#scrittori della domenica
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"Se avessi l'ingegno del Cervantes, io farei un libro per purgare, come egli la Spagna dall'imitazione de' cavalieri erranti, così io l'Italia, anzi il mondo incivilito, da un vizio che, avendo rispetto alla mansuetudine dei costumi presenti, e forse anche in ogni altro modo, non è meno crudele né meno barbaro di qualunque avanzo della ferocia de' tempi medii castigato dal Cervantes. Parlo del vizio di leggere o di recitare ad altri i componimenti propri: il quale, essendo antichissimo, pure nei secoli addietro fu una miseria tollerabile, perché rara; ma oggi, che il comporre è di tutti, e che la cosa più difficile è trovare uno che non sia autore, è divenuto un flagello, una calamità pubblica, e una nuova tribolazione della vita umana."
Giacomo Leopardi, Pensieri, XX
#leopardi#giacomo leopardi#Cervantes#chisciotte#dilettanti#scrivere#scrittori#scrittori della domenica#velleità#ambizioni
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Il film più bello che tu abbia mai visto e perché. Grazie.
Buona domenica.
Questa è sempre una domanda complessa, per me; ogni film mi ha colpito in un modo diverso e mi risulta molto difficile prediligerne uno rispetto agli altri... ma succede anche con i dischi, con i videogames, con i libri, con le opere d'arte e via dicendo.
Ciò premesso, in questa luminosa mattina di maggio scelgo ...
UN FILM PER OGNI ARBITRARIA CATEGORIA DELLA MIA TESTA!
Categoria "Film di Quentin Tarantino"
A mani bassissime, "Bastardi Senza Gloria". Visto al cinema con un carissimo amico, ricordo ancora le nostre facce stupefatte dalla maestria vista a schermo, specialmente nella primissima parte introduttiva, e credo sia il film che più di tutti in assoluto dimostri che Tarantino sia molto di più di un simpatico cazzone con un gran talento e il vizio delle citazioni facili.
Runner-up: "Kill Bill" ma se fai un film in due parti è un po' barare, per me. Comunque notevole.
Categoria "Film d'azione degli anni '80-'90"
Qui mi trovo quasi in un imbarazzo serio quanto come con la prima domanda. Però non sarà domenica mattina per sempre (ah-ah, citazione in incognito) e quindi scelgo "Grosso Guaio a Chinatown", troppo spesso dimenticato dalle programmazioni regolari pur avendo due frecce incredibili al proprio arco, vale a dire Carpenter alla regia e Kurt Russell come protagonista.
Runner-up: "Predator".
Categoria "Fantasy & Derivati"
Quando hai visto la trilogia de "Il Signore Degli Anelli" al cinema, c'è poco da fare o da discutere. Oggi magari sembra poca roba, all'epoca (e non stiamo parlando degli anni '50, ma degli scarsi primi del secolo) lo si guardava sul grande schermo pensando: come cazzo hanno fatto?
Runner-up: "Conan" di Milius e "Ladyhawke".
Categoria "Film d'epoca"
Qui, per ragioni sentimentali, scelgo "L'anno scorso a Marienbad" di Alain Resnais. Le ragioni sentimentali sono: mio padre. (Ci ho fatto un post, qualche anno fa. Non so se resista ancora da qualche parte.).
Runner-up: "Harvey", di Henry Koster, con James Stewart. Bellissimo.
Categoria "Commedie Italiane"
Uh, questa è durissima. Però quando hai sottomano una roba come "Non ci resta che piangere", scritto, diretto e interpretato da Benigni e Troisi in stato di grazia, è difficile fare meglio.
Runner-up: "Vieni avanti, cretino!" di Luciano Salce, con un Lino Banfi che si mangia a colazione qualsiasi Jim Carrey in una sequenza di gag e scenette una più nonsense dell'altra.
Categoria "Fantascienza e dintorni"
"Blade Runner" e "Alien". Si, tutti e due. No, non sono disposto a trattare.
Runner-up: "Star Trek II: L'Ira di Khan", perché cazzo se regge bene al passare del tempo. E no, non ci metto Star Wars nonostante l'affetto che provo per il franchise.
Categoria "Film tratti da libri"
In genere si dice "è meglio il libro"... ma qui almeno va detto che merita tantissimo (anche per la sua genesi, consiglio di recuperare diversi articoli a proposito del rapporto tra regista e scrittori) "Stalker", di Andrej Tarkovskij, tratto da "Picnic sul ciglio della strada" di Arkadij e Boris Strugackij.
Runner-up: "Arancia Meccanica" perché puoi dare qualsiasi cosa a Kubrick e ne trarrà fuori il capolavoro che non sapevi di avere in mano.
Categoria "Commedie Americane"
Qui sicuramente si vede quanto io sia old-school, dato che tutti i film "commedia" sull'onda dei vari something-movie (scary movie, epic movie etc.) mi fanno abbastanza pena.
E quindi non posso che votare per "Una pallottola spuntata", diretto da David Zucker e con quel figo di Leslie Nielsen (e relativi seguiti, ma qui il primo è imbattibile).
Runner-up: "L'aereo più pazzo del mondo", perché "lo so lo so lo so!" "lo sa, lo sa, lo sa!" "lo faaaaaaaa"
Basta, mi fermo qui o vado avanti tutta la mattina. Grazie per l'ask!
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Carlos Javier Jarquín, scrittore, poeta e editorialista nicaraguense residente in Costa Rica, intervistato da Pietro La Barbera ed Elisa Mascia durante il programma bilingue italiano-spagnolo "Alla ricerca della vera bellezza" il giorno 9-2-2025, pubblicazione di Elisa Mascia -Italia
Foto cortesia di Carlos Javier Jarquin Al programma bilingue italiano-spagnolo Alla ricerca della vera bellezza di Pietro La Barbera ed Elisa Mascia che ogni domenica, da inizio ottobre 2023, è diventato un appuntamento con poeti, scrittori, artisti, musicisti, cantanti dell’America Latina ma anche di altri Paesi che si collegano dal vivo in YouTube e Facebook per promuovere talenti e dare loro…
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Buongiorno e buona domenica a tutti, sono Elena e oggi vi svelo una piccola curiosità sul mio libro Il tesoro è nei ricordi. Diario di un amore felino pubblicato in esclusiva su Amazon KDP.
A pagina 204 dell’Epilogo parlo della misteriosa frase 183 del Bacio Perugina e oggi ve la svelo perché mi è stata molto d’aiuto in un periodo d’incertezza❣️
Seguite questo link 🔗 https://bit.ly/48bJW65
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Prima tappa nazionale dello Strega Tour all’ex Monastero dei Benedettini di Catania. Pienone di pubblico per la “dozzina” del più importante premio letterario
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Sullo sfondo il manifesto del premio Strega 2024 firmato da Andrea Tarella: dalla testa di una strega occhiuta emergono creature care all’immaginario letterario, come incantate da una magia. E le oltre 400 persone che stamattina hanno riempito l’auditorium del DISUM all’ex Monastero dei Benedettini, hanno vissuto la fascinazione delle storie partecipando alla prima tappa nazionale del più prestigioso premio letterario italiano.
Per il secondo anno di fila è stata Catania a ospitare la dozzina semifinalista dello Strega, grazie ancora una volta al Catania Book Festival, l’evento ideato e organizzato da Simone Dei Pieri e da un instancabile staff di giovanissimi ma già navigati promotori culturali. A intervistare le autrici e gli autori nell’ambito dei titoli proposti dagli “Amici della domenica” al Premio Strega 2024, sono stati Mattia Insolia e Lorena Spampinato, entrambi giovani scrittori già affermati.
Quest’appuntamento ha incontrato anche la collaborazione dell’ Università di Catania, della Fondazione Federico II- Regione Siciliana, del Comune di Catania e della società di consulenza Balena Bianca, rappresentati sul palco dalla direttrice DISUM, Marina Paino, che ha aperto l’incontro, da Giuseppe D’Ippolito, in rappresentanza della Fondazione e dall’assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Andrea Guzzardi.
I saluti sono arrivati anche da Valerio Valzelli per Bper Banca, lo sponsor nazionale del Premio Strega.
Simone Dei Pieri ha ricordato che, “oltre a vantare una storia secolare, purtroppo Catania è anche una città con percentuali spaventose di abbandono scolastico, in cui metà delle biblioteche locali sono chiuse mentre in Sicilia oltre 4 milioni di persone non hanno letto un libro durante lo scorso anno”.
Di contro, però, “se i libri servono a qualcosa, allora servono a comprendere, a immaginare e soprattutto a cambiare la realtà, se questa non ci piace. - ha sottolineato il direttore del Catania Book Festival- Per questo motivo dopo la grande festa di oggi, serve rimettere al centro chi non ha accesso alla lettura, ma anche chi, nonostante anni di studio alle spalle, vede vanificati i propri sforzi”.
E di consapevolezza, soprattutto letteraria, hanno parlato anche gli undici semifinalisti presenti a Catania (Paolo Di Paolo, autore di “Romanzo senza umani”, edito da Feltrinelli e proposto da Gianni Amelio, non è potuto intervenire), ciascuno custode di una storia.
Sonia Aggio, autrice di “Nella stanza dell’imperatore” (Fazi), proposto da Simona Cives, offre ai lettori un romanzo storico che mostra il volto segreto dell’Impero romano d’Oriente alla corte dei Basileus di Bisanzio e racconta l'ascesa al trono dell'imperatore bizantino Giovanni Zimisce. “Ho pensato alla situazione sovrannaturale, alle streghe, per creare una situazione d'incertezza e dare umanità a una persona esistita più di mille anni fa”.
In “Adelaida” (Nutrimenti) di Adrián N. Bravi, romanzo proposto da Romana Petri, la protagonista è Adelaida Gigli, una delle figure femminili più sorprendenti dell'Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, la donna “era una di quelle figure che hanno segnato la mia vita dopo che lho conosciuta. - dice Bravi- Frequentare lei era per me come riscoprire le mie radici. Mai avrei pensato di poterlo fare a Recanati”.
Donatella Di Pietrantonio con “L’età fragile” (Einaudi), proposto da Vittorio Lingiardi, richiama un episodio di cronaca che risale agli anni Novanta, accaduto nel cuore dell'Abruzzo appenninico, e si occupa proprio della vulnerabilità quale compagna di tutti i personaggi: “Non avevo mai pensato di scrivere sulla violenza di genere perché temevo che potesse diventare un’operazione programmatica. L’avevo escluso”.
Tommaso Giartosio in “Autobiogrammatica” (minimum fax), proposto da Emanuele Trevi, narra di un’esistenza – unica e comune – intrecciata con la sacralità del linguaggio del lessico famigliare. “Ginzburg racconta benissimo il lessico famigliare da cui ciascuno di noi può riconoscersi. Il rapporto con i genitori è solo accoglienza ma anche conflitto. I genitori, e i genitori dei nostri genitori, ci consegnano un mondo al quale ci possiamo riconoscerci anche no. L’unico modo per raccontare la propria vita senza cadere nell’auto referenza per me è stato proprio passare dal linguaggio”.
Antonella Lattanzi con “Cose che non si raccontano” (Einaudi), proposto da Valeria Parrella, racconta il desiderio di essere madre in un romanzo autobiografico molto intenso dove il corpo e il dolore sono protagonisti. “Le donne non parlano mai di aborto anche quando hai cercato di una gravidanza . Ho pensato a tutti i corpi medicalizzati devono avere una voce e ho pensato che dalla rabbia poteva nascere un romanzo”.
Valentina Mira è autrice del romanzo “Dalla stessa parte mi troverai” (SEM), proposto da Franco Di Mare, e riesamina la storia di Mario Scrocca, un giovane ingiustamente arrestato per due omicidi nell’ambito della strage di Acca Larentia e che venne trovato morto impiccato in una cella del carcere di Regina Coeli. Il romanzo è stato al centro di molte polemiche da parte del centro destra italiano. “La pacificazione può esserci ma solo se c’è una presa di responsabilità. - ha detto- C’è differenza tra essere state vittime e fare del vittimismo, e legittimare posture aggressive che portano ad essere carnefici”.
Melissa Panarello in “Storia dei miei soldi” (Bompiani), proposto da Nadia Terranova, racconta sé stessa ma con la creazione di un doppio letterario. Nel romanzo la protagonista è appunto Melissa che dopo anni incontra Clara, l’attrice che la interpretò nella trasposizione cinematografica del suo romanzo (Panarello è autrice del bestseller datato 2003 “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”). “I soldi rivelano quello che tu sei e raccontano la tua storia; così come il sesso sono trattati come un tabù, come fossero qualcosa di sporco”.
Daniele Rielli è l’autore del romanzo a più voci “Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale” (Rizzoli), proposto da Antonio Pascale, e illustra con l’approccio letterario un dramma ecologico e sociale partendo dalla Xylella, il batterio che nel mondo ha causato la più grave epidemia delle piante e che in Puglia ha distrutto ettari di ulivi, con tutta la storia che racchiudono, compresa quella della famiglie locali. “Mio padre e mio nonno sono salentini; la xylella è una normale malattia delle piante ma da questa si scatena una caccia alle streghe, con tanto negazionismo. Negazionismo che funziona perché offre ingredienti semplici ma ben scritti: il cattivo straniero, e gli ulivi, creature molto simboliche”.
Con “Aggiustare l’universo” (Mondadori), proposto da Lia Levi, la scrittrice Raffaella Romagnolo descrive l’Italia del dopoguerra dove regnano le macerie e narra di una giovane insegnante, Gilla, che ripara oggetti segnati dal tempo e vite segnate dal dolore. E poi c’è Francesca, che proviene dall’orfanotrofio e che non parla mai. Il suo vero nome è Ester ed è una “vittima della difesa della razza”.
“Genova fu la città più bombardata dalla seconda guerra mondiale e partecipò in massa alla Resistenza. Per la protagonista passare di lì non ha nulla di eroico, semmai è doloroso”.
Chiara Valerio in “Chi dice e chi tace” (Sellerio), proposto da Matteo Motolese, offre un ritratto di donne in costante mutazione, un’indagine tra silenzi e dicerie di provincia ambientata a Scauri, sul Tirreno. La protagonista si muove lungo un percorso di auto scoperta e in un ambiente dove la diversità non è ben vista. “Non si fa la gradazione degli amori. L’amore non è buono né cattivo anche se misuriamo la lunghezza dei matrimonio come misura dell’amore. Ebbene la mia protagonista, Lea Russo, mi sta simpaticissima perché lei non ci sta”.
Dario Voltolini in Invernale (La nave di Teseo), romanzo proposto da Sandro Veronesi, rievoca l’immagine del padre di mestiere macellaio nel mercato torinese di Porta Palazzo; un padre scomparso prematuramente che ispira una preghiera nata dal ricordo e dall’amore filiale. La malattia diventa trasformazione del corpo ma anche l’occasione per fare esperienza di un nuovo linguaggio. “Ho impiegato 40 anni a scrivere questo libro, perché volevo essere certo di poter maneggiare lo strumento della scrittura per raccontare mio padre” .




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Presentata a Spazio5 - via Crescenzio 99/D, in zona Prati, a pochi metri da piazza del Risorgimento - giovedì 14 dicembre 2023 la mostra di Massimo D’Aiuto Orizzonti essenziali - che si svolgerà a Pietrasanta (LU) da venerdì 22 dicembre 2023 a domenica 14 gennaio 2024 - in una nuova sperimentazione all’insegna dell’arte performativa che stravolge i riti della contemporaneità. La conferenza stampa è stata trasformata in una performance di Musica, Canto, Danza, Fotografia, Arti Visive dalla regista, performer e body artist Francesca Chialà, fondatrice del movimento artistico “La Festa delle 7 Arti”, che riunisce musicisti, cantanti, ballerini, artisti visivi, attori, fotografi, poeti, scrittori per promuovere i diritti umani, sociali e ambientali. Il lavoro dello scultore Massimo D'Aiuto è stato raccontato ai giornalisti in chiave performativa da F. Chialà, accompagnata alla chitarra dal polistrumentista e arrangiatore Max Minoia, che ha collaborato, fra gli altri, con Gianni Morandi, Franco Califano e Renato Zero. Le sculture di M. D’Aiuto sono state interpretate musicalmente dal cantautore Vittorio Centrone, che ha creato Lemuri il Visionario, il suo alter ego artistico, e cantato il suo ultimo singolo, La strada degli spiriti, un viaggio musicale e spirituale alle origini della musica e di altre forme d’arte, per immergersi totalmente nella sua visione magica e sognatrice della realtà. Lemuri ha sempre identificato gli artisti come maghi, in grado, con la loro arte, di trasformare l’umore, il brutto in bello, il banale in fantastico, il dolore nella dolce malinconia di un ricordo. La musica di Lemuri e le sculture di D’Aiuti sono state interpretate, in chiave di teatro danza, dalla ballerina e attrice Valeria Vignati, mentre nello spazio scenico scorrevano le immagini del fotografo Maurizio Riccardi,che , a magistralmente immortalato le opere di M. D’Aiuto e curato il catalogo della mostra a Pietrasanta. E non sono mancate le sorprese. I giornalisti sono stati coinvolti dalla Chialà nella performance con i Cappelli d’Artista dell’art designer Sabrina Baldacchini. Fino all’atto finale della body artist, che ha colorato i volti dello scultore Massimo D’Aiuto, del fotografo Maurizio Riccardi, del cantautore Lemuri, del musicista Max Minoia, della ballerina Valeria Vignati e di alcuni giornalisti che si lasciati coinvolgere nel flusso emotivo dell’happening artistico. Nel corso della la performance Francesca Chialà e Valeria Vignati hanno indossato i creativi costumi realizzati da Sabrina Baldacchini per far dialogare la forza e la potenza delle sculture di Massimo D’Aiuto con la flessibilità e leggerezza delle sue creazioni di art design.
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MARILYNNE ROBINSON "La veglia e l’attesa"
I Domenica di Avvento (Anno B) (03/12/2023) Vangelo: Mc 13,33-37 Inizia oggi con una meditazione della scrittrice statunitense Marilynne Robinson una nuova serie di commenti al Vangelo che si apre a persone, scrittori, artisti, studiosi, anche di fedi diverse dal cattolicesimo. Del resto la buona Notizia che è il Vangelo non è un tesoro da proteggere gelosamente, ma un talento da far…

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#Commenti al Vangelo#I Domenica di Avvento#I Domenica di Avvento Anno B#OMELIE#Vangelo#Vangelo di Domenica prossima
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Portici di Carta 2023 a Torino

Con due chilometri di libreria lungo i portici del centro e oltre 100 appuntamenti legati al libro, sabato 7 e domenica 8 ottobre torna Portici di Carta, la manifestazione che trasforma Torino in una straordinaria festa della comunità del libro, giunta alla sedicesima edizione. Quest’anno si propone al pubblico in un momento speciale in cui il Salone Internazionale del Libro di Torino illustrerà il progetto editoriale del triennio 2024-26 e annuncerà la lingua ospite dell’edizione 2024. Il centro di Torino e i suoi eleganti portici ospiteranno 63 librerie torinesi, fra indipendenti, di catena, remainders, antiquarie e bouquinistes, 68 case editrici e 49 espositori di Il libro ritrovato (libri antichi e fuori catalogo), pronti ad accogliere lettrici e lettori, oltre che turisti e visitatori in un percorso di lettura caratterizzato da sedici aree tematiche per ogni gusto e passione: dalla narrativa alla saggistica, dai gialli ai fumetti, dai viaggi alla spiritualità e cultura orientale, dalla poesia alla storia e società, dalla scienza alle storie di genere, dalle letture per bambini, bambine, ragazze e ragazzi ai gialli, dall’arte alle lingue, alla storia locale, ai racconti. Il programma coinvolgerà scrittori e scrittrici da tutta Italia, ma anche ospiti internazionali, bibliotecarie, bibliotecari, insegnanti e volontari per un calendario di appuntamenti caratterizzato da incontri, dialoghi, celebrazioni editoriali, dediche autoriali, passeggiate e degustazioni letterarie, laboratori per bambine e bambini, azioni pittoriche in piazza, letture ad alta voce. Tra gli ospiti ci saranno Viola Ardone, Annalena Benini, l’illustratore Barroux, Roberto Colajanni, Lorenza Gentile, Paolo Giordano, Keith Kahn-Harris (Inghilterra), Felicia Kingsley, Beniamìn Labatut (Cile), Michela Marzano, Giorgio Pinotti, Marco Rossari, Tiziano Scarpa, Walter Siti, Chiara Valerio ed Elena Varvello. I luoghi degli incontri saranno l’Oratorio e la Chiesta San Filippo Neri, le Gallerie d’Italia-Torino di Intesa Sanpaolo, Piazza San Carlo e alcuni Caffè storici, come Caffè San Carlo, Biraghi, Caffetteria Torino, Pasticceria Iginio Massari, Costadoro, Mokita, Sinatra e Stratta. Contraddistinta a ogni edizione da una dedica a una grande personalità del mondo letterario, Portici di Carta omaggerà Milan Kundera, scrittore ceco naturalizzato francese, scomparso l’11 luglio, autore di libri tradotti in tutto il mondo, come L'insostenibile leggerezza dell'essere, Lo scherzo, Il valzer degli addii e i racconti Amori ridicoli, pubblicati in Italia da Adelphi. Anche quest’anno gli editori ospiti presenti saranno due, rispettivamente Adelphi per l’editoria di narrativa e saggistica e Clichy per l’editoria dedicata all’infanzia. Sono stati confermati gli appuntamenti per i più piccoli con il programma Mini Portici, pensato per bambine e bambini, ragazze e ragazzi in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi e TorinoReteLibri Piemonte, Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, oltre alle proposte all’insegna della consapevolezza green al Gazebo Sambuy, grazie a Il Giardino Forbito con il mercato della Biodiversità Googreen, e gli incontri letterari Il giro del mondo in 40 libri per confrontarsi sui temi della multiculturalità, migrazione e inclusione grazie al Centro Interculturale della Città di Torino. Una novità di quest’anno è la collaborazione con le Giornate della Legalità della Fondazione per la Cultura della Città di Torino e con Festival del Digitale Popolare. In occasione del centenario di Italo Calvino e come omaggio agli editori ospiti, i librai di Portici di Carta esporranno sui loro banchi il libro che più hanno amato di Calvino e i titoli di Adelphi e Clichy che hanno particolarmente piacere di condividere con lettrici e lettori. Portici di Carta si conferma così come la manifestazione di promozione del libro e della lettura, perfetta per coinvolgere tutti i soggetti della filiera, dagli editori ai librai, dalle biblioteche alle scuole. Read the full article
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Festival della Mente di Sarzana nel segno della meraviglia
(ANSA) – GENOVA, 11 LUG – Ventesima edizione de Il Festival della Mente, il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee. Scrittori, artisti, storici, filosofi e scienziati torneranno nelle piazze e nei teatri di Sarzana da venerdì 1 a domenica 3 settembre. Quest’anno, le riflessioni, i pensieri e i dialoghi dei relatori si incroceranno e intrecceranno sul tema della…
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Ricomincio da Port'Alba
Da 26 al 28 maggio si è tenuto, a Napoli, il festival Ricomincio da Port’Alba, organizzato dall’associazione Ricomincio dai Libri, proprio lungo la storica via dei libri di Port’Alba, all’aria aperta! Il nutrito programma ha offerto agli intervenuti e ai passanti incuriositi: reading, incontri con gli autori, speed date letterari, speaker’s corner e un omaggio allo scrittore recentemente scomparso, Mauro Giancaspro. Eventi ed ospiti Per la sezione “Incontri con gli autori” Massimiliano Virgilio, giornalista e scrittore, ha presentato il suo ultimo lavoro letterario “Il tempo delle stelle”, storia di una coppia che si misura col desiderio di mettere al mondo un figlio. Stefania Spanò, insegnante e interprete LIS, ha presentato il suo romanzo d’esordio “Nannina” storia di una “cuntastroppole” ispirata alla nonna dell’autrice. Port'Alba, casa dei reading letterari Sabato, in una perfetta mattina di sole e via vai vivace ma contenuto di passanti, per i “reading letterari” si sono succeduti nella lettura di un brano tratto dai rispettivi libri, gli scrittori: Gianluca Calvino, docente di tecniche di scrittura e autore di “Se questo è un valzer”, un giallo ambientato nel mondo universitario dell’Orientale, edito da Homo Scrivens. Deborah Divertito autrice di “Napoli 2020 Cocacò” – Coppola editore – storia di Gennaro detto Cocacò, bibitaro allo stadio Maradona, e della sua lotta per la sopravvivenza quotidiana ai tempi del lockdown. Maurizio De Angelis umorista e autore di “Achei, il prezzo è giusto”, una divertente e folle riscrittura del mito greco – ed. Homo Scrivens Miryam Gison autrice di “Libreria aperta per resistenza” - Coppola ed. - una storia di sopravvivenza, quella di una libreria di paese nell’era dei Book Tok Ciro Tremolaterra autore di “A un metro di distanza”, una raccolta di poesie scritte durante l’intero arco della pandemia - ed. Homo Scrivens. Nunzia Mazzi autrice di “Il senso delle cose”, - ed Rogiosi - storia di un’aspirante modella. In ricordo di Mauro Giancaspro La mattinata si è conclusa con l’amorevole e toccante ricordo di Mauro Giancaspro, autore brillante, amico attento e combattivo direttore della Biblioteca Nazionale, tenuto da Claudio Ciccarone, giornalista presso la RAI, al quale si sono affiancati Aldo Putignano di Homo Scrivens-La Bottega della scrittura; Francesco D’Amato, editore; Alessandro Polidoro presidente del Salone del Libro Napoli; Paquito Catanzaro addetto stampa presso Homo Scrivens e la moglie dell’autore Vittoria Colucci, che ha condiviso coi presenti il ricordo dell’amore che la legava al marito e una sua frase fatta stampare sui segnalibri di cui ha fatto dono a tutti noi presenti: “Resta insomma di te l’amore che hai dato, quello che hai ricevuto e quello che continui a ricevere. Resta l’amore che dura ancora e che costituisce una vera e propria forma di immortalità” Nel pomeriggio non è mancato l’appuntamento con il “Bookmob” di Librincircolo, un allegro “Hellzapoppin’” di corse e scambi di libri tra i convenuti, tutti muniti di pericolosissimi libri da donare e ricevere a caso. La chiusura di Ricomincio da Port'Alba Il festival si è concluso domenica 28 con l’atteso Speed Date letterario a cura dell'associazione Parole Alate. Un’opportunità preziosa quanto breve per presentare il proprio libro ad un editore cercando di catturarne l’interesse. E per concludere: il gran finale, una chiacchierata letteraria di altissimo livello, tra Lorenzo Marone e Maria Rosaria Selo, autrice del romanzo “Vincenzina ora lo sa” – Rizzoli ed. - storia di Vincenzina, studentessa universitaria, costretta a lasciare gli studi e a prendere il posto del padre deceduto per cause di lavoro, nell’acciaieria di Bagnoli. L'iniziativa è stata realizzata nell’ambito della XXIX edizione di Maggio dei Monumenti - “Napoli in vetta”, promossa dal Comune di Napoli e finanziata dalla Città Metropolitana di Napoli. Read the full article
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Auto contro un palo alla rotatoria degli Scrittori: l'incidente sotto gli occhi della polizia

Auto contro un palo alla rotatoria degli Scrittori: l'incidente sotto gli occhi della polizia Incidente stradale, nella notte fra sabato e domenica, lungo la statale 640, all'altezza della... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Il prete che odiava gli indifferenti
Gli indifferenti è stato il primo libro che ho letto, voglio dire: il primo libro per adulti. La prof. di italiano, giovanissima, bella, bionda e molto formosa, ci impose di leggere, in quel primo anno di liceo, qualche opera di Moravia. Un libro di Moravia a dei quattordicenni: la scelta suscitò qualche commento ma solo a letture avvenute perché, salvo una o forse due eccezioni, nessuno in classe sapeva neppure chi fosse questo Moravia. Io non ero mai entrato in una libreria e quindi chiesi alla mamma di procurarmi l'opera che mi era stata assegnata: per qualche motivo che non ricordo, forse per una semplice estrazione a sorte, si trattava de Gli indifferenti. Il negozio, l'unico che avesse questi libri nel paese, era gestito da una coppia di coniugi molto anziani (o così mi sembravano allora) e la mamma ci si recò ignara di che tipo di libro si trattasse: in casa la lettura era limitata a quella di un settimanale femminile, quello della mamma, e a un quotidiano politico, e solo la domenica, appannaggio del nonno. Quando la mamma chiese alla Luigina il volume in oggetto, una figura grande e nera, che si aggirava lenta curiosando fra gli scaffali, si fece avanti interloquendo vivacemente: "Gli indifferenti? Ma che libri compra, signora?" chiese, con tono risentito e con la voce profonda da basso, il parroco, anzianotto, di una delle due chiese del paese. Mia mamma, un po' intimidita, gli spiegò che non era per lei, ma per me, giovane studente di liceo. Al che il prete, alto, grande, grosso, la faccia rubizza e i modi decisi, cominciò una dura filippica contro gli insegnanti di oggi che imponevano ai ragazzi delle letture come quelle, senza neanche prepararli. Il sigaro toscano in bocca, si scagliava contro la scuola moderna, gli insegnanti moderni, gli scrittori moderni (il libro è stato scritto nel '29!). Credo che l'imbarazzo di mia mamma fosse molto forte ma, per difendere il suo cucciolo, alla fine portò a casa il libro che dovevo leggere come compito scolastico. La narrazione, è vero, mi trovò assolutamente impreparato: amanti, tradimenti, un uomo che “se la fa” con una signora matura e poi tenta di creare un rapporto anche con la di lei figlia; il fratello della giovane che subisce le avance dell'amica della madre;... una storia di sesso che non era sicuramente adatta a un ragazzino ingenuo come me: mi aprì un mondo e mi fece nascere dei pruriti. Che avesse avuto ragione il buon don Giovanni? Due anni dopo il monumentale prete (forse di famiglia piemontese e nato in Argentina) salì in cattedra come nostro nuovo docente di italiano; ovviamente trasgressioni letterarie quell'anno non ce ne furono ma insegnò a quell'arrogante e antipatico contestatore che ero allora, l'umorismo, lo sberleffo e l'ironia nella letteratura: è stata l'unica persona che ho mai visto ridere di cuore durante la lettura delle novelle del Boccaccio (quelle più castigate, s'intende). Forse davvero sesso e risate sono gli unici modi per riconciliarsi col mondo?
Spero che don Giovanni Brusa, che in classe avevamo immediatamente soprannominato 'il vecchio', continui ancora a ridere di gusto, lassù, insieme al suo Capo.
A. Moravia, Gli indifferenti [1929]
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Suona la sveglia. Alle 6.10. Come tutte le mattine. Piove. Piove forte. Ed è ancora buio. Ma soprattutto è domenica.
La mia dimenticanza (togliere la sveglia) mi desta anche nell unico giorno in cui potrei continuare a dormire. Non c è verso di riprendere sonno. Passo dalla musica a pagine di libri. Inutilmente. Ineluttabilmente.
E...a proposito di libri che ti portano altrove. Mentre leggo, una citazione mi porta a Philippe Garrel e al suo cinema “pittorico” francese in bianco e nero. Il film nella fattispecie è “La jalousie”(La gelosia).
Ne trovo una versione in lingua originale con i sottotitoli. Excellent!
Una pellicola del 2013. Biografica. Dove dinamiche familiari inter e intra generazionali pur nettamente definite si mescolano. Garrel mette in scena un periodo della vita del padre facendola interpretare ai suoi figli. Un cortocircuito familiare, un cinema intimo dove professori e scrittori diventano padri sostitutivi, ed i bambini spalancano finestre di divertimento e sorrisi.
Le lacrime aprono e chiudono il sipario, eppure, nonostante tutto nemmeno per un attimo ne ho subito la desolante malinconia, piuttosto mi sono lasciata portar via da “scie d’amore”, a volte impazzite, ma meravigliose.
“Avevo bisogno di catturare le cose estreme ai bordi del quadro”...dice Garrel. Quelle cose estreme le ho viste, le ho sentite. Sono andata oltre la separazione, oltre quel legame spezzato, oltre l’abbandono e la mancanza. Persino oltre i nuovi inizi e i nuovi equilibri. Ed è così che sopra “l’intenso bello” e “l’infinitamente triste”, ho colto semplicemente la vita. Per quella che è. Un piccolo/grande mondo fatto di sentimenti, con picchi di serenità e crisi profonde, con al centro quell’unica parola che conta e le sue infinitesimali sfaccettature: amore. Il resto diventa solo vuoto contorno.
(Del fascino dei film francesi in bianco e nero...di quella “decadenza” emozionale che ingloba e rapisce...mi sembra superfluo dire.)
“Credi ancora in Dio? No, ma ho mantenuto gli angeli”, Philippe Garrel.
Geniale.
Buona domenica!

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“ Il calcio appariva come l'oppio, se non dei popoli, almeno delle domeniche. E la religione del calcio, che celebrava i suoi riti verbali durante la settimana, diventava una vacanza catastrofica delle masse. Ricordo il rammarico sgomento di un mio amico organico (non a me, ma al partito), quando mi aveva testimoniato una sua convinzione: che se in Italia non ci fosse stato il calcio, la situazione politica sarebbe stata diversa. La vittoria di Bartali al Tour, nel 1948, aveva distratto una sollevazione popolare dopo l'attentato a Togliatti. E il calendario del calcio domenicale assolveva, più che una funzione rituale, una funzione ipnotica. Non so che cosa direbbe oggi che la funzione si celebra alla televisione tutti i giorni. Ma non mi stupirei se, convertito, vi partecipasse anche lui. Gli intellettuali che si appassionavano al calcio venivano guardati - diciamo così - con delusione, tranne che dai compagni di vizio. E sembravano cooperare al Tradimento dei chierici, come Julien Benda aveva chiamato nel 1924 il progressivo laicizzarsi della religione dei valori: un libro che tutti gli intellettuali conoscono, ma quasi nessuno ha letto, me per primo. Naturalmente i transfughi sapevano reagire con allegria al ricatto del rigore, parola molto amata in quegli anni rigidi. Alcuni sottolineavano anzi la propria corruzione, con una sfrontatezza spavalda. Altri dedicavano maggior tempo alla propria droga, a conferma che le virtù si perdono rapidamente, ma non altrettanto i vizi. La risposta ambientale non era comunque confortante. E la diffidenza che li circondava induceva i tifosi a cercare la solidarietà dei pochi complici. Ricordo Vittorio Sereni che dell'Inter amava non solo la squadra, ma le bandiere. Lo riconosceva con la sua reticenza crucciata. Mi aveva confessato che una sconfitta della nostra squadra (io andavo allo stadio alle undici di mattina, per appollaiarmi nei posti migliori sulle gradinate) poteva cambiargli l'umore fino al mercoledì, quando cominciava a pensare al riscatto della domenica. E appariva ormai rassegnato a quel tratto infantile. La svolta degli intellettuali (ancora un tradimento?) è avvenuta all'epoca del campionato mondiale vinto dall'Italia, nel 1982. Ho visto editori che fino ad allora definivano il calcio come ventidue uomini in mutande a caccia di un pallone parlare improvvisamente - come avessero ricevuto il dono della glossolalia - di fasce laterali e di interdizione a metà campo. Ho visto scrittori che ignoravano che cosa fosse il fuori gioco discettare sulla linea invisibile dei difensori. Ho visto insegnanti cultori della civiltà nei rapporti (divinità invocata soprattutto dalle coppie che divorziano) accanirsi con epiteti infamanti sull'arbitro. Che cosa stavano vivendo gli innamorati dell'impegno? Forse l'amore nascente per un disimpegno che da allora non ha fatto che crescere, pur tra alibi, coperture e transfert. “
Giuseppe Pontiggia, Prima persona, 2002.
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«Paola Lombroso è stata la donna che ha ideato e battezzato il Corriere dei Piccoli, sottrattole mentre veniva alla luce.» La definisce così il critico Giulio C. Cuccolini, in un testo a lei dedicato nella raccolta di saggi Qua la penna! Autrici e art director nel fumetto italiano (1908-2018).
Nata a Pavia 150 anni fa, il 14 marzo 1871, Paola Lombroso avrebbe inconsapevolmente influenzato il fumetto italiano con le sue idee e il suo desiderio di avvicinare i bambini alla lettura, grazie all’ideazione del Corriere dei Piccoli (soprannominato anche Corrierino). Il suo nome non comparve mai sulla pubblicazione perché fu estromessa dalla direzione del giornale e, nello spazio che le fu affidato, dovette firmarsi con uno pseudonimo.
Primogenita dell’antropologo Cesare, Paola Lombroso (in Carrara, cognome che assunse dopo aver sposato il medico Mario, allievo del padre) crebbe a Torino. Abbandonò gli studi dopo il diploma, iniziando a scrivere per l’Archivio di psichiatria, la rivista scientifica fondata dal padre nel 1880, la Fanfulla della domenica, Gazzetta letteraria e Vita moderna. [...]
Come afferma Matteo Maculotti, Paola Lombroso sentiva «l’esigenza di diffondere la cultura agli strati della popolazione che ne erano stati esclusi: un pubblico di bambini, secondo la sua lungimirante intuizione, sarebbe stato il protagonista di questo mutamento, a patto però di riconsiderare la letteratura dell’infanzia a partire dai gusti dei piccoli lettori e adeguandosi al principio dell'”insegnare divertendo”».
Fino ad allora, l’editoria italiana aveva dedicato ai bambini prodotti troppo inamidati (Il Novellino, Il Giovedì, Il Follettino, La Domenica dei fanciulli, Il Giornale dei Fanciulli). Anche il pur pregevole Giornalino della Domenica, con cui Lombroso collaborava, era troppo snob e per lettori più che adolescenti. Paola Lombroso pensò quindi di creare un progetto che fosse emanazione diretta di un quotidiano nazionale, di modo da assicurare buona distribuzione e un costo contenuto.
Propose l’idea al quotidiano più venduto dell’epoca, nonché quello più vicino alle sue idee social-progressiste, Il Secolo, che rifiutò, e poi al quotidiano liberal-conservatore (meno aderente ai valori di Lombroso) Corriere della Sera, il cui direttore Luigi Albertini rispose positivamente, interessato dalle finalità educative del progetto. Ottenuto il via libera, Lombroso studiò i periodici europei, in particolare anglosassoni e francesi, intuendo il ruolo centrale che avrebbero dovuto avere le immagini e il fumetto. Immaginò uno spazio per i concorsi (diffusi all’esterno ma una novità assoluta per l’Italia), giochi per educare i lettori alla manualità, rubriche curate da scrittori – e non da specialisti – che sapessero raccontare il mondo con stile accattivante. Individuò una rosa di potenziali collaboratori e strutturò la rivista nella forma che rimarrà pressoché inalterata quando raggiungerà il pubblico, nel 1908.
Anche di fronte all’esitazione di Albertini, che non credeva ci fossero abbastanza disegnatori per soddisfare le richieste del giornale, Lombroso non si limitò a rassicurarlo ma contattò alcuni disegnatori torinesi commissionando loro immagini che fugassero i dubbi del direttore. Temendo la fuga di notizie, Albertini incaricò Lombroso di «organizzare i primi numeri», senza però precisare il ruolo ufficiale della donna all’interno del periodico.
Tuttavia, quando si decise di iniziare i lavori veri e proprio sulla pubblicazione, Albertini, con il quale Lombroso aveva discusso perché lui avrebbe voluto ampliare la componente d’intrattenimento, pensò di nominare come direttore del Corriere dei Piccoli un uomo – che si sarebbe poi rivelato Silvio Spaventa Filippi, coadiuvato nella gestione amministrativa da Alberto Albertini, fratello di Luigi.
Gli Albertini affermarono che avrebbero preferito nominare un collaboratore interno che risiedesse a Milano ma che soprattutto fosse un maschio: «Con una donna non potremmo avere quella libertà di rapporti necessaria con tutti colori ai quali si affida una simile responsabilità e che invece si può avere con un uomo». Inoltre, Luigi non se la sentì di delegare l’impresa a una direttrice perché «mai è stata finora affidata a una donna la responsabilità di un giornale sia pure per ragazzi» e «le famiglie non capirebbero e non gradirebbero». In realtà, già a partire dalla fine dell’Ottocento, giornaliste come Matilde Serao, Ida Baccini e Emma Perodi avevano diretto quotidiani e periodici. La motivazione di Albertini era forse più politica – in quanto le idee socialiste della scrittrice non si allineavano con quelle del Corriere – ma l’uomo fece comunque leva sul genere di Lombroso per screditarne la candidatura.
Albertini si offrì di pagarla per il lavoro svolto fino ad allora, o restituirle tutto il materiale, impegnandosi a non utilizzarlo nella pubblicazione, oppure ingaggiarla come collaboratrice, anonima, per un periodo di prova. Lombroso rifiutò ogni trattativa. Si aprì un arbitrato che vide coinvolto, dalla parte di Lombroso, Filippo Turati, leader dei socialisti. Gli Albertini furono perentori: «Lei si è incaricata “a suo rischio e pericolo” degli studi preliminari» le scrissero. «È vero che le era stata affidata l’organizzazione dei primi numeri ma nel senso che le era affidata la linea di proposte», per poi aggiungere che «noi non abbiamo impegni formali sul suo avvenire».
L’intransigenza degli Albertini fecero capitolare perfino Turati, che consigliò all’amica di accettare la modesta proposta di collaborazione, pur di tenere un piede dentro il giornale che aveva creato. Con lo pseudonimo di Zia Mariù, Paola Lombroso curò la rubrica Corrispondenze, e scrisse alcuni racconti. Nel piccolo spazio che si era ritagliata, riuscì comunque a lasciare il segno. Varò l’idea delle “Bibliotechine rurali” per promuovere la lettura e raccogliere fondi per famiglie e scuole disagiate. L’iniziativa era nata in seguito alla richiesta di una maestra che aveva chiesto se qualche lettore avrebbe potuto inviare alla loro scuola di campagna dei libri per gli alunni.
La redazione malsopportava lo spirito intraprendente di Lombroso, che aveva fatto diventare la rubrica un angolo quasi indipendente del giornale. La scrittrice era a sua volta scocciata dalle censure preventive che la direzione operava sulla posta. A una lettrice che non aveva ricevuto risposta, scrisse: «Io non salto mai la Corrispondenza, ma ci sono i Minosse, i censori russi al Corriere dei Piccoli che cestinano la Zia Mariù. […] Arrivederci se il signor Minosse lo permetterà la settimana prossima». La direzione impedì la pubblicazione di queste righe e minacciò di concludere la collaborazione con Lombroso, la quale, piccata, si dimise per prima: «La mia Corrispondenza era rigorosamente intonata alla verità ed alle lettere rimandatemi da loro stessi» scrisse ad Albertini, concludendo il messaggio con un serafico «tolgo il disturbo». [...]
si impegnò in attività culturali, come il prosieguo delle “Bibliotechine rurali”, e letterarie (pubblicò alcuni libri di storie per bambini con lo pseudonimo che l’aveva resa famosa, Zia Mariù) che vennero interrotte dall’arrivo del Fascismo e poi della Seconda guerra mondiali. In quanto ebrea, Lombroso fuggì in Svizzera. Rientrò dopo la Liberazione e continuò i suoi studi sull’infanzia fino alla morte, nel 1954.
Il suo contributo, noto agli addetti ai lavori, rimase sconosciuto al pubblico fino agli anni Settanta, quando Giorgio Licata ne fece accennò nel libro Storia del Corriere della Sera (1976).
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