#romanzi introspettivi
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Recensione di “Come una famiglia” di Giampaolo Simi: Dramma, Noir e Legami Familiari in Crisi, di Pier Carlo Lava
Un thriller psicologico che esplora i confini dell'amore e della fiducia di un padre verso il proprio figlio
Un thriller psicologico che esplora i confini dell’amore e della fiducia di un padre verso il proprio figlio. In “Come una famiglia”, Giampaolo Simi ci trascina in un dramma noir carico di tensione e realismo, una storia che esplora il lato più oscuro della famiglia, dove amore e fiducia possono trasformarsi in terreno fertile per il sospetto e la paura. Il protagonista, Dario Corbo, ex…
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Volevo scrivere Epico
L’Epico è il genere che preferisco: è un incontro e uno scontro di personalità titaniche, di grandi imprese, di avventure strepitose, di un senso cupo e fatale del destino, dell ineluttabilità’ della vendetta e della morte. Delle guerre di qualsiasi tipo. Di sentimenti estremi. Amavo l’Iliade, l’Eneide, Il Conte di Montecristo, I Miserabili, Guerra e Pace, Faulkner, Steinbeck, amo i grandi americani di praterie e conflitti, i russi delle distese steppose e siberiane. Un raccontare arioso e drammatico che arriva e coinvolge il mondo, perché dell’anima del mondo parla. Senonché il mondo è sempre stato degli uomini: sono loro che cacciavano, difendevano il territorio, attaccavano il nemico, marciavano verso la vendetta, avevano odi e amori al limite del crimine, sostenevano le sorti del mondo, comandavano fuori e dentro casa. Si chiama patriarcato. Le donne stavano a casa, a esercitare le virtù dell’accudimento e della pazienza, a curare la prole, a cucinare, ricamare, curare l’habitat interno. a custodire la vita. Nel ristretto ambiente familiare, a contatto con altre donne e marginali al mondo straordinario degli uomini, non potevano che concentrarsi sulle emozioni e sui sentimenti, sulle dinamiche dei rapporti di condivisione casalinga, sull’attenzione alle piccole cose quotidiane mentre gli uomini costruivano l’eterno. Nei grandi romanzi epici ci sono grandi figure di donne quasi sempre in veste di mogli, madri, amanti, curatrici e consolatrici di feriti e moribondi. Quando si ribellano esplodono verso il loro nemico diretto che è la famiglia, come Medea, Clitennestra, Antigone. Il mondo separato in cui si sono sempre mosse donne e uomini non poteva non produrre, tranne che in pochi casi spesso maturati in ambienti evoluti, una letteratura separata che ancora persiste. È un prodotto culturale più che naturale: i libri degli uomini grondano muscoli di forza e coraggio, quelli delle donne di sentimenti intimi e introspettivi. Le donne raccontano il piccolo, i luoghi, l’ambiente, i sentimenti nel particolare, che gli uomini neppure vedono. Anche in tempi di rivendicazioni femministe? Anche. Perché nonostante che la parità tra uomo e donna sia assicurata, dove è assicurata, sulla carta, persiste una cultura del potere maschile che pregna le società e condiziona le donne stesse, secondo a quella “violenza simbolica” di cui parla il sociologo Bourdieu. Ci vorranno anni per scalzarla. Attenti uomini però: navigate mari e terre, vi attestate l’epica del mondo, ma non riuscite ancora a conoscere il femminile, che liquidate come cose da donne. Perché non entrate nei loro mondi neppure attraverso la lettura. Noi invece che i libri degli uomini li leggiamo, e ci riflettiamo, gli uomini li conosciamo più di quanto si conoscano loro stessi. E l’incontro e non il conflitto tra i sessi passerà proprio da noi, quando vi deciderete ad ascoltarci, a leggerci, a capirci. Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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Purtroppo a febbraio sono riuscita a leggere soltanto due libri (ho avuto poco tempo per "colpa" degli esami), qui vi dico in breve le mie impressioni: - Il volto del mio assassino di Sophie Kendrick(con cui ho partecipato alla seconda tappa, #crazypsicholove) della bellissima challenge #anoicepiacemalato; il romanzo si legge in pochissimo tempo (ci sono riuscita anche io, nonostante non mi piacciano i thriller introspettivi 😂), i personaggi sono ben caratterizzati e ci sono molti colpi di scena; mio voto: 🍀🍀🍀🍀 - Testimone ostile di Rebecca Forster che ho scelto per partecipare alla challenge, di @a_book.lover, #athrillerlover; grazie a questa challenge ho capito ancora meglio che il legal thriller proprio non fa per me, anche se in fin dei conti questo romanzo non é stato così brutto; mio voto: 🍀🍀🍀 Voi li avete letti questi romanzi? Cosa ne pensate? #bookpic #readbooks #instareads #libraryofbookstagram #bookcollection #epicreads #ilovereading #bookstagrammer #bookshelf #bookblogger #readinglist #bookcover #booklove #bookaholic #readersofinstagram #bookclub #bookish #bookworm #bookaddict #goodreads #bibliophile #booklover #bookstagram #booknerd #book #books https://www.instagram.com/p/B9Hp7bHIJEK/?igshid=crduuxjsouuv
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Stella. Se ci credi davvero tutti i desideri possono avverarsi di Sergio Bambaren
Stella. Se ci credi davvero tutti i desideri possono avverarsi di Sergio Bambaren
Stella. Se ci credi davvero, tutti i desideri possono avverarsi
di Sergio Bambaren
Dopo le scuole superiori si trasferisce negli Stati Uniti, dove si laurea in Ingegneria chimica alla Texas A&M University.
Esperto surfista, sensibile alle battaglie ecologiste per la salvaguardia dei mari, si stabilisce a Sydney, in Australia, dove lavora come responsabile vendite per una multinazionale. Dopo…
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Noi due oltre le nuvole di Massimo Cacciapuoti
Noi due oltre le nuvole di Massimo Cacciapuoti
Noi due oltre le nuvole
di Massimo Cacciapuoti
Massimo Cacciapuoti è nato a Giugliano in Campania (NA) dove vive e lavora. È autore dei romanzi Pater familias (diventato un film con la regia di Francesco Patierno), L’ubbidienza, L’abito da sposa, Esco presto la mattina e Non molto lontano da qui.
Titolo: Noi due oltre le nuvole Autore: Massimo Cacciapuoti Serie:// Edito da: Garzanti Prezzo: 14.9…
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Le Lettere di Esther di Cécile Pivot: Un Romanzo di Condivisione e Guarigione attraverso la Scrittura. Recensione di Alessandria today
Un viaggio emotivo e terapeutico nel potere delle parole, dove la protagonista Esther guida un gruppo di sconosciuti a riscoprire sé stessi.
Un viaggio emotivo e terapeutico nel potere delle parole, dove la protagonista Esther guida un gruppo di sconosciuti a riscoprire sé stessi. Le Lettere di Esther di Cécile Pivot è un romanzo intimo e commovente che esplora il potere della scrittura come mezzo di guarigione e connessione. La storia segue Esther, una libraia francese che, per affrontare la solitudine e il dolore della perdita,…
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Blu come le fragole – L’amore imperfetto raccontato da Alessia Todeschini. Recensione di Alessandria today
Un viaggio intenso tra le sfumature dell’amore, della perdita e della rinascita emotiva.
Un viaggio intenso tra le sfumature dell’amore, della perdita e della rinascita emotiva. Recensione:“Blu come le fragole” di Alessia Todeschini è un romanzo che esplora l’amore in tutte le sue sfaccettature, dall’inizio alla fine, passando per le incertezze, le difficoltà e il disincanto. La narrazione ruota attorno a una coppia che si interroga sul proprio legame, sulla sua evoluzione e sul…
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Quell’agosto in cui Cesare Pavese si uccise… Ecco perché i “compagni” non volevano pubblicare “Il mestiere di vivere”: dimostrava il fallimento di ogni ideologia
Il 27 agosto 1950 si toglieva la vita, dalle parti di Torino Porta Nuova, Cesare Pavese. Siamo fuori tempo massimo per celebrare l’anniversario luttuoso. Non importa.
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A volte in realtà mi domando a chi si rivolgono i capolavori stampati dalla fine editoria italiana. Chi è disposto a comprare le Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov quando con quei soldini può andare in pizzeria, fare lo splendido in caffetteria con la bella (se è ancora in età da baffetti – come inizia Musil il suo romanzone) o altro, fate voi.
C’è un pubblico per sentire le melodiose lezioni tenute da Nabokov ai probi americani del New England? Negli anni di Nabokov il poeta Pavese dava fastidio agli intelligentoni comunisti. Era concepibile che un sapiente del partito, un Vladimiro Fossetti, un Lino Mangiavacca, fosse esuberante e bordellaro. Ma che uno si tolga la vita dopo aver scritto dei romanzi per i ‘compagni’ era inconcepibile.
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Andò così. Pavese si uccise. Calvino pianse. Stamparono i diari di Pavese. Che diedero puntualmente fastidio al sistema culturale. Come leggete nella nota terminale qui sotto, un appunto inedito del contemporaneo Delio Cantimori (1904-66) che fu dapprima fascista e poi primo traduttore del Capitale di Marx. Piroette italiane…
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All’epoca di Nabokov in cattedra, all’epoca di Pavese poeta suicida, la Guerra Fredda era più una cosa di nervi che di missili. Il contesto anni Cinquanta americano era abissalmente diverso dal nostro benché oggi la sinistra guardi agli States come ai padri nobili. (Adelphi inclusi)
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Il guardino americano dove Nabokov dice ai pupils di non cercare immedesimazione e altre frivolezze romantiche, e traccia la mappa di Dublino per Joyce, schizza la planimetria di un vagone ferroviario che lui ha visto (serve per capire la signora Karenina): questo si spiega con l’odio anticomunista, anti-storia sociale tipico dell’accademia anglosassone di quel giro d’anni. Da noi le cose andavano al contrario e nonostante le censure amorevoli della DC il buono e il cattivo tempo lo amministrava l’intellighenzia di sinistra attissima a riciclarsi dopo il terribile Ventennio.
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Errori opposti da una parte all’altra della barricata. Gli yankee a parlare di ‘ispirazione’ e qui invece tutti a fare ‘storia sociale’.
Se ne parlo ora è per illuminare le ragioni di Nabokov e dare un po’ di luce alla nostra letteratura pornografica (il diario di Pavese è roba forte, altro che le sfumature grige) che faceva venire mal di pancia ai comunisti, inabili a leggere fastidiosi diari parlavano di scrittori a libro paga dell’ideologia.
* Quando Nabokov teneva le sue lezioni alla Cornell University c’era in platea chi che se ne faceva un baffo del classicismo freddo dell’emigrato russo. Un allievo che a 25 anni avrebbe stampato un libraccio dal titolo semplice: V. Dove non si capisce se Nabokov sia mai esistito, o se sia stato un cattivo maestro per il giovane autore, nome piumato Pynchon. Mentre gli inglesi e gli americani si impegnavano ad alzare barricate contro la storia sociale, e quel genio di Frederick Antal era boicottato in Inghilterra da tutti i liberali, nonostante la sua storia dell’arte fiorentina sia micidiale e lui un povero ungherese in esilio – da noi i pontefici comunisti si trovano in casa il morto.
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27 agosto 1950.
ll morto era un po’ paranoico, aveva appena vinto il premio letterario numero uno di Roma, eppure aveva tolto il disturbo in una camera di albergo fuori dalla stazione di Torino Porta Nuova. Nemmeno lui voleva troppi pettegolezzi, avvelenato di misoginia.
Gli conoscevano un diario enorme. Lo vanno subito a raccogliere.
Che fare col lascito del caro estinto? Pubblichiamo? Non pubblichiamo? Si domandano i suoi vecchi padroni, e guai a dire una parola di troppo nei Sacri Verbali Editoriali, che i posteri non ne sappiano nulla di questa pornografia dell’anima!
Però. Però. Le cose potrebbero scivolare tranquille, dal morto si riesce ancora a trarre soldi per corrompere qualche giovane figlio di democristiani, le pazzie introverse di questo diario piaceranno.
Stampiamolo.
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Il diario di Cesare Pavese venne alla luce grazie a Einaudi e diede ragione a quel fanciullo di Stevenson quando saliva sulla sua penna come uno spiritello che non conosce drammi e diceva “in futuro guarderemo alle confessioni di una prostituta come a cosa meno scandalosa rispetto ai drammi introspettivi”.
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I più fieri comunisti ostacolarono la pubblicazione di queste oscenità antropologiche, poetiche, misogine, sfigate di Cesare Pavese. L’unico letterato che all’epoca salvò Pavese dallo sciacallaggio contro i suoi brandelli di pagine fu un saggio anziano, soldato della Prima guerra mondiale, il quale con la forza degli scorbutici scrisse “Ti perdoniamo” a Pavese che raccattava scuse per andarsene via a quel modo.
Il vecchio si chiamava Piero Jahier, oggi è un poeta immerso tra le nevi dimentiche.
*
Un altro dimenticato dai nobili centurione delle accademie, Delio Cantimori, scrive questa nota che ricopio qui in attesa che altri si faccia avanti per stampare le carte di quegli anni. C’è un ritmo spezzato ma il senso non sfugge. Buona lettura. Nessuna candela per Pavese. Ancora brucia.
Andrea Bianchi
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Nota di Delio Cantimori sul diario di Cesare Pavese
A proposito dei discorsi di Ragionieri, ripetendo Valentino [Gerratana], sul diario di Pavese.
Schifoso: si sa come circuiscono, certi tipi, come argomentano, vieni meco.
Quanto avevan premuto (vedi Lajolo cosa scrisse quando Pavese morì) per farlo curare, sei con noi, questa nuova esperienza ti darà energia, ecc. (E in piena sincerità, neh! non sono preti né frati, sono persone serie).
Ora nel diario c’è qualche cosa che non gli va: era fra noi per caso. Perché ce l’avete messo [nel Partito]? Perché ce l’avete tirato? Il fallimento politico è vostro (vostro degli amici e compagni torinesi) che non gli avete dato quel che il partito attraverso voi gli poteva dare, non è suo, di fronte al partito.
Se avesse saputo, capito, volere, ecc.: è un argomento, peggio che da preti, da pastori protestanti. Borghese nelle midolla. Altro argomento: non dovevano pubblicarlo.
Auff. Dovevamo pubblicarlo, perché c’è un mucchio di osservazioni importanti e interessanti, è evidentemente la sua ‘ultima parola’, quel che di più definitivo egli era disposto a dare (consapevolmente): ma non è un servizio al partito: ma io voglio servire il partito, non fare servizi al.
Questi sono discorsi da preti, far buoni e cattivi servizi al: in ciò si inserisce l’arbitrio del mediatore (Marx) capitalista, banchiere, ecc.
Perché con fare buoni e cattivi (o anche: non ha fatto certo un servizio, ecc.) servizi, si mette tutto nel calderone, e si disordina per aver possibilità di ordinare mediandolo. Servire il partito: io servo il partito, sono disposto a servire il partito, fare quello che chiede, che indica giusto e utile politicamente a sé e alla idea comunista di fare: questo è da uomini, e da comunisti. Servire al partito è da cose. Poi, dipende da noi, che una cosa e un fatto servano il partito. Che cosa vuol dire non serve al? Vuol dire che Pavese non ha trovato nel partito la sua soluzione personale? Si sapeva, perché il suicidio l’ha detto.
Vuol dire che non è stato bene con noi? Questo no: anzi: soluzione cristianesimo-storicismo! Ma invece, anche se volete fare i preti – come fanno molti intellettuali comunisti dei paesi latini, che inconsciamente confondono nell’agire e nell’essere loro la chiesa con il partito, trattando il partito come chiesa: servire a! – qual motivo apologetico: ecco vedete, nel P.C., c’è posto anche per un aristocratico ecc. come Pavese (che nel Partito lavorava).
Delio Cantimori
L'articolo Quell’agosto in cui Cesare Pavese si uccise… Ecco perché i “compagni” non volevano pubblicare “Il mestiere di vivere”: dimostrava il fallimento di ogni ideologia proviene da Pangea.
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Donna a metà di Lucia Cavallo
Donna a metà di Lucia Cavallo
Donna a metà
di Lucia Cavallo
Lucia Cavallo (Lecce 1976), Psicologa e Psicoterapeuta, specializzata in Terapia Familiare Sistemica Relazionale. Collabora a diversi progetti in ambito psicologico e sociale, attualmente lavora a Roma come libero professionista.
Titolo: Donna a metà Autore: Lucia Cavallo Serie: \ Edito da: Ciesse Edizioni Prezzo: 12.00 € cartaceo ebook 4.00 Genere: Introspettivo Pa…
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