#scelta consapevole
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divulgatoriseriali · 2 years ago
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Sapone e shampoo solido sono la stessa cosa? Scopriamo le differenze
Ti mai chiestæ se il sapone e lo shampoo solido siano effettivamente la stessa cosa? Sei curioso di sapere se vengono prodotti con lo stesso procedimento o se la differenza di prezzo è solo una strategia di marketing? Se la risposta è sì, sei nel posto giusto. In questo articolo esploreremo in dettaglio le differenze tra il sapone e lo shampoo solido, cercando di fornirti una risposta esauriente…
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Il Mannarino inaugura la sua prima macelleria con cucina ad Alessandria. Un nuovo punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità
Il 12 dicembre 2024 ha aperto ad Alessandria, in Via dei Martiri 16, la prima macelleria con cucina Il Mannarino, portando nella città piemontese un’innovativa combinazione di tradizione e modernità.
Il 12 dicembre 2024 ha aperto ad Alessandria, in Via dei Martiri 16, la prima macelleria con cucina Il Mannarino, portando nella città piemontese un’innovativa combinazione di tradizione e modernità. Si tratta del diciottesimo locale di un marchio che, in pochi anni, è diventato un simbolo di qualità e convivialità in tutta Italia. Un concept che unisce tradizione e innovazione. Nato nel 2019…
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fitnessitaliano · 1 year ago
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Stile di Vita Vegano - Abbracciare una Dieta Cruelty-free
Lo stile di vita vegano è una scelta etica, ecologica e salutare, che implica il rifiuto di consumare e utilizzare qualsiasi prodotto di origine animale o che comporti lo sfruttamento e la sofferenza degli animali. La dieta vegana è fondamentalmente una dieta cruelty-free che si fonda sul rispetto degli animali, sul rifiuto di procurare loro sofferenza, di sfruttarli e di ucciderli per esigenze…
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kon-igi · 1 month ago
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DAMMI TRE PAROLE
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO.
Era tanto che volevo scriverne in merito e vista la mia trentennale esperienza credo di poterne parlare con cognizione di causa, magari smentito da esperti più giovani ma accetterò qualsiasi critica, visto che è 'solamente' un gioco.
Due foto divulgative per rendere evidente di cosa parlo:
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In sintesi, GIOCHI DI RUOLO... Dungeons&Dragons per chi avesse solo un'infarinatura dell'argomento ma ne esistono CENTINAIA, di ogni tipo e ambientazione.
Possiamo dire che il 'gioco' è composto in parti ogni volta differenti di:
INTERPRETAZIONE
ALEATORIETÀ
Da una parte il giocatore decide con libero arbitrio come interpretare un certo personaggio, cercando di rimanere all'interno di un ruolo più o meno preciso (guerriero impavido ma stupido, chierica bigotta ma generosa, mago geniale ma spietato etc... ma anche ogni gamma possibile di carattere contorto o all'apparenza semplice).
Dall'altra avremo l'aleatorietà cioè la casualità nella riuscità di un'azione o nella manifestazione di un evento esterno, determinata da un lancio di dadi.
Semplificando all'osso, tutti i personaggi possono lanciare un coltello ma ovviamente il lancio avrà più successo se il personaggio ha una destrezza alta o ha ricevuto addestramento in tal senso: un assassino lanciatore di coltelli potrà avere il 95% di probabilità di colpire il bersaglio mentre un mago di 120 anni solo il 3%...
... ma il primo può sempre sbagliare e il secondo miracolosamente riuscire.
ATTENZIONE CHE QUA ARRIVA LA MIA CONSIDERAZIONE, astrusa per chi non abbia mai giocato, fondamentale per chi è sappia di cosa parlo.
Il master è colui che tiene le fila della storia... la presenta ai giocatori/personaggi ignari, interpreta tutti quei caratteri che i giocatori incontreranno e, soprattutto, farà tirare e tirerà lui stesso i dadi per determinare un evento casuale.
Io sono stato e sono master/keeper/dungeon master/magister/arbitro/judge/animator/GOD di svariati giochi di ruolo ma non ho mai dimenticato LA REGOLA DEI TRE...
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO
Più o meno in tutti i GdR (giochi di ruolo) esistono regole precise che delimitano i comportamenti all'interno dello spazio-tempo, regole che unite all'aleatorietà 'simulano' il nostro mondo reale e che spesso, però, danno risultati inaspettati e deludenti.
In Stranger Things, per esempio, Eddie masterizza una partita di D&D (anzi... di Advanced D&D ma vabbe') e alla fine chiede ai giocatori di fare un tiro per vedere se fossero riusciti a colpire Vecna e a sconfiggerlo.
Dovevano fare 20 con un dado da 20 (viene detto '20 naturale')... un 5% di probabilità di riuscita.
Il master è eccitato tanto quanto i giocatori e quando il tiro riesce Eddie gioisce insieme a loro.
NO
O meglio, sì ma meglio di no.
In quel caso la regola dei tre è stata invertita in
REGOLE, DIVERTIMENTO, REGOLE
cioè si è prediletto il rispetto delle regole a discapito del divertimento e questo ve lo dico con cognizione di causa perché il 20 naturale è un risultato infrequente e il fallimento avrebbe comportato la morte di tutti i personaggi e la fine della storia.
'Questa è la vita', direbbero alcuni master rompic... precisini ma per ciò che mi riguarda non ho mai masterizzato con orgoglio, egocentrismo o l'illusione prepotente di avere in mano il destino dei personaggi (tecnicamente sì però anche no) ma sempre cercando di entusiasmarmi e divertirmi assieme a loro, ben consapevole - da giocatore - quanto sia terribile e traumatico perdere un personaggio a cui si è affezionati.
Il bravo master (e io ho imparato dai migliori, pur essendo solo bravino) guida i propri personaggi alla vittoria, con sofferenza e tribolazione, ma sempre con una buona conclusione.
La morte di un personaggio non deve essere MAI casuale per un tiro di dadi fallito o per una scelta sbagliata ma sempre legata all'evoluzione della storia e all'arco esperienzale del gruppo di gioco (il cosiddetto party).
Il master ancora più bravo lo fa con astuzia, non nascondendo il tiro dei propri dadi con il master screen (è un opzione di gioco ed è quello schermo di carta della foto) ma 'guidando' i personaggi affinché non ci siano stagnazioni, avvenimenti inutili, divergenze noiose o plot twist incongrui (Conan che si pianta la spada in un piede o Gandalf che cade da cavallo al Fosso di Helm).
Poi, se invece siete tutti
REGOLE, REGOLE, REGOLE
non verrò certo a picchiarvi a casa, però che due palle che siete.
Noi, dopo trent'anni di gioco con i miei amici power-player (in senso buono), ormai usiamo la regola del
DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO
Io invento la storia ma masterizziamo tutti assieme, con pochi lanci di dadi e un gioco di ruolo spassosissimo che piega la realtà verso quello che non bisogna mai dimenticare essere il motivo per cui si gioca...
Provare la gioia di essere qualcuno che non siamo, insieme a vecchi amici nuovi, ogni volta sempre diversi.
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Buona partita a tutti... magari un giorno ci vedremo su Discord :)
@pensierosatanista @spettriedemoni @biggestluca
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angelap3 · 3 months ago
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Un cane non è un oggetto e non può essere regalato così, con semplicità, un cane diventa un componente della famiglia, non può essere un capriccio, ma una scelta consapevole e ben ponderata. Ci sono tanti cani del canile che attendono una famiglia, una casa. Sapete quanto amore sono in grado di donare? Più di quanto possa farlo un umano, mi dispiace doverlo dire... più mi guardo intorno e, più vedo umani senza sentimenti, che hanno una pietra al posto del cuore.
I nostri dolci amici, hanno tanto da insegnare, sono fedeli, affidabili, protettivi, gioiosi, custodi. Lo sono per natura! Ad essi basta una piccola ciotola di crocchette, e un po' d'acqua. Adotta ed abbi cura del migliore amico dell'uomo. Ti Ricambierà con il suo incondizionato amore.
(Angela P.)
Notte a tutti ✨✨✨
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a-dreamer95 · 3 months ago
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Un tempo sarebbe stato semplice amarmi. Ero dolce, credevo nelle promesse, nelle parole. Scusavo tutto e tutti, anche il dolore che sentivo e non volevo riconoscere. Mi assumevo colpe che nemmeno comprendevo. Pur di non perdere chi amavo, accettavo e sopportavo ogni mancanza, anche quando mi perdevo io e non riuscivo più a ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero una ragazza vulnerabile. Da proteggere. Da ferire. Da distruggere.
Oggi amarmi è più complesso, restare accanto a me richiede pazienza, rispetto dei miei spazi, comprensione dei miei silenzi, della mia autonomia, del mio bisogno di vivere senza dipendere. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata, ed io ne sono consapevole. Dopo i sogni infranti, le ali spezzate, le parole taciute. Adesso so con certezza quali mani vorrei stringere e quali sguardi non vorrei incontrare più, quali occhi non vorrei più incrociare nella mia vita. È difficile, lo ammetto. Forse non so molto ancora sull'amore, non potrei insegnarlo. Ma so che ha a che fare con il rispetto, con scelte che non si impongono, ma che si costruiscono, insieme. Quando si diventa una scelta reale e non una possibilità tra tante. Amare è restare, nonostante tutto. È scegliere e scegliersi, ogni giorno, con coraggio.
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marquise-justine-de-sade · 2 months ago
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I finlandesi hanno distillato l’essenza del relax e l’hanno trasformata in una parola unica: kalsarikännit. Non è solo un termine, ma un’arte di vivere. È quell’esperienza semplice e perfetta di starsene a casa con indumenti morbidi, con un drink in mano e nessuna intenzione di mettere piede fuori.
Ma attenzione: kalsarikännit non è pigrizia. È una celebrazione consapevole del piacere di stare con se stessi, un antidoto alla frenesia del mondo moderno. È il momento in cui il divano diventa il trono più regale, la tuta il capo più sofisticato e la solitudine una scelta di puro benessere. Forse si legge un libro, si guarda la propria serie preferita o semplicemente ci si lascia trasportare dalle note di una playlist che ci fa sentire a casa.
Questa tradizione finlandese ci insegna che non serve fare grandi cose per sentirsi bene: a volte, basta concedersi il lusso della semplicità. È un inno al rallentare, al ritrovare il proprio equilibrio in un mondo che ci vuole sempre in movimento. Non c’è nulla di più autentico e rigenerante.
La capanna del Sile
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martysognatrice2sblog · 7 months ago
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Alla fine l’amore deve trasmettere serenità, non creare mille dubbi.
Ho tante amiche che amano persone che le giudicano in continuazione e mi chiedo come questo sia possibile.. come si può ricercare qualcuno che a parole - che ricordiamo essere risultato di un processo mentale e consapevole - scredita ogni tua scelta e ti fa sentire piccola e insignificante?
@martysognatrice2sblog
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scogito · 8 months ago
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Il concetto di libertà va preso sempre con misura, poiché spesso nasconde immaturità di fondo, incapacità di relazionarsi, o negazione di responsabilità.
Tuttavia per chi ci arriva consapevole della scelta e di chi è, raccoglie l'elevazione autentica di un Essere umano.
Va da sé che si può stare in coppia anche restando liberi, in ogni caso "sono ancora in vetrina" è bellissima!
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susieporta · 1 month ago
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Due di Bastoni
"Lo stretto passaggio attraverso la Verità dell'irrisolto".
Benvenuti nella parte complessa di Gennaio.
Da oggi si apre un periodo di profondo cambiamento interiore.
Non sarà una transizione "leggera".
Anche per i più audaci navigatori sarà necessario prestare grande attenzione alle condizioni del mare e assicurarsi di essere sempre connessi e radicati nella propria Verità interiore.
Molti si disperderanno tra le onde della prossima tempesta. Molti davvero.
Questo perché l'assestamento sarà potente e le variazioni di frequenza sempre più repentine e settate sui "suoni acuti" e alti della scala musicale.
Tapparsi le orecchie sarà totalmente inutile. Fingere di non vedere ciò che accadrà fuori, nemmeno.
La Realtà materiale e immateriale si sta preparando ad accogliere il Grande Salto.
E chi non sarà in grado di completare l'assetto Spirito-Struttura, dovrà abbandonare il Campo. Non per forza attraverso un cambio di status o di luogo di manifestazione, non per forza tramite la Morte fisica, ma con forti ripercussioni sul funzionamento organico della Mente e del Corpo.
Non possiamo oggi sapere chi di noi potrà assumersi "l'onere e l'onore" di attraversare il Secondo Varco, ma è importante lavorare con cura sulle proprie emozioni, sui pesanti e rigidi schemi di disfunzione del Passato.
Quegli stessi schemi che ancora limitano l'assorbimento delle nuove Vibrazioni, quelle Energie di bassa frequenza che ci ancorano a perenni scenari di disagio, che ci tengono legati all'insoddisfazione, alla tristezza, alla fatica, all'assenza di autostima e di amore per la Vita.
La "soddisfazione perenne" nella Vita deriva dall'aver compreso e integrato interamente la propria Verità interiore.
Chi più conosce se stesso nell'onestà e nel funzionamento Energetico interiore, più è settato sulle Energie del prossimo Varco.
Ed allo stato attuale può occuparsi semplicemente di rimaneggiare un pò il suo outfit, rivoluzionare l'abbigliamento e l'acconciatura con gioia ed entusiasmo, riempire di brillantini e affettività il proprio straordinario "tempo di (relativa) Attesa".
Nessuno potrà accedere al Secondo Varco nella condizione antica di "bisogno" o di "speranza magica di Guarigione", né per rivincita, né tantomeno per ricongiungersi ad un idealizzato "stato dell'Eden" perduto e ritrovato. E non sicuramente con l'aspettativa infantilizzata di "trovarvi dentro" il compagno di Vita perfetto, mitizzato, tanto sperato o agognato con cui vivere per sempre felici e contenti.
Non è una "fiaba" il Secondo Varco.
E' una Realtà Umana.
Ci si può accedere per piena e consapevole Maturità emotiva, per completamento del viaggio di autonomia funzionale e sensoriale.
Non per sperare di trovare l'ennesimo "colpo risolutivo" che liberi tutti senza alcun piano di responsabilità e oggettività terrena.
"Ho sofferto tanto nella mia Vita, quindi ora merito di entrare".
"Stai ancora soffrendo?"
"Sì. Molto".
"Non si entra con il Dolore al Secondo Varco. Si risolve lo schema e poi si va".
"Non è giusto".
"Lo è. E' il senso stesso di questo Viaggio a renderlo perfetto".
La risoluzione non avviene "dopo" il passaggio E' "prima" che si completa la scelta interiore di non avvallare più automatismi e comportamenti di disfunzione.
La Guarigione precede l'ingresso.
Non avviene "tramite" l'ingresso.
Questo perché l'Umano continua a sostenere l'ereditata abitudine disfunzionale e patologica di delegare la propria Salvezza a qualcuno o qualcosa di più potente di lui. Di dare in mano all'Autorità esterna il governo di se stesso. Di aspettarsi i Miracoli Divini senza muovere i passaggi interiori necessari affinché accadano.
Gli Esseri Umani delegano. E nemmeno si rendono conto.
Si appropriano dell'Altro. Dei loro Doni. E non ne hanno alcuna Coscienza.
Vorrebbero tutto, senza muovere un dito, senza affrontare la "scomodità", senza assumersi la disciplina e la fatica di un reale cambiamento materiale e immateriale.
Sono abituati al consumismo delle Relazioni, al controllo, alla strumentalizzazione dell'Altro, alla stampella permanente del genitore perduto.
Pretendono di affiancarsi a compagni e compagne che li supportino, li curino dai loro dolori, dalla loro solitudine, dai loro bisogni emotivi irrisolti, che riempiano buchi e voragini emotive, che si prestino a rivestire ruoli genitoriali mancati o mancanti.
E poi c'è Dio.
Il "deus ex- machina" che a nostro piacimento e chiamata giunge a salvarci dal nostro "disastro interiore", magari quando siamo affondati per nostra stessa mano nella melma del fallimento, della fine di una relazione, del lutto di una persona, della vittimistica sensazione di non valere nulla e del "nessuno mi capisce".
No.
Non si passa oltre il Secondo Varco con questi presupposti.
Si passa da Uomini e Donne pienamente responsabili della propria maturità emotiva e fisica, spirituale e animica.
Perciò a Gennaio si continua a lavorare sodo.
Ci si impegna ad affrontare il Dolore residuo che ancora ci pervade.
Con fermezza, coraggio e resilienza.
Con la Spada interiore ben affilata e il Cuore che brilla nel Petto.
Approfittate di questo immenso mese di Rivoluzione.
Siateci per voi stessi. Non guardate fuori. Non salvate nessuno. Non distraetevi in passatempi evitanti. Non puntate il dito verso l'Altro per sottrarvi alle vostre Responsabilità.
Gennaio sarà forte. Molto forte.
Accompagnerà il Genere umano a "rendersi degno di se stesso, della sua Origine, della sua Verità interiore e del Dono di cui è sacro portatore".
Non perdetevi. Non invocate aiuti.
State con voi stessi. Accanto alla vostra Forza.
Imparate a conoscervi, ad amarvi, a rispettarvi.
Onorate la vostra Affettività, il vostro Coraggio, la vostra Spada interiore.
Generate il Nuovo, con Amore. E, con affettuosa e delicata Dedizione, prendetevene cura.
Siate integri e onesti.
Pulite e benedite il vostro Campo di Espansione tutti i giorni.
Tutte le notti.
Senza sosta. Senza risparmiarvi o piangervi addosso se state male.
Prendetevi cura delle vostre Ferite.
Disinfettante alla mano, andate e affrontatele.
Soli o con qualcuno che possa affiancarvi mentre ve ne prendete carico.
Non sprecate Gennaio a lamentarvi e "sperare" che passi al più presto o che l'intervento Divino cancelli o deroghi ogni vostro compito evolutivo profondo.
Non è questo il senso.
E non funzionerà. Perderete il senno.
Siate radicati, presenti a voi stessi e concentrati. Ora più che mai.
E osservate con grande umiltà, passione e partecipazione ciò che si trasforma Dentro di voi.
E poi, per sacra magia dell'atto generativo interiore, anche Fuori.
Buon Gennaio. Con voi stessi. Con la vostra "scalata" a mani nude. Con l'immensa bellezza del panorama mozzafiato che attende l'Umanità all'apice della Montagna.
Mirtilla Esmeralda
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crazy-so-na-sega · 1 month ago
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Marx, Darwin, Freud e la perdita del libero arbitrio
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Una delle più nefaste caratteristiche del mondo moderno è la perdita totale del concetto di libero arbitrio. Non è un caso che i principali agenti della sovversione tale concetto lo abbiano osteggiato, se pur da diverse angolazioni.
I protestanti: non conta il libero arbitrio, perché ogni uomo già dalla nascita è predestinato da Dio al paradiso o alla dannazione
Marx: la storia è lotta di classe. Ogni azione del singolo o di una categoria non è dettata dalla sua scelta libera, ma dalla società
Darwin: la storia umana è evoluzione casuale. A determinare le qualità degli enti è l’aggregazione casuale di atomi
Freud: i problemi di un adulto sono dettati esclusivamente da complessi di natura sessuale dettati da un cattivo rapporto con la madre, se maschio, col padre, se femmina
Da ciò cosa deduciamo? Che qualsiasi ideologia materialista non possa che condurre all’assenza della libertà, in quanto, essendo questa figlia della conoscenza, nel momento in cui la conoscenza manca, le vie dell’uomo non saranno dettate da come egli si rapporta alla realtà ma dalla materia e dalle sue sovrastrutture.
Per fare un esempio esplicativo, ci si chieda: perché un medico sia libero di curare il proprio paziente, di cosa ha bisogno? Della conoscenza della medicina, della conoscenza del morbo del proprio paziente e degli strumenti idonei a curarlo. Nel momento in cui tutto ciò mancasse, egli sarebbe libero di compiere il proprio dovere. Evidentemente no. Ma, se pur disponendo di queste competenze, decidesse di attuare condotte che portano alla morte del paziente, commetterebbe un’azione empia e in piena libertà. Il fatto che costui durante l’infanzia possa aver subito un trauma per colpa dei propri genitori, che effetto ha sulla sua decisione? Nessuno. Una colpa grave non giustifica o annulla l’altra, finché vi è la capacità di scegliere.
È quindi chiaro che dove manca conoscenza e le gerarchie conseguenti, la libertà è inattuabile. E chi di ciò è consapevole deve perciò far tutto ciò che è possibile perché a comandare tornino i veri valori. Chi è nemico di ogni visione spirituale cerca costantemente di minare il principio di libero arbitrio con i più squallidi mezzi.
-Ferdinando Viola
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aigiornileggeri · 1 year ago
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Mi ritrovo a 25 anni e l’idea dell’amore come quella dei bambini.
Mi sono ritrovata a parlare con una bambina di amore.
È fidanzata, da un anno, con Francesco.
Prima di lui c’è stato un altro che però è stato rubato dalla sua migliore amica.
Penso che se questo le fosse successo alla mia età si sarebbero strappate i capelli a vicenda e lui ne sarebbe uscito illeso, come succede il 99,9% dei casi. Anche se la colpa non è mai da una sola parte.
Non so perché ora senta la necessità di scrivere quello che mi sta passando per la testa, forse perché ora scrivere a mano non mi basta di più, ho tanto da dire e poca voce per farlo.
Ho sempre preferito scrivere che parlare.
Continuo a scegliere le parole con la stessa accuratezza con cui le mie coetanee scelgono l’outfit (ora ci siamo tutti inglecizzati) che indosseranno per una serata in discoteca.
Io in discoteca non ci sono mai stata, non ho mai fumato una canna, fumo sporadicamente le sigarette, giusto per infliggermi un po’ di dolore.
Dicono che ogni sigaretta fumata accorci la vita di 7 minuti, sto sperimentando la veridicità di questa affermazione.
Non voglio morire.
Sia chiaro.
Quando ci penso ho onestamente paura.
Chiudi gli occhi e tutto finisce.
Non si pensa più.
Le connessioni tra neuroni si fermano.
Niente stimoli.
Niente input.
Niente output.
Tutto tace.
Eppure quante volte aspiriamo nella vita ad un po’ di silenzio?
Sono consapevole che per quanto voglia ciò è impossibile. Almeno da vivi.
Motivo per il quale mi sto quasi abituando all’idea che troverò la pace a cui aspiro una volta morta.
Il discorso sta prendendo decisamente una piega tetra.
Sono una persona abbastanza noiosa.
Non amo il casino.
Mi piacciono le pantofole calde, le coperte, le tisane e i libri.
Non mi piace andare a mangiare fuori, mi piace l’intimità delle mura di casa.
Ma sono consapevole che sono in rotta di collisione con il resto del mondo.
Questo mondo di oggi che deve ostentare tutto.
Ieri sono uscita e c’era un tramonto stupendo a Roma, il volerlo immortalare mi stava quasi distraendo che stavo dimenticando di vivermelo.
E invece l’ho vissuto.
Ho notato ogni piccola sfumatura presente. Nei minimi dettagli.
Io sono così, guardo i dettagli e cerco di leggerli tra le righe.
Sono sempre stata una che ha visto nel piccolo prima di vedere nel grande.
Questa società ci ha abituati ad avere tutto e subito. Pretendiamo di conoscere le persone con lo schiocco delle dita.
PRETENDIAMO.
Non penso ci sia niente di più brutto che pretendere un qualcosa da qualcuno.
È come se lo obbligassimo a fare qualcosa che non vuole per un tornaconto solo nostro.
Ne lede ogni libertà di scelta e di pensiero.
Lo stesso errore si commette quando parlando si dice “io al posto suo…”.
Al posto suo non ci sei.
Al posto suo c’è solo la persona.
Non tu.
Per fortuna o per sfortuna, dipende dai casi, ognuno ha una propria testa e ragiona come meglio crede.
Io ho sempre pensato di ragionare con la testa di una ragazza di 60 anni fa.
Non mi sono mai sentita a mio agio in questa società.
Come un pesce fuori dall’acqua che cerca di tornare al mare.
Non mi sono voluta adeguare alla massa.
Non mi sono mai voluta adeguare a qualcuno.
Per qualcuno.
Rimarrò sola? Non so.
Ho paura? Non so.
Perché le persone cercano di cambiarsi per andare bene a qualcuno?
Capisco lo smussare gli spigoli, ma perché cambiare rinnegando quello che si è?
Io non voglio rinnegare niente di quello che sono.
Qualcuno una volta mi ha detto che siamo la somma delle esperienze che ci sono capitate. Beh, non per vittimismo, ma potrei scrivere un libro per tutte le volte che sono caduta in tutte le maniere in cui una persona può cadere e con la sola forza delle mie braccia mi sia rialzata.
Non penso di avere una vita tragica, ma penso di avere una vita in cui il coraggio le ha fatto da padrona.
Sì, sono coraggiosa.
Questo me lo devo.
In fondo credo che un po’ io mi voglia un po’ di bene, per quanto a volte litighi con me stessa sul perché non riesca a cambiare alcune cose di me che davvero non mi piacciono.
Sono abituata a fare l’elenco dei miei difetti, e non riesco a trovare mai un pregio.
Ecco, coraggiosa è il primo pregio.
Ma tornando al discorso di prima…
Vanno a scuola insieme.
Non si sono visti e neanche sentiti per tutto il periodo dell’estate.
Le ho chiesto allora perché non gli avesse scritto per tutto il periodo e la sua risposta è stata: “Avevo da fare con le amichette.”
Di risposta le ho chiesto se dopo tutto questo tempo lontani era sicura che anche da parte sua ci fosse lo stesso sentimento.
Penso di aver impiantato in lei il seme del dubbio.
Se magari prima ne era convinta, adesso non più.
Eppure 60 anni fa partivano per la guerra, passavano mesi senza vedersi e, se Dio voleva, riuscivano a mandarsi una cartolina ogni tot di tempo.
Ora il dubbio sorge non appena si ha un messaggio non visualizzato.
Maledette spunte blu.
Sorge il dubbio se non si risponde entro un tempo predefinito.
Ed ecco che la vipera del tradimento si insinua nelle nostre menti.
E distrugge tutto.
Con questo non voglio dire che prima non si tradiva, anzi forse era anche più facile tradire prima.
Senza Instagram, senza storie, senza localizzazione, senza messaggistica istantanea, senza chat segrete di Telegram (che ancora non so come funzionino).
Forse c’era una cosa che oggi è difficile trovare: il rispetto.
Ecco, forse ho trovato un altro mio pregio.
La mia famiglia mi ha insegnato a rispettare tutto e tutti.
Non so ammazzare neanche una mosca senza sentirmi in colpa.
Ho imparato il rispetto per ogni forma vivente: animali, piante, persone.
Ho imparato il rispetto per ogni forma non vivente.
Grazie mamma, grazie papà, grazie nonna e grazie zia.
Forse non gliel’ho mai detto.
Prima o poi lo farò.
Loro sono le colonne portanti della casa che sono.
E gliene sarò per sempre grata.
Mi hanno insegnato il senso di sacrificio. E rispettare chi ne fa.
Cerco di mantenere ogni promessa, di renderla reale.
Ma in un mondo che ti fa lo sgambetto più e più volte è difficile, ma continuo ad apprezzare la buona volontà di chi ci prova.
È un mondo malato che sta facendo ammalare anche le persone che ci vivono. Forse gli animali sono gli unici che ne restano illesi.
Quanto può essere cattivo l’essere umano?
Einstein diceva che l’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo inventerebbe mai una trappola per topi.
Siamo davvero così stupidi?
Perché soffriamo di queste manie di grandezza?
Perché questa necessità di prevalere sull’altro e di doverlo sventolare ai quattro venti?
Comunque, continuando il nostro viaggio nella mente di una bambina di 7 anni, dopo aver impiantato in lei il seme del dubbio ho cercato di sistemare la situazione, ormai già distrutta, affermando che in caso contrario avrebbe comunque potuto trovarne un altro. O anche due. Così da avere la riserva.
Lei ha fatto spallucce.
Non penso abbia apprezzato la mia affermazione.
In realtà non l’apprezzo neanche io.
Non nutro grande simpatia per coloro che decidono di intraprendere relazioni parallele. Anzi, direi che (sì, lo so che è brutto da dire), le schifo. E non poco.
Se una persona non ti fa stare bene, bisogna avere il coraggio di lasciarla andare.
Può essere doloroso, ma anche le ferite più dolorose guariscono.
E questo lo so bene, forse daranno un leggero fastidio ogni qualvolta il tempo cambierà.
Ogni qualvolta ti ci soffermerai a pensare.
Mamma dice sempre: “Le cose che non si fanno sono le migliori.”
Ma con quanti punti di domanda ci lasciano?
Quanti finali alternativi si alternano nella mente di una persona?
Sono una persona curiosa.
Ma non nel senso che sia impicciona, mi sono sempre fatta i fatti miei e continuerò a farlo visto che aspiro a campare 100 anni.
Sono spinta da curiosità costruttiva, non mi limito a sapere il fatto in sé, ma mi piace capire, scavare nel profondo. Forse la parola più corretta da usare sarebbe comprendere il perché di una scelta piuttosto che un’altra.
Mi astengo dal dare qualsiasi giudizio.
Mi limito a dare un consiglio, senza aspettarmi che la persona lo segua, anche perché chi è che segue i consigli?
Io sono la prima a non farlo.
Mi piace sbatterci di testa, di faccia, rompermi le ossa, il cuore e l’anima.
Si dice si impari meglio sbagliando e io voglio sbagliare nel modo giusto.
Voglio passare la vita imparando, crescendo, diventando sempre più saggia.
Avrei voluto dire a quella bambina che poi tanto male non è stare soli, conoscersi.
Capire quello che realmente vogliamo.
Quello di cui abbiamo realmente bisogno.
Avrei voluto dirle di non piangere alle ginocchia sbucciate perché il cuore sbucciato quando crescerà farà ancora più male.
Avrei voluto dirle di godersi ogni attimo della sua età.
Avrei voluto dirle di avvicinarsi al mondo dell’amore il più tardi possibile.
Avrei voluto dirle che ha fatto bene a godersi l’estate con le amichette piuttosto che pensare al fidanzato.
Avrei voluto dirle che l’amore se è vero supera ogni ostacolo, ogni distanza, ogni tempo.
Avrei voluto dirle che non deve mai dare nulla per scontato, perché nel momento in cui lo fai tutto perde di valore e non è più come prima.
Non aspettatevi che una persona vi stia accanto per sempre, che vi ami per sempre.
L’amore è un fuoco di paglia, di solito la passione brucia velocemente.
La vera scommessa è alimentarlo.
Vorrei essere brava in questo.
Invece credo che tra le mie mille mila cose da fare non riesca mai ad alimentarlo come si deve, e niente.
Fa la famosa vampa e si spegne.
Azzarderei a dire che quasi a volte l’acqua per spegnerlo sopra l’abbia messa io.
Perché l’amore si identifica con il cuore?
Un muscolo involontario.
Probabilmente perché così come non abbiamo la possibilità di controllare il suo battito non possiamo decidere di chi innamorarci.
Ed ecco lì che capita di innamorarsi di chi probabilmente non avremmo mai detto.
Nel mio caso penso che avrei messo la mano sul fuoco che non sarebbe mai successo, ed invece è successo.
Ho imparato il mai dire mai proprio in questo caso.
E chi l’avrebbe detto che avrei messo le armi per distruggermi in mano a qualcuno.
Mi meraviglio con quanta facilità l’essere umano sia capace di buttare giù tutto quello che costruisce senza nessuna pietà e rimpianto.
Mentre io mi sono ritrovata a dire addio ad una macchina e a dare il benvenuto ad un’altra.
Ho provato il senso di colpa nell’averla quasi tradita per qualcosa di nuovo.
Perché è questo quello che succede nella vita, buttiamo il vecchio per fare spazio al nuovo.
Io sono così legata al vecchio che provo dolore quando lo butto.
Ecco, forse questo invidio a quella bambina, la facilità con cui nel momento in cui il piccolo Francesco deciderà di lasciarla lei troverà qualcun altro e riuscirà a chiudere Francesco in un cassettino della sua memoria che probabilmente non riaprirà mai più.
Io i miei cassetti della memoria li apro e anche spesso.
Maledette domande che attanagliano la mia mente e non la lasciano riposare.
Forse se riuscissi a lasciarmi scivolare tutto addosso sarebbe più facile.
E invece il Padre Eterno ha deciso di farmi cocciuta, testarda e con la necessità di sapere come, quando, dove e perché.
Vorrei poter chiudere tutto a chiave, buttare la chiave in un qualsiasi posto e perderla così da non poter riaprire niente, anche volendo.
Sono masochista.
Non mi taglio, non mi infliggo dolore fisico perché mi basta il dolore dell’anima.
E se per i tagli questi cicatrizzano, non so come possa guarire un’anima mal concia.
Lana Del Rey canta: “Mi amerai lo stesso quando non avrò nient’altro che la mia anima dolorante?”
Mi chiedo se davvero esista qualcuno capace di amare una persona nonostante l’anima che non si regge in piedi.
Ci vuole tanto amore ad amare chi non ci ama.
E ci vuole grande forza di volontà a lasciare andare le persone.
Lasciare andare qualcuno è la più grande forma di generosità.
Come può un rapporto cambiare per “colpa” di una frase sbagliata?
Dicono che la lingua riesca a ferire più di un coltello.
E perché le permettiamo di ferirci?
Sento ancora quel formicolio al cuore quando ripenso ad alcune frasi, che siano belle o brutte.
Nella maggior parte dei casi sono tutte le parole che più mi hanno ferita.
Quelle che più mi hanno fatta sentire inadatta.
Ma non penso di essere inadatta per davvero.
Penso sinceramente che alcune situazioni non vadano con altre.
Ecco di nuovo quella sensazione.
La me di dentro urla, si sta spolmonando. E la me di fuori non riesce a tirare fuori niente.
A volte penso se possa essere liberatorio salire sulla prima montagna e urlare, fino a non avere più aria nei polmoni. Fino ad essere stremati per l’urlo e non per altro.
A volte vorrei farlo.
Poi penso che le persone mi prenderebbero per pazza.
Anche se è mio uso e costume credere che i pazzi stiano fuori e le persone mentalmente stabili siano chiuse nel primo reparto di psichiatria disponibile.
Forse in mezzo a loro troverei la mia pace, chissà.
Vorrei fare un appello a me stessa: smettila di provare a fidarti delle persone.
Sono destinate tutte ad andare via. E tu speri ancora nelle cose irreali.
Chiudi gli occhi e immagini cose che sai anche tu non succederanno mai. E ti addormenti con il cuore un po’ più leggero, perché quello ti da pace.
Perché sono così?
Cos’è che realmente voglio?
O sono solo lo specchio di quello che gli altri vogliono da me?
Vorrei bastare a me stessa.
Essere sicura di me, delle mie capacità, senza il bisogno che qualcuno mi ricordi quanto valga.
Amo stare da sola, e non capisco perché continuo a far entrare persone nella mia vita che la mettono sottosopra.
Inizio ad essere quasi certa di essere masochista.
Sto per prendere il treno.
L’ennesimo.
Quanti treni ho preso, e non ne ho mai perso uno.
Anche quando ero in ritardo.
Sono stata sempre brava a prenderli.
A farli coincidere con altri.
Ad aspettare il meno possibile alle coincidenze.
Non mi è mai piaciuto aspettare.
Non sono una che sta con le mani in mano aspettando che arrivi la manna dal cielo.
Mi sono sempre data da fare, ho organizzato la mia vita in ogni minimo dettaglio e la vita ci ha provato ripetutamente a far saltare ogni mio piano.
A volte ci è riuscita.
A volte no.
Mi chiedo dunque, perché se non riesco ad aspettare un treno che dovrebbe portarmi altrove dovrei riuscire ad aspettare una persona?
Beh, il treno prima o poi arriva e anche se in ritardo a destinazione ci porta.
Ma le persone?
Arrivano?
Tornano?
Riescono a portarti realmente dove vuoi che ti portino?
Non si può decidere dove queste ti porteranno. Bisogna lasciarsi guidare.
E io non sono brava in questo.
Sono stata abituata a guidare, e non riesco a far sì che le persone guidino me.
Eppure io vorrei qualcuno che mi portasse al mare.
Scorrendo la ricerca di Instagram in una di quelle pagine di frasi fatte e depresse ho letto trova qualcuno che ti faccia dimenticare di avere un telefono.
Chissà com’è prendere il treno della vita.
Quello che dicono passi solo una volta.
Quello del hic et nunc, del carpe diem.
Non penso di aver mai colto un’occasione, troppo presa ad organizzarmi la vita che probabilmente mi sono dimenticata di viverla.
Ho messo da parte tutti i sentimenti, cercando di reprimerli.
Li ho messi così schiacciati bene in un cassetto che pensavo di averli sistemati lì a vita.
E invece il cassetto è esploso, lasciando venire fuori tutto quello che credevo di non poter provare.
La depressione.
Se mi avessero detto che un giorno ne avrei sofferto sinceramente gli avrei riso in faccia.
E invece sono qui, a distanza di due anni, con questo mostro dietro le spalle che mi attacca all’improvviso, quando sono più vulnerabile.
E so da me che la spinta per “guarirne” devo darmela da sola, ma le persone che, intorno a me, si limitano a dire: “Dai, su. Muoviti. Se ti fermi è perché sei tu che vuoi stare male” mi istigano sempre di più ad isolarmi.
Mi piace stare sola.
Mi piace l’equilibrio che raggiungo.
Se sto male non devo dar conto a nessuno.
Se sto bene non devo dar conto a nessuno.
Solo a me stessa.
Chissà quale organo ne risente di più.
Il cuore?
Il cervello?
Penso che i miei siano andati entrambi in sovraccarico e il mio esplodere ne è stata semplicemente una conseguenza.
Come se nel cassetto avessi messo più di quanto avrei dovuto e ora non si riesce più a chiudere e tutti i sentimenti repressi siano usciti uno dietro l’altro, sovrapponendosi anche a volte.
Tocco un po’ anche di bipolarismo probabilmente.
Meriterei un oscar come migliore attrice per tutte le volte che ho riso quando avrei voluto piangere.
Meriterei un oscar come migliore attrice per aver mentito sul mio stato di salute mentale a tutti, compresa la famiglia.
Meriterei un oscar come migliore attrice per tutte le volte che mentre ridevo pensavo a come sarebbe stato buttarsi dal Canale di Mezzanotte.
Ci sono andata.
Mi sono seduta sul bordo del ponte.
Penso che più di una volta sia stata sul punto di farlo.
Perché non l’ho fatto?
Probabilmente perché io sono ancora qui e posso scegliere di vivere, lei non ha avuto scelta.
E se l’avesse avuta sicuramente avrebbe voluto vivere.
Per cui, mossa da un minimo di lucidità, sono scesa giù e sono tornata a casa, mettendo la maschera perfetta.
Ma non a tutti si può mentire.
E gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Non vedo i miei occhi brillare da un po’.
Chissà se ricapiterà.
E se la nostra vita fosse un libro scritto a penna?
Un cosiddetto manoscritto.
Senza bozza.
Senza margine di correzione, perché si sa, non si può cancellare con la gomma e riscrivere tutto.
Si può solo mettere una linea e andare avanti, fino alla fine del racconto. Fino alla fine del libro.
E lì, dove la penna inizia a incantarsi, arrivano le decisioni prese d’istinto.
Quegli scarabocchi che nessuno riuscirà mai a decifrare, neanche noi.
Perché quelle decisioni prese di pancia sembrano così sensate nel momento in cui le prendiamo mentre con il senno di poi si rivelano dei veri flop?
Perché, a volte, l’istinto prevale sulla ragione, perché autoinfliggersi dolore sperando in qualcosa che sicuramente non capiterà.
La legge di Murphy parla chiaro: se c'è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo; Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto; lasciate a sé stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio.
E allora mi chiedo, perché si molla la presa in alcune situazioni?
Perché non siamo più così bravi da lottare per quello in cui crediamo?
Perché non mi fido più delle mie sensazioni?
Ho sempre viaggiato con il mio sesto senso.
A volte bene, altre male.
Penso faccia parte del gioco.
Non credo nemmeno si possa pretendere che la vita giri sempre bene, penso sia impossibile vivere una vita senza cadere.
Dovrebbero essere le imperfezioni a rendere le cose perfette.
Il sudore dei sacrifici rende tutto più bello.
Ma ai sacrifici bisogna essere abituati.
E come ci si abitua?
Come può una persona abituarsi alla sofferenza per avere cose belle.
Ma perché si deve soffrire per arrivare al bello?
Per apprezzarlo di più?
E perché non godere delle piccole cose, ma aspettarsi sempre cose plateali?
Perché non compiacersi dei gesti ripetuti, seppur piccoli, ogni giorno, ma riempirsi gli occhi e soprattutto la bocca per un qualcosa che accade una sola volta e per un tempo breve.
Ho rivisto la piccola Giada.
Le ho chiesto di aggiornarmi sulle sue vicende amorose.
Mi sono così appassionata a questa storia d’amore che mi sembra quasi di viverla in prima persona.
Ci siamo sedute a terra.
Ha trovato dietro la tenda del salotto i regoli.
È stato come tornare indietro di quasi 20 anni.
Ricordo l’emozione, quando arrivava il momento dei regoli alle elementari.
La felicità nell’aprire quella scatola che sembrava magica perché quei piccoli rettangoli avrebbero dovuto insegnarmi a contare.
Anche se, diciamocelo sinceramente, tutti li abbiamo usati per costruire la famosa torre.
Apprezzo dei bambini in genere lo stupore davanti alle piccole cose; il trovare il buono e il bello anche nelle piccole cose.
Quelle più insignificanti.
Poi com’è che si diventa così materialisti?
Qual è il preciso istante in cui le piccole cose, anche le più stupide, smettono di bastarci e iniziamo a volere e a pretendere sempre di più?
Ho sempre avuto paura di crescere, di perdere il mio contatto con l’innocenza della tenera età, non essere più considerata la bocca della verità, diventare agli occhi del resto degli adulti una persona che sputa veleno perché dice quello che pensa.
Io non credo di sputare veleno, non penso nemmeno di essere così vipera come mi dipingono. Credo che la verità tendenzialmente faccia paura, fa paura a tutti, anche a me che sembro così dura e tosta.
La verità quando ci viene detta, nuda e cruda, ci spoglia di ogni maschera e ci costringe a guardarci allo specchio, come se fossimo tanti vermi privati di un guscio protettivo.
L’adulto è viscido, e di questo ne sono sempre stata convinta.
Ha sempre secondi fini, non sa bastarsi a sé stesso, cerca perennemente il confronto con altri per sentirsi superiore, non sa competere in modo sano, è cattivo e diventa egoista, egocentrico, cercando di creare una storia in cui risulta essere il protagonista assoluto.
Per non parlare degli adulti nelle relazioni: è un continuo prevalere sull’altro nel 90% dei casi, non si sa più viaggiare l’uno accanto all’altra.
Ho quasi 25 anni e la voglia di provare gli stessi sentimenti di Giada, la voglia che qualcuno provi per me gli stessi sentimenti che prova Giada.
La purezza.
Non perché servo a qualcuno, non mi piace essere sfruttata.
Ho sempre fatto mio il detto: “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, ma puntualmente ricevo altro. Ricevo quello che probabilmente se fossi realmente stronza farei alle persone.
Non so sfogarmi, non so buttare giù quello che provo se non scrivendo.
Mi sento così bene quando scrivo.
Non saprei come fermarmi.
Ho tanto da dire, continuo ad avere sempre tanto.
E continuo ancora a meravigliarmi delle mie capacità paragonate a quelle di persone più grandi.
Perché continuo a sottovalutarmi?
Apriamo i regoli, con l’intenzione (ovviamente) di fare la Tour Eiffel.
Iniziamo a mettere da parte tutti i pezzi che ci servono e intanto penso che vorrei essere circondata una vita intera da bambini e animali, dalle anime pure, da chi non fa male a qualcun altro per il puro scopo di goderne; voglio essere circondata da chi se fa male a qualcuno sa chiedere scusa.
Arriva il momento della fatidica domanda, chiederle come fosse andato il ritrovo con Francesco.
Ne ho quasi timore, soprattutto dopo l’ultima chiacchierata, ma i bambini hanno quell’innocenza disarmante contro cui nulla vince.
Il sospiro di sollievo tirato dopo aver saputo che ancora ad oggi stanno insieme è stato rumoroso, tanto da scambiare uno sguardo complice con la mamma.
A distanza di circa un anno io e Giada ci siamo riviste.
Qualcosa è cambiato, io sono cambiata e anche lei.
Se lei è cresciuta in altezza, in bellezza e anche in intelligenza, io sono diventata più vecchia, scorbutica e meno paziente verso ogni genere umano.
Non vedo Giada da un anno e quanto vorrei poter parlarle ancora. Interfacciarmi con lei e con l’ingenuità con cui vede il mondo: senza malizia, senza cattiveria, senza alcun melodramma irrisolvibile.
Mi chiedono spesso perché sia così attirata dai bambini e dagli animali, probabilmente la risposta si trova in questo: non fanno melodrammi e se dovesse accadere la situazione si placa in un tempo così breve da non destare nessuna preoccupazione.
Quanto sarebbe bello tornare piccoli, dove le uniche preoccupazioni sono soltanto i giochi non comprati da mamma e papà, le merende e il pisolino pomeridiano fatto controvoglia.
A ventisette anni il pisolino pomeridiano è quasi diventato un default per me, senza il quale non saprei neanche sopravvivere alle persone che mi sono intorno.
Vorrei tanto sapere di Giada, dei suoi amori, se è riuscita a continuare la sua storia con Francesco, mi piacerebbe dirle che ho trovato probabilmente l’equilibrio a cui aspiravo, ma so che mi guarderebbe interrogativa perché: come lo spieghi l’equilibrio ad una bambina?
Ho paura a dirlo forte, non tutte le persone sono felici se lo sei anche tu, ma ho trovato quella sorta di pace interiore che sembrava non potesse arrivare per me.
Sto per iniziare a fare una cosa che mi piace. Non mi interessa della fatica. Ho scoperto che con le persone giuste accanto sono ancora più forte di quello che credevo. Ho capito chi sì e chi no. Chi mi fa fiorire e chi cerca di estirparmi come un’erbaccia.
Grazie delle delusioni, dei momenti no, dei momenti in piena sbronza, delle scelte sbagliate, dei viaggi in macchina, del mare che calma in inverno e abbronza l’estate. Grazie dell’amore, delle amicizie nate dal nulla, del cuore rotto, dello scudo contro le parole che fanno male. Grazie per le serate a guardare le stelle in balcone con la sigaretta accesa, i lividi addosso per l’equitazione che libera la mente, i lividi dello stress mentale. Grazie per gli addii e le riscoperte di alcune persone. Grazie per il mio essere leggera, saper capire quando essere pesante e quando no, quando farne melodramma e quando no. Grazie perché ho capito quanto valgo, ho capito che non mi accontento di tutti e che chi mi sta accanto lo fa per scelta, per amore e ha rubato un pezzetto del mio cuore e lo custodisce preziosamente. Grazie anche a chi il pezzetto del mio cuore lo ha preso a pugni, a cazzotti e ci ha ballato sopra con la speranza di vedermi a terra strisciare come magari fanno loro. Mari splende anche grazie a voi. Soprattutto grazie a voi.
L’ultima foto non poteva non essere il mio panorama sul mio golfo preferito.
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lumioluna · 4 months ago
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crescere e superare un momento negativo a volte sembra impossibile perchè ci aspettiamo di arrivare a quel punto in cui saremo sempre felici e non avremo mai problemi. ma in questo falliamo nel capire che non esiste (per nessuno) una vita priva di problemi, perchè allora sarebbe una vita priva di complessità, non esiste una vita priva di dolore, perchè sarebbe una vita priva di intensità, non esiste una vita che non richieda ogni giorno lo sforzo attivo (e quindi la scelta consapevole) di viverla, perchè sarebbe una vita priva di significato e di libertà.
l'obbiettivo non è vivere ogni giorno una felicità cristallizzata e placida. l'obbiettivo è acquisire gli strumenti che ti consentano di navigare le complessità dell'esistenza senza perdere il timone di te stesso, è fare in modo che sia tu a gestire i tuoi problemi e non i tuoi problemi a gestire la tua vita e a definire la tua identità.
maturare oltre un periodo buio della nostra esistenza non significa diventare improvvisamente immuni alla tristezza, allo scoraggiamento, al peso delle emozioni più oscure che risiedono dentro di noi: significa piuttosto imparare a riconoscerle per quello che sono, accoglierle come parte integrante della vita e sapere (finalmente!) come guidare noi stessi al di fuori di quei loop negativi, senza abbandonarci a facili e inefficaci soluzioni temporanee per distrarci dal disagio, senza sentire il bisogno di scappare, ma prendendoci cura di noi stessi, nel senso più profondo dell'espressione (ossia, dandoci quello di cui abbiamo bisogno, concentrandoci su quello che è importante, piuttosto che su quello che è facile).
insomma, il momento in cui si è consapevoli di essere dentro la propria vita, piuttosto che guardarla dall'esterno, è quando si smette di aspettare che le cose si allineino alla perfezione per iniziare a esserci al 100%. quando si ha conosciuto il lato più doloroso e complicato e faticoso della vita, ma la si sceglie giorno dopo giorno, con la leggerezza e la certezza che vale la pena prendersela tutta, tutta quella che c'è, finché c'è, con tutti i suoi tesori e tutte le sue magagne. e con la serenità d'animo di sapere che qualsiasi cosa si presenti sul tuo cammino, la affronterai come nient'altro che una fase della storia che si sta costruendo davanti ai tuoi passi, quella storia che sì, ok, magari non hai il potere di scrivere, ma hai la possibilità di interpretare e scegliere e manovrare e impostare e decidere cosa mettere a focus e cosa no! e restando concentrato su ciò che è importante e prezioso ti prometto, ti prometto, che qualsiasi fase tu stia vivendo ora scivolerà via eventualmente! e ci sarà un'altra fase e sarà diversa e tu sarai diverso! e poi ci sarà un'altra fase ancora e poi un'altra e poi vita vita vita vita vita
però il punto è che non devi solo volerla, devi anche sceglierla.
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succhinoallapesca · 4 months ago
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C'erano delle tende nei pressi di uno ospedale, nelle tende c'erano persone sfollate perché non hanno più un posto dove stare.
Perché da più di un anno non c'è più un posto sicuro nel senso letterale del termine.
Hanno bombardato proprio quell'ospedale e quelle tende.
Le tende hanno preso fuoco e chi non è riuscito a salvarsi è morto bruciato vivo.
Abbiamo foto di esseri umani letteralmente bruciati vivi.
Non sarebbe necessario dirlo, ma non c'era nessun mezzo a disposizione per spegnere l'incendio.
Persone-uccise-bruciate-vive: quando leggiamo queste frasi, fermiamoci.
Mettiamo tutto in pausa per cercare di capire. Immaginiamo, anzi, guardiamo le foto e concentriamoci.
Il cervello potrà comunque far fatica a concepire una cosa del genere, ma quel che significa è: i corpi hanno preso fuoco e sono arsi nelle fiamme.
E non per un incidente, non per un atto di psicosi, ma per una scelta consapevole data dalla convinzione che tanto quelle vite non valevano e non valgono niente.
È passato un anno e l'inimmaginabile continua, senza arrestarsi, ad essere perpetuato.
Non solo ieri notte, ogni giorno. Non solo ieri notte, mentre chi sopravviveva poteva vedere con i suoi occhi i propri cari bruciare vivi.
Ogni giorno.
(Inizialmente avevo scritto un post più lungo di questo, ma in realtà non voglio scrivere nient'altro. Solo i fatti. Non c'è bisogno di aggiungere altre parole)
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goonslife · 8 days ago
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Festive and Sustainable: Snoopy Christmas Organic Cotton Socks
Il set di calzini natalizi Snoopy unisce l'allegria delle feste alla moda sostenibile. Questi calzini sono realizzati in cotone biologico al 100%, garantendo una vestibilità morbida e confortevole, oltre che ecologica. I design raffigurano l'amato Snoopy in divertenti scene ispirate alle feste, come lo sci e i festeggiamenti con Babbo Natale.
Ciò che rende questi calzini ancora più speciali è la certificazione GOTS, ovvero sono prodotti utilizzando cotone biologico privo di sostanze chimiche nocive, pesticidi e altre sostanze nocive. Ciò li rende una scelta ideale per chiunque desideri fare scelte di moda più sostenibili senza compromettere la qualità o il comfort. L'altezza media dei calzini offre versatilità, rendendoli adatti all'uso quotidiano e aggiungendo un tocco di stravaganza al tuo outfit.
I calzini sono disponibili in un set di tre paia, ognuno con il suo design unico, perfetto per diffondere l'allegria delle feste. Il set è confezionato in una scatola regalo festiva, il che lo rende un regalo di Natale eccellente per i fan di Snoopy, gli appassionati di Peanuts o chiunque ami gli accessori stravaganti e accoglienti. Che tu voglia rallegrare il tuo guardaroba invernale o regalare qualcosa di pratico e gioioso, i calzini natalizi Snoopy soddisfano tutti i requisiti.
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La combinazione di un personaggio classico come Snoopy con cotone biologico rende questi calzini divertenti ed ecologici, riflettendo una tendenza crescente nel consumismo consapevole. Sono un ottimo esempio di come la sostenibilità possa essere incorporata anche negli articoli più festosi e giocosi. Il cotone utilizzato è anche traspirante e delicato sulla pelle, offrendo comfort per le lunghe giornate invernali.
In sintesi, i calzini natalizi Snoopy non sono solo un accessorio, ma una dichiarazione di sostenibilità, comfort e gioia delle festività. Che tu ti stia concedendo un regalo o che tu stia facendo un regalo premuroso e divertente, questi calzini offrono un mix unico di giocosità, qualità e design eco-consapevole che sicuramente strapperà un sorriso a chiunque.
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ricomincerai · 26 days ago
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Avevo 15 anni quando iniziai a seguirti… Dieci anni dopo provo ancora più ammirazione nei tuoi confronti! Non ti sei mai smentita, svenduta alle “mode” nel tempo né mai approfittato della tua notorietà, per emergere. Assurdo quanto sarebbe stato più comodo, ma tu hai sempre preferito non “venderti”! Ho sempre avuto paura non rispondessi ai messaggi, ma volevo comunque farti sapere che c’è chi ti stima tantissimo, come me.
Questo é uno di quei messaggi di cui sono proprio contenta.
Proprio stamattina ho avuto una sottospecie di “discussione”, con un tizio, a quanto pare noto sui social, che ha avuto la briga di scrivermi in privato, in seguito ad un mio commento sotto ad un suo post andato virale, nel quale gli facevo gentilmente notare che sarebbe stato carino citare gli autori delle parole che condivideva (e, chiaramente, quantomeno non dichiararsi lui l’autore, consapevole fossero di altri). Tutto questo per dire cosa? Che 10 anni fa scrivevo cose che ho letto in giro per tantissimo tempo e che sono andate virali ovunque. Cose con cui persino “Francesco Sole” si é arricchito, cavalcando l’onda del momento. Questo non é accaduto solo a me, sia chiaro, é stato il “problema” di tanti altri che -come me- avevano il loro seguito, qui sopra, e che scrivevano per passione, per necessità, non per emergere. Alcuni, quelli che “ci mettevano la faccia” hanno avuto un bel seguito, altri addirittura un barlume di notorietà. Io ci ho sempre messo il culo, in effetti, con l’url che mi ha resa nota, eppure ho sempre amato l’idea che, chi mi seguisse, scegliesse di farlo perché apprezzava ciò che scrivevo, ciò che condividevo, piuttosto che per come fossi esteticamente. All’epoca non é stata una scelta difficile, quella di mantenere “privata” la mia vita, eppure oggi so che sarebbe sempre stato più semplice dirvi chi fossi. Col senno di poi, magari, alle volte penso di aver fatto una stupidaggine. Almeno le mie parole avrebbero avuto un solo volto: il mio.
Ad ogni modo ti ringrazio molto per queste tue parole. É sempre bello leggere che c’è chi mi fa compagnia da così tanto. Non é mai scontato!🙏🏼
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