Cosa è andato storto? Si studia troppo o troppo poco? Ci si laurea “male”? La Teoria della classe disagiata è probabilmente il testo più profondo, e libero da preconcetti ideologici, che io abbia letto sull’Italia di oggi, e sui giovani in particolare. Su questo punto, quello della condizione giovanile, il quadro che dipinge Ventura ha molti punti di contatto con quello che ho provato a tracciare io, una prima volta in un capitolo de L’enigma della crescita (Mondadori 2014), poi ne La società signorile di massa (La Nave di Teseo 2019). Lei mi chiede che cosa è andato storto, e dove si è sbagliato nella scuola. A me pare che gli errori capitali siano due, uno antico e mai corretto, l’altro moderno e orgogliosamente rivendicato. L’errore antico è la svalutazione della cultura scientifica e del sapere pratico, un errore che – più che uno sbaglio vero e proprio – è un aspetto della nostra mentalità e della nostra cultura, che è sempre rimasta fondamentalmente e romanticamente anti-industriale e anti-moderna. L’errore più recente, invece, è la scelta di tutti – politici, insegnanti, genitori – di abbassare gli standard dell’istruzione, sia nel senso di diluire i programmi (più nell’università che nella scuola) sia, soprattutto, di abbassare l’asticella della sufficienza.
In concreto questo ha significato tre cose. Primo, svalutare e disincentivare la formazione professionale. Secondo, favorire gli studi più facili o ritenuti tale, a scapito delle materie scientifiche e delle materie umanistiche più impegnative come latino e greco. Terzo, rilasciare titoli di studio fasulli, illudendo i giovani di essere pronti per mestieri che la maggior parte di loro non era preparato a svolgere. Con una conseguenza drammatica: ai ceti subalterni è stata tolta l’unica risorsa – la cultura – che avrebbe loro permesso di competere sul mercato del lavoro con i ceti medi e alti.
Terzo pilastro è “l’immigrazione incontrollata, che ha favorito la formazione di un’infrastruttura para-schiavistica”. Ma a questo punto non converrebbe gettare la maschera? E accettare apertamente quanti più migranti possibile proprio per metterli in queste condizioni paraschiavistiche e proseguire nella nostra – infame, per carità – vita da rentier? È quello che sta succedendo. I ceti popolari non amano gli immigrati perché li vedono – realisticamente – come concorrenti nell’accesso ai servizi pubblici, come rivali nella conquista dei pochi posti di lavoro disponibili con conseguente dumping salariale, come minacce alla sicurezza nelle periferie e nei quartieri degradati. I ricchi e i ceti medi, invece, li vedono un po’ cinicamente come candidati ideali ad occupare le posizioni più umili nella scala sociale: braccianti, muratori, magazzinieri, facchini, badanti, camerieri, lavapiatti, per non parlare dei servizi illegali, come lo spaccio di sostanze, la prostituzione, il gioco d’azzardo illegale. (...)
Un portato abbastanza inevitabile in un Paese che consuma ma non produce è la decrescita: difficilmente quella sarà “felice”. Come potrebbe decrescere l’Italia? Io vedo una grande continuità fra governi di destra e di sinistra, fra governi europeisti e populisti. E anche fra Conte 1 e Conte 2. Nessuno dei governi degli ultimi dieci anni ha seriamente affrontato i due problemi cruciali dell’Italia, l’esplosione del debito e la produttività ferma da vent’anni, tutti hanno preferito cercare consenso aumentando la spesa pubblica piuttosto che restituendo ossigeno all’economia. La verità, temo, è che in Italia il “partito del Pil”, che vorrebbe far ripartire la crescita, è maggioranza nel Paese ma non nei palazzi della politica, dove a prevalere sono le spinte assistenziali. (...)
Quando ci sveglieremo dal nostro sogno signorile? Io credo che una parte minoritaria ma non trascurabile dei cittadini italiani già oggi si renda conto, più o meno confusamente, che viviamo in una società signorile, e che questa condizione non può durare. Tuttavia penso anche che questa minoranza sia destinata a restare tale, perché la maggioranza non ha la minima intenzione di risvegliarsi dal sogno, e la lentezza del nostro declino le permette di nascondere la testa sotto la sabbia.
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soldan56 · 6 years ago
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«Molti giovani del sud che l’anno scorso avevano lavorato nei nostri alberghi - scrive il Sindaco - quest’anno hanno risposto di non tornare a Gabicce perché stavano percependo il reddito di cittadinanza. E se accettassero di tornare perderebbero l’assegno da oltre 700 euro che a loro basta per vivere».
Caro sindaco Domenico Pascuzzi e Caro Matteo Renzi, premettendo che siamo critici rispetto alla misura e alle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza introdotto dal Governo giallo/verde e molto più favorevoli ad un reddito di base universalistico e incondizionato sganciato da un sistema di work fare come quello imposto da Di Maio e soci, ovvero che siamo per una società libera dal lavoro salariato, siamo tuttavia molto contrariati conoscendo bene il settore del lavoro stagionale,  in particolare della Costa romagnola, da questa pseudo polemica politica che giustifica l’assenza di lavoratrici e lavoratori stagionali a causa dell’introduzione del reddito di cittadinanza. “I lavativi e le lavative” del turismo, choosy di lontana memoria, preferirebbero il divano ad un lavoro vero e proprio. Questo sostengono il sindaco di Gabicce Mare, Domenico Pascuzzi e Matteo Renzi. Entrambi del Pd.
Ma di quale lavoro parliamo quando parliamo di lavoro stagionale nel turismo?
Parliamo di un lavoro dove la metà delle ore lavorate non sono retribuite, ovvero si lavora gratis per metà delle ore, dove per 4/5 mesi si lavora senza giorno libero, con retribuzioni da terzo mondo che si aggirano sui 2, 3, 4 euro all’ora, con un monte orario giornaliero che va dalle 10 alle 13 ore di lavoro consecutive e con brevi pause, dove il contratto che si firma, così come il rispetto del CCNL del settore,  il più delle volte è carta straccia ( http://bit.ly/2WXdguW ).
Andateci voi caro Sindaco e caro Renzi a lavorare a queste condizioni, a vivere nelle aziende dove lavorate, nelle soffitte degli hotel o nelle cantine dei ristoranti, in luoghi malsani, sotto controllo del vostro datore di lavoro 24 ore su 24. Poi vi stupite se c’è chi si rifiuta di accettare queste condizioni perché magari percepisce una misura di sostegno al reddito, oppure ricerca altrove la possibilità di un lavoro stagionale ma a ben altre condizioni di quelle imposte dal mercato del lavoro turistico italiano.
Per noi l’introduzione di un reddito di base dovrebbe servire anche a questo oltre che a contrastere la povertà, da un lato a mettere in ginocchio quei settori, come quello turistico, altamente femminilizzato (60% della manodopera è femminile) e sfruttato/razzializzato (sono pochissimi nei territori turistici i lavoratori e le lavoratrici stagionali autoctoni che ricoprono generalmente i lavori con più alta qualifica),  ma anche a contrastare il lavoro come ricatto e l’illegalità diffusa che lo accompagna.
Intanto però, mentre chi ha introdotto misure come il Jobs act, il Piano casa, il Pacchetto Minniti (vero e proprio manuale delle nuove leggi razziali in Italia), imposto politiche a favore delle imprese, delle centrali cooperative e a svantaggio dei lavoratori e delle lavoratrici e del diritto di sciopero, grida alla scandalo definendo la misura del reddito di cittadinanza diseducativa e un vero e proprio autogol di questo (sempre e comunque) indegno Governo, questa tipologia di lavori sono svolti sempre più da persone rese invisibili dalle stesse leggi che questi hanno introdotto,  persone senza diritti che mandano avanti i servizi turistici e il settore.
Le donne dell’est, spesso ridotte a vera e propria merce, sono sostituite sempre più da lavoratori e lavoratrici e provenienti dall’Africa subsahariana che svolgono i lavori più umili e faticosi e sempre back-office.
I contratti a tempo determinato o a chiamata sono sostituiti da centinaia e centinaia di tirocini svolti perlopiù da giovani richiedenti asilo accolti nei Cas o nello Sprar del territorio, tirocini per assistente bagnino, tirocini per lavapiatti…. veri e propri rapporti di lavoro subordinati sostituiti da tirocini a 450 euro al mese (spesso con Garanzia Giovani quindi ZERO costi per l’azienda, ci pensa lo Stato a “pagare” gli/le sfruttati/e) con le medesime condizioni di organizzazione del lavoro sopra descritte e nessuno della filiera di comando che controlla, in primis il tutor dell’ente di formazione. Ce poi tanto lavoro nero, perché questi tirocini raramente scaturiscono in contratti veri e propri, è molto più facile che i tirocinanti diventino poi lavoratori in nero ( http://bit.ly/2WZaHIw ).
Quindi Caro Sindaco e Caro Renzi, avete fatto voi un bel autogol e permesso finalmente a tutti e tutte di leggere la realtà del lavoro nel turismo fuori dalla retorica politica/imprenditoriale e dentro il mondo reale e i rapporti di forza che in esso si esprimono.
Il lavoro nel turismo è un lavoro gravemente sfruttato, sessista e razzista, dove regna un’illegalità diffusa, dove il potere conquistato da una buona parte degli imprenditori del turismo in anni di silenzio complice della politica ma anche delle organizzazioni sindacali confederali, ha portato una vera e propria lotta di classe al contrario. E’ arrivato il momento di invertire questa rotta. MAI Schiavi! MAI Schiave!
ADL Cobas Emilia Romagna
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roby1978 · 2 years ago
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La natura
Servizi umili, gente di genere ecosistemi sembrano Ma ancora vige il sentimento di povertà nel griggio rancore di tutti, Vadano le cose cosi e ogni improvisazione certo è; Un canto di paure e silenzo che spiegano l’animale che in noi Ma dai migliorerano e domani il nostro consiglio verra adescato per il mondo migliorato
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beppebort · 3 years ago
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La visitazione della Beata Vergine Maria.
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Pietro Gaudenzi-Visitazione
L'"Ave Maria", la preghiera con cui salutiamo ed invochiamo la Vergine, iniziata dall'Angelo Gabriele, è oggi proseguita e completata da Elisabetta. La prescelta da Dio, per essere la madre del Signore, colei che concepirà il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, ha saputo dal messo divino che anche Elisabetta, che tutti dicevano sterile, è ormai prossima alla maternità. La Madre di Dio, che si era professata "la serva del Signore", ora la vediamo salire in fretta, verso la montagna, per raggiungere la sua parente e diventare la sua serva. Splende l'umiltà di Maria, brilla di luce vera nel suo cuore purissimo l'amore del Signore; è piena di grazia, lo Spirito Santo è sceso su di lei, la potenza dell'Altissimo l'ha adombrata, ora sollecita e quasi ignara della sublime dignità a cui Dio stesso l'ha innalzata, deve testimoniare lo stesso amore ad Elisabetta, deve prestare a lei quegli umili servizi di cui ogni mamma ha bisogno prima del parto. Proprio da questa testimonianza è della completa disponibilità di Maria, proprio nel dare gratuitamente amore, anche ciò che è arcano, velato nel mistero e chiuso nel segreto del cuore, si svela in un incontro di due anime votate a Dio e illuminate dallo steso Spirito. Al saluto di Maria esulta il bambino nel grembo di Elisabetta. Lei, piena di Spirito Santo, riconosce nella giovane parente "la madre del Signore" e la proclama "benedetta fra tutte le donne" perché ha creduto alla parola del Signore. Esplode in un canto di lode e di ringraziamento la vergine Maria: canta e magnifica il Signore, esulta in Dio salvatore, perché ha posato il suo sguardo di compiacenza sulla sua povertà. Ora più nulla può nascondere Maria e la sua "beatitudine" dovrà essere proclamata nei secoli futuri. La misericordia divina sta per espandersi sul nostro mondo per tutti coloro che, con la stessa umiltà di Maria, accoglieranno i doni di Dio. L'incarnazione del Verbo viene a cancellare la superbia degli uomini e ad esaltare gli umili. La grande promessa di salvezza definitiva ed universale, scandita da Dio sin dal principio, ora si compie, sta per nascere nel grembo della vergine Maria. I motivi della gioia vengono lanciati da quel canto a tutta l'umanità, l'esultanza di Maria si trasferisce alla Chiesa del suo Bambino, che ancora ogni giorno al calar del sole, con le stesse parole, con la stessa gioia canta il suo "Magnìficat". Abbiamo imparato da lei e ci verrà confermato da Cristo stesso che i privilegi divini non vengono dati per una personale esaltazione, ma per la gloria di Dio e per l'edificazione del nostro prossimo. Maria, la benedetta fra tutte le donne, la Madre del Signore, prima del suo Gesù, insieme a lui, portato in grembo, sale la montagna per essere la serva di Elisabetta e la nostra serva, assumendo così il suo ruolo di Madre della Chiesa, prima ancora che il suo Figlio, morente sulla croce, la proclamerà tale.
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divina-volonta · 3 years ago
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22.05.22 🌹SANTA RITA DA CASCIA I SANTI IN CIELO😇 attendono che le creature in terra rifacciano nella Divina volontà i loro atti santi ma fatti in modo umano, per sostituirli con atti divini Febbraio 13, 1919 Vol 12 Libro di Cielo, Luisa Piccarreta . Figlia diletta del mio Volere, vuoi VENIRE NELLA MIA VOLONTÀ A SOSTITUIR[TI] IN MODO DIVINO A TANTI ATTI non fatti dagli altri nostri fratelli? a tanti altri FATTI UMANAMENTE e ad altri atti SANTI, SÌ, MA UMANI E NON IN ORDINE DIVINO? Io tutto ho fatto nell'ordine divino, ma non sono contento ancora, voglio che la creatura entri nella mia Volontà ed in modo divino venga a baciare i miei atti, sostituendosi a tutto come feci io. Perciò vieni, vieni, lo sospiro, lo desidero tanto, che mi metto come in festa quando veggo che la creatura entra in questo ambiente divino e moltiplicandosi insieme con me si moltiplica in tutti, ed ama, ripara, [si] sostituisce a tutti e per ciascuno in modo divino. Le cose umane non le riconosco più in lei, ma [sono] tutte cose mie; il mio amore sorge e si moltiplica, le riparazioni si moltiplicano all infinito, le sostituzioni sono divine. CHE GIOIA! CHE FESTA! GLI STESSI SANTI si uniscono con me e fanno festa e ASPETTANO CON ARDORE CHE UNA LORO SORELLA [SI] SOSTITUISCA AGLI STESSI ATTI LORO, SANTI NELL'ORDINE UMANO, MA NON NELL'ORDINE DIVINO; MI PREGANO CHE SUBITO FACCIA ENTRARE IN QUESTO AMBIENTE DIVINO LA CREATURA e CHE TUTTI I LORO ATTI SIANO SOSTITUITI SOLO COL VOLER DIVINO e con l' impronta dellEterno. L'HO FATTO IO PER TUTTI, ORA VOGLIO CHE LO FACCIA TU PER TUTTI . Quindi.... Come spiega Gesù a Luisa: RIFACCIAMO con l' intenzione NELLA DIVINA VOLONTÀ TUTTI GLI ATTI SANTI DI SANTA RITA🌹... tutte le sue prove, i suoi atti di perdono ai nemici, i suoi atti di obbedienza al marito e alle suore, i suoi servizi umili e nascosti, perché rismadltati nella Divina Volonta raggiungano i cuori degli uomini di tutti i luoghi e tempi, di tutte le vocazioni matrimoniali e religiose..aprendoli tutti alla Divina Volontà, alla felicità piena e celeste già in Terra 👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇 https://www.facebook.com/groups/2809619742601483/permalink/3277606665802786/ https://www.instagram.com/p/Cd3h2Q8jLRY/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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giancarlonicoli · 5 years ago
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18 ago 2020 09:37 1. È MORTO CESARE ROMITI: L’EX MANAGER DELLA FIAT AVEVA COMPIUTO 97 ANNI IL 24 GIUGNO 2. L'AMICIZIA CON CUCCIA, CHE LO SEGNALA A GIANNI AGNELLI, QUELLO CON DE BENEDETTI (“NON PIACEVA ALL'AVVOCATO PERCHÉ SI DAVA TROPPE ARIE”), L'AUTUNNO CALDO 3  “IL MONOGIORNALE STAMPA-REPUBBLICA CON ME E GIANNI NON SI SAREBBE MAI FATTO. C’È QUALCOSA DI INNATURALE, LA CONCORRENZA STIMOLAVA A FARE GIORNALI MIGLIORI. ORA...” 4. LE RIVELAZIONI SU TANGENTOPOLI: IL POOL DI "MANI PULITE" LO SPINSE A COLLABORARE PER..
AVE CESARE - ROMITI: “IL MONOGIORNALE STAMPA-REPUBBLICA CON ME E GIANNI AGNELLI NON SI SAREBBE MAI FATTO. C’È QUALCOSA DI INNATURALE, LA CONCORRENZA STIMOLAVA A FARE GIORNALI MIGLIORI, SARA’ ANCORA COSì? - “DE BENEDETTI NON PIACEVA ALL’AVVOCATO PERCHÈ SI DAVA TROPPE ARIE”
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ave-cesare-romiti-monogiornale-stampa-repubblica-me-gianni-120729.htm
ROMITI RIVELA DI COME NEL ’93 (IN PIENA TANGENTOPOLI) FU SPINTO DAL POOL DI MANI PULITE A COLLABORARE PER NON FINIRE IN MANETTE - FACCI: FORSE È LA VOLTA CHE UN PEZZO DELLA STORIA DELLA FIAT E DI TANGENTOPOLI SI PUÒ RACCONTARLA DAVVERO - ROMITI SCARICÒ LE RESPONSABILITÀ SULLE SOCIETÀ CONTROLLATE E FU RIMANDATO A CASA. IL POOL AVEVA I SUOI COLPEVOLI… (13 APRILE 2012)
https://m.dagospia.com/tangentopoli-col-fiat-sul-collo-cesare-romiti-rivela-i-rapporti-segreti-tra-il-pool-di-mani-37837
DATE A CESARE QUEL CHE È DI CESARONE: ROMITI FA 9O MA NON METTE PIU’ PAURA CON I SUOI RICORDINI – A UN GIORNO DAL COMPIMENTO DEI SUOI NOVANT’ANNI, CESARE ROMITI RIPERCORRE LA SUA VITA, DA QUANDO SOFFRÌ LA FAME AL TEMPO DELLA GUERRA FINO AGLI ANNI IN CUI GUIDÒ IL LINGOTTO - I SUOI RAPPORTI DI ODIO E AMORE CON GLI AGNELLI, L’AMICIZIA CON CUCCIA, LO SCONTRO CON DE BENEDETTI, LA DELUSIONE DEL BANANA (23 GIUGNO 2013)
https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/date-cesare-quel-che-cesarone-romiti-fa-9o-ma-non-mette-piu-58165.htm
Morto Cesare Romiti, manager duro e quasi brutale (ma vero fino in fondo)
Paolo Bricco per www.ilsole24ore.com
È morto Cesare Romiti. Aveva compiuto 97 anni il 24 giugno. Romiti è stato uno degli archetipi della storia italiana. Per il percorso professionale, che ha avuto il suo cuore nella Fiat, la principale Impresa-Stato che l’Italia abbia avuto nel Novecento. E per il suo essersi trasformato – nella rappresentazione della vita pubblica del nostro Paese – in una personalità paradigmatica grazie alla caratura, all’intensità e alla forza del suo potere.
L’uomo dell’eccezione italiana
Romiti si è trovato – mille volte – ai crocevia di un Paese in cui appunto il potere non è mai univoco, ma esiste in dimensioni mutevoli e molteplici ed è sempre all’intersezione fra differenti dimensioni, ai confini fra tanti mondi: l’industria e la finanza, la politica e l’editoria, la geopolitica e i circoli internazionali riservati. In questo, lui ha rappresentato la norma italiana.
Ma Romiti ha costituito anche l’eccezione italiana. In un Paese in cui il potere spesso si trasmette e non si conquista e le carriere sovente si ereditano e non si costruiscono, è infatti partito da condizioni molto umili. È di Roma. È il secondo di tre fratelli. È figlio di un impiegato delle Poste che muore all’improvviso a 47 anni lasciando la famiglia in condizioni finanziarie non semplici. Si diploma in ragioneria e si laurea in economia, nell’università della sua città, studiando la sera e lavorando di giorno.
L’apprendistato in Bombrini Parodi Delfino
Il primo passaggio fondamentale è nel 1947, quando all’età di 24 anni viene assunto al Gruppo Bombrini Parodi Delfino. L’azienda di Colleferro, nella campagna laziale, ha due caratteristiche. La prima è la specializzazione in produzioni militari.
La seconda è connessa alla prima: per la sua natura strategica, è sotto l’ala protettrice e sotto l'occhio vigile dei servizi e delle strutture di sicurezza occidentali, non solo italiane, ma soprattutto americane. La miscela di specializzazione industriale avanzata e di cifra politica atlantica rende questa impresa una fucina della classe dirigente industriale e finanziaria, formata oltre che alle logiche della fabbrica e del mercato anche al senso della diplomazia e degli equilibri, visibili e invisibili.
Romiti, a Colleferro, diventa direttore finanziario e lavora a fianco di Mario Schimberni: il futuro presidente della Montedison è responsabile dell’amministrazione e del controllo di gestione. Dopo la fusione con la Snia Viscosa, nel 1968, Romiti diventa direttore generale e inizia a costruire il rapporto di fiducia personale con Cuccia, che segnerà la sua ascesa definitiva.
La fiducia di Cuccia, Alitalia e poi la Fiat
Nel 1970 è prima direttore generale e poi amministratore delegato dell’Alitalia, confermandosi uno dei manager di Stato più determinati e influenti. Nel 1973 è all’Italstat.
Nel 1974, nel pieno della crisi petrolifera che sta dissestando i conti della Fiat, su richiesta di Gianni Agnelli Cuccia lo segnala come direttore centrale di finanza, amministrazione e controllo del gruppo. La sua posizione è quella di uomo dei conti. Nel 1976 diventa amministratore delegato, insieme a Umberto Agnelli – anche vicepresidente e poi in politica con la Dc – e a Carlo De Benedetti, che ha una posizione di preminenza, ma che lascia l’incarico dopo cento giorni.
Quell’autunno caldo del 1980
Da allora, l’ascesa di Romiti dentro alla Fiat e dentro l’economia e la società italiane è formidabile. Un passaggio importante avviene nel 1980. Gradualmente ma con determinazione espelle la violenza e annichilisce l’anarchia dentro alle fabbriche.
La sinistra radicale ha, in alcuni casi, subito una metastasi nella lotta politica armata, in tutta Italia e, anche, a Torino. Il sindacato ha quasi perduto il controllo di se stesso. Nessuno riesce a ristabilire l’ordine negli impianti. L'azienda è fuori mercato. Il 5 settembre 1980 la Fiat mette in cassintegrazione per 18 mesi 24mila dipendenti (quasi tutti operai). L’11 settembre – dopo una settimana di trattative con i sindacati, dure al limite del parossismo – la Fiat annuncia 14.469 licenziamenti. A questa decisione – in una Fiat in cui ha in mano ogni leva strategica, gestionale e «disciplinare» Romiti – corrispondono lo sciopero e i picchettaggi ai cancelli. Il 26 settembre Enrico Berlinguer è a Torino e esprime ai lavoratori l'appoggio del Partito Comunista.
La marcia dei quarantamila
I giorni diventano folli. I sindacati non cedono. Non lo fa nemmeno la Fiat che, nella persona di Romiti, definisce i licenziamenti essenziali per non fare fallire l’azienda. Da allora si susseguono degli scontri feroci e si verifica il congelamento di ogni attività industriale.
Il 14 ottobre 1980 si svolge la cosiddetta marcia dei quarantamila che porta in strada i quadri della Fiat – come venivano chiamati i funzionari appena un gradino al di sotto della dirigenza – e con loro i dirigenti di Corso Marconi. Romiti non è il fautore della marcia, che viene organizzata dal capo dei quadri aziendali Luigi Arisio, fino ad allora sconosciuto all’opinione pubblica, e che ha l'appoggio tecnico – nella prima linea manageriale della Fiat - in particolare di Carlo Callieri e di Cesare Annibaldi. Ma dà il suo placet, sovraintende a tutta l’operazione ed è pronto a trasformarla in risultato politico.
Un gradino sotto l’Avvocato
Tre giorni dopo la marcia dei quarantamila, la dirigenza della Fiat trova – da una posizione di forza - un punto di equilibrio con i sindacati confederali, che riconoscono l’insostenibilità della situazione: ritira i licenziamenti, per quanto confermi la cassintegrazione a zero ore per 22mila dipendenti. Da allora, Romiti costruisce una posizione senza pari all’interno del gruppo torinese, in un rapporto strettissimo con la Mediobanca di Cuccia che in più passaggi, dall’esterno, gli conferisce sempre più peso specifico e lo «introna» come numero uno, anche al posto di Umberto Agnelli.
Nel 1988, dopo uno scontro di potere cruento, gli Agnelli rinunciano alla ipotesi di nominare numero uno di tutto il gruppo Vittorio Ghidella. Ghidella è l’uomo della Fiat Uno. L’ultimo ingegnere ad avere costruito la leadership della Fiat sull’auto europea. Uscito Ghidella, Romiti è il dominus. Prevale spesso sugli Agnelli grazie al rapporto privilegiato con Mediobanca, che appunto lo colloca appena un gradino sotto l’Avvocato e comunque sopra suo fratello Umberto, ormai nelle finanziarie di famiglia. Determina la strategia degli anni Novanta: la conglomerata che investe in altri settori rispetto all’auto. Una scelta che impedirà alla Fiat di effettuare gli imponenti cicli di investimenti che, invece, in quel decennio faranno i produttori tedeschi e asiatici.
Dopo la Fiat, tra Rcs e Impregilo
La centralità di Cesare Romiti è sintetizzata dal valore della sua buonuscita che, fra soldi e partecipazioni, ammonta nel 1998 a 105 miliardi di lire per i 24 anni di attività e a 99 miliardi di lire per il patto di non concorrenza. Dopo l’uscita da Fiat, guida Gemina (una sua quota fa parte della liquidazione) che controlla Rizzoli Corriere della Sera e la società di costruzioni Impregilo.
Romiti è presidente di Rcs dal 1998 al 2004, diventando poi presidente onorario. Nel 2005 entra nel patto di sindacato degli Aeroporti di Roma. Poco alla volta Romiti perde presa sul capitalismo italiano. La sua famiglia – oltre a lui, i due figli Maurizio e Piergiorgio – è estromessa prima da Gemina, poi da Impregilo e quindi da Aeroporti di Roma. Nel 2003 Romiti costituisce la Fondazione Italia Cina.
In piedi a messa ai funerali di Agnelli
La forza di Romiti – anche nella sua dimensione psicologicamente egemonica e fisicamente rocciosa – è rappresentata dall’immagine di lui che, il giorno della sepoltura di Gianni Agnelli (il 27 gennaio 2003), trascorre nel duomo di Torino tutta la messa in piedi - dritto come un fuso e imponente come una colonna - mentre tutti sono seduti sulle panche. A dieci anni dalla morte di Gianni Agnelli ha detto al Corriere della Sera: «In chiesa lui faceva così.
Ricordo una domenica in cui andai a trovarlo a Villar Perosa. Mi portò a messa. La moglie con i figli erano davanti. Lui era in fondo, e rimase in piedi per l’intera funzione: “Romiti, rimanga in piedi con me”. Gliene chiesi il motivo. Rispose che aveva avuto un’educazione cattolica e quello era il modo per dimostrare, se non la fede, la fedeltà. Restare in piedi al suo funerale era il mio modo di rendergli omaggio».
Sulla sua ascesa e sul suo declino, rimangono le parole dette al Sole 24 Ore il 15 febbraio 2009: «Può darsi che un bravo manager non sia anche un bravo padrone. Può darsi. Ben vengano tutte le critiche. Ma io non ho mai accettato quello che i cosiddetti padroni hanno accettato in tanti anni di vita industriale del Paese. L’essere accomodanti, cosa che ha portato gente di qualità mediocre a occupare posti importanti. Ma ha anche portato il Paese nelle condizioni disperate in cui si trova ora». Cesare Romiti: duro e quasi brutale, efficace ma vero, fino in fondo.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Chi si sta già mettendo avanti con la pianificazione delle vacanze può prendere in considerazione un’interessante offerta di lavoro che permetterà di coniugare professionalità e divertimento. In Francia, infatti, l’agenzia di reclutamento specializzata Silver Swan Recruitment ha aperto le selezioni per la ricerca per due persone per la gestione di una chiatta di lusso. La nave solcherà i corsi d’acqua e i laghi francesi, per tutta la prossima estate, per cui è richiesta massima disponibilità. Chi stanno cercando? Due figure professionali, in particolare una hostess e un marinaio, che lavoreranno fianco a fianco di un team affiatato di 3 persone. I candidati ideali sono descritti come persone entusiaste, umili, desiderose d’apprendere, che abbiano a cuore il benessere dei passeggeri e che, quindi, possano offrire loro la migliore esperienza possibile. Ma soprattutto devono provare di lavorare bene insieme, anche con gli altri. Ecco perché potrebbe essere un’idea proporsi in coppia. Chi ha un amico o compagno con cui va d’amore e d’accordo, anche sul lavoro, e vuole intraprendere questa entusiasmante avventura, quindi, non perda tempo perché le selezioni sono già state aperte. L’addestramento nautico sarà a carico dell’azienda, che formerà i due fortunati prescelti prima dell’avvio ufficiale del lavoro. Inoltre, verranno forniti consigli utili per affrontare questo lavoro di grande responsabilità e per accogliere al meglio i viaggiatori che sceglieranno la chiatta per i loro spostamenti. La coppia non si occuperà solo della navigazione ma, in base anche al ruolo ricoperto, della gestione di servizi come la colazione e la cena, della pulizia del ponte, dell’assistenza durante le emergenze oltre a compiti di manutenzione generale. Manca solo un dettaglio: lo stipendio. L’azienda per ora offre circa 1400 euro a cui si aggiungono alloggio e pasti gratuiti. Inoltre, è consentito l’uso della chiatta quando non ci sono ospiti a bordo. Un modo di certo unico per chi vuole trascorrere l’estate in maniera alternativa, ma nasconde anche un lato romantico. Gestire una nave è impegnativo, è vero, ma nei momenti più calmi sarà bellissimo scoprire la Francia e le sue città da un punto di vista nuovo, navigando in una delle più belle regioni del mondo. Fonte: iStock https://ift.tt/2VuUwlh Vacanze estive alternative: in Francia pagano per viaggiare su una chiatta di lusso Chi si sta già mettendo avanti con la pianificazione delle vacanze può prendere in considerazione un’interessante offerta di lavoro che permetterà di coniugare professionalità e divertimento. In Francia, infatti, l’agenzia di reclutamento specializzata Silver Swan Recruitment ha aperto le selezioni per la ricerca per due persone per la gestione di una chiatta di lusso. La nave solcherà i corsi d’acqua e i laghi francesi, per tutta la prossima estate, per cui è richiesta massima disponibilità. Chi stanno cercando? Due figure professionali, in particolare una hostess e un marinaio, che lavoreranno fianco a fianco di un team affiatato di 3 persone. I candidati ideali sono descritti come persone entusiaste, umili, desiderose d’apprendere, che abbiano a cuore il benessere dei passeggeri e che, quindi, possano offrire loro la migliore esperienza possibile. Ma soprattutto devono provare di lavorare bene insieme, anche con gli altri. Ecco perché potrebbe essere un’idea proporsi in coppia. Chi ha un amico o compagno con cui va d’amore e d’accordo, anche sul lavoro, e vuole intraprendere questa entusiasmante avventura, quindi, non perda tempo perché le selezioni sono già state aperte. L’addestramento nautico sarà a carico dell’azienda, che formerà i due fortunati prescelti prima dell’avvio ufficiale del lavoro. Inoltre, verranno forniti consigli utili per affrontare questo lavoro di grande responsabilità e per accogliere al meglio i viaggiatori che sceglieranno la chiatta per i loro spostamenti. La coppia non si occuperà solo della navigazione ma, in base anche al ruolo ricoperto, della gestione di servizi come la colazione e la cena, della pulizia del ponte, dell’assistenza durante le emergenze oltre a compiti di manutenzione generale. Manca solo un dettaglio: lo stipendio. L’azienda per ora offre circa 1400 euro a cui si aggiungono alloggio e pasti gratuiti. Inoltre, è consentito l’uso della chiatta quando non ci sono ospiti a bordo. Un modo di certo unico per chi vuole trascorrere l’estate in maniera alternativa, ma nasconde anche un lato romantico. Gestire una nave è impegnativo, è vero, ma nei momenti più calmi sarà bellissimo scoprire la Francia e le sue città da un punto di vista nuovo, navigando in una delle più belle regioni del mondo. Fonte: iStock Chi cerca un’esperienza di viaggio unica e originale può provare a candidarsi per gestire, la prossima estate, una chiatta di lusso nei fiumi e laghi francesi, come hostess o marinaio.
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🌸🌸🌸 “Vivere da figlio... vivere da servo” “Siamo servi inutili…” (Lc 17, 10) "Il vivere nella mia Volontà è vivere da figlio; il fare la mia Volontà è vivere da servo. Nel primo, ciò che è del padre è del figlio; e molte volte fanno più sacrifizi i servi che i figli: a loro spetta esporsi a servizi più faticosi, più umili, al freddo, al caldo, a viaggiare a piedi; infatti quanto non hanno fatto i miei santi per eseguire gli ordini della mia Volontà? Invece il figlio sta con suo padre, tiene cura di lui, lo rallegra coi suoi baci e con le sue carezze, comanda ai servi come se comandasse suo padre; se esce non va a piedi, ma viaggia in carrozza. E se il figlio possiede tutto ciò che è del padre, ai servi non si dà altro che la mercede del lavoro che hanno fatto e restano liberi di servire o non servire il loro padrone, e se non servono non hanno più diritto di ricevere nessun altro compenso. Invece tra padre e figlio nessuno può togliere questi diritti, che il figlio possiede i beni del padre; nessuna legge, né celeste né terrestre, può togliere questi diritti né svincolare la figliolanza tra padre e figlio. Figlia mia, il vivere nella mia Volontà è il vivere che più si avvicina ai beati del Cielo; ed è tanto distante da chi fa la mia Volontà e sta fedelmente ai miei ordini, quanto è distante il Cielo dalla terra, quanta distanza passa tra figlio e servo, tra re e suddito. E poi questo è un dono che voglio fare in questi tempi sì tristi: che non solo facciano la mia Volontà, ma che la posseggano. Non sono forse io padrone di dare ciò che voglio, quando voglio e a chi voglio? Non è padrone un signore di dire ad un servo: ‘Vivi in casa mia, mangia, prendi, comanda come un altro me stesso’? E per fare che nessuno possa impedirgli il possesso dei suoi beni, si legittima questo servo per figlio e gli dà il diritto di possedere. Se ciò può fare un ricco, molto più posso farlo io. Questo vivere nel mio Volere è il dono più grande che voglio fare alle creature; la mia bontà vuole sempre più sfoggiare in amore verso le creature, ed avendo loro dato tutto, né avendo più che dar loro per farmi amare, voglio far dono... #DivinaVolontà #LuisaPiccarreta https://www.instagram.com/p/B4wb3hxKzAR/?igshid=1hkx2h7hy0bqt
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