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pier-carlo-universe · 4 days ago
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🎓 L'Università del Piemonte Orientale inaugura l'Anno Accademico 2024-2025 🌍
Giovedì 13 febbraio 2025, il Teatro Civico di Vercelli sarà la cornice della cerimonia di inaugurazione del XXVII anno accademico dell'Università del Piemonte Orientale (UPO).
Giovedì 13 febbraio 2025, il Teatro Civico di Vercelli sarà la cornice della cerimonia di inaugurazione del XXVII anno accademico dell’Università del Piemonte Orientale (UPO). Questo evento speciale vedrà la partecipazione del professor Enrico Letta, ospite d’onore, e del Magnifico Rettore Menico Rizzi, alla sua prima inaugurazione da rettore. 🏛️ Innovazione e internazionalizzazione per il…
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questouomono · 11 months ago
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Questo uomo no, #137 - Quello che parla dei libri che non ha letto per dimostrare di non sapere le cose di cui parla
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Mi scuso in anticipo per la parentesi molto personale, ma certe cose fanno davvero troppo ridere e credo sia giusto farne esempio utile a più persone possibile.
Di per sé il tipo di maschilista di cui parlo non sarebbe un soggetto nuovo, rappresenta l'ennesima versione di ignorante che merita un posto nella Armata delle Tenebre. Però in questo caso mi ha molto colpito che l'ignoranza venisse proprio da una categoria alla quale appartengo: quella di chi lavora in filosofia. In più (ignoranza al quadrato?) parlando di un libro che affronta argomenti di filosofia: il mio ultimo.
Il soggetto in questione - non importa il nome come non importa il titolo del mio libro, tanto è una scenetta che puntualmente si ripete a ogni libro che tratti di problemi di genere commentato da chi lavora con la filosofia - si produce su un social in un primo commento che già da solo, secondo la nota "Lewis' Law", giustifica l'esistenza del libro stesso:
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Ovviamente non mi sento colpevole affatto, visto che descrivo semplicemente chi sono secondo concetti assolutamente non colpevolizzanti - se li si conosce e li si sa usare. Non vorrei citarmi addosso di nuovo, ma qui si legge evidentemente una coda di paglia enorme, resa rogo fiammeggiante dalla maschia immagine di un Platone intento a prendermi a pugni. Almeno forse mi riterrebbe degno dei suoi colpi; uno che scrive usando i concetti in questo modo probabilmente a Platone farebbe tanto schifo da non volerlo toccare manco per menarlo.
Ma il meglio deve ancora venire: sollecitato da un suo "amico" sui social, il nostro lascia la prova che il libro di cui parla non l'ha letto, o se l'ha letto ha capito cose che non erano nel libro ma già nella sua testa:
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Basta anche solo leggere la quarta di copertina o le bandelle del mio libro per rendersi conto che lamento proprio (tra le altre cose) il fatto che i filosofi hanno sempre messo molto poco, nel loro lavoro, del loro corpo sessuato. In più, Butler praticamente non la cito manco per sbaglio; essendo una post-strutturalista, forse "costruttivista" come viene detto ma certo non fenomenologa come lo sono io, non "uso" in nessun modo il suo pensiero.
Poi vabbè, tutta la pomposa storiella su ideologia e religione rientra nella solita retorica ignorante "antigender" che come vedete è stata ben assimilata senza un briciolo di ricerca o di critica anche da chi ha una cattedra universitaria in filosofia (sì, il soggetto autore delle parole sopra riportate rientra in questa nobile categoria).
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, il commento in cui si invoca la pistola (di altro "amico" suo di social) sarebbe da querela, ma già non ho tempo da perdere con gli ignoranti, figuriamoci con i loro amici.
Il problema non è essere d'accordo o no con quello che scrivo eh, figuriamoci. Intravedo un problema più grande nell'essere un cattedratico di filosofia e professare maschilismo ignorante senza neanche rendersene conto. Che è esattamente uno degli argomenti del mio ultimo libro.
Non posso che ringraziare pubblicamente l'autore di questa involontaria ma utile dimostrazione di quanto sostengo. Aggiungo che no, questo uomo no.
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dilebe06 · 7 months ago
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Testimony of N aka N No Tame Ni
L'amore incondizionato
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Ci saranno spoiler!
Colpa mia.
Vostro Onore sono colpevole di aver pensato che questa serie fosse un thriller investigativo fatto di indagini, prove, caccia al colpevole e poliziotti ovunque. Pensavo che avrei visto la polizia interrogare i sospettati, indagare i moventi, seguire piste ecc ecc ed invece... niente di tutto questo. Motivo per il quale, arrivata in fondo alla visione, sono rimasta "delusa" dall'andazzo generale del drama. Per colpa mia, ripeto. Sono stata fuorviata dalla lettura di "poliziotto" nella trama su mydramalist e questo mi ha portata fuori strada.
Ma andiamo con ordine.
La serie parla effettivamente di crimini e misteri:
"La studentessa universitaria Sugishita Nozomi, assieme a Naruse Shinji, Ando Nozomi e Nishizaki Masato finiscono per imbattersi nella scena dell'omicidio della famiglia Noguchi, a causa di un piano da loro ideato. Nishizaki viene arrestato sulla scena e condannato a 10 anni di prigione per la sua confessione volontaria.
10 anni dopo, Takano Shigeru, un ex agente di polizia che nutre dubbi sul verdetto di questo caso, inizia a cercare la verità sul caso. È convinto che tutto sia iniziato a seguito di un incidente causato da Nozomi e Naruse su un'isola nel Mare Interno di Seto nell'estate di 15 anni fa.
"Hanno commesso un crimine in quel momento ed era per il bene di N." [mydramalist]
Tuttavia contro ogni mia previsione, la serie si concentra sull'emotività e sull'introspezione piuttosto che sulla risoluzione del caso. Non ci sono ricerca di prove, visionamenti di telecamere o tutto ciò che di solito vediamo in un drama di ricerca della verità, poiché Testimony Of N decide di narrare le vicende concentrandosi sui personaggi, sulle loro psicologie e traumi. La logica narrativa viene dunque piegata al simbolismo, alle emozioni, con le azioni dei personaggi che risultano esagerate fino a diventare quasi poetiche.
Protagonista principale non è tanto l'omicidio, l'azione di morte e chi sia stato ma sono i temi a farla da padrone: dalle varie sfumature dell'amore, agli obbiettivi per il futuro. E ancora, il senso di colpa, il tema dell'abbandono e della redenzione, per dirne alcune.
Ne è un esempio lampante la storia tra i due lead protagonisti, dove la ragazza protagonista decide di coprire il crimine dell'altro, gesto di una simbologia così grande che si parla di " un amore dove si condivide il peccato." Il loro legame è così forte che si proteggeranno a prescindere da qualsiasi crimine uno dei due possa compiere.
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E se da una parte tutto ciò è bellissimo, dall'altra , da un punto di vista logico e narrativo, tutto questo sentimento un po' mi decade quando scopri che in realtà lui non ha commesso alcun crimine. Certo, rimane l'azione di lei nel proteggere il ragazzo che gli piace a prescindere da tutto. L' amore incondizionato appunto. Ma d'altra parte, mi sento derubata sulla trama poiché non esiste nessuna motivazione iniziale, nessuna azione criminosa compiuta dal lead.
Ovviamente, è il gesto che conta. Questo è quello che la serie ci sta dicendo. E ripeto, è molto bello. Poetico. Ma onestamente mi sono sentita un po' presa in giro.
Un esempio simile lo si più trovare nel finale con Nishizaki che si offre come volontario nell' assassino della coppia, nonostante sia innocente, poiché da bambino non ha salvato sua madre dall'incendio in cui è morta. Siccome non ha pagato per quel "peccato" eri un bambino figliolo!!! si prende l'incarico di colpevolezza per questo assassinio. Per espiare i suoi crimini verso la madre, dice. Tutto molto bello. Molto poetico.
Ma 1) eri un bambino abusato da tua madre che nelle belle giornate ti usava come posacenere e 2) sono due crimini diversi con contesti e protagonisti diversi.
Questa scelta narrativa da una parte mi è piaciuta poiché offre una visione diversa, emotiva e poetica della storia mostrando come anche una serie così possa esser raccontata in modo differente dal solito. Dall'altra però, non ha soddisfatto la parte investigativa che c'è in me. Quella che non vedeva l'ora di mettere insieme pezzi e prove per scoprire assieme alla polizia il colpevole. Nonché quella che ama la logica narrativa ed il cinismo della ragione.
Testimony offre poi uno sguardo intenso e approfondito dei suoi personaggi, gran parte con traumi e abusi infantili che si riflettono poi nelle loro vite da adulti e questo mi è piaciuto molto. Il fatto che ciò che hanno subito da piccoli si ripercuota emotivamente su loro da adulti è una cosa che ho trovato affasciante.
Onestamente, non ho mai trovato così tanti characters con un infanzia così difficile come in questa serie, dando la palma d'oro alla protagonista femminile. Chiariamoci, non è che gli altri se la passassero meglio... ma vederla piangere nel finale assieme alla madre, mentre finalmente lascia uscire fuori tutto il dolore e la paura di morire, sapendo la sua storia e quando sia stata dura per lei arrivare fino a qui, ha commosso pure me.
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La serie fa infatti un lavoro encomiabile nel tratteggiare i suoi personaggi, grazie anche alla divisione della storia in 3 linee temporali diverse che ripercorrono la vita di questi ragazzi, mostrandoci come e perché siano così psicologicamente strutturati e perché abbiano fatto quello che hanno fatto. Così facendo lo spettatore può empatizzare per loro, comprenderli e sentirli molto più vicini.
La decisione di strutturare la storia in tre linee che coprono anni mi ha un po' destabilizzata all'inizio: capire in che periodo di vita dei ragazzi fossimo e tenere le fila delle vicende non è stato facilissimo ma dopo un po' ci ho preso la mano ed è diventato sempre più facile. Anche se ciò presuppone un attenzione costante da parte dello spettatore.
La serie ha inoltre due grandi colpi di scena. E se sul primo possono esserci degli indizi, il secondo è totalmente inaspettato. Sfido chiunque ad arrivare alla fine e sgamare il colpone nascosto! XD
Concludendo: pur non essendo nella mia lista dei drama preferiti, Testimony of N è un bel drama. Ed è fatto bene. Profondo, tragico ed introspettivo con buonissimi colpi di scena, la serie regala allo spettatore che cerca un drama più riflessivo, ottime ore di visione con personaggi intriganti ed interessanti. Visione da evitare invece se come me cercate un drama più legato a canoni d'investigativo e poliziesco, che ruota sulla ricerca della verità.
Voto: 7.8
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utente-null · 1 year ago
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credo che andrò alla ricerca di nuova musica perché con 15 esami da dare, i dubbi sulla mia carriera universitaria futura lavorativa +altro, questa mi pare la più corretta modalità di coping
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stephpanda · 1 year ago
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Buongiorno con me che ancora non realizzo che la fine di questa piccola parte della mia esperienza universitaria, si sia conclusa.
Mi ero persa, ho pensato di abbandonare perché ho iniziato a non sentirmi all'altezza, nonostante sapessi che quello che desiderassi era lavorare in laboratorio, fare ricerca ecc..
Poi la batosta definitiva.
La fine di una relazione per cui ho dato tanto, la fine di una relazione che credevo fosse "per sempre".
Mi ero chiusa in me stessa, ero entrata in un loop negativo, non riuscivo ad uscirne, non credevo di poterlo fare.
Oggi posso dire di essermi ritrovata. Mattoncino per mattoncino.
Non uscirò con il migliore dei voti, forse un po' me ne vergogno, non lo nego; però d'altro canto mi dico: hai ancora una parte finale da giocarti.
E va benissimo così. Ho dimostrato a me stessa di potercela fare, ho dimostrato a me stessa che sono forte. Ho confermato a me stessa che quello che ho sempre desiderato fare nel mio futuro, è quello che voglio fare tutt'ora. Ho creduto in me stessa, anche quando pensavo che nessuno potesse credere in me.
Questo 2023 è iniziato malissimo, ma la conclusione.. non potevo desiderare di meglio.
Mi sento rinata e sono pronta per ricominciare da me.
Da qui, nasce la dedica che metterò sulla tesi:
"A chi si è perso, ma ha trovato la forza e il coraggio di ritrovarsi"
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katnisshawkeye · 1 year ago
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Il Mare Senza Stelle
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Scheda informativa
Titolo originale: The Starless Sea Autore: Erin Morgenstern Editore: Fazi Editore Prima edizione: luglio 2020 Pagine: 615 Prezzo: € 18,50
Trama
Zachary Ezra Rawlins è uno studente del Vermont che un giorno trova un libro misterioso nascosto fra gli scaffali della biblioteca universitaria. Mentre lo sfoglia, affascinato da racconti di prigionieri disperati, collezionisti di chiavi e adepti senza nome, legge qualcosa di strano: fra quelle pagine è custodito un episodio della sua infanzia. È soltanto il primo di una lunga catena di enigmi. Una serie di indizi disseminati lungo il suo cammino — un'ape, una chiave, una spada — lo conduce a una festa in maschera a New York, poi in un club segreto e infine in un'antica libreria sotterranea. Là sotto trova ben più di un nascondiglio per i libri: ci sono città disperse e mari sterminati, amanti che fanno scivolare messaggi sotto le porte e attraverso il tempo, storie bisbigliate da ombre. C'è chi ha sacrificato tutto per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per preservare questo prezioso archivio, e chi invece mira alla sua distruzione. Insieme a Mirabel, un'impetuosa pittrice dai capelli rosa, e Dorian, un ragazzo attraente e raffinato, Zachary compie un viaggio in questo mondo magico, attraverso miti, favole e leggende, alla ricerca della verità sul misterioso libro. Ma scoprirà molto di più.
Recensione
[...] I libri sono più belli quando vengono letti, invece che spiegati. [...]
Il Mare Senza Stelle è il secondo romanzo di Erin Morgenstern, ed è un libro che parla di libri e di vite di personaggi di libri che in realtà sono persone in carne e ossa (o, al contrario, di persone in carne e ossa che, in realtà, sono personaggi di libri).
[...] sono tutte diverse. Però hanno degli elementi simili. Tutte le storie li hanno, a prescindere dalla forma che assumono. Prima c'era qualcosa, poi qualcosa è cambiato. Dopo tutto, il cambiamento è l'essenza di una storia. [...]
È un libro che parla di storie e di destini, i quali possono variare a seconda che il personaggio decida di diventarne il protagonista o meno. Dell'impossibile che è possibile, proprio perché “I'm possible”.
[...] Un corso specializzato in Lettura, ecco che cosa ci vuole. Niente compiti scritti, niente esami, nessuna analisi, soltato lettura. [...] È strano, non è vero? Amare un libro. Quando le parole sulle pagine diventano così preziose che ti sembrano parte della tua stessa storia perché lo sono. È bello avere qualcuno che finalmente ha letto le storie che io conosco così intimamente. [...]
Ed è un libro che parla di lettori, che non possono fare a meno di amare i libri, di immaginarsi nella storia, di voler essere parte della storia, facendoti inoltre riflettere su cosa faresti e su cosa provano anche gli altri. Perché leggere, e parlare di ciò che si è letto, è condividere non solo emozioni, ma anche storie. Ma l'Amore ne Il Mare Senza Stelle non si limita a essere quello per i libri. E, da questo punto di vista, è molto contemporaneo e aperto, dal momento che inserisce, naturale come dev'essere, non solo l'amore tra un uomo e una donna, ma anche quello tra due uomini e due donne. La narrazione è scorrevole e diretta, facendo entrare il lettore nella storia anche se la sua storia non è tra quelle raccontate.
Valutazione
★★★★★ 5/5
Della stessa autrice
Il Circo della Notte, Fazi Editore, 2021
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loveint-diario · 2 years ago
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Capitolo 23 – Conquistiamo futuro recuperando il passato
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IV.22
Nel cerchio di un anello
Alla ricerca di ricordi
affidati alla memoria
di chi c’era.
Assecondiamo
un movimento circolare,
percezione di una retta
un avanti che se continuo
fa ritorno.
Conquistiamo futuro
recuperando il passato,
architetti del presente
disegnatori specializzati
di memorie interne.
tratta da Canti Malinconici, una raccolta di mie poesie inedita.
Mi trovavo seduta sul lato passeggero, mia sorella stava guidando e scattai dal mio smartphone una foto del sole che stava tramontando su una curva di strada, nel traffico denso del Grande Raccordo Anulare. Qualche giorno dopo postai quella foto su Instagram con la poesia in epigrafe, era ottobre.
Dopo il rientro da Barcellona avevo ripreso a scrivere, a fotografare e avevo continuato a disegnare il mio diario grafico; il mio processo di elaborazione era finalmente iniziato. Sapevo di essere spiata quindi censuravo molto la mia scrittura, non toccavo direttamente il dolore, non lo fronteggiavo come avrei voluto fare e come avrei fatto, se avessi avuto la certezza di essere l’unica a leggere ciò che scrivevo, avevo trovato un modo di nascondermi tra parole e simboli mentre cercavo di maneggiare con cura il buio.
Partii per Roma, m’imbarcai su una nave che partiva da Palermo e dato che in navigazione internet non funziona, mi sentii libera di scrivere e quella notte in nave iniziai un racconto autobiografico che conclusi, qualche giorno dopo, durante la navigazione Civitavecchia - Barcellona.
Avevo da poco letto La scomparsa di George Perec. Il libro è scritto interamente senza mai, dico mai, utilizzare la lettera e; un gioco letterario in cui cela la più grande sparizione del suo libro.  Sentivo che qualcosa di me stava scomparendo, mi trovavo a Roma anche perché dovevo ritirare dalla segreteria universitaria i documenti che mi sarebbero serviti, qualora avessi richiesto la convalida dei titoli in Spagna. Avevo detto a tutti che mi trasferivo lì per svolgere la mia professione, ma non lo sentivo vero. Non volevo più fare la psicologa, ero in totale burn out e capivo che non sarei stata in grado di svolgere la mia professione adeguatamente.
Intitolai il mio racconto La scomparsa e per undici capitoli, partendo dall’ultima sera trascorsa a Gela, presi a pretesto ciò che realmente mi accadde durante quei giorni e intrapresi un viaggio nei luoghi della mia memoria, della memoria delle persone che incontravo e di quelle che ritrovavo. Qualcosa di me stava veramente scomparendo ed io volevo fare come le farfalle, quando dopo essersi scrollate di dosso la carcassa del bruco, si allontano e camminando piano piano sulle zampe, si fermano e aspettano pazienti che il vento asciughi le loro ali.
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A San Lorenzo, il quartiere dove si trova la Facoltà di Psicologia e la sua segreteria, camminando per via degli Apuli corre lungo un muro dove su uno sfondo color salmone, scorrono le sagome bianche delle donne uccise da uomini che dicevano di amarle. In ogni sagoma bianca c’è scritto il nome della donna, la data del giorno in cui è stata uccisa e chi l’ha uccisa: marito, ex-marito, padre, compagno, ex-compagno, fidanzato, fratello, amico, figlio e dopo, si ripetono uguali, per lo più ex qualcosa.
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Il giorno che andai a ritirare i documenti passai davanti a quel muro vedendolo per la prima volta. In uno dei capitoli del mio racconto scrivo:
La segreteria era ancora chiusa ma decisi di aspettare fuori in modo da essere la prima. Dopo poco venne ad aspettare anche un ragazzo e condividemmo, come spesso accade nel mio Paese durante una fila ad un luogo pubblico, la nostra comune insoddisfazione per il modo di lavorare del luogo pubblico in questione, in quel caso la segreteria universitaria, da qui passammo alla critica dell’Università intera fino ad arrivare non so come, a parlare del caso Weinstein. Raccontai di aver letto proprio quella mattina che altre attrici si erano aggiunte alle denunce per molestie sessuali contro il regista, aggiunsi il mio rammarico sul fatto che alcune amiche, donne quindi, condividessero il pensiero di molti, riguardo all’opportunità che queste attrici avessero avuto di fare carriera in questo modo e riflettevo su quanto invece, sia spesso difficile per le vittime denunciare una violenza subita. A quel punto il ragazzo mi rispose:
«Come dice una tua conterranea (si riferisce a Carmen Consoli e cita la frase di una delle sue canzoni più famose) “Se è vero che ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe una lauta ricompensa”, e io la penso come lei, magari adesso si sono pentite di averlo fatto e cavalcano l’onda della giustizia, ma sul momento hanno approfittato dell’opportunità».
A quel punto non parlai più, sembra che sia proprio atavico il pregiudizio che una donna che subisce violenza, in qualche modo ne sia responsabile.
Rileggendolo oggi aggiungerei che radicato è anche il pregiudizio che una donna che subisce violenza possa non averne sofferto così tanto, che sia anzi probabile che dall’esperienza qualcosa abbia persino guadagnato. Un pensiero brutale ma condiviso da molti, da così tanti che sembra quasi comprensibile che un produttore violenti le attrici con cui lavora mentre ci lavora, come brutalmente normale -tanto da essere legge- era considerato durante il secolo scorso, il matrimonio riparatore.
Rileggendo oggi quello che scrissi allora, mi fa ancora orrore ma non mi sorprende più se un ragazzo di vent’anni, un giovane studente di Psicologia, che si reca ogni giorno in Facoltà per seguire le sue lezioni, passando accanto a quel muro resta indifferente mentre gli scorre a fianco la sfilata della violenza. Non mi sorprende nemmeno quando ascolto notizie di cronaca su personaggi famosi, o come sempre più spesso accade su figli di uomini famosi, accusati di violenza sessuale nei confronti di donne e adolescenti. Adesso so che la fama talvolta può essere una maschera di carnevale, indossata la quale tutto è lecito. Non mi sorprende più ma continua a farmi orrore.
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I Canti Malinconici e La scomparsa sono stati scritti per me, non per essere pubblicati o letti da chiunque. I Canti li ha letti soltanto un amico, che a sua volta mi ha permesso di leggere il suo romanzo mai pubblicato. L’unica persona che ha letto La scomparsa è Giò, a cui è dedicato un intero capitolo. Lei è l’unica persona che ha letto tutti i miei racconti, anche quelli più intimi. Mi piacevano sia le sue critiche che i suoi apprezzamenti, anche quando le sue riflessioni su ciò che esprimevo, o su come lo esprimevo, mi disturbavano un po’ mi spingevano ad andare oltre, ad esprimermi ancora e meglio di prima, ma soprattutto mi fidavo di lei e di come avrebbe usato il suo sguardo sulla mia intimità.
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Non ci vedevamo da anni, ci rincontrammo a San Lorenzo lo stesso giorno che ritirai i documenti in segreteria, all’ora di pranzo avevamo appuntamento davanti l'entrata dell'Università. Lei fu la prima a cui confessai l’identità del personaggio famoso e dato che già lo seguiva su Instagram si accorse, nei mesi seguenti, delle risonanze tra quello che scrivevo io e ciò che lui pubblicava sul social.
Così scrivevo del nostro incontro e di quando le raccontai quello che mi stava accadendo
...Dell’amicizia però, il senso più nobile è la fiducia. Ecco perché è una forma d’amore. L’amico vero ti conosce, è quello che quando tutto il modo ti dà del matto, sa che sta accadendo qualcosa di grosso, che magari non capisce ma non dubita mai, nemmeno per un secondo, che tu sia impazzito.
...Giò sapeva e non dubitava della mia salute mentale, anche se capii che era in apprensione per la mia salute psichica. Con lei non fu difficile raccontare della storia virtuale, non fu difficile neanche confessarle quando la storia d’amore nel web aveva iniziato a tingersi di giallo e a diventare una storia di spionaggio, delazioni e delatori. Per la prima volta, riuscii ad esprimere il senso d’impotenza in cui mi aveva gettato l’essere vittima di un hacker che era in grado di fare qualsiasi cosa con il mio smartphone e con il mio iPad. Ascoltarmi, osservarmi, leggere i miei contenuti, i miei messaggi, i documenti, qualsiasi cosa, come se i miei supporti tecnologici fossero i suoi. Avere accesso completo a ogni sfera della mia privacy. Riuscii finalmente ad esprimere come il non avere i mezzi per poter porre fine a questo abuso, mi facesse sentire debole e sfiduciata, completamente impotente.
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E poco dopo
“Cosa ti piaceva di lui?” Giò ha chiesto a un certo punto.
Cosa mi piaceva. Mi piaceva quello che diceva, come lo diceva. Mi piacevano le cose a cui dava importanza. Mi piaceva la sua azione sociale, condividevo quello contro cui lottava…
…Non ho l’animo della fan per i personaggi pubblici. Anche gli Stati con ancora i regni monarchici mi fanno uno strano effetto, così assurdo, quasi surreale.
..Dico questo per dire, che penso si possa apprezzare l’opera di qualcuno, di un personaggio pubblico noto, come non so uno scrittore, un artista o un politico per esempio, senza per questo innamorarsi o desiderare di avere una relazione più intima con lui o con lei. Il sentimento del fan penso, include questa speranza, come include una quasi morbosa curiosità per i dettagli della vita personale e privata di questo personaggio noto. Io non sento questo desidero per nessuno dei personaggi che ammiro, e non lo sentivo neanche nei suoi confronti, mi piaceva e lo ammiravo, e stimavo la sua capacità di vivere in una situazione particolarmente difficile come era quella in cui viveva lui.
(..ho iniziato)A sentire oltre le sue parole, a sentirmi chiamata dalle sue parole e a sentire una profonda empatia per lui. Ho iniziato a vedere quello che non mostrava, quello che tra parole, punteggiatura ed immagini restava un silenziosissimo urlo.
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La corsa in auto con mia sorella finì in un locale di San Lorenzo, quello dove pranzai con i miei amici e la mia famiglia per festeggiare il giorno che discussi la tesi. Quella sera incontrai due compagne di studio che avevo perso di vista quando mi trasferii in Sicilia. C’eravamo tutte e tre laureate con una tesi in psicofisiologia con il prof. Vezio Ruggieri. Era stato il nostro maestro. Molto di quello applico nel mio lavoro me lo ha insegnato lui; ancora oggi utilizzo molti dei principi del Modello Psicofisiologico Integrato da lui creato per i miei interventi. In uno dei capitoli del mio racconto parlo dell’importanza che il prof. Ruggieri ha avuto nella mia formazione di psicologa, racconto dei seminari di teatroterapia e di musicoterapia che seguii con lui per tre anni, della mia partecipazione al montaggio e alle riprese del film che stava realizzando sulla filosofa Ipazia, di come le sue lezioni e il suo modo di osservare abbiano profondamente influenzato la mia maniera di intendere la psicologia e l’essere umano.
La scomparsa è un testo nel quale riannodo le fila di un lungo percorso di vita in un momento di totale frammentazione. Sto lasciando il mio Paese, ho quarant’anni e guardo indietro vedendo gli anni della mia gioventù, passo al setaccio i progetti che avevo e i sogni che mi spingevano a realizzarli per capire cosa ne è rimasto. Recupero pezzi di me recuperando amicizie lontane nel tempo, riscopro cosa hanno significato per custodire con più cura quello che mi hanno trasmesso. Rivedo i momenti in cui le mie scelte hanno deviato un corso che poteva andare altrimenti, riconosco i passi che mi hanno portato a diventare quello che mi scopro essere diventata.
Se oggi pubblico parti di questi scritti personali non è soltanto perché mi aiutano a ricordare, a raccontare e a trovare un senso, ma perché come ho detto all’inizio di questo blog, tutto ciò che pubblicherò qui, è tutto ciò che lo stalker ha visto spiandomi, ha preso e ha utilizzato per le sue pubblicazioni. Almeno quelle di cui mi sono accorta. Se ce ne siano di più di quelle che riporto non lo so, e confesso che sono anche contenta di non saperlo. Nel 2020 lo stalker ha pubblicato un saggio molto più corposo dei mie 11 capitoli, in cui scrive a se stesso ripercorrendo i luoghi e i personaggi, attraverso i loro libri, che sono stati utili alla sua formazione. Tra questi la filosofa Ipazia che, in un video di presentazione del suo libro arrivatomi in notifica sul mio smartphone, dice di amare letteralmente non soltanto metaforicamente. Non ho letto il libro, quello che so è quello che mi ha sbattuto in faccia con le sue notifiche e con i suoi post fino a quando l'ho seguito. Quello che ho visto è bastato a farmi riconoscere ciò che era mio, ciò che apparteneva alla mia vita.
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In un certo senso la psicologa che ero nel tempo in cui scrivevo La scomparsa non c’è più, ce ne una diversa, una che conosciuto il trauma e lo stress traumatico non solo come professionista, come studiosa e per interposta persona, ma anche come vittima. O come sto cercando di fare, come protagonista. Alla maniera di Yayoi Kusama provo a riappropriarmi delle mie paure, dei miei dolori, delle mie ferite, le mostro e me ne libero, lasciandole qui libere di vagare nella rete.
Roma 26 febbraio 2023 h: 5.25pm – 27 febbraio 2023 h:5.05pm
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alemicheli76 · 1 day ago
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Le Pentite di Francesca G. Marone edito Les Flâneurs Edizioni. A cura di Ilaria Grossi
Un romanzo che definirei potente, strutturato su più piani temporali, ognuno custode di storie che intrecciano amore, passione, male, veleno, follia e cura.La storia di Federica ci conduce nelle vie della città di Napoli, dopo anni convocata per una ricerca universitaria sull’Ospedale degli Incurabili.Un luogo che ci riporta indietro nel tempo, un tempo di storie tristi e dolorose, di donne…
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micro961 · 5 days ago
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2000 music vibes: “Onde nell’aria”
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Il singolo d’esordio della poliedrica artista pugliese che utilizza l’AI come partner artistico. Un brano che cattura in un viaggio emozionale l'essenza di un mondo in trasformazione
«"Onde nell'aria" è un invito a vivere e sentire il flusso delle emozioni, una riflessione su come il mondo continui a offrire occasioni di connessione e trasformazione nonostante le sue complessità. Il brano si snoda come un racconto intimo e universale, esplorando la complessità delle relazioni umane sullo sfondo di città in continuo cambiamento.» 2000 vibes music
"Onde nell'aria" è il singolo d’esordio del progetto 2000 music vibes, nome d'arte scelto dalla poliedrica artista Giusi Antonia Toto.
Le atmosfere del brano evocano una nostalgia contemporanea, equilibrando malinconia e speranza. Il titolo stesso richiama l'idea di vibrazioni emotive e sonore che attraversano spazi invisibili, legando le persone in modi imprevedibili e potenti.
Dal punto di vista musicale, il singolo unisce influenze elettroniche e organiche, con arrangiamenti avvolgenti. Un basso pulsante richiama il ritmo del cuore, mentre sintetizzatori eterei evocano l'immensità del cielo urbano. La linea vocale, calda e vibrante, guida l'ascoltatore in un'esperienza immersiva.
Questo singolo rappresenta il primo tassello di un progetto più ampio che esplora nuovi orizzonti nella creazione musicale, integrando l'uso dell'intelligenza artificiale. Il progetto di 2000 Music Vibes combina tradizione e innovazione, trasformando la musica in un laboratorio di sperimentazione e crescita personale e professionale.
Utilizzando l'AI come partner artistico, Giusi Antonia Toto esplora nuovi modi di intendere le melodie, le armonie e i testi, creando un dialogo tra passato e futuro. Gli arrangiamenti del progetto bilanciano strumenti tradizionali come pianoforte e archi con sintetizzatori, campionamenti e strutture ritmiche generate dall'AI. L'obiettivo è creare un'esperienza musicale che risuoni con profondità e significato.
Nata a Castelluccio dei Sauri (FG), nei suggestivi Monti Dauni, Giusi Antonia Toto è una figura poliedrica e talentuosa nel panorama culturale e scientifico italiano. Con un dottorato in Psicologia della Musica, Giusi ha costruito una carriera solida che abbraccia temi pedagogici, la narrazione delle dinamiche sociali contemporanee e il mondo della comunicazione. È particolarmente attiva nella divulgazione scientifica attraverso i media digitali e nella creazione di testi musicali con l'ausilio dell'Intelligenza Artificiale. Docente e coordinatrice del Learning Sciences Institute (LSi), centro di ricerca multidisciplinare che promuove l'innovazione nei processi di insegnamento e apprendimento con un'attenzione particolare all'inclusione scolastica e sociale. È anche responsabile scientifica di una web radio universitaria, ruolo che le ha permesso di unire il suo amore per l'informazione e il dialogo con il pubblico. La musica di Giusi, caratterizzata da ritmi jazz e R&B che ricordano la celebre Amy Winehouse, riesce a leggere il territorio circostante e i desideri dei giovani, parlando a più generazioni. Oltre alla musica, Giusi continua a guidare progetti innovativi come responsabile scientifica della web radio. Il suo lavoro si distingue per la capacità di produrre ricerche e contenuti accessibili e per la passione nel coinvolgere le comunità attraverso i media digitali. Questa duplice carriera la rende un esempio unico di come arte e scienza possano coesistere e arricchirsi reciprocamente, creando uno spazio innovativo per la divulgazione culturale e scientifica. Il nuovo singolo del suo progetto 2000 music vibes è “Onde nell’aria”, in radio dal 21 gennaio 2025.
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fashionbooksmilano · 2 months ago
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Pinocchio?
A cura di Andrea Branzi
Libri Scheiwiller, 24 ore Cultura, Milano 2023, 208 pagine, 100 illustrazioni, 24,5x33,5cm, cartonato, ISBN 978-88-7644-712-9
euro 45,00
email if you want to buy [email protected]
Un libro d’autore per lasciarsi ispirare e per riflettere sulla natura volubile dell’uomo.
Cento disegni di Andrea Branzi, cento vere e proprie opere d’arte con al centro un unico soggetto, il burattino di legno più noto di sempre: Pinocchio. La storia di Collodi, eliminate le edulcorazioni operate nel tempo che l’hanno trasformata in una favola innocua, è in realtà una storia amara, fatta di ladri, di freddo, di povertà, di buio, dove il Re non esiste e il grillo parlante è ucciso a martellate.
Andrea Branzi percorre un viaggio all’interno della storia dell’arte, trasformando nei suoi disegni i protagonisti di molti capolavori assoluti in tanti Pinocchio conducendoci in una ricerca e una riflessione sulla verità e la menzogna.
Architetto e designer, fin dalla laurea nel 1966 ha fatto parte del movimento di avanguardia radicale. Nel 1982 ha co-fondato e diretto Domus Academy, prima scuola post-universitaria di design. Curatore Scientifico del Design Museum della Triennale di Milano, ne ha curato diverse esposizioni tematiche. Nel 2008 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Design dall’Università de La Sapienza di Roma e nello stesso anno è stato nominato Membro Onorario del Royal Design for Industry di Londra. È autore di molti libri di storia e teoria del Design, pubblicati in vari paesi.
20/12/24
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Qual è e dove si trova la più antica università dell'Occidente?
L’Università di Bologna: un faro di cultura e sapere dal 1088.
L’Università di Bologna: un faro di cultura e sapere dal 1088. La più antica università dell’Occidente è l’Università di Bologna, fondata nel 1088. Questo prestigioso ateneo, situato nella città di Bologna, in Italia, è considerato il luogo di nascita del sistema universitario moderno. Con una storia che abbraccia oltre nove secoli, l’Università di Bologna continua a rappresentare un simbolo di…
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londranotizie24 · 2 months ago
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elmas-66 · 4 months ago
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Pietro La Barbera ed Elisa Mascia continuano Alla ricerca della vera bellezza con la collaborazione di Marco Antonio Rodriguez Sequeiros che presenta la poetessa Maria Teresa Paz -Bolivia
Foto cortesia del programma Alla ricerca della vera bellezza MARIA TERESA PAZ GARZÓN. È nata a Tarija – Bolivia. Scrittrice, poetessa, saggista, conferenziere e docente universitaria. È l’attuale presidente della Società degli scrittori boliviani, ramo di Tarija. Avvocato. Laureata in Scienze Giuridiche e Sociali. Diplomi in Fiscalità; Diritto Civile, Procedura Civile e Famiglia; Istruzione…
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levysoft · 4 months ago
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Forse non tutti sanno che Albert Einstein trascorse parte della sua giovinezza a Pavia.
Il padre Hermann, sul finire dell’Ottocento, avviò un’attività industriale proprio a Pavia.
L’Officina Einstein-Garrone fu una importante fabbrica elettro-tecnica che produceva dinamo e l’edificio lo si può ancora ammirare ancora oggi in Viale Partigiani.
Mentre i genitori erano a Pavia, il giovane Albert decise di lasciare la scuola tedesca di Monaco di Baviera, troppa rigida a sua detta. Simulò così un esaurimento nervoso e raggiunse la famiglia in Italia.
Albert trascorse a Pavia la primavera e l’estate del 1895 e ci tornò poi nei periodi di pausa universitaria. Amava fare lunghe corse in bicicletta in Oltrepo Pavese e bagni notturni nel Ticino.
La famiglia Einstein visse a Pavia presso Palazzo Cornazzani, in via Ugo Foscolo 11,  villa con portici e affreschi quattrocenteschi in cui nel 1808 era vissuto Ugo Foscolo. Qui l’allora 16enne Albert trascorse mesi gioiosi come ricorda nella sua biografia. C’è anche chi sostiene che Einstein avesse scritto proprio a Pavia la sua prima memoria scientifica.
Certo è che Albert Einstein a Pavia instaurò una bella amicizia con Ernestina Marangoni.
I rapporti proseguirono durante gli anni e, dopo la guerra, nel 1946, Ernestina scrisse al vecchio amico ormai famoso chiedendogli di adoperarsi per la ricostruzione del ponte coperto di Pavia, danneggiato nel 1944 dai bombardamenti alleati.
Nella risposta, scritta in italiano e visibile al Museo di storia dell’Università, si avvertono il dolore e lo sdegno per le atrocità della guerra e delle persecuzioni antisemite che avevano colpito, in Italia, anche la sua famiglia.
La Fisica nucleare è ben presente a Pavia. Per chi non lo sapesse nel 1965 entrò in funzione un reattore nucleare presso il laboratorio di energia nucleare applicata dell’Università di Pavia. Fu un reattore nucleare a scopo di ricerca voluto dal prof. Rollier che viene utilizzato per vari tipi di sperimentazioni in particolare radiochimica e fisica nucleare.
In occasione della serie TV ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno‘ di Sydney Sibilia in onda su Sky, durante la prima puntata si fa un chiaro riferimento al soggiorno di Albert Einstein a Pavia. Lo scienziato inizialmente che seguì il padre controvoglia, ma successivamente il giovane Einstein scoprì la bellezza della città e del suo Oltrepò.
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notiziariofinanziario · 4 months ago
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E' morto Sammy Basso il malato di progeria più longevo al mondo
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Sammy Basso era il più longevo malato al mondo affetto da progeria, una patologia ultra-rara caratterizzata dall'invecchiamento precoce delle cellule e dell'organismo ma non del cervello. Sammy Basso è morto dopo essere stato colto da un malore improvviso mentre si trovava in un ristorante del Trevigiano. Scienziato, scrittore e attivista, pochi giorni fa, Sammy aveva vinto il Premio giornalistico Paolo Rizzi a Venezia nella categoria "Ambiente e Società" per, "la forza di volontà, lo spirito di sacrificio, il coraggio che lo sostengono: un grandissimo esempio a cui guardare con ammirazione e gratitudine e cercare d'imitare".  Intervistato dalla Tgr Veneto aveva detto: “Il messaggio che voglio dare è sull'importanza della ricerca scientifica e di credere sempre in quello che si fa”. A dare la notizia attraverso i social lo staff dell'Associazione Italiana Progeria (A.I.Pro.Sa.B.) che proprio il ragazzo aveva fondato nel 2005 per diffondere le conoscenze sulla propria malattia e per promuovere la ricerca. "Oggi la nostra luce, la nostra guida, si è spenta. Grazie Sammy per averci reso partecipi di questa vita meravigliosa. Ci stringiamo attorno alla famiglia e agli amici nel rispetto del dolore in questo delicato momento di lutto", si legge nella nota. La malattia, gli studi e l'Associazione Nato il 1º dicembre 1995 a Schio, alla nascita non presentava alcun segno della malattia. Quando il piccolo aveva poco più di due anni, i medici del Dipartimento di pediatria della Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova hanno consigliato ai genitori di Sammy di sottoporlo a una consulenza genetica, che ha permesso di giungere alla diagnosi di progeria.  Conosciuto per le molte apparizioni televisive e interviste riguardo l’attività dell’associazione e riguardo la sua malattia, diventò particolarmente conosciuto in Italia dopo la messa in onda del docu-film National Geographic intitolato 'Il Viaggio di Sammy', che racconta il suo viaggio lungo la Route 66, negli Stati Uniti, da Chicago a Los Angeles, con i genitori ed uno dei suoi migliori amici, Riccardo. Nonostante la malattia Sammy, dopo aver conseguito la maturità scientifica al Liceo Scientifico St. "J. Da Ponte" di Bassano del Grappa, si era laureato in Scienze naturali e Molecular Biology all'Università di Padova. Ironico e geniale Sammy Basso era un viaggiatore instancabile. Una mente lucida e geniale, “colorata” come lo definisce l'amico Jovanotti. Recentemente era stato in Cina. Sui social descriveva il viaggio come bellissimo e raccontava di aver “trovato la fidanzata”, una ragazza cinese che però lo aveva “mollato” perché lui era troppo intelligente. “Continuava a dirmi… troppo colto, troppo colto!”. Sammy Basso e l'amicizia con Jovanotti: “Una mente colorata” “Ho appena saputo che é morto Sammy Basso. Che immenso dispiacere”, scrive Lorenzo Jovanotti, suo grande amico. “La notizia che Sammy se n’é andato, nonostante la sua malattia fosse una minaccia costante, riesce ad essere sorprendente per chi lo conosceva, perché era davvero difficile incontrare qualcuno di più vivo di lui quando era in giro. Quando veniva ai miei concerti era una festa. La sua intelligenza, la sua passione, la cultura e la capacità di armonizzare conoscenza scientifiche ad una fede incrollabile, il suo humor formidabile e la sua mente colorata, mi vengono in mente adesso”. E ancora: “Ci eravamo sentiti giorni fa per darci un un appuntamento quando sarei passato dal nord-est e stamattina immagino Sammy che dice “sarà per un’altra volta ragazzi…”. ”Ciao piccolo grande Sammy, mi ricordo quando ti presi in braccio di fronte alla spiaggia piena di tutta quella gente e fu come se sul palco con me fosse apparso Elvis Presley, tutti quei sorrisi oggi ti accompagnano. Un abbraccio ai suoi familiari e ai suoi amici che in questi anni sono stati la sua forza e lui la loro". Il suo primo romanzo Antenorea e la passione per Tolkien Tra le sue tante passioni, anche la scrittura. Il libro fantasy Antenorea, ispirato a Tolkien, aveva segnato il suo esordio. Ospite di Che sarà, subito dopo il suo 28esimo compleanno, Sammy raccontava così la sua passione per lo scrittore e invitava a sostenere la ricerca: "Il fatto che io ia ancora qui è una dimostrazione dell'importanza della ricerca". Quando partecipò al Festival di Sanremo Nel 2015 Sammy Basso raccontò la sua malattia anche sul palco dell'Ariston alFestival di Sanremo. Accompagnato dalla mamma e il papà, intervistato da Carlo Conti, spiegò la sua filosofia di vita e si fece conoscere dall'Italia per il modo con cui affrontava la vita. Sul palco dell'Ariston disse anche che la sua canzone preferita era “Con te partirò” di Andrea Bocelli. Quando Papa Francesco gli telefonò Nella galleria degli amici di Sammy Basso c'è stato anche Papa Francesco. Il Pontefice, era novembre 2013, telefonò a casa di Sammy, a Tezze sul Brenta, per chiedere di parlare con quel giovane che gli aveva scritto una lettera nella quale si complimentava per il modo schietto e diretto con il quale si rivolgeva alla gente, una persona "fantastica" agli occhi di Sammy, che all'epoca era uno studente di 17 anni.  '"Pronto? Sono Papa Francesco, posso parlare con Sammy?"' fu la richiesta che sentì dall'altro capo del telefono la signora Laura, la mamma del giovane. Dopo un attimo di incredulità, fu costretta a dire che il figlio non era a casa, si trovava a lezione al liceo, e sarebbe tornato nel primo pomeriggio. "E' stato il Papa, pensi - raccontò la donna -  a chiedermi se poteva richiamare...". Così più tardi il telefonò squillò una seconda volta in casa Basso, sempre la linea dal Vaticano, e all'altro capo del filo c'era ancora Papa Francesco. I due rimasero a chiacchierare per alcuni minuti, "come una telefonata tra amici" disse la signora Laura, promettendosi al termine ciascuno una preghiera per l'altro. La premier Giorgia Meloni: “Sammy esempio straordinario” "Sammy Basso è stato un esempio straordinario di coraggio, fede e positività. Ha affrontato ogni sfida con il sorriso, dimostrando che la forza d'animo può superare  qualsiasi ostacolo. Il suo impegno per la ricerca sulla progeria e la  sua capacità di ispirare gli altri rimarranno per sempre un modello da seguire. Sammy ha mostrato a tutti noi cosa significa vivere con  passione e determinazione, senza mai perdere la gioia e la voglia di lottare. Continuerai a essere una luce che brilla nel cuore di tutti  noi. A Dio Sammy". Lo scrive su X il premier Giorgia Meloni. Locatelli: “Grazie al suo coraggio e alla sua determinazione” "Un pensiero affettuoso e commosso per Sammy Basso, che ci ha lasciati a soli 28 anni. Grazie al suo coraggio e alla sua determinazione, ha fatto conoscere al mondo la progeria, diventando un esempio di forza e speranza. Il suo impegno per la ricerca e la sua testimonianza rimarranno per sempre un patrimonio prezioso per tutti noi". Lo scrive su Facebook la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli. Il presidente della Camera Fontana: “Un onore averlo conosciuto” "Il dolore per la perdita di Sammy Basso è enorme. Sammy era un amico, una persona dal cuore d'oro, uno studioso appassionato dalla determinazione incrollabile che ha trasformato la sua malattia in spinta a lavorare per la sensibilizzazione, la divulgazione e la ricerca, sostenuta concretamente anche tramite l'attività della sua associazione. È stato un onore averlo conosciuto". Così il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. "Ho avuto il piacere di collaborare con lui da ministro e l'ho premiato alla Camera a dicembre del 2022 per il suo straordinario impegno. Ci lascia una persona che ha insegnato tanto, con il suo esempio, la sua forza d'animo, la sua umiltà e il suo sorriso. Il nostro abbraccio e il nostro profondo cordoglio va ai familiari e a tutti coloro che sono stati al suo fianco, ispirati dal suo carisma e dal suo entusiasmo", conclude Fontana. Il presidente del Senato La Russa: “Suo esempio forza morale eredità preziosa per tutti” "Ci ha lasciato Sammy Basso, figura di  straordinario valore scientifico e umano, il più longevo malato al  mondo affetto da progeria, una rara malattia genetica conosciuta anche come sindrome dei "nati vecchi". Fondatore dell'Associazione Italiana  Progeria Sammy Basso onlus, ha dedicato la sua vita a sensibilizzare  l'opinione pubblica su questa patologia, promuovendo la ricerca e  diffondendo consapevolezza. Biologo di grande competenza, laureato con lode, ha testimoniato con il suo impegno e la sua determinazione la  possibilità di affrontare le difficoltà con dignità, coraggio e  sorriso. Il suo esempio di forza morale e il suo impegno rimarranno  un'eredità preziosa per la comunità scientifica e per l'Italia tutta. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del Senato della  Repubblica". Lo scrive su Fb il presidente del Senato, Ignazio La  Russa. Che cos'è la progeria La progeria (malattia di Hutchinson-Gilford – SPHG), è una malattia genetica estremamente rara, caratterizzata da un invecchiamento accelerato che si manifesta precocemente nell'infanzia, senza alterazione delle capacità intellettive, ma con alterazioni di pelle, ossa e sistema cardiovascolare. Colpisce circa un bambino su 8 milioni di nati vivi negli Stati Uniti d'America. Sebbene nascano sani, i bambini con Progeria iniziano a mostrare molte caratteristiche di invecchiamento accelerato entro i primi due anni di vita. Senza trattamento, l'età media è di 14,5 anni. L'intervista al genetista che diagnosticò la malattia a Sammy Basso Sammy Basso è stato anche testimonial dell'Associazione della Progeria americana. La scorsa settimana era in Giappone al convegno monidale della progeria. Ma la cosa più importante è che lui si è laureato in scienze biologiche con una tesi sulla sua malattia. Lo aspettavamo a Roma a novembre per il dottorato post laurea proprio nel mio laboratorio”. A parlare è il professor Novelli, genetista all'Università di Tor Vergata, intervistato da Gerardo D'Amico. “La progeria colpisce una persona ogni 8 milioni di nati. È dovuta a una mutazione di un singolo gene che dà l'informazione per fare una proteina fondamentale che chiamiamo ‘lamina’, è la membrana che ricopre il nucleo delle cellule dove c'è il materiale genetico. La progeria è chiamata anche malattia dell'invecchiamento precoce: ragazzi di 14, 15 anni che si sentono vecchi di 80 anni con acciacchi e patologie dell'età matura ma con un cervello corrispondente all'età che hanno. Nel 2002 identifcammo le prime mutazioni di questo gene. A Sammy bambino vent'anni fa facemmo la diagnosi molecolare della malattia”. Sammy Basso racconta la progeria: “Sono un rivoluzionario” Sammy Basso parla della progeria, malattia molto rara che provoca un precoce invecchiamento. Grazie alle nuove ricerche, e grazie all’impegno dei genitori Laura e Amerigo che hanno fondato l’associazione Italiana Progeria Sammy Basso per far conoscere la malattia e raccogliere fondi per trovare finalmente una cura, Sammy è stato sottoposto a trattamenti sperimentali per rallentare la malattia.  Famiglia di Sammy: la sua lezione è vivere la vita con pienezza  "Sammy ci ha insegnato che, sebbene gli ostacoli della vita a volte possano sembrare insormontabili, vale la pena viverla con pienezza".  È il messaggio, pubblicato su Instagram, con il quale la famiglia di Sammy Basso e gli amici hanno voluto ricordare il 28enne vicentino, simbolo dell'impegno della ricerca contro la malattia della progeria. Read the full article
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scienza-magia · 5 months ago
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reAGIAMO a Bologna con le Università
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A Bologna il 27 settembre torna la Notte dei Ricercatori. Tanti gli appuntamenti a Bologna, coinvolti anche campus della Romagna e l'Università di Ferrara. Il 27 settembre torna la Notte Europea dei Ricercatori, organizzata dal Consorzio Society con Università di Bologna, Cnr, Cineca, Inaf, Infn, Ingv e Università di Ferrara. A Bologna la manifestazione si terrà in zona universitaria tra Piazza Scaravilli e Palazzo Poggi, e nel Quartiere Navile, presso l'Area territoriale di Ricerca - CNR e il nuovo Distretto universitario con l’obiettivo di sviluppare l’evento in più punti della città. Il motto di quest’anno è “reAGIAMO” Il motto di quest’anno è “reAGIAMO” per innescare nei giovani che parteciperanno all’iniziativa una sorta di reazione a catena che aiuti a riflettere e a comprendere la complessità del mondo attuale. Coinvolti anche i campus della Romagna e l'università di Ferrara Saranno coinvolti nell’evento anche i campus della Romagna - Cesena, Forlì e Predappio, Rimini, Ravenna e Faenza, con un evento realizzato anche presso il Cnr-Issmc - e l’Università di Ferrara, per offrire a cittadine e cittadini, a ragazze e ragazzi, a persone di tutte le età e provenienza di entrare in contatto con ricercatrici e ricercatori di diversi ambiti e partecipare attivamente alla nascita di nuove idee, tra esperimenti, presentazioni, dimostrazioni, giochi, esposizioni e laboratori. “In un mondo che sta affrontando eventi imprevedibili e drammatici, la ricerca offre risposte concrete e soluzioni innovative per guardare al futuro con fiducia – si legge in una nota diffusa dagli organizzatori  - . Ma per fare in modo che queste soluzioni si realizzino, è fondamentale appassionare le nuove generazioni alla complessità del mondo circostante”. Gli appuntamenti in programma a Bologna A Bologna, in attesa dell'inaugurazione della Notte, l'appuntamento è al Distretto Universitario del Navile (Via Piero Gobetti, 85), dalle 16 alle 17.30, dove, dopo i saluti della prof.ssa Maria Letizia Guerra, Delegata per l'Impegno pubblico, si svolgerà un'attività dal titolo “Aspettando la Notte Europea dei Ricercatori. Re-azioni Chimiche, industriali e farmaceutiche: è al Navile che si trasforma”, con le ricercatrici e i ricercatori dei Dipartimenti di Chimica "Giacomo Ciamician", Chimica Industriale "Toso Montanari", Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna. La Notte prenderà ufficialmente il via alle 17 presso l'Area territoriale di Ricerca CNR (Via Gobetti, 101), dove il taglio del nastro sarà realizzato dal Presidente dell'AtdR CNR Vittorio Morandi, coordinatore del progetto Society reAGIAMO e dai rappresentanti/referenti dei partner (CINECA, INAF, INFN, INGV, UNIBO), alla presenza dell'assessore all’Urbanistica, Raffaele Laudani in rappresentanza del Comune di Bologna e dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla. A Palazzo Poggi e Piazza Scaravilli, invece, la Notte sarà inaugurata alle 18.30 dal rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, accompagnato dalla appena laureata ad honorem dell’Alma Mater Emmanuelle Charpentier che richiamerà l'importanza del valore pubblico della conoscenza. Saranno inoltre presenti: Vittorio Morandi, Presidente dell’Area territoriale di Ricerca di Bologna – Cnr in qualità anche di coordinatore del progetto e i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali. Read the full article
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