#poesia della nostalgia
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pier-carlo-universe · 11 days ago
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Giovanni Pascoli: La poesia delle piccole cose e della memoria. Un'anima sensibile tra malinconia, simbolismo e natura. Recensione di Alessandria today
Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli). La sua infanzia è segnata da un evento tragico: l’assassinio del padre nel 1867, un trauma che lo accompagnerà per tutta la vita e influenzerà profondamente la sua poesia.
Biografia dell’autore. Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli). La sua infanzia è segnata da un evento tragico: l’assassinio del padre nel 1867, un trauma che lo accompagnerà per tutta la vita e influenzerà profondamente la sua poesia. Dopo gli studi presso l’Università di Bologna, dove entra in contatto con il pensiero positivista e con il…
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illsadboy · 8 months ago
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Poi chiedigli che ha dentro e ti guarderà inerme mentono continuamente dice, "Ci tengo evidentemente" ma è evidente, mente, tengo a mente il silenzio di certi sbocchi a sentirvi mentire ciò che la tua bocca non sa dire io ho imparato a sentirlo dagli occhi certi colpi come il morso di un vampiro sanno renderti uguale a chi t'ha ferito se non peggio dovrai ergerti, non immergerti che a nuotare sempre a fondo crescono le branchie e cascano le ali… pianti col sorriso sulla faccia e scappare non m'è mai servito a niente ho dovuto imprigionarmi negli stessi testi in cui scappo da sempre paradossi costanti come le bollette mani nei capelli o sulla faccia strette, dossi sul sentiero che per superarli devi scendere a compromessi e per me, scesi, sta a significare compromessi siamo persi ma dentro noi stessi…
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rivoluzionaria · 2 years ago
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Jorge Luis Borges sosteneva che gli antichi greci furono i primi a pensare, ci hanno dato la poesia, la scienza, la filosofia razionale, che tutta la cultura a noi pervenuta nel corso dei secoli derivi dai greci.
I filosofi greci distinguevano l’amore in 12 tipologie diverse a seconda delle diverse emozioni umane e sfumature del sentimento:
Agape (αγάπη)
Agape è l’amore incondizionato, anche non ricambiato. Va al di là delle forze umane, è un amore puro e senza alcuna aspettativa. Viene utilizzato nei vangeli e nella religione.
Eros (έρως)
Eros è la tipologia di amore più conosciuta. Dio greco della fertilità, il suo tipo di amore rappresenta quello passionale, il desiderio carnale. Veniva definito in termini di irrazionalità, perché il desiderio ardente avrebbe potuto portare alla follia.
Philia (φιλία)
Philia indica un tipo di amicizia profonda. Amicizia come vincolo di fiducia e lealtà, come fondamenta di un rapporto solido e suggellato dalla bellezza della condivisione. Amare ed essere amati.
Storge (στοργή)
Storge è l’amore nei confronti della famiglia o dei parenti, tipico dei consanguinei, deriva da “stergo” che significa amare teneramente.
Philautia (φιλαυτία)
Philautia è l’amore per sé stessi, l’amor proprio, fonte di perfezionamento e benevolenza è definito come forma di egoismo positivo.
Mania (μανία)
Mania associato all’amore è il desiderio incondizionato di amare e possedere, l’amore tossico che vive (apparentemente) solo attraverso il possesso di ciò che brama, il partner come oggetto del desiderio. Distruttivo.
Charis (χάρις)
Charis è forse la tipologia d’amore più ambita tanto quanto appagante: idilliaco. Entrambi i partner si amano allo stesso modo, sia fisicamente che spiritualmente.
Himeros (ἵμερος)
Himeros è l’amore che arde di desiderio fisico, impulsivo, irrefrenabile, l’amore folle. Desiderio carnale, non ascolta ragioni e va appagato nell’immediato.
Anteros (αντέρως)
Anteros, fratello di Eros (si narra fossero inseparabili) è l’amore corrisposto con il rispettivo coniuge/compagno e indica la stabilità sentimentale.
Pragma (πρᾶγμα)
Pragma è associato all’amore maturo di lunga data, ma anche al compromesso e alla pazienza. Fare uno sforzo per dare amore piuttosto che solo per riceverlo.
Pothos (Πόθος)
Pothos è la personificazione del rimpianto e del senso di nostalgia che si prova quando una persona amata è lontana. È anche identificato con l’amore adolescenziale, l’infatuazione, il desiderio prima dell’incontro.
Thelema (θέλημα)
Thelema è l’amore nei confronti di ciò che si fa, il proprio lavoro, il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare e non è rivolto quindi ad una persona.
— manuela g.
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angelap3 · 13 days ago
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Caro Topo Gigio, a me sei sempre piaciuto per quella tua maglia che ti lasciava scoperto l'ombelico, mi pareva avessero lasciato scoperto un punto così fragile e delicato e persino troppo intimo. È da lì sai che in un attimo si può entrare dentro ad una persona, è da quel nodino che ancora ha nostalgia della corda della sua mamma.
Ancora, da quella specie di tortellino piantato in mezzo alla pancia, si sente la mancanza delle mancanze ,si sente la forbice che decise la nostra solitudine.
Caro Topogigio,se non fosse stata per una perculata, non mi sarei mai resa conto che ti assomiglio tanto, a parte i colori ,ma le guanciotte sono tutte tue, la frangetta abbastanza pure quella, il pancino con tanto di saluti agli addominali, sempre avuto, ma il modo ,il carattere ,soprattutto è spatacato.
Siamo due creduloni, siamo eternamente infantili, siamo stonati, ci piace la Raffa, abbiamo bisogno di un piccolo palcoscenico, ci piace farci aiutare per non rimanere soli, ci piace quando gli altri si curano di noi , gli lasciamo una bella fetta di merito ,tanto poi il merito se lo scrivono nei titoli di coda e vabbè.
Noi, Caro Topo siamo teneroni che ci tagliano con un grissino ,siamo buononi che facciamo tanto ridere , noi...siamo un giochino che ci mettono a letto presto la sera, noi, che con quelle orecchie grandi sentiamo tutto ,ma facciamo i sordi, perché come ho scritto di mio pugno in una mia poesia sulla mia mamma " fingersi morti per arrivare a riva" ecco ....noi siamo così, belli così, o bruttarelli, ma sappiamo amare davvero...
Ti voglio bene Gigio, scusa se ho approfittato anch'io della tua immagine di spicco, sai ...quando si ha un pelo di notorietà, tutti ti tirano in mezzo, ma tranquillo....presto si torna nella scatola dei giochi ,dai topolino mio del mio cuore, giocheremo anche da lì, insieme.
Angela P.
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lunamarish · 2 months ago
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La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi.
[...]
La fragilità è un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti, e scendendo negli abissi della nostra interiorità e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come ad una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, così anche la fragilità è un'analoga esperienza umana che, quando nasca in noi, non viene mai meno in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'indicibile che si nasconde nel dicibile.
Sì, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della sua fragilità si accentua, o si inaridisce, ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita.
Nel concludere queste mie nomadi considerazioni sulla fragilità vorrei citare una breve e stremata poesia di Rainer Maria Rilke.
La poesia è questa:
Era tenero e fine il suo sorriso come brillio d'antico avorio, come nostalgia, come neve che a Natale sull'oscuro villaggio discende, come turchese in mezzo a fitte perle, come raggio di luna su un caro libro.
Cosa c'è di più fragile di un sorriso, e cosa di più fragile della nostalgia, della neve che cade a Natale e di un raggio di luna su un caro libro? Vorrei augurarmi che in queste bellissime immagini possa riassumersi il senso umbratile e fugace di un discorso incentrato sulla fragilità come leitmotiv della condizione umana.
Eugenio Borgna
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ma-pi-ma · 1 year ago
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Se ti dico che ero felice, non è vero.
Non credere a ciò che credo quando inganno me stessa.
Il ricordo abbellisce ciò che tocca:
ti toglie il mal di testa che avevi,
la sonnolenza del pomeriggio la trasfigura in estasi
e, quanto a quella scarpa così stretta
che ti impedì di ballare il primo ballo,
non c'erano scarpe. Guarda: sei scalza, danzi
eternamente senza peso nel cerchio
chiuso di un abbraccio.
Balli senza il doppio mento della tua gola,
senza quella ruga astuta
in agguato intorno ai tuoi occhi.
Rosario Castellanos, La nostalgia, da Poesia non sei tu, 1972
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greenbor · 3 months ago
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Poesia di https://www.tumblr.com/scorcidipoesia
Ho nostalgia di me. Delle speranze che come farfalle mi volteggiavano intorno. In questo tempo anche il mio corpo si è consumato, stancato, è invecchiato. Portando con se’ l’esuberanza della giovinezza e quell’ambire alla passione che ricuciva le situazioni o appagava i sensi illudendomi che quella fosse la felicità. Questo tempo mi ha sgualcita e ridotta all’osso. Il tempo mi ha mostrato la vita e gli altri per come sono, non ho più usato gli occhiali da miope per riuscire a capire le situazioni. Adesso so che il per sempre non esiste. Che le famiglie perfette non esistono. Che l’amore è frutto di un solo tempo e dopo c’è un sentimento che sembra una unione ma si è come spezzati dalla vita che c’è stata prima. Nessuno si illuda di ricominciare : non si ricomincia mai, si continua coi propri bagagli e si procede cambiati come verso una resistenza. Si resiste per vivere.
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poesiablog60 · 1 year ago
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Rivendico il diritto di essere gentile
la commozione della tenerezza
la capriola sublime della bellezza
l’acrobazia difficile della semplicità
la magica centrifuga tritabanalità.
Rivendico il diritto a esistere col cuore
quello di offrire parole d’amore
l’ostinazione della poesia
il mal di pancia della nostalgia
lieve la danza della naturalezza
il salto mortale dell’interezza
Laura Ricci
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cirouge · 7 months ago
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Nascita di una Galassia
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Da che punto dell’universo si sono chiamate nella tenebra le nubi luminose di galassie per iniziare a immaginare il tuo viso dove non c’era immagine ancora
da quale improvviso silenzio delle orbite musicali del non tempo ha iniziato a venirmi incontro il tuo sorriso, il corpo carillon –
e da quale sperduto scambio di inchini di stelle nell’istante della loro esplosione e morte ha iniziato a venire verso di me la tua delicatissima figura, la linea dolce e dura della tua concentrazione
Era mattino? Era sera? Dov’era il treno che prendesti, la mia voce rotta di poesia, dov’era quella città bianca nella mappa del non universo ancora? Era già vita, o era già la sua nostalgia?
Ti crea e mette a mio imperio la natura, e il vento che via le traversa lo sguardo amore in tutto l’anticipo tutto il ritardo appari sulla mappa del pianto dei millenni
ti affina la energia libera degli elementi, la malinconia primordiale di forze indenni il loro unirsi nel rischio del vivente, in una cosa chiamata “ecco è, così sia”
– che destino sono i miei occhi per vederti
che appuntamento hanno preparato le prime collisioni della vita con la vita per la carezza che ora meravigliato avvicino al tuo viso
ho al braccio tutti i nastri e gli sciami di pianeti e astri
da dove vieni, creatura così di continuo creata nell’aria fino a qui dall’inizio tremata
Davide Rondoni
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pier-carlo-universe · 16 hours ago
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"Io non ci sarò" di Ivo Tosti. Recensione di Alessandria today
La poesia "Io non ci sarò" di Ivo Tosti è una riflessione profonda sulla separazione, sull'assenza e sull'inevitabile distacco tra due anime che un tempo erano legate. Con un linguaggio evocativo e visionario, l’autore dipinge un viaggio oltre il tempo e lo spazio, una presenza che si dissolve nella memoria di chi resta.
Io non ci sarò – Poesia di Ivo Tosti Io non ci sarò per tequando la luce cancellerà il buioe il sole del giornosi illuminerà di me o di te. Il mio lumetu lo vedrai nascostonella nebbia freddanudo come il vento. Volerà come una lucciola,lentamente dalla tua luce acceso. Cercheròquel mondo costruito dal cieloe rimarrò sedutonelle ginocchia delle stelleaccarezzato dal sole. Al crepuscolo di un…
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Rivendico il diritto di essere gentile
la commozione della tenerezza
la capriola sublime della bellezza
l’acrobazia difficile della semplicità
la magica centrifuga tritabanalità.
rivendico il diritto a esistere col cuore
quello di offrire parole d’amore
l’ostinazione della poesia
il mal di pancia della nostalgia
lieve la danza della naturalezza
il salto mortale dell’interezza.
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Laura Ricci
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harshugs · 2 years ago
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nostalgia?
poco fa mi sono imbattuta nel profilo ig di una ragazza che ho conosciuto nel 2018/2019:
quel periodo della mia vita era caratterizzato dall’assidua ricerca di un modo per definire il mio orientamento sessuale, i miei gusti, diciamo che semplicemente volevo riconoscermi in qualcosa;
questa ragazza qui, invece, nonostante avesse due anni in meno di me, era già abbastanza sicura di sé.
lei era di torino, ma purtroppo si era trasferita da qualche tempo in sardegna a causa del lavoro dei suoi genitori. Ricordo che questa distanza era straziante.
nel giro di poco tempo mi ero talmente tanto legata a lei che non potevo più far a meno di scriverle ogni secondo, sentirla, sapere come stava e cosa faceva, sentivo il bisogno di averla accanto ogni attimo.
questo valeva anche per lei, ma nello stesso periodo aveva conosciuto una ragazza con cui aveva deciso di intraprendere una relazione (a distanza, durata ben poco).
in realtà io non conoscevo bene le mie emozioni, non sapevo che effettivamente ciò che provavo per lei non era un bene amichevole, ma qualcosa di più, però ovviamente cercavo di incoraggiare la relazione con quell’altra.
fatto sta che ad una certa si lasciano, quindi le nostre conversazioni tornarono ad essere di nuovo costanti e soprattutto affettuose; tanto affettuose.
tra di noi ci chiamavamo “amore”, ci dicevamo “ti voglio bene” ogni 4 messaggi, ci mandavamo spesso foto di cosa facevamo e dove eravamo, purtroppo però non eravamo mai insieme perché troppo distanti, e quindi i “mi manchi” e i “vorrei essere lì con te” diventavano sempre più frequenti.
una cosa che ci accomunava era la musica, in particolare quella di Ultimo: era appena uscito l’album “colpa delle favole” e io da subito le dedicai una frase della canzone “ipocondria”
“a me va bene anche distanti, tanto ti porto con me”
a pensarci bene una delle PRIME cose che le scrissi appena ci eravamo conosciute era stata: “e vorrei essere anche io bella come sei bella tu”
frase sempre di Ultimo della canzone “poesia senza veli”, che le dedicavo ogni volta che lei si vedeva brutta
(ero proprio romantica, self pat pat sulla spalla)
un’altra cosa carina che avevo fatto era videochiamarla qualche volta durante il concerto di Ultimo, sapevo che ci teneva anche lei ad andarci, ma purtroppo non poteva, e quindi in qualche modo volevo farla partecipare.
non so per quale motivo, non ho proprio idea del perché, ma tutto d’un tratto iniziai a scriverle pochissimo: ero andata in vacanza studio in Inghilterra per due settimane, e per tutto quel tempo lei non mi passava MAI per la testa, MAI.
era strano, perché fino a pochi giorni prima sentivo la necessità proprio fisica di averla accanto a me, ma in quelle due settimane cambiò letteralmente tutto, e io non me ne ero nemmeno accorta, in più il mio cuore era stato temporaneamente rapito da un ragazzo che stava con noi nel gruppo della vacanza studio (e porca puttana quel ragazzo non me lo toglierò mai dalla testa).
questa cosa è molto brutta da ammettere perché sembro una persona di merda, ma a me non fregava più granché di lei, e ad oggi mi chiedo quanto avrà sofferto in quel periodo a causa mia; entrambe stavamo vivendo un periodo un po’ del cazzo e fino a quel momento ci eravamo date forza a vicenda.
beh fatto sta che dopo quelle due settimane io le scrivevo ma molto poco, fino a non scriverci più, e io continuavo a non rendermene conto.
(altro che self pat pat, self pugno in faccia)
dopo un po’ di mesi le scrissi ovviamente scusandomi e chiedendole come stesse, e inoltre confessandole il fatto che mi ero resa conto che ciò che provavo per lei andava oltre l’amicizia, e che forse la cosa mi aveva spaventata e di conseguenza fatta allontanare.
e niente, la storia finisce così, con qualche sporadico messaggio nel 2020 durante il covid ma niente di particolare.
il suo account ig, quello di twitter e anche quello di tumblr (perché lo usava pure lei) al momento sono inattivi da tempo, però me li ricordo tutti.
la sua chat di whatsapp è custodita nelle chat archiviate e ogni tanto capita che vada a rileggere qualcosa e credo che il numero sia sempre lo stesso, perché ogni tanto vedo quando cambia foto profilo; in più sul telefono ho una gif del suo viso salvata, era bellissima e lo è tutt’ora.
spero davvero stia bene💔
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theladyorlando · 1 year ago
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Il segreto della villanella
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Continuamente sento la mancanza dei libri. Mi mancano come fossero persone in carne ed ossa. Se passo una giornata senza averne uno accanto, lo sento. E non perché io legga molto, devo ammetterlo, però mi manca proprio il libro. È davvero una consolazione, una compagnia da toccare, da tenere in mano, o da sapere lì ad aspettare che uno arrivi e lo saluti. Il desiderio dei libri è paragonabile a una sete: nessuno di loro la fa passare del tutto, e ne mancherà sempre uno nuovo, più dissetante. E proprio come fosse una fiaschetta, di quelle che si vedono nei film americani, da un po' di tempo mi capita che quando esco di casa devo per forza averne uno in borsa, con me, anche pigliato a caso, di corsa, non so perché, forse una difesa contro il tempo sprecato ad aspettare in una qualche fila inutile, contro la solitudine sbagliata, quella senza libri, per l'appunto. L'altro giorno è toccato a Jonathan Swift, a Modest Proposal dei Little Black Classics della Penguin. Proprio un bellissimo formato-fiaschetta, con, sulla prima pagina, una autodedica di mio padre, "from my daughter, 2015". Per inciso, sono sicura che la gente si scandalizzerebbe di meno se io tirassi fuori una fiaschetta di whisky dalla borsa invece che un libro. immagino le risate all'uscita di scuola.
Ma veniamo alla fiaschetta di oggi.
Tu lo sai cos'è una villanella? io non lo sapevo, e poi mi è arrivato questo piccolo libro: un'antologia della Everyman's Library, Pocket Poets Series, hardcover. Vedessi che razza di fiaschetta succulenta che ho tra le mani. La apro e sul risguardo ci trovo scritto
Everyman, I will go with thee,
and be thy guide,
In thy most need
to go by thy side.
Queste, mi spiega Google (povera me), sono le parole di Knowledge a Everyman, e io qui, sulla soglia del risguardo, io già mi sento ubriaca, che cosa ci leggo a fare dentro a questa fiaschetta, oltre il risguardo? E invece. Invece dentro a questo libricino scopro che c'è una piccola e inaspettata meraviglia: c'è un segreto in mezzo alla raccolta di fiori, un segreto dentro all'antologia. E il fiore qui è bello da togliere il fiato.
L'introduzione mi spiega brevemente che la villanella, il mio fiore, è una composizione popolare, nata nel sedicesimo secolo in Italia, sorella del madrigale. Ma mentre quello diventa presto una cosa di letteratura, la villanella sfugge a tutte le definizioni della poesia di corte, continua a guardare alle sue origini dialettali con nostalgia, si resiste insomma alla letteratura: vuole restare così com'è, di campo. E nei libri di letteratura ci va a finire solo una volta che si è esaurita, quando ormai nessuno ne scrive o ne canta più di villanelle. A riscoprirla sono i collezionisti, gli antologisti, i catalogatori del 1700. Ma la villanella non ha delle belle radici piantate a terra come quelle del sonetto, e ogni volta è detta diversa, ogni volta è cantata nuova. E questo è un bel problema, perché la sua origine non si vuol far trovare, il nome del padre semplicemente non c'è: la villanella è incostante, è volubile, è cantata sempre in un altro modo. Allora quei catalogatori incalliti le trovano un bel padre putativo della fine del cinquecento, tale Jean Passerat, l'unica villanella con una parvenza di struttura regolare, e quella diventa La Villanella, La Forma Metrica: "J'ai perdu ma tourterelle". Cinque terzine e una quartina. Uno schema un po' difficile, e perciò molto gustoso. E più passa il tempo, e più diventa succulento, tanto da fare gola più di tutti ai nostri poeti, a quelli di oggi, pensa che cosa assurda. Perché la villanella è difficile. E questi poeti che si sono liberati dai legacci della rima e del metro a volte se ne vanno a pescarne di impossibili, di rime e di metri. E di solito lo fanno per dirci dentro il nome del padre, per dichiararcisi figli di uno, e invece. Invece qui del nome del padre non ce n'è neanche l'ombra: perché questo è uno schema del secolo ventesimo che si traveste da sedicesimo. Questo è esattamente il contrario di tutto quello che io ho studiato in poesia fino ad oggi, the anxiety of influence, the burden of the past: qui dentro il passato è leggero, incostante, volubile, e il presente lo prende e lo legittima, lo pianta saldamente a terra, come se fosse stato sempre lì: così il fiore di campo diventa un bell'albero, ma niente radici, solo infiorescenze. Questo in poche parole è un falso d'autore, di vari autori, per essere precisi, di tutti quelli che vorranno cantarsi una villanella, in effetti. Di tutti quelli che vorranno ballarla, a ben vedere. Perché la villanella è una danza. E qui viene il segreto, e mi fa impazzire: che i danzatori sono due versi, e si alternano alla fine di ciascuna terzina, sempre gli stessi, sempre uguali, l'uomo e la donna, e si fanno la corte, si cercano con piroette e riverenze, muoiono dalla voglia di incontrarsi insomma, e alla fine ce la fanno. Sono loro gli ultimi due versi della quartina, gli ultimi due versi della villanella, finalmente abbracciati. Ti rendi conto di cosa sta succedendo dentro alla mia fiaschetta? E pensare che nessuno lo immagina nemmeno, nessuno di quelli che incontro per strada lo sa, che ho una compagnia di balli popolari nascosta dentro alla borsa, mentre vado a prendere Agnese a scuola. Ma non è finito qui, il segreto, ché così qualunque fiaschetta dentro alla borsa basterebbe a farmi un po' canaglia, una piccola alcolista inconfessa e impenitente.
Invece dentro al segreto della villanella ce n'è un altro ancora, uno persino più bello. Perché tu la prendi, vedi, e la guardi, tra le pagine di questo libricino, quant'è impegnata a fare le sue cose, a dire le sue storie, le più disparate: c'è la villanella che ripete una lezione di grammatica, quella che insegna l'arte di perdere le cose, quella che racconta di un bacio al barista dato a trentasei anni e sentito come fossero sedici, quella che ti fa vedere l'alunna a letto col suo professore e che con gli occhi sbarrati riesce solo a pensare a un distico in inglese antico, quella che chiede al padre di non morire gentile, di lottare contro la luce che si spegne. E così impegnata com'è nelle sue figure, nei suoi circoli, nei suoi passi incrociati, non ti accorgi che tutto il tempo lei pensa a fare una cosa sola, in fondo a tutte le altre, dietro la superficie della coreografia: lei pensa tutto il tempo a far ballare i suoi due versi innamorati, che muoiono dalla voglia di incontrarsi. They die to get together. Eccolo, il segreto della villanella. Perché questo segreto è un po' anche il mio, forse anche il tuo e quello di tanti come noi, io lo spero proprio. Quei due versi innamorati ballano la nostra stessa danza. Con ostinata precisione si comincia col doppio fronte del rientro a scuola, a tutte le scuole; poi è il turno della carola delle sveglie all'alba e del traffico per arrivare dove dobbiamo arrivare, delle spese all'ora di chiusura dei supermercati; così arriva la volta della danza incrociata dei pranzi e delle cene, delle merende e delle colazioni; fino alle piroette degli amici, dei parcheggi difficili, degli esaurimenti nervosi e dell'erisimo in tintura madre, delle canzoni che passano alla radio impertinenti, delle lavatrici e delle case, dei quadrimestri, delle note e delle corse, di tutte le corse, di tutti gli aerosol, gli sciroppi, gli antibiotici e di tutti gli agognatissimi weekend senza risposo. E poi alla fine, ormai senza fiato, una riverenza.
Questo è il segreto della villanella. E sta lì, sotto agli occhi di tutti, ma rimane nascosto -hidden in plain sight- dietro alle coreografie superficiali, alle grammatiche, ai baristi, alle studentesse, alle cose perdute, ai padri che muoiono: dietro ai copioni diversi. Il segreto è che c'è qualcos'altro dietro alle nostre vite, c'è qualcosa in fondo a tutte le storie più diverse in cui ci affanniamo, in cui ci impegniamo a ballare per bene, a passare come si deve per tutti i nostri passi obbligati. In fondo, ma proprio in fondo a tutto, ci sono due versi. E quelli muoiono dalla voglia di abbracciarsi, di finire la danza l'uno davanti all'altra, una riverenza e un sorriso, compiaciuto sudato esausto. E poi finalmente di cadersi addosso, senza fiato e senza più vergogna.
A dainty thing's the Villanelle,
Sly, musical, a jewel in rhyme,
It serves its purpose passing well.
A double-clappered silver bell
That must be made to clink in chime,
A dainty thing's the Villanelle;
And if you wish to flute a spell,
Or ask a meeting 'neath the lime,
It serves its purpose passing well.
You must not ask of it the swell
Of organs grandiose and sublime--
A dainty thing's the Villanelle;
And, filled with sweetness, as a shell
Is filled with sound, and launched in time,
It serves its purpose passing well.
Still fair to see and good to smell
As in the quaintness of its prime,
A dainty thing's the Villanelle,
It serves its purpose passing well.
William Ernest Henley
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mariaceciliacamozzi · 2 years ago
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Jorge Luis Borges sosteneva che gli antichi greci furono i primi a pensare, ci hanno dato la poesia, la scienza, la filosofia razionale, che tutta la cultura a noi pervenuta nel corso dei secoli derivi dai greci.
I filosofi greci distinguevano l’amore in 12 tipologie diverse a seconda delle diverse emozioni umane e sfumature del sentimento:
Agape (αγάπη) - Agape è l’amore incondizionato, anche non ricambiato. Va al di là delle forze umane, è un amore puro e senza alcuna aspettativa. Viene utilizzato nei vangeli e nella religione.
Eros (έρως) - Eros è la tipologia di amore più conosciuta. Dio greco della fertilità, il suo tipo di amore rappresenta quello passionale, il desiderio carnale. Veniva definito in termini di irrazionalità, perché il desiderio ardente avrebbe potuto portare alla follia.
Philia (φιλία) - Philia indica un tipo di amicizia profonda. Amicizia come vincolo di fiducia e lealtà, come fondamenta di un rapporto solido e suggellato dalla bellezza della condivisione. Amare ed essere amati.
Storge (στοργή) - Storge è l’amore nei confronti della famiglia o dei parenti, tipico dei consanguinei, deriva da “stergo” che significa amare teneramente.
Philautia (φιλαυτία) - Philautia è l’amore per sé stessi, l’amor proprio, fonte di perfezionamento e benevolenza è definito come forma di egoismo positivo.
Mania (μανία) - Mania associato all’amore è il desiderio incondizionato di amare e possedere, l’amore tossico che vive (apparentemente) solo attraverso il possesso di ciò che brama, il partner come oggetto del desiderio. Distruttivo.
Charis (χάρις) - Charis è forse la tipologia d’amore più ambita tanto quanto appagante: idilliaco. Entrambi i partner si amano allo stesso modo, sia fisicamente che spiritualmente.
Himeros (ἵμερος) - Himeros è l’amore che arde di desiderio fisico, impulsivo, irrefrenabile, l’amore folle. Desiderio carnale, non ascolta ragioni e va appagato nell’immediato.
Anteros (αντέρως) - Anteros, fratello di Eros (si narra fossero inseparabili) è l’amore corrisposto con il rispettivo coniuge/compagno e indica la stabilità sentimentale.
Pragma (πρᾶγμα) - Pragma è associato all’amore maturo di lunga data, ma anche al compromesso e alla pazienza. Fare uno sforzo per dare amore piuttosto che solo per riceverlo.
Pothos (Πόθος) - Pothos è la personificazione del rimpianto e del senso di nostalgia che si prova quando una persona amata è lontana. È anche identificato con l’amore adolescenziale, l’infatuazione, il desiderio prima dell’incontro.
Thelema (θέλημα) - Thelema è l’amore nei confronti di ciò che si fa, il proprio lavoro, il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare e non è rivolto quindi ad una persona.
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thebeautycove · 1 year ago
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ETAT LIBRE D'ORANGE - SOUS LE PONT MIRABEAU - Eau de Parfum - Novità 2023 -
P+P what a terrific alchemy. Poems + Perfumes. Is there anything better than that to shake your S+S? Senses and Soul reply right away.
.
Che stupefacente alchimia quando le fragranze scuotono la curiosità e sono ganci di riflessione su quanto si è appreso nella vita, soprattutto sui testi scolastici, sulle buone letture fatte nel tempo, su quanto certe esperienze si siano poi trasformate in una trama fitta di passione e condivisione.
Ritrovare Guillame Apollinaire in questa nuova fragranza di Etat Libre d'Orange - Sous le Pont Mirabeau - è stato come aprire un varco di luce nella memoria.
Apollinaire è uno dei grandi della poesia moderna, coniò il termine 'esprit nouveau' dando significato alle avanguardie artistiche francesi d'inizio 900.
La sua poesia multisensoriale vive nella sostanza del ricordo, affrancata dai confini del tempo, ne contrasta la forza dissipatrice per divenire incorruttibile.
Nei versi della sua celeberrima ‘Le Pont Mirabeau’, cui la fragranza si ispira, scorre la malinconia per un amore perduto, la nostalgia di un tempo che non conosce futuro e quella speranza violenta e timida che fu cara a Baudelaire.
E questa sensazione di fluire, del moto perpetuo e sincopato delle acque della Senna traspare da rigorosi accordi acquatici e minerali.
La sensazione in apertura è di freschezza acidula brumosa rubata alle luci dell'imbrunire, di sentori terrosi e metallici sostenuti dalla forza calma dei legni, sandalo e cedro.
Sono aromi sospesi e lenti, meditativi nel solenne evaporare dell'incenso, nel prolungato riverbero ozonato, rischiarati dagli accenti erbacei delle foglie di violetta, dalla poetica rima dell'ambra grigia.
E ancora, come a voler trattenere in circolo le sensazioni di attesa e speranza, riemergono i legni, più confortanti e magnetici nel loro levarsi dal fraseggio distensivo di vaniglia e muschi.
É indossare una poesia.
Creata da Mathieu Nardin.
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IL PONTE MIRABEAU Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna E i nostri amor Che io me ne sovvenga La gioia mai mancò dopo il dolor Venga la notte rintocchi l’ora I giorni se ne vanno io non ancora Le mani nelle mani restando faccia a faccia Lasciam che giù Sotto l’arcata delle nostre braccia D’eterni sguardi passi l’onda lassa Venga la notte rintocchi l’ora I giorni se ne vanno io non ancora L’amore se ne va come va la corrente L’amore va Come la vita è lenta E come la Speranza è violenta Venga la notte rintocchi l’ora I giorni se ne vanno io non ancora Giornate e settimane il tempo corre Né più il passato Né più l’amore torna Sotto il ponte Mirabeau la Senna scorre Venga la notte rintocchi l’ora I giorni se ne vanno io non ancora
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Il ponte Mirabeau deve parte della sua fama a questa celeberrima poesia di Apollinaire. Costruito nel biennio1895/97 ha una struttura a tre arcate in acciaio e collega la riva sinistra del 15°arrondissement alla destra del 16°. Quattro imponenti sculture in bronzo, poste alla base dei pilastri di sostegno, rappresentano l'abbondanza, la navigazione, il commercio e la città di Parigi. E' uno dei ponti più romantici della Ville Lumière, da sempre cantato e celebrato da artisti e letterati.
Elogio in fragranza al poeta Guillaume Apollinaire, che coniò il termine “esprit nouveau” per rappresentare l’avanguardia dei tempi moderni. Apollinaire aveva in se la genialità dell'innovatore, fu un visionario nell'approcciare le nuove correnti artistiche e il primo a riconoscere la valenza della pittura metafisica.
Il ponte Mirabeau è una delle sue poesie più belle, tratta dalla raccolta Alcools del 1913, in cui l'autore applica ai versi i principi della pittura cubista, le liriche non servono uno schema, non presentano un soggetto ricorrente ma, soprattutto, sono libere e non costrette in spazi limitati dalla punteggiatura.
Il ponte ha per Apollinaire una profonda valenza simbolica, è metafora del sentimento amoroso, luogo che induce a riflettere su sentimenti e tempo. Malinconia e visione onirica si fondono palesando il tratto distintivo dello stile del poeta, la sua poesia non è solo parola, è anche tattile, udibile, percepibile con i cinque sensi, qui sta la sua straordinarietà.
C'è il riferimento alla Senna, all’acqua che scorre veloce come il tempo, alle cose smarrite in esso, all'amore perduto per la pittrice Marie Laurencin, il ricordo e la nostalgia, la consapevolezza di ciò che non potrà tornare, l' abisso di solitudine e malinconia. Tutto passa, la giovinezza e la felicità spazzate via per sempre e la citazione alla 'speranza violenta' di Baudelaire è più che appropriata, poichè la tristezza ha per lui lo stesso significato, di violenza e timidezza congiunte.
E se il tema del tempo è cruciale in quest'opera, la protagonista assoluta è la poesia stessa. Tutto ciò che resiste all’azione distruttrice e implacabile del tempo è il dono di queste parole. Il dolore della separazione viene lenito dalla bellezza, dallo splendore del verbo poetico, che possiede la stessa funzione salvifica della memoria.
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cartacei · 2 years ago
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Questo strano - e quasi defunto - posto sarebbe dovuto sparire il mese scorso. Lo avevo pronosticato qualche anno fa. Lo avrei bruciato come facciamo coi pezzi di carta, tutti in cerchio, durante un incontro di piro-poesia in spiaggia o dentro casa di Thilina. Puff! Dieci anni carbonizzati. Lo avrei chiuso il 28 maggio. Invece non ci riesco perché sono un debole. È incredibile come molte situazioni continuino a mescolarsi tra passato e presente, tra persone e addetti alla nostalgia, e non lo immaginavo neanche che sarei così fortemente cambiato in dieci anni, ma ho sempre saputo di aver il coraggio per non dimenticare chi sono stato e chi non sarò mai. Addirittura ho letto per un centinaio di persone le poemie. Quelle robe extrasensoriali e post 2055 che sono nate nelle montagne e qui dentro molto tempo fa. Quelle parole in verticale composte da frattaglie, abbandoni e carezze terapeutiche. Quelle fottute e bellissime metriche, lette fino a qualche settimana fa solamente a quattro - importanti - persone in croce. Quelle minchiate scritte così, perché mi piacevano Gianluca Bernardo, alcuni occhi, Bruno Galluccio, della cute e tantissime altre entità e luoghi e labbra in cui orbitavo e orbito. È stato qui subito dopo l’invito di Mario che le ho ritrovate tutte. E sono veramente così tante le porzioni di esistenza dentro questo blog che certe volte ho malinconia di alcune. Mi pare corretto provarla. È rispettoso. Un gesto purtroppo non comune nella normalità di questa realtà iper frenetica e impegnativa, in cui spesso ci dimentichiamo di fermarci, chiudere gli occhi ed apprezzarci senza odiare a largo raggio.
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