#qualcuno metta il video
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unwinthehart · 1 month ago
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vabbè vado a riascoltarmi mahmood e se riesco a capire tutte le parole (sigh ale) vi metto qua le lyrics così possiamo piangere insieme
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auroradepax · 14 days ago
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Questa notte era una di quelle in cui non riuscivo a dormire: il dolore al petto era insopportabile. Così, mi sono imbattuta in un video su TikTok (che strana, a volte, la vita… sembra quasi che qualcuno ci metta lo zampino), in cui si parlava di ChatGPT. Nei commenti, qualcuno ha suggerito di scrivere: "Fammi un roasting cattivo basandoti su tutto quello che sai di me". Ma ChatGPT, con me, non è stato affatto cattivo.
Ho riso. Riso come una matta, come non facevo da non so quante settimane.
Lascio qui, come "memoriale", qualche stralcio di conversazione… per ridere, magari, ogni tanto, se e quando dovessi rileggere questo post.
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luposolitario00 · 2 years ago
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VIOLENZA SULLE DONNE
Su tiktok gira questo video di una canzone araba che viene tradotta in italiano. Questa canzone è il massimo del maschilismo, il massimo della tossicità e della violenza sulle donne.
Praticamente dice: “Nessuno ha il diritto di parlare con te, non ti è permesso sorridere a nessuno tranne che a me, se qualcuno ti chiede come ti chiami .. di loro il mio nome”
La cosa che mi ha spinto a scrivere questo post sono i commenti di tantissime donne.
È triste che la maggior parte delle donne (una grande fetta) hanno commentato cose de tipo: “se non è così non lo voglio” “voglio un ragazzo arabo” “uno così LO VOGLIO” o le faccine a cuore: “😍😍” più altre che taggavano le amiche per dire che vorrebbero un uomo così. Tutte meravigliate manco ci fosse scritta la più bella poesia d’amore.
Questo non è amore. Con ciò non dimostra che ci tiene a voi. Con ciò dimostra che vi ritiene una sua proprietà. Gli uomini così vedono voi donne come inferiori e una donna di fronte a loro non è libera. Perché se si oppone rischia anche le botte.
Questo è il primo campanello d’allarme che vi fa capire che si tratta di una relazione tossica e violenta. Se notate queste cose lasciatelo il prima possibile perché se vi ci sposate poi sarà tardi. Quando vi alzerà le mani sarà difficile scappare.
Uomini così vi manipolano facendovi credere che il loro è amore. Ma in realtà non è amore ma possessione. Se vi vieta di vestirvi come volete non è gelosia sana ma possessione. Ma anche solo se vi fa problemi per un vestito dicendo “non te lo sto vietando ma questo vestito è troppo corto” o frasi del tipo “so come sono gli uomini per questo non vorrei che ti vesti così”. Non ha senso perché è la donna che sceglie se rimanere fedele o no. Se dice così non si fida di voi. Perché se si fidasse come dice non si farebbe problemi. Se vi vieta qualsiasi cosa o se vuole decidere per voi non è amore ma un maschilista e violento. Mi ricordo che anche qua su Tumblr c’era un utente che aveva sti pensieri maschilisti ed era pieno di donne corteggiatrici. Ricordo che ti ritrovavi il suo blog pieno di domande di donne e donne che gli mandavano complimenti. Solo perché romantico e per la descrizione in bio ecc… Si può essere romantici anche senza mettere divieti. Il romanticismo non include la possessività. Non faccio nomi, non so se esista ancora questo utente perché non ci andavo d’accordo e mi aveva bloccato. Ma era assurdo come molte si fermavano solo all’apparenza.
Facciamo in modo che uomini così rimangono soli e che nessuna donna ci si metta insieme. Perché meritano di rimanere soli.
Ci sono tante testimonianze di donne ex vittime di violenza, guardatele e capirete che questi sono campanelli d’allarme e che gira tutto attorno alla manipolazione e al maschilismo. Perché vi fa credere che vi ama e vi fa credere che quello che fa sia giusto.
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LupoSolitario00 🐺
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buscandoelparaiso · 3 years ago
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Qualcuno metta il video di barella che manda a cagare morata!!
sto aspettando per guardarlo a ripetizione
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autolesionistra · 4 years ago
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considerazioni pandemiche random, #8
Caro diario, in giro c'è un gran paciugo.
E non parlo (solo) di fango, che l'altro giorno ho provato a far due passi nel parco e mi son ritrovato due zeppe di fangazza che sembravo la versione barbuta e pelata di Lady Miss Kier nel video di Groove is in the Heart.
É che il tema clou e onnipresente di questo periodo turbolento è diventato una fiera della dissonanza cognitiva (mia e altrui) e mi ritrovo a fare (o a sentir fare) dei mischioni che manco il calimocho.
Tenteremo quindi una Separazione Tematica a Beneficio Della Sanità Mentale™ sui tre argomenti interconnessi ma, in fondo, separati.
Partiamo dalla base. C'è un tema sanitario che, pur nei suoi dettagli imperscrutabili, ha alcuni elementi oggettivi, ad esempio - se hai bisogno della terapia intensiva e non ci sono posti in terapia intensiva, non è bello. - se hai bisogno di screening o di visite di controllo e non riesci a farle o le fai in ritardo perché le risorse ospedaliere sono dirottate altrove, non è bello. - c'è in giro un virus con alto tasso di contagiosità, alcune persone ci schiattano e in generale come tipologia e diffusione di contagio non si vedeva una roba vagamente simile da un'ottantina d'anni.
Poi magari possiamo litigare sulle statistiche, ma prendiamo (e ricordiamoci) questi punti generici come ingresso comune nella discussione.
Poi c'è un piano politico. Criticare certe scelte politiche non implica necessariamente mettere in discussione l'aspetto sanitario. Non implica neanche non metterlo in discussione, quindi questa è costante fonte di pesanti vaffancul incomprensioni. Aggiungerei che l'aspetto politico, per come la vedo io, è decisamente più ampio dei DPCM. Pigliamo l'amica con due figli che lavora in ospedale in reparto covid e che è si è fatta 18 giorni di turni senza giorni liberi perché aveva due colleghi positivi e il personale dagli altri reparti viene chiamato solo su base volontaria. La scelta di gestire un reparto covid così è politica. E in ogni caso è un campo minato. Spesso non sono chiari gli effetti delle scelte fatte, figurati di quelle non fatte. L'epidemiologia è diventata arte marziale. Qui si può solo tracciare una riga grossolana fra posizioni argomentate ammodino (ad es. gli articoli chilometrici dei wu ming sul tema) e uscite a cazzo.
Il terzo aspetto, tristemente trascurato, è quello psicopatologico. Non esiste essere umano che non possa aver accusato effetti davanti ad una roba del genere (nei suoi molteplici aspetti, un anno di: mascherine, limitazioni logistiche dovute a decreti legislativi, monotematismo mediatico, anche senza scomodare ipocondria e paura della morte). Che sembra banale, soprattutto quando lo vedi negli altri, ma tocca farci sempre i conti perché finisce per influenzare tutto, e quando vedo qualcuno che sbrocca malissimo su qualcosa di apparentemente minore tipo limitazioni consumistico/sportive il pensiero immediatamente successivo a “ok, in realtà non sta sbroccando per quel particolare aspetto” è chiedermi io dove la metta quella roba. Perché se non ti è chiaro dove l’hai messa può essere un problemino.
Sicché niente, ultimamente quando inevitabilmente parlo con qualcuno di questi temi sto cercando disperatamente di dividere sempre gli aspetti sia in quello che mi dice chi mi sta davanti che in quello che dico io, e mica è facile.
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riverswater · 4 years ago
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VI PREGO qualcuno metta il video del vescovo che mezzo scomunica Fiorello IO LO DEVO VIVERE IN PRIMA PERSONA QUESTO MOMENTO
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dalla-mia-isola-strana · 5 years ago
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youtube
Per esercitarmi nell'ascolto sto cercando di trascrivere la diretta per il compleanno di Ermal. (Solo la conversazione tra Ermal e Fabrizio, però -  la cosa intera è lunghissima.)  Ecco la prima parte.
Se qualcuno potrebbe fare qualsiasi correzione, o aiutarmi con i tratti che non riuscivo a distinguere, sarei molto grata! A volte parlano molto veloce e la qualità della connessione non è la migliore. A volte, anche con la velocità messa a 0.25 non riconosco le parole, o penso di capire quello che dicono, ma non come lo stiano dicendo. Presto posterò una traduzione inglese, e poi il resto. ==== ERMAL: Allora, io sto aspettando Bizio. Fabrizio Moro, ecco qua, aggiunto. In attesa di Bizio. Bizio!
FABRIZIO: Ci sei?
ERMAL: Oh la la!
FABRIZIO: Auguri!
ERMAL: Ciao, fratello, come stai?
FABRIZIO, senza pietà o considerazione per la povera trascrittrice inglese che non sa i dialetti: Ma che fatt e capill? [Cosa hai fatto ai capelli?]
ERMAL: Mi sono ... [RIDE] Tu che cazzo hai fatto? Mi sono appena fatto la doccia, non sono riuscito ad asciugarli in tempo, tu devi provar del tutto, eh? Che cazzo ridi, ingenuo sorridi che mi prendi in giro adesso, e ridi tu. Ma senti, ma ...
FABRIZIO: Ma Pasqua è passata.
ERMAL: Lo so, lo so, e c'era una bella sorpresa qui in mezzo, ma te, piuttosto, hai smesso di comprare le camicie di due taglie più piccole per esaltare il pettorale?
FABRIZIO: Ma che vuoi esalta qui io, con tutti gli stili [???] che stavo per [XXX] dentro casa, c’è poco da esaltare.
 ERMAL: No, sei sempre ... guarda, ho scritto anche qualche giorno fa, sei sempre il DILF della musica italiana, proprio... io che conosco un sacco di giornaliste come anche te, però a me le cose vere vengono a dire, veramente, no che ti sentiresti interessato ...
FABRIZIO: Che dicono, che dicono?
ERMAL: Dicono [FARFUGLIA] “Guardalo, che sguardo da piacione, guardalo!” Dicono che ti spolperebbero vivo.
FABRIZIO: Ohh!
ERMAL: Sì, ma proprio tante, che tu sei proprio il sogno proibito di un sacco ... davvero. Quindi cosi ti voglio svelare questa cosa qua. Ma chi c'è la indietro, tuo figlio Libero - ciao, Libero!
LIBERO: Ciao, auguri.
ERMAL: Grazie, come stai?
LIBERO: Bene.
ERMAL: Come fai a sopportare tuo padre tutti i giorni?
LIBERO: [ROTEA GLI OCCHI]
FABRIZIO: Lo sai quanti anni fa?
LIBERO: No.
FABRIZIO: Secondo te, dei due chi è più vecchio, papà o lui?
LIBERO: Lui. È una domanda trabocchetto.
ERMAL: Gli vuoi compiacere, eh, gli vuoi compiacere.
FABRIZIO: Ha detto sei un vecchio te!
ERMAL: No, no, ma lo sai cosa l’ha ha detto prima, tuo papà? Mi ha detto "ma quanti anni fai?" "Trenta-nove." "Ma mortacci, non ci arrivi mai, eh? A quaranta mai ci arrivi, sempre là stai, sempre sui trenta." 
FABRIZIO: Senti, ma … gli auguri … toglimi una curiosità?
ERMAL: Dì.
FABRIZIO: Ti ho fatto gli auguri sulla story d'instagram, no?
ERMAL: Già. [MA IN REALTÀ DICE QUALCOSA PIÙ COME “EH, JA”???]
FABRIZIO: Però poi mi hanno iniziato a scrivere tanti i tuoi fan dicendomi che non t'ho taggato.
ERMAL: Eh, infatti, io l'ho visto attraverso screenshot perché se tu non mi tagghi ...
FABRIZIO: Te ho taggato, però, perché il tag è ...
ERMAL: Che ne so. Hai visto tuo papà vecchio? non sa neanche la storia della chiocciola.
FABRIZIO: A parte gli scherzi, io ho messo la chiocciola poi scritto Ermalmetamusic...
ERMAL: Ma non mi è uscito.
FABRIZIO: E ti ho taggato sulla ...
ERMAL: Non mi è uscito. Infatti, te l'hanno detto in tanti. Vabbé, dai, ma tanto sappiamo che non è che tu sei molto tecnologico. Come va la quarantena, fratello?
FABRIZIO: Bene. Bene.
LIBERO: Io ce l’ho Play.
ERMAL: Tu giochi a Play, eppure io. Sai che anch’io, ogni tanto. A cosa giochi, tu, Libero? 
LIBERO: Io Fortnite
ERMAL: Che cos'è Fortnite?
FABRIZIO: Dai …
ERMAL: Non so.
FABRIZIO E LIBERO: [XXX grosso ????].
ERMAL: Fortnite è cosa, un gioco di spari - non spari a tutto?
FABRIZIO: Senti, a proposito dei giochi, a parte gli scherzi, come stai?
ERMAL: Bene, bene. Chiuso qua, come tutti. Si va avanti in scrittura, ma molto molto a rilento, veramente molto a rilento, perché, non so, mi sembra un periodo assurdo, perché è come se le cose che mi vengono da scrivere adesso, è come se non avessi qualcuno a cui rivolgermi, capito, perché comunque l'attenzione di tutte le persone, ovviamente, giustamente va in un'altra direzione, capito
FABRIZIO: Lo sai che sto facendo fatica anch'io.
ERMAL: Eh, ma ho visto che c'è ... ho visto in giro che più persone insomma ...
FABRIZIO: Io dicevo sempre a tutti i colleghi che abbiamo che ho sentito in questi giorni, a tutti quasi appunto la stessa cosa, che è un conto poi è decidere di stare a casa per scrivere e un conto è che invece [XXX ??? !!!] in posto, no
ERMAL: No, ma infatti, questa è quasi un’imposizione, tutti pensano, o magari si immagina come diceva anche Barico, qualche giorno fa, ho visto il suo video e mi trovo assolutamente d’accordo. Molta gente pensa che chi è creativo in un momento così possa comunque sfruttarlo per dare libero sfogo alla creatività, però la creatività, secondo me, in questo momento non viene nutrita, perché comunque, quella parte di te che tira fuori cose, e temo, [???] sai bene, è un po’ come un mostro vorace, ha bisogna di vita, bisogna di nutrirsi di un sacco di cose, no?
FABRIZIO: Devo dire, su un punto di vista dei testi è cosi, no? 
ERMAL: Si. FABRIZIO: Poi, da punto di vista musicale perdo un sacco di tempo in camera qui … a un certo punto ho [XXX] tutto, ho acceso tutto, ho portato tutta la roba che avevo in cantina ... ho il mio preferito basso, la mia preferita chitarra, [QUALCOSA DEL GENERE MA CHE DICE, AIUTATEMI???] la batteria, tutto quanto, tutto qui, facendo casini, proprio.
ERMAL: Ma riesci a registrare qualcosa, hai buttato giù della roba?
FABRIZIO: Si, si, butto giù delle robe, però ti ho detto testi ancora, un po’ 
ERMAL: Guarda, io per fortuna ho scritto tanto prima, dico per fortuna, dal punto di vista del dirompere [???] creativo, cioè, dal periodo di ottobre più o meno fino a… anche da settembre, proprio da ottobre, fino poi a quando non ci siamo rinchiusi, avevo scritto tantissimo, ce ne avrò, oh 26, 27 di pezzi, però te mi conosci, lo sai, non sono mai contento poi alla fine. Solo che poi anche gli stessi pezzi che ascoltavo prima e mi cassavano [???] dicevo, “cazzo, che figata [???], mi piace ‘sta roba” adesso li ascolto e non li ascolto più con le stesse orecchie di prima. Non so se riesco a spiegarti questa cosa qua
.FABRIZIO: Infatti per me è sempre così. Infatti io sono … ho bisogno spesso io, di un produttore, voglio dire un confronto, no? 
ERMAL: Ah, ti produco io, tranquillo.
FABRIZIO: Capita spesso pure a me ma penso capiti a tanti, ’sta cosa.
ERMAL: Si, si, capita con tanti nostri amici, colleghi insomma, è capitato di parlarne…
FABRIZIO: A te è capitato…devi ascoltare … dicevo, per scritto il pezzo della vita, bellissimo, poi dopo una settimana…?
ERMAL: Dopo una settimana ti viene da prender e buttar via tutto, cancelli tutte le tracce e lo rifai. Io, adesso, come ti dicevo, stavo scrivendo un libro. Però mi sono arenato. Mi sono arenato in un punto, e non riesco a sbrogliare … un momento, che è un momento fatidico nella storia. [LEGENDO I COMMENTI] Dicono: “Moro, cambiati gli orecchini.” Ma che c’avete contro gli orecchini di Moro? Ragazzi, ma voi lo avete capito che Bizio è bono, qualsiasi cosa si metta, qualsiasi cosa faccia?
LIBERO: Altro che Fabrizio Moro, qui abbiamo Libero Mobrici.
ERMAL: Ah, che bello, bellissimo! Ma da chi hai preso, Libero? Perché da papà no.
FABRIZIO, [dietro la foto da Libero da bimbo]: Le creme per la vecchiaia che mi metto, che effetto fanno? 
ERMAL: Sei un [XXX] pazzesco. 
ERMAL: Ma che stai a fumar? L’albus. [???] Ma tu la accorgi della puzza di calzini sporchi che hanno quelle sigarette lì?
FABRIZIO: No ma il loro fumo non si sente.
ERMAL: No, non a te, ma tutti gli altri lo sentano, però.
FABRIZIO: Sto fumando di meno, però.
ERMAL: Bravo. Ma, per la voce, com’è? Tutto a posto, perché hai avuto quel calo lì… ti sei ripreso alla grande?
FABRIZIO: Si, mi sono ripreso, mi sono ripreso grazie a Dottore … come-si-chiama Dottore …
ERMAL: Fussi, Fussi. Ah, ma anch’io ci sono andato. Quando … due o tre anni fa, non ricordo, ebbi un calo pazzesco. Fu l’estate di 2017, tra altro mi fu costretto [XXX] ad annullare una data, perché proprio non riuscivo… [XXX]
FABRIZIO: Io ho posticipato tre concerti, mi sembra.
ERMAL: Si, si.
FABRIZIO: Poi ho smesso di fumare perché, in pratica, ho l’asma. Non potevo fumare.
ERMAL: Anch’io sono un po’ asmatico. Però la mia asma è determinata dalla polvere. C’è la polvere, mi fa scattare ‘sta roba qua, c’è una sorta di allergia misto asma, un casino. Però ultimamente, devo dire che stanno un po’ meglio.
FABRIZIO: Senti, ci dobbiamo vedere. Porco giuda, non ce la faccio più.
ERMAL: Non ce la fai più senza di me, vuoi dire? Ti capisco, ti capisco.
FABRIZIO: Anche. Anche.
ERMAL: Appena ci vediamo la prima cosa che facciamo è scrivere un pezzo, va bene?
FABRIZIO: La cosa più … aldilà del pezzo, si.
ERMAL: La prima cosa, senza neanche parlare, senza salutarci. Arriviamo con le chitarre e scriviamo, dopodiché ci diciamo tutto quello che abbiamo da dire. Dai. Dobbiamo fare un pezzo insieme di nuovo. Urge per esorcizzare quest’altra paura. Perché noi ci incontriamo nei momenti in cui la gente ha paura. In questo momento la gente ha paura, quindi probabilmente dovremmo fare qualcosa del genere. Ma senza arrogarci nessun tipo di diritto, per il puro gusto di … scacciare questa sensazione. Lo stiamo dicendo davanti ai 5856 persone, qual è la tua risposta definitiva, l’accendiamo? [ACCORDO DRAMATICO.]
FABRIZIO: Scriviamolo, scriviamo...
ERMAL: Scriviamolo?
FABRIZIO: Ma a casa.
ERMAL: A distanza, dici? Certo.
FABRIZIO: A distanza, lo scriviamo a distanza e...
ERMAL: Mettiamo su Skype?
FABRIZIO: Ci mettiamo su Skype, dai.
ERMAL: Ci mettiamo su Skype, e lo scriviamo su Skype. 
FABRIZIO: Guarda, davvero sto dicendo.
ERMAL: Anch’io lo sto dicendo davvero, te l’ho detto io.
FABRIZIO: Creiamo una bella canzone … beh, che la riusciamo a scriverla bella, vuoi. Scriviamo che vuoi tu. [XXX] canzone [XXX] che vuoi.
ERMAL: Stavolta, partiamo dal titolo: “Qualcosa Me L’Avete Fatta.”
FABRIZIO: “Qualcosa Me…” [RIDE] No. Non c’hanno fatto niente.
ERMAL: Continuerebbe … stavolta, sai. Con tutta la gente che soffre, sai che quel pezzo, cantarlo in un momento così… non lo so. Non Mi Avete Fatto Niente era ... è un bellissimo inno legato a quella cosa lì e sono estremamente fiero e orgoglioso di aver fatto questa cosa insieme a te, perché sei fra quelli che stimo assolutamente di più e lo sai. Non è perché … sei qui adesso, lo sai quello che penso di te. Però questo momento in cui… non me la sentirei di cantarla, sai, con un sacco di gente che soffre.
FABRIZIO: Lo spirito deve rimanere vivo. Sempre.
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der-papero · 5 years ago
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Siete stati tantissimi oggi, oltre le mie piu’ rosee aspettative!
Vi ringrazio di cuore, per me e’ una forte motivazione. E sono state tante anche le domande, provero’ a rispondere in questo post, sia per scusarmi se sono stato poco chiaro o approssimativo su alcuni punti (i developer danno per scontate tante cose che banali non sono), sia per darvi una idea piu’ precisa di quello che potra’ fare o non fare la app, non tanto per limiti nostri, ma per i servizi resi disponibili da Tumblr. Questo vi aiutera’ a capire se vale la pena cimentarsi in una collaborazione, o se preferite restare con la app attuale, perche’ offre di piu’ per il vostro blog.
Resta inteso che potete scrivermi sempre, rispondere a questo post, scrivermi in privato, in anonimo, come ve pare, qualsiasi dubbio avete, io sono qui, anche le domande che pensate siano stupide, nessun problema. E, per inteso, non esistono domande stupide, al piu’ fuori tema.
Grazie grazie grazie per i nomi, li sto raccogliendo tutti, continuate a proporre, faro’ un post settimana prossima con la lista completa, e poi potremo votare.
Provo a rispondere in ordine di complessita’ della domanda, cosi’ quando inizia a non interessarvi piu’, potete interrompere la lettura 🙂.
Stai rifacendo Tumblr? Dovro’ ricominciare da zero?
No, non sto rifacendo Tumblr, sarebbe davvero fuori dalla mia portata, sono solo un povero programmatore immigrato che vive dalle parti di Heidelberg, con la sua paghetta mensile e il suo divano a 3 piazze 😁. La risposta corta e’ che io sto provando a rifare solo la app del nostro cellulare/tablet, il blog di ciascuno di noi resta quello che e’, con i nostri cuoricini, follower, anonimi con le domande fuori luogo e falli nelle chat. Per chi fosse curioso di saperne di piu’, provo a fare uno spiegone alla fine del post, non sopporto lasciare le curiosita’ a meta’.
Ma Tumblr permette tutto questo?
La risposta e’ SI’, non sto facendo il pirata, ciulando accessi o violando le regole. Per chi volesse saperne di piu’, puo’ leggere la documentazione disponibile su questo link: https://github.com/tumblr/docs
Potrebbe un domani Tumblr non permettere piu’ tutto questo?
Assolutamente si’. Nell’informatica, come nell’amore e nella vita, nulla e’ eterno, e Tumblr detiene la proprieta’ del servizio, e fa come glie pare. Se dovessero chiudere gli accessi a terzi, o limitarne l’uso al punto tale da rendere la app inutilizzabile, non potremo fare altro che farcene una ragione e andare avanti con le nostre vite.
Potro’ fare tutto quello che faccio adesso con la nuova app?
Ahime’ NO. Attualmente, tutte le chat, quelle private e quelle di “nuovo tipo” non saranno disponibili, cosi’ come le risposte ai post.
Su quest’ultimo punto non mi arrendo, la mia intenzione e’ di andare da Engineering (si’, non esiste solo il blog di Staff su Tumblr, ma anche quello di Engineering) e provare ad avere almeno la funzionalita’ di risposta al post. Ma non posso farlo senza avere nulla in mano, quando ci sara’ una app funzionante con un parco utenti consistente allora potremo andare a bussare e sperare di avere udienza. Allo stato dell’arte, ovvero solo con un progetto e un po’ di codice vomitato in un repository, sarebbe un “va a cagher” garantito.
Dove invece potremo fare di piu’ di quello che fa la app di Tumblr oggi e’ sulla composizione dei post, e sulla gestione dei follower e della dashboard, almeno come punto di partenza.
Funzionera’ su tutti i cellulari?
Ahime’ NO, per ora la piattaforma supportata e’ solo Android. Supportare iOS (a.k.a. iPhone) e’ un problema per due motivi: servono sviluppatori iOS (e questo sarebbe anche risolvibile, se qualcuno si offrisse volontario), e per poter sviluppare una app si paga una quota annuale di $99 dollari (ringrazio tantissimo @scottxlii​ per lo spiegone, non so nulla di iOS). Come ho gia’ detto, questa app sara’ open, senza pubblicita’ o robe simili, e non percependo introiti e’ un casino sostenere la quota di gestione. Non e’ tanto per i $99 dollari in se’, quelli ce li avrei messi io senza problemi, ma pagarli ogni anno anche no. Speriamo che in futuro la Apple cambi idea su questo punto, e promuova app completamente aperte.
Posso aiutare con i test?
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Si’, vi prego, e’ l’aiuto piu’ forte che potrete dare su questo progetto. Spero che la faccia di Thor abbia reso almeno la meta’ della gioia che mi darete aiutandomi con i test. Ovviamente, appena avro’ qualcosa di testabile, vi daro’ istruzioni su come procedere. Tranquilli, non potrete cancellarvi il blog! 😅
La app e’ nativa o si basa su qualche tipo di framework?
La app e’ nativa, solo Java e Android API, e fondamentalmente per tre motivi: uno di onesta’ intellettuale, non conosco alcun framework per Android, il secondo e’ che vorrei riuscire ad includere quanti piu’ developer possibili su questo progetto, e il terzo e’ che sono un programmatore vecchio stampo, nato ad interrupt, registri e madonne, e gia’ Javascript mi mette l’orticaria, figuriamoci i framework! Battute a parte, chi ha le conoscenze e vorra’ metterci qualcosa “on top”, ripeto, il codice sara’ disponibile per tutti, quindi ben vengano le innovazioni!
Non so ancora se riusciro’ a farla “collaborare” con la app attuale, li’ gli aspetti tecnici sono ancora fumosi. Ma e’ comunque un punto lontano per ora.
Cosa mi serve sapere/avere per collaborare nella scrittura del codice?
Una copia di Android Studio, scaricabile gratuitamente da Google, un account su Github, anche questo gratuito, conoscenza di Java e Git. Sono disponibile sempre per dare documentazione o aiutare a capire alcuni aspetti, adoro lavorare con gli altri, se la voglia c’e’, ci divertiremo.
Come fa a funzionare tutto cio’?
Ok, questa e’ l’ultima domanda, e provo a chiarire un po’ le idee.
Posso capire benissimo che, per chi vede uno schermo con dei contenuti, non e’ automatico realizzare che quello che si vede non e’ li’ di fronte a voi, o nella memoria del vostro PC/dispositivo. Tutte le vostre emozioni, le vostre foto, i meme su Salvini, i vaffanculo alla societa’ e all’ansia sono depositati in un posto in culo al mondo, in uno stanzone pieno di macchine, pieno di luci, senza schermi, con un rumore cosi’ costante che dopo un’ora di permanenza ne uscireste tutti rincoglioniti (e ne so qualcosa). Quello che viene memorizzato su questi bestioni e’ una informazione grezza, smembrata nelle sue componenti di colore, tipo di carattere, fotografie, audio, video, GIF e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
Quello che fa la app che avete sul vostro dispositivo e’ collegarsi a questi computer, accedere ai dati grezzi del vostro blog, e “disegnarli” sul vostro dispositivo, ovvero comporli in una sequenza e con una grafica che vi permettono di leggerne i contenuti in modo facile. La app che ho in mente di sviluppare fara’ lo stesso tipo di lavoro, sperando di farlo meglio.
Un po’ come quando visitate un sito tramite il vostro browser preferito: ecco, io non sto rifacendo Internet, solo un nuovo Chrome (perdonatemi l’abuso di metafora).
Per ora non posso fare altro che ringraziarvi di cuore. Appena sforniamo il nome, vi girero’ tutti i riferimenti. Nel frattempo, provo a portare il codice almeno in uno stato presentabile.
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pangeanews · 5 years ago
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E chi ci credeva che Tom Waits sarebbe arrivato a 70 anni? Ritratto di un maledetto che è diventato icona vivente
Non tutti negli anni ’70 avrebbero scommesso che Tom Waits sarebbe arrivato a 70 anni. Del resto non l’avrebbero detto neanche del suo grande amico cattivo, Keith Richards. Qualcuno, di quella generazione di artisti maledetti, ce l’ha fatta alla fine a vedersi da vecchio, mezzo secolo dopo. Ma se per il chitarrista degli Stones bisogna invocare qualche miracolo biologico, va detto che quello del cantautore americano è stato sempre e solo un bellissimo personaggio, uno splendido cartoon.
*
La cicca incollata alle labbra, la camicia fuori dai pantaloni sgualciti, lo sguardo torvo di chi ha fatto le ore piccole e dormito poco, l’andatura claudicante e la gestualità della marionetta tenuta in piedi dal nodo allentato della cravatta al collo. E ancora quel cappello in bilico sul ciuffo ribelle, il mento caprino ad affilare ancor più il muso, la voce sempre più scartavetrata di disco in disco: Waits ha perennemente recitato, consegnandoci una maschera su cui fantasticare. Prova ne è il crescendo registrato dalla parallela attività di attore, che oggi lo impegna molto più della musica. Una lunga serie di cammei in film partiti con le migliori intenzioni, a fianco di grandi nomi – Jarmusch e i Coen, Stallone e Redford, Nicholson e Benigni – e finiti spesso e immeritatamente in flop al botteghino. Con prestigiose eccezioni: il cult movie Daubailò, il corale America Oggi, il Dracula di Coppola, fino alla Ballata di Buster Scruggs. Le parti sono diventate via via più consistenti. Prova ulteriore della finzione artistica il fatto che, poco più che 30enne, si sia accasato mollando Rickie Lee Jones e l’appartamento al Tropicana Hotel di Los Angeles, dove componeva col pianoforte piazzato in cucina, cominciando a figliare con quella che ancora oggi è sua moglie e musa: Kathleen Brennan, a cui è rimasto fedelmente accanto, coinvolgendola sempre più nelle sue produzioni e allestendo una sorta di impresa musicale familiare composta da amici e parenti stretti (pure lo storico contrabbassista Greg Cohen è diventato suo cognato sposando la sorella).
* Certo agli inizi di birre e sigarette ne ha consumate parecchie, specie sul palco, quando ancora si poteva fumare al chiuso. Ma non è andato molto più in la, e non per molto tempo. Quella vita disgraziata da nottambulo tormentato l’avrà realmente fatta solo per qualche anno. Proprio come certi attori, seguaci di Stanislavskij, che sperimentano personalmente ruoli e situazioni nella vita reale, rubare espressioni e dettagli dalla quotidianità altrui, per calarsi poi con maggiore verità nei panni da interpretare. L’aver più volte dichiarato d’aver chiuso con alcol e tabacco non ha però permesso alla voce di schiarirsi, anzi ha misteriosamente proseguito la sua discesa all’Ade diventando anch’essa cartoonistica, grottesca ed esasperata come il burattino da cui esce, precipitando in un abisso infernale di ruggine e catrame. La trasformazione di tono e registro è quasi incredibile, specie nei primi lp dove, da un anno all’altro, si stenta a credere che si tratti dello stesso cantante.
* Waits ha dato una new coat of paint alla poetica urbana, alimentando e ridipingendo con le sue storie e le sue musiche una nuova mitologia metropolitana cominciata all’inizio del XX secolo, incarnando scenicamente una dimensione esistenziale: quel mondo nascosto, sottoterra, in cui però – in una società ormai totalmente alienante – è possibile ancora scovare un ultimo brandello di umanità, il fuoco fatuo della poesia, innamorarsi. Già il titolo Closing Time, paradossale per un disco d’esordio, è emblematico dello sguardo rivolto fin dall’inizio all’indietro, a un universo in bianco e nero, e culturalmente contro le mode del momento. Uno stile evocativo di un’epoca intera, dei cui elementi si è riappropriato in maniera autonoma, rielaborandoli e riattualizzandoli in una produzione originale e inimitabile. Più che Conte, a cui è stato associato, in Italia fu Buscaglione l’artefice di un’operazione simile.
*
Ma se la vita è fatta di incontri, per imbattersi nel fantasma del sabato sera, bisogna incontrare a un certo punto qualcuno che metta un suo cd: Waits non può rappresentare il punto di partenza di un libero ascolto musicale, ma solo un punto di arrivo di una fitta rete di riferimenti culturali che si rimandano tra loro spaziando da Armstrong al mariachi, da Sinatra all’heavy metal, da Bukowsky al valzer: una coreografia di generi e arrangiamenti esplosa con Swordfishtrombone, tutti messi di fronte allo specchio distorcente dell’estro dell’autore, unico collante a tenere insieme brani e album: le rauche e inconfondibili corde vocali, capaci di amalgamarli in un calderone ribollente. A conferma dell’insopprimibile dimensione teatrale dell’opera di Waits, il micidiale trittico di album degli anni ’80 doveva chiudersi proprio con una messinscena, Frank’s Wild Years: un musical stile Broadway, non un concerto solitario nei pub, in cui agli inizi – lo si vede in vari video su Youtube – si faticava a distinguerlo da un avventore. Finirà per diventare la più grossa delusione della sua carriera, per le difficoltà soprattutto economiche di realizzazione. Se ne ricaverà quello che è tutt’oggi l’unico dvd live, Big Time: la Grande Occasione, sfuggita a lui stesso come ai suoi protagonisti. In quel caso sì, la realtà s’affiancò davvero alla fantasia di Waits-Frank, perdente e romantico, che d’ora in poi sarebbe andato ufficialmente in scena come rappresentazione, su un palco con quinte e proscenio, non confuso tra i tavolini di un night club tra 9th e Hennepin.
* Via coppola e cravatta, largo a borsalino e ombrello. Del vecchio look restano giacca, scarpe a punta e una mosca sotto il labbro. Cambiano anche i testi: la celebrazione della fuga alla Kerouac, della vita di strada alla ricerca del sogno a stelle e strisce, cede il posto al ritorno a casa. Il rain dog riscopre il calore del focolare domestico in pezzi da brivido come Train song e House where nobody lives. Il pessimismo si dilata, dai reietti e vagabondi delle città americane diventa universale: lo sguardo malinconico e rassegnato di Waits si estende all’umanità, soprattutto nei lavori recenti: God’s away for business e Misery’s the river of the world sono titoli parlano da soli. Diventa addirittura politico, nella stessa direzione dell’altro suo grande amico, quello buono, Bruce Springsteen: ne sono esempi Day after tomorrow, Road to peace, l’anno scorso perfino Bella Ciao.
*
Waits ha stravolto l’immagine del pianista ubriaco, avvolto in una nuvola di fumo ed eccentricamente retrò in cui, lamentava, l’aveva impagliato la Asylum (che, pur negandogli sperimentazioni e contaminazioni nel sound, ebbe almeno il merito d’aver creduto ciecamente in lui per un decennio nonostante le scarse vendite) modificandola in una ancora più estrema e favolistica: il burattinaio infernale che tira i fili di quella fauna underground di cui lui stesso faceva parte, il diavolo folle di quel sottobosco di citazioni letterarie, teatrali e cinematografiche, riorchestrate dalla sua bacchetta magica. La mutazione ha contagiato anche la casa discografica, con il passaggio a cavallo del millennio dalla faraonica Island alla minuscola ANTI-Records (altro nome che dice tutto): etichetta indipendente dal catalogo punk che nel 2002 assecondò la stravagante anti-commercialità di Waits facendo uscire contemporaneamente sul mercato due cd separatamente (le sound track Blood Money e Alice per altrettanti spettacoli firmati Bob Wilson); salvo, 4 anni più tardi, pubblicarne uno triplo, di canzoni rimaste orfane nella lunga trasformazione del mulo in centauro. A ormai 9 anni dall’ultima fatica, Bad as me, (e ancor più dall’ultimo tour) la metamorfosi di un artista assoluto in icona vivente, simbolo di creatività, può dirsi conclusa. Forse.
Giuseppe Gaetano
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themetamorosnsquadtwins · 6 years ago
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Bello Come Il Sole
PROMPT:  Ehyyy, parlando di crack (ma ao, lasciatemi shippare quello che voglio), why don't you write a short headcanon sui rinandrea che vengono scoperti dal Meta nazionale? Ilysm.  una canon ff sarebbe magnifica! Proprio la reazione di un fratello ad una cosa così inaspettata❤️
Buonasera, siamo Milena e Asia e sì, questa volta si fa in due perché ci stavamo contendendo il prompt quindi perché non insieme? Comunque noi li chiamiamo Rindrea, secondo voi quale è il più karino? Vb comunque... Rindrea + MetaMoro che non fa mai male. Here we go!
Siamo nella sera post ultimo concerto, tutti sono felici e soddisfatti del loro lavoro nonostante la stanchezza che gli pesa addosso come un macigno: dopotutto sono mesi che vengono sballottati da una parte all’altra d’Italia su macchine, treni e aerei case libri auto fogli di giornale e poco ci manca che il sonno non sappiano nemmeno che forma abbia 
Come al solito Andrea fa il social della situa e quindi decide di aprire Instagram. Dopo aver sfogliato qualche storia in cui i fan l’hanno taggato-cosa che gli fa sempre piacere sopratutto quando allegano complimenti sul suo modo di cantare-decide di iniziare a instagrammare a manetta, roba che Chiara Ferragni levate proprio
Insomma è lì che fa il fescion bloggher quando di colpo, mentre è li seduto che caga il cazzo alla gente al tavolo che vorrebbe solo seppellirsi al vedersi puntare costantemente il telefono in faccia, due braccia lo avvolgono e qualcuno si preme contro di lui
Vede solo le sue braccia ancora leggermente abbronzate, l’orologio sulla mano destra e i due braccialetti uno rosso e uno nero sull’altro polso, e subito sorride, riconoscendolo al volo
Aziona la fotocamera interna, sorridendo quando si trova davanti l’immagine di Rinald abbracciato a lui, con i ricci tutti scompigliati, la leggera barba scura, la maglia rossa e la sciarpetta del cazzo che esattamente come il fratello si porta spesso al collo
Avvia un video in automatico, senza nemmeno pensarci, guardandolo dal telefono invece di voltarsi e sceglie di esprimere i suoi pensieri ad alta voce con un “Guardalo qua, bello come il sole” rivolto a lui che, di rimando, rimane immobile e sorride, accorgendosi solo quando gli zoomma sulla faccia di cosa esattamente Andrea stia facendo
“Ah è un video?” dice, alzando le sopracciglia -la natura con lui è stata magnanima, gliele ha date le sopracciglia, al contrario del fratello-e Andrea si ritrova ad annuire, ridendo “è un video Rino” conferma
Lo chiama Rino da... non sa nemmeno lui da quanto. All’inizio è sempre stato Rinald, ovviamente, ma poi il loro rapporto si era pian piano evoluto e, diventando amici, una sera da brillo gli aveva appioppato quel buffo soprannome che gli era rimasto poi addosso. Era la sera di Capodanno e, esattamente un anno dopo, sempre con i botti in sottofondo e le urla di auguri degli altri nelle orecchie, attutite solo dalla porta chiusa, si erano ritrovati a scambiarsi il loro primo bacio
Da lì le cose erano proseguite sempre per il meglio anche se avevano deciso, per la verità, di tenere il tutto il più segreto possibile: inizialmente perché non sapevano se fosse una cosa seria o no e poi, quando avevano capito effettivamente di piacersi e avevano iniziato ad esplorare l’idea di stare effettivamente insieme, non avevano effettivamente avuto il modo di parlarne seriamente dato quanto poco riuscivano a vedersi e così tra un impegno e l’altro il tempo era scivolato via ed erano rimasti a tenersi ancora quel segreto solo per loro.
Perciò eccoli qui, che ridono e scherzano-facendo storie su Instagram in cui Rinald fa movimenti ambigui con il bacino e parla di pantaloni-senza riuscire a trattenersi e sopratutto ignari degli occhi di Ermal che li sta osservando distrattamente.
Certo è che ignorano anche che il suo sguardo-per quanto stanco-non riesce a non farsi appena più attento non appena si rende conto che, finito il video, Rinald torna di nuovo ad abbracciare Andrea, posando il mento sulla sua spalla mentre indica qualcosa sul suo telefono. 
Gli fa piacere che siano amici, sicuramente, ma è strano che siano così... espansivi. Di solito certo, si abbracciano e si danno qualche pacca sulla spalla, ma non si attaccano l’uno all’altro in quel modo. Tuttavia, dà il beneficio del dubbio al loro comportamento a causa dell’alcol che hanno ingerito e quando vede che stanno guardando cose su Instagram torna a parlare con Marco
Di certo non sa che, mentre loro due discutono di un particolare accordo in una canzone, Andrea è in grave difficoltà: non solo Rinald non si è staccato ma anzi, si è ripremuto con il petto sulla sua schiena e le braccia attorno a lui in mezzo nanosecondo, ma adesso, con il viso vicino al suo, sta sussurrando piano al suo orecchio le peggio porcherie.
Eh già.
Con la voce appena più bassa, poco più che un mormorio, gli sta pian piano elencando tutti i suoi programmi per la serata comprensivi di ciò che vorrebbe fare con lui 
Gli sussurra che è bellissimo, che gli mancava, che non vedeva l’ora di vederlo, ma gli parla anche di come vorrebbe farlo alzare per piegarlo su quel tavolo in quel preciso istante, portando la sua mano tra le sue gambe per toccarlo mentre lo prende da dietro
E la verità è che Rinald non tralascia nemmeno un particolare: con la sua innata poker face e il sorriso stampato in viso gli sta per l’appunto dicendo, accarezzandogli il padiglione auricolare con il suo respiro caldo che lo fa rabbrividire, di come gli piacerebbe slacciargli i pantaloni e chinarsi sotto a quel tavolo per mettersi in ginocchio di fronte a lui e succhiarglielo, facendogli anche una descrizione piuttosto grafica e accurata dell’atto e particolarmente della sua lingua che gli scorre piano sulla punta del suo cazzo, già umida e arrossata
Andrea deglutisce a vuoto più di un paio di volte, sentendosi la gola riarsa come il deserto del Sahara a mezzogiorno in piena estate e il viso in fiamme
Lo sa che Rinald appare tranquillo e sereno agli occhi degli altri, ma sicuramente non c’è niente di tranquillo in quella cosa e sopratutto non nei suoi pantaloni che si stanno facendo decisamente un po’ troppo stretti considerando che sono ancora tutti insieme
Anche perché l’altro decide improvvisamente che è una buona idea posargli le labbra nello spazio appena dietro l’orecchio e poi mordergli, delicatamente, il lobo, cosa che lo fa sussultare così forte che più di una persona si volta a guardarlo 
“Marco!” dice, tirandosi su e scappando dalla presa di Rinald “vieni qui, ti faccio una storia su instagram” balbetta, in panico, il viso che sa essere decisamente troppo rosso
Ok che hanno bevuto e quindi sono tutti un po’ brilli ma uno, Rinald non ha davvero bevuto così tanto quindi lo sta palesemente facendo apposta e due, gli altri non sono così ubriachi da non poter notare niente
Ora, il fatto è che non ci sarebbe niente di male, in fondo, se lo notassero.
Nessuno l’aveva presa male quando avevano visto di sfuggita Ermal e Fabrizio tenersi per mano e sussurrarsi qualcosa a pochi centimetri di distanza. Erano affari loro, dopotutto, e quando dopo Lisbona Ermal aveva detto loro che lui e Fabrizio si stavano effettivamente frequentando la cosa non era stata né una sorpresa né accolta malamente, anzi. Erano tutti stati contenti e felici per loro, perché, come diceva lui stesso, erano proprio una bella coppia e, a voler ben guardare, Ermal sembrava più tranquillo e sereno da quando il romano era entrato nella sua vita
Sembrava...felice
E questo era tutto quello che a loro era bastato per sorridergli e dargli una pacca sulla spalla congratulandosi per la cosa.
Eppure, nonostante ciò, una parte totalmente irrazionale di lui era convinta che era meglio che nessuno a parte loro due venisse a saperlo.
Non temeva la reazione di Marco o Dino o Emiliano o Roberto in quel senso, eh, non pensava che si sarebbero mai scandalizzati per la cosa
Se doveva essere onesto l’unica persona che lo metteva in soggezione sulla questione era, in effetti, la più importante, ovvero Ermal.
Certo, loro due sono amici, ma sa anche che Ermal vuole un bene dell’anima al fratello e c’è una piccola parte del suo cervello che non smette di dirgli che rimarrebbe non arrabbiato ma in qualche modo deluso dal sapere che è proprio lui che Rinald sta frequentando. 
In fondo, lui è una persona totalmente...ordinaria, mentre Rinald è... eh.
E h.
Rinald è Rinald ed è totalmente meraviglioso e si meriterebbe di certo di meglio eppure, incredibilmente, ha scelto lui
E la cosa lo rende felice, certo, ma se Ermal non lo approvasse? Vero che non sono effettivamente affari suoi nel più proprio senso del termine ed è vero anche che in fondo Ermal gli vuole bene ma si sa, l’irrazionalità è una brutta bestia e lui ha l’irrazionale terrore che il sapere di quella relazione lo farebbe odiare dal maggiore dei Meta.
Non vuole rovinare le cose tra lui e Rinald, non vuole rovinare il rapporto con Ermal e non vuole nemmeno che la loro relazione sia un problema e metta discordia tra i due fratelli per cui no, meglio tacere.
Quindi si allontana da lui andando a instagrammare qualcun’altro per non essere indotto in tentazione da quel ragazzo bello, troppo bello, più del sole
Il suo ragazzo
Questa botta di culo avuta dalla vita ancora non se la spiega
Ermal nel mentre ha notato il buffo comportamento di Andrea: insomma, saltare su da una sedia in tutta fretta non è esattamente quello che farebbe una qualsiasi persona normale così dal nulla
L’ha osservato alzarsi, rosso in viso, quasi scappando verso Marco
Un’occhiata al fratello, che gli aveva sorriso più impenetrabile che mai, non era bastata a dirgli nulla anche se il leggero piegarsi all’insù dell’angolo delle sue labbra-che andava a comporre insieme al sopracciglio appena inarcato, al viso arrossato e agli occhi appena lucidi la sua solita espressione da “ho combinato una marachella oh oh” che aveva fin da bambino-gli aveva fatto intuire che qualcosa doveva aver fatto
Però anche se incuriosito lascia momentaneamente perdere anche perché, per il tempo in cui torna a guardare Andrea, l’altro sembra tornato tranquillo
E certo, grazie, Rinald non l’ha seguito per continuare a tormentarlo e quindi lui ha fortunatamente tirato un leggero sospiro di sollievo
Il problema però sorge esattamente un’oretta dopo quando, mentre la gente ormai se ne è quasi tutta andata e rimangono solo loro della band, Ermal e Pastorino, Rinald viene a posargli piano la mano sulla spalla, in un gesto che Andrea sa che significa “vieni con me” insieme a “t’ho preso topolino ora non mi sfuggi”
Con il tempo ha imparato a considerare Rinald una sorta di stregatto, sopratutto quando ghigna con quel modo tutto suo che non presuppone niente di buono.
“Vieni con me” gli sussurra all’orecchio
Andrea si guarda intorno, deglutendo appena
Gli altri si stanno tutti facendo i fatti loro: Ermal è uscito a fumare una sigaretta aka parlare al telefono con Fabrizio, Pastorino sta seduto al tavolo messaggiando, Emiliano sembra preso a far vedere qualcosa sul telefono a Roberto e Dino e Marco stanno amabilmente chiacchierando di qualcosa. Insomma, nessuno fa caso a loro per cui, dopo essersi morso il labbro, si alza lentamente dalla sedia e lo segue verso quella che, ha intuito, deve essere la loro destinazione: il bagno.
Quando Ermal rientra dalla sua pausa sigaretta c’è da dire che a onor del vero( e del realismo di questo racconto che di reale ha solo l’ignoranza dei video di Vigentini e Rinald)(asia si permette di dissentire) non si accorge immediatamente subito al volo nel preciso istante in cui si chiude la porta alle spalle (ci siamo capiti) che qualcosa non torna anche perché è ancora al telefono con Fabrizio che gli sta giusto dicendo che gli manca tanto e che non vede l’ora di vederlo
Solo che poi dai, anche al più coglione dei coglioni non è difficile notare che l’organico della sala è un pochino diminuito considerando che mancano due persone su sei. 
E lo nota mentre, tra le altre cose, si dirige al bagno perché insomma, anche Ermal Meta è umano e ha una vescica da svuotare anche se a lui non serve un catetere la sua prostata funziona benissimo grazie Fabrizio ha controllato a sufficienza 
Rimane perplesso del fatto che sia suo fratello che Andrea siano spariti nel nulla anche se dopo quel che ha visto quella sera è quantomeno sospetto che siano spariti insieme
Nello stesso momento
Proprio mentre lui era via
In un posto in cui, oltretutto, o si sono infilati sotto il tavolo come dei coglioni cosa che sono quindi non è una possibilità da scartare al 100/100 o sono, per forza di cose, andati in bagno
Due ragazzi che vanno in bagno insieme di soppiatto
I casi sono due: o Rinald è regredito alla fase in cui aveva paura del mostro dello sciacquone e si è fatto accompagnare al cesso tenendo la manina del suo corista-chitarrista-amico o qui gatta ci cova
Che poi che modo di dire del cazzo le gatte sono mammiferi non covano ma partoriscono e vb
Insomma, fatto sta che nemmeno attende la risposta al suo “Ma Rinald e Andrea?” lanciato a Marco mentre passa-che tanto sta in videochiamata con Anna quindi non lo cagherebbe di striscio comunque-e va dritto alla porta con su scritto “Toilette”
Vorrebbe dire di essere sorpreso, ma quando la apre non è minimamente scioccato di vedere suo fratello che preme Andrea contro al muro con foga, con le mani sui suoi fianchi e la bocca attaccata alla sua
E meno male che si è attaccato alla bocca e non al-
Ecco appunto, si sta mettendo in ginocchio. 
Meraviglioso
Che tempismo
Qualche secondo in meno e li avrebbe visti separarsi sobbalzando da un bacio
Qualche secondo in più e avrebbe avuto la ben più traumatica visione del cazzo di Vigentini nella bocca di suo fratello
Invece così può godersi la faccia scioccata di Andrea che, aprendo gli occhi per guardare Rinald che si mette di fronte a lui ma di poco più giù-quanto è ironico che quel bridge lo lasci ormai cantare sempre a lui (con grande approvazione di Milena che adora Rien Ne Va Plus più della sua stessa vita anche se ci vuole davvero poco per questo)-affondandogli le dita tra i ricci scuri, si ritrovi invece a guardare lui che, sulla porta, li guarda in attesa che si accorgano della sua presenza.
Guardare il colorito di Andrea passare da un rosso appena accennato a quello che si potrebbe definire addirittura papabile per un semaforo o per un giubbotto catarifrangente è forse una delle cose più belle a cui abbia mai assistito in vita sua
Non si stupirebbe di vedergli esplodere la testa per il calore come in un cartone animato onestamente
Cosa ancora migliore: Andrea non riesce a emettere più di una sorta di acuto stridio che somiglia a una “E”, cioè l’iniziale del suo nome, a cui però poi si blocca, rimanendo con la bocca socchiusa e gli occhi così spalancati e sgranati che se solo annuisse potrebbero cascargli sul pavimento, senza fare altro suono
La cosa richiama l’attenzione di Rinald che, alzando la testa e notando la sua faccia, si volta in in tutta fretta e poi, alla vista del fratello, rimane immobile, congelato come una statuetta di sale, anche lui incapace di spiccicare parola e, incredibilmente, arrossisce a sua volta
Insomma, la cosa è così comica che per un secondo rimangono tutti e tre in silenzio a fissarsi, immobili, Rinald con ancora le mani sui pantaloni di Andrea, Andrea con probabilmente un embolo in corso e lo sguardo ancora fisso su Ermal e quest’ultimo appoggiato alla porta del bagno come se l’avesse appena effettivamente aperta
Poi, Rinald  si tira su alla velocità della luce- roba che Bolt levate proprio che je fai ombra-inciampando nei suoi stessi piedi e rischiando di dare una craniata in piena regola ad Andrea che, del canto suo, si è sporto appena in avanti, come a fare un passo verso Ermal, allungando una mano verso di lui
“Non è come sembra non ti arrabbiare!” “E’ esattamente come sembra ma posso spiegare!” esclamano all’unisono
Il risultato è che mezzo secondo dopo Ermal è letteralmente ripiegato su se stesso come un origami a causa delle risate, una mano sulla pancia e la schiena appoggiata allo stipite della porta, rosso in viso e con le lacrime che gli scorrono lungo le guance
Non è assolutamente arrabbiato, ovviamente, ma il panico nella voce di Andrea che ha affermato che non è come sembra-si certo e suo fratello cosa stava facendo, controllando che non avesse lo streptococco mettendosi poi ad allacciargli le scarpe?-e quello presente in quella di Rinald mentre affermava che sì, stava per fare un pompino ad Andrea ma “può spiegare”-spiegare cosa, che è gay?Ha fatto coming out a sedici anni santo cielo, oltretutto affermando che si poteva dire che oltre al cognome era l’amore per il cazzo ad accomunare lui Ermal e Sabina (tu che hai fatto questa battuta sai chi sei tvb)-gli causano un accesso di risate che non riesce a fermare
Si sente come probabilmente si è sentita sua madre la prima volta che l’ha beccato a farsi una sega sotto la doccia
Imbarazzato ma terribilmente divertito
Quando finalmente riesce a calmarsi, con la porta che ormai si è chiusa alle sue spalle impedendo ad altri di assistere alla cosa fortunatamente, si appoggia al legno della stessa, guardandoli entrambi
“Scusate” mormora, asciugandosi il viso con il palmo della mano “Le vostre facce erano troppo...” si interrompe, onde evitare di riscoppiare a ridere prima di incrociare le braccia al petto, fingendo una serietà che in realtà non ha addosso dato che sorride
“Da quanto va avanti questa storia?” chiede, leggero
Rinald e Andrea si scambiano un’occhiata
Andrea onestamente vorrebbe seppellirsi: non solo sono stati beccati in una situazione imbarazzante quanto compromettente ma, ovviamente, dato che la sfiga ci vede benissimo e prende pure la mira, a trovarli non è stato Marco o Dino, ma proprio Ermal, la persona di cui più temeva la reazione a quella scoperta 
Che va bene che via il dente via il dolore ma strapparsi direttamente tutta la dentatura di bocca senza preavviso non è proprio il massimo
Ermal però ha riso, cosa che lo ha lasciato abbastanza perplesso: guardandolo, poi, sembra abbastanza tranquillo e deve ammettere che anche Rinald, mentre lo guarda in cerca della sua approvazione per parlare, lo sembra
Per cui annuisce appena, mordicchiandosi il labbro e intrecciando le dita con le sue, stringendogli la mano in cerca di sostegno, che subito Rinald gli da mentre si volta verso il fratello
Ad Ermal non sfugge il gesto e, anche se ancora divertito, non può non essere intenerito, sopratutto perché nota quanto nervoso sembri essere il suo amico rispetto al fratello che, invece, per quanto imbarazzato per la figura di merda, è abbastanza calmo
Gli viene da sorridere perché anche lui quando l’hanno detto a sua madre aveva stretto la mano di Fabrizio in quel modo, in cerca di un appiglio e di una sicurezza che solo lui sapeva dargli 
Non ci vuole una scienza per capire che quei due sono cotti l’uno dell’altro, si vede perfettamente dallo sguardo che si scambiano 
E la cosa, per la verità, non può fargli che piacere: dopotutto è vero che da fratello migliore vorrebbe solo il meglio per Rinald, ma chi potrebbe trovare meglio di Andrea per lui?
Andrea che è tanto dolce e buono e simpatico e lui non può che approvare, in fondo, la scelta di entrambi, da amico e da fratello, ed essere felice per loro
Però, comunque, sta in silenzio e lascia che Rinald parli
“Da qualche mese” gli dice lui, leccandosi appena le labbra
Annuisce, dando prova di aver capito, guardandoli fisso per qualche istante
Andrea sta letteralmente panicando, si può benissimo vedere dal modo in cui annaspa appena e si aggrappa a Rinadl
Cazzo cazzo cazzo cazzo
Di tutte le persone, proprio Ermal. Che sfiga.
Ermal che non parla, rimanendo in silenzio e perfino Rinald, passato qualche secondo, irrigidisce appena le spalle
Certo lo sa che Ermal sa che è gay così come sa che non si sono mai intromessi l’uno nelle relazioni dell’altro ma, in quel caso, la tensione di Andrea contagia anche lui e il silenzio del fratello non lo sta aiutando
La verità è che ci tiene troppo, a lui
Tiene troppo a quello scricciolo tutto risate rumorose e occhioni da cucciolo e la sola idea che Ermal possa dire o fare anche solo vagamente qualcosa che gli faccia male lo mette in ansia
Dopotutto ecco, lui è innamorato di Andrea
Ma proprio innamorato perso
E Andrea ama lui e aveva intenzione di dirlo a Ermal, certo, non così, ma non si era mai posto un reale problema, procrastinando per mancanza di momento propizio o per pigrizia
O almeno così pensava perché si rende conto in quel momento che, in realtà, esattamente come Andrea anche una parte irrazionale di lui aveva temuto una reazione negativa, per quanto se così fosse insensata, da parte del fratello
E non è tanto per lui che ha paura quanto per Andrea che non vuole vedere deluso o ferito 
Ermal li lascia crogiolarsi nella tensione per qualche secondo prima di sciogliersi in un sorriso che gli fa immediatamente tirare un sospiro di sollievo 
Non appena Rinald si rilassa anche Andrea fa lo stesso, sopratutto perché Ermal sembra tutto meno che arrabbiato
“Beh...” dice solo, passando gli occhi da uno all’altro “Sono contento per voi” si risolve a dire, tirandosi su “Vi lascio alle vostre...attività” ghigna, aprendo la porta
“Ah e Rinald?” lo richiama “magari chiudi a chiave prima di andare avanti. Non si sa mai” dice, uscendo con una risatina
Lo scatto della serratura alle sue spalle lo fa solo sorridere ancora di più mentre scuote la testa, tornando dagli altri che lo guardano incuriositi anche se il cenno che fa che sembra dire lasciate stare capirete li fa ritornare subito alle loro attività
Così come, immagina, Rinald e Andrea siano tornati alle loro
Quando, una decina di minuti dopo, escono dal bagno mano nella mano, rilassati e sorridenti anche se appena intimiditi, tutti li guardano per un istante e poi, traendo le loro conclusioni, tornano sorridendo a farsi i cazzi propri
Tranne Ermal, che li segue con lo sguardo mentre, tranquilli e sereni, vanno a sedersi vicini.
Andrea  posa il viso sulla spalla di Rinald che sorride mentre, voltando il capo, gli posa un bacio tra i ricci chiari e, incrociando lo sguardo con quello del fratello, gli fa un leggero occhiolino che lui ricambia, come quando erano bambini
Sorride guardandoli accoccolarsi così, abbassando gli occhi sul telefono per rispondere a un messaggio di Fabrizio che gli chiede quando possono vedersi
C’è proprio da dirlo, però: insieme quei due sono davvero belli come il sole.
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pleaseanotherbook · 6 years ago
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Le ali sotto i piedi di Cesare Cremonini
Una canzone somiglia a un rebus. È una specie di tragitto invisibile e intricato da portare a termine. In certi casi è matematica e segue determinate leggi o convenzioni. In altri è soltanto magia, mistero, evocazione. È proprio come sbrogliare il nastro di una musicassetta che si è intrecciato in mille nodi e grovigli inestricabili. È necessario seguire il proprio istinto, ma allo stesso tempo bisogna applicare una logica ferrea.
Una canzone è come il relitto di una nave, tenuto nascosto dal mare per millenni. Portarlo in superficie, ripulirlo dalle incrostazioni che si sono formate e l’hanno ricoperto nel corso del tempo è il lavoro di un artista. Scrivere è questo.
“Le ali sotto i piedi” è l’autobiografia ironica e spensierata di Cesare Cremonini uscita in una nuova edizione per Mondadori. Quando ti offrono su un piatto d’argento qualcosa che ha a che fare con qualcuno che adori è inevitabile lasciarsi catturare solo dalle premesse ed immergersi in una storia che è capitata parallela alla tua.
Alzi la mano chi, da adolescente, non è mai stato costretto da un amico con la passione della musica ad ascoltare centinaia di volte un suo pezzo inedito o ad assistere a ogni sua esibizione pubblica: alla fine non c’era passaggio di accordi che non conosceste a memoria, imprevisto che non foste in grado di prevedere. E voi sempre lì, sotto il palco. Con uno sguardo complice rivolto all’insù e la convinzione che se lui ce l’avesse fatta, per un indefinibile riflesso, parte di quella vittoria sarebbe stata anche vostra. Cesare Cremonini, bolognese fino al midollo, è sempre stato “quello sul palco” sin da quando, undici anni e tanta voglia di libertà, era costretto a esibirsi al pianoforte di casa davanti agli amici dei genitori. In questo libro sincero, ironico e commovente, ci racconta il suo percorso, che ha il sapore di una piccola fiaba moderna, con tutte le sue magie. La scoperta della musica grazie a due miti baffuti – suor Ignazia e Freddie Mercury –, la nascita quasi miracolosa delle canzoni, la lotta per realizzare i propri sogni quando tutti spingono perché il ragazzo metta la testa a posto. E poi i momenti difficili, i guai, le sofferenze. Fino all’incontro importante, quello che darà una svolta alla storia. E il ragazzo bolognese, incredulo ma più determinato che mai, a soli diciannove anni si ritroverà a volare in vetta alle classifiche, con ai piedi le stesse ali che, in sella a una Vespa, lo continuano a portare sui colli della sua città.
La musica ha sempre avuto una parte molto importante nella mia vita, mi ha accompagnato nei momenti peggiori e mi ha rallegrato in quelli migliori. È una delle costanti che mi hanno permesso di superare cotte adolescenziali, di intrattenermi nei lunghissimi viaggi in macchina direzione Caserta per qualsiasi tipo di vacanza e di sottolineare i momenti più irrazionali. Da adolescente riempivo il diario di scuola con citazioni tratte dalle mie canzoni preferite, ne scrivevo i testi fino a impararne a memoria e le canzoni che ricordo di più sono naturalmente quelle imparate in quei pomeriggi assolatissimi passati a scorrazzare sulla bici o in giro per il paese con il lettore cd. Uno dei primi cd che ho acquistato è stato quello dei Lunapop che mi accompagna da tantissimo, io me lo ricordo quel Festivalbar del 2000 (ridateci il Festivalbar!) così puramente anni 90 vinto dalla band capitanata da Cremonini con Qualcosa di grande (potrei cantarla a memoria, of course). Cesare Cremonini è una di quelle cotte musicali che ancora conservo, tant’è che lo scorso 21 novembre sono andata a vederlo cantare dal vivo ed è stata un’emozione unica.
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Cremonini bolognese d’hoc è davvero un animale da palcoscenico, che buca il palco e arriva dritto al pubblico, suonando piano, chitarra, semplicemente cantando, semplicemente lui con i suoi difetti, con la z inesistente degli emiliani, la sua timidezza e la sua irruenza. In questa autobiografia il cantautore bolognese racconta i suoi primi passi per realizzare il suo sogno, vivere di musica. Un ragazzino esuberante, poco incline allo studio, cresciuto troppo in fretta, con un unico chiodo fisso. Fin dalla prima lezione di pianoforte Cremonini è fermamente convinto di che quella è la cosa che lo sostiene, che lo fa sentire vivo, che lo porterà a realizzarsi, nonostante avesse tutti contro. È uno tenace, che non si lascia scoraggiare dai rifiuti, che non smette di chiedere, di migliorare, anche quando Walter Mameli gli dice si vuole lavorare con lui. È uno umile Cremonini che fa sempre un passo indietro, che in fondo quando uno è un bravo ragazzo lo dimostra sempre, anche quando non sembra. Ed è questo in fondo che mi piace di Cremonini la sincerità dei suoi testi, il sound melodico, la sua spontaneità, il suo crederci sempre. Lui al pianoforte (lui al pianoforte in completo scuro nel video di Poetica è tanta roba). Lo sto ascoltando anche adesso mentre scrivo queste righe in un giro completo che a distanza di vent’anni mi tiene ancora compagnia.
 Il particolare da non dimenticare? Una vespa rossa (inevitabile, no?)…
 C’è sempre da ringraziare molte persone perché il successo di un artista non è mai solo il suo, perché puoi avere tanto talento ma non riuscire comunque a sfondare. Di Cremonini resterà sempre la spensieratezza, la passione e l’amore che prova per il suo lavoro. E tantissime canzoni bellissime.
Buona lettura guys!
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Ringrazio immensamente l’ufficio stampa di Mondadori per avermi regalato la bellissima opportunità di leggere questo libro in cambio della mia onesta opinione.
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the-world-of-joy · 3 years ago
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Una cosa che sanno in pochi è che mi piace scrivere, ma scrivere non testi immensi, scrivere quasi come se stessi scrivendo in un diario segreto, ma la particolarità è che o tengo quello che scrivo per me o lo invio a qualcuno, quasi come se fosse una dedica, solo che questa volta è diverso, solitamente dedico ciò che scrivo a persone per me speciali, ma oggi mi va di scrivere a tutti quelli che leggeranno ciò, dicendovi intanto come sto e inoltre vorrei parlarvi di quello che sto passando in questo periodo...
Voglio cominciare che molti di voi potranno pensare (non conoscendomi abbastanza) che sia una persona spensierata, tranquilla, con 0 problemi, in molti me l'hanno detto, ma voglio semplicemente dire che come ogni essere umano che sta in questa terra, abbiamo tutti dei problemi, io in primis.
Spesso sui social mostriamo il meglio di noi, facendo credere dall'altra parte che vada tutto bene, anche se in fondo vorremmo solo qualcuno perché ci sentiamo soli, oppure abbiamo poca autostima, abbiamo problemi con la famiglia, con gli amici e chi più ne ha più ne metta.
Come alcuni di voi avranno capito sono un'amante di tik tok ma in questo periodo pubblico pochi video 1. Perché i video che faccio dove mi vedo interamente non mi piacciono (ho un po' l'autostima a terra per ora) 2. Non ho abbastanza voglia per fare qualche video con il sorriso stampato in faccia (falso, falsissimo) 3. Perché le canzoni che per il momento riesco ad ascoltare sono davvero, ma davvero deprimenti ahah quindi meglio evitare..
Da una settimana piango spesso e non mi vergogno a dirlo, mi piace piangere, soprattutto ascoltando la musica perchè è un bel modo per riflettere, piangere a parer mio è uno dei migliori modi per sfogarsi, per liberarsi, per questo lo faccio spesso..
Forse dopo tutto ciò vi farete di me un'opinione diversa da quella da cui siete partiti, forse penserete che non sto molto bene, ma sappiamo tutti che sono periodi, io so che ognuno di voi non sta bene anche per una piccolezza, forse non ora, forse non domani, ma lo sarà, l'unica cosa è che io ora lo sto dando a vedere mentre voi no, con questo spero che il mio raccontino vi sia piaciuto.
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drclaudiosaracinodcsworld · 4 years ago
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🔴🇮🇹 LIBERTÀ CONSCIA O SUBCONSCIA ? la gente per il 90% e’ prigioniera, e’ triste, depressa, insoddisfatta, rabbiosa, risentita con se stessa e con gli altri, come le ero io quando ero uno studente lavoratore, senza una lira in tasca, in quel di a Modena! Oggi, non esiste la libertà Vera ma solo una libertà a parole, conscia, ma non la libertà Vera! Perché? Perché tutti siamo schiavi del tempo, della tv, dei social, dei poteri forti! E la chiamiamo libertà! Sei libero di fare ciò che desideri nel profondo della tua Anima?! No, vero? Finché non convinci il tuo subconsciente, non potrai mai dire di essere libero perché non lo sei e ti trovi nella prigione delle prigioni: la tua Mente! In quelle notti buie e vuote, in viale muratori 275, cullato dal Maurizio Costanzo show in tv, mi chiedevo se il mio destino era quello e se tutto fosse stato scritto e se non potessi farci nulla tranne accettarmi, come ripeteva spesso mia madre, mezza suora mancata! Non mi accettavo anzi quasi quasi mi disprezzavo ma guai se qualcuno lo avesse fatto al posto mio! Siamo un po’ tutti così ma poi ci incoraggiamo e buttiamo la palla avanti nell’attesa di offenderci o offendere di nuovo la vita! Perché ti racconto ciò? Per esserti d’ispirazione e la prima cosa è cambiare la tua vita per il bene tuo ed il bene dei tuoi cari, già cambiando parole, di come ti parli, di come ti guardi, di come ti immagini! Vedo tante persone, bambini adulti e anziani, parlare senza parlare, osservando solo i loro volti e i loro comportamenti e, pur bizzarro, sembra di vedere me da piccolo e giovane, vedo limiti, paure, timidezza, risentimenti, e chi più ne ha più ne metta! Un personaggio famoso, secoli fa, da disse: “non vedere ciò che dicono ma come si comportano per capire cosa vede il loro subcosciente” Già! Non perdere tempo per la tua Vera libertà a 360’, come ho fatto io, ed inizia anche partendo da video, da libri, da materiale mentale che ti può servire da ispirazione perché non è mai troppo tardi per cambiare! Io l’ho fatto partendo da un piccolo libro tascabile, regalato da mio fratello Alessandro, quando non ero un lettore, e grazie a Dio e alla mia mente e https://www.instagram.com/p/CMeK5xziZOz/?igshid=110m0e3px66z9
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ftwfreedom2020 · 5 years ago
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Opinioni (molto) impopolari
NOTA BENE per chi legge:
Se hai una mentalità chiusa, non accetti altre opinioni e/o pensi di iniziare a sbroccare, commentare in modo volgare e/o insultare e quant’altro, puoi benissimo ignorare il post e andare a leggere o guardare altro. Anche perché mi sembra inutile sprecare “fiato virtuale”, dal momento che tu non la penserai mai come me, e io non la penserò mai come te. Non trovi?
Ognuno di noi ha paura di qualcosa. Io ho paura della gente, se “paura” è il termine giusto.
In questi mesi, sono restata a casa, come tutti gli altri. Le differenze? Tutti lo facevano per rispettare le norme, lamentandosi di non poter uscire; io mi ero già “auto-esiliata”, ben prima di questo caos che, ad avviso mio e di altri, è in gran parte una farsa. Sì, ci sarà qualcosa di vero, ma è talmente esasperato, che mi chiedo: se arrivasse davvero qualcosa di peggiore? Se stesse per finire il mondo, staremmo tutti con il cellulare alla mano, per scattare l’ultima foto o fare l’ultimo video? Staremmo ore e ora davanti alla TV, guardando scemenze o guardando il telegiornale, consumandoci psicologicamente fino all’ultimo?
Io vedo tanta ipocrisia. Fino a quando non c’era questa cosidetta emergenza, il primo che incontravi per strada, o il primo a cui commentavi sui social, era pronto a sparare merda su di te o su chiunque. Adesso no, magicamente siamo tutti solidali... Che strano.
Eppure nessuno vede. Il 99% dell’umanità preferisce conformarsi, unirsi al gregge. Tutti parlano, nessuno agisce. E chi vuole agire, non può, perché non viene né ascoltato né preso in considerazione. Un solo uomo non può cambiare il mondo.
Ma epidemia a parte, sto parlando in generale.
Tutti che si lamentano per un motivo o per l’altro. Non c’è lavoro, o non si viene pagati bene. Non si riesce a sopravvivere. Come faccio a lavorare con i figli piccoli? Che governo..., la criminalità, le banche, la sanità. Chi più ne ha, più ne metta.
Quando qualcuno decide di fare qualcosa, ci riesce, ma a metà. Non si va avanti, non si porta avanti, ci si ammutolisce. Perché? “Perché NON voglio metterci la faccia”, “Perché non voglio altri casini”, “Perché perdo il lavoro”, “Perché questo e quest’altro”.
Così finisce in nulla, nessun cambiamento, nessuna rivoluzione. Stessa vita, stessi problemi, stesse lamentele.
Forse stiamo ancora troppo bene, per andare fino in fondo?
Ma quando staremo troppo male, potrebbe essere già molto peggio di ora...
Ma dove sono finite le rivoluzioni che hanno fatto la storia? I popoli che si univano, organizzavano rivolte, pacifiche o meno, e poi ottenevano risultati, arrivando ai loro obiettivi?
I problemi dell’umanità, ad oggi, sono l’ignoranza, la mente chiusa più di un bunker, fanatismo religioso (sì, c’è ancora, purtroppo), credenza assoluta in ciò che si vede e si sente (politica, notizie, ecc). Società puntata all’omologazione (in tutti i campi).
Manca proprio il pensiero. Il pensare con la propria testa. Ma i “cattolici”, hanno letto bene tutta la Bibbia? Sanno che è un libro storico? Non mettete nulla in discussione? Informatevi bene, poi ne riparliamo. Senza contare le atrocità commesse dalla Chiesa, senza contare che i soldi del Vaticano risolverebbero i problemi di mezzo mondo, a dir poco... E voi cosa fate? Gli date le offerte?! Ok, allora perché vi lamentate di non avere soldi? Fatevi delle domande.
Io non pretendo di sapere cosa c’è o chi c’è dopo la morte, né sono atea. Ho le mie idee, che non sono certo le favole che racconta la Chiesa per mantenere buono il gregge.
La gente guarda la TV e si beve tutto allegramente, come fosse oro colato.
Si è amici per modo di dire, non più veramente.
Si fuma (sigarette o altro), perché “fa figo”, perché “anche gli altri lo fanno”. Questa forse è l’unica trappola in cui sono caduta, in momenti meno lucidi di questo. E maledico il giorno in cui ho iniziato, ti porta via soldi che potresti impiegare per qualcos’altro, che magari vorresti, ma non puoi averlo.
E “vivere” senza stipendio è ancora peggio.
Se non ti conformi con nessuna ideologia, sei un pazzo o sei un povero deficiente. Non puoi avere idee tue. O meglio, le puoi avere, ma per vivere in mezzo agli altri, devi tenertele per te, sperando all’infinito di venire a conoscenza di qualcuno che la pensa come te, o simile.
Lo stesso discorso vale sia per le “amicizie” che per la famiglia.
Famiglia che ti educa in un certo modo - certo, c’è anche chi educa (magari involontariamente, non lo so) a una vita criminale.
Devi essere così, gentile, pacato e tutte le altre caratteristiche zuccherose. Non devi arrabbiarti. Non devi insultare. Devi studiare. “Devi” avere un/una fidanzato/a (implicito). Devi sposarti, o quantomeno convivere con lui/lei.
Ah, attenzione. Non puoi essere gay, né lesbica, né bisex, né trans, né quel cavolo che vuoi essere. Vuoi esserlo lo stesso? Ok, io non ti riconosco più. Non ti parlo più, non sei mio/a figlio/a. Questo nel “migliore” dei casi...
Per fortuna, non ho subito violenze né dai genitori né da altri, per questo tipo di vita. Ma comunque, non ho ancora potuto esprimermi sui miei reali interessi. Ancora non so cosa sono, “grazie” ai genitori.
Mio padre diceva “Se avessi un figlio gay, non lo riconoscerei, non ci parlerei più.”. Nel mentre, ero una adolescente che stava segretamente con una ragazza.
Ho avuto problemi psicologici, abbastanza gravi. E sono durati anni. Tuttora penso che non si siano risolti del tutto.
Mi sentivo in “dovere” di essere “normale”, di essere “etero”.
Mi sentivo in dovere di apparire carina e curata, con i capelli almeno abbastanza lunghi e lo smalto ecc, ecc...
Poi mi sono detta “no”, una prima volta. Forse sono bisex?, mi sono detta.
Dai discorsi che facevo con mia madre, mi sembrava chiaro che fosse di mentalità aperta. Ma cosa è successo, quando ho detto a lei e al suo nuovo compagno, che ero bisessuale?
Caos. Le loro risposte sono state sconcertanti. “No, non è possibile!” “O ti piace una o ti piace uno.” “Cosa vuol dire, che vai con tutti?!”
Ogni tentativo di far capire che non ero una puttana, è stato vano.
Ho rinunciato, tornando a fare l’etero. E collezionando delusioni e fallimenti.
Già da bambina, o adolescente, ricordo... Avrei voluto avere un corpo maschile. “Ovviamente”, non l’ho mai confidato a nessuno, fino ad ora. Per fortuna, qualche medico intelligente ti ascolta meglio che i genitori o altre persone...
Per farla breve, non ho mai capito da che parte ero, forse a causa dei miei.
Continuamente giudicata per i miei gusti, o comportamenti, o idee ed opinioni.
Probabilmente, col senno di poi, non avrei dovuto confidare nulla a loro. Forse avrei trovato la strada da me. Ma purtroppo, non è andata così.
E mi ritrovo a respingere qualsiasi tipo di contatto, sia con i miei, sia con altre persone.
Mi chiedo:
“Perché la gente fa figli? Per fargli vivere una vita che loro non hanno avuto? Per non essere soli quando saranno troppo vecchi?”
Ti “educano” in modo che tu sia conforme al resto del mondo. Non importa se giusto o sbagliato.
Forse, per un po’, ti sembrerà che loro ti facciano solo del bene.
Ma non è così. La dura verità è che nessuno fa “solo del bene”.
Perché vuoi un figlio? Per “addomesticarlo” come vuoi tu? Per vestirlo come vuoi tu? Per veder realizzate cose che tu non sei stato in grado di realizzare? Solo perché hai l’ormone della maternità?
Per poi lamentarti del suo carattere, idee, atteggiamento e un milione di altre cose.
La libertà non viene insegnata. Da nessuna parte. Non troverai questo insegnamento. La libertà ce l’hai “nel sangue” o non ce l’hai.
O sei una pecora o sei un lupo.
Se sei una pecora, è più probabile che tu trovi altre pecore.
Se sei un lupo, è molto meno probabile che trovi i tuoi simili.
E mi chiedo:
“Perché la gente va a convivere?”
Quando ci sono altissime probabilità che prima o poi si litiga, con più o meno frequenza, che ci si urla dietro, che non ci si sopporta, che ci si rompono le scatole anche solo in due sotto un tetto...
Non è vero che nessun uomo è un’isola. E’ la solita retorica della società.
Tutti siamo isole, e ciasciuno di noi decide che altra isola visitare.
Molti pensano che essere soli sia brutto, sia triste, o da sfigati.
Io no. La maggior parte delle volte in cui ero completamente sola... lì ero in pace.
Stare con gente che non apprezzi, che non ti apprezza (in segreto o meno), con cui esci solo per non stare solo, per andare in giro con qualcuno, per divertirti... ma non c’è una vera amicizia, non c’è un vero legame, una vera comprensione... Questo è da sfigati. Sei ugualmente da solo anche se sei in compagnia, solo che ti sembra che non è così. Siete voi i veri perdenti.
E lo dico a nome di tutti/e che sono come me, soli. Che magari si sentono meno degli altri per questo.
Non è vero, non credeteci. La società vuole essere un gruppo. Basta dare un’occhiata ai centri commerciali, o in spiaggia a luglio-agosto.
La gente cerca apposta altra gente, mette il suo cazzo di asciugamano vicino al tuo, così, perché le va di sentire chiacchiere, di vedere qualcuno. Potresti anche non essere tu, però. Chiunque va bene, basta che si siano altre persone e chiacchiarare di stronzate o origliare e giudicare tutto il tempo.
Sapete cosa? Lasciateli parlare. Lasciategli credere che siano migliori di voi. Ma sappiate che loro sono i perdenti, il cosidetto gregge che dicevo poco fa. E voi siete eroi, contro un mondo che ormai accetta solo l’omologazione, ovvero le pecore.
E non piangete per questi dementi. Né per qualcuno che vi ha abbandonato. Odiatelo, detestatelo. Ma non fatevi del male a causa di questo cretino. Amico/a, fidanzato/a, bulletto/a di turno, o chiunque altro.
Volete piangere per qualcosa che ne valga davvero la pena?
Piangete la morte di un animale, uno vostro, uno di altri, uno randagio, uno maltrattato o massacrato.
Gli animali sono i veri umani. Loro sono, e basta. Non fanno le cose per secondi fini. Non uccidono per motivazioni psicologiche e/o passionali, uccidono per mangiare o difendersi.
Piangete pure anche per le piante, se volete. Pure quelle sono migliori di noi “umani”.
Gli umani hanno creato la società, i soldi, il potere. Tutto ciò che c’è di maligno. Poche buone cose sono state fatte e da poche persone meritevoli del nome “umano”.
Purtroppo, la vita umana è più lunga di quella di un animale. Sarebbe bello, a volte, se fosse il contrario. - Una di 29 anni
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magicnightfall · 8 years ago
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(pt. II) WHY? - OH, ‘CAUSE SHE’S DEAD
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Non fiori ma opere di bene.
Saranno queste le disposizioni per il mio funerale.
(anche se, conoscendo la mia augusta persona, è forse più appropriato "non opere di bene ma fiori di zucca in pastella")
(con le alici e la mozzarella)
(toh, che rima ricercata)
Ma non solo fritture: alla mia funzione funebre - rigorosamente civile - vorrò anche un paio di maxischermi da stadio che per tutta la sua durata mandino in loop il video di "Look what you made me do".
Ora, sono consapevole che sia una richiesta un po' strana, visto che è esattamente questo video che mi ha mandato all'altro mondo. In effetti, dubito che sia d'uso comune mettere in mostra l'arma del delitto al funerale di qualcuno morto ammazzato con detta arma del delitto, ma queste sono le mie ultime volontà, quindi hop hop Gadget.
Perché questo video, se ancora non lo si è capito, mi ha stesa.
Perché questo video è p e r f e t t o.
(Joseph Khan dirigimi la vita)
È la quinta collaborazione tra Taylor e il regista Jospeh Khan, che ha già siglato quelle perle per Blank Space, Bad Blood, Wildest Dreams e Out Of The Woods.
Però Look What You Made Me Do è il non plus ultra, la summa di tutta la videografia di Taylor, perché penso che nessun altro video sarà in grado di superarlo (ma lo dicevo anche per Blank Space, e sappiamo tutti come è andata a finire...). Insomma, è la cosa migliore mai concepita da mente umana dopo il fritto misto di pesce.
Ma andiamo per ordine. Perché questo video è così grandioso? Perché è, intanto, la conferma di un paio di cose che è vero che sapevamo già, ma che forse abbiamo un po’ dimenticato, quindi fa bene rinfrescare la memoria:
1) che Taylor è perfettamente consapevole di ogni. singola. cosa. che viene detta o fatta nei riguardi della sua persona pubblica, e seppure noi fan siamo lestissimi a saltare sul nostro cavallo bianco lancia in resta per prendere le sue difese (il che è in ogni caso sacrosanto), le probabilità che Taylor abbia già pensato da sola a come contrattaccare sono altissime. E infatti... Probabilmente vivremmo tutti molto più scialli se semplicemente comprassimo un po' di popcorn e aspettassimo di vedere cosa ha in serbo Taylor, se il napalm o una bomba all'uranio impoverito;
2) che nessuno riesce a perculare Taylor Swift tanto quanto Taylor Swift percula Taylor Swift. Si è sempre messa in gioco e ha sempre dimostrato un'invidiabile autoironia, e l'autoironia è forse il meccanismo di difesa più efficace in un contesto come quello in cui vive e lavora lei, cioè sempre sotto l'occhio di tutti, in specie dei leoni da tastiera. Questo perché se siamo noi i primi a ridere di noi stessi per un certo qualcosa, quando poi saranno gli altri ad attaccarci su quella stessa cosa, quegli attacchi non avranno certo gli effetti di un uragano, quanto piuttosto di una brezza marina. Gli si toglie legittimazione, in buona sostanza. Taylor si prende in giro da una vita, e questo video ne è l'ennesima dimostrazione: ha asfaltato i suoi detrattori, e contemporaneamente ha spuntato loro le armi.
2.1) E, cosa ancora più fondamentale, questo video così brillante e autoironico è l'ulteriore prova che la vecchia Taylor in fondo in fondo non sia morta poi per davvero. Semplicemente, è morta soltanto la Taylor che incassava e incassava e incassava, così che dalle sue ceneri potesse nascere quella che invece grida "QUESTA È SPARTAAAA" e poi ti passa sopra col trattore.
Questo video, in ogni caso, è grandioso anche e soprattutto per la cura dei dettagli con cui è stato realizzato, perché nulla di quello che c'è è fine a se stesso, e si vede.
D'altronde, come lo stesso Khan ha spiegato su Twitter, hanno cominciato a lavorare al video in gennaio, e la post-produzione è durata fino alla mattina stessa del rilascio: va da sé che, con dietro un lavoro del genere, non poteva che uscirne qualcosa che avrebbe fatto vacillare la mente.
Si può dire che questo video sia la versione incarognita di Blank Space, che a sua volta era un po' la versione incarognita di Shake It Off. Il messaggio è fondamentalmente lo stesso per tutti e tre, cioè "annatevene a morì ammazzati tutti quanti", solo che Shake It Off lo fa veicola in maniera giocosa, mentre Blank Space in maniera ironica. Look What You Made Me Do invece lo fa come Attila faceva le cose a suo tempo: cioè non facendo più crescere l'erba dovunque fosse passato.
Ora, è vero che I'm late for the party e questo video è stato già sviscerato in lungo e in largo e Roberto Giacobbo ha già in mente di farci uno speciale di Voyager di tredici ore per determinare se e in che modo c’entrano i templari, quindi probabilmente non ci troverete nulla di nuovo ma io 'ste cose ve lo dico lo stesso perché sennò qua che ci sto a fare?
(in ogni caso ho provato a dare per ogni punto l’interpretazione più personale possibile)
- Il video si apre con una panoramica dall’alto di un cimitero, dove notiamo già il primo tocco di macabra classe: le lapidi formano la sigla TS; - Taylor ora è uno zombie. La vecchia Taylor è morta, e al suo posto è risorta una versione riveduta, decomposta e corretta (quella di cui sopra, che vi passa sopra col trattore). E indossa il vestito che indossava nel video di Out Of The Woods. Quindi si può dire che non era “fuori pericolo” manco per il cazzo; - In una delle lapidi è inciso il nome “Nils Sjöberg”, lo pseudonimo sotto il quale Taylor ha scritto This Is What You Came For, di Calvin Harris (suo ex) e Rihanna; - Zombie Taylor seppellisce la vecchia Taylor, in particolare mette una pietra sopra (o, per meglio dire, la terra) sulla Taylor del 2014 (anno di uscita di 1989), come si evince dall’abito - quello del Met Gala - che indossa; - Taylor, e qua Zio Paperone può soltanto inchinarsi, è immersa in una vasca da bagno piena di gioielli e di preziosi. Nel discorso introduttivo a Blank Space durante l’esibizione al Grammy Museum, Taylor ha concluso scherzando sul fatto che probabilmente i media se la immaginano, al termine delle sue relazioni, mentre si dispera “in una vasca da bagno di marmo circondata da perle”; - Tra i gioielli spicca un’unica banconota, da un dollaro. Il video è stato girato a maggio, ma la post-produzione è durata fino all’ultimo secondo. È ragionevole pensare che possa comunque essere un riferimento al simbolico dollaro di risarcimento chiesto nella causa contro David Mueller (di cui potete leggere qui), nonostante si sia svolta in agosto: potrebbe essere agilmente stata aggiunta in seguito con la CGI. O magari sono state semplicemente girate due versioni della scena, col dollaro e senza, a seconda di quale sarebbe stato l’esito del processo che all’epoca delle riprese non era ancora iniziato; - Peraltro, trovo che la banconota sia visivamente molto significativa, e rafforza ancora di più la sua presa di posizione sul diritto delle donne di scegliere cosa sia, nei confronti del proprio corpo, lecito o no: poiché anche in occasione del processo c’è chi ha suggerito che stesse comunque agendo per fama e per soldi (e non per mandare un messaggio), quella banconota solitaria in mezzo a ottocentomiliardi di dollari in gioielli grida a pieni polmoni che “ehi, guardate che Taylor i soldi li caga, non ha certo bisogno di racimolare qualche milione in più per mezzo delle aule di tribunale”;
- Di nuovo nella sequenza della vasca, nel riflesso dello specchio si può notare una Taylor che, sempre immersa nei gioielli, applaude (il che è un po’ inquietante dato che la Taylor in primo piano non sta facendo lo stesso gesto);
- Serpenti, serpenti ovunque, serpenti che addirittura servono il tè, dove il sorseggiare il tè ormai è diventato meme per indicare qualcuno che se la gode mentre si prende la sua rivincita. Un’immagine altrettanto efficace sarebbe stata Taylor che suona la cetra mentre guarda Roma (o, in questo caso, il mondo), bruciare per opera sua; - “Et tu Brute” (“Anche tu, Bruto”) è la scritta incisa sul bracciolo. Quando pensiamo alla morte di Cesare, pensiamo subito alla frase “Tu quoque Brute, fili mi” (“Anche tu, Bruto, figlio mio”), che è la traduzione latina di quanto riportato dal greco Cassio Dione. Queste che invece troviamo nel video sono le parole che William Shakespeare fa pronunciare al dittatore nell’atto III, scena 2 del Giulio Cesare, comunque sempre rivolto al figlio adottivo che lo andava a pugnalare insieme agli altri cospiratori. Ma Dione o Shakespeare che sia, in ogni caso la sostanza non cambia: Cesare è lo stesso morto ammazzato, pugnalato alle spalle dalle persone delle quali si fidava; - Una Maserati si schianta contro un palo, Taylor - con un Grammy in mano - si prende un colpo di frusta che lèvate, roba da codice giallo al pronto soccorso, e i paparazzi accorrono. Ora, la Maserati fa subito pensare a Red (“Loving him was like driving a new Maserati down a dead end street”), e ci sta. Ho letto in effetti che molti hanno visto in quella strada proprio la strada senza uscita di Red. Sebbene sia d’accordo con loro che il riferimento sia proprio a quella canzone, in realtà mi sento di dissentire sul vicolo cieco: non è evidentemente una strada senza uscita, è semplicemente lei che è una pippa a guidare. Credo quindi che la “dead end street” non sia da interpretare in senso letterale ma metaforico, e in questa interpretazione ci aiutano i paparazzi che si precipitano a fotografare i rottami dell’auto. I media, infatti, attendono di banchettare su ogni suo passo falso vero o presunto (l’incidente) fregandosene altamente quello che per un cantante dovrebbe contare più di ogni altra cosa, la musica e i riconoscimenti che ne derivano (il Grammy). Quindi “senza uscita” nel senso che “non se ne esce, è un circolo vizioso”: per quanti sforzi lei faccia, per quanta cura metta nella sua arte, i media saranno sempre e comunque interessati solo al gossip;
- Avrebbe senso anche un’altra interpretazione, che è coerente con quanto detto prima e dirò appena dopo riguardo ai soldi: che in realtà lo schianto vorrebbe significare che tutto quello che fa, Taylor lo fa per far parlare di sé, e quindi l’incidente era stato già ampiamente programmato;  - La rapina in banca e l’incursione stile Harley Quinn de noantri negli uffici di un servizio di streaming mi fanno pensare al fatto che la dipingono come una persona avida, interessata solo al denaro. Quando decise di togliere la sua musica da Spotify l’hanno subito accusata di averlo fatto perché non la pagavano abbastanza. In realtà, lei voleva che venissero pagati gli artisti minori (aggiornamento: ora Taylor è di nuovo su Spotify, perché guess what, Spotify ha cambiato le condizioni contrattuali); - L’esercito di manichini top model sono un palese riferimento ad un’altra critica che va per la maggiore, cioè che Taylor si circonda soltanto di amiche belle e magre e bianche, dando così un’immagine negativa e un cattivo esempio, perché evidentemente se sei magro sei per forza anoressico e se hai amiche caucasiche sei evidentemente razzista; - I ballerini sono otto, uno per ogni suo ex. - Indossano un crop top con su scritto “I ❤TS”, perché Tom Hiddleston una volta per gioco ha avuto l’ardire di indossare una maglietta “I ❤TS” e le sue fan si sono offese mortalmente e ne hanno fatto un caso internazionale roba che c’è stato molto meno casino quando Hitler ha invaso la Polonia; - E adesso viene veramente il bello (le cose di prima erano solo un assaggio), ciò che ieri mattina alle sette e mezzo mi ha fatto urlare IO LA VENERO: le Taylor delle epoche precedenti. C’è quella del Fearless Tour, quella del Red Tour, quelle dei video di WANEGBT, You Belong With Me, 22, Shake It Off, I Knew You Were Trouble e di determinate esibizioni ed eventi pubblici. Basta strizzare gli occhi e rinunciare a qualche diottria che in quella piramide umana si vede e si riconosce di tutto; - E sono tutte torreggiate dalla nuova Taylor che, visto che ormai è considerata come progenie del Demonio quindi che sarà mai un omicidio di massa, pensa bene di scalciarle via mandandole incontro alla morte; - E adesso l’altra cosa che mi ha fatto urlare IO LA VENERO alle sette e mezzo della mattina: le Taylor delle epoche precedenti e di quelle attuali (quindici in tutto, una per ogni traccia di reputation) CHE BATTIBECCANO UTILIZZANDO GLI INSULTI CHE HANNO RIVOLTO A LEI IN TUTTI E DIECI GLI ANNI DI CARRIERA. Questi ultimi trenta secondi di video sono una vera perla.   Così, abbiamo Zombie Taylor che se la prende con You Belong With Me Taylor per la sua faccia sorpresa, 
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Shake It Off Taylor rincara la dose dicendo che in effetti non può essere così sorpresa tutto il tempo, 
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Snake Taylor sibila e si becca un “bitch” da parte della Taylor che finalmente ha imparato a ballare, ma Zombie Taylor si picca perché non vuole essere chiamata in quel modo, 
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Fearless Taylor sfoggia quindi un accento da contadina del sud degli Stati Uniti e Red Tour Taylor le dice che è falsa, 
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Biker Taylor si lamenta che adesso farà di nuovo la vittima, 
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(per dire, l’autoironia che vi dicevo sopra: ora che Taylor si è appropriata di questa storia del fare la vittima, quanto mai potrà valere adesso un insulto del genere? Spoiler: zero. Tra l’altro, il discorso era venuto fuori anche all’uscita di questo singolo, e quindi il video conferma che Taylor - come Cersei Lannister - era già, ed è sempre, un passo avanti a tutti)
Met Gala Taylor, che sembra uscita da una casetta di pan di zenzero, guarda sconvolta Leopard Taylor (che detta così sembra un sistema operativo Apple) mentre scatta foto e acquisisce delle prove (che provvederà poi a modificare in modo opportuno) per smerdare la gente, 
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ed infine 2009 VMAs Taylor chiede di essere esclusa da questa “narrativa” di insulti vari, per venire brutalmente zittita da tutte le altre (perché nessuno ha mai acconsentito a non cagarle più il cactus con quei due rigurgiti di succhi gastrici che sono Kim Kardashian e Kanye West).
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E proprio in questi ultimi trenta secondi si concentrano i riferimenti a quell’epidemia di colera che sono Kim Kardashian e Kanye West, ovvero i due che hanno dato inizio a tutto, disintegrando la reputazione di Taylor. E allora abbiamo Zombie Taylor non vuole essere chiamata “bitch” perché è così che West apostrofa Taylor nella sua canzone Famous, senza mai aver avuto il consenso per farlo da parte della diretta interessata (che aveva sì approvato il testo, ma senza sapere che si sarebbe riferito a lei in quei termini). La Leopard Taylor che invece scatta le foto che poi modificherà come le farà più comodo fanno pensare alla telefonata tra West e Taylor (e registrata dalla Kardashian senza il consenso di lei) in cui si voleva far credere che in realtà Taylor fosse al corrente di tutto, salvo poi scoprire che la registrazione era stata tagliata e aggiustata in modo che raccontasse la storia che volevano loro. Infine, il cerchio si chiude con 2009 VMAs Taylor, che è quella che stata interrotta da West sul palco la momento della premiazione per miglior video, la quale chiede di essere lasciata fuori da questa storia, così riferendosi al post su Instagram dell’anno scorso in cui chiedeva la stessa cosa.
Eeeeeee siamo arrivati alla fine. Mamma mia che fatica, oh, ma chi me l’ha fatto fare di essere fan di Taylor Swift? Comincio pure ad avere una certa età, non posso più stare su fino all’una a scrivere roba come una forsennata. Giuro che, se tutti i video di questa nuova era saranno così dettagliati e complessi, io mollo tutto e divento fan di Toto Cutugno. (a questo link la parte I del post, quella sull’uscita del singolo)
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champagneandorgasms-blog · 8 years ago
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Discoteche Roma
Discoteche Roma oggi? Difficile scegliere fra le varie discoteche Roma quando leggi di serate in locali come Art Cafè disco che ospita ogni venerdì e sabato 2.000 persone selezionate e offre musica che va dal raggaeton, black Rnb, alla commerciale (per non parlare del pre serata con piano bar e musica dal vivo). Oppure quando leggi di tante discoteche che da descrizione si presentano tutte come locali notturni commerciali, selezionati e per pubblico adulto. Ecco perchè vi è la necessità di conoscere qualcuno che sappia realmente come sono le varie serate, per capire quale notte e quale discoteca risponda più esattamente a quello che vorreste voi.
Le alternative?
Proviamo a immaginare quali sarebbero le alternative per la scelta della vostra serata in discoteca se fatta in modo ‘’autonomo’’
Scegliere discoteche Roma in base alla ricerca Internet
Purtroppo, digitare discoteche Roma su motori di ricerca non è come ricercare sulle pagine gialle o bianche: infatti, l’algoritmo dei motori è sempre variabile e non assicura affatto risultati pertinenti: troverete così decine di siti che si proclamano come cataloghi o raccoglitori di eventi in discoteche, ma che altro non sono che:
promoters che tirano acqua al proprio mulino, cercando di farvi apparire alcuni locali come il top a Roma
semplici copia incolla di comunicati ufficiali di discoteche che, avendo tutte programmazioni simili, vi faranno intendere una serata uguale alle altre
Ricercare discoteche Roma su siti di recensioni come Tripadvisor, Yelp, Facebook…
Sicuramente c’è molta gente che può darvi pareri onesti sulle loro esperienze in discoteche romane, ma è difficile discernere le recensioni vere da quelle manipolate per concorrenza e soprattutto quelle scritte con malizia. Mi riferisco a quando ho letto recensioni sulla discoteca Art Cafè Roma a Villa Borghese: si critica il fatto di non essere entrati perchè si aveva il doppio taglio, e si lamenta illegalità della pratica in un locale pubblico: prima cosa la discoteca e privata e giustamente se io pago milioni un locale sarò libero di farci entrare chi voglio. Seconda cosa ogni discoteca ha il suo regolamento e come scritto da più parti, non si può pensare di andare davanti un locale notturno richiesto e in una zona lussuosa, senza aver prima telefonato e prenotato. Noi di Events4me scriviamo esattamente le regole e in caso di dubbi richiediamo foto per farvi evitare viaggi a vuoto. Molti leggono sui nostri siti che ci sono regolamenti ma pochi ne prendono visione pensando di essere più furbi: e le conseguenze sono queste, si rimane fuori dal locale, si litiga con la sicurezza e si passa la serata ad arrabbiarsi, quando invece con dell’anticipo si sarebbe andati direttamente in una discoteca che rispondeva alle nostre esigenze.
Ricercare discoteche Roma per foto e video.
Una discoteca che foto e video vuoi che metta? Quelle che presentano meglio il locale! Ed ora con i 1.000 filtri e tecnologie è facile far apparire un locale per quello che non è. Certo, con gli hashtag e le storie ora è possibile vedere persone reali postare foto in serate, ma è comunque una visione parziale e di parte: sappiamo benissimo che dopo una dura settimana di lavoro vogliamo mostrare a tutti quanto ci stiamo divertendo il venerdì o sabato serata:) E ormai anche il giovedì, domenica,lunedì,martedì e mercoledì:)
DiscotecheRoma.Events , perchè noi?
Noi di Discoteche Roma . Events, denominati Events4me, non ci proclamiamo come il contenitore di tutte le serate in discoteca a Roma, ma semplicemente promoters che selezionano serate in base alla tipologia, purchè ognuna di esse risponda a requisiti minimi di successo o comunque di una buona serata: sia a livello di servizio, che di presenza del pubblico. Contattaci al 3934786744 o visita discotecheroma.events o hashtag #events4me . Risparmio garantito di soldi e tempo!
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