#giornata contro la violenza delle donne
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La gente ha paura di quelli come me con i tatuaggi che vengono giudicati in continuazione e preferisce i perfettini ritenendoli più "bravi ragazzi". Ma la gente non ha ancora capito che nel mondo di oggi, il male veste pulito. Nella foto a sinistra l'assassino di Giulia, a destra l'assassino dell'altra Giulia. Più puliti di così..
#giornata contro la violenza delle donne#no violenza sulle donne#violenza sulle donne#napoli#il ragazzo di napoli#napoletano#luposolitario00🐺
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Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas (Le Farfalle), per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre nel ricordo, la discussione e la promozione di campagne per i diritti umani.
Nel 1993 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l'eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.
Penso non ci possano essere polemiche di alcun tipo nel credere che sia diritto di ogni donna non avere paura di essere seguita per strada, di subire attenzioni indesiderate, di essere pagata lo stesso per le stesse mansioni di un uomo, per essere considerata uguale se voglia o meno una famiglia, se vuole amare chi vuole. E non c'è nessuno dubbio che non può essere negoziato il fatto che c'è un delitto da combattere che avviene contro le donne in quanto donne, nella distorta mentalità di chi sosteneva di volerle bene.
Tutto il resto si può discutere (sui termini, sui tempi, sui modi). Ma quella parte no.
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Io non voglio una Giornata Contro La Violenza Sulle Donne!
Io voglio che dalle scuole materne venga trasmesso il rispetto, l'uguaglianza, la gentilezza; prima ai genitori poi ai bambini.
Io voglio che dalle elementari in poi venga insegnata anatomia ed educazione sessuale; che venga fatto sapere cos'è concepire, cos'è il travaglio, cos'è il dolore, cos'è crescere ed educare un figlio. Io voglio test, prove pratiche che uomini e donne sappiano che si è uguali; che nessuno può spegnere l'identità dell'altro, materie di psicologia nelle scuole e non lo psicologo quando nasce un problema.
Io voglio che chi si macchia di un delitto anche se non è omicidio, sconti delle pene severe ma non a fare palestra in carcere; mentre paga deve studiare tutto quello che voglio s'insegni sin dall'infanzia.
Io non voglio una giornata mondiale
contro la violenza sulle donne.
Io voglio che il mondo intero ogni giorno insegni, educhi i bambini, adolescenti, uomini e donne al rispetto, perchè ognuno di noi è unico nel suo essere e non si può vivere come vogliono gli altri. Se tu uccidi con una pistola, con un coltello, con l'acido, con il terrore, con le parole, Tu non meriti d'avere quello che togli a qualcun altro.
- Ketty Karol
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❓️A CHI GIOVA IL PROCESSO DI MOSTRIFICAZIONE DEL MASCHILE ? IL PATRIARCATO E' UNA FORMA DI CONTROLLO DI TUTTI, NON SOLO DELLE DONNE
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne proponiamo di uscire dalla narrativa che degli uomini sembra saper solo restituire un'immagine mostruosa e pericolosa.
Come siamo arrivati a vedere degli uomini solo sotto questo aspetto? Perchè le uniche parole che si spendono per descrivere la psicologia maschile sono più o meno sempre le stesse?
Assistiamo quotidianamente a profezie che si avverano, laddove gli uomini sembrano non avere strumenti alternativi alla violenza per manifestare la propria fragilità. Ed in effetti è così. A fronte di un sistema nervoso che alla nascita è più immaturo e sensibile nei maschi rispetto alle femmine, tale per cui i bambini maschi avrebbero bisogno di maggior accudimento e vicinanza perchè oggettivamente più bisognosi e meno autonomi, abbiamo sviluppato una cultura educativa che li spinge precocemente ad essere indipendenti, a negare i propri bisogni di vicinanza ed evolutivi in genere.
A questo scopo i modelli maschili a tutti i livelli insegnano che per produrre l'illusione del maschio adeguato alle aspettative culturali occorra imparare a sopprimere e a non ascoltare le proprie emozioni, in particolare quelle della paura e della tristezza, antidoti naturali alla rabbia e all'ira che sono alla base degli agiti sia auto ( i suicidari sono in larga maggioranza di sesso maschile) che eterolesionisti ( non solo violenza sulle donne, ma condotte pericolose come la guida ad alta velocità).
In pratica è come se per avere l'illusione di saper guidare una macchina altamente sofisticata si dicesse ai conduttori di disattivare delle spie e regolarsi unicamente su un paio: la rabbia e il disgusto.
In questo video provo a dimostrare come tutta questa ignoranza sul funzionamento psicologico degli uomini sia delle donne che degli uomini stessi favorisca una dimensione immatura delle relazioni che porta necessariamente a poter controllare più facilmente gli uni e gli altri attraverso l'influenza esterna come i modelli culturali che gli uomini forti e sicuri sarebbero più attraenti.
A pensarci bene l'indicazione che viene data ai maschi fin dalla tenera età è "Non essere te stesso. Fa di te una copia del modello dominante".
Ed è proprio questa distanza sempre più siderale tra l'immaturità interiore e l'immagine esteriore, di negazione del bisogno dell'altro, che porta gli uomini a rifugiarsi nelle dipendenze in generale, non solo dalle donne, ma anche da sostanze o da lavoro: gli uomini anestetizzati sono burattini, soldatini, schiavi che non possono che muoversi in copioni copia e incolla, fortemente influenzabili e controllabili che non reggono all'impatto di una realtà, come quella intima, che chiede loro di esistere, di esserci.
La deriva di tutto questo si manifesta nella solitudine profonda in cui vive la maggior parte degli uomini: privati della capacità di condividere la propria interiorità, resi totalmente muti, privi di parole per dire cosa stanno vivendo e incapaci di chiedere aiuto, perchè non legittimati a farlo per non sprofondare in una vergogna che annichilisce, non resta loro che obbedire al mondo esterno e reagire ad esso come sistemi ipersemplificati stimolo-reazione, incapaci di portare una mediazione personale che verrebbe dal mondo interiore.
Anche questo è un lato del patriarcato di cui non si parla.
La lotta alla violenza passa anche dal creare una #cultura che aiuti e supporti i maschi a fare una ormai sempre più necessaria rivoluzione.
Servono nuovi Ulissi, pronti a scoprire le terre del mondo interiore maschile e donne in grado di affrontare il maschile immaturo e a tenervi testa, proprio come fece Penelope con i proci.
Il nostro contributo alla creazione di questa cultura proviamo a darlo, come abbiamo già fatto in passato in altre occasioni pubbliche, organizzando insieme al Comune di Mozzo la presentazione del libro di Alberto Penna "Uomini che piangono poco" (Ed. Garzanti) mercoledi 4 dicembre ore 20.30 presso la Sala Civica della Biblioteca di Mozzo.
L'evento è gratuito e a prenotazione obbligatoria. Il contrasto alla cultura della Violenza parte dalla creazione di premesse culturali diverse.
Contaminiamoci con nuove idee. Allarghiamo gli orizzonti di senso.
🤗ecco il link per iscrivervi all'evento:
https://www.eventbrite.it/e/maschi-che-piangono-poco-tickets-1082914248669?aff=oddtdtcreator
Centro Divenire Bergamo
#uominisidiventa
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Ritrovo vari post di qualche tempo fa mentre cerco riflessioni sulla violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo e i femminicidi. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono discorsi che volenti o nolenti ci ritroviamo in testa frequentemente, almeno se abbiamo l'occhio e l'orecchio attento alle notizie che arrivano dalla cronaca. Come parlarne è un problema che ogni tanto mi pongo: quali sono i termini giusti, quali sono ormai anacronistici, quali sono quelli più adatti ed efficaci nei vari contesti in cui si discute?
Ieri mia nipote a tavola ci raccontava che delle sue compagne (fanno la prima media) le hanno detto che mentre erano in giro in paese si sono nascoste da un gruppo di loro coetanei perché hanno sentito dire che uno di loro voleva picchiare una di loro. Quanto ci sia di vero o di verosimile non è dato saperlo, ma già interrogarsi sulla veridicità anziché avere pronta una risposta pragmatica mi pare sia un torto a loro e a me stessa.
Io ne ho avuti compagni e compagne stupidi, a quell'età, e non dubito che ci possano essere anche peggiori livelli di stupidità -e cattiveria- di quelli che ho incontrato io. L'unica che mi abbia mai fatto sapere che mi voleva picchiare è stata una ragazzina che pensava le avessi rubato uno spasimante. I ragazzini invece avevano le mani lunghe per altre ragioni, non solo con me, e ricordo che in classe volavano calci e pugni per evitare di essere palpate a sorpresa durante l'intervallo. Di dire qualcosa a prof o genitori non ci è mai passato per la testa, però. Era una cosa da risolvere tra noi.
Quanto sarà cambiata l'adolescenza? Cosa dirle, cosa consigliarle? Minimizzare non mi sembra la strada giusta. Forse a tavola non si può fare molto di più, a parte suggerire che forse è il caso di fare qualche lezione di autodifesa.
Cosa vuol dire essere una ragazzina oggi, cosa vuol dire essere un ragazzino? Quali compromessi sono richiesti per far parte di un gruppo, per non litigare, per non farsi mettere i piedi in testa, per non perdere la faccia? Cosa vuol dire diventare adolescenti, diventare piccole donne e piccoli uomini? È inevitabile questa distinzione, prima di poter essere semplicemente persone?
Non so, la femminilità è in gran parte un mistero anche per me, così come la partecipazione all'educazione di una persona: non sono madre, né sorella maggiore, queste sono le prime nipoti che fanno davvero parte della mia vita e spesso vorrei avere più tempo per essere loro vicina.
Vederle crescere e sapere quello che so della condizione delle donne nel nostro mondo, nel nostro tempo, nella nostra cultura, mi mette molta tristezza e molta ansia. A fare un confronto con qualche decennio fa o con qualche zona del mondo poco distante, mi sale il morale, ma il progresso è comunque troppo poco, e subito arriva anche la rabbia, della fatica e della frustrazione di tutta la strada ancora da percorrere.
Resistiamo e speriamo bene.
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Una volta c’era quel “trend”, passatemi il termine, che poneva una domanda: se scegli l’uomo o l’orso.
Venivi criticato se sceglievi l’orso perché tutte le persone ragazze e ragazzi hanno subito abusi, violenze, molestie. Ti sentivi più sicuro a scegliere l’orso.
Non ho mai commentato su tiktok chi sceglievo. Chi ha subito violenze, molestie e abusi sceglieranno sempre l’orso.
Ma vorrei dire una cosa, forse non se la fila nessuno oppure ci sarà un dibattito interessante. Ma io scelgo l’uomo. Non un uomo qualunque. Scelgo l’uomo per bene, lo so, non si conosce mai abbastanza una persona nonostante ci si può stare per anni e anni.
Come ci sono “uomini” o esseri spregevoli come l’anon che ha detto una cosa gravissima ad una ragazza. Ci sono anche uomini per bene, quelli “all’antica”. Quelli che combattono al fianco delle donne e ragazze con il loro sostegno contro la violenza di genere. Ci sono anche molti uomini buoni, che ti vogliono bene/amano nei tuoi pregi e nei tuoi difetti. Che se si litiga non alza le mani. Che ti aiuta se hai bisogno. Che non sono malesseri che vanno tanto oggigiorno e che sono violenti.
Scelgo l’uomo. Ma un uomo con la U MAIUSCOLA. Non un omuncolo che ti augura un Turetta, che ti augura le peggio schifezze che lui stesso ti farebbe
Per quanto possa essere difficile trovare un ragazzo/uomo per bene, se volete cercarlo? Cercatelo. Se lo volete attendere? Attendetelo. Ma trovate quella persona, la vostra persona, la vostra anima gemella come la volete chiamare. Ma trovate, cercate o attendete l’uomo con la U maiuscola. Può essere difficile ma non impossibile
Tutto questo discorso dall’inizio alla fine vale anche per gli uomini/ragazzi. Vale anche all’inverso. Ci sono molte ragazze la fuori che nessuno si fila perché sono quelle più nascoste. Quelle che escono solo quando sono a loro agio con loro stesse (così come i ragazzi).
Ci sono ragazzi/uomini e ragazze/donne che si devono ancora cercare perché hanno trovaro persone tossiche che giudicavano l’aspetto, il loro modo di fare, il loro carattere e la loro persona sminuendole. Persone tossiche causano relazioni malsane
Ognuno di noi, merita qualcuno che ci ami per quello che siamo che condividano le nostre passioni o che se ne hanno alcuni non per forza in comune. Che si fidano di voi, che vi rispettino, vi supportano e vi sopportano. Perché le relazioni sane sono quelle dove c’è rispetto e comunicazione. Se si litiga, si discute il giorno dopo ancora? Be’ quando la rabbia è finita, si parla perché non si è capito l’uno il punto di vista dell’altro
Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne
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Giornata contro la violenza sulle donne!
Vi presento Marzieh Ebrahimi:
È sopravvissuta a un attacco con l'acido in Iran per non aver indossato il corretto hijab. Faceva parte di una serie di attacchi con l'acido avvenuti nel 2014, incitati dall'imam Yousef Tabatabaei-Nejad.
Non è stata l'unica: altre 24 donne sono state prese di mira, una delle quali è morta e altre hanno perso la vista. Invece di nascondersi nell'ombra, Marzieh è diventata un'impegnata difensore pubblico contro la violenza e l'estremismo religioso.
Rimane una musulmana praticante, nonostante tutto quello che le è successo, e ha fatto della diffusione della speranza il suo obiettivo di vita. Il solo fatto di essere visibile in pubblico è già molto potente. Complimenti a lei... 😍❤️
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Si è permessa di dire oggi giornata mondiale contro la violenza sulle donne che "C'è maggiore incidenza degli immigrati negli stupri".
Allora io da semplice persona curiosa mi sono andato a leggere le statistiche trovando alcuni dati di cui riporto qualche estratto:
"si accompagna ad una forte diminuzione degli autori di femminicidio di nazionalità non italiana, passati da 23 a 16, con un decremento del 30,4%, mentre rimane stabile il numero degli autori italiani (83 nei primi 11 mesi del 2023 e del 2024). Ciò significa - spiegano i ricercatori - che, mentre il 45,8% dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani, 'soltanto' nel 4% dei casi (3 vittime in valori assoluti) le vittime di femminicidio italiane sono state accise da un autore straniero (una percentuale, questa, in forte calo rispetto al 13,5% censito nel 2023)."
Qualcuno puo spiegare a Giorgia che porre l'attenzione su altri temi per sviare il problema principale non porta a nessun risultato?
Lo vuole capire che è un tema importante?
Lei che ha tagliato il 70% delle risorse per la prevenzione della violenza contro le donne.
Puoi essere italiano,immigrato,straniero,bianco,nero o blu ma se sei un maiale,se sei psicopatico e hai dei problemi vai curato e certe cose vanno evitate.
Vogliamo fare cose concrete? Vogliamo introdurre questa educazione affettiva nelle scuole? Vogliamo investire i soldi su cose concrete e utili?
Possiamo per una volta andare avanti e non tornare indietro?
#politica italiana#politica#25 novembre#violenza sulle donne#meloni#governo#femminismo#femminicidio#pensieri#sfogo
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“L’uomo che tratta la donna come una principessa è colui che è stato cresciuto da una regina.”
Nella giornata contro la violenza sulle donne non dimentichiamo l’importanza
delle mamme, dei genitori, nell’ educazione dei propri figli.
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Domani 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne: la storia delle coraggiose sorelle Mirabal
La data della giornata contro la violenza sulle donne e il femminicidio è il 25 novembre, la stessa in cui, nel 1960, furono uccise le tre sorelle Mirabal soprannominate " mariposas " le farfalle.
Il 25 novembre del 1960 le sorelle Mirabal, attiviste politiche in lotta per i diritti delle donne e della popolazione, vengono brutalmente uccise per mano di alcuni agenti di servizio. Seviziate, torturate e prese a bastonate, le tre sorelle vengono caricate senza vita su di una macchina e gettate in un dirupo per simulare un incidente.
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Rompi il silenzio: un impegno comune contro la violenza sulle donne. Ogni voce conta: prevenzione, educazione e azione per fermare un dramma globale
La violenza contro le donne è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo, un fenomeno che non conosce confini di età, cultura, religione o status economico.
La violenza contro le donne è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo, un fenomeno che non conosce confini di età, cultura, religione o status economico. Secondo i dati delle Nazioni Unite, una donna su tre nel mondo subisce violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Un dramma che richiede una risposta forte e collettiva, basata su educazione, prevenzione e azioni…
#1522 numero antiviolenza#25 novembre#aiuto alle vittime#Alessandria today#arancione simbolo.#campagne antiviolenza#Centri antiviolenza#centri di ascolto#cultura del rispetto#Diritti delle donne#diritti umani donne#Disparità di Genere#educazione al rispetto#educazione di genere#empowerment femminile#Femminicidio#giornata contro la violenza#Google News#italianewsmedia.com#legislazione contro abusi#lotta alla violenza#mascolinità tossica#Partecipazione Attiva#Pier Carlo Lava#prevenzione abusi#programmi educativi contro violenza#protezione donne#rispetto reciproco#sensibilizzazione scuole#solidarietà donne
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Oggi ero presente ad una delle manifestazioni organizzate nella mia città in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Sono partita da casa turbata, durante il tragitto non facevo altro che pensare a tutte quelle donne e ragazze che non possono più partecipare ad eventi del genere perché un uomo ha deciso per loro, perché un uomo si è permesso di togliere loro la vita. In macchina, mentre guidavo, mi veniva da piangere, dal dispiacere, dall'impotenza.
Quando sono arrivata in piazza, mi sono guardata intorno. Ho visto donne, bambine, giovani adulte, nonne, cartelli, striscioni, visi determinati, espressioni decise, forti.
E lì, in mezzo a quell'energia, l'angoscia e la tristezza si sono trasformate in rabbia, ma non quella rabbia cieca, che porta alla violenza, una rabbia che sfocia nella voglia di rivoluzione, di cambiare le cose, di lottare per noi, per chi non può più farlo, per chi da sola non ce la fa e ha bisogno di aiuto.
Ed è lì, dalla trasformazione interiore che ho vissuto, ho compreso l'importanza della partecipazione della comunità a manifestazioni del genere.
Non è vero che "queste cose non servono a niente, a che serve una manifestazione così". Perché serve, serve a smuovere qualcosa nell'anima, a prendere coscienza, a toccare la propria forza e a trovare il coraggio di canalizzarla per porre in essere un cambiamento strutturale che è necessario.
Oggi mi sono resa conto che non siamo sole, che dalla sofferenza causata dalla mano di un uomo violento si può uscire, se ci si affida alle persone giuste, se accettiamo di essere aiutate, da altre donne, da chi è forte come noi.
E mi sono ritrovata ad essere orgogliosa di essere donna.
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Oggi è la Giornata Internazionale della Donna, un momento per riflettere sulle battaglie vinte e quelle ancora in corso per le donne in tutto il mondo.
Non possiamo ignorare le sfide che ancora affrontano.
Le mimose e gli auguri, ma ci serve anche molto di più. Dobbiamo lavorare per garantire pari opportunità sul lavoro, rispettare le scelte personali e combattere contro la violenza di genere.
Nonostante i progressi fatti nel 2024, ci sono ancora ostacoli da superare, come stereotipi e pregiudizi che condizionano ancora la vita delle donne. È importante tenere viva la discussione sui diritti delle donne e lottare per assicurare una piena parità. Auguro a tutte le donne di realizzare i propri sogni e di vivere libere da ingiustizie e violenze, senza essere più schiave di vecchi schemi culturali.
LupoSolitario00🐺
#napoli#il ragazzo di napoli#napoletano#luposolitario00🐺#femminismo#giornata internazionale della donna
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De profundis
Era mia madre che mi picchiava da piccolo. Da pochi mesi fino ai 10 quasi tutti i giorni poi ha iniziato a farlo più raramente tipo una volta a settimana, ogni due. Mi ricordo che alle elementari andavo in spiaggia d'estate con le gambe ricoperte di lividi. Fuori pioveva, era andata via la luce, avrò avuto 16 anni. Faccio per andare al piano di sotto a vedere il quando ma incontro mia madre che sta provando a scendere le scale e mi butta giù. Mi rialzo, niente di rotto, ma sono a terra. Di solito mi picchiava quando ero a terra. L'ho vista scendere. Ho avuto paura.Non sapevo come reagire mi sono alzato e l'ho picchiata. Da quel giorno ha smesso di menarmi. Non capisco perché si doveva arrivare a tanto. Non ho mai capito perché se le ero di intralcio doveva provare a schiacciarmi come fossi un pezzo di legna per terra nel bosco. La prima volta che l'ho raccontato alla psicologa mi ha attaccato un pippone di 40 minuti sulla violenza sulle donne. Avevo 16 anni mia madre 47 se non voleva essere picchiata avrebbe potuto fermarsi prima. Io come figlio volevo una madre che al massimo mi desse qualche sberla per un errore non perché giocavo o perché la disturbavo. Anni dopo ho scoperto che mia madre ha l'Aspergher quindi non capisce perché la gente è felice da cose come il gioco o lo stare con gli altri. Infatti non ci sta. Ho ascoltato la psicologa e me ne sono andato. La gente non capisce non vede i rapporti di causa e effetto. Gli dici che una cosa è brutta e ci credono contro ogni evidenza. Ti dicono che chi picchia una donna è un mostro da far soffrire. Ho sofferto abbastanza senza una madre, ho un abisso nero dentro che le fosse delle marianne in confronto è una buca nella sabbia fatta sul bagnasciuga. Uccidimi ti prego. Alle persona spaventa pensare a quanto culo o sfortuna possano aver avuto nel venire al mondo, a come girano le carte. A come il mondo a volte sia crudele e a volte ingiusto, nel bene e nel male. Ma alla fine alle persone quello che importa è non cambiare idea e mantenere le proprie convinzioni e credenze intatte. Le idee pre masticate che usano tengono in piedi un precario equilibrio di convinzioni, pregiudizi che gli permette di arrivare a fine giornata. Senza di esso il loro sistema di convinzioni, la loro stabilità crollerebbe.
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The International Day of Zero Tolerance for Female Genital Mutilation (FGM)
Illustrazione di Virginia Cabras alias Alagon
I l6 febbraio è la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF).
Le Mutilazioni Genitali Femminili sono una forma di violenza che calpesta i diritti di bambine e giovani donne, mettendo a rischio la loro salute fisica e psicologica e che deve vedere tutti quanti noi impegnati in una battaglia che non riguarda solo le donne ma ha a che fare con lo sviluppo dell’intero genere umano.
Almeno 200 milioni di ragazze e donne vivono oggi nel mondo con le cicatrici di qualche forma di mutilazione genitale subita nel corso della propria vita. Le mutilazioni genitali vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età.
Tuttavia, in alcuni Paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni come nello Yemen.
La pratica può causare complicanze a breve, medio e lungo termine, tra cui dolore cronico, infezioni, aumento del rischio di trasmissione dell’HIV, ansia e depressione, complicazioni al momento del parto, infertilità e, nei casi peggiori, la morte.
L’UNICEF ha stimato che altri 68 milioni di ragazze subiranno mutilazioni genitali da qui al 2030 se non vi sarà una forte accelerazione nell'impegno per porre fine a questa pratica aberrante. In Italia, dove è in vigore la legge 7/2006 per prevenire e contrastare le pratiche di mutilazione genitali femminili, il numero di donne che hanno già subito una mutilazione genitale si stima sia compreso tra 61.000 e 81.000.
Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne: levatrici tradizionali o le stesse madri. Ma è impressionante rilevare che oltre 20 milioni in 7 Stati (Egitto, Sudan, Guinea, Gibuti, Kenya, Yemen e Nigeria) sono state sottoposte a questa pratica per mano di un operatore sanitario. Una Risoluzione del Parlamento europeo del 2018 invita a vietare esplicitamente la medicalizzazione".
I governi degli Stati in cui le Mutilazioni Genitali Femminili sono ancora diffuse devono sviluppare Piani di azione nazionali per porre fine a questa pratica. Ma per essere efficaci, questi piani devono prevedere risorse di bilancio dedicate ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, all’istruzione femminile, al welfare e ai servizi legali.
Oltre al contrasto della pratica delle mutilazioni genitali femminili e alla realizzazione di un'attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche, la Legge 7/2006 prevede lo stanziamento di fondi per la formazione del personale sanitario. Fino al 2009 lo stanziamento era pari a 2,5 milioni di euro annui, scesi fino a circa 174.463 euro nel 2018. Un'integrazione delle risorse ha consentito di riportare lo stanziamento annuale a 500.000 euro. L'impegno come Ministero della Salute dovrebbe essere però quello di prevedere maggiori risorse dedicate nelle prossime leggi di bilancio.
Per eradicare questa efferata forma di violenza sulle donne bisogna agire senza sosta se si vuole che questo impegno si traduca in risultati concreti, duraturi e irreversibili.
Si tratta di un percorso ancora lungo e non lineare, ma è la sfida cui siamo tutti chiamati a concorrere.
Bisogna creare una vera alleanza tra politica, istituzioni pubbliche, associazioni nazionali e internazionali promuovendo condivisione, momenti formativi, intensificando azioni sanitarie e sviluppando solidarietà tra donne di diversi paesi di provenienza nel Paese di approdo. Solo così si potrà vincere questa battaglia.
#mutilazioni genitali#The International Day of Zero Tolerance for Female Genital Mutilation (FGM)#alagon
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"Sei unica. Inno al genio femminile" di Francesco (Jorge Mario Bergoglio) , Pienogiorno. A cura di Alessandra Micheli
Avrei potuto postare questa recensione ieri, nella giornata mondiale contro la violenza delle donne. Ma vedete, sarebbe stata un enorme paraculata fatta solo per acchiappare like. E io sui problemi grossi, gravi connessi con un grattacapo societario che rischia di portare verso il collasso, non speculo. Non indosso la maschera contrita ricca di espressioni di biasimo ma senza la voglia di…
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