#prolisso
Explore tagged Tumblr posts
karka · 8 months ago
Text
Fiume di Parole
Ho visitato il paese di “Nonconvidoappienolaideadivivereinmezzoallemontagneinquantoilfreddolafadapadrona” (RBHCVN) certo è un nome strano però dovete sapete che i suoi abitanti comunicano con un numero sovrabbondante di parole, anche per esprimere concetti semplici e diretti, utilizzando persino un linguaggio che cerca di essere colto.Tra di loro non si salutano con un: “Ciao” e un “Salve” oppure…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
pgfone · 4 months ago
Text
Posso lamentarmi? Mi lamento: per descrivervi quanto sia ridicola ormai la situazione agricola Italiana vi voglio raccontare questa cosa. In questi ultimi anni ho dismesso tutte le coltivazioni (causa zero ricavi) orzo, grano, farro, lenticchie, per citarne alcune, ormai tutta rimessa sotto ai 100 ettari e mi sono concentrato sugli olivi, ogni tanto però faccio qualche prodotto su richiesta specifica o per qualche amico. In questo caso ho fatto delle balle di fieno per un amico, un fieno di prato misto dove ci sono varie essenze tra cui l'erba medica, il trifoglio, il loietto, l'avena, ecc ecc... insomma tutte quelle varieta di specie erbacee che fanno i prati di montagna colorati per cui tutti impazziscono (Tipo la fioritura di Castelluccio). Bene vi ho già annoiato? Lo capisco, ma aspettate tanto è caldo e non si può fare niente a quest'ora a parte leggere. Allora per essere breve, il processo del fieno è abbastanza semplice, si taglia, si fa asciugare un giorno o due (in questa stagione) si gira, si ranghina, ovvero si mette tutto insieme in file per poi pressarlo con l'apposita macchina attaccata al trattore che fa le balle che possono essere di varia forma densità e misura a seconda poi delle bestie che andrà a nutrire. Ecco capite che è un bel dispendio di tempo e gasolio fare questi passaggi senza contare le macchine che ormai sono costosissime e senza contare che il mercato ormai richiede un prodotto perfetto, per perfetto intendo che se becca una piovuta non vale più niente. Ok fino a qui ci siete? Ora viene il bello, una di quelle balle cilindriche dove tutti si fanno le foto Instagrammabili pesa all'incirca 4 quintali e il fieno quest' anno viene pagato 4 euro al quintale, 4x4=16 euro per una balla, bene, sapete quanto costa la rete per legare la balla (che è quella che fa si che il fieno stia lì tutto bello pressato) ?????
20 euro.
Per concludere, 4 euro di rimessa a balla, senza considerare il gasolio per tutti i passaggi che vi ho descritto e senza considerare che il fieno lì non ce l'ha messo il buon dio ma ci è stato seminato con altrettanti passaggi che vi evito per non essere ancora più prolisso
328 notes · View notes
libriaco · 1 year ago
Text
Nessuno, nessuno
Oggi, all’improvviso, sono giunto a una sensazione assurda e giusta. Ho capito, in una folgorazione intima, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. […] Sono la periferia di una città inesistente, il commento prolisso a un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo da scrivere che passa aerea ed evanescente senza essere esistita, fra i sogni di chi non mi ha saputo completare.
F. Pessoa, [Livro do desassossego, 1913-1935], Il libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares, Newton Compton Editori, 2006, [trad. P. Ceccucci, O. Abbati]
45 notes · View notes
jikimo-world · 1 year ago
Text
Sermo vulgaris
Es. del 79 circa d.C (Ho aggiunto le virgole per aiutare la suddivizione)
Quisquis ama valia, peria qui nosci amare, bis tanti peria quisquis amare vota
Quando in latino "corretto" sarebbe invece stato:
Quisquis amat valeat, pereat qui nescit amare, bis tanto pereat quisquis amare vetat
In italiano, senza adattare in testo -dolore al petto-, è:
Chiunque ama viva, perisca chi non sa amare, due volte perisca chiunque l'amare impedisca
(In realtà il verbo Vetare esiste, ma mi pareva di scadere in un italiano troppo antiquato)
Come si può notare, pur essendo ancora chiaramente latino, già ci sono suoni che ritornano anche nella nostra lingua
Man mano che ci si avvia verso la caduta dell'impero la lingua pare ancor più familiare!
Nel quarto secolo per esempio, non si diceva più viridis ma virdis, che è all' origine della parola "verde"
Vinea -> Vinia -> Vigna
Calida -> Calda
Aqua (Acua) -> Acqua
e così via...
Molte espressioni latine oggi rimangono sia in Italiano che sopratutto nei dialetti.
Purtoppo non penso che Nonno e nipoti si capirebbero propriamente al volo, se non facendo uno sforzo da una parte e dall'altra.
Per parlare userebbero il sermo plebeius (Lingua di uso comune nei periodi di stabilità dell'Impero) o il sermo familiaris (Conversazione colta)
Non mi stupirei però se Romano e Veneziano con lui utilizzassero addirittura il sermo Doctus (Il latino letterario/scritto per intenderci) perchè è quello che effettivamente non hanno mai smesso di praticare e utilizzare prima della stabilizzazione dell'Italiano (Fiorentino trecentesco coff coff)
Ma nonno Roma ,,parlerebbe in italiano,, o latino?
39 notes · View notes
scogito · 8 months ago
Text
Discerni:
1. Chi ti aiuta per il tuo bene o per il suo. 2. Chi fa qualcosa per vederti felice o per forzato sacrificio. 3. Chi parla perché ama ascoltare se stesso o perché ama dirti qualcosa di utile.
1. Te lo rinfaccia. Si aspetta che la sua azione gli assicuri la tua fedeltà, maschera controllo.
2. Non è felice quando lo fa. Il suo investimento dura poco o se lo porta avanti maschera frustrazione.
3. È inutilmente prolisso. Prima di arrivare al punto gira per tutte le tangenziali possibili, maschera vanità.
10 notes · View notes
tumbluca · 6 months ago
Text
𝐋𝐞 𝟒𝟎 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐔𝐦𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐄𝐜𝐨
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu. ”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. La litote è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
Tumblr media
8 notes · View notes
libero-de-mente · 7 months ago
Text
Che si fottano tutti. Gli oracoli su TikTok e i nuovi profeti di Instagram.
Non voglio farmi turlupinare dai responsi su Fb della nuova generazione di filosofi del web, o dai nuovi vate su X.
Che possano affogare nella loro stessa tracotanza, nella melma di odio e astio che divulgano. Con i loro seguaci del diritto d’opinione a tutti i costi e comunque sacra. Alla faccia della libertà. Non si è liberi di distruggere o demolire senza rispetto, solo per ego, ma diventa una dittatura verbale senza un confronto civile. Io penso, io dico quindi io sono e voi muti.
La verità è che molti sono incattiviti, sopraffatti dall’ego smisurato che ha come metro di misura il numero di follower. La mia paura è quella di essermi incattivito anche io, nonostante io cerchi di mantenere un equilibrio sempre più precario. Vorrei scegliere la vita, ma la vita è piena di invidia e competizione.
A volte penso che una vita fatta di famiglia, mutuo, lavoro, polizza, ristorante una volta a settimana, cinema, divano super confortevole, televisore con tanti canali a pagamento, abiti firmati, sushi all you can eat, il Natale tutti insieme, nulla a cui pensare o di cui preoccuparsi fino alla fine dei propri giorni, sia il desiderio di tantissime persone.
Io è da molto che non ho più questi desideri. Dovrei essere tanto arrabbiato per quello che mi è successo e che ho subito in passato, ma è difficile restare rancorosi quando impari a stare sulle punte dei piedi e guardare al di là dello steccato della quotidianità indotta. Quando scopri che esiste tanta bellezza nel mondo, perché esiste in alcune persone.
Quando ho la fortuna di incontrarne una provo un enorme senso di gratitudine verso il destino, ringraziandolo per ogni singolo momento che mi sarà concesso di condividere con queste persone nella mia piccola vita. Anche un messaggio, un caffè condiviso, una telefonata rubata ai mille impegni quotidiani. Soprattutto anche quando queste persone non capiscono l’importanza che hanno per me, temendo l’ennesimo “caso umano”.
Ho potuto toccare con mano degli orrori, orrori che stanno nella vita di alcune persone. Dolori e ingiustizie subite, spesso come fossero delle torture. Non esistono parole per descrivere quello che ho ascoltato, in parole che erano come un grido di aiuto, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. Ho percepito cose che molti esseri umani non s’immaginano, ho visto cuori distrutti di una bellezza inaudita.
L’orrore molte volte è creato e nutrito da chi l’orrore non lo conosce, non avendolo mai subito ma facendone parte. Senza remore o colpe molte persone sono parte dell’orrore di altri esseri viventi. Ma sorridono e stringono mani come se fossero persone a modo. Non accettano giudizi, i giudizi indeboliscono la loro convinzione di essere i migliori.
Tutta quella bellezza. In alcune anime non riesco a vederne la fine. Ci si potrebbe navigare per una vita intera, spesso certe menti le trovo troppo grandi per me. Rimango ad ammirarle come un neonato di fronte alla bellezza del seno materno. A bocca aperta, ma in silenzio per non disturbare. Darei l’anima per poter essere degno di una piccolissima attenzione da parte loro.
Mi dispiace, ma io non voglio fare il saccente, non voglio avere ragione. Se do questa impressione me ne dispiaccio, non era nelle mie intenzioni. Vorrei aiutare tutti, se possibile chiunque.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo trarre pace e soddisfazione dalla felicità del prossimo, credetemi io l’ho fatto e mi sono trovato meglio che a godere dei miei successi in solitudine.
Non guardiamo troppo al passato, non scervelliamoci sul futuro, viviamo appieno il presente. Se lo faremo sarà un buon passato da ricordare, ogni tanto, e la base per un radioso futuro.
E in maniera che oggi non riusciamo manco a immaginare, perché potrebbe davvero sorprenderci.
Non sapevo cosa scrivere, senza diventare troppo prolisso. Qui funziona così, poche righe altrimenti sei illeggibile, da passare oltre. Ma se tu stai leggendomi a questo punto, vuol dire che un po’ di attenzione te l’ho presa.
Siamo nell’inferno dell’egoismo oggi, ma chi crede nell’altruismo o fa squadra o affonderà nella melma dell’individualismo.
Credetemi. Sarà una vita fatta di schiaffi e senza luce.
6 notes · View notes
occhietti · 2 years ago
Text
Le 40 regole
per parlare bene l'italiano
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
- Umberto Eco
Ecco... Seguendo queste semplicissime regole si impara benisssssssimo l'italiano...
25 notes · View notes
silenziodorato · 1 year ago
Note
Scusatemi chiedo a voi visto che siete del settore.
Tre dosi di vaccino. Covid prima volta una settimana dopo la terza dose, gennaio 2022. COVID seconda volta ad aprile 2023.
Ho letto alcuni articoli su internet (scusate ma non so dove informarmi su siti che sono davvero affidabili) che aumenta in ogni caso il rischio cardiovascolare anche se ho tre dosi. Questa cosa mi ha impanicato non poco. Di solito sono un tipo tranquillo e non ci avevo più pensato ma leggendo queste domande si è riacceso il dubbio e timore. Non credo sia il vaccino la causa delle morti o sto malori anche perché si moriva e morivano persone giovani ben prima della pandemia ma credo che la causa ora, almeno in parte, sia proprio il virus. Perciò mi domando, aumenta davvero il rischio di infarti o ictus anche se mi sono vaccinato oppure posso stare tranquillo? Tranquilli che se mi rispondete dandomi la risposta che mi tranquillizza non credo siate pagati da Big Pharma😂 però ecco, siate il più sinceri possibile perché dei medici in giro oramai mi fido poco, soprattutto nel mio paese. Grazie e scusate se sono stato tanto prolisso
Ciao, io sono una studentessa di infermieristica, spero di poterti aiutare ma ecco sono ancora in fase università. Detto ciò, ho letto di uno studio sul fatto che il Covid possa aumentare la probabilità di avere una malattia cardiovascolare, probabilità significa che può essere di sì come può essere di no, inoltre questo studio non è stato nemmeno confermato da quello che so. (Ad ogni modo risale a prima che uscisse il vaccino)
Un esempio che ho pensato prima: io vado dal meccanico e non capisco nulla di auto, motori, ecc. Quando il meccanico mi dice che la mia macchina ha un tot problema e che si risolve in tot modo, io mi fido. Non è che mi fido perché io non sono in grado di avere una mia opinione ma perché lui lavora in quel settore, ha esperienza e sicuramente ne capisce di più. Stessa cosa con medici e infermieri: sono e siamo qui per aiutare, per curare, non per fare del male dunque bisogna fidarsi. Come in ogni lavoro, c'è sempre lo stronzo di turno ma di base chi fa questo lavoro è perché lo ama e vuole aiutare qualcuno. Al giorno d'oggi ci sono veramente tante informazioni e si tende un po' a fare "i tuttologi" ma per parlare di determinati argomenti c'è bisogno di studio e tanto.
Gli scienziati hanno studiato il vaccino ad mRNA da un ventennio, i medici lo consigliano perché serve essendo una pandemia, gli infermieri lo somministrano e se lo fanno perché bisogna raggiungere un'immunità di gregge in modo tale che questo virus si levi dalle palle.
Il Covid ovviamente si può prendere anche con il vaccino, che non dura all'infinito, ma si prende più lievemente così magari si evita anche di intasare gli ospedali o di contagiare i soggetti fragili.
Ad ogni modo, tutto nel mondo ha effetti indesiderati ed effetti collaterali. Basta prendere il foglietto illustrativo della pillola anticoncenzionale, dell'aspirina, dell'ibuprofene, di tutto ciò che prendiamo senza pensarci. Eppure non ci facciamo problemi, riflettete su questo.
#me
2 notes · View notes
flusssodincoscienza · 1 year ago
Text
sono la periferia di una città inesistente, il commento prolisso a un libro non scritto. non sono nessuno, nessuno. non so sentire, non so pensare, non so volere. sono una figura di un romanzo da scrivere che passa aerea ed evanescente senza essere esistita, fra i sogni di chi non mi ha saputo completare
3 notes · View notes
666killme · 1 year ago
Text
Non mi capisco, i giorni in cui sono prolisso scrivo pochissimo e quelli in cui non emetto nemmeno un fischio potrei fare un disco.
-Carlo Corallo
2 notes · View notes
thegianpieromennitipolis · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SARA’ DIPINGERE! - di Gianpiero Menniti 
L'EMOZIONE DELLA GRAMMATICA
[...] intuizione che si forma sotto il pennello mentre scorre sulla tela. Fatica. Enorme fatica.  Lunga gestazione.  Come quella che caratterizzava il processo creativo, prolisso fino allo sfinimento, di Paul Cézanne: le forme, i fenomeni, nel loro apparire im-mediato, come pura percezione.  L’oggetto nell’istante della visione, un attimo prima che la memoria lo riconosca. Oblio che rivela. Per l’artista francese, rivela geometrie essenziali, come fossero strutture profonde del linguaggio, il mistero semiotico della sintassi innata, l’idioma materno originario: 
«L'una vegghiava a studio de la culla, e, consolando, usava l'idïoma che prima i padri e le madri trastulla». (Dante Alighieri, “Divina Commedia”, Paradiso, Canto XV)
Dunque, non resta che accettare il collegamento tra un’arte “astratta” da un interesse funzionale di kantiana memoria e un’arte liberatrice già espressamente richiamata con Schopenhauer. L’una si tiene con l’altra. Ed entrambe con Platone, nella misura intesa come μίμησις (mímēsis) della visione ideale. Nel nostro caso, direi in questo passaggio di tempo, nella misura che non deduce ma è indotta. Lungo questo solco si può intuire una parte consistente dell’arte contemporanea. Ed è seguendo questo ragionamento che mi sono entusiasticamente imbattuto nelle opere di Maria Casalanguida.  Lasciandomi affascinare proprio dal processo creativo, intenso, strutturato in una complessità che non è ricercatezza ma necessità estetica che fonde geometrie e colori in accostamenti misurati fino alla loro definitezza. Mi basterà richiamare “Raggio di luce”, “Esplosione caleiodoscopica”, “Colori al vento”, assieme a “Volo in deltaplano” e “Ritmo ondulatorio sincopato al quadrato”, tutte opere del 1990.   Certamente, si tratta di anni nei quali si afferma una svolta: in apparenza è il passaggio dalla figurazione all’astratto, dalla “rappresentazione” alla “presentazione”.  Ma se il dipinto muta il suo soggetto, lo stile dell’artista mantiene il suo rigore estetico, la ponderazione geometrica e coloristica, la misura strutturale, la ricerca di espressività che sorge e appare in una forma autonoma, voce dell’ente im-mediato e in sé che precede ogni logos, che precede ogni linguaggio, che è il “vocativo” di una grammatica senza “casi”, inopia della parola, noumeno, cosa ultima, esperienza di un infinito in una traccia di finito. Manca un aggettivo a questi predicati: emozionante. [...]
6 notes · View notes
youareartdarling · 2 years ago
Note
È una domanda che mi è sorta leggendo la tua biografia. Cercherò di non essere troppo prolisso. Nella prima parte hai accennato al tuo rapporto con la musica e di come essa rappresenti per te, in un certo senso, un elemento indispensabile del tuo vivere quotidiano. Alla luce di ciò mi sono chiesto: c'è un tipo di musica, in particolare, che ti riesce a dare siffatta serenità ed equilibrio oppure è la musica in senso ampio che te lo dà? Scusami per la lunghezza della domanda, ma volevo contestualizzarla.
Ti ringrazio per aver letto la mia leggermente lunga biografia.
È parecchio datata (mi pare del 2017) e alcune cose probabilmente non so se le riscriverei ora.
Per quanto riguarda la musica, in quel periodo mi riferivo ad essa in generale e, oggi come allora, non ho un genere in particolare che mi renda tranquilla. Forse potrei dire che se sto giù di morale, la musica triste mi accompagna (non mi fa stare meglio, ma accompagna il mio stato d'animo).
Spero di aver risposto alla tua domanda e di essermi fatta capire.
2 notes · View notes
kiki-de-la-petite-flaque · 2 years ago
Text
36 consigli di scrittura di Umberto Eco:
1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stro*** usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedono comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36. Una frase compiuta deve avere
2 notes · View notes
kyda · 2 years ago
Text
adoro comunicare con (il prof di letteratura russa) chi usa un sacco di parole per spiegare in tanti modi diversi quello che si è appena detto e usa tante frasi incidentali quante ne uso io evitandomi la paranoia di star scrivendo in modo incomprensibile e prolisso anche se mi ricordo di essermi lamentata della stessa identica cosa quando qualche settimana fa non capivo la dispensa sulla riscrittura femminista ma sorvoliamo sì?
6 notes · View notes
micro961 · 2 months ago
Text
Davide Giuliodori – La raccolta poetica “Cuore ombreggiato”
Le liriche presentano gli echi di un nuovo stilnovismo
Tumblr media
Lo scrittore Davide Giuliodori pubblica la raccolta poetica “Cuore ombreggiato”, uscita il 29 giugno 2023. È la sua opera d’esordio, una silloge poetica in cui raccoglie tutta la produzione degli ultimi otto-nove anni, dedicata ad una giovane donna di cui egli si è innamorato a prima vista, senza però essere corrisposto. Nel libro, prevalgono le tematiche più care all’autore: l'io, la natura e l'amore, trattate e descritte con un lessico forbito e prolisso, in cui si notano frequenti riferimenti alla filosofia, al mondo classico e alla mitologia. Si evidenzia un frequente ricorso al sentimento fatalista, come a voler sottolineare, in parole semplici, che l'uomo non ha il potere di controllare tutto e che ci sono situazioni e circostanze in cui, purtroppo o per fortuna, gli eventi scorrono e si realizzano indipendentemente dalla volontà dell'essere umano stesso. La natura è rappresentata come amica e fonte di sollievo, una sorta di "via di fuga" dalla realtà quotidiana e dalle circostanze negative con cui l'io può trovarsi a dover fare i conti. Nel momento in cui la si descrive, si nota una tendenza a "sminuire" l'importanza e l'operato dell'uomo di fronte a essa, come a dire che la natura è superiore all'uomo e quasi "incorruttibile". La tematica dell'amore è affrontata tramite una descrizione della figura femminile alla quale - ricalcando in pieno la poetica stilnovista - viene attribuita una valenza di "ancora di salvezza". In ogni poesia, l'autore si rivolge alla donna sempre dandole del "tu", parlandole direttamente e rivolgendole una sorta di preghiera, di invocazione, una richiesta d'aiuto perché essa lo conduca verso un mondo - apparentemente sconosciuto e fisicamente intangibile - privo di sofferenze. Il messaggio che ne scaturisce è che, come suggerisce l'etimologia della parola (a-mors, cioè ciò che è privo di morte, che non conosce morte), l'amore non finisce mai ed è l'unica ed eterna fonte di salvezza per la persona che si ama.
Acquista il libro
Amazon: https://www.amazon.it/Cuore-ombreggiato-Davide-Giuliodori/dp/8833564916
IBS: https://www.ibs.it/cuore-ombreggiato-libro-davide-giuliodori/
Feltrinelli: https://www.lafeltrinelli.it/cuore-ombreggiato-libro-davide-giuliodori/
Mondadori: https://www.mondadoristore.it/Cuore-ombreggiato-Davide-Giuliodori/eai978883356491/
Storia dell’autore
Davide Giuliodori nasce nel 1996 a San Severino Marche, piccolo comune dell'entroterra maceratese dove tutt'oggi risiede. Amante delle lingue straniere (tanto da dedicare i suoi studi a questo ambito), sviluppa sin dall'adolescenza una grande passione per la filosofia e per la scrittura, in particolare poetica, iniziando a comporre liriche all'età di diciotto anni. Alcuni anni più tardi entra a far parte di Rinascimento Poetico, un movimento di poeti senza scopo di lucro, fondato dal giornalista e performer Paolo Gambi e diffuso in tutta Italia. Nel giugno 2023, pubblica con Edizioni Progetto Cultura la sua raccolta poetica d'esordio Cuore ombreggiato. Tra gli autori che lo influenzano maggiormente, nello stile e nella poetica, ci sono Dante Alighieri, Giacomo Leopardi, Gabriele D'Annunzio, Giuseppe Ungaretti, Kahlil Gibran e William Wordsworth. A livello filosofico, si riconosce totalmente nell'idealismo e nel pensiero di Socrate.
Facebook: https://www.facebook.com/davide.giuliodori.9
Instagram: https://www.instagram.com/dave_joker_/ Youtube:https://www.youtube.com/channel/UCgB6uu6pwiDEKsxv54VDDfg
0 notes