#poesia ritmica
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 6 days ago
Text
Shakespeare, the great rapper. Il 26 marzo al Teatro Alessandrino lo spettacolo in inglese per la rassegna Puck dedicata agli studenti
Tra gli appuntamenti più originali e coinvolgenti della rassegna teatrale Puck – Teatro Scuola 2024/2025, mercoledì 26 marzo 2025 alle ore 10:30, il Teatro Alessandrino di Alessandria ospiterà lo spettacolo “Shakespeare, the great rapper”, una produzione della Compagnia Teatrale In-folio di Meda, pensata per le Scuole Secondarie di I grado. Scritto da David Remondini e Michela Morelli, con…
0 notes
diceriadelluntore · 3 months ago
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #354 - Astor Piazzolla, Libertango, 1974
Nello stesso anno in cui in Brasile Jorge Ben iniziava la sua rivoluzione della musica del suo paese, nei territori dei cugini argentini si consumava il più famoso degli assassini musicali (premetto subito in senso simbolico). Fu però un delitto che non portò alla fine, ma alla rinascita e alla rivoluzione di uno mondo magico ma dalle regole ferree, fiero del suo conservatorismo: il tango. Oltre che musica e il più sensuale dei balli, il tango è poesia e cultura. Nessuno sa perchè si chiami tango (dal latino tangere, io tocco) solo che nacque agli inizi del ‘900 nella zona di Rio de la Plata, diffondendosi inizialmente in Uruguay e Argentina. Nella prima metà del secolo, dal punto di vista musicale, il tango si sviluppò come musica da orchestra e canto, con figure leggendarie, come quelle di Carlos Gardel, eroe nazionale argentino (anche se i maligni sostengono che fosse uruguaiano), Roberto Goyeneche o Carlos José Pérez. Il la musica e il canto, malinconico, emotivo, teatrale modellò il genere. Uno che però non amava tanto le fissità musicali fu Astor Pantaleon Piazzolla. Figlio di genitori italiani, Piazzolla visse i primi 16 anni a New York. Studia musica e direzione d’orchestra. Si trasferisce nella seconda metà degli anni 40 in Argentina, dove diviene un virtuoso del bandoneon, lo strumento inventato da Heinrich Band nell’800 e divenuto il principe delle orchestre di tango, che per caso arriva in Argentina al seguito dei marinai tedeschi, che lo tenevano sulle loro navi ad allietare i durissimi e lunghissimi viaggi transoceanici.
Piazzolla era affascinato dall'idea di fondere elementi della musica jazz alle strutture del tango. Fu un parto difficilissimo: ritornò a fine anni '50 a New York prontissimo a diventare musicista di colonne sonore, ma in quel momento la musica era in fermento per la rivoluzione del jazz che Kind Of Blue di Miles Davis e poi il nucleo del free jazz di Ornette Coleman stavano portando. Finì senza un soldo e solo per la generosità di un editore musicale che gli pagò un anticipo su una delle sue canzoni più famose (e che ritroveremo tra poco) ritornò in Argentina. Qui però un infarto lo segna profondamente, tanto che tramite alcuni amici si trasferisce in Italia. Ed è proprio qui, nella culla della sua famiglia, che inizia la rivoluzione: registrò nel 1974 l’album che lo fece conoscere al mondo interno.
Libertango, dall’unione tra libertad (in questo caso espressiva) e tango. Registrato a Milano con una favolosa sezione d’archi diretta da Umberto Benedetti Michelangeli, ma soprattutto con l’innesto di una sezione ritmica di chiara matrice jazz composta dal basso elettrico di Pino Presti e dalla batteria di Tullio de Piscopo, il disco ridisegna il tango, che attraverso le dissonanze del jazz, l’innesto di strumenti elettrici e una nuova idea compositiva diviene Tango Nuevo. I puristi ovviamente gridano allo scandalo, e definiscono Piazzolla el asesino del tango. Persino Borges se ne risentì, e si dice che lo chiamasse Astor Pianola. Fu persino accusato di non essere mai stato argentino, un camorreno, per le sue origine italiane. Ma poco possono le critiche contro la sensualità e dal forza di Libertango, meravigliosa, famosa per l’innumerevole quantità di usi cinematografici e pubblicitari (per esempio, nella pubblicità della Vecchia Romagna, prima del penoso remix di David Guetta). Vi aiuto a capire le differenze: confrontate la sua musica con quella che accompagna una delle scene più famose del cinema degli ultimi 30 anni: quando Al Pacino in Profumo Di Donna balla il tango, si muove sul ritmo di Por Una Cabeza, uno dei classici di Carlos Gardel: il titolo, Per Una Testa in senso letterale, è l'equivalente del nostro Per Un'Incollatura, ed è una brano che gioca sulla metafora della passione del protagonista per le corse dei cavalli comparata per la sua passione per le donne. Piazzolla sciorina partendo da Libertango la sua idea nuova in altri 6 momenti: Meditango, Undertango, Violentango (clamorosa), Novitango e la conclusiva Tristango. A legare il tutto una toccante e magnifica elegia al padre, Adios Nonino, dedicata al padre morto improvvisamente (Nonino era chiamato il Padre, Don Vicente Piazzolla, e in Argentina l’immigrazione italiana ha di fatto sostituito l’abuelo\a spagnolo con nonino\a dall’italiano nonno\a riferito in senso reverenziale alle persone anziane); scritta nel 1959, è la canzone la cui vendita dei diritti gli permise di ritornare in Argentina da New York, viene ripresa e ridisegnata secondo il conjunto electrico del Tango Nuevo, con una forza espressiva ed emozionale senza pari.
Il disco, un successo per la piccola etichetta Carosello che lo sopportò, proietta Piazzolla ai vertici della musica internazionale. Di lì a poco collaborerà con grandi del jazz, dirigerà intere orchestre e spedisce il tango in una dimensione nuova ed internazionale, e che rivitalizzerà il genere, fino alle ultime evoluzioni, tipo i Gothan Project, paladini del tango elettronico. Piazzolla dimostra come è possibile difronte ad un bivio, scegliere una strada pericolosa, rischiosa, ma che può portare a risultati grandiosi. Nel rispetto di se stessi, anche della tradizione, ma che non si ferma davanti alla difficoltà. Che sia di augurio per chiunque legga queste righe.
26 notes · View notes
thegianpieromennitipolis · 1 month ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
IL MESTIERE DELL'EDITOR - di Gianpiero Menniti
IL CANTO DEGLI DEI
Mi ha stimolato piacevolmente occuparmi di un testo come "Il Canto degli Dei" di Luigi Pullia, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura 2024, un calabrese illustre che ha dedicato la sua esistenza alla professione (psicologo) e alla produzione poetica.
Come consuetudine, ho curato l'editing dell'opera ma anche la prefazione della raccolta di poesie, un piccolo scrigno, molto denso e suggestivo, caratterizzato da un linguaggio lineare e profondo.
Ricordo qui un passo della prefazione:
[...]
... poeta capace di un’espressione laconica, stringata, come lama, come bagliore di luce che penetri lieve nel buio di una stanza, come fosse poesia silenziosa. Un ossimoro, una stridente contraddizione? Non proprio. La musica vive nell’equilibrio delle pause, nella sapiente collocazione dei silenzi. Analogamente accade per la parola poetica: anche questa prende corpo nella ritmica alternanza tra silenzi e voci, in sorprendenti lacune nelle quali s’annida un tempo sospeso, rammentando come la parola manchi sempre all’appello, come la parola contempli in sé la fatica di cogliere bagliori dell’ineffabile. Parola che scava alla ricerca dell’immagine: traccia narrativa posata sull’antico e ovidiano “Ut pictura poesis”. Parola che evoca aporie, strade interrotte in un cammino metafisico destinato a smarrirsi. Infine, parola leggera che si fa pietra. Pietra gettata nel silenzio. Come in questa lirica tratta da “Il Canto degli Dei” - intitolata: “Istante” - dalla quale scelgo un frammento: […] L’istante in me era presenza nei gesti di quotidiana memoria, immortale momento nel tempo, quando per te l’istante era nel vento! Esemplare rappresentazione di un vissuto che si trascende in distacco lirico e dunque nell’afflato con un sentimento diffuso, con un “noto” rimasto invisibile poiché inespresso nella sua lacerante e muta stratificazione. Così la poesia silenziosa di Luigi Pullia rivela il sottofondo originario della tempesta emotiva, spesso irrisolta, che ci abita: gli è sufficiente la frase o solamente la parola finale, epilogo non scontato di un dialogo serrato con il verso.
[...]
8 notes · View notes
donaruz · 11 months ago
Text
Tumblr media
La vita, poesia di Rabindranath Tagore
La stessa corrente di vita
che scorre nelle mie vene,
notte e giorno scorre per il mondo
e danza in ritmica misura.
E’ la stessa vita che germoglia
gioiosa attraverso la polvere
negli infiniti fili dell’erba
e prorompe in onde tumultuose
di foglie e di fiori.
E’ la stessa Vita
che viene cullata
nella Culla Oceanica
di nascita e morte,
nel flusso e riflusso delle Maree.
Sento le mie membra
diventare leggere al tocco
di questo Mondo pieno di Vita.
E la mia Gioia
viene dall’Eternità
che Danza nel mio sangue
in questo istante!
John William Waterhouse Art
10 notes · View notes
geometriaborrada · 1 year ago
Text
La Partícula Divina
Bendito Dios, padre nuestro que estas en los cielos, te doy las gracias por tu inmensa creatividad, fuiste el primer artista, honesto y sincero con tu obra
Como los maestros renacentistas moldeaste el cuerpo humano lo llenaste de neuronas que imitaban la estructura del macrocosmos
Le diste forma y sonido a las bacterias y los hongos
Bendita sea tu inteligencia y tu tecnologia capaces de manifestarse en todos los seres vivos, con todos los sentidos al mismo tiempo
Gracias por darle a tu propia creación la posibilidad de transcribir tu obra de arte universal, la libertad absoluta del azar
Molecula por molecula replicaste la infinidad, millones de veces por segundo expandiendose a la perfección
Y tanta belleza no tiene explicación
No hay alfabetos ni lenguas que puedan describir tu inmenso conocimiento tu inmensa imaginación
Quiero acercarme a tu naturaleza
Quiero entender el funcionamiento de la realidad, estudiar el alma de la gente como una ciencia, como se estudian las notas musicales impactando en el oído humano
Quiero analizar el tejido celestial del espiritu, la estructura vegetal del cosmos
La alineación magnifica de las estrellas
La fluctuacion magnetica del arbol de la vida ramificandose sin limites ni barreras fuera del campo visible
Necesito conocer tu obra magica
Vistiendo tu biología mística, dame de comer tu droga audiovisual, tu poesía Borgeana 
Haceme flotar fluyendo sin filtros en todas mis fantasías recorriendo mis fibras
Porque todo acto de creación es tuyo
Porque mi espiritu vivifica todo lo que aprende
Porque en la vida de los sueños se revela mi experiencia interior 
Te doy gracias todo el tiempo por permitirme sentir
Por darme todas las herramientas para cambiar la realidad
Y es tan fácil como cambiar yo mismo
Desordenando atomos
Para traer a esta dimension esa realidad cuantica que soñamos
Reescribir en las paginas del destino
Nuestro propio futuro 
Crear sobre lo ya escrito
Nuevos simbolos de puntuación
No hace falta cantar alabanzas
Porque el habla misma es poesia
El solo hecho de pensar es de alguna forma un agradecimiento
Porque toda entonacion 
Ya es ritmica y musical
El universo tiene un sonido perfecto
Formamos parte de una melodia universal
Por eso cada accion, cada palabra, y todo lo que hacemos resuena y repercute en toda la realidad
Todo esta interconectado intrinsecamente
Somos arquitectos de nuestra propia vigilia
Porque la verdad es solamente una intución
Percibimos las cosas como si el mundo funcionara independientemente de nosotros
Pero la verdad es que somos piezas fundamentales que forman la imagen cuantica del cosmos
Somos animales metafisicos/linguisticos muy poderosos
Y la realidad es tan ordenada que se resume con solo ver las plumas tornasoladas de un pavo real 
Donde todos los colores que codifica la percepcion conviven
Todas las marcas de Dios estan ante nuestros ojos
Por eso a veces transcribo en mi inconsciente ciertas formas, patrones, y secuencias que se repiten en todo lo que veo. Circulos concentricos dentro de la tierra, patrones que se repiten dentro de los arboles, geometrias borradas dentro del cielo. Mi imaginación se mezcla con mi vision y aveces se confunden, observo en el cielo las cuerditas que componen la luz, puedo sentir la energia del sol vibrando en distintas frecuencias sobre la atmosfera, y siento que esta aberración esoterica es el canal más directo hacia vos, una demostración de que existís y que sos igual de real que todo lo que esta a mi alrededor
Mi futuro, todo lo que deseo, todo lo que quiero ser no tiene limites
Porque todo el tiempo es ahora, y hay mas esperanzas que nunca
Porque somos la generación capas de detener la declinacion de la cultura de occidente 
Capas de manifestar todo lo que queremos
Hay que saber leer el pasado, interpretar, adentrarse y decodificar la historia. Antiguos mundos llenos de sombras y seres mitologicos, con sus propias cosmogonias
Me mezclo en la literatura fantastica hacia mundos extraños, y la barrera entre vigilia y sueño se disuelve. Y es ahí donde todo existe realmente, todos los mitos sucedieron alguna vez porque son infinitas realidades imaginadas. Por eso nos sentimos identificados
Que hermoso es pensar que vivimos todo en esta vida, y que a la vez es todo nuevo todos los dias, porque todas las emociones fuertes son las que realmente nos hacen sentirnos vivos totalmente
Nuestras vidas tienen movimento y es asi como debe ser. No existe la quietud. Solamente ritmos donde estamos tranquilos y ritmos donde sufrimos para aprender
Por eso tengo que acordarme que nunca más voy a permitir que el amor obstaculice el camino a mis objetivos. Estar enamorado es solo una experiencia más, igual que la experiencia del dolor y la experiencia del olvido. No hay que ser esclavos de los sentimientos
Ni de la lujuria, porque el sexo es solo una actividad más del cuerpo humano, no habria que perder tiempo dandole importancia a una acción tan trivial. Es simplemente fluctuar con los sentidos en un trance carnal, somos animales creadores de placer, nuestro apetito es interminable
Estoy forjando mi personalidad, para poder transcender
Dame las herramientas de la Cábala sagrada
Dame la llave para poder abrir las puertas secretas del centro de mi alma
Llevame ante tu majestuosa presencia dorada
Porque ya no estas en la cruz
Voy a encontrar la particula de divinidad que tengo dentro de mi, te invoco en este momento, para que habites para siempre en mí
Para que bendigas con tu amor infinito mi cuerpo mortal, para que me hables como cuando tenía nueve años en la puerta del garage, entra a mi alma otra vez como un rayo de sol en la ventana de la iglesia iluminandome como un relampago por dentro, como un himno reberberando en el salón entrando en mis oidos
Amén y amén.
1 note · View note
micro961 · 1 year ago
Text
Anna Jencek
Tumblr media
esce “Saffosonie - Cantando liriche di Saffo”
Il disco dello spettacolo dedicato alle liriche di Saffo nella traduzione di Salvatore Quasimodo. Un recital teatrale di Alessandro Quasimodo, "Operaio di Sogni", dedicato alla poesia del padre Salvatore, con la regia di Lorenzo Vitalone e la partecipazione di Mario Cei. Ad Anna Jencek il compito di inframmezzare l'interpretazione poetica di Alessandro con siparietti musicali, accompagnando con la chitarra, musicando e cantando alcune liriche di Saffo nella traduzione di Salvatore Quasimodo: «di questo suo lavoro il poeta parlava spesso a noi, allievi affascinati del suo corso di letteratura al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano». Nasce così “Saffosonie” il nuovo disco di Anna Jencek,
«Bisogna ringraziare Saffo: l'invito di Bollani in quella puntata del 5 aprile 2021 del bel programma televisivo di Stefano Bollani, "Via dei Matti n. 0", mi ha spinta a completare quel lavoro appena accennato e a restituire nuovo canto a quei versi d’amore.
D'altronde non sono affatto estranea all'ispirazione di musicare poeti (Goethe, Marc De Pasquali, Cesare Pavese, Shakespeare, Neruda, Arturo Schwarz) formata dall'esperienza entusiasmante, negli anni giovanili della bohème, del comporre canzoni per e con Herbert Pagani, con cui ho condiviso la magia di quel tempo». Anna Jencek
Traduzione: Salvatore Quasimodo Musica: Anna Jencek, Flavio Minardo Orchestrazione: Dario Toffolon Canto: Anna Jencek Voci Recitanti: Matteo Chiarelli, Anna JencekSolisti: Jacopo Dentice (cornamusa) - Flavio Minardo (chitarra e sitar) - Simone Rossetti Bazzaro (viola)
Anna Jencek, artista poliedrica, svolge intensa attività nei settori della musica, del teatro, della danza. Ha studiato pianoforte e canto, nonché chitarra classica al conservatorio G. Verdi di Milano, sotto la guida del M° Ruggero Chiesa, negli anni in cui Salvatore Quasimodo era docente di letteratura italiana. Ha scritto musica per Herbert Pagani, con cui ha condiviso anni di lavoro e di vita, e altri artisti; per spettacoli teatrali e di danza, spot radiofonici e televisivi, ottenendo vari premi e un disco d'oro. Cantautrice, attrice, tiene recitals nei principali teatri milanesi, in Italia e all'estero. Ha diretto stage professionali di canto in cui era docente di interpretazione, tecniche vocali e presenza scenica. È stata vocal coach in talent televisivi. Ha inciso numerosi dischi con sue composizioni. È citata nel dizionario delle compositrici lombarde. Voce di Radio Montecarlo e altre, affronta le prime esperienze di palcoscenico sotto la guida registica del M° Alessandro Brissoni. Ha collaborato con la scuola del Piccolo Teatro. È stata docente di recitazione, commediografa e regista in compagnie filodrammatiche. Ha partecipato come compositrice cantante e attrice nella "Compagnia del lago", diretta da Luigi Chiarelli. Allieva di Ada Franellich nel percorso decennale di "Ginnastica, Ritmica, Danza secondo il metodo Hellerau - Laxenburg", ha studiato all'Istituto Yoga di Carlo Patrian. Danzatrice e coreografa, ha insegnato danza creativa, nei corsi del Comune di Milano e presso la scuola di danza Mara Terzi. È insegnante di yoga. Dal padre, mecenate di artisti, ha appreso il gusto della pittura. La scrittrice Lalla Romano, amica di famiglia, ha guidato i suoi primi passi nella conoscenza di poesia e letteratura, per cui fin da bambina ha ottenuto premi e borse di studio. È stata redattrice editoriale. Ha insegnato attività creative presso le scuole medie statali durante il primo settennato di sperimentazione didattica, avendo ottenuto abilitazione ministeriale. Ha tenuto laboratori di scrittura della memoria e di lingue. Consulente di Assessorati alla Cultura, aveva fondato e diretto l'associazione di servizi culturali "L'albero dell'Arte", per l'ideazione e organizzazione di eventi nei campi dell'arte, dello spettacolo, della cultura, dell'educazione, con all'attivo centinaia di progetti realizzati per enti privati e, soprattutto, pubblici (Vacanze a Milano, Milano d'estate, Carnevale ambrosiano, Folk festival, Cinema nel parco, Celebrazioni mozartiane, Celebrazioni per la Certosa di Pavia, Il giardino dell'Arte: teatro musicale per bambini e ragazze, Centri socio ricreativi, Università della terza età ecc.). La sua discografia ha sempre cercato il connubio tra musica, letteratura e poesia. La sua ultima pubblicazione è “Saffosonie - Cantando liriche di Saffo” per Moletto Edizioni Musicali.
0 notes
claudiotrezzani · 1 year ago
Text
Tumblr media Tumblr media
Conoscete il detto:
fare di necessità virt��.
Oppure, con una punta di subdolità:
fare buon viso a cattivo gioco.
Accade ogniqualvolta tocchi convivere con ostacoli.
Anche in fotografia, succede.
E ci sono gradi di sublimazione, al riguardo, in fotografia.
Pensate, se V'aggrada, a quando non esistevano correzioni digitali all'oscurità dei bordi.
Il primo grado di sublimazione è d'immediata lettura:
perso il dettaglio lì, guadagnata l'attenzione al soggetto.
Ma vi è un grado di sublimazione superiore.
È lì che s'eleva Zdeno Kostka.
Perché non s'adagia sul primo grado di sublimazione (vignettatura come pregio - veicolazione - anziché difetto), lui.
Ha concepito il secondo grado, ed invece, Zdeno.
E' un τοπος  suo, quello di Zdeno.
Il  τοπος di pensare e fare:
la vignettatura - indotta, non subìta - come mezzo per esprimere elisione di flusso per confermare il flusso.
Elisione di flusso per confermare il flusso?
Sì, proprio così:
percorrere - tipicamente in senso trasversale - la teoria di un motivo geometrico può costituire battaglia persa.
Zdeno, la pugna, la vince.
La vince perché  - con le sue immagini a corredo questo brano - visivamente dice:
mostrare tutto non si può, se il motivo si ripete insistentemente.
Operare brusche cesure, però, brutalmente banalizza.
Ed allora Zdeno sfuma.
Sapete, è come quando un treno percorre dolcemente la campagna, in un opaco meriggio.
Vì è cadenza, guardando dal finestrino.
Una lirica, rotonda cadenza.
Avviene con i distanziati pali a lato del ferroviario sedime.
Solo prati, pali in ritmica successione.
Erba, palo, erba, palo.
Così le ruote di Zdeno, così i suoi graticci.
Ruota, dissolvenza, ruota.
Graticcio, dissolvenza, graticcio.
Grazie, Zdeno Kostka.
Ci hai elargito la poesia del movimento entro meditata stasi.
All rights reserved
Claudio Trezzani
0 notes
woopywoops · 1 year ago
Text
Poesia ritmica lo llaman
Tumblr media
El Cuarteto de Nos - Otra navidad en las trincheras Fecha de lanzamiento: 1994.
Lista de temas:
El calzoncillo a rayas.
Sólo un rumor.
Sólo soy un polaco enamorado.
El primer oriental desertor.
El putón del barrio.
Eres una chica muy bonita.
Bo cartero.
Manfreddi.
Nuevamente.
Ve con él.
Soy un capón.
Me agarré el pitito con el cierre.
Somos muchos más que vos.
Después de hacernos el amor.
Presentación del cuarteta-zo: Los Bedronclos.
Zitarrosa en el cielo.
Ea ea.
El niño de Guatemala.
Escuchar
Link de descarga en FLAC
18 notes · View notes
dodsworld · 6 years ago
Text
"Ler um livro vai mudar o que sabem, ler um poema vai mudar quem são"
Love Beats Rhymes
3 notes · View notes
kon-igi · 3 years ago
Note
Kon se non ti dà problemi rispondere, ti sei mai dato una risposta al perché persone brillanti come tua figlia sviluppino un disturbo alimentare? Io sono nata e cresciuta in mezzo a traumi e ho un cervello di prim'ordine, sono una di quelle da cui non ti aspetteresti che vadano in crisi davanti ad un gelato. Ma se sono così sveglia perché non riesco a badare a me stessa? Questa cosa mi fa incazzare perché non mi sta bene essere depressa e anoressica, non ne parlo a nessuno per non essere trattata con la pietà riservata a queste etichette e poi perché non sono nemmeno più un'adolescente però i disturbi non se ne vogliono andare.
Ti avverto... il post sarà lungo e a tratti doloroso, per me senza dubbio ma forse anche per qualcuno di voi.
Intanto 'brillante' e 'sveglia' non vogliono dire nulla.
A volte le persone sembrano felici e invece dentro stanno morendo, così come la persona dal carattere all'apparenza remissivo è invece forte come una roccia.
Noi siamo le nostre vittorie ma, soprattutto, le nostre sconfitte e sono queste ultime a darci i veri insegnamenti, talvolta colti prontamente, talvolta conficcati nella nostra anima come pungiglioni velenosi.
Per nostra figlia piccola l'errore è stato inizialmente nostro, sollevati che le fossero state risparmiate le prese in giro per il carattere mite di sua sorella più grande, i problemi nelle amicizie per il carattere introverso e, soprattutto, la fragilità per il suo essere sensibile in modo disarmato.
Dove M. era silenziosa, attenta nel proporsi e molto riflessiva, S. era invece irrefrenabile, sempre al centro dell'attenzione, mai calma e sempre in prima linea con la sua parlantina e la sua furbizia positiva.
La luna e il sole, seppur sempre due facce della stessa medaglia lucente di amore e generosità.
Purtroppo quello che M. ha sofferto da bambina ha colpito S. durante l'adolescenza: il suo rispondere sempre per prima, il suo primeggiare in qualsiasi sport e disciplina, l'essere sempre al centro dell'attenzione hanno scatenato l'invidia e la rabbia di compagni, genitori e - vergogna a loro - professori, con una lenta ma implacabile barriera che è stata eretta tra lei e la gioia di essere.
Quello che per me è stato il punto di non ritorno (nel senso che ne abbiamo preso coscienza troppo tardi) è stato quando S. scrisse una bellissima poesia in seconda media, davvero molto aulica e 'colta'. La professoressa di Italiano la lesse davanti alla classe e poi disse ad alta voce - Questa non l'hai scritta tu - e le diede un'insufficienza.
Quando io e S. siamo andati a chiedere spiegazioni, la difesa di questa professoressa è stata - Va bene. Se dice che l'ha scritta lei, l'avrà scritta lei... - e da quel giorno in poi è stato ignorato ogni suo intervento, non solo da quella 'docente' ma praticamente da tutto il corpo insegnanti.
E così S. ha iniziato a pensare che forse lei non era una persona poi così valida.
Quando in seguito ha cominciato il liceo coreutico, dove finalemente avrebbe potuto coronare il suo sogno di diventare una ballerina (era già un'atleta agonista a livello regionale di ginnastica artistica e ritmica) ha trovato un ambiente disgustoso ed esclusivo, nel senso che lei è subito stata messa nel gruppo di chi non aveva frequentato l'accademia da cui venivano molte studentesse ed è stata costretta ad assistere agli insegnamenti per le ballerine di serie A, senza potersi allenare.
Dopo due anni di umiliazioni, non ce l’ha fatta più e a 16 anni ha abbandonato la scuola, cominciando così coi suoi disturbi dell’alimentazione.
L’abbiamo seguita, supportata, portata da psicologi (anche lì la sfortuna di aver trovato professionisti che evidentemente avevano studiato assieme a Jung) ma alla fine un grande aiuto l’ha ricevuto con l’iscrizione a una scuola privata (con esami statali alla fine di ogni anno) dove si è sentita accettata, capita e amata nonostante le sue fragilità.
Abbiamo speso un patrimonio ma mia figlia era stata letteralmente lasciata indietro da chi aveva il mandato istituzionale di prendersene cura, da persone che hanno usato il proprio status e il proprio potere per favorire persone gradite al loro ego, da adulti che hanno abiurato al proprio ruolo e, soprattutto, alla propria umanità.
E nonostante questo mia figlia è arrancata fuori dai suoi mille problemi dolorosi, è cresciuta piena di senso di giustizia e indignazione, guardandosi sempre indietro per aspettare chi era più lento di lei e in ogni momento forte della debolezza delle sue cicatrici, che in ogni momento le ricordano dov’è stata ma che mai determineranno il luogo dove andrà.
Io amo le mie figlie e forse potrete pensare che il mio sia un giudizio di parte. Non importa.
Amo M. che non ha mai gettato la spugna, nonostante tutte le sue sofferenze di bambina sola, e amo S. che ha gettato la spugna ma poi ha ritrovato la forza per raccoglierla da terra e schiaffeggiare in faccia tutti quelle persone che l’avevano sottovalutata.
E cosa posso dire a te, che non sei più adolescente ma che continui a soffrire?
Potrei dirti mille cose e sperare, almeno con una di esse, di cogliere il segno delle tue sofferenze passate ma non voglio farti lo sgarbo di tirare a indovinare quello che hai vissuto in solitudine, per poi potermi congratulare con me stesso delle belle parole dispensate.
Un’amica mi ha detto che sono meglio dello Xanax (in altri tempi di perduta giovinezza mi sarei offeso tantissimo) e se qualcuno proprio mi dovesse costringere a enumerarle, in effetti sono davvero tante le persone che ho ascoltato e a cui ho potuto dire due parole di conforto. Le ho aiutate? Le ho salvate? Io credo che si siano salvate da sole e che per farlo avevano solo bisogno di non sentirsi più fiamma sperduta nell’avvolgente buio cosmico.
Io ho solo detto loro - Coraggio... ci sono io con te - e loro hanno ritrovato il loro coraggio per andare avanti, senza mai accorgersi che le loro vittorie davano forza anche a me.
Ti prego, scrivimi in privato... l’unica etichetta che devi temere è quella che ti sei appiccicata sul cuore per non sentirtelo rimbombare nel petto per la paura del mondo ma che poi, alla fine, finirà per soffocartelo.
Ti aspetto <3
121 notes · View notes
pier-carlo-universe · 2 months ago
Text
Dissòi Lògoi al Telegiornale di Ivan Pozzoni: Ironia e critica sociale sulla comunicazione contemporanea. Recensione di Alessandria today
Con la sua poesia "Dissòi Lògoi al Telegiornale", Ivan Pozzoni offre una riflessione dissacrante sul panorama dell'informazione contemporanea, dove le notizie sembrano sdoppiarsi, contraddirsi e plasmarsi a seconda delle prospettive offerte dai media.
Quando le notizie si sdoppiano: un’analisi ironica dell’informazioneCon la sua poesia “Dissòi Lògoi al Telegiornale”, Ivan Pozzoni offre una riflessione dissacrante sul panorama dell’informazione contemporanea, dove le notizie sembrano sdoppiarsi, contraddirsi e plasmarsi a seconda delle prospettive offerte dai media. Attraverso un linguaggio ironico e una struttura ritmica incisiva, Pozzoni…
0 notes
corneliusnolitta · 3 years ago
Text
All'interno sono presenti anche mie poesie.
Finalmente da domani sarà presente in tutti gli store online e nel sito della Casa Editrice #Francesco #Tozzuolo #Editore la silloge poetica EMOZIONI IN VERSI, della collana #Versi #nuovi. All'interno sono raccolte le poesie dei Poeti più meritevoli che hanno partecipato al 1° Contest Poetico 2022 de La ritmica dell'Anima.
Fino al 30 giugno sconto del 20% su 👇
www.francescotozzuoloeditore.it
.
.
.
#poesia #poetica #poeticontemporanei #poetiitaliani #autoriitaliani #autoriemergenti #autori #laritmicadellanima #francescotozzuoloeditore #versi #leggere #lettura #scrivere #scrittore #scrittoriemergenti #scrittura
Tumblr media
5 notes · View notes
vecchiorovere-blog · 4 years ago
Photo
Tumblr media
“Definirei, in breve, la poesia delle parole come la creazione ritmica della bellezza.”― Edgar Allan Poe.
1 note · View note
diceriadelluntore · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #113 - Nick Drake, Pink Moon, 1972
Si dice che Chris Blackwell, il geniale produttore musicale e fondatore della casa discografica Island, abbia detto ai suoi collaboratori “qualsiasi cosa vi proponga registratela”. Nick Drake nel 1971 aveva già pubblicato due stupendi dischi per l’etichetta, l’esordio Five Leaves Left (1969), che fece scoprire il suo agrodolce spirito intriso di spleen e il meraviglioso, iconico, Bryter Layter (1970) un gioiello musicale in cui suonano con il nostro John Cale (da ascoltare la favolosa Norther Sky), la sezione ritmica dei Fairport Convention (Dave Pegg e Dave Mattacks), gli archi di Robert Kirby, il tutto diretto e organizzato da Joe Boyd. Sebbene acclamati dalla critica, dai musicisti e dagli addetti ai lavori, i due dischi vendono pochissimo: forse dipende dalla naturale ritrosia di Drake a suonare in pubblico (pochissimi i suoi concerti dal vivo e tutti finiti con una sorta di fuga dal palco), la sua “incapacità” a fare pubblicità (una sola intervista rilasciata in assoluto) ma, per me, contano i misteri del gusto musicale popolare, che per esempio nello stesso momento premierà alla grandissima Cat Stevens, che molto aveva in comune con il nostro. Sia come sia, Drake è in preda ad una fortissima crisi esistenziale: se ne va in Spagna per un po’, ospite dello stesso Blackwell, dove riesce a riottenere un po’ di serenità. Che subito si manifesta in un disco. Sulla Costa del Sol Drake scrive una ventina di canzoni, chiama una sera il fido Joe Boyd che organizza lo studio di registrazione e gli mette a disposizione John Wood, produttore e ingegnere del suono che proprio in quei tempi stava mietendo successo con i Fairport Convention e Cat Stevens : in due sole sessioni, si dice entrambe notturne, Drake registra e suona dal vivo, solo con la chitarra (eccetto qualche aggiunta di piano, sempre da lui stesso eseguita) undici canzoni che segnano uno spartiacque, che ispirano un’intera, forse due, generazioni di cantautori, 28 minuti di canzoni magnifiche, scarne di orpelli ma profondissime, confezionati come un demo-tape dando quasi la sensazione che sia Drake nella stanza di fianco a quella di chi ascolta a suonare dal vivo. Pink Moon prende il nome da una leggenda cinese che vede la luna rosa di aprile come segno minaccioso. In copertina, dopo che le foto che Keith Morris gli scattò risultarono evidente segnale della sua brutta condizione psicofisica (per via dell’abuso di antidepressivi di cui iniziava a soffrire), la Island scelse un’opera, che si ispira all’arte di Dali, di Michael Trevithick, un’artista amica di Gabrielle Drake, sorella di Nick e futura attrice in famose serie TV britanniche. L’album si apre con il suono magico di Pink Moon, da molti considerata una sorta di testamento della sua sofferenza, con la voce sibilante e magica di un cantore mistico: L’ho visto scritto e l’ho sentito dire / La luna rosa sta per venire / E voi non volate così alti / La luna rosa vi prenderà tutti . Non da meno la favolosa Place To Be, uno dei brani centrali e cardini di questo disco, altro testamento di sofferenza e di dolore: Ed ero forte, forte sotto il sole / Pensavo che avrei visto il giorno tramontare / Ora sono più debole del più pallido blu / Oh, così debole perché mi manchi tu. Eppure non manca la dolcezza nelle delicate Which Will, nella stupenda Road, tutta giocata sul fingerpicking e sugli arpeggi magici della sua chitarra Guild (la stessa che apparì tempo prima sulla copertina di Bryter Layter). Know è addirittura una canzone d’amore: Sappi che ti amo/ sappi che non mi importa/ sappi che ti vedo/ sappi che non sono lì. Ogni canzone è una storia, è un afflato di disperazione (Parasite), ci sono meravigliosi squarci di poesia solo strumentale (Horn) e ci sono due canzoni meravigliose e dolenti: Things Behind The Sun, uno dei suoi massimi capolavori, che si unisce ad un unico, commovente, sprazzo di luce, quella From The Morning che racconta un’alba: E ora sorgiamo / e siamo ovunque / e ora sorgiamo dalla terra, guardala lei volare / anche lei è ovunque / guardala volare tutt'intorno adesso osserva bene tutto questo / e le notti estive e senza fine, e vai a fare il gioco che hai imparato / dal mattino. Il gioiello, che esce a Febbraio del 1972, vende paradossalmente ancora meno dei precedenti. Le conseguenze sull’animo di Drake sono ancora più devastanti: si rinchiude ancora più in sè stesso, finisce per soffrire ancora di più di depressione, smette di lavarsi, di cambiarsi i vestiti, abbandona anche i suoi ultimi amici, come John Martyn che gli dedicherà la sua canzone mito, Solid Air. Compie lunghi viaggi solitari in macchina.Nel 1974 registra un'ultima manciata di brani (che verranno pubblicati solo nel 1986, in tutto 5) poi parte per la Francia col desiderio di incontrare l'amata cantante Françoise Hardy. La notte del 24 novembre è di nuovo a casa: viene trovato dalla madre morto, a suonare sul giradischi i concerti brandeburghesi di Bach, sul comò Il mito di Sisifo di Albert Camus. Se ne va così uno dei più commoventi artisti inglesi di sempre. Che dovette aspettare 25 anni per vedere per la prima volta il successo: la Volkswagen usò nel 1999 per il primo spot trasmesso anche su internet Pink Moon per la nuova Golf Cabrio: il successo di quello spot fece esplodere il culto per questo artista semi sconosciuto e che come nessun altro ha raccontato il proprio malessere in modo così romantico e suggestivo.
32 notes · View notes
pangeanews · 5 years ago
Text
“Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista
Tra i reperti della Radiotelevisione Svizzera c’è un documento straordinario, pubblicato nel 1977. Si tratta di un colloquio tra Cristina Campo e Olga Amman, “etnologa, viaggiatrice e documentarista” (vedi qui), realizzato a Nervi, alcuni mesi prima della sua morte, accaduta il 10 gennaio 1977, a Roma. La Campo non era solita rilasciare interviste: con la Amman fece una eccezione, “accettò forse perché anch’io come lei ero convinta che le cose del mondo visibile sono meno numerose di quelle del mondo invisibile”. Il dialogo si può ascoltare integralmente qui; ne ho estrapolato, per punti, alcune parti, in lettura, lo spartito di un’anima rara. “Io traverso uno strano periodo, un poco sonnambolico, interrotto da momenti di acutissima veglia. Le chiavi continuano ad aprire porte inattese… Io non sono così innocente da penetrare in quei territori come Alice nello specchio – mi rendo conto che si può scoprire all’improvviso di trovarsi in foreste di orsi e di serpenti”, scrive la Campo, il 21 gennaio 1975, a ‘Mita’. Vigile nella solitudine, la Campo abita un doppio romitorio: fisico – ha rari contatti con il mondo – e metafisico – s’è scavata un monastero nel cuore, dove il volto è scatto di fiamma. La sua voce, allo stesso modo, è distante, da un regno blu, scandito da un tempo misurabile in candele, e viva, piena, pronta, qui, in salotto – la Campo è allo stesso modo monda e mondana, ha l’attenzione di chi è nudo e morde. Appena dopo la morte, nel numero di gennaio-marzo 1977 di “Conoscenza religiosa”, sono pubbliche le sue traduzioni da Efrem Siro, il grande poeta e sapiente della Chiesa vissuto nel IV secolo. È poema che brucia, trapunto di luce, un inno alla luce – “Se si congiunge a una fonte di luce/ l’occhio diviene luce/ sfavilla di quella luce/ si fa glorioso di quello splendore” – che infine acceca, fino a rendere visibile solo ciò che non si vede.
***
Chi è Cristina Campo? “Ma scusi, ma a chi importa?… c’è pure quel matto che strisciava per terra un grosso zoccolo dicendo, ‘lo consumerò questo pazzo mondo’… sono un po’ perplessa di questa generosità, del loro tempo, eccetera, mi affido a lei, non so cosa dire… Spero bene di non saper mai parlare di me…”.
Lo pseudonimo. “Il mio è uno pseudonimo… mi ricorda una persona saggia e antica che diceva: non dir mai il tuo vero nome, non dir mai la tua data di nascita e non regalare mai una tua fotografia… Da bambini si giocava a darsi dei nomi, avevo 15 anni e giocavo con una mia dolcissima amica che morì sotto la prima bomba che cadde su Firenze. Da allora questo nome dato per gioco mi diventò più caro del mio, e questo è tutto”.
Il gioco delle maschere. “Considero Cristina Campo talmente poco importante che non mi pesa affatto… Cristina Campo è un personaggio a cui non penso mai, che bellezza, lei resta fuori…”.
“Ha scritto poco e le piacerebbe aver scritto meno”. “La parola per me è una cosa terribile, è un filo scoperto, elettrico… con il verbo non si scherza… Possiamo fare un male terribile, dire immense sciocchezze di cui ci pentiremo dieci anni dopo. Possiamo educare, formare anime ancora tenere con una sicurezza bersagliera che dopo alcuni anni rimpiangeremo. Ho sempre avuto una gran paura della parola: ho scritto molte cose che non ho pubblicato e non me ne importa nulla. Domani, se stessi per morire, ne butterei nel fuoco molte. ‘Di ogni parola inutile sarà chiesto conto’, dice la Scrittura”.
Cosa le importa? “La poesia mi importa molto. Qualcosa che mi importa più della poesia è la fonte della poesia. La poesia non ha senso se non nasce da una fonte metafisica, invisibile, come nelle fiabe. Queste sono le due cose che contano”.
Credere nell’invisibile. “Credo pochissimo al visibile, credo molto all’invisibile ed è forse la cosa che mi interessa di più”.
Fare cose proibite. “Sto facendo cose proibite, che ora sono diventate pericolose… Mi sono messa a studiare un po’ per noia del pluralismo nostrano, le liturgie non nostre, rimaste se stesse, ed è un mondo inimmaginabilmente bello e importante: mi sono accorta che non solo tutta l’arte ma anche le fiabe vengono da lì… Le due liturgie che più mi hanno impressionato sono l’etiopica e la bizantino-slava, e poi altre, una bellissima, caldaica, dove sentiamo le parole di Cristo come le ha dette”.
Il Padre Nostro è una poesia. “Il Padre nostro è una poesia. La prima parte, che si svolge tra uomo e Dio, sui desideri a lode di Dio, è rimata; la seconda parte, quando si scende a chiedere il pane quotidiano, è una prosa ritmica, cala, richiama con risonanze la prima parte, è un capolavoro straordinario… Gli strumenti poi sono bellissimi: gli armeni hanno cembali e gong, gli etiopici hanno i tamburi e i sistri, sono meravigliosi. Ciò che avevamo una volta e che abbiamo gettato via, per ragioni certamente sublimi ma che io non afferro, sono conservati lì per aprire i cinque sensi, che diventano cinque porte per far entrare l’invisibile. I profumi di una chiesa armena non possiamo immaginarceli: il profumo del miron, il crisma dove hanno bollito per tre giorni e tre notti cinquantasette aromi diversi alla lettura continua del Vangelo in un fuoco scaturito da icone e alimentato dal vescovo è qualcosa di indicibile”.
Sulle domande capitali: Chi sei? Che senso ha il mondo? “Non esco mai dalla minore età, spero sempre vanamente, perciò queste domande non le so immaginare, non posso pormi nel cervello dell’Essere, come faccio? Non mi sono mai posta il problema perché si vive? Per me un miracolo… Avere visto una lucertola che prendeva la buccia di una pera, stando sopra il mio piede, e la portava alla femmina, come un dono, mentre il sole tramontava. Ecco, che bello essere creati… o che cosa spaventosa in altri momenti. La domanda urgentissima, piuttosto, è: perché sei qui e cosa devi fare? A quella domanda quasi sempre rispondo ‘per scrivere’, con enorme presunzione. Testimoniare la bellezza, ecco, mi sembra una risposta. E poi amare alcune persone, potendo moltissime, tutto e tutti, ma è difficile”.
La civiltà occidentale. “Questa non mi sembra più una civiltà, non ha più niente dei caratteri di una civiltà. La civiltà si trasmette con amore, questa è una cosa che si distrugge con furore”.
Lavorare su se stessi, il “collettivo” non esiste. “Non credo in niente di collettivo, ognuno deve lavorare su se stesso. Ognuno irradia, collettivamente non si può far niente. Esistono uomini ‘realizzati’: questi uomini entrano e tutto va a posto. Io non ho fiducia in niente, ma ho incontrato persone mature, diciamo così, che hanno capito tutto, basta, chiuso, un 5 o 6 uomini e 7 o 8 donne, che è un numero stragrande per chi vive sola, come me, che non frequento un mondo. Vuol dire che ce n’è di questi uomini. Ho viaggiato poco, li ho conosciuti questi uomini e so che se si potesse permettere a questa gente di avere in mano la ferula, potrebbero scaturire dei miracoli”.
Ricordati che hai un’anima. “Vorrei che si dicesse costantemente alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, come faceva Cristo, ‘ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto’”.
L'articolo “Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2QYqUsU
3 notes · View notes
sirenadelkaos · 6 years ago
Text
Sobre Sirena Del Kaos
Dibujante, pintor, explorador sonoro,performer punk, poeta y fanzinero compulsivo.
Realizo una serie de fanzines y secuencias graficas. Algunas de ellas : La Manzana Electrika; Mutacion 23; Encantos del Futuro; Que ? Nunca se te apago la tele?.  Autopublicadas como Ente bajo la editorial Frecuencia Mutante. La primera publicacion como Sirena del Kaos es un zine emoerotico y pornosurrealista llamado Abra-Zos, donde se exploran las posibilidades eroticas de la blasfemia, esoterismo, eroguro y el homoerotismo.
Sobre la poetica post humanista : Realice una serie de presentaciones a las cuales llame :"poetica post humanista". Se trata de lectura-recitado de poemas acompañados por artefactos electronicos que emitieran sonidos, la mayoria de las veces una radio que era de mi abuelo. Pero tambien un proto ampli que era un parlante de pc modifcado, y un pianito de juguete de una octava modificado con un LDR y un potenciometro. La cuestion es que la poetica de mis escritos se trata sobre mi relacion con las radios, mi relacion con el proceso creativo del circuit-bending, mi relacion con la electronica DIY aun sin saber nada, y como me funcionan para explicar otras cosas, generar una poetica a partir del agenciamiento con la sensibilidad de las maquinas en retroalimentacion de la sensibilidad del cuerpo.   Es decir, la poetica post humanista, no era solamente el poema que estaba siendo recitado, sino todos los procesos de los cuales resulto ese poema, en los cuales estas maquinas que estaban presentes no solo en el escenario sino tambien en la sonoridad del poema, cumplian un rol fundamental. Como ordenar procesos mistico-brujeriles a traves del lenguaje de la electronica diy y la tecnologia que estaba al alcance de mi mano. Las presentaciones fueron en cualquier evento de poesia al cual me invitaran a leer y al cual pudiera ir con mis maquinas. Algunas que recuerdo : En un cumpleaños donde realice una lectura performatica sobre mis tetas etericas mientras generaba sonidos con una pelicula porno gay bdsm procesada a traves de los efectos del virtual dj. La lectura culmino poniendome unas pinzas en los pezones a la espera de alguien que me los saco azotandome el torso con una cadena. Jornada solidaria x higui donde tambien lei a Carga Virtual musicalizada por el drone de mi radio. Fanatica y viciosa donde realice una presentacion performatica ritual con los poemas del zine Abra-Zos musicalizada por mi radio procesada por un proto parlante que magicamente generaba secuencias ritmicas a la par del ritmo de mi recitado. Poesia orgullosa itinerante : donde lei poemas de mi zine Encantos del Futuro musicalizados por mi teclado fotosensible.
Otras performances : Desconfiguracion : macumba pornoterrorista con play piercing y masturbacion anal en una fiesta en bs as 2013.
Fakir (playpiercing) en un circo freak montado espontaneamente en plena tarde en la plaza de Che 2015.
Banquete dionisiaco : Fui el papa francisco azotado por baphomet en una misa dionisiaca luciferina en la concentracion para la marcha del orgullo 2016 en la plaza libertad.  
Antenas Parlantes Acto 1 : Donde converti a mi amiga Antena Animada en mi instrumento amplificando su corazon con un microfono piezoelectrico, y despues le realice un bondage, para nuestra sorpresa el pasar de las cuerdas era captado por el mic tambien, a la ves que una radio bendiada emitia su trance. Chimufest 2019
Actualmente me dedico al estudio del tarot, la pintura y la exploracion sonora a traves del circuit-bending. Sirena del Kaos 2019
6 notes · View notes