#poesia nostalgica
Explore tagged Tumblr posts
Text
Il Bimbo nel Viale di Antonia Pozzi: La Dolcezza di un Sogno Incompiuto. Un'intensa riflessione poetica sulla vita e sull’innocenza attraverso la sensibilità unica di Antonia Pozzi
Il Bimbo nel Viale, scritto da Antonia Pozzi il 25 ottobre 1933, è una poesia che racchiude la delicatezza e la profondità dell’immaginazione poetica dell'autrice
Il Bimbo nel Viale, scritto da Antonia Pozzi il 25 ottobre 1933, è una poesia che racchiude la delicatezza e la profondità dell’immaginazione poetica dell’autrice. In pochi versi, Pozzi esplora la tenerezza e il dolore sottile di un sogno mai realizzato: quello di un bambino, una figura simbolica che rappresenta speranza, fragilità e innocenza. La poetessa ci offre un ritratto intimo di un…
#amore e perdita#Antonia Pozzi#bellezza della semplicità#bellezza fragile#bellezza malinconica#delicatezza della vita#delicatezza e fragilità#desiderio di maternità#dolcezza della poesia#figura materna#Il Bimbo nel Viale#immagini poetiche#infanzia immaginaria#introspezione Antonia Pozzi#introspezione emotiva#Introspezione poetica#Legame con la natura#letteratura italiana#letteratura novecento#malinconia poetica#memoria e desiderio#natura e infanzia#omaggio a un sogno#omaggio al passato#poesia della memoria#poesia e sentimento.#poesia italiana#poesia italiana contemporanea#poesia malinconica#poesia nostalgica
0 notes
Text
Noche brillante mientras observaba, recoger aquel día nostálgico Supe devolverme de inmediato mi manera de ver las cosas, pues posiblemente me había equivocado, pero eso no sería el final, A veces estoy de subida y otras de bajada, y eso no me hace débil A pesar de sentir que no jalo más, siempre encontraré la manera de ver las cosas más allá de un inquebrantable día.
2 notes
·
View notes
Text
C’è qualcosa che tutti possiamo fare un po' di più: è guardare, guardare con più attenzione il mondo intorno a noi. Guardare non è tanto un modo di informarsi, ma l’unico varco per arrivare a un possibile stupore, può essere un paesaggio lontano, può essere vicinissimo a casa nostra. Guardare è un modo per dire alle cose e agli animali di non andarsene, di rimanere ancora con noi. Guardare una lampadina, un imbuto, un albero, un cane, guardare e sentire un momento di vicinanza, mettere in crisi per qualche secondo la solitudine in cui siamo caduti.
In me la ricerca di quello che chiamo Sacro minore è andata crescendo man mano che aumentava l’invadenza della vita digitale. Si può stare in Rete anche molto tempo, ma non bisogna accodarsi all’esodo verso l’irrealtà, bisogna rimanere fedeli al reale, è l’unico bene, è il bene comune, il bene più comune di tutti e non dobbiamo perderlo.
Questo guardare di cui parlo non è un partito, non è un’ideologia, non è andare a rintanarsi in un rifugio, come se altrove fosse tutto deserto e miseria spirituale. Direi che è semplicemente il coltivare una saltuaria abitudine percettiva. Io non so fare di più. Dopo questi brevi slanci verso l’esterno la mia vita rifluisce verso l’interno, si riduce alla continua manutenzione dell’inquietudine. E qui mi pare che si incroci con quella di tanti in questo tempo di vite spaiate, lontane da ogni fuoco collettivo. Ecco il bivio: da una parte l’attenzione al mondo che ci circonda, dall’altra la deriva opinionistica in cui tutti cinguettano su tutto in una babele di parole che girano a vuoto.
La poesia è come un vigile che sta davanti a questo bivio e indirizza chi la legge verso l’attitudine percettiva piuttosto che verso le astrazioni dell’opinionismo. La poesia è la scienza del dettaglio, è il sogno tagliato dalla ragione o la ragione tagliata dal sogno, comunque non è mai nel dominio di una sola logica, è sempre intreccio, sconfinamento, purissima impurezza.
Io credo di essermi educato allo sguardo proprio grazie alla poesia, al suo rendere l’anima più agile, capace di oscillare dall’infimo all’immenso, dal dentro al fuori. E sull’attenzione al mondo esterno posso citare i miei due grandi maestri, Peter Handke e Gianni Celati. Il primo conosciuto e frequentato nei suoi libri, l’altro frequentato anche di persona. Celati mi ha insegnato le meraviglie dei luoghi ordinari, delle giornate qualsiasi. In fondo il mio lavoro di paesologo ha una sola regola che si può riassumere con questo mio aforisma: “Io guardo ogni cosa come se fosse bella e se non lo è vuol dire che devo guardare meglio.” All’inizio la mia attenzione ai luoghi marginali era più in chiave politica, ero infiammato dalle disattenzioni della politica. Il margine era indagato come luogo dell’abbandono, ero protesto a cogliere il passaggio dalla miseria contadina alla desolazione della modernità incivile. Sono rimasto a indagare il margine, ma con uno sguardo diverso, direi più ricco. Non ho abbandonato la lotta contro lo spopolamento delle aree interne, ci ho aggiunto l’attenzione al sacro che ancora resiste in quelle aree, come se Dio amasse i luoghi dove non c’è partita Iva. Da qui è arrivato un libro come Sacro minore o un film come Nuovo cinema paralitico, realizzato con Davide Ferrario. Guardare il mondo quasi come un’attività nostalgica, considerando che stiamo tutti diventando senza mondo, considerando che non bisogna dare per scontata l’esistenza del mondo, come se la fuga nel digitale potesse trafugarlo e lasciarci come ombre vaganti in una terra di nessuno. Una volta si indagava il mistero della vita dopo la morte, adesso è da indagare il mistero della morte che dilaga dentro la vita, dilaga quanto più la morte viene rimossa, occultata dal fervore masochistico del consumare e produrre. Ecco che dal guardare, dalla semplice postura contemplativa, la questione diventa più complessa, diventa politica: non è in gioco solo il nostro modo di abitare la giornata, ma il modo in cui l’umanità abita il pianeta. Si tratta di prendere atto che il modello imperante produce solitudine e depressione negli individui, produce ingiustizie sociali e danni enormi al pianeta. Qualcuno ha detto che la bellezza salverà il mondo. Forse ora si potrebbe dire che il mondo lo salveranno i percettivi. FRANCO ARMINIO
3 notes
·
View notes
Text
Storia pubblicata su Wattpad
Quando vengono superati di troppo i limiti della stanchezza fisica e psicologica c'è soltanto una cosa da fare: prendersi una pausa, staccare la spina e cercare un posto lontano da tutto e da tutti per ritrovare se stessi e ricaricare le potenzialità.
Veronica era arrivata in questo stato e doveva reagire, fare qualcosa in questo senso.
Come per magia di un'intrigante coincidenza, che non sono mancate affatto nella sua vita, le fu attratta l'attenzione di un documentario trasmesso in televisione sul Monviso, comune di Crissolo, la località Pian del Re sita ai suoi piedi, nota come luogo della sorgente del più lungo fiume d'Italia con il suo percorso di 652 km, il Po, che nel 2013 è diventato patrimonio dell'UNESCO, come riserva della biosfera, che rappresenta una qualifica attribuita da UNESCO per la prottezione e la conservazione dell'ambiente internamente al Programma sull'Uomo e la biosfera - MAB (Man and Biosphere).
Adorava ed era sempre affascinata dai documentari sulla natura e i suoi viventi, ma quella volta fu sopraffatta da un'emozione indescrivibile nel vedere la maestuosità di quelle montagne e i magnifici posti circostanti.
Fu in quello momento, a luglio di questo estate, che decise di andare a vederli con i suoi occhi, trascorrere una settimana delle sue ferie là e non più in Romania, come da venti anni che si trova in Italia.
Destinare una settimana soltanto a sé per la prima volta a 58 anni potrebbe anche andare, meglio tardi che mai.
Si mise a cercare un posto per il pernottamento e, secondo le sue possibilità, trovò un B&B a Villar Pellice, che dista 44 km da Monviso, sul percorso stradale. Guardò il posto sulla cartina geografica e pensò che poteva comunque andare benissimo, essendo nella vallata Val Pellice, circondata dalle stupende montagne verdi.
Nella prima sera si mise sul balcone stracolmo di fiori per godersi il paradisiaco panorama.
C'era un silenzio profondo, anzi, si sentiva soltanto lo scorrere quieto del torrente Pellice che viaggiava con il suo condiscendente tumulto a qualche centinaia di metri e di tanto in tanto qualche cinguettio appena percettibile degli uccellini dai loro nidi vicini.
C'era il cielo agghindato delle più grandi e luminose stelle che Veronica abbia mai visto.
C'era il profumo di montagna, di verde e di fiori e nel sottofondo c'era la voce e la musica di Pino Mango.
C'era la perfezione di quello che lei osava sognare, superando tuttavia ogni aspettativa.
Non si ricordava di aver mai sentito tale ineccepibile serenità del corpo, dell'anima, della mente.
C'erano tutti gli ingredienti che accarezzavano acutamente le sue profondissime emozioni.
Come per miracolo, l'intuito illuminato da un Universo di astri le bisbigliò: "E perché non iniziare a raccontare adesso la tua vita?!"
Le era stato detto più volte nel suo cammino che dovrebbe scrivere un libro sul suo vissuto, l'aveva anche iniziato farlo più e più volte, ma nell'ognuna di queste traeva subitissimo la conclusione che tutto fosse assurdo, privo di senso, sintetizzando in frase tipo: "Mamma fa la spesa. Papà taglia la legna. Veronica piange..."
Ma arriva per tutti il momento opportuno in cui trovarsi nel posto giusto, in retta linea con i desideri e i grandi sogni.
Imprescindibile è di prendere consapevolezza e di cogliere in tempo l'attimo fuggente, carpe diem!
Quello che aveva innescato la sua reazione erano le emozioni uniche di quali era invasa.
Sì, aveva bisogno di emozionarsi, con l'anima pienamente nostalgica di Kevyn, che conoscerete nel terzo volume, in quello posto divinamente adorato e con la poesia, la musica e la voce del grande unico Mango, che le farà compagna dovunque si troverà e in ogni momento.
Per un'altra fortunata coincidenza era da sola nella struttura, per ciò iniziò subito il suo racconto e scoprì con immenso stupore che tutto le era molto chiaro e le idee, le frasi, le giravano velocemente e incensamente nella testa, come tutto fosse custodito nel più profondo della sua mente e anima e quelle mirifiche emozioni le avrebbero disserrato la porta per farle uscire.
A nessuno interessa il vissuto di un'altra persona, ciascuno ha il suo bagaglio e spesso si ritiene che il proprio è stato più pesante degli altri.
Che nessuno ha indossato le nostre scarpe, anche questo è da non contrapporsi.
Veronica non vuole affatto raccontare la sua storia per così dire: "Guardate cosa mi è capitato, solo e soltanto a me!"
No, assolutamente no!
Se negli ultimi quasi tre anni ha pensato più seriamente di pubblicare il suo racconto è stato primordialmente perché il modo in cui le è stato detto di farlo da Kevyn le ha dato coraggio, fiducia in sé ed entusiasmo, come mai aveva sentito prima, poi perché Veronica ha qualcosa da dire, come riflessione su tutto quello che succede sempre più spesso nelle coppie, nei rapporti interumani.
Non è un caso, anche se risulterà magari noioso, fastidioso, il fatto che racconta anche la vita dei suoi nonni e genitori. E' una mera deduzione delle conseguenze dell'evolversi della nostra civiltà e come, quanto incidono le proprie angolazioni delle prospettive sulle nostre vite e degli altri. E comunque, in questo primo volume verrà raccontato il vissuto dei primi venti anni di Veronica.
Il traguardo e la poesia del cantautore Pino Mango che ha trasmesso con il suo essere, le sue parole, musica e voce inimitabile, la profondità del pensiero, sono l'indole di Veronica.
Conosce e ha sempre adorato la musica italiana e i suoi grandi rappresentanti, anche prima di arrivare in Italia, ma per la sua immensa incredibilità, di Mango, come nome, ha sentito per la prima volta al Festival di Sanremo di questo anno. Si ricordava qualche sua canzone, come: "Ti porto in Africa", "Oro" ... ma non ci aveva mai fatto caso chi fosse il cantante.
Ci sono quelle cose o eventi che ci sfuggono, correndo via dalla nostra attenzione, mano in mano con la nostra vita, per quanto impossibile ed assurdo possa sembrare.
E' stata la sua voce, cantando "La rondine", che le aveva attrato l'attenzione, ammaliatasi da profondissime emozioni. Da allora non ha smesso di ascoltare le sue interviste, la sua musica e la sua poesia e con ogni sua opinione, dichiarazione e "chiacchierata" con il pubblico nei turnée e spettacoli scoprirà un'immane ammirazione per tutto quello che ha rappresentato come persona, artista, musicista.
Inoltre, da quando aveva iniziato ascoltarlo continuamente, si rendeva conto ogni giorno di più che c'era qualcosa in Mango che le ricordava Kevyn, come tra di loro ci fosse un misterioso legame imprescendibile, questo a parte che i suoi versi sembrano scritti a posta per loro, che può capitare ad ogni umano. Scioglierà l'enigma poi, ma lo scoprirete sempre nel terzo volume, pazienza, per favore!
Le parole della canzone "Grandi sogni", che potrebbero riassumere i pensieri e le riflessioni di Veronica ed interpretata magnificamente di Pino Mango:
"Cosa ricordi tu degli anni
Che hai vissuto già soltanto qualche scena
Impressa dentro di te
Grandi sogni grandi sogni quello che c'è8
Se tu racconti la tua vita nel dettaglio poi
Tu ti accorgi che non sei diverso da me
Grandi sogni grandi sogni spaziano in te
Noi - io - tu - noi - noi
Siamo i rami di una pianta che già c'è
Noi - io e te - noi
Siamo i frutti della terra questo è
Eppure qualche cosa dentro noi
Si spande dentro l'aria fin lassù
E graffia il cielo un grido anche io
Vorrei capir soltanto un po' di più
E graffia il cielo un grido oh mio Dio
Vorrei capir qualcosa anche io
E poi vivendo tu ricerchi il senso vero che
Rintracci a volte con l'aiuto della tua età
Grandi sogni grandi sogni restano là
Noi - io - tu - noi - noi
Siamo gocce della pioggia che cadrà
Noi - io e te - noi
Siamo i figli di una madre che già sa
Eppure qualche cosa dentro noi
Si spande nell'azzurro fino al blu
E graffia il cielo un grido anche io
Vorrei capir soltanto un po' di più
E graffia il cielo un grido oh mio Dio
Vorrei lasciare un segno tutto mio"
Buona lettura e vi ringrazio per i vostri commenti e contributo nel diffondere questa storia!
***
1 note
·
View note
Text
Vorrei...
parlarti del mio
silenzio dove le urla
è il rumore si fanno
malinconia , nostalgica
è lacrime srtuggenti
del nio cuore
Vorrei ...
sia sempre
notte per parlarti
nei sogni
Vorrei regalarti la
mia vita il mio
oggi il mio
domani in modo
che io sia lì' e tu qui'
dove dovresti essere
In tutti i miei vorrei
ci sei sempre tu
Incatenato nelll'anima
fino all'ultimo battito ❤️
oggi 26/9/2023
Clotilde Baccherini
Poesia musica di Parole
1 note
·
View note
Text
Sei bella perche sei decisa, coraggiosa, ironica.
Solare ma nostalgica. Dolce ma sfacciata.
Sicura di te, eppure timida quando
nessuno se lo aspetta.
Sei bella perché sei empatica e curiosa.
Leggera, però non superficiale.
Non è perfetta, ma senza filtri.
E imprevedibile.
Sei bella perché sei una riflessiva
che affronta la vita di pancia.
E creativa e gentile. Ribelle e libera.
Ed è intensa. Di quella intensità che
diventa fragile, a volte.
Anche se non te ne accorgi.
Sei bella perché sembri tenere le emozioni
nascoste sotto mille corazze.
Sei bella perché sei metà follia metà poesia.
Perché sei tante cose, molte di queste invisibili.
0 notes
Text
Glomarì: “La fiera dei miracoli”
A cento anni dalla nascita di Wislawa Szymborska,l’artista fidentina mette in musica il testo di una delle sue poesie più note, un agrodolce e fantasioso viaggio sul significato della parola miracolo.
Il 13 dicembre 2023 è la notte di Santa Lucia. Una canzone questa che ci darà in dono la possibilità di spalancare la “Porta dello Stupore”, magari di varcarne la soglia. La poesia rappresenta infatti una sorta di formula magica volta a ricordarci che si tratta di una porta sempre aperta e alla portata di tutti, di cui sempre più spesso ci si dimentica l’esistenza.
La musica che Glomarì intesse sul filo conduttore del testo poetico ha un sapore rapsodico dal retrogusto vintage e fiabesco, una struttura libera, danzante, senza tempo, che non fa riferimento ad alcuno stile particolare, se non a quello della spontaneità di un gioco inventato.
Con questo nuovo singolo “La fiera dei miracoli”, Glomarì preannuncia un suo ritorno sulla scena musicale, facendoci pregustare i tratti eclettici e mistici del suo prossimo album, un progetto concettuale multidisciplinare che la vedrà approdare nel mondo dell’elettronica sperimentale grazie alla stretta collaborazione con il compositore cosentino Remo De Vico.
Gloriamaria Gorreri (in arte Glomarì), classe 1989, è un’artista dall’attitudine poliedrica. Ciò che la caratterizza è la capacità di combinare in modo trasversale musica, poesia e immagine.
Dopo aver ottenuto la Laurea Magistrale in Scienze dell’Architettura presso il Politecnico di Milano ed un Master in “Design per il Teatro” presso il PoliDesign, parallelamente alla carriera architettonica, decide di esplorare il mondo della musica e di intraprendere un percorso cantautorale su incoraggiamento del Prof. Stefano La Via, docente di Storia della Poesia per Musica presso la Facoltà di Musicologia e Beni Culturali di Cremona, con il quale dal 2016 porta avanti un sodalizio artistico-musicale. Inizia così a costruire una poetica molto personale, libera e ibrida, in cui dimostra di essere e agire fuori dagli schemi di ordinaria definizione delle arti. Il suo primo lavoro, l’EP autoprodotto intitolato “Inaccadimenti”, uscito il 29 novembre 2019, consiste in una trilogia di video-poesie musicali (“A suo modo danza”, “Mostarda”, “Liberà”) che l’autrice ha scritto, sceneggiato e diretto curandone aspetti sonori e visivi. I video sono stati selezionati e proiettati in diversi festival come l’Amarcort Film Festival, il Little Island Festival, il Festival della Coscienza e il Seeyousound Music Film Festival.
Il 2° episodio della trilogia, intitolato “Mostarda”, nell’aprile del 2019 ha ottenuto il 1° premio del concorso “Artefici del Nostro Tempo” della 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, è stato esposto nel Padiglione Venezia, nella “Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna” ed è ha rappresentato il panorama italiano dei giovani artisti emergenti durante la 13esima giornata del contemporaneo in Oman presso la Stal Gallery di Mascate.
Il 20 novembre 2020 viene pubblicato il suo primo album “A debita vicinanza”, una delicata cesellatura dell’animo attraverso 10 tracce dallo stile raffinato e con arrangiamenti acustici leggeri solo in superficie.
“Tramontofili”, ultima traccia dell’album, è frutto di un esperimento situazionista svoltosi in una villa disabitata e documentato in un video che ne riassume l’essenza nostalgica e malinconica. Un progetto che ancora una volta tenta di dimostrare quanto l’universo cantautorale possa comunicare con quello artistico e che il “videoclip” può essere qualcosa di più di una “confezione” a scopo meramente commerciale, fino a diventare parte integrante (se non inscindibile) del progetto musicale.
Il 15 marzo 2021 è uscito il suo ultimo singolo intitolato “Fernweh” nato come colonna sonora di un progetto video-poetico al femminile regia di Chiara e Irene Trancossi, un viaggio onirico alla scoperta di quel sentimento di “nostalgia dell'ignoto” a cui fa riferimento il titolo, parola tedesca della quale non esiste un corrispettivo nella lingua italiana.
A giugno del 2021 si aggiudica il 1° posto nella sezione “Canzone d’Autore” del Premio Inedito con il brano “Maledetto detersivo”.
Il 31 agosto del 2022 vince la terza edizione del “Premio Brassens” con il brano inedito “Neige mouillée”.
Il 13 dicembre esce “La fiera dei miracoli”, il nuovo singolo che anticipa l’uscita del suo nuovo disco di inediti.
LINK SOCIAL https://open.spotify.com/artist/7LRG0giU7EnricaEi0qEcm
www.instagram.com/ciaosonodisagio/ https://www.youtube.com/@glomari_ciaosonodisagio https://www.facebook.com/ciaosonodisagio
0 notes
Text
Desolata
Scusami Mamma,
Perché sono un nessuno
Annego nel vino, nel sangue e nel brodo
Mi guardo allo specchio
E non capisco chi sono
Di certo banale, come un cornetto.
Mi allaccio le scarpe
Ma sono messe al contrario.
Dormo di giorno e mangio anche troppo
Non trovo un lavoro, né amore, né posto
Ho solo la vita sparsa per casa
E le mutande un poco macchiate.
Vorrei aiutarti ma il divano m’inghiotte
In quest’accidia un po’ esagerata.
Se non ti rispondo è che ho perso voce
Parlando all’aria, al vento e col muro,
urlando lo strazio d’esser un nessuno
pronto ad uscire dal suo gabinetto.
Scusa papà,
Perché sono cresciuta
Ho lasciato il castello
E lavato verdura.
Le caramelle sono scadute
Colleziono mosche e rutti nel petto.
Piango sul tetto e non mi lavo i vestiti
Vomito alcol, alghe e vagiti.
Era diversa la tua principessa,
ha venduto la bici per una sigaretta.
Scusami amore,
Perché non t’ho mai trovato
Sei ben nascosto e io non ho forze
Finirò sola quest’ipotetico pasto
E mi odierò come tu avresti fatto.
#scrivere#scrittura#poesia#scrittori su tumblr#poesia inedita#poesia nostalgica#solitudine#fallimento#riprovarci#forza#desolazione#tristezza#depressione
3 notes
·
View notes
Text
"La noche a veces es la verdadera cara de nuestra agonía. Muchas veces nos deja en la nostalgia con la luna, la tristeza del ayer, ese insufrible que ya no podemos cambiar. Intentamos en la reflexión que dejan nuestras lágrimas, buscar un pequeño alivio y un cuestionamiento de mejora para un nuevo escenario. Pero también olvidamos que exigirnos por ser tal o cuál para el otro, es abandonar nuestra propia vida y forma de ser. ¿Entonces, cuál es la necesaria respuesta a esta feroz búsqueda?. No es problema existencial, es más que eso. Es culparnos siempre, porque desde siempre nos abandonamos, y eso, es perder cualquier tipo de paz."
Díganle a @nostalgica-poesia que es increíble,que no deje de escribir jamás,que así como sus escritos me ayudan a mi,pueden ayudar a cualquier persona.
Créditos a él y a su gran talento.
Gracias por este mensaje tan bonito y por darme la oportunidad de ser yo quien se lo muestre al mundo.
@nostalgica-poesia sos increíble.❤️🩹
#la esencia de lo desconocido#pensamientos#escribir#amor y dolor#boulevard#home#amor no correspondido#dream smp#girls planet 999#ts4#nostalgia#poesia#maravillasdelmundo#diaadia
10 notes
·
View notes
Text
La penna del cuore: riflessioni sul tempo e sull'amore nelle poesie di Laura Neri. Recensione di Alessandria today
La nostalgia dei giorni passati e l'importanza dei ricordi in una poesia intensa e sincera di Laura Neri
La nostalgia dei giorni passati e l’importanza dei ricordi in una poesia intensa e sincera di Laura Neri La poesia La penna del cuore di Laura Neri è un toccante dialogo con il tempo, un momento di riflessione profonda sull’amore, la memoria e la perdita. Neri, con la sua inconfondibile delicatezza, descrive la sensazione di trovarsi di fronte a un cambiamento irreversibile, come il lento…
#Amore Eterno#cielo e serenità#delicatezza poetica#desiderio di ritorno#emozioni e poesia#forza dei sentimenti#forza della memoria#Intensità Emotiva#introspezione emotiva#Introspezione poetica#introspezione sul passato#La penna del cuore#Laura Neri#lettura emozionante#linguaggio poetico#malinconia e poesia#metafora dell’inchiostro#mondo interiore#nastri azzurri#nostalgie d’infanzia#passato e presente#penna del cuore#perdita e ricordo#poesia italiana#poesia nostalgica#poesia riflessiva#poesia sul cambiamento#poesia sul tempo#poesia sul tradimento del tempo#poesia sull’amore
0 notes
Text
Warsan Shire
è una poetessa e attivista somala. Nata in Kenya il 1 Agosto 1988, è cresciuta a Londra e ora vive a Los Angeles.
La sua poesia evoca il desiderio di casa, un luogo da chiamare casa, ed è spesso nostalgica di ricordi non suoi, ma dei suoi genitori, nonni, zii e zie, persone che hanno forgiato la sua idea di patria ancestrale attraverso le proprie storie.
Con cinquantamila follower su Twitter e un numero simile di lettori di Tumblr, Shire mostra la vita di giovane poeta prolifica le cui poesie e pensieri improvvisati appariranno su uno dei tuoi feed di social media e spesso saranno esattamente quello che avevi bisogno di leggere, o quello che non sapevi di dover leggere, in quel momento.
Tra i tanti temi, la sua poesia discute spesso degli sfollamenti, della migrazione e dell'esperienza dei rifugiati, in un linguaggio che ha descritto come evocativo del "surrealismo della vita quotidiana degli immigrati: un giorno sei nel tuo paese, ti diverti, bevi succo di mango e il giorno dopo sei nella metropolitana di Londra ed i tuoi figli ti parlano in una lingua che non capisci ". La sua poesia copre temi di femminismo, famiglia, casa (o la sua mancanza), sesso, razza e tutti i loro intricati incroci e deviazioni, ed è sempre viscerale, cruda e viva.
3 notes
·
View notes
Text
CHI NON MUORE SI RIVEDE
Ciao Cinica, saluta Nostalgica, era qui da un po' e si stava giusto chiedendo che fine avessi fatto. Ciao Cinica, sei tornata, cattiva, giusto quando ne avevo più bisogno, quando Nostalgica stava cedendo guardando sconnesse pellicole di ricordi e fantasticherie. Ciao Cinica, sei arrivata e mi hai detto "E statti zitta un minuto idiota! E pensa! È tornato solo dopo che si è lasciato, ti ha scritto perché sapeva perfettamente che non gli avresti mai negato una mano, un sorriso, ma è per lei che sta soffrendo. Con che faccia viene a chiedere aiuto a te?!" Grazie Cinica, lo so che lo fai per il mio bene, sei il mio scudo, e senza di te mi perderei nuovamente e instabilmente. Ma per favore, Cinica, adesso levati un po' dal cazzo che non riesco a seguire i film.
#Cinica#nostalgica#breve#storia#ironica#ironia#amore#amore perduto#poesia#film mentali#debolezze#post#pensieri
6 notes
·
View notes
Text
MARIE JEANNE GRASSE - JASMIN PATCHOULI - Collezione Matières Premières - Eau de Parfum -
Free, where the heart leads us, chasing aromas and stars, where thoughts are weightless and emotions restlessly dominate.
•••••
Nei luoghi del cuore. Torneremo a correre tra le rose e i gelsomini di Grasse. Ad accarezzare, odorare, strofinare tra le dita quei petali che raccontano vita e passione. Torneremo a respirare, fuori e lontano, lì dove il bello della natura, come per incanto, si trasforma in profumo. Certi profumi hanno nel cuore una melodia nostalgica, sono frammenti di luce, gocce stemperate nei colori dei ricordi. Certi aromi hanno il tuo nome, assomigliano all’umore che sfoggi nei giorni migliori, sospesi nel niente e pieni di tutto. Certe emozioni si lasciano toccare e descrivere, altre si adombrano, sfuggono, restano appese a lunghi enigmatici silenzi. Le emozioni non si replicano, non si plagiano, non si vendono, ti abitano, ti scuotono e illudono, ti gonfiano di pianto, ti annientano di stupore e gioia. Sono solo autenticamente tue. C’è un saper fare devoto e gentile nelle fragranze Marie Jeanne Grasse. C’è tradizione e rispetto, ciò che le buone famiglie tramandano e c’è un coraggio e una speranza d’altri tempi a definire nuovi percorsi professionali. Per Georges Maubert, quinta generazione della famiglia Robertet (azienda leader mondiale, attiva dal 1850, nella produzione di materie prime naturali per la profumeria) e fondatore del marchio, il destino ha un profumo irresistibile. Cresciuto a fiori ed essenze, conosce i segreti delle tecniche estrattive e padroneggia ogni passaggio nel processo creativo/produttivo della fragranza. Per le creazioni Marie Jeanne (nome-tributo alla nonna) seleziona le materie prime più esclusive da coltivazioni sostenibili e concerta composizioni di carattere focalizzate sull’essenzialità. Per la collezione Matières Premières, composta da tre fragranze nel caratteristico flacone verde custodito nel pack eco in legno, vengono privilegiate essenze uniche e olfattivamente impattanti. Splendida la declinazione aromatica di Jasmin Patchouli con l’accoppiata gelsomino di Grasse e gelsomino egiziano anticipata da un tenero accordo vegetale verde con foglie di fico e sostenuta nel sillage, caldo e prolungato, da semi di ambretta e patchouli. Poesia in chiaroscuro. Nel formato Eau de Parfum 100 ml. In profumerie selezionate.
instagram.com/igbeautycove ©thebeautycove
1 note
·
View note
Text
me perguntei como poderia me manter otimista diante de um mundo tão cruel.
os mais velhos diriam que eu não sei muita coisa sobre esse mundo. o que poderia saber uma moça de apenas 21 anos além do que lê em seus livros empoeirados?
tentei me lembrar do cheiro de café e umidade que tem a casa dos meus avós pra me sentir nostalgica.
essa semana eu sorri em todos os dias pra não preocupar a minha mãe com as minhas muitas crises.
troquei os aparadores de livros de lugar.
a verdade é que sempre mudamos alguma coisa de lugar, mesmo sem perceber, quando estamos enfrentando mudanças internas.
tenho usado meu tempo livre pra pensar no amor e no mundo de hoje tão doente sem ele, e também pra planejar tudo que eu posso fazer de diferente pra acrescentar beleza e calor.
nunca me conformei em deixar as coisas para lá quando poderia fazer algo a respeito.
tenho passado algum tempo rodopiando com os cabelos ao vento na sala e ouvindo músicas clássicas em que a melodia se faz mais cheia de significados do que as que tem letras.
as pessoas esquecem que as poesias líricas inicialmente foram feitas pra ser acompanhada de flautas.
uma arte sempre complementa a outra.
tentei me distrair sentada olhando pra clareira das árvores, por cima do muro, do outro lado da rua, com saudades daquele balanço perto do rio. meu deus como eu nunca levei um livro para ler naquele lugar?
quando se tira um tempo pra si, se descobre tanto sobre si mesmo.
o otimismo afinal, talvez more no que ainda temos em nosso interior o desejo de ser.
sobre o que os livros me ensinam, acho que me ensinam quase tanto quanto a experiência, mas, a cima de tudo, me fazem ter vontade de vivelás.
você descobre que o mundo é grande e vasto.
você nunca se limita, não se prende dentro de si mesmo, dentro do mesmo ideal.
tenho tomado chá e comido pão de ló com a minha mãe nos fins de tarde e percebi que eu não tinha tempo até 3 meses atrás para isso.
porque temos tanta pressa?
troquei meus livros de prateleira, afinal, eu realmente sempre consigo aprender algo novo com eles.
tenho cantando novas canções, mas quero cantar muitas outras mais.
as vezes eu ainda fico com medo da vida, mas eu creio firmemente que se não fosse um pouco assustadora, não seria tão preciosa, nem mesmo teria tanta graça.
14 notes
·
View notes
Text
Recensioni da quarantena pt.2
La quarantena, almeno dal punto di vista della lettura, sta dando i suoi frutti e quindi ho deciso di fare una seconda lista dei libri che ho letto casomai qualcuno cercasse qualcosa da leggere per passare il tedio di queste giornate.
1) Tipi psicologici (C.G. Jung): Ormai è prassi che ci sia almeno un saggio di Jung tra i libri letti recentemente. Penso sia quello che per adesso mi sia piaciuto di più, che ho trovato più interessante. Parla dell’identificazione e del confronto tra tipo estroverso ed introverso (e sottocategorie), non solo nella psicologia, ma in moltissime branche del creato umano come: l’arte, la poesia, la filosofia, la prosa ecc ecc. Alla lettura risulta quasi sempre chiaro, come ogni scritto di Jung, e trovo, anche se non lo consiglio, che come primo passo per avvicinarsi agli studi junghiani vada bene, perché tutti i concetti vengono spiegati più volte e alla fine c’è un intero capitolo che raccoglie tutte le definizioni degli elementi essenziali trovati all’interno dell’opera.
2) Il tunnel (E. Sabato): E’ un romanzo che parla del rapporto morboso di un pittore con una donna di cui si invaghisce fino a diventare ossessivo ed ad ucciderla (niente spoiler, il libro te lo dice subito). La storia è narrata dal punto di vista dell’uomo, che cerca di spiegare i suoi processi mentali e le motivazioni che lo hanno portato al terribile gesto. E’ difficile immedesimarsi con il protagonista perché è un folle ed anche irritante, però ho trovato interessante cercare di comprendere i suoi ragionamenti e sorprendermi che alcuni pensieri non sono distanti da quelli che facciamo tutti e che è molto sottile, in alcuni casi, la linea che divide le persone normali da quelle che compiono atti orribili. Insomma la storia di un femminicidio agli inizi del novecento.
3) Requiem (A. Tabucchi): Requiem è un viaggio, tra l’onirico e il reale, del protagonista, in una Lisbona degli anni 60, in cui incontra persone del suo passato e si sofferma a riflettere su alcuni avvenimenti della sua vita e su alcune sue scelte, senza però arrivare mai davvero ad una quadra. Non c’è accettazione, ma solo una leggera riflessione, quasi uno sfiorare gli avvenimenti, che comunque sono già accaduti e che non può cambiare. Il tutto è narrato nello stesso modo in cui il protagonista agisce, in maniera quasi delicata, nostalgica, attorniato dall’amore per un paese che Tabucchi sente assolutamente suo, il Portogallo.
4) Il testamento Donadieu (G. Simenon): Simenon è famoso principalmente per il commissario Maigret, di cui forse ha scritto più di 60 libri. In questo romanzo invece si lancia su una storia familiare, di una dinastia di una piccola città e dei rapporti tra i vari familiari. Ovviamente non può mancare la morte che è il fattore scatenante di tutta la vicenda che porterà a rivedere tutti quelli che fino a quel momento erano considerati i pilastri della tradizione familiare. Il romanzo si legge molto facilmente, i personaggi risultano tutti molto interessanti e variopinti e non manca qualche colpo di scena imprevisto.
#recensioni#libri#jung#tipi psicologici#il tunnel#sabato#requiem#tabucchi#il testamento donadieu#simenon
11 notes
·
View notes
Text
Città chiusa
Indosso una maschera di follia
Nella città dei sogni infranti
Annegando in un calice di nostalgia
Tutti questi sani rimpianti.
Ognuno suona la sua sinfonia
Nel salone dei volti falsi
Ma tu schitarri un pezzo in galleria
Mangi sushi e poi scampi
Ride, ride la maestrina,
Il lupo è arrivato ed ha mangiato
Bambini senza sale né sapore
E po’ insoddisfatto
Se ne va
Porte bianche sempre chiuse
In queste strade senza uscita
Dove casa è qua vicino
Ma è abitata da stranieri.
La Curatrice
#poesia#poesia nostalgica#stranieri#città chiusa#poesia urbana#falsità#poesia sull'identità#identità#identità multiple
1 note
·
View note