#argomenti diversi
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Ok ma considerare "tuttologo" come un insulto è stra strano. No davvero, capisco se uno lo usa in maniera ironica, ma come proprio insulto?????
"AH VUOI SAPERE ABBASTANZA DI TUTTO
NON SARAI MAI UN ESPERTO DI TUTTO QUINDI È INUTILE"
Come se essere esperti di qualcosa deve essere l'unico motivo per sapere qualcosa
#non io che guardo video contro uno youtuber che porta tanti argomenti diversi#porta un jibilione di argomenti e tipo a volte sbaglia immagino e tipo ci sta criticare ovviamente#“vuole fare il tuttologo” my brother he fucking is
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HAI ABBASTANZA TEMPO?
Gli antichi greci avevano due parole per "tempo":
Chronos,
che rappresenta la sequenza esatta e regolare di unità uguali. Un giorno ha 24 ore, ogni ora ha 60 minuti, ogni minuto ha 60 secondi. Chronos è il tempo che misuriamo.
Kairos,
che descrive invece il momento giusto, il favore dell'ora, o la sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto. Kairos arriva e se ne va; non risponde agli uomini. Kairos non si lascia programmare, arriva per caso.
Chronos
è rappresentato come un vecchio con una clessidra e le ali di pipistrello sui piedi; è il corso inesorabile del tempo, che segna la grazia e la decadenza.
Kairos
è raffigurato come un giovane con le ali ai piedi, che corre, afferra e poi sparisce. Una lancetta dell'orologio non può afferrare Kairos; solo la mente lo può fare. Pensa al tuo giorno medio. Tutte le ore sono uguali? Offrono tutte le stesse opportunità? No, ovviamente no.
Alcune ore sono insignificanti, riempite da riunioni, pasti e lavori di routine. E poi ci sono quelle ore che contano davvero, e che accadono solo una volta: la nascita di un bambino, un esame, un bacio, una decisione importante, una vittoria, una conversazione profonda, un rigore.
Ogni essere umano è fatto di minuti, ore e giorni, ma solo alcuni hanno momenti che danno significato a una vita intera.
Gli autori dell'articolo sono Mikael Krogerus e Roman Tschäppeler.
Mikael Krogerus è un giornalista e scrittore svizzero-finlandese. È noto per il suo lavoro su argomenti che spaziano dalla psicologia alla sociologia e alla comunicazione. Insieme a Tschäppeler, ha scritto diversi libri su come migliorare il pensiero critico e prendere decisioni efficaci. Il loro libro più famoso, The Decision Book, è una guida pratica per aiutare le persone a comprendere e risolvere problemi complessi con l'uso di vari modelli mentali.
Roman Tschäppeler è un creativo e produttore svizzero. Ha collaborato con Krogerus su più progetti, combinando la sua esperienza in comunicazione visiva e creatività per rendere i loro libri accessibili e pratici. Oltre al suo lavoro di scrittore, Tschäppeler ha un background in arte e design, che contribuisce all'approccio visivo unico dei loro libri.
Insieme, Krogerus e Tschäppeler hanno creato una serie di libri noti per la loro capacità di sintetizzare concetti complessi in modo chiaro e accessibile, spesso usando grafici e diagrammi per facilitare la comprensione.
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Apodittico
a-po-dìt-ti-co
Significato Dimostrato; evidente, necessario; perentorio; dogmatico, che non ammette critiche
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo apodicticus, prestito dal greco apodeiktikós, derivato dal verbo apodéiknymi ‘io dimostro, mostro con argomenti, provo’.
«Date queste premesse, la conclusione è apodittica.»
Parola aulica e soprattutto difficile, si direbbe. E in effetti è così, perché anche se si muove su significati accessibili, è necessario capire che sfumatura ha e come si comporta — ma mettiamo le mani avanti: è una parola difficile per chiunque, tant’è che i suoi significati si smagliano serenamente. Ad ogni modo, in cima alla salita c’è il premio di una parola del lessico filosofico che riesce a darci un colore speciale per significare una conclusione evidente e necessaria — una risorsa particolarmente potente.
L’etimologia ci lancia già in mezzo alla questione: il greco apodeiktikós deriva dal verbo apodéiknymi, che significa ‘io dimostro, mostro con argomenti, provo’ — letteralmente ‘mostro separatamente’. Quella apodittica non è un’evidenza che non richiede dimostrazioni; al contrario, si ammanta di rigore metodologico e si presenta addirittura come una necessità logica. L’apodittico è evidente in quanto dimostrato.
Posso parlare della conclusione apodittica a cui giunge la sentenza dopo una meticolosa analisi controfattuale; posso parlare di come la valutazione della soluzione migliore non sia stata guidata da sentimento o retorica, ma sia apodittica; posso parlare della certezza apodittica con cui la zia conosce le ultime carte in mano agli avversari a briscola. Sentiamo bene quanto l’apodittico abbia a che spartire col necessario.
Ma insomma, le affermazioni apodittiche hanno più di un che di netto, di tranchant: se parliamo di una necessità logica c’è poco da sfumare e molto da tagliare. Il che fa annusare un atteggiamento mentale retrostante che sa di perentorio, categorico. Anche lontano da dimostrazioni e sillogismi, posso finire per avere un tono apodittico quando faccio la classifica degli ultimi migliori film, puoi usare parole apodittiche sull’accettabilità di un accordo, posso ricevere un rifiuto apodittico.
Questo taglio di ‘apodittico’, se prende un respiro maggiore e una tridimensionalità più tornita, scavalla nel dogmatico, nell’atteggiamento di chi non ammette critiche. Può essere apodittica la strategia stabilita dai vertici dell’impresa, apodittica l’adesione a un’ideologia, apodittica l’applicazione della ricetta della trisavola.
Sono diversi, incisivi e alti i frutti di questa necessità logica che ci presenta l’apodittico, in una dimensione che va dalla logica alla psicologia. All’inizio può parere problematico coglierli, ma sono realtà ben presenti, nella nostra vita. Anzi questa necessità logica, questa evidenza dimostrativa sa essere anche molto spiccia. Il verbo apodeiknýnai, ad esempio, origina anche l’apódeixis, che è la dimostrazione, la prova — che probabilmente conosciamo meglio adattata come… polizza.
Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/apodittico
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Scusa se mentre sei a lavoro ti invio 282892 messaggi riguardanti 829292 argomenti diversi, 289292 foto, 191992 meme ecc
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I miei "mi piace" dovevano essere il lato porno del blog, invece, come prevedibile, sono diventati un potpourrì di mille argomenti diversi.
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La Grande truffa elettrica:
Faccio spoiler di un paio di aspetti per i pigri:
"costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
- costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
- costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
- costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052) ."
( Per Un viaggio di 3 ore con auto termica, ne servono 6 con auto elettrica calcolando tempi di ricarica) . E per furgoni e tir , qualcuno mi spieghi come si farà a lavorare o con che costi... )
Evviva l’auto elettrica!
"Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh.
Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico. Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura.
L'Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all'elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all'elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.
Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell'enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.
Per quanto riguarda invece la assoluta antieconomicità delle auto elettriche, e, problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.
Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all'utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.
A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh, ovvero quasi il doppio.
Riguardo poi alla infruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.
Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.
Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un'ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l'80% della ricarica è un'altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).
Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall'autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.
In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!
Veniamo ora alla tanto sbandierata "economicità" delle auto elettriche.
Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl:
A) un "pieno" di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80);
😎 un "pieno" di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);
C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).
Nel paragone va considerato un "piccolo particolare": con un pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).
E qui casca l'asino:
- costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
- costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
- costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
- costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).
Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di GPL.
Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all'esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime(dopo non più di 8 anni) vale zero.
Alla faccia delle "scelte ecologiche" per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.
A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell'ambiente, l'etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo, e, soprattutto, non speculandoci sopra perché quando si tratta di mettere mano al portafogli la gente non è stupida".
(Da un utente del WEB)
PS 1: era scontato, le premesse ci stavano tutte ma in pochi ci "arrivavano", l'auto del futuro sarà per pochi eletti, si creerà un ulteriore distanza netta fra le caste e indovinate quale sarà quella sottomessa? ...
PS 2: per alimentare tutt' Italia,case private, industrie, auto, chi sa fare i conti dichiara che serviranno per restare green almeno 12 centrali nucleari... Quindi? Come faranno/ faremo?
PS3: in pochi sono preparati a spegnere gli incendi delle auto elettriche (che non sono pochi) , visto che servono attrezzature a parte adeguate, e in pochi meccanici ci sanno ancora mettere mano.
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In dipartimento ero solo e non avevo molto da fare, fino a ieri. Diciamo che è stato come stare in smart ma con l'aria condizionata. È il trick che ho utilizzato in questi mesi in quel posto di lavoro che prima era bianco cadaverico e ora è pieno di disegni, poster, mappe. Nessuno si mette in attivo per migliorare il posto in cui lavora o semplicemente gli interessa poco, però ci passi 10 ore al giorno, seduto, davanti a uno schermo. Veramente vuoi che intorno a te ci sia il nulla e non ci sia qualcosa di tuo?
Oggi è arrivato uno di un altro studio, qualche anno fa facevamo ricerca sullo stesso bancone, ora lui è rtda e io cter, diversi ruoli, diversa ricerca, ma il rapporto è rimasto. Quando è oberato e sotto stress, si viene a sedere di fianco e ci rimane 10-15 minuti. Dice che si calma. Dice che io ho questa grande flemma nel fare le cose e che vorrebbe essere un po' più come me. Lui è bravo, di quelli che dopo 2 minuti capisci che sta al posto giusto, sulla ricerca giusta. A settembre deve fare da professore per un corso da 9 cfu (6+3) e oggi cercava un confronto per le slide e per come spiegare certi argomenti ostici. Al ritorno dalla pausa caffè una ragazza dice verso di noi "bei capelli" e poi mi indica. Primo pensiero era che mi stesse prendendo in giro. Secondo pensiero era sul perché era in dipartimento il 29 agosto. Terzo pensiero:"ma veramente?". Avrà visto il dubbio e mi ha detto che avevo veramente un bel taglio di capelli mentre stava facendo un passo verso di me. Ringrazio, sorrido ed entro. In laboratorio il tizio mi chiede perché sono tipo scappato per il complimento sui capelli. Ora io ho un mullet da circa 1 anno e mezzo. Un mullet osceno con i capelli lisci lisci che scendono oltre le spalle. E se mi guardo intorno i mullet ci sono, ma ricci, mai lisci. Un motivo ci sarà? Dico al tizio "se mi hai fatto i complimenti per questo taglio di capelli, sicuro c'è qualcosa che non va". Lui mi guarda e ride come non gli ho mai visto fare. Ovviamente era una battuta-non battuta, non mi sono fermato perché non c'avevo voglia. Però si, sto taglio piace a me e fino a oggi solo a me, e io di sicuro ho qualcosa che non va.
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Mi piace leggere i post di Berizzi perché non è mai prevedibile, ti stupisce ogni giorno con argomenti diversi.
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Avril Lavigne
Avril Lavigne è la cantautrice canadese diventata una star internazionale all’inizio del millennio.
Icona del pop punk, ha venduto più di 50 milioni di album e oltre 50 milioni di singoli.
Le sue canzoni hanno fatto parte di diverse colonne sonore, soprattutto per film d’animazione, ha prestato la voce a diversi personaggi dei cartoni e ispirato un’eroina dei videogiochi.
Si è esibita in quasi tutto il globo e vinto un’infinità di premi.
Ha ricevuto otto candidature ai Grammy Award, tre ai Brit Award e si è aggiudicata un Mtv Video Music Awards, due Mtv Europe Music Awards, sette Radio Disney Music Awards e nove Juno Award.
Nata a Belleville, in Ontario, il 27 settembre 1984 in una famiglia umile e molto religiosa, da bambina le è stato diagnosticata la sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
A 11 anni ha ricevuto in regalo la sua prima chitarra con la quale, suonando da autodidatta ha iniziato a scrivere le sue canzoni e a esibirsi in festival e spettacoli locali.
A soli 16 anni ha lasciato la scuola e si è trasferita prima a New York e poi a Los Angeles dove, nel 2002, ha pubblicato il suo primo disco Let go, che ha venduto oltre venti milioni di copie nel mondo, le ha portato un’enormità di premi e nomination e l’ha fatta entrare nel Guinness dei Primati come la cantante più giovane ad arrivare al primo posto della classifica britannica con un album.
Il singolo di esordio Complicated, immediatamente diventato una hit internazionale, ha raggiunto la prima posizione nelle classifiche di diversi paesi e battuto ogni record di passaggi radiofonici, consacrandola una nuova icona delle giovani generazioni a cui ha dedicato anche una linea d’abbigliamento, la Abbey Dawn.
La sua reinterpretazione di Knockin’ on Heaven’s Door, di Bob Dylan, è stata inclusa nella compilation��Peace Song per contrastare il fenomeno dei bambini soldato.
Il suo secondo lavoro Under my skin uscito nel 2004, ha venduto più di 7 milioni di copie.
Nell’autunno 2005 ha realizzato una reinterpretazione di Imagine di John Lennon per un’iniziativa a favore di Amnesty International.
Nello stesso anno ha contribuito alla colonna sonora del film d’animazione Spongebob e dato la voce a Heather, un personaggio del film Over the Hedge.
Il terzo album, The Best Damn Thing, del 2007 primo in classifica in ben 12 paesi, ha venduto oltre 8 milioni di copie.
Nel 2010, mentre scriveva il suo terzo disco, ha sfornato il brano Alice per la colonna sonora del film Alice in Wonderland della Disney, collaborato alla canzone Wavin’ Flag for Haiti per raccogliere fondi da destinare alle persone terremotate di Haiti e fondato The Avril Lavigne Foundation a favore di giovani con disabilità e malattie gravi.
Goodbye Lullaby, messo in commercio nel marzo 2011 è stato seguito, due anni dopo, dall’omonimo Avril Lavigne.
Nel marzo 2015 ha parlato pubblicamente, attraverso la rivista People Magazine, della malattia di Lyme che l’ha costretta a un lungo periodo di riposo.
Nel 2019 ha sfornato Head Above Water e, nel 2022, ha visto la luce il settimo album in studio dal titolo Love Sux e ricevuto una stella sulla Walk of Fame per i suoi vent’anni di carriera.
La sua prima raccolta di successi Avril Lavigne: Greatest Hits è del 2024.
È partita con testi che contenevano messaggi d’autostima e di energia, parlato di argomenti personali, ha fatto ballare e emozionare la gioventù di mezzo pianeta.
È stata una ribelle, una bad girl e una delle prime artiste che ha mostrato come essere ragazze forti in abiti larghi.
Sebbene potesse sembrare un fenomeno passeggero, da oltre vent’anni continua a ispirazione le giovani generazioni col suo look, gli argomenti che tocca e la sua carica travolgente.
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Post davvero lungo su Germania, Italia, capitalismo e mondo del lavoro, dovrò saltare su diversi argomenti per farmi capire.
A me piace il lavoro che faccio, ma proprio dal punto di vista del contenuto. Certo, ci sono cose che mi rompono il cazzo, però ho degli spazi dove posso risolvere problemi, creare cose, in decenni di esperienza ho imparato a ritagliarmi i miei orticelli e, quando San Gennaro mi dà una mano, anche a farmeli riconoscere (ma questo lo considero un dippiù).
Quando arrivai in SAP, mi fecero subito notare, ed è accaduto per ben due volte in altre occasioni con delle accuse fatte in pubblico, che io ero uno che voleva strafare. Ai loro occhi, ero il classico italiano pronto a metterlo nel culo a chiunque, facendomi bello agli occhi del capo. Cosa che, ovviamente, non mi è mai interessata, a me piace scrivere software, lo faccio anche il sabato, la domenica, a Natale, a Capodanno, ogni volta che ho tempo e genio, senza chiedere il permesso a nessuno, semplicemente per il fatto che ne ho voglia, non l'ho mai fatto pesare a nessun/a collega, ognuno facesse quello che vuole, però poi il messaggio che passa(va) è che io sono il classico lecchino di merda. Ora, se questa cosa agli inizi mi creò qualche disagio, oggi sapete benissimo che opinione io abbia di queste ... vabbè, facciamo che non offendo nessuno a questo giro, quindi me la faccio scivolare addosso, continuo a "strafare", come dicono loro, lasciando la scopa nei loro deretani.
Adesso scaliamo la cosa.
Sempre quando arrivai in SAP 6 anni fa, l'azienda ti dava la possibilità di scegliere tra due piani relativi a come calcolare il bonus annuale, ovvero o sulla base della performance dell'intero team (piano A), o sulla base della performance individuale (piano B). Il piano B era visto di cattivo occhio, per i motivi espressi sopra, e per farsi volere bene alla fine si sceglieva il piano A, per questa mentalità di ... ehm, anacronistica che hanno qua (una volta feci pure un post sul film di Top Gun, https://www.tumblr.com/der-papero/634979034033471488/herr-papero-sto-vedendo-true-lies-in-tedesco , per far capire di cosa stiamo parlando).
Torniamo adesso un attimo indietro nel tempo.
Quando mia madre era operaia alla Siemens (poi diventata Italtel), tra la fine degli anni '60 e la fine dei '90, se tu lavoravi di più quando nessuno te l'aveva imposto o, ancora peggio, ti permettevi di non partecipare a qualche sciopero (a.k.a. crumiro), ti spaccavano la faccia. Ma nel vero senso della parola, ti menavano, e ti facevano passare la voglia di fare scelte opportunistiche che andavano contro il bene collettivo. Non entro nel merito se fosse giusto o sbagliato, posso anche sforzarmi di condividerne le ragioni, tuttavia per me oggi siamo (1) in un contesto storico/sociale diverso (2) in una modalità di lavoro completamente nuova. Per dirla in un altro modo, mentre mia madre, per lavorare di più, doveva presentarsi fisicamente sulla catena di montaggio, io ho il mio PC, e non è che puoi entrare a casa mia e randellarmi il cranio perché ho fatto un login di sabato mattina, la società è radicalmente cambiata, quindi, qualsiasi sia l'idea politica che abbiate, ce pass pu' cazz, perché adesso funziona così. Ovviamente il fatto che una persona possa scegliere cosa sia meglio per se stessa danneggiando potenzialmente gli altri è un bel cazzo di problema, ma è un problema che, dal punto di vista del singolo, non è risolvibile, ci dovrebbero pensare i governi, ma sappiamo già quale è la risposta, quindi evitiamo di entrarci altrimenti la zuppa si complica.
E qui entriamo nel capitalismo, che, anche se è fattualmente un cancro, è un cancro che abbiamo deliberatamente scelto tutti, nessuno escluso (checché la gente qui sopra ne scriva peste e corna come se fossero in grado di vivere come viveva mia nonna, ma lasciamo perdere, che i vaffanculo li tengo contati), semplicemente per il fatto che siamo una società basata sul consumo. Certo, esistono scelte virtuose, atteggiamenti orientati al bene comune, tutte cose belle, ma su larga scala le nostre azioni, piccole o grandi che siano, persino le più lecite ed eticamente corrette, alimentano questo mostro, ed è un fatto incontrovertibile che va al di là del nostro pensare più o meno ipocrita.
La Germania ha sempre provato a conservare questo aspetto "simil-operaio", di tutela del lavoratore vs. gli interessi del padrone, cosa lodevole, per carità, anzi, è uno dei motivi che mi ha convinto a venire qui, e mi dispiace tanto che in Italia sia diventata ormai utopia. Però qui non è Cuba, per citare Bersani, è come voler fermare l'acqua con le mani, non ho mai puntato sul fatto che ci sarebbe riuscita sul lungo periodo, è andata ancora bene che la quantità di soldi disponibile era talmente tanta che si potevano permettere di avere la moglie ubriaca (lavoratori tutelati) e la botte piena (società di consumo), ma adesso che le sostanze si stanno asciugando il modello capitalista sta entrando a gamba tesa nella realtà lavorativa tedesca, e tra poco qui i diritti dei lavoratori saranno solo un ricordo del passato. Anche in questo caso, i governi dovrebbero fare da scudo, ma basta contagiarne uno, e la china che poi si intraprende è a senso unico (indovinate quale governo sta iniziando a metterlo a quel posto ai lavoratori? tu guarda la combinazione, è di centro-sinistra).
Perché dico questo? La mia azienda, da quest'anno, offre solo il piano B, ovvero il bonus è legato solo alle performance individuali, vaffanculo il team, in culo alla collettività, ognuno si guarda il proprio orticello e, se proprio ne ha voglia, lo mette anche a quel posto al vicino di scrivania. Non vi dico le proteste, hanno usato una parola che non conoscevo, "Ellbogenmentalität", ovvero "mentalità da sgomitate", e la conseguenza di questa scelta aziendale, a loro modo di vedere, potrebbe solo peggiorare le cose. Hanno ragione? SÌ, assolutamente, ma non esistono più i mezzi per contrastare questo scenario. Io faccio quello che faccio nonostante i soldi, ma c'è sicuramente il mio Anticristo che lo fa solo per soldi, e sebbene ci possa anche essere una differenza etica, siamo sullo stesso piano lavorativamente parlando.
Morale della favola: tutto questo casino, e oggi esiste solo il piano B, che lo vogliano o meno, si sono rovinati con le loro stesse mani, perché, ed è qui la critica che io faccio sia agli operai dei tempi di mia madre che ai lavoratori digitalmente avanzati di oggi, ovvero si è sempre perso tempo a punire il proprio vicino di scrivania, non importa se per opportunismo o per bene collettivo, e mai chi prende effettivamente le decisioni che impattano le vite di ognuno. Come volevasi dimostrare, il capitalismo dei padroni ha vinto inevitabilmente anche in questo caso, lasciando che ci facessimo la nostra guerra tra poveri, mentre loro si ingrassano inventando nuovi modi creativi su come farci le scarpe tra noi. Ma per quando queste teste vuote arriveranno a capirlo, sarà troppo tardi, ad ogni modo, da buon capitalista, io continuerò a fare quello che mi pare.
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Tu conversi con un tuo amico su WhatsApp di un argomento e su telegram di un altro, contemporaneamente. Mia madre conversa con me su WhatsApp e su telegram contemporaneamente di due argomenti diversi senza soluzione di continuità tra le due app
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C'è un dato sulla natura del dibattito sui social che trova clamorosa conferma nella marea di commenti sul gossip torinese dell'anno. Miriadi di persone che prima di ieri non sapevano neanche lontanamente dell'esistenza in vita dei protagonisti ora tranciano giudizi contro una o l'altra figura con una severità e una sicumera che farebbe invidia a Torquemada, senza ovviamente sapere ancora praticamente nulla sui due, sul loro rapporto etc.
Il fatto è che essere rapidi, tranchant, polarizzati, assertivi e aggressivi è evidentemente molto gratificante e anche redditizio dal punto di vista dei like.
Cercare di comprendere i diversi aspetti e le diverse prospettive porta ad essere meno immediati e soprattutto, fatalmente, a dover annacquare la nettezza del giudizio. Quindi, lo sforzo di comprendere la complessità non solo costa fatica, ma sui social non porta alcun vantaggio e anzi si traduce in una penalizzazione in termini di visibilità e di popolarità.
Quindi, questa forma di "dibattito" seleziona positivamente chi è tagliente e manicheo mentre svantaggia fortemente l'approccio analitico allo studio dei fatti. E purtroppo questo non vale solo per questo ultimo stupidissimo gossip, ma anche per argomenti mortalmente seri come il cambiamento climatico, la questione migratoria e la guerra.
In questo senso si spiega facilmente in che modo i social favoriscano il rimbecillimento collettivo. Resta da capire se esista una via d'uscita razionale a questa involuzione o se, per comprendere in che vicolo cieco di autoreferenzialità suicida ci siamo cacciati, ci toccherà prima sbatterci il muso contro, assaporandone le estreme e nefaste conseguenze.
Alessandro Ferretti, Facebook
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Punti di vista.
Stamane mentre prendevo il caffè, in realtà una mezz'ora fa :D, sono passati dei tizi con un camioncino e dal megafono dicevano "Raccolta ferro vecchio, qualsiasi cosa di ferro la prendiamo", giorni fa più o meno la stessa cosa ma non l'ho visto è passato l'arrotino, ho sentito un megafono che annunciava "Arrotino, ammola fobbici e cutedda" (traduco, arrotino affila forbici e coltelli), penso che era dalla fine degli anni 70 che non sentivo tale annuncio, quando vivevamo al borgo e i tempi erano estremamente diversi. Lavori che tornano in auge in un periodo di crisi, come un caro amico che vive a Torino ed è diventato calzolaio, si torna all'arte di arrangiarsi visti tempi.
Ieri ho passato una giornata fuori, prima ad aiutare mio zio che aveva problemi ad inviare alcuni documenti urgenti via whatsapp e via mail (ha 86 anni ed è tanto che è tecnologico), pranzo da loro e poi inizio a camminare, incontro un amico e passo parte del pomeriggio con lui, poi ricevo un messaggio di un'amica che mi invita ad unirmi a lei e il fidanzato per vedere una jam session, non torno neanche a casa, mangio un arancino ed una cipollina e li raggiungo. Poi visto che anche loro erano a piedi, vado a prendere il bus che teoricamente doveva partire alle 23:06, è arrivato dopo un'ora ed è partito a mezzanotte e mezza, normale amministrazione in una città poco puntuale come questa, oppure forse sono troppo abituato agli orari precisi che ci sono negli altri paesi (Estonia e Londra), alla fine sono tornato a casa comunque anche se ero quasi partito per farmi questa lunga camminata tutta in salita verso casa, poco male.
Stamane sono stato svegliato da un sogno orribile, già, le paure nonostante la giornata passata in relax mentale e compagnia non vanno via in una giornata, ma ci sto lavorando su e penso di aver trovato la strada giusta, almeno credo. Oggi? Non so, c'è una bellissima giornata di sole, magari faccio un giro zona mare che mi rilassa il suono delle onde.
Un amico argentino, che vive qua a Catania, un cantante molto bravo tecnicamente e con una bella voce, peccato si sia trasferito qua, posta un video di Geolier o come si scrive, il rapper napoletano, che canta senza base, o almeno dal video si vede che ha i celentanini (gli auricolari da palco, come li denominava Fiorello anni fa), ma il risultato è afono e dimostra scarsa tecnica e una voce poco intonata, copio e incollo il mio commento "La mediocrità c'è sempre stata in ogni campo artistico e in ogni periodo storico, la differenza forse che ora è accettata perché così la massa si può avvicinare a quello che gli artisti fanno, mentre una volta per noi gli artisti erano inarrivabili." Beh ci sarebbe tanto da dire sia sul video che sul mio commento, lo so, ma sto fortemente pensando di aprire il famoso blog dove parlo solo di musica, in ogni caso penso che ci siano così tante distorsioni sul mondo dell'arte in generale in questo periodo storico e tanti che si innalzano a sapientoni o esperti del settore che è anche difficile intavolare un dialogo aperto senza poi finire in un litigio, cosa che trovo molto infantile soprattutto quando si parla d'arte che è soggettiva, come per esempio la jam session jazz di ieri, si bravi per carità, ma dopo 3 brani basta, l'interesse si perde se non c'è innovazione anche nella performance che diventa un'auto celebrazione di scale e assoli poco improvvisati triti e ritriti, almeno per me. Fino ad ora e per quel poco che ho sentito, dal vivo, il migliore resta Palumbo, il tizio un pò dadaista che ho postato un pò di tempo fa e che mi è veramente piaciuto in toto dai brani alla performance in se, nonostante la scarsa preparazione tecnica che cade in secondo piano quando si hanno degli argomenti migliori di fare vedere quanto si è bravi a fare le scale.
La giornata è lunga e troppo bella per chiudersi in casa, quindi faccio la mia routine per il fisico ed esco, buona giornata.
youtube
P.S. Si lo so, devo aprire il blog musicale.
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Negli ultimi mesi ho iniziato ad avere una serie di dubbi.
Fino al 2020 ho pensato di essere bisessuale, attratta sia da ragazzi che da ragazze ma non avendo avuto esperienze di alcun tipo con le persone del mio stesso sesso non sapevo di preciso come funzionasse, con un ragazzo è tutto più semplice, loro in genere ti scrivono, trovano argomenti di cui parlare, non sono molto orgogliosi e non prendono in considerazione eccessivamente l’aspetto fisico, tranne alcuni casi, non mi piace generalizzare, probabilmente succede perché ce ne sono tanti e quindi si ha la possibilità di conoscerne diversi tipi.
Nel 2021 ho avuto, dopo varie riflessioni, l’idea di scaricare un’app per conoscere ragazze, abitando in una città in cui gran parte delle ragazze non eterosessuali si nascondono.
Questa esperienza sull’app inizialmente non sembrava andare così male, ma in seguito mi sono resa conto che alcune cose non tornavano:
-La prima ragazza con cui sono uscita si è scocciata dopo poco tempo;
-la seconda, dopo avermi detto che non è scattato quel qualcosa, si è messa con la prima con cui sono uscita;
-La terza, dopo avermi fatto credere di provare interesse, ha deciso che ero incompatibile a causa della sua depressione e di bloccarmi il giorno del mio compleanno.
Dopo queste meravigliose esperienze la strada ha iniziando ad essere sempre più in salita, in quanto le ragazze, dopo avere visto le mie foto, una dopo l’altra hanno deciso di sparire, non mi considero una brutta ragazza e i ragazzi mi hanno sempre fatto complimenti per il mio aspetto, mi hanno sempre detto in molti che sono una bella ragazza, quindi i quesiti sono questi:
Perché le ragazze continuano a riempire le loro storie di Instagram e i loro profili di Facebook di post contro il sessismo e il bodyshaming?
Perché continuano a dire che gli uomini impongono loro di essere bellissime e curatissime, quando nessun uomo (a parte rare eccezioni) critica l’aspetto fisico di una donna?
Quali sono gli standard di bellezza di una donna? Perché tutti pretendono Belen o Chiara Ferragni ? Partendo anche dal presupposto che qui nessuna è Belen o Chiara Ferragni, siamo tutte ragazze “comuni”, ma soprattutto non è grave che donne tra i 20 e i 30 anni guardino principalmente l’aspetto fisico quando poi non sono in grado di spiccicare parola, argomentare, parlare di svariate cose, ma solo risponderti in modo acido come se scrivere “ciao” in una chat di incontri equivalesse a fare loro un torto?
Se una ragazza fosse attratta dalle ragazze come farebbe a trovare una fidanzata o anche una con cui avere dei rapporti intimi, se poi tutte nella “vita reale” si nascondono e nelle app ti ghostano se non sei bellissima?
Questa azione inoltre porta a sminuire implicitamente una persone che alla lunga inizierà ad avere sempre più complessi riguardo il suo aspetto fisico e che avrà sempre più paura di aprirsi agli altri o di uscire per un semplice caffè per paura di essere ghostata.
Mi piacerebbe, a 29 anni compiuti, essere nelle condizioni di potermi relazionare a qualcuno che sappia guardare oltre, non dico l’aspetto fisico perché c’è chi piace o chi non, ma l’eccessiva fissa per esso, e se fosse possibile trovare persone che abbiano qualcosa da dire e sappiano riempire il tuo tempo.
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TAROCCHI MARSIGLIESI E SICILIANI
Che i Tarocchi siciliani siano diversi da quelli del resto d’Europa te l’ho spiegato già in altri post. Prendiamo ad esempio tre delle carte più negative dei Tarocchi europei: L’appeso, la Morte, Il Diavolo. Nei tarocchi siciliani non trovi l’Appeso che ha dei connotati positivi cioè rappresenta l’attesa di una situazione ma anche il vedere le situazioni ed avvenimenti in modo diverso, visto che l’appeso osserva il mondo dal basso verso l’alto. Nei tarocchi siciliani l’appeso non esite, ma il suo posto è quello dell’impiccato che ha delle influenze assolutamente negative. La Morte nei tarocchi siciliani è vittoriosa a cavallo con intorno le teste di re e preti. Nei tarocchi marsigliesi lo stesso tarocco, in cui l’arcano è impegnato a falciare la sua messe umana come un normale contadino, è chiamato l’Arcano Senza Nome quasi a non volerlo neanche nominare. Paura nel nominare un arcano o la sua rappresentazione, che nei tarocchi siciliani diventa addirittura l’assenza dell’arcano stesso. Ad Esempio il diavolo, che negli arcani francesi ha le sembianze di caproni ed ha ai suoi piedi incatenati due amanti, nei tarocchi siciliani è assente per evitare anche solo la sua presenza. Mentre l’Arcano senza nome può indicare anche cambiamento, vita nuova, il Diavolo porta con se la lussuria, il piacere oltre ad altri argomenti nefasti. I tre Arcani francesi, portano quindi un valore molto negativo perché parlano di una situazione o persona da riconsiderare, da rivedere, un cambiamento, una vita nuova, una passione intensa e dominante. Chi si trovasse davanti questi arcani dovrebbe essere preoccupato. E’ da qui che sono partito per scrivere il nuovo racconto di Madam Effie, la veggente senza tempo di cui ti ho già raccontato altre storie.
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Filibus è un ladro che commette furti calandosi dal suo dirigibile e celandosi dietro una maschera. Il detective Kutt-Hendy si mette sulle sue tracce e Filibus, che in realtà è la baronessa di Troixmonde, alias conte de la Brive, escogita un piano diabolico per far credere che sia il detective il misterioso ladro. Pellicola prodotta dalla Corona Film, che affida la regia a Mario Roncoroni, ex attore, che avrebbe in seguito diretto La Nave, in collaborazione con Gabriele D'Annunzio; mentre per la sceneggiatura collaborava già con la casa Giovanni Bertinetti, scrittore poliedrico torinese che lavorò, come la sua eroina, sotto diversi pseudonimi, per trattare argomenti che spaziano dalla letteratura per ragazzi alla fantascienza; dalla filosofia a manuali d'economia domestica; dalla drammaturgia in dialetto torinese ai romanzi apocrifi salgariani. Per il personaggio di Filibus, Bertinetti si ispirò a personaggi della letteratura popolare francese molto in voga in quegli anni, ovvero i ladri gentiluomini quali Arsenio Lupin, Fantomas e Rocambole. Ma anche ad una figura nota alle cronache italiane : Rosina Ferrario, la prima donna in Italia ad ottenere, nel 1913, un brevetto di pilota, che sfruttò subito con una ascensione in aerostato. L'eroina Filibus, è donna audace e intraprendente, a suo agio sia nelle vesti maschili di conte, corteggiatore della sorella del detective; sia nell'uso di marchingegni tecnologici come la mini camera, la rilevazione di impronte digitali, l'eliografo, l'areostato. La critica dell'epoca fu negativa, forse imputabile ad un maschilismo imperante nel paese, adducendo pretesti quali storia scopiazzata ed effetti speciali infantili. Il finale presuppone un seguito, ma pochi mesi dopo l'uscita del film, l'Italia entrò in guerra. La pellicola, come la maggior parte delle pellicole del cinema muto, fragili, facilmente deperibili, andò perduta; fu poi ritrovata in Olanda, nella collezione Desmet e successivamente restaurata.
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