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"La notte delle perle" di Giuliana Arena – Un intreccio di destini tra passato e presente. Recensione di Alessandria today
"La notte delle perle" è un romanzo che unisce dramma, storia e ricerca interiore, raccontando due vicende intrecciate tra il 1943 e il 2010.
Informazioni bibliografiche essenziali: Autore: Giuliana Arena Anno di pubblicazione: 29 ottobre 2024 Genere: Narrativa storica, Dramma, Romanzo di formazione Valutazione: ★★★★☆ (4,1 su 5, basato su 408 recensioni) Trama e analisi del romanzo “La notte delle perle” è un romanzo che unisce dramma, storia e ricerca interiore, raccontando due vicende intrecciate tra il 1943 e il 2010. Nel…
#Alessandria today#Algeri#amore e colpa#donne e resilienza#Giuliana Arena#Google News#il peso del passato#italianewsmedia.com#La notte delle perle#letture al femminile#letture coinvolgenti#letture profonde.#libri con storie intrecciate#libri emozionanti#misteri del passato#narrativa al femminile#narrativa d’autore#narrativa poetica#Narrativa storica#Parigi#Pier Carlo Lava#romanzi ambientati tra epoche diverse#romanzi che fanno riflettere#romanzi con protagoniste complesse#romanzi con segreti familiari#romanzi consigliati#romanzi storici recenti#romanzi sul destino#romanzi sulla memoria#romanzi sulle origini
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Libri romance con coppie mature
Molto spesso le protagoniste dei romanzi sono: giovani e belle, (diciassette-diciotto anni), piene di vita e accalappiano l'eroe bello e tenebroso (spesso molto più grande di loro) senza fatica apparente. Bene, è ora di finirla. Anche chi ha superato i trenta o quaranta ha il diritto di essere protagonista e di mettere in ginocchio un belloccio da sposare. I quattro romanzi che vi vorrei consigliare, oltre ad essere scritti bene, ad avere trame intriganti e divertenti, hanno delle protagoniste finalmente DIVERSE dal solito. Non più nel fiore degli anni, hanno ormai, trenta, quaranta anni, non sempre sono bellissime, ma trovano comunque l'amore in modi inaspettati.

Il velo della notte di Lydia Joyce
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Trama: 1800. Inghilterra. Un conte misterioso vive quasi recluso nel suo maniero. Una nobildonna va a trovarlo per salvare dai debiti il fratello. Il conte le propone un patto. Lei acetta e così due vite segnate dal dolore e dalla solitudine si incontrano. Entrambi non più giovanissimi, entrambi pieni di ricordi dolorosi e di rimpianti. Riusciranno a guarirsi a vicenda?
La mia opinione: Un bellissimo romanzo, con due protagonisti di primo piano. Entrambi segnati dal loro passato hanno dei caratteri forti e fragili allo stesso tempo. Lui segnato da una misteriosa malattia che non gli permette di uscire alla luce del sole, lei piena di rimpianti per le sue stesse scelte che le hanno rubato la giovinezza. Insieme troveranno conforto e amore.
E infine la baciò di Laura Lee Guhrke
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Trama: Inghilterra. Fine 1800. Emmaline è la segretaria di un famoso editore. Seria, pacata e controllata, vive secondo le ferree regole dell'etichetta. Il suo datoro di lavoro, invece, scandalosamente divorziato se ne infischia delle regole della società. Emma si accorge che la sua vita non è quella che vorrebbe solo dopo l'ennesimo rifiuto a far pubblicare il suo libro, proprio il giorno del suo compleanno. Ormai trentenne ha passato la giovinezza sprecandola, così decide di dare una svolta alla sua vita. Si licenzia, trova un nuvo editore e pubblica il suo libro. Il suo ex datore di lavoro però non intende lasciarla andare, senza di lei il suo ufficio sembra crollare. Quello che non si aspetta però è di essere attratto dalla nuova Emma. Per la prima volta la vede veramente...
La mia opinione: Molto bello. I due protagonisti non sono preda di equivoci o spinti l'uno verso l'altro da elementi esterno o da altri personaggi, è semplicemente un lavoro interiore che li avvicina. Emma per la prima volta agisce impulsivamente e da quel momento cambia agli occhi del suo ex datore datore di lavoro Lord Marlowe. Egli crede, dopo un divorzio disastroso e doloroso, di essere immune all'amore e nemmeno riconosce ciò che prova per Emma, sa solo che deve aiutarla a liberarsi dalla prigione di regole che la soffoca. Un libro stupendo, romantico, ma con una vena di tristezza e gioia che ammalia il lettore. Da leggere assolutamente.
Il duca di ghiaccio di Mary Balogh
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Trama: Il glaciale e solitario Wulfric Bedwyn, duca di Bewcastle, ha visto i suoi fratelli e sorelle trovare l’amore e sistemarsi. Tuttavia non ha alcuna intenzione di emularli. Alla morte della sua amante si sente però improvvisamente solo e accetta un invito a un ricevimento, incontrando una schiera di dame che fanno di tutto per attirare la sua attenzione. Tranne una: Christine Derrick. Non più giovanissima e vedova, Christine ha comunque una vivacità e una carica sensuale che Wulf non riesce a ignorare. Eppure, nonostante l’inevitabile e corrisposta attrazione, lei rifiuta di diventare sua amante, e sedurla sarà per il “duca di ghiaccio” una sfida da vincere a ogni costo. Al punto di rendersi conto di non poter più fare a meno dell’amore…
La mia opinione: ve ne ho già parlato ampliamente in diversi post precedenti, romanzo bellissimo da leggere assolutamente, indipendentemente dall’età dei protagonisti che essendo più maturi sono comunque più interessanti. Tutta la serie Bedwyn sarebbe da leggere.
Mio unico amore di Mary Balogh
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Per la prima volta dalla morte del figlio e della moglie, George Crabbe, duca di Stanbrook, prende in considerazione l’idea di risposarsi. Riaffiora così nella sua mente l’immagine di una donna conosciuta un anno prima e mai più rivista: Dora Debbins. Dora, da parte sua, ha perso ogni speranza di contrarre matrimonio dopo lo scandalo che aveva investito la sua famiglia e i lunghi anni in cui si era dovuta occupare della sorella minore. Ora vive da sola nel Gloucestershire, dove insegna musica per guadagnarsi da vivere. Ma la visita del duca penetra nella sua vita come un raggio di sole…
La mia opinione: Questo appartiane a una delle serie più recenti della Balogh (serie Survivor) secondo me meno belle delle precedenti, ma la Balogh è sempre la Balogh e merita. Tengo comunque a dire che questo libro ha veramente poca trama, perciò se cercate letture che vi coinvolgano in modo particolare o vi regalino soprese cercate altrove. Qui è tutto corteggiamento e approfondimento psicologico e basta.
Semplicemente perfetto, di Mary Balogh
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Claudia Martin, colta e dai modi semplici, dirige con impegno una scuola per giovani signore poco abbienti. Genuino è il suo disprezzo per l’aristocrazia e per la superficialità dei rituali che la caratterizzano. Trovarsi quindi in viaggio da Bath a Londra in una splendida carrozza con Joseph Fawcitt, marchese di Attingsborough, è per lei un tormento. Che diventa autentico supplizio nel momento in cui scopre di essere attratta da lui. Per contro, Joseph si accorge al primo sguardo di quanto Claudia sia appassionata e gentile. Sarà possibile, per due mondi tanto diversi, trovare un punto d’incontro?
La mia opinione: Ultimo libro della serie Simply della Balogh, serie che vi consiglio di leggere tutta, e dopo aver letto la serie Bedwyn poichè le due serie hanno ersonaggi in comune. Libro bello quanto tutta la serie del resto, super consigliato e scritto benissimo, appartierne all’epoca d’oro della Balogh.
Qualcuno da desiderare di Mary Balogh
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Trama: Dopo la morte del marito, il conte di Riverdale, con cui ha vissuto per vent’anni senza sapere che era già sposato, Viola Kingsley è irrequieta e infelice sebbene circondata dall’affetto dei figli e di tutta la famiglia. Superati, o quasi, il dispiacere e la vergogna per essere stata privata del titolo nobiliare e del patrimonio, sente tuttavia che la sua vita è vuota finché un giorno, per caso, si imbatte in un vecchio spasimante respinto quattordici anni prima: Marcel Lamarr, marchese di Dorchester. Nonostante una fuga d’amore lontani dal mondo, però, nel giro di un paio di settimane il loro senso del dovere sembra avere di nuovo il sopravvento quando…
La mia opinione: questo fa parte della serie Westcott della Balogh, la sue serie che amo di meno, per carità è carino come libro ma diverse scene mi hanno ricordato altri libri precedenti dell’autrice, sa molto di già letto e visto mille altre volte questo libro.
Gli amanti dello scandalo (Scandalous lovers), di Robin Schone
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Trama: Londra. Primi del 1900. James ha quarantasette anni, è un avvocato difensore, e la morte di sua moglie gli ha fatto capire non averla mai conosciuta, di non avere mai cercato di conoscerla. Lui fa parte con altri uomini e donne di un club, Il Club degli uomini e delle donne che era nato per discutere delle differenze fra i sessi, ma che in realtà non ha mai affronìtato argomenti reali. Gli stessi membri si conoscono appena fra di loro. Ma l'entrata di una sconosciuta durante una riunione del Club, cambierà tutto La sconosciuta è Frances, ha quarantanove anni, è vedova ed è nonna di ben dodici nipoti. Dalla campagna è venuta in città per una breve vacanza. Non sa che la sua sincerità nel rispondere alle domande di James cambierà le dodici vite dei membri del club e soprattutto cambierà per sempre la sua vita.
La mia opinione: qui l’età dei protagonisti è centrale alla trama. Il libro è stupendo anche se estremamente sensuale, visto che la sessualità e la libertà sessuale sono al centro della trama.
Scandalo inglese (The Trouble with Harry) di Katie MacAlister
https://www.eharmony.it/Harmony/Libri/Historical/Grandi-Romanzi-Storici/Grandi-Romanzi-Storici-giugno-2008/SCANDALO-INGLESE
Trama: Per evitare la rovina finanziaria, Frederica Pelham, detta Plum, decide di rispondere all'inserzione matrimoniale di un vedovo, e poco tempo dopo lo sposa. Solo in seguito il consorte le rivela di non essere il segretario di un ricco marchese, bensì Lord Harry Rosse in persona, e di avere addirittura cinque figli! Per Plum è un duro colpo, anche se non può certo lamentarsi dell'inganno visto che nasconde a sua volta dei segreti imbarazzanti, come l'accusa infamante che macchia la sua reputazione, o la presenza di un ex marito che minaccia di rivelare a tutti il suo scandaloso passato. Insomma, Plum desiderava soltanto un po' di pace e di sicurezza, ma come riuscirà a ottenerla tra tanti equivoci e ricatti?
La mia opinione: Qui la trama è avvincente, ironica e piena di equivoci e inganni. Se vi piace quel genere di libri allora questo fa per voi.
Inediti in lingua italiana:
Something Shady
Pamela Morsi
Inedito in italiano
Trama: Primi anni del 1900. America. Per venti anni lei ha amato in segreto il suo vicino, e fantasticato su di lui. Ormai, vicina ai quaranta sa di aver sprecato i suoi anni migliori dietro un sogno impossibile, finchè l'incredibile accade. Un malinteso avvicinerà lei al suo vicino, ed entambi scopriranno di essersi sempre piaciuti.
La mia opinione: La trama sembra inconsistente ma in realtà gli equivoci si susseguono pieni di ironia e i due protagonisti ormai maturi, riscoprono dentro di loro, una giovinezza interiore che li ripagherà di tutti i dolori subiti. Avrebbero potuto amarsi venti anni prima se solo uno dei due avesse parlato, ma a che serve rimpiangere il passato se il presente diventa meraviglioso?
Someone to remember di Mary Balogh
Inedito in italiano
Trama: Matilda Westcott da ragzza ha rifiutato la proposta di matrimonio del suo primo amore su consiglio dei genitori, ma ora trent’anni dopo ha una seconda possibilità di rimediare a quell’errore.
La mia opinione: Racconto della serie Westcott che sarebbe molto carino se non riuscisse a risultare prolisso nonostante la sua brevità. Non lo consiglio, ma l’ho messo in lista perchè i due protagonisti hanno superato la cinquantina ed è raro trovare protagonisti di questa età nel genere romance.
Another dream, di Mary Balogh (racconto contenuto nell’antologia: Once upon a dream)
Inedito in italiano
Trama: Eleonor, la sorella di Christine moglie del Duca di Ghiaccio Wulfric Bedwyn, da sempre convinta di non volersi sposare dopo aver perso il fidanzato in guerra, si rende conto dopo aver pasdsato i quaranta che insegnare non le basta più e fortunatamente per caso in una locnda durante un temporale incontra un bel Conte, vedono con due bambini adorabili...
La mia opinione: Questo al contrario di Someone to remember, appartiene all’epoca d’oro di Mary Balogh e farebbe parte della serie Simply ed è collegato anche al Duca di Ghiaccio, perciò è molto carino e superconsigliato.
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La città di Londra, una delle metropoli più famose al mondo, è entrata a far parte dell’immaginario collettivo talmente tante volte e in modi così diversi da poterla paragonare, come potere immaginifico, soltanto a New York, anche se con le opportune differenze. Londra è una delle poche città al mondo che non finisce mai di stupire e che non finisce mai di essere scoperta, talmente sono numerosi i percorsi da seguire. In questo articolo ci concentriamo su uno dei più recenti itinerari calati all’interno della capitale inglese, quello legato ai luoghi che hanno ispirato alla scrittrice J.K. Rowling il magico mondo che vive all’interno dei romanzi di Harry Potter, una delle saghe letterarie (e poi cinematografiche) più famose al mondo. I film e la scelta delle opportune location per le strade di Londra hanno di certo aiutato moltissimo a sovrapporre questo mondo fantastico alla città reale come si presenta nella vita quotidiana di un londinese, ma anche alla città che nel passato è stata o è ancora dei Beatles, del punk di fine anni Settanta, di Churchill, di Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and Broomsticks, 1971) di Jack lo Squartatore, della regina Vittoria, della famiglia reale dei Windsor, delle opere di William Shakespeare, di Notting Hill (1999) e degli altri film con Hugh Grant. Il mondo di Harry Potter ai Warner Bros Studios di Londra Un tour attraverso i luoghi di Harry Potter a Londra non poteva che cominciare con un perfetto luogo/non luogo come possono esserlo solo gli studi cinematografici, là dove nasce la magia del cinema, ma per davvero. Ai Warner Bros Studios di Londra (30 km circa), i bambini potranno assaggiare la buonissima burrobirra e passeggiare nella sala Grande di Hogwarts, protagonista di moltissime scene dei film e dei romanzi. Perdendosi tra i numerosi materiali di scena si può anche partecipare a un’avventurosa caccia al tesoro: chi riuscirà a trovare i 15 boccini da Quidditch nascosti in mezzo a quella confusione? Per chi volesse prenotare un tour guidato è possibile includere un comodo transfer da e per il centro città. I luoghi di Harry Potter a Londra Londra si arricchisce così di un ulteriore immaginario, un notevole mondo di magia che riesce a incantare adulti, bambini e “bambini” cresciuti. Ecco le principali tappe di un tour alla scoperta dei luoghi di Londra legati al magico mondo di Harry Potter, da condividere con la vostra famiglia, magari organizzando un tour guidato che sicuramente farà la gioia dei vostri bambini. Leadenhall Market La strada dove Harry Potter e gli altri maghi vanno a fare compere nei romanzi prende ispirazione direttamente da Cecil Court, a Covent Garden, ma quella che appare nei film è in realtà ambientata a Leadenhall Market, prima tappa del nostro tour. La facciata dell’ottico in Bull’s Head Passage con le sue inconfondibili imposte blu è stata usata come entrata per il Paiolo Magico (Leaky Cauldron), la taverna di Diagon Alley. Millenium Bridge Questo modernissimo ponte pedonale è quello che i Mangiamorte distruggono in Harry Potter e l’ordine della Fenice. Lambeth Bridge Scendendo lungo il South Bank, si superano alcune delle attrazioni più famose di Londra, tra cui il London Eye, la ruota panoramica di Londra, il Sea Life Centre – London Aquarium e il Westminster Bridge. Sul ponte successivo, il Lambeth Bridge, in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban avviene la sfrenata corsa notturna del Nottetempo, il bus che viene in aiuto dei maghi in difficoltà e che è in grado di restringere come una sottiletta per passare tra altri due autobus. Scotland Place Tornando sulla sponda sinistra del Tamigi, da questo lato si incontrano l’abbazia di Westminster e il palazzo di Westminster con il Big Ben, uno dei simboli più iconici di Londra, prima di raggiungere Scotland Place, tra le stazioni della metro di Charing Cross ed Embankment. Qui si può notare la tipica cabina telefonica londinese che nei film di Harry Potter rappresenta l’ingresso del Ministero della Magia. Charing Cross Station Un punto magnifico dove poter scattare una foto ricordo è sicuramente il binario 9 ¾ allestito in Charing Cross Station. Nel muro è incastonato un carrellino per le valige che potrete divertirvi a spingere. Piccadilly Circus La mitica piazza con la statua di Eros invasa dalle luci al neon dei pannelli pubblicitari è senza dubbio un’altra delle immagini più famose di Londra e per questo motivo non poteva comparire anche nei film di Harry Potter, per l’esattezza in Harry Potter e i doni della Morte, quando i tre protagonisti sono costretti a scappare dopo l’attacco dei Mangiamorte al matrimonio di Bill e Fleur. Cecil Court Lungo il tratto iniziale di Great Newport St. è stata ricostruita l’esatta ambientazione di Diagon Alley proprio come la si vede nei film. Goodwins’ Court A breve distanza da Cecil Court in questa stretta viuzza fitta di storici negozietti è stato ambientato il Magie Sinister (Burkes & Sinister), il più famoso negozio di magia Oscura d’Inghilterra, situato nella inquietante Nocturne Alley. Australian High Commission House L’affascinante edificio ad angolo situato tra Covent Garden e Blackfriars sulla Strand è stato utilizzato per l’ambientazione della Gringotts Bank, l’unica banca conosciuta del mondo magico di proprietà dei Goblin. Nei misteriosi e giganteschi caveaux sotterranei della banca, esattamente nella camera blindata 713 si trovava la pietra Filosofale, protagonista del primo capitolo della saga di Harry Potter. Claremont Square Questa tranquilla piazza nel quartiere di Islington è stata scelta per l’ambientazione del numero 12 di Grimmauld Place, la casa della famiglia di Sirius Black, migliore amico di James Potter e padrino di Harry. St Pancras Station La facciata neogotica della stazione di St Pancras Station compare all’inizio di Harry Potter e la camera dei Segreti, nella scena in cui la Ford Anglia scassata della famiglia Weasley prende il volo con Harry e Ron a bordo perché hanno perso il treno per Hogwarts. Reptile House Il rettilario del London Zoo è il luogo in cui, in Harry e la pietra Filosofale, Harry scopre di parlare il serpentese, la lingua dei rettili, proprio come Voldemort. Dudley finisce nella teca del boa constrictor e Harry riesce a salvarlo, comunicando con il serpente. Harrow School A circa 20 km da Londra, facilmente raggiungibile in treno da King’s Cross St, in una delle aule di questo storico collegio maschile risalente al XVI secolo è stata allestita l’aula di Incantesimi nella quale insegna il professor Vitious in Harry Potter e la pietra Filosofale. @Shutterstock https://ift.tt/38vZvGP Sulle orme di Harry Potter a Londra La città di Londra, una delle metropoli più famose al mondo, è entrata a far parte dell’immaginario collettivo talmente tante volte e in modi così diversi da poterla paragonare, come potere immaginifico, soltanto a New York, anche se con le opportune differenze. Londra è una delle poche città al mondo che non finisce mai di stupire e che non finisce mai di essere scoperta, talmente sono numerosi i percorsi da seguire. In questo articolo ci concentriamo su uno dei più recenti itinerari calati all’interno della capitale inglese, quello legato ai luoghi che hanno ispirato alla scrittrice J.K. Rowling il magico mondo che vive all’interno dei romanzi di Harry Potter, una delle saghe letterarie (e poi cinematografiche) più famose al mondo. I film e la scelta delle opportune location per le strade di Londra hanno di certo aiutato moltissimo a sovrapporre questo mondo fantastico alla città reale come si presenta nella vita quotidiana di un londinese, ma anche alla città che nel passato è stata o è ancora dei Beatles, del punk di fine anni Settanta, di Churchill, di Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and Broomsticks, 1971) di Jack lo Squartatore, della regina Vittoria, della famiglia reale dei Windsor, delle opere di William Shakespeare, di Notting Hill (1999) e degli altri film con Hugh Grant. Il mondo di Harry Potter ai Warner Bros Studios di Londra Un tour attraverso i luoghi di Harry Potter a Londra non poteva che cominciare con un perfetto luogo/non luogo come possono esserlo solo gli studi cinematografici, là dove nasce la magia del cinema, ma per davvero. Ai Warner Bros Studios di Londra (30 km circa), i bambini potranno assaggiare la buonissima burrobirra e passeggiare nella sala Grande di Hogwarts, protagonista di moltissime scene dei film e dei romanzi. Perdendosi tra i numerosi materiali di scena si può anche partecipare a un’avventurosa caccia al tesoro: chi riuscirà a trovare i 15 boccini da Quidditch nascosti in mezzo a quella confusione? Per chi volesse prenotare un tour guidato è possibile includere un comodo transfer da e per il centro città. I luoghi di Harry Potter a Londra Londra si arricchisce così di un ulteriore immaginario, un notevole mondo di magia che riesce a incantare adulti, bambini e “bambini” cresciuti. Ecco le principali tappe di un tour alla scoperta dei luoghi di Londra legati al magico mondo di Harry Potter, da condividere con la vostra famiglia, magari organizzando un tour guidato che sicuramente farà la gioia dei vostri bambini. Leadenhall Market La strada dove Harry Potter e gli altri maghi vanno a fare compere nei romanzi prende ispirazione direttamente da Cecil Court, a Covent Garden, ma quella che appare nei film è in realtà ambientata a Leadenhall Market, prima tappa del nostro tour. La facciata dell’ottico in Bull’s Head Passage con le sue inconfondibili imposte blu è stata usata come entrata per il Paiolo Magico (Leaky Cauldron), la taverna di Diagon Alley. Millenium Bridge Questo modernissimo ponte pedonale è quello che i Mangiamorte distruggono in Harry Potter e l’ordine della Fenice. Lambeth Bridge Scendendo lungo il South Bank, si superano alcune delle attrazioni più famose di Londra, tra cui il London Eye, la ruota panoramica di Londra, il Sea Life Centre – London Aquarium e il Westminster Bridge. Sul ponte successivo, il Lambeth Bridge, in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban avviene la sfrenata corsa notturna del Nottetempo, il bus che viene in aiuto dei maghi in difficoltà e che è in grado di restringere come una sottiletta per passare tra altri due autobus. Scotland Place Tornando sulla sponda sinistra del Tamigi, da questo lato si incontrano l’abbazia di Westminster e il palazzo di Westminster con il Big Ben, uno dei simboli più iconici di Londra, prima di raggiungere Scotland Place, tra le stazioni della metro di Charing Cross ed Embankment. Qui si può notare la tipica cabina telefonica londinese che nei film di Harry Potter rappresenta l’ingresso del Ministero della Magia. Charing Cross Station Un punto magnifico dove poter scattare una foto ricordo è sicuramente il binario 9 ¾ allestito in Charing Cross Station. Nel muro è incastonato un carrellino per le valige che potrete divertirvi a spingere. Piccadilly Circus La mitica piazza con la statua di Eros invasa dalle luci al neon dei pannelli pubblicitari è senza dubbio un’altra delle immagini più famose di Londra e per questo motivo non poteva comparire anche nei film di Harry Potter, per l’esattezza in Harry Potter e i doni della Morte, quando i tre protagonisti sono costretti a scappare dopo l’attacco dei Mangiamorte al matrimonio di Bill e Fleur. Cecil Court Lungo il tratto iniziale di Great Newport St. è stata ricostruita l’esatta ambientazione di Diagon Alley proprio come la si vede nei film. Goodwins’ Court A breve distanza da Cecil Court in questa stretta viuzza fitta di storici negozietti è stato ambientato il Magie Sinister (Burkes & Sinister), il più famoso negozio di magia Oscura d’Inghilterra, situato nella inquietante Nocturne Alley. Australian High Commission House L’affascinante edificio ad angolo situato tra Covent Garden e Blackfriars sulla Strand è stato utilizzato per l’ambientazione della Gringotts Bank, l’unica banca conosciuta del mondo magico di proprietà dei Goblin. Nei misteriosi e giganteschi caveaux sotterranei della banca, esattamente nella camera blindata 713 si trovava la pietra Filosofale, protagonista del primo capitolo della saga di Harry Potter. Claremont Square Questa tranquilla piazza nel quartiere di Islington è stata scelta per l’ambientazione del numero 12 di Grimmauld Place, la casa della famiglia di Sirius Black, migliore amico di James Potter e padrino di Harry. St Pancras Station La facciata neogotica della stazione di St Pancras Station compare all’inizio di Harry Potter e la camera dei Segreti, nella scena in cui la Ford Anglia scassata della famiglia Weasley prende il volo con Harry e Ron a bordo perché hanno perso il treno per Hogwarts. Reptile House Il rettilario del London Zoo è il luogo in cui, in Harry e la pietra Filosofale, Harry scopre di parlare il serpentese, la lingua dei rettili, proprio come Voldemort. Dudley finisce nella teca del boa constrictor e Harry riesce a salvarlo, comunicando con il serpente. Harrow School A circa 20 km da Londra, facilmente raggiungibile in treno da King’s Cross St, in una delle aule di questo storico collegio maschile risalente al XVI secolo è stata allestita l’aula di Incantesimi nella quale insegna il professor Vitious in Harry Potter e la pietra Filosofale. @Shutterstock Sono moltissimi i luoghi di Harry Potter da visitare a Londra: dalle ambientazioni di romanzi e film fino agli Universal Studios dedicati al maghetto.
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Circolo di Letteratura: L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio all’Iic di Londra

Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Circolo di letteratura: L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio all’Iic di Londra per chiudere la serie di incontri di quest’anno Ultima serata del 2022 per il Circolo di Letteratura: L’Arminuta di Donatella di Pietrantonio all’Iic di Londra Giunge al termine la serie di incontri del Circolo di Letteratura per il 2022. Gli incontri dedicati a romanzi che si ispirano e parlano di eventi storici recenti chiudono l’anno con la presentazione di L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio all’Iic di Londra il 5 dicembre. Dalla pura finzione a personaggi fittizi che interagiscono con le proprie controparti storiche; dal reportage di eventi alla storia personale e familiare. Romanzi diversi ma che si prestano ad aprire discussioni sulla letteratura sono stati trattati durante tutto l’anno e quest’ultimo incontro non fa eccezione con l’opera di Donatella Di Pietrantonio. Questo incontro avrà luogo in presenza presso la biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura. I precedenti meeting si sono svolti prevalentemente online causa covid-19. L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio: l’opera e l’autrice Al Circolo di Letteratura verrà presentato L’Arminuta (Einaudi) di Donatella Di Pietrantonio. Il libro della scrittrice abruzzese è uscito nel 2017 riscuotendo un ottimo successo fin da subito. Nello stesso anno infatti ha vinto il Premio Campiello, Premio Napoli e Premio Alassio. Dall’opera sono stati tratti uno spettacolo teatrale e un film, uscito nel 2021 e diretto da Giuseppe Bonito. Il titolo del romanzo deriva dal termine dialettale traducibile come “la ritornata”. La parola si riferisce alla protagonista del libro, una tredicenne che si ritrova costretta ad abbandonare la propria famiglia per tornare a quella d’origine dopo un’infanzia passata interamente con l’altra. Donatella Di Pietrantonio, autrice del libro, vive a Penne, in Abruzzo. Oltre a essere scrittrice, esercita la professione di dentista pediatrico. Per Einaudi ha pubblicato anche Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020). Ha scritto inoltre Mia madre è un fiume (2022, prima edizione Elliot 2011) vincitore del Premio Tropea. L'Arminuta (tradotto in piú di 25 paesi), una volta pubblicato è divenuto rapidamente un best-seller. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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Nel 1924 l’Enciclopedia britannica pubblicò una storia in due volumi della parte del XX secolo trascorsa fino a quel momento. Più di 80 autori – professori e politici, militari e scienziati - contribuirono scrivendo i vari capitoli dell’opera, intitolata These Eventful Years: The Twentieth Century in the Making as Told by Many of Its Makers. In tutte le sue 1300 pagine, però, l’opera non citava neppure una volta la catastrofica ...
Nel 1924 l’Enciclopedia britannica pubblicò una storia in due volumi della parte del XX secolo trascorsa fino a quel momento. Più di 80 autori – professori e politici, militari e scienziati - contribuirono scrivendo i vari capitoli dell’opera, intitolata These Eventful Years: The Twentieth Century in the Making as Told by Many of Its Makers.
In tutte le sue 1300 pagine, però, l’opera non citava neppure una volta la catastrofica pandemia influenzale che aveva ucciso tra 50 e 100 milioni di persone in tutto il mondo appena cinque anni prima. E molti dei testi di storia dei successivi decenni si limitano ad accennare di passata alla pandemia del 1918-19, quando pure lo fanno, come nota al discorso sulla Prima guerra mondiale.
Rispetto ad altri grandi eventi del XX secolo, la pandemia è rimasta stranamente sbiadita nella sfera pubblica fino a tempi molto recenti. Monumenti e festività nazionali commemorano le vittime delle due guerre mondiali. Musei molto frequentati e film di grande successo raccontano il naufragio del Titanic e le missioni lunari del progetto Apollo. Ma non si può dire lo stesso dell’influenza del 1918 (“la Spagnola", come fu chiamata a causa di convinzioni sbagliate sulla sua origine). Certo, la pandemia non è stata dimenticata del tutto: molti sanno ancor oggi che è avvenuta, o persino che qualche lontano parente ne rimase vittima. Ma l'evento occupa un posto sproporzionatamente ridotto nella narrazione con cui la nostra società ricorda a se stessa il proprio passato.
Che una pandemia tanto devastante possa diventare così latente nella nostra memoria collettiva ha sconcertato Guy Beiner, storico dell’Università del Negev “Ben Gurion”, in Israele, spingendolo a dedicare decenni di studio alla sua eredità. "Siamo vittime di un'illusione: crediamo che se un avvenimento è storicamente significativo – se colpisce davvero tante persone, se cambia il destino di interi paesi del mondo, se fa morire molta gente – allora è inevitabile che ne resti il ricordo", dice. "Ma non è affatto così che vanno le cose. E il caso della Spagnola dovrebbe appunto metterci in guardia."
Beiner ha cominciato a collezionare libri sulla pandemia del 1918 vent’anni fa. Per un bel po' ne ha visto uscire pochi, e a rilento. Ma adesso che il mondo fa i conti con COVID-19, fatica a stare al passo con il flusso delle nuove uscite, sia di narrativa che d’altro genere. "In ufficio ho tre pile [di romanzi] che mi aspettano, pile enormi", puntualizza.
Rimasta fin qui un argomento di nicchia anche per gli storici, la pandemia del 1918 è stata messa a confronto con quella attuale per i tassi di mortalità, i dati sull’efficacia di mascherine e sul distanziamento sociale, e per il possibile impatto economico. Nel solo mese di marzo del 2020, la pagina di Wikipedia in lingua inglese dedicata alla Spagnola è stata vista più di 8,2 milioni di volte, polverizzando il precedente record di 144.000 volte stabilito nel 2018, centenario della pandemia.
La "dimenticanza" mondiale e l’attuale riscoperta dell’influenza del 1918 aprono una finestra sullo studio scientifico della memoria collettiva. E offrono indicazioni di grande interesse su come le generazioni future potranno forse guardare all’attuale epidemia di coronavirus.
Che cos’è la memoria collettiva? Avviato agli inizi del XX secolo dal pionieristico lavoro del sociologo Maurice Halbwachs, negli ultimi anni lo studio della memoria collettiva ha riscosso grande interesse in tutti i settori delle scienze sociali. Henry Roediger III, psicologo alla Washington University di St. Louis, definisce la memoria collettiva come "il modo in cui ricordiamo noi stessi come parte di un gruppo […] costitutivo della nostra identità". Gruppi come le nazioni, i partiti politici, le comunità religiose e le tifoserie sportive, spiega, inseriscono gli avvenimenti del proprio passato collettivo in una narrazione che rafforza il senso di sé condiviso dai singoli membri del gruppo.
Per studiare la memoria collettiva dei gruppi rispetto a famosi avvenimenti storici, i ricercatori adottano spesso metodi di sollecitazione dei ricordi con domande aperte. Per esempio, Roediger, insieme al suo collega James Wertsch, anch’egli alla Washington University di St. Louis, ha chiesto a soggetti statunitensi e russi di indicare i dieci eventi più importanti della Seconda guerra mondiale.
Gli statunitensi hanno citato soprattutto l’attacco a Pearl Harbor, le bombe atomiche sul Giappone e l’Olocausto. La maggior parte dei russi ha messo invece in primo piano la battaglia di Stalingrado, la battaglia di Kursk e l’assedio di Leningrado. L’unico evento che appariva in tutte e due le liste era lo sbarco in Normandia, che negli Stati Uniti era il “D-day" e in Russia "l’apertura del secondo fronte". Gli avvenimenti ricordati con maggior forza dalle persone di ciascuno dei due paesi, dicono i ricercatori, riflettono la cornice narrativa, lo schema, entro cui quel paese ricorda il passato.
Uno studio analogo potrebbe indicare quali elementi specifici della pandemia del 1918 siano presenti alle persone. Ma "a quanto ne so, non l’ha fatto nessuno", dice Wertsch. "Se qualcuno facesse un’indagine si ritroverebbe a mani vuote." Anche mettendola a confronto con COVID-19, sottolinea, ben pochi sono in grado di citare qualche dettaglio sulla pandemia del secolo scorso.
L'importanza di una storia chiara Wertsch osserva che la memoria collettiva sembra dipendere in larga misura da narrazioni con un inizio, una parte centrale e una fine ben chiari. "Se c’è uno strumento cognitivo più ubiquitario, più naturale […] di tutti gli altri, è la narrazione", osserva. "Non tutte le culture umane hanno sistemi di numerazione aritmetica, e non parliamo del calcolo differenziale. Ma in tutte le culture umane si raccontano storie."
Ai paesi coinvolti nella Prima guerra mondiale il conflitto propone un chiaro arco narrativo, con tanto di buoni e cattivi, vittorie e sconfitte. Da questo punto di vista, un nemico invisibile come l’influenza del 1918 si prestava pochissimo a entrare in un racconto. Non è chiaro da dove sia venuta, ha ucciso persone per il resto in buona salute in più ondate successive, e se n’è andata di soppiatto, senza che nessuno l’avesse capita. Gli scienziati dell’epoca non sapevano neppure che l’influenza è causata da un virus e non da un batterio. "I medici provavano vergogna", dice Beiner. "Fu un’enorme sconfitta per la medicina moderna." Senza uno schema narrativo in cui inquadrarla, la pandemia di fatto svanì dal discorso pubblico poco dopo la sua fine.
A differenza dell’influenza del 1918, COVID-19 non ha una grande guerra con cui competere nella memoria collettiva. E nel secolo trascorso da allora la scienza ha progredito in modo impressionante nella comprensione dei virus (anche se su COVID-19 restano molti misteri). Per certi aspetti, però, non è cambiato molto rispetto alla pandemia che colpì i nostri predecessori.
"Anche se i nostri esperimenti di lockdown, già solo perché su larga scala e molto rigidi, non hanno veri e propri precedenti, stiamo ragionando sulla stessa falsariga" su cui si erano orientati i nostri antenati più di cent’anni fa, nota Laura Spinney, autrice di 1918. L'influenza spagnola: la pandemia che cambiò il mondo [Venezia, Marsilio, 2018]. "Fino a che non c’è un vaccino, il nostro principale mezzo di protezione è il distanziamento sociale, che era anche il principale mezzo con cui potevano proteggersi allora." Anche le attuali controversie sulle mascherine hanno un precedente in quei tempi: nel 1919, per esempio, 2000 persone parteciparono a un raduno della “Lega contro le mascherine” di San Francisco.
Le ricerche sul modo in cui la polarizzazione degli schieramenti politici influenza la formazione dei ricordi collettivi sono scarse. Roediger e Wertsch sospettano che un evento che provoca forti divisioni rafforzi la rilevanza del relativo ricordo nei singoli. Ma Wertsch dubita dell’importanza che potrà avere questo effetto nel dar luogo a una coesiva memoria collettiva della pandemia in corso: "Il fatto è che il virus non è il personaggio ideale per una narrazione ideale".
Anche la corsa a sviluppare e distribuire un vaccino non ha grandi probabilità di dar luogo a una narrazione forte, secondo Wertsch. "Si può pensare che possa emergere una figura eroica di scienziato, come quella di Louis Pasteur nel XIX secolo", dice. "Ma vale la pena di notare che nella nostra memoria è rimasto appunto Pasteur e non una qualche specifica […] epidemia." Comunque, con o senza una buona storia, COVID-19 sarà documentato assai meglio dell’epidemia di cent’anni fa. È possibile che un’esauriente copertura da parte dei media rafforzi la memoria collettiva?
I media e la memoria visiva Mentre infuriava l’influenza del 1918, giornali e riviste in realtà ne parlarono ampiamente. Meg Spratt, docente di comunicazione alla University of Washington, nota che nel modo in cui fu trattata la pandemia dalla stampa statunitense figurò in modo preponderante un linguaggio "bio-militaresco". In molti articoli la situazione fu inquadrata come una battaglia tra gli esseri umani (e soprattutto i funzionari governativi) e la malattia.
Ma la stampa dell'epoca pubblicò "molto poco sulle effettive esperienze delle vittime e dei sopravvissuti", rileva Spratt. Gli articoli davano invece grande rilievo agli esperti e ai rappresentanti dell’autorità: quasi sempre bianchi e maschi. Spratt ha trovato anche alcune indicazioni di come la Prima guerra mondiale avesse messo in ombra la malattia. "Nell’autunno del 1918, quando le morti per influenza [negli Stati Uniti] superarono quelle dovute alla guerra, il ‘New York Times’ relegò la notizia in un breve articolo di una pagina interna”, ha scritto Spratt in un suo lavoro del 2001 sull’argomento.
Spratt trova un parallelo tra il modo in cui fu trattata l’influenza del 1918 e quello in cui oggi si parla di COVID-19. "Si dà di nuovo grande risalto agli esperti di sanità pubblica che cercano di tirar fuori qualche tipo di norma o raccomandazione per proteggere la gente", dice. "Ma oggi è tutto amplificato. Penso che derivi anche dalla diversa tecnologia dei media."
Poiché Internet e i social media hanno messo in grado i cittadini comuni di documentare pubblicamente la propria vita durante la pandemia, prosegue Spratt, "ci sarà molto più materiale su ciò che la gente ha effettivamente vissuto". In questo modo, dai racconti di prima mano degli operatori sanitari ai rapporti sulle disparità razziali e socioeconomiche dell’impatto di COVID-19, il complesso dei media del 2020 sta dando un’immagine più completa della pandemia attuale.
Anche le fotografie potrebbero contribuire a costruire una memoria collettiva di COVID-19. Le ricerche degli psicologi mostrano che negli esseri umani la memoria visiva è molto più forte del ricordo delle parole o delle idee astratte. E dunque la maggior diffusione delle immagini può costituire la spina dorsale di una memoria collettiva, dice Roediger.
La storia è piena di immagini ormai iconiche: le truppe statunitensi che innalzano la bandiera a Iwo Jima, il collasso delle Torri gemelle l’11 settembre, Colin Kaepernick inginocchiato sul campo di gioco durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Ma "le fotografie si fermano per lo più alla porta della camera del malato, o dell’ospedale", osserva Spinney. "È uno spazio in cui tendiamo a non entrare."
Poche immagini mostrano i drammatici sintomi – la faccia blu, il sangue che cola dalle orecchie – di cui soffrirono molti di coloro che contrassero l’influenza del 1918. Allo stesso modo, sono poche le immagini forti che potrebbero rafforzare la memoria collettiva delle notizie odierne, che pure parlano di ricoverati in soprannumero negli ospedali, carenze di dispositivi di protezione personale ed elevate perdite di vite umane nelle case di riposo.
Anche se non emergeranno immagini memorabili, però, le persone ricorderanno di sicuro l’effetto di COVID-19 su di sé e sulle proprie famiglie. È accaduto anche per l’influenza del 1918: nel 1974 lo storico Richard Collier ha pubblicato un libro che raccoglie i ricordi personali di 1700 persone di tutte le parti del mondo. Ma, come hanno scoperto gli storici, la memoria collettiva conosce alti e bassi, che dipendono dal contesto sociale del tempo.
I cicli del ricordo e dell’oblio Non è la prima volta che una nuova pandemia innesca un riesame di quella del 1918. Il XX secolo ha conosciuto altre due pandemie influenzali, nel 1957 e nel 1968. In entrambi i casi, "improvvisamente si ripresenta il ricordo della grande epidemia", dice Beiner. "La gente inizia a cercare precedenti, e a cercare una cura risolutiva."
Anche durante la grande paura per l’influenza aviaria e quella per l’influenza suina del 2009, le ricerche su Google dedicate alla "influenza spagnola" ebbero dei picchi in tutto il mondo (anche se neppure paragonabili, in entrambi i casi, a quello dello scorso marzo). E in tutto questo tempo una crescente massa di ricerche storiche ha dato via via corpo alla storia dell’influenza del 1918, ponendo le basi per una significativa ripresa del suo ricordo nella sfera pubblica.
Beiner vede nella crisi attuale un punto di svolta per il ricordo della pandemia del 1918 che resterà nella società. Nella sua collezione di libri che ne parlano, dice "nessuno è mai diventato un grande successo, il romanzo che tutti stanno leggendo. Credo che adesso qualcosa potrebbe cambiare." Beiner prevede che COVID-19 ispirerà un best seller o un grande film centrato sull’epidemia del 1918, un tipo di caso culturale potrebbe dare un fulcro al discorso pubblico su questo avvenimento, rinforzando l’attuale ondata di crescita del ricordo nella società.
Per COVID-19, Beiner si aspetta un andamento analogo, "con successivi alti e bassi del ricordo", nei decenni venturi: "Sarà una storia complicata. E ci sarà sempre una dialettica, con dinamiche di dimenticanza e recupero del ricordo che lavorano in contemporanea, con differenze tra ciò che accade nella sfera pubblica e ciò che resta relegato in quella privata".
Una memoria collettiva più forte dell’influenza del 1918 potrebbe anche contribuire a creare lo schema narrativo necessario a mantenere alto il profilo pubblico di COVID-19 dopo la fine dell’attuale pandemia. Se si faranno monumenti, musei e commemorazioni, anch’essi potrebbero dar luogo a una cornice sociale per continuare a parlare sulla crisi in corso. In effetti, la New York Historical Society sta già raccogliendo materiale legato a COVID-19 per una futura mostra. "Io penso che stavolta l’impatto sarà molto più forte perché ci siamo resi conto che non ci ricordavamo, a livello pubblico, dell’influenza spagnola del 1918", dice José Sobral, antropologo sociale dell’Università di Lisbona.
Wertsch ne è meno sicuro: "Nel giro di qualche anno potremmo dimenticarcene." Sospetta che il modo in cui finirà la pandemia – e se a questa ne seguiranno altre – sarà determinante nel consentire di costruire una narrazione su COVID-19 come parte di una memoria collettiva. "Solo quando sappiamo come va a finire - conclude Wertsch - comprendiamo davvero l’inizio e la parte centrale."
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Kieron Gillen annuncia "qualcosa di cataclismatico" per Star Wars
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Kieron Gillen annuncia "qualcosa di cataclismatico" per Star Wars
Kieron Gillen, attuale scrittore della serie a fumetti di Star Wars della Marvel Comics, è stato intervistato dal sito web ufficiale StarWars.com. L’autore ha parlato delle storie più recenti, dei collegamenti con la serie a fumetti Darth Vader ecc… Vi riassumiamo le sue risposte più interessanti.
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Kieron Gillen ai “microfoni di StarWars.com”
Lo scrittore ha spiegato perché molte delle sue storie sono focalizzate sul punto di vista di un cattivo o di un anti-eroe. La sua non è una scelta, ma è giusto una richiesta che gli è stata fatta. E’ passato da Darth Vader a parlare di Aphra (che ha un’indole malvagia). Probabilmente gli vengono affidati i cattivi perché anche per l’universo della Marvel Comics era solito parlare di cattivi come Loki o di eroi in pieno conflitto. Dopotutto ha “sfide” da affrontare, come scrivere i buoni. Han è quello che gli riesce meglio perché è un po’ “ruvido”. E’ un po’ come Aphra… Leia è abbastanza pratica da utilizzare, mentre non è facile esprimere l’idealismo di Luke, che è un ragazzo ingenuo. Insomma, lui preferisce gli antagonisti, come ha dimostrato nel ciclo Ashes of Jedha. Gli anti-eroi non possono essere come “abiti vuoti”. Sono importanti per esaltare gli stessi eroi, attraverso il dramma.
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Kieron Gillen ed il futuro della serie
Nel caso dei fumetti di Star Wars, spiega Gillen, per scrivere la storia bisogna impegnarsi a creare i collegamenti tra un inizio ed una fine che si conosce già: sono come romanzi storici, di cui conosciamo il passato ed il futuro. Tutto ciò che si racconta è limitato da ciò che è stato già narrato. Lui usa le linee principali del canone e le riempe, cercando di rendere il tutto significativo. Lui non è il tipo che adora scrivere avventure troppo lunghe o infinite. Preferisce curare più la struttura generale.
Scrivere Star Wars per lui è un po’ come suonare il blues. In futuro vorrebbe parlarci di Dagobah, Cloud City, Endor, anche se sono difficili da raccontare nel periodo storico in cui è ambientata la serie.
Sulla serie Darth Vader si sta parlando del passato di Mon Cala e sembrano esserci dei riferimenti al nuovo ciclo che Gillen sta scrivendo su Star Wars. Lo scrittore ha specificato che è una coincidenza, visto che lui e Charles Soule non sapevano di dover lavorare nello stesso periodo su avventure ambientate lì. Così dopo hanno deciso di confrontarsi e rendere quella di Star Wars una storia prequel di quella dedicata al Signore dei Sith.
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L’arco di Mon Cala lo consiglia a tutti quelli che vogliono approcciarsi oggi ai fumetti canonici su Guerre Stellari: è un ottimo punto di inizio! Attenzione, il fumettista ha svelato che il prossimo arco narrativo prenderà il via sul n.50 della serie Star Wars e che sarà qualcosa di molto, molto importante. Insomma, Mutiny at Mon Cala è solo l’introduzione di qualcosa di cataclismatico e di dimensioni enormi.
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di Alceo Lucidi
MONTEPRANDONE – Le tre serate della seconda parte del “Piceno d’autore”, “Universo editoriale” – svoltesi in una location d’eccezione, la Villa Nicolai, di Centobuchi di Monteprandone, hanno suscitato il più vivo interesse tra gli intervenuti (addetti ai lavoro e non). Nella prima serata, apertasi domenica 16, è intervenuta Maria Grazia Mazzitelli, la direttrice di una storica casa editrice italiana, la Salani, nota ai più per la diffusione dei libri su Harry Potter (con la sua scrittrice J.K. Rowling scoperta quando era ancora semisconosciuta al grande pubblico). La Mazzittelli ha parlato del difficile mestiere dell’editore, dell’impegno costante ed assorbente richiesto a chi si occupa di libri, per vagliarli, capirne l’adattabilità al mercato, curarne il lungo processo di gestazione che porta all’edizione (dalla lettura, alla scelta, all’impaginazione ed inquadramento tipografico, alla distribuzione e promozione).
Si è intrattenuta sulla storia della Salani, nata nel 1862 per volontà del suo fondatore Adriano Salani, tipografo fiorentino, parlando degli esordi, con i romanzi di genere (rosa), l’espansione nel campo della letteratura per l’infanzia, l’irrompere della terribile crisi degli Settanta con la vendita di alcuni magazzini di proprietà per via di un investimento sbagliato, della ripresa e della riconquista di quote di mercato grazie all’ingresso come proprietario di Mario Spagnol, che ebbe la fertile intuizione dei libri tascabili per bambini (una novità assoluta). Oggi la Salani è un importante realtà editoriale assieme ad altri prestigiosi marchi (Corbaccio, Longanesi, Nord, Ponte alle Grazie) saldamente in mano al gruppo Mauri- Spagnol.
Si è avuto poi l’intervento di uno degli scrittori di punta dell’editrice di Firenze, Bruno Tognolini, con i suoi racconti, fiabe, filastrocche di successo. L’autore, un personaggio arguto e brillante, di origini sarde, ha dialogato con i ragazzi di alcune scuole di San Benedettodel Tronto sulla riedizione del suo fortunato volume Rime di rabbia, che pone alla base il rapporto tra l’uomo e gli animali. Una relazione – secondo Tognolini – ancestrale, istintiva, insita nell’ordine cosmico. A fine serata si è avuta la premiazione da parte dell’Associazione “I Luoghi della Scrittura” nelle persone del suo presidente (Mimmo Minuto), vicepresidente (Filippo Massacci) e segretario (Silvio Venieri) con la consegna del riconoscimento alla migliore casa editrice italiana nelle mani della signora Mazzitelli.
Lunedì 17 luglio, invece, è stata ospite del Festival la giovane di belle speranze della letteratura italiana, Elisa Luvarà. Considerata una promessa, il suo volume di esordio, Un albero al contrario, è uscito con Rizzoli, dietro l’incoraggiamento dell’editor Michele Rossi (il primo, tra l’altro, ad avere ricevuto il riconoscimento di Piceno d’Autore nel 2008). La Luvarà parla, in chiave autobiografica, e attraverso il personaggio di Ginevra, della propria esperienza in una casa famiglia e come ragazza in affido. Nella rielaborazione, lenta e faticosa, del suo disagio matura il bisogno di scrivere, registrando le proprie emozioni, quasi come una tensione terapeutica e un’incondizionata, indifesa apertura alla comunicazione con gli altri. Nel romanzo – come indicano la prof.ssa Sonia Loffreda e la prof.ssa Adelia Micozzi, coordinatrici della serata – le parole d’ordine sono candore e semplicità riversate prontamente nella scrittura.
Il mondo, seppur duro, di un’infanzia difficile visto con gli occhi divertiti, stupiti, dolci dell’adolescente che per ritrovare la relazione con i genitori naturali – per Elisa è stato così – deve prima trovare (o ritrovare se stesso), costruendosi una precisa identità, lasciando “decantare” – questo il termine tecnico usato dai terapeuti – il trauma del distacco in modo da superarlo. Alla fine Elisa Luvarà, dopo la premiazione come giovane promessa della letteratura italiana, si è concessa al pubblico autografando i libri, letteralmente andati a ruba. Lo ha fatto con il sorriso sempre sulle labbra e con lo slancio immacolato dei suoi ventinove anni.
Dulcis in fundo la serata di ieri, 18 luglio. Ad essere premiata l’editor Alida Daniele della Giunti, il secondo gruppo editoriale del Paese dopo il colosso RCS. Nata nel 1841 per iniziativa della famiglia Paggi, partecipò attivamente alle vicende risorgimentali e si specializzò sin da subito in libri scolastici e per l’infanzia (annoverò tra le sue fila Collodi, alias Carlo Lorenzini, che nel 1883 pubblicò proprio con la Giunti Le avventure di Pinocchio). Ceduta a Roberto Bemporad negli anni del Fascismo, la Giunti dovette fare fronte a grandi difficoltà per le restrizioni poste dal regime sui libri destinati alle scuole.
Cambiò in seguito ragione sociale (si chiamò Marzocco, dallo stemma della città fiorentina). Renato Giunti subentrò nel Dopoguerra, divenendone proprietario ed allargandone le attività alla manualistica, l’arte, l’architettura, la saggistica. Collaborarono – ricorda ancora la Daniele – nel tempo Gioberti, Tommaseo, D’Annunzio, Carducci. Oggi a quelle prestigiose collaborazioni si aggiunge il gruppo degli storici autori della Bompiani, acquisita lo scorso anno dal gruppo Giunti: Moravia, Steinbeck, fino alle più recenti scoperte. Tra gli ultimi arrivi anche Silvia Ballestra, sambenedettese di nascita ma presto trapianta a Milano dove vive e lavora. Soprattutto grande traduttrice dal francese – sua lingua eletta – e dall’inglese (memorabile un suo riadattamento della Manon Lescaut per la collana “Scrittori tradotti da scrittori”, ormai chiusa ahimé, della Einaudi).
Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema è lo scritto consacrato alle terre del cratere del terremoto, le sue terre, amate e piante. Il progetto di scrittura nasce subito dopo le terribili scosse dell’ottobre scorso e grazie alla frequentazione dei volontari – circa un migliaio – della Lega degli Animali che si è presa cura degli amici a quattro zampe durante i giorni successivi al disastro (si parla non solo delle bestie domestiche ma di quelle da allevamento nelle stalle distrutte e non ancora riscostruite).
Il dramma degli uomini, le storie delle loro solitudini, abbandoni, sconforti sono diventate di rimando le stesse degli animali a loro vicini in un intreccio di legami emotivi, affettivi, psicologici che il sisma non è riuscito a spezzare. Emblematiche le parole della scrittrice a chiusura: «Sono storie piccole, ma danno conforto. Se c’è qualcuno che si occupa degli ultimi, mi dico, c’è speranza per tutti, per tutto».
A questo proposito le iniziative dell’associazione “I luoghi della scrittura” non vanno in ferie. Tutt’altro. Per i mesi di agosto e settembre – a detta di Cinzia Carboni altro socio-fondatore dell’ente culturale – la consueta edizione del Festival per bimbi “Piceno d’autore Junior” (da quest’anno “Favolà”) avrà luogo tra Amatrice ed Arquata per alleviare la fatica ed il disagio che colpisce, anche se in forme più subdole e sottili, i più piccoli. Incentrato sulla lettura di una favola della letteratura di ogni tempo – in questo caso Pinocchio – il programma si compone di attività ludiche, letture, laboratori didattici.
Infine, due parole sull’infaticabile motore primo del “Piceno d’autore”, “l’uomo del futuro”, l’infaticabile propiziatore di occasioni culturali: Mimmo Minuto. Libraio, esperto di editoria, giornalista, Mimmo ha guidato con immutata passione e consumata autorevolezza, rassegne letterarie, presentazioni di libri, incontri con autori e con intellettuali di sicuro riconoscimento nazionale ed internazionale. Da quel lontano 1981 quanti volti si sono succeduti! I primi – tanto per ricordare e dare un’idea – furono Luca Goldoni, Andrea Barbato, Umberto Eco. Oggi Mimmo Minuto lancia un nuovo “sassolino”, a mo’ di sfida, come è solito fare, guardando avanti e noi vorremmo sempre esserci per raccoglierlo.
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Torna il Circolo di Letteratura: all'Iic si parla di Il sentimento del ferro

Torna il Circolo di Letteratura: all'Iic si parla di Il sentimento del ferro Di Simone Platania All'Istituto di cultura torna il Circolo di Letteratura: il 10 ottobre appuntamento con il libro Il sentimento del ferro, di Giaime Alonge. Al via l'edizione 2022 del Circolo di Letteratura: si inizia con il romanzo "il sentimento di ferro" All'Istituto Italiano di Cultura di Londra tornano gli incontri del Circolo di Letteratura. Il primo appuntamento dell'edizione 2022 vede come ospite Giaime Alonge e il suo romanzo Il sentimento del ferro e si terrà il prossimo 10 ottobre nella sede dell'Iic di Belgrave Square. Gli eventi del Circolo in questo 2022 si aprono a romanzi che si ispirano e narrano eventi storici recenti. Proponendo soluzioni narrative diverse tra loro i romanzi si ispirano a personaggi ed eventi storici; protagonisti fittizi intercalati in situazioni realmente accadute; incontri tra protagonisti di fantasia e personaggi appartenenti alla storiografia recente; dal reportage di eventi alla storia personale e familiare. Romanzi differenti per respiro, stile e contenuto ma che si prestano ad offrire uno sguardo sulla letteratura e la storia. L’evento è atteso online tramite Zoom, alle ore 18, ed è possibile prenotare scrivendo a questo indirizzo. Il Circolo di letteratura e Il sentimento del ferro, il libro e l’autore L’appuntamento con lo scrittore Giaime Alonge vede discutere il suo romanzo Il sentimento del ferro, uscito nel 2019. L’opera è una spy story che si divide in due epoche storiche distanti ma collegate tra loro. Infatti i due protagonisti, Shlomo e Anton, dopo essere stati vittime delle barbarie naziste perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale, si mettono sulle tracce del loro aguzzino tedesco rifugiato in Sudamerica. Infatti il maggiore delle SS Hans Lichtblau viene messo alla guida di un programma che utilizza i prigionieri dei campi di concentramento come cavie, ma anche come assistenti. Shlomo e Anton, quarant’anni dopo, gli daranno la caccia in America, dove Lichtblau combatte i sandinisti per conto della Cia. Giaime Alonge è professore associato di Storia del cinema all'Università di Torino. Inoltre, è redattore de La Valle dell’Eden. Quadrimestrale di cinema e audiovisivi. È stato visiting professor all'Università di Chicago. Si occupa in prevalenza di cinema americano, del rapporto tra cinema e storia e di cinema di animazione. Annovera numerose pubblicazioni e libri, tra cui Scrivere per Hollywood. Ben Hecht e la sceneggiatura nel cinema americano classico (2012). È coautore con Giulia Carluccio di Il cinema americano classico (2006) e di Il cinema americano contemporaneo (2015). Ha anche firmato alcune sceneggiature cinematografiche (I nostri anni, 2000; Nemmeno il destino, 2004; Ruggine 2011). Il Circolo di lettura offre l’opportunità di creare un dialogo tra persone di diverse nazionalità e vedute, appassionate di narrativa italiana. Conduce gli incontri Paolo Nelli, insegnante di Lingua e Cultura italiana al King’s College. Giá residente a Londra da diversi anni, egli stesso ha pubblicato racconti e romanzi, tra i quali il suo primo La fabbrica di paraurti (1999), ed e il suo ultimo Il terzo giorno (2020, La nave di Teseo). ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
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Romanzi rosa contemporanei con eroine imperfette
Salve a tutti, eccomi con un nuovo post dedicato a una nuova lista di libri che mi è stata richiesta. E’ facile trovare romanzi rosa dove l’eroe maschile ha dei gravi difetti fisici come degli arti amputati o cicatrici di guerra, o traumi psicologici, o soffre di malattie croniche, oppure altri tipi di handicap, mentre è molto più difficile trovare dei libri rosa dove sia l’eroina femminile ad avere queste caratteristiche e nonostante questo riesca a trovare l’amore… Ancora più difficile se cerchiamo dei libri rosa contemporanei, non storici e in italiano. Credetemi in questo caso diventa quasi impossibile. Mi chiedo perché sia così? Questa sorta di maschilismo letterario in questo tipo di trame esiste perché rispecchia la realtà, e quindi un maschilismo reale che lo scrittore si limita a dipingere? Oppure è un preconcetto presente nella mente dello scrittore di romanzi rosa? E’ più facile che una donna accetti questo tipo di problemi/difetti in un uomo, che non un uomo in una donna, veramente o è solo un’idea sbagliata che oggigiorno sarebbe meglio sfatare? Vorrei sentire le vostre opinioni in merito.
Non nascondo poi come mi abbia rattristato vedere che invece in lingua inglese sia più facile trovare romanzi rosa con questo tema, che i problemi siano del personaggio femminile e non maschile resta raro, ma non come da noi. Tenete conto che io sto parlando in ambito romanzi rosa contemporanei, non storici, e non romanzi di altro genere, se allarghiamo il cerchio è possibile trovare più romanzi che parlino di disabilità, ma restano pochi, è un tema più trattato da libri autobiografici, o comunque non fiction, che fiction. Eppure ho accettato la sfida e ho trovato alcuni titoli che corrispondono alla richiesta: ’libri rosa contemporanei con eroina con problemi fisici o mentali’, sono pochini purtroppo, se voi ne conoscete altri elencateli pure nei commenti.
Iniziamo con dei libri recenti:

La matematica dell'amore di Helen Hoang
Stella Lane pensa che la matematica sia l'unica legge che regoli l'universo. Nel suo lavoro si serve di algoritmi per prevedere gli acquisti dei clienti, e questo le ha assicurato più denaro del necessario ma l'ha privata di un minimo di esperienza con gli uomini. Non aiuta il fatto che Stella sia affetta da Asperger e che i baci alla francese le ricordino uno squalo che si fa pulire i denti da un pesce pilota. La soluzione per i suoi problemi è una sola: fare molta pratica, con un bravo professionista. Ecco perché assume un gigolò, Michael Phan, un vero esperto nel settore, che accetta di guidarla in un articolato programma di lezioni: dai preliminari alle posizioni più ardite. In poco tempo Stella non solo impara ad apprezzare i suoi baci, ma anche tutte le altre cose che Michael le fa provare, e la loro “insensata” collaborazione inizia ad assumere uno strano senso, tanto da insinuare in lei il sospetto che l'amore sia la logica da seguire…
Irresistibile di Rachel Gibson
A causa di un'infanzia infelice Georgeanne Howard (soffre di dislessia) ha cercato la protezione di un marito ricco, molto più vecchio di lei. Ma al momento delle nozze si rende conto di non poter sposare un uomo che non ama. Così lo abbandona all'altare e per fuggire chiede l'aiuto di uno degli invitati, John Kowalsky, superstar dell'hockey. E troppo tardi questi si accorge di aver dato un passaggio proprio alla promessa sposa del proprietario della sua squadra. Ora vuole liberarsene, ma non prima di aver sfogato l'improvvisa passione che li sta travolgendo. Sette anni più tardi, John incontra di nuovo Georgeanne a una cena di beneficienza, scoprendo che da quella lontana notte è nata una figlia. Determinato a divenire parte della loro vita, dovrà però affrontare il boss e mettere a rischio la propria carriera…
Butterfly Tattoo di Deidre Knight
Rebecca, un’ex celebrità rimasta ferita in seguito all’attacco di un fan pazzo, si è ritirata dalle scene, certa che nessuno potrà mai guardare oltre il suo aspetto sfigurato. La scintilla tra lei e Michael giunge inattesa, così come il legame quasi mistico con la figlia. Per la prima volta, tutti e tre si trovano costretti a esaminare le loro cicatrici alla luce dell’amore. Ma fidarsi è difficile, soprattutto quando non sei sicuro a cosa credere quando ti guardi allo specchio. Alle cicatrici? O alla verità?
9 novembre di Coleen Hoover
È il 9 novembre quando, durante un pranzo con il padre, Fallon incontra Ben per la prima volta. È un giorno speciale per lei, non solo perché sta per trasferirsi da Los Angeles a New York, ma anche perché ricorre l’anniversario dell’evento che ha segnato per sempre la sua vita, il terribile incendio che le ha lasciato cicatrici su gran parte del corpo, impedendole di continuare la sua carriera da attrice.
Passiamo poi ad alcuni titoli più vecchi e di difficile reperibilità, li potete trovare solo nell’usato:
La canzone delle stelle di Sandra Canfield
La sedicenne AmyAnn è diventata improvvisamente sorda a causa di un incidente. Arrabbiata ed impaurita ha bisogno di aiuto per imparare come affrontare quel nuovo mondo silenzioso e in suo soccorso arriva Claire Rushing insegnate e artista. Sorda dalla nascita Claire intende mostrare ad Amy che può fare tutto nonostante la sua sordità, eccetto forse riuscire ad avere una relazione seria con un uomo non sordo. Infatti Claire è rimasta scottata in amore e non intende cadere di nuovo per l’uomo sbagliato, come Nash Prather…
Altalena di cuori di Sally Mandel L’amore… un sentimento profondo ed esclusivo che fa battere forte forte il cuore, un sentimento negato a Sheila, il cui cuore, troppo fragile a causa di un difetto congenito, viene messo a rischio anche dalla minima emozione. Ma quando Fred entra improvvisamente nella sua vita, fino a quel momento solitaria e triste, anche per Sheila si apre la porta della felicità… ma a quale prezzo?
Dietro al cancello di Alison Fraser Per la prima volta in vita sua, Adam Carmichael è innamorato. Fuggito a Hollywood, dove conduce una vita dissoluta con l’amante di turno, è ossessionato da Serena, il ricordo di lei lo tormenta, e ben presto si arrende all’evidenza di questo sentimento nuovo ed esaltante. Lui, il celebre scrittore, cinico e libertino, è caduto nella trappola di quegli occhi di giada. Occhi perduti nel sogno, occhi che guardano ai confini della realtà cercando i fantasmi di un passato che sarebbe meglio dimenticare. Serena, chiusa nel suo mondo di silenzio e d’ombre, è prigioniera di un segreto angoscioso e Adam sa che solo lui, con il suo amore, può aiutarla a uscire da quella gabbia…
Figli di un Dio minore di Mark Medoff (questa in realtà è una sceneggiatura, non un romanzo, ma è stata pubblicata anche come libro) ll dramma racconta la complicata storia d'amore tra James Leeds, un carismatico insegnante in una scuola per non udenti, e Sarah Norman, una ragazza sorda molto intelligente che lavora come bidella nella scuola.
La luce nella piazza di Elizabeth Spencer Margaret Johnson è in vacanza a Firenze con la figlia Clara, che si innamora di un giovane del luogo, Fabrizio Naccarelli. Margaret lascia che la figlia frequenti il fiorentino, ma quando si rende conto della serietà dei sentimenti dei due giovani la donna si pente di aver lasciato che le cose andassero così avanti. Infatti, pur avendo ventisette anni, Clara è ritardata mentalmente a causa di un violento colpo al capo subito da bambina. Margaret porta via la figlia da Firenze per cercare di farle dimenticare Fabrizio, ma nessuna delle due riesce a godersi Roma, dato che Clara si strugge per la nostalgia e la madre si rende conto che la frequentazione con Fabrizio ha fatto maturare la figlia che forse può vivere una vita più piena di quella che aveva creduto possibile. Resta solo un problema. Deve dire la verità a Fabrizio e alla sua famiglia che credono Clara solo un poco troppo ingenua… oppure tacere per la felicità della figlia?
Alcuni titoli fantasy:
Signore dell'abisso (Royal House of Shadows Vol. 4) Di Nalini Singh Per salvarli da un oscuro stregone che li vuole morti, il re e la regina di Elden nascondono i quattro figli negli angoli più remoti del regno. Solo un segnatempo magico collega gli eredi alla Casa Reale, e ora il tempo per riconquistare ciò che è loro per diritto di nascita sta per scadere… Micah non ricorda il suo passato,il regno di Elden e i suoi fratelli. Conosce solo il suo presente e L'Abisso che custodisce dove finiscono le anime dei dannati. Ma Liliana sa chi è Micah poichè è figlia del suo nemico, lo stregone Oscuro che ora siede sul trono. Invaghita di Micah farà di tutto per fargli ricordare il suo passato e per aiutarlo a riconquistare il Regno prima che sia troppo tardi. Pur scrivendo in fondo una favola fantasy e pur riprendendo il super usato tema di La bella e la bestia, Nalini ha avuto l'intelligenza di variarlo facendo in modo che il ruolo della Bella fosse di un personaggio brutto e bistrattato da anni di abusi. E il ruolo della Bestia è invece interpretato da un uomo bellissimo, ma coperto da una maledizione che si manifesta fisicamente in un'armatura nera. Ha così rinnovato la storia pur mantenendone il fascino senza tempo, e arrivando a mescolarla con le eterne fiabe di Cenerentola e il brutto anatroccolo, creando così un mix a cui nessuna donna può resistere.
La ragazza della torre (Quadrilogia di Bitterbynde Vol.1) di Cecilia Dart-Thornton Trama: In un mondo in cui creature misteriose infestano la terra degli uomini e vagare da soli nella notte vuol dire andare incontro a morte certa, gli umili servi che vivono nella Torre di Isse, al servizio dei Cavalieri della Tempesta, non riescono a credere ai propri occhi quando una giovane, muta e dal volto sfigurato, si presenta sporca e affamata alla loro porta. Senza alcun ricordo della sua vita passata, e senza neanche conoscere il suo nome, dopo anni di umiliazioni la ragazza decide di fuggire e di cercare l'unica persona che può guarirla e restituirle così una vita. Romanzo d'esordio dell'autrice, è anche il primo della trilogia “The Bitterbynde”.
E infine chiudiamo la lista con libri di autrici italiane:
Ritorna di Martina Tognon Quando Sarah ha chiuso il rapporto con Robert a causa della malattia che l’aveva colpita ha fatto una scelta generosa o egoista? Difficile giudicare. Ogni decisione per quanto ponderata causa sempre conseguenze inaspettate, il tempo cambia le persone e le circostanze e quando dopo dieci anni i due si incontrano di nuovo sapranno superare il passato che li divide?
Non cercavo qualcuno da amare di Amabile Giusti Aron ha trentadue anni, ed è un ricco avvocato di New York. Durante una causa pro bono si vede costretto a rappresentare Jane in giudizio, e non può fare a meno di notarla. Jane è così diversa dalle donne che di solito frequenta, così delicata e misteriosa, così poco propensa a cadergli fra le braccia, da esserne incuriosito suo malgrado. Il coraggio di Jane, la sua sensibilità, la sua sensualità inconsapevole lo spingono a voler scoprire cosa nasconde.
E ora alcuni titoli non disponibili in italiano.. Sarebbero potuti essere molti di più, perchè la scelta era ampia, vi ho proposto titoli letti da me che mi sono piaciuti e di autrici che amano e scrivono spesso questo tipo di trame. Se avete altri suggerimenti scriveteli pure nei commenti.
The Australian di Lesley Young
Charlie Sykes non è come le altre persone, estremamente intelligente ed estremamente incapace di una vita sociale normale, non ha mai avuto una diagnosi di autismo e ha sempre considerato la sua diversità come un punto di forza che le permetteva di non essere intralciata dagli strani comportamenti della gente cosiddetta normale. Ma ora, dopo aver dedicato tanti anni a prendersi cura della madre, ha deciso che è il momento di cercare di capire gli altri e di integrarsi almeno un poco con loro se vuole trovare un compagno con cui condividere la vita. Così si trasferisce in una nuova città dove nessuno la conosce, e trova lavoro come segretaria di un importante uomo d’affari che rimane sconvolto dalla sua schiettezza.
Night Into Day di Sara Canfield
Quando gli occhi della celebrità dello sport Patrick O'Casey incontrarono quelli di Alex Farrell su un'affollata pista da ballo di New Orleans, entrambi sentono il desiderio di correre. Lui vuole scappare via con lei, mentre lei vuole scappare da lui… solo che non può perché Alex soffre di una grave forma di artrite. Non può correre è vero, ma ha imparato a convivere con la sua malattia, e ha aperto un'agenzia di viaggi per portatori di handicap, è completamente autosufficiente, ma dopo aver conosciuto Patrick questo non le basta più. Vorrebbe accettare il suo amore ma è convinta che lui meriti una donna perfetta non certo lei perciò Patrick dovrà convincerla che lei è “perfettamente imperfetta”.
Phantom Waltz by Catherine Anderson
Ryan Kendrick non poteva non innamorarsi di Bethany Coulter. Dolce, divertente, passionale, matura eppure ingenua e amante dei cavalli quanto lui. Lei è perfetta se non fosse per un insignificante particolare. Un incidente l’ha confinata su una sedia a rotelle e lei ha giurato a sè stessa che non avrebbe più aperto il suo cuore ad un uomo dopo le delusioni che ha già vissuto a causa del suo handicap. Sarà dura per Ryan convincerla che insieme possono superare ogni ostacolo.
My Sunshine by Catherine Anderson
Cinque anni fa, la vita di Laura Townsend è stata quasi distrutta quando un trauma cranico ha compromesso la sua capacità di parlare e l'ha costretta ad abbandonare una brillante carriera. Nonostante le sue difficoltà, non ha mai perso il suo spirito vivace o il suo carattere solare. Ora ha un nuovo fantastico lavoro in una clinica per animali e un nuovo capo affascinante che le riempie il cuore di desiderio. Ma il veterinario Isaiah Coulter merita una donna integra, non ciò che ne resta, o almeno questo è ciò che pensa Laura. Lui ha delle idee molto diverse.
Blue Skies by Catherine Anderson
Carly Adams si sente come se le fosse stata data una nuova vita. Nata con una rara malattia agli occhi, era cieca fino a quando una recente operazione non le ha ripristinato la vista. Ora è ansiosa di sperimentare tutto ciò che il mondo ha da offrire, comprese le dolci chiacchiere di un bel cowboy. Ma non è preparata per le conseguenze, soprattutto quando una notte di passione bruciante si traduce in una gravidanza che minaccia la sua vista e tutti i suoi sogni per il futuro.
Out of the Blue Di Sally Mandel
Una volta un'atleta appassionata, Anna Bolles ha visto la sua vita cambiare radicalmente dopo una diagnosi di sclerosi multipla cinque anni fa. Ora riempie le sue giornate con la vivacità della vita a New York City, insegnando in una scuola privata, ma chiudendo la porta a ogni possibile storia d'amore. Fino a quando Joe Malone non entra nella sua vita. Uomo d'affari, pilota e fotografo amatoriale, Joe ha tutto, tranne la felicità. Vede molto di più in Anna della sua diagnosi e vuole accompagnarla in un viaggio di scoperta, se glielo permetterà.
Flirting with Fame by Samantha Joyce
Elise Jameson è l'autrice segreta dietro la serie cult di Viking Moon. Ma quando una sconosciuta inizia a farsi passare per lei, la diciannovenne, dolorosamente timida e sorda, inizia a rendersi conto di tutte le possibilità che si sta lasciando scappare. Può davvero nascondersi nell'ombra per sempre? E soprattutto vuole davvero farlo?
Love is blind di Annabelle Costa
Da quando un incidente d'infanzia l'ha lasciata con gravi deformità facciali, Sophie Pasternak si è sentita ripetere il suggerimento incredibilmente offensivo: Perché non esci con un ragazzo cieco? Da parte di amici e ficcanaso. Dopo tutto, chi altro se non un cieco potrebbe amare qualcuno che assomiglia a lei? Ma mentre trascorre gli anni in solitudine lavorando in biblioteca e vivendo indirettamente attraverso i romanzi nei suoi autori preferiti, Sophie inizia a chiedersi se non ci sia in fondo qualcosa di vero in quel consiglio sprezzante.Poi incontra Colin Kelly, un veterano che ha perso la vista in combattimento. Colin è l'uomo più sexy che Sophie abbia mai incontrato ed è anche l'unico uomo che condivide la sua profonda passione per la lettura, motivo per cui chiede l'aiuto di Sophie per imparare il braille. Sophie si ritrova ad innamorarsi perdutamente di Colin … e sospetta che lui provi la stessa cosa. L'unico problema?Colin Kelly non ha idea del suo aspetto e lei è terrorizzata che lui scopra la verità.
Not If I See You First by Eric Lindstrom
Parker Grant non ha bisogno della visione a raggi x per vedere attraverso di te. Ecco perché ha creato le regole: non trattarla in modo diverso solo perché è cieca e non approfittarne mai. Non ci saranno seconde opportunità. Basta chiedere a Scott Kilpatrick, il ragazzo che le ha spezzato il cuore.Quando Scott riappare improvvisamente nella sua vita dopo essere stato via per anni, Parker sa che c'è solo un modo per reagire: evitarlo. Ha già abbastanza per la testa, come provare per la squadra di atletica (è vero, i suoi occhi non funzionano ma le sue gambe funzionano ancora), dare consigli ai suoi compagni di classe dolorosamente ingenui e darsi stelle d'oro per ogni giorno in cui non ha pianto dalla morte di suo padre, tre mesi prima. Ma evitare il suo passato si rivela impossibile. E più Parker scopre nuove cose sul passato di Scott, più inizia a capire che le cose non sono sempre come sembrano e che forse, solo forse, alcune Regole dovrebbero essere infrante.
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Consigli di lettura per questa strana estate
Eccoci qui come ogni anno in cerca di libri da leggere in questa calda estate.
Naturalmente se vorrete comprare uno dei miei romanzi ne sarò molto felice, Potete trovare informazioni su tutti i libri che ho scritto sul mio sito qui: https://writtenbyweirde.altervista.org/
Ma in questo post vi consiglierò anche altre letture.Di norma tutte le estati vi consiglio dei romanzi leggeri da ombrellone, ma quest’anno è un anno strano purtroppo, che credo meriti delle letture di peso, in grado di svoltarci una giornata, e di lasciarci in ricordo qualcosa di significativo.
Ho spulciato internet in cerca di libri recenti di questo tipo e li ho trovati anche in generi diversi in modo che tutti i gusti fossero accontentati.
STORICO
Iniziamo con un’autrice che difficilente delude: Isabel Allende, e il suo ultimo romanzo:

Lungo petalo di mare
Isabel Allende
1939. Alla fine della Guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e un’amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, sono costretti, come altre migliaia di spagnoli, a scappare da Barcellona. Attraversati i Pirenei, a Bordeaux, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile – il “lungo petalo di mare e neve”, nelle parole dello stesso poeta –, in cerca di quella pace che non è stata concessa loro in patria. Lì hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le loro vite e a sentirsi parte del destino del paese, solo però fino al golpe che nel 1973 fa cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, si ritroveranno in esilio, questa volta in Venezuela, ma, come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.
Questo romanzo della Allende è più storico, cioè più ricco di fatti storici rispetto ad altri e a tratti sembra un saggio, ma merita comunque.
GIALLO
Proseguiamo con un giallo che vuole strizzare l’occhio ai classici di Agatha Christie:
Morte nelle Highlands
Lucy Foley
Come ogni anno Emma, Mark e i loro amici trascorrono l'ultimo dell'anno insieme. Per Emma, l'ultima arrivata, l'unica a non aver frequentato Oxford con gli altri, è l'occasione per fare bella figura e integrarsi nel gruppo. Ma qualcosa va storto nell'esclusivo cottage che si affaccia sulle gelide acque di Loch Corrin. Sui boschi già imbiancati si abbatte la peggiore tempesta di neve degli ultimi tempi e poi, improvvisamente, uno degli ospiti scompare. Le condizioni meteo sono così proibitive che i soccorsi non possono arrivare e nessuno può andare via. Quando l'ospite viene ritrovato – morto – tutti sono dei potenziali sospettati. Ci sono Heather, la manager del resort, Doug, l'ex marine ora guardiacaccia, una inquietante coppia di islandesi e poi gli amici: Miranda e Julien, tanto belli quanto snob, Samira e Giles con la loro bambina di 6 mesi, Nick e il suo fidanzato americano, e infine Katie, l'unica single del gruppo. Chi è l'assassino? Ma, soprattutto, chi è la vittima?
Consigliato solo se vi piacciono i punti di vista molteplici, poichè il libro si basa su questo per creare suspence.
POLIZIESCO
La prossima autrice è semisconosciuta in Italia, ma all’estero è superlodata:
I cieli di Philadelphia
Liz Moore
NN editore
Michaele Fitzpatrick è un'agente di polizia. Vive da sola e tra mille difficoltà si prende cura del figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente. Pattuglia le strade di Kensington, il quartiere di Philadelphia dove è cresciuta e dove l'eroina segna il destino di molti, perché vuole tenere d'occhio l'amata sorella Kacey, che vive per strada e si prostituisce per una dose. Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Michaela teme che sua sorella possa essere la prossima vittima e con l'aiuto del suo ex partner, Truman, inizierà a cercarla con fiera ostinazione, mettendo in pericolo le persone più care, e rivelando una verità che lei stessa prova a negare con tutte le sue forze. Tra detective story e saga familiare, Liz Moore costruisce un romanzo in cui passato e presente si intrecciano e si illuminano componendo il ritratto di una donna vulnerabile e coraggiosa, tormentata da scelte sbagliate e fedele al suo senso di giustizia, e racconta un quartiere ai margini del sogno americano, ma cuore pulsante di un'umanità genuina e desiderosa di riscatto.
FANTASY
Non poteva mancare nella lista un fantasy, o meglio una serie fantasy i cui primi due libri sono già stati pubblicati da Fanucci editore.
La luna che uccide
N. K. Jemisin
Nella antica città-stato di Gujaareh, la pace è l'unica legge. Sui suoi tetti e tra le ombre delle sue strade acciottolate vegliano i raccoglitori, i custodi di questa pace. Sacerdoti della Dea del Sogno hanno il compito di raccogliere la magia della mente addormentata e usarla per guarire, calmare... e uccidere chiunque giudichino corrotto. Ma quando viene scoperta una cospirazione nel grande tempio di Gujaareh, Ehiru - il più famoso raccoglitore della città - dovrà mettere in discussione tutte le sue certezze. Qualcuno, o qualcosa, sta uccidendo i sognatori in nome della dea, e insegue le sue prede sia nei vicoli di Gujaareh che nel regno dei sogni. Ehiru ora deve proteggere la donna che era stato mandato a uccidere, o vedrà la sua città divorata dalla guerra e dalla magia proibita.
Il sole oscurato. Dreamblood. Vol. 2
N. K. Jemisin
Gujaareh, la città dei Sogni, è afflitta dal dominio imperiale del Protettorato Kisuati. Una città in cui l'unica legge era la pace ora conosce solo violenza e oppressione... e incubi. Una mortale e misteriosa pestilenza perseguita i cittadini di Gujaareh, condannando gli infetti a morire durante il sonno tra urla strazianti. Assediata da sogni oscuri e crudeli signori, la città e tutta la sua gente languiscono nell'ardente desiderio di sollevarsi, ma Gujaareh conosce la pace da troppo tempo. Qualcuno dovrà mostrare loro la strada. La speranza sarà riposta in due reietti: la prima donna che abbia mai potuto unirsi al sacerdozio della dea dei Sogni, e un principe in esilio che desidera solo rivendicare il proprio diritto di nascita. Insieme dovranno resistere all'occupazione di Kisuati e tentare di svelare il mistero sull'origine dei Sogni della morte... prima che sia troppo tardi e che Gujaareh si perda per sempre.
Si tratta di una serie, ma i libri sono leggibili singolarmente.
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Come scegliere un romanzo

Se siete lettori seriali, vi potrebbe capitare di finire un libro e non sapere cosa leggere. Scegliere un romanzo non è una cosa difficile in quanto ampia è la proposta editoriale. Ma, è vero che, grazie anche a questa importante offerta, ci si trova a volte spaesati. Scegliere un romanzo: da dove cominciare Non importa se online o in libreria, dobbiamo acquistare nuovi romanzi. Abbiamo finito la nostra lista di libri oppure siamo in un mood per cui, nella nostra lista di libri già comprati, non troviamo nulla che ci invogli a leggere. Vaghiamo in libreria (o scartabelliamo il nostro e-reader): è tassativo: non si può uscire dalla libreria senza almeno un romanzo (specie se non abbiamo libri nuovi da leggere)! Cerchiamo tra i nostri generi preferiti: se siamo in libreria guardiamo i titoli e leggiamo la sinossi del libro; se siamo online, leggiamo tutte le recensioni. In questo caso dice Pennac in “Come un romanzo”: "Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere". Quindi non possiamo uscire dalla libreria senza avere comprato qualche libro. Scegliere un romanzo poliziesco o thriller

Ci sono autori straordinari, di cui avremo sicuramente letto qualche libro, ma non certo tutte le loro opere. Se amiamo il filone thriller/poliziesco un’autrice imprescindibile è Fred Vargas (potete trovare qui un approfondimento): ogni romanzo un successo, ogni romanzo un incanto. Se non si è ancora letto alcun suo libro, è tempo di rimediare, la bibliografia è vasta: dai romanzi su Adamsberg a quelli sul ciclo degli Evangelisti. Nel 2000 la Vargas ha prodotto anche una Graphic Novel: “Les Quatre Fleuves” (I Quattro fiumi). Non da meno, anche se di stile completamente diverso è Jo Nesbø, autore norvegese: tra i suoi titoli più celebri “Il pipistrello” o “Lo Spettro”. Tra i thriller polizieschi non può mancare proprio il citato Pennac: il ciclo di Malaussène, il famoso capro espiatorio. Romanzi geniali che tengono incollati i lettori. Comprare un romanzo di intrattenimento: il cosiddetto Romance

Se siamo appassionati o appassionate dei romanzi leggeri e di intrattenimento, quelli che fanno sognare e scordare per uno spazio di tempo la realtà, davvero grande è la scelta. Un tempo la regina incontrastata dei romanzi rosa era Liala. Per coloro che amano il genere è sicuramente un must. Più recenti abbiamo la scrittrice Susanna Tamaro o Sveva Casati Modignani. Tra i romance anche la scrittrice Susan Elisabeth Philips o la nostra Amabile Giusti con “Tentare di non amarti”. Scegliere un Romanzo Fantasy

Anche per quanto riguarda i romanzi Fantasy c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Gli amanti del Fantasy non possono prescindere da “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien: probabilmente il capostipite del genere. Il Re del Fantasy. “Non t’impicciare degli affari degli Stregoni, perché sono astuti e suscettibili.” (da “Il Signore degli Anelli”) Cos’è il Fantasy? Il regno dove lo scrittore può liberare la sua fantasia e il lettore immergersi in scenari fantastici e meravigliosi. Come in qualsiasi romanzo, anche nel fantasy ci deve essere la coerenza spazio temporale, parafrasando la fisica aristoteliana. Il Signore degli Anelli ha tutto: una storia coerente, una grandissima fantasia dell’autore, e, immancabile nel Fantasy, la lotta tra il Bene e il Male. Altro libro di livello per quanto concerne il Fantasy è la Saga di Harry Potter di J. K. Rowling. Una storia che nasce in maniera “normale” con i problemi di un adolescente che sembra un disadattato e che, in realtà è un grande mago. In questo periodo il Fantasy si ispira liberamente alle tematiche dei romanzi cortesi del ciclo arturiano o si ispira a mitologia greco-romana, come a quelle vichinghe. Un libro Fantasy che si distanzia molto dagli altri è il Ciclo del demone Bartimeus, la tetralogia di Strout. Bartimeus è un jinn piuttosto permaloso. Il libro è scanzonato e divertente e difficile, in questo caso, distinguere il Bene dal Male. Scegliere un romanzo di Fantascienza

E dal Fantasy alla Fantascienza il passo è breve. Anche in questo caso segnalo solo pochi e fondamentali libri di questo genere. Uno su tutti, Asimov con tutta la serie sui Robot. Ma anche i libri di Dick. La Fantascienza ci porta in altri mondi. Diverso come genere dal Fantasy perché prende spunto da ciò che ci insegna la scienza e ne amplifica i contenuti. Diciamo che il Fantasy si rifà alla storia come la Fantascienza alla scienza. Scoperta di mondi lontani, di alieni, ma anche robotica e guerre fra mondi o guerre fra uomini e Robot. Se poi si arriva a mondi simili ai nostri con dittatori che prendono il sopravvento controllando con mezzi avanzati anche i nostri pensieri, si arriva alla fantapolitica di Orwell in “1984” o Bradbury con “Farheneit451”: il lieto fine non è assicurato. Il romanzo storico

Il genere storico è, ça va sans dire, quello dei romanzi che trattano temi del passato. Tutto il passato: un romanzo storico può rifarsi alla storia contemporanea, come a quella recente, come a quella medioevale. Nel romanzo storico, non essendo un saggio, si può inserire un po’ di fantasia, un po’ di pensiero dell’autore. Ma ovviamente cercando di essere il più possibili attinenti ai fatti storici. Cosa non semplicissima: ottimi romanzi storici vantano errori clamorosi nei racconti. Lo stesso “Il nome della Rosa” così noto e amato, ambientato intorno ai primi anni del 1300, riporta errori importanti sull’Inquisizione nel 1300, sulla disposizione delle biblioteche, sulla vita dei monaci o sulla caccia alle streghe. A tal proposito per chi volesse approfondire il tema molto interessante l’articolo di Annalina Grasso. In ogni caso, se pur non attinenti davvero alla realtà, questi libri storici hanno comunque un grande fascino e diverse chiavi di lettura. Forse gli storici storceranno un po’ la bocca su alcuni romanzi di Bernard Cornwell o di Falcones, ma restano pur sempre ottimi romanzi in cui l’appassionato di storia potrà trovare spunti di riflessione per approfondire. In Italia il capostipite è certamente “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Importa a qualcuno che possano trovarsi errori storici in quel libro (e non sto dicendo che ci siano errori in questo romanzo)? Io ritengo di no, anche perché lo stesso libro del Manzoni è un libro di denuncia sul suo tempo, ambientato in un passato non troppo lontano dal suo. Acquistare i romanzi classici

Ho lasciato i classici per ultimi: perché, a parer mio, per essere un buon lettore bisogna necessariamente cominciare con i classici. Ovvero i romanzi che sono e saranno sempreverdi (per usare una metafora botanica): possono essere stati scritti 300 anni fa, ma sono e saranno sempre attuali. Coi classici non si sbaglia perché possono piacere e non piacere (ci mancherebbe, esiste il libero pensiero), ma di sicuro un romanzo classico ha qualcosa da dirci: contenuto, forma, pensiero che sia. Sui classici quindi consiglio di leggere davvero tutto il possibile (lo so, non basta una vita), o quanto meno cercare di leggere più autori possibili. Classici francesi (Balzac, Zola, Maupassant, Proust, Flaubert ecc.); classici russi (Dostoevskji, Tolstoj, Bulgakov, Čechov…); classici tedeschi (Goethe, Thomas Mann, Hermann Hesse…); classici inglesi (Laurence Sterne, Joyce, Orwell, Jane Austen, le Brontë e via di seguito) e, naturalmente, i classici italiani per poi spaziare in tutta la letteratura classica mondiale. Conclusioni Il mio consiglio spassionato è comunque quello di leggere, leggere e leggere. Non ha controindicazioni. Se, però, vi capita un libro che proprio non riuscite a leggere e procede a passo di lumaca, cambiatelo! Quel libro non fa per voi! N.d.r. Questi sono solo piccoli consigli nel mare magnum dei libri da leggere: una goccia nell’Oceano per iniziare la vostra ricerca personalissima. Roberta Jannetti Read the full article
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Come scegliere un romanzo

Se siete lettori seriali, vi potrebbe capitare di finire un libro e non sapere cosa leggere. Scegliere un romanzo non è una cosa difficile in quanto ampia è la proposta editoriale. Ma, è vero che, grazie anche a questa importante offerta, ci si trova a volte spaesati. Scegliere un romanzo: da dove cominciare Non importa se online o in libreria, dobbiamo acquistare nuovi romanzi. Abbiamo finito la nostra lista di libri oppure siamo in un mood per cui, nella nostra lista di libri già comprati, non troviamo nulla che ci invogli a leggere. Vaghiamo in libreria (o scartabelliamo il nostro e-reader): è tassativo: non si può uscire dalla libreria senza almeno un romanzo (specie se non abbiamo libri nuovi da leggere)! Cerchiamo tra i nostri generi preferiti: se siamo in libreria guardiamo i titoli e leggiamo la sinossi del libro; se siamo online, leggiamo tutte le recensioni. In questo caso dice Pennac in “Come un romanzo”: "Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere". Quindi non possiamo uscire dalla libreria senza avere comprato qualche libro. Scegliere un romanzo poliziesco o thriller

Ci sono autori straordinari, di cui avremo sicuramente letto qualche libro, ma non certo tutte le loro opere. Se amiamo il filone thriller/poliziesco un’autrice imprescindibile è Fred Vargas (potete trovare qui un approfondimento): ogni romanzo un successo, ogni romanzo un incanto. Se non si è ancora letto alcun suo libro, è tempo di rimediare, la bibliografia è vasta: dai romanzi su Adamsberg a quelli sul ciclo degli Evangelisti. Nel 2000 la Vargas ha prodotto anche una Graphic Novel: “Les Quatre Fleuves” (I Quattro fiumi). Non da meno, anche se di stile completamente diverso è Jo Nesbø, autore norvegese: tra i suoi titoli più celebri “Il pipistrello” o “Lo Spettro”. Tra i thriller polizieschi non può mancare proprio il citato Pennac: il ciclo di Malaussène, il famoso capro espiatorio. Romanzi geniali che tengono incollati i lettori. Comprare un romanzo di intrattenimento: il cosiddetto Romance

Se siamo appassionati o appassionate dei romanzi leggeri e di intrattenimento, quelli che fanno sognare e scordare per uno spazio di tempo la realtà, davvero grande è la scelta. Un tempo la regina incontrastata dei romanzi rosa era Liala. Per coloro che amano il genere è sicuramente un must. Più recenti abbiamo la scrittrice Susanna Tamaro o Sveva Casati Modignani. Tra i romance anche la scrittrice Susan Elisabeth Philips o la nostra Amabile Giusti con “Tentare di non amarti”. Scegliere un Romanzo Fantasy

Anche per quanto riguarda i romanzi Fantasy c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Gli amanti del Fantasy non possono prescindere da “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien: probabilmente il capostipite del genere. Il Re del Fantasy. “Non t’impicciare degli affari degli Stregoni, perché sono astuti e suscettibili.” (da “Il Signore degli Anelli”) Cos’è il Fantasy? Il regno dove lo scrittore può liberare la sua fantasia e il lettore immergersi in scenari fantastici e meravigliosi. Come in qualsiasi romanzo, anche nel fantasy ci deve essere la coerenza spazio temporale, parafrasando la fisica aristoteliana. Il Signore degli Anelli ha tutto: una storia coerente, una grandissima fantasia dell’autore, e, immancabile nel Fantasy, la lotta tra il Bene e il Male. Altro libro di livello per quanto concerne il Fantasy è la Saga di Harry Potter di J. K. Rowling. Una storia che nasce in maniera “normale” con i problemi di un adolescente che sembra un disadattato e che, in realtà è un grande mago. In questo periodo il Fantasy si ispira liberamente alle tematiche dei romanzi cortesi del ciclo arturiano o si ispira a mitologia greco-romana, come a quelle vichinghe. Un libro Fantasy che si distanzia molto dagli altri è il Ciclo del demone Bartimeus, la tetralogia di Strout. Bartimeus è un jinn piuttosto permaloso. Il libro è scanzonato e divertente e difficile, in questo caso, distinguere il Bene dal Male. Scegliere un romanzo di Fantascienza

E dal Fantasy alla Fantascienza il passo è breve. Anche in questo caso segnalo solo pochi e fondamentali libri di questo genere. Uno su tutti, Asimov con tutta la serie sui Robot. Ma anche i libri di Dick. La Fantascienza ci porta in altri mondi. Diverso come genere dal Fantasy perché prende spunto da ciò che ci insegna la scienza e ne amplifica i contenuti. Diciamo che il Fantasy si rifà alla storia come la Fantascienza alla scienza. Scoperta di mondi lontani, di alieni, ma anche robotica e guerre fra mondi o guerre fra uomini e Robot. Se poi si arriva a mondi simili ai nostri con dittatori che prendono il sopravvento controllando con mezzi avanzati anche i nostri pensieri, si arriva alla fantapolitica di Orwell in “1984” o Bradbury con “Farheneit451”: il lieto fine non è assicurato. Il romanzo storico

Il genere storico è, ça va sans dire, quello dei romanzi che trattano temi del passato. Tutto il passato: un romanzo storico può rifarsi alla storia contemporanea, come a quella recente, come a quella medioevale. Nel romanzo storico, non essendo un saggio, si può inserire un po’ di fantasia, un po’ di pensiero dell’autore. Ma ovviamente cercando di essere il più possibili attinenti ai fatti storici. Cosa non semplicissima: ottimi romanzi storici vantano errori clamorosi nei racconti. Lo stesso “Il nome della Rosa” così noto e amato, ambientato intorno ai primi anni del 1300, riporta errori importanti sull’Inquisizione nel 1300, sulla disposizione delle biblioteche, sulla vita dei monaci o sulla caccia alle streghe. A tal proposito per chi volesse approfondire il tema molto interessante l’articolo di Annalina Grasso. In ogni caso, se pur non attinenti davvero alla realtà, questi libri storici hanno comunque un grande fascino e diverse chiavi di lettura. Forse gli storici storceranno un po’ la bocca su alcuni romanzi di Bernard Cornwell o di Falcones, ma restano pur sempre ottimi romanzi in cui l’appassionato di storia potrà trovare spunti di riflessione per approfondire. In Italia il capostipite è certamente “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Importa a qualcuno che possano trovarsi errori storici in quel libro (e non sto dicendo che ci siano errori in questo romanzo)? Io ritengo di no, anche perché lo stesso libro del Manzoni è un libro di denuncia sul suo tempo, ambientato in un passato non troppo lontano dal suo. Acquistare i romanzi classici

Ho lasciato i classici per ultimi: perché, a parer mio, per essere un buon lettore bisogna necessariamente cominciare con i classici. Ovvero i romanzi che sono e saranno sempreverdi (per usare una metafora botanica): possono essere stati scritti 300 anni fa, ma sono e saranno sempre attuali. Coi classici non si sbaglia perché possono piacere e non piacere (ci mancherebbe, esiste il libero pensiero), ma di sicuro un romanzo classico ha qualcosa da dirci: contenuto, forma, pensiero che sia. Sui classici quindi consiglio di leggere davvero tutto il possibile (lo so, non basta una vita), o quanto meno cercare di leggere più autori possibili. Classici francesi (Balzac, Zola, Maupassant, Proust, Flaubert ecc.); classici russi (Dostoevskji, Tolstoj, Bulgakov, Čechov…); classici tedeschi (Goethe, Thomas Mann, Hermann Hesse…); classici inglesi (Laurence Sterne, Joyce, Orwell, Jane Austen, le Brontë e via di seguito) e, naturalmente, i classici italiani per poi spaziare in tutta la letteratura classica mondiale. Conclusioni Il mio consiglio spassionato è comunque quello di leggere, leggere e leggere. Non ha controindicazioni. Se, però, vi capita un libro che proprio non riuscite a leggere e procede a passo di lumaca, cambiatelo! Quel libro non fa per voi! N.d.r. Questi sono solo piccoli consigli nel mare magnum dei libri da leggere: una goccia nell’Oceano per iniziare la vostra ricerca personalissima. Roberta Jannetti Read the full article
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“Scrivere sulla lava rovente”. Dialogo intorno a Irène Némirovsky e a “Suite francese”
Non credo alle mode, diffido dei ‘casi’ editoriali, rileggo quasi sempre gli stessi libri. Per troppo tempo, Irène Némirovsky mi parve un miracolo troppo sferico per darle corda e lettura. La vita ‘da romanzo’ – famiglia di ricchi banchieri ebrei, in Russia, fuga rocambolesca da Pietroburgo, verso la Finlandia, dopo la Rivoluzione, approdo salvifico a Parigi –, la fama da romanziere – vive di ciò che scrive: David Golder, grande successo del 1929, per dire, è tradotto in Italia, da Carabba, nel 1932 –, la fine, tragica, ad Aushwitz, nonostante la conversione al cattolicesimo, nel 1939, e la scoperta, prodigiosa, del romanzo più noto, Suite francese, in una valigia, da parte delle figlie, una manciata di anni fa, è trama francamente impeccabile, ‘da film’ (in effetti, nel 2014, Suite francese è stato tradotto in film, con Michelle Williams e Kristin Scott Thomas). Per un banale rifiuto a leggere ciò che leggono tutti – ergo: per cretino snobismo –, così, non ho letto la Nemirovsky per un po’. Poi, il giudizio inappellabile di Cesare Cavalleri – “«Sero te amavi, Némirovsky, sero te amavi». Questa parafrasi un po’ irriverente esprime il rimpianto di molti di noi per il ritardo con cui in Italia abbiamo amato Irène Némirovsky scrittrice di prima grandezza morta a Auschwitz nel 1942, non ancora quarantenne. Ci voleva l’istinto editoriale quasi infallibile di Adelphi per tradurre nel 2005 quella Suite francese, uscita l’anno prima in Francia, dopo essere rimasta per sessant’anni nella valigia che Irène, avviandosi alla deportazione, aveva affidato alle figlie bambine e che Denise ed Élizabeth trovarono il coraggio di aprire solo agli albori del Terzo Millennio”, scrive nel 2008 – e la versione dei racconti per Mondadori – Il ballo e altri racconti – a firma di Stefania Ricciardi, straordinaria traduttrice dal francese (tra gli altri, di Marguerite Yourcenar, André Malraux, Claude Simon), mi hanno fatto rinsavire e riconciliare con la grande Irène. Così, la nuova traduzione di Suite francese – non c’è editore che non abbia la sua: in 15 anni sono uscite 9 traduzioni – griffata Bompiani, a cura della Ricciardi, mi ha risvegliato dal torpore. Il talento della Némirovsky è fondere la capacità totalmente russa nel dare la vita – “Erano usciti dalla casa. Si trovavano in un viale fiancheggiato da lillà in fiore. Migliaia di api, calabroni e vespe svolazzavano intorno a loro: penetravano nei fiori, si nutrivano e andavano a posarsi sulle braccia e sui capelli di Lucile, provocandole una certa ansia; rideva nervosamente” – a quella, francese, di sfracellarsi nei sentimenti e nella loro zona d’ombra – “Cambiava il presente secondo la sua volontà; mentiva e si ingannava, ma trattandosi di menzogne create da lei stessa, le erano care”. Il romanzo è corredato, in appendice, dall’epistolario, terribile, che racconta gli ultimi istanti di Irène, la deportazione, gli inutili tentativi fatti dal marito, Michel Epstein e da André Sabatier – redattore presso Albin Michel – per liberarla. A dire del groviglio infero tra vita e opera, tra destino e testimonianza. “Amore mio, in questo momento sono seduta alla gendarmeria dove ho mangiato ribes in attesa che venissero a prendermi. Soprattutto, sta’ tranquillo, sono certa che sarà questione di poco… Copri di baci le mie adorate bambine… Se poteste mandarmi qualcosa… Libri, per favore, e se possibile anche un po’ di burro salato”, scrive, Irène, nel luglio 1942, prima di sparire dagli occhi di tutti – e risorgere, ora. (d.b.)
Nell’introduzione al romanzo, cita un giudizio di Henri de Régnier, “Némirovsky scrive in russo anche in francese”, parla di Tolstoj. Che particolarità possiede lo stile di Irène, dunque?
Henri de Régnier si riferiva allo stile aspro, asciutto, fatto di frasi brevi, mentre la prosa francese è più elegante, levigata, armoniosa. Se a questo si aggiungono l’ambientazione e la trama, alcuni romanzi sembrano davvero russi: I cani e i lupi, per esempio, per le stratificazioni della città di Kiev e il rapporto che abitanti così diversi hanno con le tradizioni, senza contare che la protagonista è un’ebrea nata in Ucraina che si è stabilita a Parigi proprio come l’autrice. Ma anche Le mosche d’autunno, per l’aria gelida, cristallina, degli inverni russi che Némirovsky ha conosciuto da bambina; e la devozione dei giovani Jurij e Kirill verso l’anziana njanja è la stessa nutrita dall’autrice per Marie, la governante francese chiamata affettuosamente Zézelle e venerata come una madre. Riguardo a Tolstoj, Guerra e pace è stato un modello per Suite francese. A Némirovsky interessava mostrare le reazioni dei francesi all’occupazione tedesca attraverso gli occhi dei personaggi come Tolstoj aveva mostrato quelle dei russi all’invasione di Napoleone. Solo che Tolstoj ha scritto Guerra e pace cinquant’anni dopo quei fatti storici, mentre Némirovsky ha lavorato “sulla lava rovente”, come ha scritto nel suo quaderno, senza nessuna distanza, eppure rivela una straordinaria visione retrospettiva del presente. Tolstoj ha anche ispirato l’idea del romanzo corale. Un personaggio della prima parte Tempesta di giugno, lo scrittore Gabriel Corte, cita Guerra e pace come esempio di romanzo in cui le figure secondarie giocano un ruolo non meno importante, perché ampliano la visione del lettore.
Suite francese si lega, in modo tragico, alla vita della Némirovsky, alla sua morte. Cosa significa quel romanzo nella storia narrativa della scrittrice e nella letteratura francese del tempo? Insomma: qual è la sua forza?
La vita di Irène Némirovsky si è sempre intrecciata con i suoi romanzi e racconti, e Suite francese rappresenta il nodo più stretto perché è un romanzo incompiuto a causa della deportazione della scrittrice. Per questo lo considero indissolubile dalle lettere e dagli appunti raccolti in Appendice nell’edizione Bompiani e ho voluto porre tre di queste lettere in apertura della mia introduzione perché credo che vadano ben oltre qualcosa che “pende accanto”: testimoniano l’impatto della vita reale nella letteratura. Nel suo essere un romanzo mutilato, Suite francese è innanzitutto un documento: lo specchio della deriva razziale in cui era caduta la Francia. Un aspetto fondamentale per capire la realtà di quegli anni, ma troppo contingente per costituire la chiave dell’opera. Nella letteratura del tempo, Suite francese si distingue per la stesura “in presa diretta” e per la peculiarità di guardare alla guerra con occhi diversi: nella prima parte è una delle catastrofi che attraversano l’esistenza smascherando la natura delle persone, mettendo a nudo mediocrità e nobiltà d’animo. Inoltre, il nemico è semplicemente un essere umano che combatte per la propria patria. Il suo vero torto è essere straniero, e questa feroce percezione di estraneità aleggia in particolare sulla seconda parte del romanzo, dove emergono l’inconciliabilità di culture diverse, la difficoltà di integrarsi in un paese diverso, tutte cose che Némirovsky ha vissuto sulla propria pelle. Sono temi ancora molto attuali, in grado di suscitare l’interesse del lettore di ogni epoca, come auspicava l’autrice, e per questo rappresentano la forza del romanzo.
Per altro, questo è un romanzo di cui esistono molte traduzioni in Italia, anche recenti. Che difficoltà di resa ha avuto, quali studi e strategie ha utilizzato per tradurlo? Intendo: l’alchimia per riprodurre il ritmo, la sinfonia del romanzo, qual è?
Non era la prima volta che traducevo Némirovsky, ma per questo romanzo ho sentito di dovere acquisire un bagaglio di conoscenze che non mi sembrava mai adeguato. Le difficoltà maggiori sono state due, determinate dall’intento di aderire il più possibile al testo originale. In primo luogo ho cercato di riprodurre la tonalità che unisce i movimenti di genere diverso di una suite musicale, perché così è stata concepita l’opera. Lo stile aspro, il respiro breve, il ritmo a tratti segmentato caratterizzano la prima parte e mi sono sforzata di rispettarli, privilegiando l’autenticità a discapito dell’armonia, mentre nella seconda parte si colgono note più sensuali. Come sempre, la strategia principale è stata seguire l’orecchio, lasciarsi trasportare senza opporre resistenza a una resa che a volte in italiano rischiava di suonare un po’ brusca. La seconda grande difficoltà è stata cercare di impregnarmi della scrittura dell’autrice e di entrare nella sua ottica non solo letteraria, seguire il filo del suo pensiero anche rispetto agli eventi. Ho riletto i suoi racconti che risalgono al periodo di Suite francese, ma più di tutto mi hanno aiutato gli appunti e le lettere scritti parallelamente alla stesura e la testimonianza di Denise Epstein, la figlia di Némirovsky a cui si deve il recupero del manoscritto di Suite francese. La traduzione mi ha imposto ben presto una linea da seguire riguardo alle inesattezze presenti nell’originale – età dei personaggi, indirizzi, nomi che non coincidono: piccoli dettagli che hanno richiesto comunque scelte precise. Insieme alla casa editrice e alla revisora Ileana Zagaglia, preziosissima come sempre, abbiamo deciso di lasciare queste incongruenze, che suffragano la precarietà in cui è avvenuta la stesura, dal momento che Némirovsky non ha avuto il tempo di rileggere quello che aveva scritto. Essendo una questione complessa per una serie di fattori, mi è sembrato opportuno renderne conto in una breve nota alla traduzione. L’importante era procedere coerentemente rispetto all’idea di offrire al pubblico la versione più autentica di questo romanzo-documento e in tal senso l’edizione Bompiani riproduce anche una fotografia della famiglia Epstein in uno dei suoi ultimi momenti felici e una copia dello schizzo del progetto di Tempesta di giugno.
Qual è il libro su cui vorrebbe lavorare, che desidera tradurre e l’autore a suo avviso poco considerato dall’editoria italiana che necessiterebbe di degna attenzione?
Credo che oggi l’editoria italiana sia troppo focalizzata sulle novità o sui classici, mentre qualche “ripescaggio” recente sarebbe salutare: purtroppo non sempre arrivano i libri migliori ed è triste constatare quanto sia breve la vita di un romanzo. Sul versante della nonfiction, penso in particolare a uno scrittore come François Bon, inedito in Italia, e a due suoi libri ancora molto attuali: Sortie d’usine (1982) e Daewoo (2004), che raccontano da prospettive diverse la dissoluzione della vita di fabbrica e l’impatto sull’esistenza individuale. Daewoo è la testimonianza di quattro operaie e l’ottica femminile, decisamente insolita nel contesto, meriterebbe senz’altro maggiore attenzione.
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“Mi ha emozionato sfiorare il taccuino di Jane Austen, amo Anna Karenina, ma la scienza, per uno scrittore, è indispensabile”: parla Ian McEwan
Girano le pal(l)e come eliche di elicottero, mi alzo in volo e sbircio nell’isola di mago Merlino, pardon, in UK, dove attorno al calderone mediatico si radunano bravi scrittori che parlano netto dei problemi attuali: le macchine che ci rubano il lavoro e… la compagna, come racconta McEwan nell’ultimo Machines like me (in Italia stampa Einaudi, con il titolo: “Macchine come me”). Ora, per non spaventare nessuno, diciamo subito che McEwan era ed è contrario all’uscita da UE, ma ciononostante è dinamico e spiazzante come un anarchico controcorrente (leggete qui).
Come dovrebbe essere qualunque scrittore di romanzi. Ce ne fossero in giro anche in Italia; magari si sono semplicemente ritirati attorno al loro camino di provincia. In ogni caso, McEwan va fatto conoscere meglio nella sua attività di parlatore: ecco perché vi traduco due interviste su temi importanti – la memoria degli scrittori conservata nei loro archivi e poi ad ampio raggio le sue visioni accurate sulla storia e la guerra mondiali, le quali reggono il suo romanzo più toccante, Espiazione.
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La prima intervista è del 2004. McEwan l’ha rilasciata dopo aver venduto il suo archivio personale all’università del Texas, all’Harry Hansom Center. In quella cattedrale nel deserto protomessicano, un cubo alla Kubrick che è in realtà relitto europeo, si trova un po’ di tutto: manoscritti di Joyce e lettere di Pound, insieme a note e appunti dei più recenti Burgess e Amis). Lo scrittore riflette sugli archivi, un tema importante anche alla luce delle recenti rivelazioni su Kafka. E poi si sente la solita pressione della scienza sulla contemporaneità, e come il romanziere la attutisce con la sua introspezione, la sua umana empatia.
La seconda intervista è del 2002 e ruota attorno a Espiazione, il romanzo del 2001 che ha fatto epoca e dal quale è venuto fuori un film appassionante. L’opera di trasposizione su schermo non era facile perché il romanzo ha il ritmo di Walter Scott e la concentrazione nella mente femminile di una Austen: però il risultato è stato un film mosso e meravigliosamente moderno. Oltre al ragionamento sul libro capolavoro, nell’intervista si cerca di capire il terrorismo del 2001: i mezzi usati dallo scrittore sono ripescati nel vasto arsenale della storia, del senso comune e della tradizione inglesi.
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Poi le cose sono andate malamente, UK è andata in guerra contro l’Iran e McEwan ha scritto Sabato per spiegare i deliri delle masse. Una buona prova di cui si sente analoga e urgente necessità oggi, per spiegare cosa è frullato nella testa degli inglesi al referendum Brexit: peccato che McEwan ora si esponga di meno, in confronto a come si impegnava un tempo, quando il 12 settembre era capace di dare fuori un articolo su Guardian pensato bene, in meno di un giorno dall’accaduto, e scritto con cura.
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Al di là della politica, l’opera. Su Espiazione leggete una buona intervista italiana qui. Ma queste sono interviste per pubblico italiano e hanno un deficit: manca il good talk inglese che fa letteratura, società senza mai essere totalizzante e moscio come la chiacchiera elevata dei francesi, perché il talk è robusto, è quello degli inglesi che vedete uscire di corsa dagli uffici nel pomeriggio, ben contenti di andare dal lattaio a fare provviste, poi di corsa a comprare il miele.
Un popolo semplice, tutto sommato, dal quale vengono fuori quegli scrittori che magari non saranno conservatori ma rimangono decisamente nobili per parlare a platee universali, diverse. Né le previsioni di complotti finanziari, né il disordine e la paura verso il vicino, né la visione della rovina ci impediscono di cogliere la bellezza di chi, come McEwan, sa parlare a nome del suo popolo, di UK e delle sue differenze culturali rispetto al resto del mondo. Anche così riusciamo a capire perché Espiazione agiti i cuori dei lettori pur essendo romanzo storico; questo si chiama tradizione, si chiama carattere nazionale. Resiste.
Andrea Bianchi
***
Il tuo archivio depositato all’università del Texas ci insegnerà cose che non sappiamo ancora?
Certamente, per prima cosa le bozze legate a ciascuna opera mostreranno al lettore interessato come le idee si siano evolute fino alla loro forma finale. Lo scrittore tende a scordare rapidamente i percorsi che ha abbandonato lungo la via. A volte il sentiero verso un romanzo compiuto prende svolte sorprendenti: raramente si può parlare di vero sviluppo. Per esempio il mio romanzo Espiazione cominciava come una storia di fantascienza ambientata due o tre secoli avanti nel futuro. Del resto, c’è una buona parte di materiale autobiografico nell’archivio ora in Texas. Non sono quel genere di scrittore che fa uso istantaneo dei suoi fatti privati e li trascrive immediatamente con l’invenzione. Updike è l’esempio sommo, qui. La mia invenzione consiste nel prendere in prestito l’esempio di quello scrittore famoso, operando soltanto un deragliamento psichico dalla mia vita. Penso che l’archivio mostrerà questi tenui collegamenti.
Hai mai usato gli archivi mentre facevi ricerca durante i tuoi lavori?
Sì, per il film televisivo The imitation game usai l’Imperial War Museum di Londra, che è la stessa fonte per Espiazione, mi sono basato completamente su fogli e giornali inediti di soldati in ritirata a Dunkirk. E ho tratto le linee basilari da svariate lettere private scritte da infermiere che lavoravano con quei soldati feriti durante la ritirata.
Qual è il valore degli archivi?
Recentemente ho ricevuto la medaglia Bodleian a Oxford e dopo averla accettata mi sono stati mostrati alcuni pezzi dei loro estesi archivi storici. Mi ha mosso qui nel profondo, tenere in mano il taccuino di Jane Austen diciassettenne e poi sfogliare le pagine della prima bozza della Metamorfosi di Kafka. Un archivio ti porta dritto al cuore della creazione letteraria, agevola quella connessione emotiva che chiunque ami la letteratura saprà comprendere. Dietro queste motivazioni certamente il lavoro critico e biografico sugli scrittori dipende completamente dalle risorse di archivi di rango come la collezione di Ransom Centre.
Dicci di questo momento speciale per la narrativa d’invenzione inglese, come ne spieghi la fioritura?
Bene, immaginando tu abbia ragione: in parte, immagino, l’immigrazione interna da tutti gli angoli del vecchio impero ha aiutato a rinvigorire il linguaggio. In parte c’è anche una più giovane generazione che viaggia in lungo e in largo e assorbe tutti gli influssi culturali ed è stata abile a spezzare il provincialismo moribondo delle generazioni precedenti. Poi, negli ultimi trent’anni gli scrittori britannici sono stati in grado di utilizzare l’estetica moderna e postmoderna senza farsene intrappolare, come invece è accaduto sul continente europeo. In altre parole, le virtù ottocentesche e inventive di storie, insieme alla creazione di personaggi plausibili, sono rimaste il caposaldo.
In Espiazione racconti dalla prospettiva di Briony: come sei stato in grado di ritrarre con maestria le emozioni femminili e, di più, nelle varie fasi della sua vita?
A parte la conoscenza abbastanza buona di un certo numero di donne e ragazze di tutte le età, penso valga la pena ricordare che entrare nella testa degli altri è una delle pratiche routinarie dei romanzieri. Le menti degli altri uomini sono semplicemente tanto vicine o remote rispetto a me quanto le menti femminili.
Talvolta la cultura vuole passare il messaggio che umanesimo e scienza sono opposti, ma i tuoi romanzi portano i protagonisti in regni scientifici. Come commenti la situazione, che indirizzo le hai dato nei tuoi romanzi?
Le università sono tenute a rispondere di questa divisione che persiste, abbiamo tutti bisogno di un’istruzione integrale, i due lati hanno molto da imparare l’uno dall’altro. Chi sta con me dal lato umanistico non trova molto di esaltante, soprattutto nelle scienze biologiche; né troviamo molto che possa rinforzare la nostra comprensione della natura umana, parte integrale dello studio nelle arti creative. Noi liberali-artistici-so-tutto-e-nulla necessitiamo di un buono scavo nella matematica e nella fisica per capire cosa sia la vera difficoltà intellettuale. Da parte loro, gli scienziati hanno bisogno di appoggiarsi alle linee abbozzate dal patrimonio artistico, favoloso e meraviglioso – quel che è stato immaginato sulla nostra condizione durante i secoli è una risorsa vitale. E poi la scienza ha bisogno di coltivare e onorare la sua propria tradizione scientifica di forma letteraria, da Leonardo a Francesco Bacone a E.O. Wilson e Steven Weinberg, gli scienziati hanno scritto in modo squisito sul mondo. E poi, ancora, gli scienziati giovani necessitano di imparare a comunicare chiaramente e studiare una materia a impronta saggistica come la storia o l’inglese sarebbe un allenamento utilissimo per ordinare e articolare le idee.
C’è un personaggio letterario col quale ti senti imparentato?
Sono attratto da Levin in Anna Karenina, dal suo amore per gli spazi aperti, per la discussione scottante, e la vita domestica ne è una parte. La sua capacità di essere felici e il modo in cui segue e traccia i suoi passaggi emotivi – questi i tratti che ammiro.
***
Vorrei parlare del tuo contributo alla comprensione dell’11 settembre e del tuo romanzo Espiazione.
Sai, considero gli eventi dell’11 settembre abbastanza anomali. Lo shock l’ha sentito ognuno. È stato un incidente diretto anche per me perché caso vuole che sia sposato con una editor di Guardian. Ho chiamato in redazione per dire “Fuori dal comune, come l’affronti?” e lei disse “Scrivi qualcosa per noi”. Tutta la sala delle news era in ebollizione e istintivamente disse “Certo che no” e questo mi diede tempo per riflettere. Poi pensai “Bene, ora non sto scrivendo romanzi, l’unica cosa che ho in testa è questo fatto, risponderò alla nuova sfida”. Mi sedetti quel giorno stesso per scrivere un pezzo, come fecero molti altri colleghi, avevo una traccia molto specifica – come reagisce chi guarda questa novità in televisione? In un senso preciso, è più facile per il romanziere andare a caccia di punti di raccordo, di incroci tra pensiero e sentimento. Questo avvenimento pareva produrre un’esplosione troppo grande di pensieri sconnessi su tutte le conseguenze che sarebbero arrivate, eppure era ancora troppo presto. Eravamo intrappolati nell’evento che ancora non si era dispiegato del tutto e sapere quale fosse l’entità dannosa ed emotiva doveva ancora stupirci – il livello di tragedia umana.
Siamo d’accordo che un romanzo in grado di rappresentare le emozioni non è per forza del genere emotivo che fa versare lacrime. Eppure, con l’articolo sull’11 settembre e con Espiazione, che ha vinto il Booker, ti avvicini a quel genere di scossa che danno gli scrittori americani.
Ecco una buona ragione per cui agli scrittori americani è chiusa la partecipazione del Booker – Roth l’avrebbe vinto almeno quattro volte. Con Jane Austen continuo a credere che tutta la vita umana la si può esaminare da pochissime relazioni in un villaggio, questa visuale regge ancora.
Oltre alla rievocazione realistica delle lettere scritte dai soldati alle fidanzate, dove si parla di cose molto concrete come il cottage dove vorrebbero scappare insieme, trovo che la scena di Briony infermiera al capezzale del soldato malato sia straordinaria. Dimmi, come sei riuscito a inserire questo cameo vittoriano nella tua struttura romanzesca?
Ma… la storia d’amore centrale non riguarda Briony, semmai la sorella e l’altro uomo. Sentivo che, a meno di non lasciar erompere il sentimento di Briony in quella scena del capezzale… c’era come qualcosa di inaffidabile nel modo in cui lei raccontava l’amore. C’è un altro passaggio dove lei è a Westminster Bridge e passano due giovani officiali e lei sente un bang improvviso, il senso che la sua vita era tutta rinchiusa nell’ospedale, con tutte quelle routine e qualcosa di enorme stava ancora mancando. Sapevo che una volta conclusa questa parte del libro sarei dovuto saltare avanti negli anni, ’50 o ’60, e avevo bisogno di un momento in cui attutire Briony in quel tempo. Quanto alla scenda d’amore precedente, quella della biblioteca, pensavo di non aver costruito una vera scena di sesso, forse avrei dovuto. Certo, sono notoriamente difficili da scrivere. Sai bene che altre persone l’hanno fatto in modo diverso. Pensavo a John Updike e il suo interesso visivo, quasi mascolino, per la membrana e il muco, ma quello di Briony era un resoconto di una donna di 77 anni. Fondamentalmente diverso. Una descrizione come quella che doveva fare lei, di due persone innamorate per la prima volta, e per la prima volta a fare l’amore, mi pareva molto più difficile della scena vittoriana del moribondo al capezzale… quel che lei fa lo facciamo anche noi in un modo o nell’altro: credere a quanto vediamo. Abbiamo un mind set e vediamo conseguentemente con questo. Soprattutto noi inglesi, diversamente dagli americani, dove c’è un Saul Bellow che viene tutto dalla strada e però è un intellettuale senza remore: questo ha a che fare con la nostra struttura sociale, in USA c’è discussione aperta, mentre qui, anche ora che rispondo alle domande del pubblico, trovo ancora difficile per un romanziere inglese essere intellettuale e appassionante al tempo stesso, impressionato dal mondo eppure curioso, e ben piantato per terra. Sento ancora che la classe è un elemento che ci limita.
L'articolo “Mi ha emozionato sfiorare il taccuino di Jane Austen, amo Anna Karenina, ma la scienza, per uno scrittore, è indispensabile”: parla Ian McEwan proviene da Pangea.
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“Faccio di tutto perché il lettore non si annoi. Fin da piccolo ho viaggiato nello spazio e nel tempo con la mente, come il personaggio di Jack London…”: Ippolita Luzzo cerca di ipnotizzare l’inafferrabile Gianluca Barbera (ergo: Marco Polo)
Marco Polo intorta meglio. Intervista del Regno della Litweb con Gianluca Barbera
Intortare: coinvolgere, compromettere. Imbrogliare, abbindolare, far opera di persuasione per convincere, sembra oggidì di grande attualità. Tutti intortati da fake news, tutti intortati e convinti a urlare, ad essere rabbiosi. Per fortuna esiste un altro modo di intortare ed è quello della letteratura sui viaggi immaginari nei libri, nel fantastico mondo della storia, e quel coinvolgimento ci porta non a urlare ma a vagare felici. Già con Magellano, tra i finalisti del Premio Acqui Storia, e poi con Marco Polo (Castelvecchi, 2019), Gianluca Barbera ci intorta felicemente. La prima domanda è proprio questa. Come e con che lievito si prepara una torta letteraria?
Partirò dal terrore che ho di annoiarmi, nove romanzi su dieci mi tediano terribilmente e siccome voglio bene ai lettori faccio di tutto perché non si annoino, imparino qualcosa (ammesso che si possa insegnare qualcosa agli altri, visto come siamo difettosi noi stessi) e si pongano delle domande. Cerco dunque di creare mondi nei quali farli entrare quasi in uno stato di sogno, di dimenticanza: una dimensione mitica che ci rimanda alle narrazione primigenie, da Omero in poi: perché se la realtà diventa qualcosa di solido contro cui sbattiamo la testa nel presente, nel futuro ciò che resteranno sono le storie, i miti, le narrazioni, perciò io prendo Marco Polo, e alla maniera di Salgari lo faccio incontrare con il leggendario Vecchio della Montagna, capo della setta degli assassini, e vedo che succede; oppure lo trasporto al cospetto della mitologica Arca di Noè, sul monte Ararat, e scateno l’inferno.
Nel Regno Della Litweb Marco Polo è giunto il 30 maggio 2019 raccontandomi tutto con sincerità “A giorni ero atteso in una delle corti più blasonate d’Italia, dove sarei stato accolto come un re d’Oriente, altro che ortaggi! Da lì ripartirò, signori miei, poiché non c’è sviluppo che non sia già in potenza…”. Nel mio regno e da regina ho subito apprezzato il racconto dell’illustre ospite e d’altronde chi ero io a poter dubitare di un racconto? Se una cosa si racconta diventa vera, crediamo ciò in letteratura, e sono diventati veri tanti topos, da L’isola del tesoro al Regno Della Litweb, così veri da interagire e dialogare con personaggi storici veri o presunti tali. Nella delizia del racconto quali sono i topos che amiamo in un racconto? Quali quelli amati da Marco Polo?
Nel romanzo accadono centinaia di cose, almeno un paio ogni pagina, in un vorticoso susseguirsi che sfida la resistenza del lettore: miti pagani, racconti biblici, credenze sufi, teogonie, cosmogonie: e dunque pilastri che reggono templi senza poggiare sul pavimento, brocche di vino che si sollevano dal tavolo e come guidate da un filo invisibile giungono in volo nelle mani degli ospiti a banchetto, montagne che si spostano da sole, laghi nei quali non si va mai a fondo e sulle cui sponde una volta l’anno i pesci si ammassano per lasciarsi pescare, cascate poderose il cui frastuono rende sordi e ciechi, fate morgane ingannevoli, donne dalla pelle dura e dolce le cui carezze non si potranno mai più dimenticare, serpenti rivelatori, fulminee apparizioni come quella dell’araba fenice, ma anche storie legate a Gesù, a Maometto, a Buddha: perché in Oriente (così credevano gli uomini dell’epoca) tutto è possibile e la logica comune non vale più.
Sto leggendo Jonathan Gottschall L’istinto di narrare e lui ci dice a pagina 174 “La narrativa di una vita è un mito personale. Ogni resoconto è una narrativa accuratamente modellata, colma di dimenticanze strategiche e significati abilmente elaborati”. Una storia di vita è una finzione narrativa estremamente utile. Non a tutti riesce però. Ecco perché solo alcuni avranno il privilegio di andare lontano come Marco Polo o Magellano, come Gianluca Barbera o me da regina di un regno che non esiste, senza sfiorare il ridicolo ma convincendo gli altri, certi della costruzione letteraria. È un privilegio, vero? di sicuro un’abilità, costruire storia anche e soprattutto su noi stessi? Pochi riescono vero?
Ciascuno di noi possiede un dono, un talento: si tratta di avere la fortuna di scoprire qual è. Fin da piccolo io ho viaggiato nello spazio e nel tempo con la mente, come il personaggio del Vagabondo delle stelle di Jack London. Da grande ho cercato di sfruttare questa mia abilità, questo mio dono. Scrivo di ciò che mi riesce bene; e se qualcuno mi chiede di occuparmi di temi che non mi sono congeniali dico di no. Ma lo ripeto: tutti abbiamo un qualche talento, coltiviamo quello senza intestardirci in cose che non ci appartengono
Nel mio blog, nato nel 2012, in modo fortuito e giocando sul nome dal mito la regina delle Amazzoni, sono diventata la regina della Litweb ed è un personaggio che ha vita propria, quel giardino ben coltivato di cui parlava Tabucchi in Dietro l’arazzo. Qui, nel mio blog, Marco Polo è stato letto raggiungendo migliaia di visualizzazioni benché e forse proprio perché anche lui si trova a suo agio in un regno che non c’è. Vero? Così scrivo di lui nel blog “Sembrano Le mille e una notte, sembra Sherazade, sembra mia nonna narrare ogni sera storie lunghissime e che non finivano mai. Chi racconta ha già il potere di tenere incatenati tutti alla storia e questa è la bravura di Gianluca Barbera, del quale voglio leggere anche Magellano, suo precedente libro e atto teatrale interpretato in questi giorni da Cochi Ponzoni, a Milano, con successo. Poco importa se è un Marco Polo in crisi di identità, infatti a furia di narrare la sua storia lui perde i confini fra il vero e il falso e come succede spesso non sa più chi lui sia”. A dir la verità chi potrebbe dire con sicurezza chi lui sia?
Sì, tu hai creato un tuo mondo dotato di solida realtà, così come io ogni volta che scrivo un romanzo invento da capo un nuovo mondo: si tratta di fare in modo che quel mondo immaginario diventi particolareggiato, vivo, reale come quello in cui viviamo quotidianamente. Io cerco di creare mondi nei quali vorrei vivere, mettendo in scena personaggi che vorrei incontrare e situazioni nelle quali vorrei trovarmi: per lo più situazioni da sempre sognate, fin dai tempi della mia infanzia. Anche Stevenson era di questo avviso, anche lui andava in cerca di una tale reinvenzione del mondo: in questo e in molto altro sento di somigliargli. Così come quasi ogni libro che scrivo è un omaggio a Salgàri (anche se Marco Polo è prima di tutto dedicato a mia moglie).
Nel Regno Della Litweb applaudiamo ai bravi per davvero, nel segno di Boezio, nella consolazione della filosofia, nel vero che sarà vero anche in un racconto di dove tutto è possibile e come dici tu “la logica comune non vale più”. Sarà questo fuggire via con Marco Polo, sarà il bellissimo uso del nostro pensiero, come compagno, a non farci diventare monotematici, a non farci diventare sciocche macchine di comportamenti ripetitivi. Evviva dunque lo spazio che tu, Gianluca, abiti ed evviva il nostro regno della fantasia, il regno dove si trova la nostra più bella letteratura. Una letteratura amica. La meraviglia negli occhi di Aristotele e la meraviglia nei nostri occhi. Forti di tutto ciò questi tempi sguaiati non ci avranno. Evviva Salgàri, anche da me amatissimo e riscatteremo Salgàri. Hai letto Demetrio Paolin Non fate troppi pettegolezzi? Ecco noi non facciamo troppi pettegolezzi ma vogliamo di nuovo che i racconti di fantasia, come Marco Polo, siano il balsamo per questi tempi feroci.
Grazie per le belle parole, e ora se mi permetti io scompaio per lasciare il posto a Marco Polo (mio alter ego), che vi verrà incontro, vi prenderà per mano e vi porterà via con lui, in un altro mondo, ad anni luce di distanza. Buona lettura.
E dal Regno della Litweb è tutto. Vado via con Marco Polo
Ippolita Luzzo
*In copertina: una delle rarissime fotografie recenti di Gianluca Barbera, estorta a tradimento
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Volontariamente emarginato da tutti festival e felicemente escluso da tutte le fiere culturali, mi estinguo tra queste mura, passo la vita recluso tra migliaia di libri…
Non amo l’aria che penetra dalla mia finestra. Solitamente chiusa. M’intimano di aprirla almeno una volta al giorno per non morire soffocato. C’è la certezza diffusa di virus sempre nuovi. In effetti gli spazi liberi, qui da me, si sono ristretti all’inverosimile. Mi estinguo tra queste mura, foglio dopo foglio. Ma i virus nella mia stanza di isolato, corazzato lettore, hanno l’apparenza ben definita di libri d’ogni specie, vecchi e nuovi, antichi e moderni. Migliaia di libri, milioni di fantasmi… Tutto ormai per me si svolge nella misura asmatica delle azioni consentite e indispensabili fra quattro nere mura.
Anche la natura, per suo conto, si adegua alla mia ricerca di solitudine nulla producendo se non un brulichio di vermi futuribili… Caldo e gelo si alternano nella fuga precipitosa delle stagioni. Amo tuttavia questa mia libertà fatta di solidi confini e di torri eburnee. Volontariamente emarginato da tutti i festival “mercatali”, felicemente escluso da tutte le fiere del libro, respiro a pieni polmoni come se fossi al centro di una pianura aspra e desolata. Nel dolce riparo degli anfratti sabbiosi, silhouette di neri cipressi orientano lo sguardo nella penombra in cui ristagno verso grigie isole di carta. Alberi furono qui un tempo a darci ombra e respiro. Oggi preziose raccolte di volumi (dai diecimila in su!), prime edizioni, libri d’arte, guide illustrate, opuscoli di propaganda politica, giacciono silenti nel buio dei tempi in attesa di partire per un viaggio senza ritorno.
Cella funebre della mia estrema zoppicante vecchiezza, sempre inappagato cacciatore di vite mancate, gli spazi pubblici e privati di questa stanza-obitorio, sono da tempo completamente assegnati e classificati. C’è l’angolo dei grandi russi e lo spazio esclusivo dei poemi omerici, c’è l’epopea delle imprese cavalleresche e lo scaffale segreto dei folli e dei suicidi, maledetti di ogni latitudine e, in ostentata evidenza, i visionari utopisti dei bei tempi andati… Oltre che a trattati di ogni genere: disattesi bollettini di pace, resoconti di guerra di varia ampiezza e misura nonché milioni di accordi segreti disposti in alterna sequenza proto e meta storica.
Nel notturno fiabesco delle mie quattro mura, ci si muove come tra mille continenti di storie universali, si procede zigzagando tra busti tombali, cippi sepolcrali e lapidi di morti prematuri. I virus hanno ceduto il passo ai fantasmi di una silente replicante Babilonia. Una volta chiusa la finestra, i racconti (a milioni!) si accalcano nel cerchio necrologico della lampada mortuaria, messaggeri misteriosi e pur pieni d’inaspettate infinite sorprese. Le antologie antiche e recenti restano rincantucciate nei loro angoli di sempre. Incallite raccolte prosaiche e poetiche, cupe e meste reliquie pentametrali, respirano a stento i lugubri effluvi del lavico sottosuolo paradigmatico. Sinfoniche melodie tradizionali si riappropriano, con fare liberticida, dei testi poetici canicolari, gloria delle antiche comunità montane. Luoghi illacrimati e personaggi corrosi da stimoli prostranti, animano la liquida scena terrestre che io solo intravedo nel riquadro epigonale della mia stratosferica finestra.
Tutto all’interno del mio capitale libresco, romanzi e trattati, dissertazioni in prosa e in poesia, tesi e relazioni, atlanti storici e geografici, ogni cartaceo discorso improduttivo convive forzatamente con lessemi e fonemi logaritmici, pandette e panegirici consapevolmente predisposti per il viaggio finale verso il putrido cuore di questa lugubre notte etimologica che è tuttora considerata vita su questa terra d’ineludibili fantasmi.
Pasko Simone
*In copertina: la Biblioteca Gambalunga di Rimini. Aperta nel 1619 ai cittadini, per lascito testamentario del suo proprietario, Alessandro Gambalunga, che nei suoi antri diceva di aver passato i momenti più belli della vita, la ‘Gambalunga’ è la più antica biblioteca civica d’Italia.
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