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Fine anno, tempo di bilanci anche per «Il tessitore del vento». No, niente rendiconto delle copie vendute. Piuttosto il rendiconto di tutte le belle persone che ho incontrato durante questa cavalcata promozionale. Che non è ancora finita perché il 2023 riserverà altre sorprese. Elenco qui di seguito, per ringraziarli, solo alcuni di coloro che hanno creduto in questo “long seller” veneziano e mi hanno aiutato a diffonderlo. In primis i librai Andrea (Gattopardo Bendicò) e gli amici della Libreria Il Delfino - Ubik Pavia, Guido (Libreria Popolare di Milano), Eleonora (Libreria Ex Libris di Genova), Marta (Libri E Libri Monza); le bibliotecarie Antonella (Biblioteca Universitaria di Pavia) e Claudia (Biblioteca Comunale di Mede); gli agitatori culturali Marco (L' Officina delle Buone Idee di Cigognola), Stefania (Circolo Arci F. Garcia Lorca Landriano), Ippolita (Il Regno della Litweb); i “relatori” Gianni Biondillo, Claudia Lucrezio, Beppe Càntele Ronzani; l’attore Enzo Arìa, che ha letto brani del romanzo per ben cinque eventi, e la donatrice di voce Alessia Cellè (associazione A.Do.V.); gli scrittori Giuliano Gallini e Serena Penni, che l’hanno recensito rispettivamente su QdiCopertina e su Carmilla; le giornaliste Maria Grazia Piccaluga, che mi ha intervistato per il quotidiano La Provincia pavese, e Pierangela Fiorani, per Unitre Pavia Notizie. Anche le fotografie qui allegate documentano solo in parte quanto sopra. https://www.instagram.com/p/CmziKemohDT/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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On the Street Where You Live - Episode 13 - Classic Alice Commentary #P...
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Ippolita Luzzo e i luoghi comuni sui libri: veri o falsi?
Ippolita Luzzo e i luoghi comuni sui libri: veri o falsi?
(Intervista di Dario Villasanta)
Se è vero che viviamo di luoghi comuni, pochi ambiti ne sono incrostati come quello letterario. Perché dunque non trovare qualcuno di preparato ma umile, senza peli sulla lingua, che ci spieghi le cose come stanno fregandosene degli scambi di ‘like’ o dei rapporti di convenienza? Una persona così esiste e ha il pepe sulle parole, moltissimi la conoscono già per…
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“Faccio di tutto perché il lettore non si annoi. Fin da piccolo ho viaggiato nello spazio e nel tempo con la mente, come il personaggio di Jack London…”: Ippolita Luzzo cerca di ipnotizzare l’inafferrabile Gianluca Barbera (ergo: Marco Polo)
Marco Polo intorta meglio. Intervista del Regno della Litweb con Gianluca Barbera
Intortare: coinvolgere, compromettere. Imbrogliare, abbindolare, far opera di persuasione per convincere, sembra oggidì di grande attualità. Tutti intortati da fake news, tutti intortati e convinti a urlare, ad essere rabbiosi. Per fortuna esiste un altro modo di intortare ed è quello della letteratura sui viaggi immaginari nei libri, nel fantastico mondo della storia, e quel coinvolgimento ci porta non a urlare ma a vagare felici. Già con Magellano, tra i finalisti del Premio Acqui Storia, e poi con Marco Polo (Castelvecchi, 2019), Gianluca Barbera ci intorta felicemente. La prima domanda è proprio questa. Come e con che lievito si prepara una torta letteraria?
Partirò dal terrore che ho di annoiarmi, nove romanzi su dieci mi tediano terribilmente e siccome voglio bene ai lettori faccio di tutto perché non si annoino, imparino qualcosa (ammesso che si possa insegnare qualcosa agli altri, visto come siamo difettosi noi stessi) e si pongano delle domande. Cerco dunque di creare mondi nei quali farli entrare quasi in uno stato di sogno, di dimenticanza: una dimensione mitica che ci rimanda alle narrazione primigenie, da Omero in poi: perché se la realtà diventa qualcosa di solido contro cui sbattiamo la testa nel presente, nel futuro ciò che resteranno sono le storie, i miti, le narrazioni, perciò io prendo Marco Polo, e alla maniera di Salgari lo faccio incontrare con il leggendario Vecchio della Montagna, capo della setta degli assassini, e vedo che succede; oppure lo trasporto al cospetto della mitologica Arca di Noè, sul monte Ararat, e scateno l’inferno.
Nel Regno Della Litweb Marco Polo è giunto il 30 maggio 2019 raccontandomi tutto con sincerità “A giorni ero atteso in una delle corti più blasonate d’Italia, dove sarei stato accolto come un re d’Oriente, altro che ortaggi! Da lì ripartirò, signori miei, poiché non c’è sviluppo che non sia già in potenza…”. Nel mio regno e da regina ho subito apprezzato il racconto dell’illustre ospite e d’altronde chi ero io a poter dubitare di un racconto? Se una cosa si racconta diventa vera, crediamo ciò in letteratura, e sono diventati veri tanti topos, da L’isola del tesoro al Regno Della Litweb, così veri da interagire e dialogare con personaggi storici veri o presunti tali. Nella delizia del racconto quali sono i topos che amiamo in un racconto? Quali quelli amati da Marco Polo?
Nel romanzo accadono centinaia di cose, almeno un paio ogni pagina, in un vorticoso susseguirsi che sfida la resistenza del lettore: miti pagani, racconti biblici, credenze sufi, teogonie, cosmogonie: e dunque pilastri che reggono templi senza poggiare sul pavimento, brocche di vino che si sollevano dal tavolo e come guidate da un filo invisibile giungono in volo nelle mani degli ospiti a banchetto, montagne che si spostano da sole, laghi nei quali non si va mai a fondo e sulle cui sponde una volta l’anno i pesci si ammassano per lasciarsi pescare, cascate poderose il cui frastuono rende sordi e ciechi, fate morgane ingannevoli, donne dalla pelle dura e dolce le cui carezze non si potranno mai più dimenticare, serpenti rivelatori, fulminee apparizioni come quella dell’araba fenice, ma anche storie legate a Gesù, a Maometto, a Buddha: perché in Oriente (così credevano gli uomini dell’epoca) tutto è possibile e la logica comune non vale più.
Sto leggendo Jonathan Gottschall L’istinto di narrare e lui ci dice a pagina 174 “La narrativa di una vita è un mito personale. Ogni resoconto è una narrativa accuratamente modellata, colma di dimenticanze strategiche e significati abilmente elaborati”. Una storia di vita è una finzione narrativa estremamente utile. Non a tutti riesce però. Ecco perché solo alcuni avranno il privilegio di andare lontano come Marco Polo o Magellano, come Gianluca Barbera o me da regina di un regno che non esiste, senza sfiorare il ridicolo ma convincendo gli altri, certi della costruzione letteraria. È un privilegio, vero? di sicuro un’abilità, costruire storia anche e soprattutto su noi stessi? Pochi riescono vero?
Ciascuno di noi possiede un dono, un talento: si tratta di avere la fortuna di scoprire qual è. Fin da piccolo io ho viaggiato nello spazio e nel tempo con la mente, come il personaggio del Vagabondo delle stelle di Jack London. Da grande ho cercato di sfruttare questa mia abilità, questo mio dono. Scrivo di ciò che mi riesce bene; e se qualcuno mi chiede di occuparmi di temi che non mi sono congeniali dico di no. Ma lo ripeto: tutti abbiamo un qualche talento, coltiviamo quello senza intestardirci in cose che non ci appartengono
Nel mio blog, nato nel 2012, in modo fortuito e giocando sul nome dal mito la regina delle Amazzoni, sono diventata la regina della Litweb ed è un personaggio che ha vita propria, quel giardino ben coltivato di cui parlava Tabucchi in Dietro l’arazzo. Qui, nel mio blog, Marco Polo è stato letto raggiungendo migliaia di visualizzazioni benché e forse proprio perché anche lui si trova a suo agio in un regno che non c’è. Vero? Così scrivo di lui nel blog “Sembrano Le mille e una notte, sembra Sherazade, sembra mia nonna narrare ogni sera storie lunghissime e che non finivano mai. Chi racconta ha già il potere di tenere incatenati tutti alla storia e questa è la bravura di Gianluca Barbera, del quale voglio leggere anche Magellano, suo precedente libro e atto teatrale interpretato in questi giorni da Cochi Ponzoni, a Milano, con successo. Poco importa se è un Marco Polo in crisi di identità, infatti a furia di narrare la sua storia lui perde i confini fra il vero e il falso e come succede spesso non sa più chi lui sia”. A dir la verità chi potrebbe dire con sicurezza chi lui sia?
Sì, tu hai creato un tuo mondo dotato di solida realtà, così come io ogni volta che scrivo un romanzo invento da capo un nuovo mondo: si tratta di fare in modo che quel mondo immaginario diventi particolareggiato, vivo, reale come quello in cui viviamo quotidianamente. Io cerco di creare mondi nei quali vorrei vivere, mettendo in scena personaggi che vorrei incontrare e situazioni nelle quali vorrei trovarmi: per lo più situazioni da sempre sognate, fin dai tempi della mia infanzia. Anche Stevenson era di questo avviso, anche lui andava in cerca di una tale reinvenzione del mondo: in questo e in molto altro sento di somigliargli. Così come quasi ogni libro che scrivo è un omaggio a Salgàri (anche se Marco Polo è prima di tutto dedicato a mia moglie).
Nel Regno Della Litweb applaudiamo ai bravi per davvero, nel segno di Boezio, nella consolazione della filosofia, nel vero che sarà vero anche in un racconto di dove tutto è possibile e come dici tu “la logica comune non vale più”. Sarà questo fuggire via con Marco Polo, sarà il bellissimo uso del nostro pensiero, come compagno, a non farci diventare monotematici, a non farci diventare sciocche macchine di comportamenti ripetitivi. Evviva dunque lo spazio che tu, Gianluca, abiti ed evviva il nostro regno della fantasia, il regno dove si trova la nostra più bella letteratura. Una letteratura amica. La meraviglia negli occhi di Aristotele e la meraviglia nei nostri occhi. Forti di tutto ciò questi tempi sguaiati non ci avranno. Evviva Salgàri, anche da me amatissimo e riscatteremo Salgàri. Hai letto Demetrio Paolin Non fate troppi pettegolezzi? Ecco noi non facciamo troppi pettegolezzi ma vogliamo di nuovo che i racconti di fantasia, come Marco Polo, siano il balsamo per questi tempi feroci.
Grazie per le belle parole, e ora se mi permetti io scompaio per lasciare il posto a Marco Polo (mio alter ego), che vi verrà incontro, vi prenderà per mano e vi porterà via con lui, in un altro mondo, ad anni luce di distanza. Buona lettura.
E dal Regno della Litweb è tutto. Vado via con Marco Polo
Ippolita Luzzo
*In copertina: una delle rarissime fotografie recenti di Gianluca Barbera, estorta a tradimento
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Lunedì 13 a Cosenza prima presentazione dell’ultimo lavoro di Ippolita Luzzo “Dareide”
https://www.cosenzapage.it/media/2021/09/presentazione-Cosenza-300x200.jpeg - #CosenzaPage Si svolgerà lunedì 13 settembre a Cosenza, nel Chiostro di San Domenico, alle ore 18, la prima presentazione dell’ultimo libro di Ippolita Luzzo “Dareide”, raccolta di pezzi dal regno della Litweb sul libro di Domenico Dara.
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Litweb presenta Clara Cerri nel giardino di Concetta Ruberto
http://eventicatanzaro.it/event/litweb-presenta-clara-cerri-nel-giardino-di-concetta-ruberto/
Clara Cerri è nata e vive a Roma, ha studiato ebraico e lingue orientali antiche. Ha studiato musica classica e jazz e fa parte come cantante di diverse formazioni musicali. Ha pubblicato alcuni racconti sul web (per esempio sul blog Cronache Urbane, dedicato a racconti su Roma) e in antologie come I piccoli e i grandi (edita dal sito genitoricrescono.it), Cocktail e Lunapark (edite da Lettere Animate). Dodici posti dove non volevo andare (ed. Lettere Animate), il suo libro di esordio nella narrativa, ha vinto nel 2015 il I Premio letterario Amarganta. Si occupa di promozione editoriale e di eventi culturali per il Circolo letterario Bel-Ami.
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#57 - Agilent E3641A power supply repair
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This power supply had non-functioning front panel (display, keypad and encoder). It turned out that three chips were dead in the front panel module: Intel 80C51 micro-controller, HV518PJ VFD driver and 74HC02 quad NOR gate. Fixing this took quite a bit of SMD and through-hole rework, and quite a bit of luck, especially finding the firmware for the micro-controller.
Forum: http://www.eevblog.com/forum/repair/agilent-e3641a-repair/
Replacement parts on DigiKey: AT89S51: https://www.digikey.com/product-detail/en/AT89S51-24JU/AT89S51-24JU-ND/1118890 HV518PG https://www.digikey.com/product-detail/en/HV518PJ-G/HV518PJ-G-ND/4902550
Firmware 34401-88804 rev01: http://www.ko4bb.com/getsimple/index.php?id=download&file=HP_Agilent/Agilent_34401A_E3646A_Display_board_MCU_firmware_dump_EPROM_34401-88804_RE-34401-88804.zip
34401A multimeter service guide with display and keyboard schematic : http://literature.cdn.keysight.com/litweb/pdf/34401-90013.pdf
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This is the adorable, wonderful, adorable, amazing, adorable gift that the Classic Alice team gave us today.
If we make it to $50,000 in the next 3 days ($10,000 to go), an incredibly generous donor will get us the rest of the way to $60,000!
Go donate here: http://igg.me/at/savealice/x/9770813
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Major change today — the videos are NO LONGER available on YouTube. After years of increased hostility toward creators, it was time. @HackettKate will have plenty to say on the subject.
As for us? You can find Alice on @PrimeVideo & @Amazon exclusively.bit.ly/CA-amazon pic.twitter.com/14ImzmPUAO
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Birnam - Episode 29 + 30 - Classic Alice Commentary - #Macbeth
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“Mi deprime l’Italietta del posto fisso, delle false certezze, dei riti compiuti per non pensare, per non mettersi in gioco, per non rischiare nulla”. Dialogo con Andrea Di Consoli
Ippolita Luzzo intercetta Andrea Di Consoli sul treno Roma-Genova. Dalla Stazione Termini con la canzone di Jannacci in testa Prendeva il treno “Prendeva il treno per non essere da meno Prendeva il treno per sembrare un gran signor”. Viaggiando con Andrea, già autore di libri importanti (per Rizzoli ha pubblicato, tra l’altro, La curva della notte e La collera) ci smarriamo nel Diario dello smarrimento (Inshibboleth Edizioni, 2019), ultima sua confessione intima, che ci riporta ad una stazione come casa. Alla nostalgia di casa. Dice infatti Andrea di sentirsi a casa alla Stazione Termini sin da quando arrivò a Roma nel 1996 e a lui ora chiedo quasi fermandolo sui binari “Ma la casa vera dov’è? Cos’è la casa?”.
“La casa è la pace. Ma cosa significa ‘sentirsi a casa’? Non credo di saperlo, non credo di averci mai ragionato a fondo. Nella mia vita ho cambiato tante case. Ma il concetto di ‘casa’ è legato esclusivamente al manufatto che siamo soliti, appunto, chiamare casa? Tuttavia il manufatto è importante, è cruciale, nessuno può negarlo. Per tanti la casa è rifugio, sicurezza, pace. Per altri è prigione, costrizione gabbia. Non so esattamente dove sia casa, per me. Anche perché non ce l’ho. Vivo da sempre in affitto. E la casa in Basilicata, a Rotonda, non è mia, ma dei miei genitori. In ogni caso, non mi sento a casa da nessuna parte. Anzi no, voglio dirla meglio: a volte mi sento a casa a Roma, a volte a Rotonda, a volte a Napoli, a casa della mia compagna. E questa pace ha a che fare con qualcosa di interiore, di psicologico. Il tema è enorme, e non so metterlo bene a fuoco. Forse l’unica certezza che ho sull’argomento è che vorrò essere seppellito a Rotonda, quel giorno. Di questo sono davvero certo. Per il resto, chissà se avrò mai una casa su questa terra dove, appunto, sentirmi in pace, al sicuro. Sinora la pace e la sicurezza li ho vissuti per degli attimi, ma mai interamente, e questo mi pesa, anche perché sento che le forze di un tempo stanno venendo meno, e il nomadismo richiede una grande energia fisica”.
Io mi sono sentita molto a casa nel tuo libro, nei tuoi pensieri. Considerando la casa il nostro corpo, la nostra mente, i nostri abiti e ciò che abbiamo nelle tasche, noi siamo come le lumache e ci portiamo dietro chi abbiamo fatto entrare. Leggendoti, mi sembra di conoscerti da sempre e di conoscere con te persone che io non ho incontrato ma che fanno ormai da anni parte della mia casa. Tu ricordi Rocco Carbone, da me conosciuto per un delizioso articolo di Romana Petri, sua cara amica. Da allora Rocco quasi sta come presenza amicale qui da me, con i suoi libri. Questa è la grande potenza della letteratura, riuscire a dire e a dare oltre il tempo contingente. Riuscire a farci smarrire però facendoci ritrovare, vero?
“Questo vale finché c’è la vita. Finché la vita è sopportabile, decifrabile. Poi vi sono dei momenti in cui purtroppo il buio del dolore non fa più apprezzare niente, tanto che le parole, in quelle circostanze, sono solo chiacchiere. La letteratura è un luogo caldo, fraterno. Ma solo finché c’è la vita, cioè finché la vita è sopportabile. Perdersi, ritrovarsi… A volte mi chiedo cosa ci abbia condotto sin qui, sino a questa scellerata convinzione che possa esistere un ordine, una sicurezza, una normalità. La gente è dilaniata da paure, insicurezze, paranoie, violenze di tutti i tipi, eppure se ti guardi intorno vedi tanta gente che si convince di un ordine assurdo, illusorio, certamente umano, ma ipocrita. Quando mi chiedono perché amo la globalizzazione e le grandi migrazioni io rispondo sempre perché mi deprime l’Italietta del posto fisso, delle false certezze, delle piccole cose di pessimo gusto, dei riti compiuti per non pensare, per non mettersi in gioco, per non rischiare nulla. Perdersi non è la malattia: la malattia è clinicizzare tutto. Considerare matto chi sta nella verità dello smarrimento, del fuoco, della paura, della Wanderung“.
“Nella verità dello smarrimento” troviamo momenti individuali, l’individuo solo senza connessioni, l’individuo alle prese con i figli da crescere, con il lavoro precario e con un tessuto sociale sempre più sfilacciato. E l’individuo nella storia dei cambiamenti sociali ed epocali. Tu hai scritto diversi saggi sulle condizioni nel Mezzogiorno. Condizioni di potere uguali dappertutto. Se pensiamo che nel 1500 durante la signoria dei Medici si tenevano banchetti pubblici. I nobili mangiavano e il popolo assisteva allo spettacolo. Restava per il popolo lo spettacolo rutilante delle portate e i profumi di esotiche vivande e fra loro, fra i poveri, si litigava per i resti, per cosa cadeva dal tavolo. In uno dei tuoi frammenti ci porti a Rotonda dove comandavano quattro famiglie. Bisognava portare doni e riverire. Tu ci dici che si bussava alle porte dei potenti coi piedi perché le mani erano ricolme di doni. La sottomissione di chi aveva bisogno era umiliante. Poi è sembrato per un periodo che ci fosse la possibilità di sconfiggere per sempre l’umiliazione imposta dal forte sul debole con la scuola, con la Costituzione. Vorremmo ancora crederci, anzi invitiamo i nostri figli a crederci quasi come un mantra. Ed è questa una delle altre case che ci appartiene, vero? La scuola, il sapere…
“Sì, ma la cosa più umiliante per noi è constatare che la contestazione delle classi subalterne avviene proprio sul terreno del sapere, considerato come luogo del privilegio, delle élite. Trovo assurdo disprezzare il sapere solo perché le classi dominanti, giustamente, amano sapere, sanno. Mi sembra un autolesionismo assurdo, incredibile. Ma il sapere non è solo uno strumento socio-economico di emancipazione, bensì un allargamento spirituale, che rende più vita la vita, più reale la realtà, più complesse le cose che, troppo spesso, ci sembrano facili per ignoranza, superficialità. Tuttavia, qualcosa della mentalità piccolo-borghese rispetto al sapere va scardinata. Quell’idea della laurea, del concorso pubblico, del posto fisso, la casa al mare, ecc. Quell’idea così angusta e svilita del sapere che ha reso il Sud Italia un deserto abitato da ex aristocratici, da impiegati pubblici e da un lumpenproletariat 2.0. Il sapere emancipa non soltanto da difficili condizioni socio-economiche, ma anche dalla grettezza di chi difende il proprio orto senza pensare al mondo, senza pensare all’infinito”.
C’è stato un vero attacco, hai ragione, a chi ha studiato, a chi possiede una laurea, ed è pur vero che si dovrà ricominciare a ripensare al valore dello studio come forza e non come potenza. E ritornando alle case ideali dove noi abitiamo risento quel tuo “messaggio in bottiglia” che poi tu dici di essere la più atroce delle storie letterarie, da lì io vorrei riprendere idealmente il treno di quel personaggio di Jannacci, il treno di “Prendeva il treno” e con un tuo pezzo ritornare all’amore “La vastità desertica del terreno amoroso, la complessità dei legami tra due individui, che sono come due galassie solitarie destinate a incontrarsi e condannate a collidere. Con la più grande illusione che è la facilità dell’aggancio sensoriale. Quando due persone adulte si incontrano sono sempre diversi i motivi per cui due persone si ritrovano in quel territorio in apparenza stretto, in realtà larghissimo, che è l’amore”. Una delle case più care a tutti noi è la casa dell’amore. Nel Regno Della Litweb indubbiamente noi stiamo tutti con te, Andrea. Con te e con Jannacci “E prende il treno per non essere da meno, E piange e ride per quel grande, assurdo amor!”. Messaggi in bottiglia dal “Diario dello smarrimento”.
Ippolita Luzzo
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Hope you enjoy these commentaries during our unrelenting COVID quarantine! If you want to watch the BTS for the entire season RIGHT NOW, join my Patronage team at https://ift.tt/2YGUrJ8 ... Otherwise, just hang tight and wait for a weekly release. #commentary #literature #behindthescenes #litweb » The music we use: https://ift.tt/1ZLDFUm » Gear I use: https://ift.tt/2YIZNnq FREE PDFs » Production Checklist Cheat-sheet: https://ift.tt/2YlVeDX For more #filmmaking tips, visit https://ift.tt/2GKoCcp STAY CONNECTED » Patronage: https://ift.tt/2YGUrJ8 » Instagram: https://ift.tt/2YIZOru » Twitter: https://www.twitter.com/in/HackettKate/ » Facebook: https://ift.tt/2YkVeEv » Pinterest: https://ift.tt/2YDIUuj » Patreon: https://ift.tt/1Sk1yie Follow the Story - https://ift.tt/3hB9EVy Store! - https://ift.tt/3iCJTpj "Classic Alice" is a web series created by and starring Kate Hackett. It chronicles Alice Rackham's life -- lived according to classic literature. For more, please visit https://ift.tt/1ioVxga https://twitter.com/theclassicalice // https://ift.tt/3kwOwm3 Alice Rackham - Kate Hackett - https://twitter.com/hackettkate Andrew Prichard - Tony Noto - https://twitter.com/TheTonyNoto Cara Graves - Elise Cantu - https://twitter.com/EliseCantu Ewan McBay - Chris O’Brien - https://twitter.com/microbrien WITH SPECIAL APPEARANCES Beth Marmie - Joanna Sotomura - https://twitter.com/JoannaSotomura Anthony White - Brent Bailey - https://twitter.com/BrentMBailey Anna Knight - Robin Thorsen - https://twitter.com/robinthorsen Marcus - James Brent Issacs as Marcus - https://twitter.com/TheReal_JBI Stacey Bell - Dayeanne Hutton - https://twitter.com/dayeannehutton Weird Coat Guy - David Nett - https://twitter.com/davidnett Chris Kim - Junot Lee - https://twitter.com/JunotWhatLeezy Whitney Spalding - Arielle Braxton - https://twitter.com/abrachfeld Created by Kate Hackett Executive Producer - Kate Hackett - https://twitter.com/hackettkate Executive Producer - Lex Edelman - http://bamproduced.com Producer - Clare O'Flynn Director - J.D. Compton - https://twitter.com/thejdcompton Writer - Kate Hackett - https://twitter.com/hackettkate Director of Photography - Austin Michaels - https://ift.tt/33uOX8O Transmedia Producer - Kate Hackett - https://twitter.com/hackettkate Transmedia Producer - Dana Shaw - https://twitter.com/thefakedana EPK Producer - Ty Leisher - https://twitter.com/tyleisher Associate Producer - Ross Mihalko - https://twitter.com/Creative_Giant Editor - Barb Steele - https://twitter.com/barbsteele Sound - Kari Barber Sound - Matt Pacult Post-Production Sound - Ernie Robles Colorist - Zack Wallnau - http://twitter.com/WallNow Music - Ian Rees - https://twitter.com/ianreesmusic Intro Graphic - Nina Edlund - https://twitter.com/ninae Extra Graphic Art - Daniel White Makeup & Hair - Jennie Kim - https://ift.tt/2ZGBXvS Stylist - Charlotte Stauffer - https://ift.tt/3hA03yj Production Designer - Katie Moest - https://twitter.com/orangepenguino Production Designer - Kim Brunner - https://twitter.com/TawnyPixie Interns - Eric Wilhite - https://twitter.com/ClassicallyEric / Camille Du Par - https://twitter.com/cammydipper / Jennifer Verzuh - https://twitter.com/Raining_Jen SPECIAL THANKS James Hackett “Classic Alice” is the exciting story of a girl who chooses to live her life through classic novels. In each Classic Alice episode, viewers enter Alice’s world and see what kind of toll fictional lives can take on a young college student at a prestigious Ivy League university. From Dracula to Rip Van Winkle, Classic Alice covers so many classics — you’ll be inspired to read them all! All the while, Alice and her filming partner Andrew discover not only their love of reading but their love of each other… And yes, that famed Classic Alice kiss? It comes during Alice’s adventures through A Christmas Carol! So pull up a chair & enjoy over 100 episodes of the scripted series: Classic Alice. by Kate Hackett Productions
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Ippolita Luzzo e il blog “Il regno della Litweb” partner del concorso nazionale #Comisso15Righe collegato al premio nazionale Giovanni Comisso
http://www.cosenzapage.it/media/2020/02/commisso-xxxix-edizione-300x200.jpg - #CosenzaPage LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Nuovo riconoscimento per il blog di Ippolita Luzzo “Il regno della Litweb”, partner della terza edizione del #Comisso15Righe, collegato al premio letterario “Giovanni Comisso Regione del Veneto – Città di Treviso”, che quest’anno celebrerà la trentanovesima edizi...
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“Scrivere è fronteggiare il dolore, è una chiamata alle armi”: Ippolita Luzzo intervista Francesco Musolino, scrittore “biblico”
Ippolita Luzzo, da afona, senza voce, intervista Francesco Musolino, sotto la pioggia di Messina. L’attimo prima (Rizzoli, 2019), il libro di esordio di Francesco ha due capitoli da me amatissimi; il sette e l’otto. Si narra di una favolistica pioggia in Sicilia, una pioggia continua, senza sosta “gli agrumeti siciliani sferzati dalle piogge incessanti, Taormina invasa dall’acqua, Catania e Palermo che vomitavano traffico, con le auto impazzite e clacson a tutto spiano… I giorni passavano ed il maltempo continuava senza tregua a Messina, allagando le strade e trascinando sacchetti di spazzatura a zonzo”. Il diluvio universale siciliano raccontato da Francesco Musolino! Ad un certo punto arriva il terremoto e scrivi: “Ho visto il palazzo da fuori spaccarsi in due, sgretolarsi come un cracker”. Caro Francesco, vorrei iniziare da qui questa nostra conversazione per fare amare ai lettori L’attimo prima, il tuo libro di esordio da poco arrivato nelle librerie e già presentato e amato in moltissime rassegne letterarie. La prima domanda è forse la più strana. Sei consapevole di essere uno scrittore biblico?
“Oddio Ippolita, non ci avevo pensato, come prima domanda partiamo con il botto! Ma la Sicilia è femmina, bellissima e spigolosa, mi ha ispirato quelle pagine con la sua forza e la sua natura talvolta crudele, piena di contrasti. Ricordi che qualche mese fa nevicava sui fichi d’India? Beh, dove può accadere se non in Sicilia?”.
“La neve in Sicilia era un ossimoro, uno scontro culturale, un miraggio” e poi così come erano giunte, la perturbazione atlantica e la sciabolata siberiana scivolarono via… la natura fece pace e io quasi vedo la colomba che porta il ramoscello d’ulivo! Ed adesso passiamo agli insetti! Come le calamità del passato. Leggendo su come l’uomo sia qualcosa di piccolissimo nella natura. Tu nel libro ci ricordi la teoria di Justin Orvel Schmidt. Una teoria sulla scala del dolore. E sulla “formica proiettile” la “Paraponera clavata” il suo morso è come camminare sui carboni ardenti: altro che Tarantino e la pistola lanciafiamme… Un dolore brillante! Quindi noi esseri umani in balia degli eventi atmosferici e del morso delle formiche proiettili quanto possiamo fronteggiare gli eventi? Te lo chiedo perché è un po’ il filo conduttore del tuo libro. Quanto e come può un uomo fronteggiare quel momento in cui tutto cambia per sempre?
“Intanto complimenti per la tua lettura! È la prima volta che la classifica di Schmidt salta fuori in una chiacchierata sul libro. Mi ha affascinato, la trovo meravigliosamente folle. Serve a chiarire il fatto che noi abbiamo sempre bisogno delle parole per prendere le misure e pur parlando di dolore, siamo quasi costretti a razionalizzare per provare a comprenderne la portata. E allora, quanto dolore sente Lorenzo ne L’attimo prima? Più o meno della prima rottura in amore? E quando ci si spezza il cuore come lo si può riparare? Fronteggiare il dolore, affrontare l’attimo dopo, quando tutto è cambiato è il cuore del libro. La risposta? Ciascuno cura il proprio cuore come può. E del resto, la vita non ci aspetta, bussa alla porta, prova a stanarci ma alla fine tocca a noi: restiamo dietro gli scogli o ci tuffiamo in mare aperto?”.
A un certo punto scrivi: “sarebbe bello poter sapere quando sarà l’ultima volta che incontreremo una persona amata”. Eppure io penso che sapere prima sarebbe terribile, certo il tuo è un auspicio per ricomporre le incomprensioni e lasciarsi imprimendo nella memoria quei momenti. Certo la riconciliazione è un balsamo. Ricordo le parole di Emanuele Trevi a proposito della morte improvvisa del suo amico Rocco Carbone. Lui, raccontandomi l’incidente di Rocco, era almeno sollevato dal fatto che si fossero riconciliati da poco. Ha poi curato e fatto la prefazione al libro di Carbone, uscito postumo, “Per il tuo bene”. Sono considerazioni umanissime che ci portano di nuovo a “L’attimo prima”, l’attimo prima che possiamo chiamare destino.
“Sul senso de L’attimo prima – che può essere inteso come prima di perdere qualcuno, o cambiare vita, lavoro, amore – si gioca un bel dilemma. Sono davvero convinto che le coincidenze che accadono a Lorenzo nella seconda parte del libro – ad esempio, la carpa e il suo significato, il Bolero, la grammatica emotiva del cibo – non siano semplici coincidenze. Non saprei se sia più o meno confortevole parlare di caso o destino ma se davvero potessimo averne la certezza, sarebbe bello poter mettere da parte le stupidaggini, abbracciare chi si ama e dirsi parole sincere, finalmente. Il resto passa, il tempo scandisce tutto. Ma allora avrà ragione Elena – la sorella di Lorenzo – quando cita Einstein ovvero che passato, presente e futuro siano davvero così lineari o qualcosa resta sempre di chi abbiamo amato?”.
Anche Camilleri ha detto che tutti noi abbiamo quasi un destino segnato dalla nascita e ciò è un po’ il fatalismo temperato però dalla volontà nostra di arginare gli eventi. Quindi, certo, ci sarà una eruzione dell’Etna ad impedire una partenza dalla Sicilia, ma ci può essere poi la nostra capacità di creare altre soluzioni con uno sforzo immaginativo. Leggendo oltre il libro, scorro i tuoi scritti su molte riviste, le interviste, le collaborazioni come giornalista culturale e l’iniziativa ���Sto leggendo” su Twitter. Un immaginario che crea opportunità. Un immaginario che offre la zattera. Sarà anche questo che tu chiedi alla letteratura così come lo chiedo io al mio immaginario regno della Litweb?
“Karen Blixen era convinta che si potesse rendere tollerabile ogni sofferenza inserendola in una storia, parole come un balsamo che lenisce ogni ferita. Ma è così? Io credo che prima di tutto ci si debba mettere d’accordo su che tipo di storia vogliamo raccontare. Per me era forte il bisogno di mettere in pagina le mie emozioni e poi prendere la giusta distanza. Non volevo ci fosse troppo io, troppo ombelico ma il racconto di un ragazzo che sogna un futuro ideale, si rompe il cuore, fa i conti con i cocci e si rialza. Speranza sì ma anche consapevolezza di chi siamo. E allora il progetto noprofit @Stoleggendo, così come i miei tanti pezzi da precario del giornalismo e il tuo regno della Litweb, cosa sono se non un modo di rimboccarsi le maniche e darsi da fare? Siamo al Sud e abbiamo tanti limiti ma ciò non significa stare con le mani in mano. Anzi, forse, è una chiamata alle armi”.
Mi sembra bellissima ed energetica questa chiamata, sento quasi gli squilli di tromba, e noi siamo pronti qui a sentirci in un territorio comune, siamo pronti a leggere, a scrivere e ad incontrare tutti i personaggi che tu hai creato.
Ippolita Luzzo
L'articolo “Scrivere è fronteggiare il dolore, è una chiamata alle armi”: Ippolita Luzzo intervista Francesco Musolino, scrittore “biblico” proviene da Pangea.
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