#podcast al popolo
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pod al popolo, #003 _ cinque minuti sulla postpoesia
Come non esistesse (o: acciocché cessi d’esistere) un radicato radicante analfabetismo sui temi della postpoesia, riecco Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Stamattina legge dalle pp. 49-51 di Qualche uscita. Postpoesia e dintorni, di Jean-Marie Gleize, raccolta di saggi (da Sorties, 2009) tradotta con sprezzo del pericolo da Michele…
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LA HYBRIS DI GIORGIA MELONI VUOLE COLPIRE PURE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTATELLA.
Hybris è una parola antica. Un termine con una storia e un significato valido in ogni epoca e anche oggi.
I filosofi greci indicavano con questo vocabolo, il delirio di onnipotenza, la vera ubriacatura egocentrica con la totale perdita del senso della realtà, del potente di turno.
Vediamo il Dizionario:
Perchè questi episodi di egocentrismo non sono tipici solo del nostro tempo, ma anzi erano frequenti pure nell'antichità.
In una terra come la Grecia composta di tante diverse città-stato [ Atene, Sparta, Tebe e tante altre...] non era insolito che un uomo potente cercasse di assumere un potere assoluto sui suoi concittadini. Ed allora si proclamava dittatore e padrone assoluto della città, con il potere di vita e di morte sui suoi concittadini. E in questo slancio finiva per perdere ogni senso della misura e del limite.
Era cioè vittima di "Hybris".
Anche nel nostro panorama politico attuale è già capitata questa situazione con la parabola di Matteo Renzi prima e quella di Matteo Salvini subito dopo.
Ricordate il Referendum costituzionale di Renzi e la sua sonora bocciatura da parte degli Italiani? O il delirio di Salvini dal Papeete di Milano Marittima dove rivendicava per sè i pieni poteri?
Bene ora pare tocchi a Giorgia sbroccare completamente fino ad attaccare quell'uomo al di sopra delle parti che è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Giorgia lo vuole coinvolgere nello scontro politico più basso e ignobile.
E' la cronaca di queste ore. Vuole infangarlo e togliergli ogni tipo di legittimità
Vuole portarsi avanti col lavoro, insomma, visto che il suo progetto di riforma Costituzionale il coseddetto "Premierato Forte"- sogna un Presidente della Repubblica non più garante degli equilibri fra i diversi poteri dello Stato italiano, ma esautorato da ogni funzione e ridotto a semplice "notaio" e passacarte.
Ma non finirà così.
GIORGIA se ne pentirà molto presto di questo suo giocare d'azzardo con un paese e un popolo intero e con la sua Carta Costituzionale.
Il resto lo lascio spiegare a Massimo Giannini.
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#Hybris#La Meloni sta per “Sbroccare”#il mito meloniano dell'uomo solo al comando#Il DELIRIO PARANOICO di Giorgetta la comica da avanspettacolo della Garbatella#La peracottara de Roma
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Il problema siete voi e soltanto voi
Quello che stiamo vedendo in questi giorni con il caso Boccia va ben oltre il semplice gossip: si parla di un ministro della cultura che dimostra di avere ben poco a che fare con la cultura stessa. Siamo di fronte a una vicenda che coinvolge una figura istituzionale e una cittadina comune che comunicano tramite social, TikTok, stories, utilizzando quegli strumenti superficiali e popolari che riflettono perfettamente il degrado culturale che, quello si', il ministro sembra rappresentare alla perfezione. Questa non è politica, è l'ennesima pagliacciata da baraccone, roba che dovrebbe rimanere confinata alla chiacchiera da strada del peggior paesino di provincia, e invece si ritrova in prima pagina sui giornali. Giornali che ormai molti di voi hanno smesso di leggere, preferendo adagiarsi sulla comodità e facilità del populismo dilagante e banale che vi appartiene e vi rappresenta ormai da molti anni.
Sangiuliano è solo l'ultimo di una lunga serie di personaggi mediocri nella nostra scena politica, l'ennesimo che contribuisce a trascinarci sempre più in basso. Abbiamo visto tanti come lui, e ogni volta sembra che si tocchi un nuovo fondo. Ma il fondo di vent'anni fa era comunque oro rispetto a quello di oggi. Oggi manca sostanzialmente il coraggio di nuotare controcorrente, di fermarsi un attimo e riflettere. Di utilizzare il proprio diritto al pensiero. Cogito ergo sum. E Invece si preferisce lasciarsi trascinare dalla corrente di mediocrità che caratterizza la comunicazione politica di oggi, comunicazione basata sul tutto subito. La politica dovrebbe essere il faro morale e intellettuale, una guida verso cui la gente possa guardare con rispetto e aspirazione. Dovrebbe rappresentare l'esempio di integrità e di sapere a cui il popolo deve tendere. Ma ora, chi sono questi leader? Chi sono queste figure di autorità? Sono riflessi di una società che ha perso il gusto per il sapere, che ha perso il rispetto per la conoscenza e per la vera cultura.
E invece, molti di voi, appartenenti alla borghesia media, hanno scelto di guardare in basso, disprezzando tutto ciò che di bello e prestigioso abbiamo sempre avuto. I professori sono visti come nullità, figure messe lì per un presunto assistenzialismo sociale, mentre i vostri figli, pieni di potenzialità incomprese, sono vittime di una loggia d’intelighenzia. I medici, che hanno sacrificato la loro vita per studiare, sono considerati incompetenti perché "basta cercare su Google" per avere tutte le risposte. Ognuno è diventato esperto di tutto: una scrollata su Facebook, qualche story e due titoli letti su Google, e vi credete informati su tutto. I libri sono diventati obsoleti, rimpiazzati da YouTube e podcast. I giornali? Carta straccia. Perché pagare quando si può leggere qualcosa gratuitamente online, e poi sentire l'opinione di quell'amico "che conosce uno che gli ha detto una cosa"? Una volta tutto questo lo si sentiva al bar, e ci si andava anche per questo. Oggi lo si sente alle cene di lavoro, in compagnia dei manager che con un airpod in un orecchio, una mano sullo smartphone e un nodo della cravatta esageratamente largo, ti raccontano dell'ultimo weekend in spa che hanno fatto, grazie ai vouchers ricevuti. Arricchiti, non ricchi. E' li' che voglio arrivare.
Non dovreste sorprendervi se Sangiuliano è il vostro ministro della cultura: vi rappresenta perfettamente, così come tutta la classe politica che ci governa da anni. Ogni volta che vi indignate per l'ennesimo scandalo politico, dovreste riflettere su voi stessi. Cosa avete fatto oggi per elevarvi? Quando è stata l'ultima volta che avete letto un libro? Quanto tempo passate sui social? Quando siete andati l'ultima volta a teatro o avete visitato un museo? Non venite a dire che la cultura non si apprende sui libri o nei musei. La cultura si apprende soprattutto sui libri, la cultura si coltiva con la curiosità e con la ricerca di ciò che non conosciamo, non con l'adagiarsi nella quotidianità e nella banalità. Non si cresce culturalmente cercando sempre la via più facile o il colpo di genio più rapido.
Il Sangiuliano di turno non deve giustificare la vostra inazione. Il Sangiuliano di turno deve giustificare la vostra incazzatura. Ma se non fate niente nel vostro piccolo quotidiano (perchè ahimé, checchè ne pensiate, di piccolo si tratta), non avete alcun diritto ad incazzarvi. Zitti e camminare. Ad ogni dovere vi è un diritto, non viceversa.
E allora, se davvero vogliamo un cambiamento, dobbiamo iniziare da noi stessi. Il cambiamento globale parte dal singolo: ognuno di noi deve rimettersi in gioco, prendersi la responsabilità di migliorare. Non leggi un libro da tre anni? Quest'anno impegnati a leggerne almeno uno all’anno. Non leggi il giornale? Fai in modo di comprarlo e leggerlo almeno una volta alla settimana. Passi una media di tre ore al giorno sui social? Riducile a un'ora e mezza e utilizza l'altra ora e mezza per fare qualcosa di più arricchente, come leggere il libro o il giornale sopracitati o anche solo passeggiare guardando cosa hai davanti e non leggendo il moi post su Facebook.
Dopo un anno di Cazzullo, Rampini, Severgnini, Mieli e chi piu' ne ha piu' netta, il vostro mondo di vivere la vita sarà diverso. E ne sarete contenti. E' li' che sarete davvero liberi. Liberi nel sapere, liberi negli obblighi. La libertà prevede la possibilità di scelta all'interno di regole prestabilite. Altrimenti non è libertà ma anarchia.
Se tuo figlio ha preso un brutto voto in matematica, invece di incolpare l'insegnante che "non capisce un cazzo", chiediti cosa hai fatto tu per aiutarlo a migliorare. Ho fatto davvero tutto quello che potevo fare per aiutarlo? Mettersi in discussione è il primo passo verso la cultura. Chiediti sempre: "Cosa ho fatto? Cosa avrei potuto fare di diverso?". La cultura serve proprio a questo: a farsi perennemente domande per darsi, poche volte, delle risposte. Sarà un percorso faticoso, certo, ma immensamente gratificante, e la tua vita ti ringrazierà.
Così facendo, non avremo più ministri della cultura come Sangiuliano. Perché, quando entreremo in una cabina elettorale, lo faremo con una consapevolezza e un'attitudine alla vita completamente diverse. Non ci verrà neanche in mente di mettere una croce su certe realtà politiche, perché ci sembreranno ridicole e indegne di rappresentarci.
Dare la colpa agli altri per i nostri fallimenti è l'atteggiamento tipico dell'ignorante. Se non riesci a raggiungere i tuoi obiettivi, la colpa è tua e solo tua. Accettarlo, andare avanti e capire come migliorare per non ripetere gli stessi errori è anche questo parte della cultura.
Dire "Ho sbagliato" è molto piu' difficile di dire "Eh ma io l'ho fatto perchè…"
Quante persone vi hanno detto "Ho sbagliato"? Quelle persone continuate a frequentarle e non dimenticatele mai.
Il cambiamento deve partire da voi. Gli altri seguiranno il vostro esempio, e così diventeremo massa.
Ci vuole tempo, tanto, ma Roma non è stata fatta in un giorno.
Il fare oggi significa costuire il domani.
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Che cos'è la lore di mazzara del vallo? 💀💀💀
beloved my beloved in breve la lore di mazzara del vallo è il racconto di come Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino si sono conosciuti, il tutto recuperato da varie interviste (e io sono stato benedetto da un'ottima memoria che mi fa prendere alti voti con 10 ore di studio); a lei la breve lista di cosa è successo (fatta, appunto, a memoria)
- quando si sono conosciuti Lorenzo apriva il concerto di Antonio e, a Lollo, Dima stava parecchio sul cazzo (allegedly, ma ci arriviamo dopo), le motivazioni accreditate per quell'odio sono:
Antonio aveva un disco all'attivo e si era già montato la testa
Antonio era una 'spocchia' / 'antipatico' / ecc
Antonio faceva il finto intellettuale
- Durante un intervista, mentre Lollo iniziava a raccontare questa cosa, Antonio ha detto "ma va, ma non è vero"; ci stanno perculando da undici anni a questa parte? Non ne dubiterei nemmeno un istante
- Nessuno, fino ad oggi, ha mai capito quale fosse la prima impressione di Antonio su Lollo, finalmente abbiamo ricevuto una risposta non-risposta che cito perché sono fresco di ascolto: "Lorenzo io non te lo dirò mai quello che ho pensato di te, perché ci rimarresti molto male". Grazie Cachemire Podcast.
- A spettacolo finito, per qualche motivo non ancora dischiuso al popolo, si sono ubriacati insieme (avevano fatto pace? chissà)
- Ubriachi, sono andati a suonare per le vie di Mazzara del Vallo "Ma la notte", qui il reperto storico; hanno fatto casino per le strade (abbastanza da beccarsi una secchiata d'acqua) e si sono addirittura persi
- Lorenzo afferma di non ricordarsi quello che è successo dopo aver suonato a causa dell'alcol; Antonio anche qui in piena omertà non ha mai rilasciato dichiarazioni sugli avvenimenti
- ??????
- Sono diventati collaboratori e amici
Come puoi ben vedere beloved mancano dei pezzi, ma io e tutte le persone che mi accompagnano in questo delirio da tanti anni continuiamo a scavare nel passato per riuscire finalmente ad avere il quadro completo della MazzaraDelValloLore
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«Un’apocalisse di corpi, ragazze denudate, mutilate». Abbiamo letto il rapporto Silent Cry / Grida dal silenzio. Crimini sessuali nella Guerra del 7 Ottobre a cura della Association of Rape Crisis Centers in Israel. Lo abbiamo letto con fatica e orrore: in esso sono riportate, crude e asciutte, le descrizioni esplicite rilasciate da decine di sopravvissuti, soccorritori, testimoni oculari degli stupri, delle torture, delle mutilazioni inferte alle vittime e degli omicidi compiuti da Hamas il 7 ottobre. Vittime, cioè madri e figlie, donne fatte a pezzi dallo stupro di massa dei terroristi.
A cinque mesi dal massacro di 1.200 persone e dal rapimento di altre 254 (cittadini israeliani e stranieri – donne, uomini, bambini, neonati e anziani portati nella Striscia di Gaza) oggi, vigilia dell’8 marzo e delle celebrazioni delle conquiste e dei diritti della donna, molte esponenti del mondo della cultura, della politica, delle istituzioni, del femminismo parteciperanno alla maratona oratoria organizzata dall’associazione Setteottobre a Roma per chiedere alle organizzazioni internazionali di riconoscere come femminicidio e stupro di guerra di massa le violenze commesse quel sabato nero su centinaia di israeliane.
Nessuno ha manifestato per loro. Nei giorni seguenti la mattanza, il grido delle femministe israeliane che pure da una vita combattono per i diritti delle donne di Gaza (Tempi ne aveva parlato qui e qui aveva raccontato la condizione delle donne sotto Hamas) è stato accolto da silenzio, minimizzazione quando non evasione e manipolazione dei fatti. Donne come Allison Kaplan Sommer, che ha lavorato dodici anni nella commissione delle Nazioni Unite contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, si sono sentite completamente tradite «dalle organizzazioni dei diritti delle donne con cui ho lavorato per anni che hanno fallito nel condannare – o perfino nel riconoscere – lo stupro, il rapimento e altre atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre».
Il suo podcast era stato rilanciato da Haaretz, il giornale della sinistra israeliana più citato quando c’è da attaccare Israele ma non quando le sue donne chiedono aiuto: «Oltretutto, i crimini, diversamente dalle violenze sessuali dei precedenti conflitti, erano stati filmati dai terroristi di Hamas e trasmessi sui social, così che l’orrore era subito emerso». Solo allora Un Women aveva cancellato un post sul massacro in cui si condannava la violenza ma senza nominare Hamas. Condanna che dall’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere non è mai arrivata. E nemmeno dalle “sorelle” femministe e transfemministe che in risposta al 7 ottobre erano scese in piazza contro la potenza di Israele «colonialista e razzista tesa a cancellare il popolo palestinese». Ospite del programma di dibattito politico Paroles d’Honneur in Francia Judith Butler ha definito il 7 ottobre «un atto di resistenza armata» contro Israele.
Oggi l’Onu ammette che ci sono prove degli stupri commessi da Hamas, che ci sono «motivi ragionevoli» per ritenere che i terroristi abbiano commesso «torture a sfondo sessuale» e riservato altri «trattamenti crudeli e inumani» alle donne durante l’attacco. Ci sono anche «fondati motivi per credere che tale violenza possa ancora essere in corso», ha detto Pramila Patten, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la violenza sessuale in guerra inviata in Israele e Cisgiordania dal 29 gennaio al 14 febbraio. Il suo team, che non ha fatto sconti nemmeno al trattamento riservato dagli israeliani ai prigionieri palestinesi, ha raccolto le testimonianze degli ostaggi rilasciati e dai riscontri effettuati l’Onu si dice in possesso di «informazioni chiare e convincenti» che donne e bambini siano state sottoposte a stupri e torture e che gli abusi potrebbero proseguire sugli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
La delegazione ha confermato le violenze in tre luoghi: nell’area del festival musicale Supernova, lungo la strada statale 232 che collega Gaza ai kibbutz, e al kibbutz Re’im. Il rapporto è naturalmente parziale e ammette che nei kibbutz Kfar Aza e Be’eri il ritrovamento, tra troppi cadaveri carbonizzati, di tutte quelle donne «svestite, legate e uccise» farebbe pensare a violenze e torture nonostante i primi soccorritori si siano dedicati a salvare i superstiti e non a raccogliere prove. Il Centro di Patologia Forense di Shura, base militare vicina a Tel Aviv, lo ha ribadito più volte: identificare i corpi delle famiglie trucidate a Kfar Aza e Be’eri in molti casi ha richiesto settimane.
Il 21 febbraio l’associazione dei centri antistupro d’Israele consegnava però alle Nazioni Unite un plico di circa 40 pagine. Bisogna leggerlo per provare disgusto e pietà per quanti in questi mesi si sono dedicati a distinguo partigiani o bollato l’inchiesta del New York Times, durata due mesi e dedicata proprio agli stupri del 7 ottobre, «propaganda filoisraeliana», «accozzaglia di testimonianze, non di prove», tentativo di «disumanizzare il nemico». Il rapporto dimostra chiaramente che non si è trattato di violenze casuali, isolate o sporadiche, ma di stupri frutto di una chiara strategia operativa. I modelli di “azione“ sono stati ripetuti, identici, in ciascuna delle zone di attacco: il festival Supernova, le case private nei kibbutz in prossimità di Gaza, e pure nelle basi dell’esercito israeliano. Le violenze si sono consumate anche durante il rapimento di 254 persone nella Striscia.
Molti degli stupri, subiti da donne ferite da armi da fuoco e coltelli, sono stati compiuti in gruppo, con la violenta partecipazione dei terroristi. Spesso lo stupro è stato perpetrato davanti a dei testimoni – mariti, familiari o amici – così da moltiplicare il dolore e l’umiliazione delle vittime e di chi voleva loro bene. Così al festival Supernova, dove i terroristi hanno dato la caccia a giovani ragazze e ragazzi in fuga, trascinandole per i capelli, uccidendo le vittime dopo o perfino durante lo stupro.
Numerose e diverse testimonianze danno conto delle stesse pratiche sadiche usate dai terroristi. Qui è d’obbligo l’avviso ai lettori più impressionabili di non proseguire nella lettura dell’articolo. Molti dei corpi delle vittime di crimini sessuali sono stati trovati infatti legati, i genitali brutalmente mutilati da coltelli e colpi d’arma da fuoco, in alcuni casi dall’inserimento di armi. I terroristi non si sono limitati a sparare; hanno tagliato e mutilato anche gli organi sessuali e altre parti del corpo delle vittime con coltelli, lame seghettate, taglierini.
Il rapporto «resta tuttora in una forma preliminare. Nei mesi e negli anni a venire, a seconda delle scelte dei sopravvissuti, potremmo essere in grado di fornire una storia più completa ed esplicita delle aggressioni sessuali del 7 ottobre», scrivono gli autori. Prove iniziali, raccolte secondo i princìpi etici dei centri antistupro e pertanto provenienti solo da fonti verificate, nonché scevre dalle informazioni e confidenze delle sopravvissute che ancora non hanno la forza di denunciare (o che riguardano le violenze ai danni di ostaggi che avranno il diritto di decidere se raccontare o meno la loro storia una volta liberati), ma che già avvalorano la tesi dello stupro sistemico. La violenza sessuale in guerra a breve e lungo termine non è materia da stoytelling: è codificata da parametri precisi, il trauma ha implicazioni fisiche e non solo psicologiche.
Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti alla mattanza del festival e che hanno fornito gli stessi resoconti dai nascondigli: stupri collettivi, donne mutilate di arti superiori, o inferiori, mutilazioni degli organi genitali, gravi ferite della zona pelvica, ferite procurate durante gli stupri e culminate in omicidi.
Quelle dei medici legali che hanno analizzato i resti e dei soccorritori che hanno raggiunto le case dei kibbutz e dei villaggi nel Negev occidentale: donne spogliate nelle loro stanze o alla presenza dei parenti, segni di sperma, coltelli conficcati nei genitali. Quelle dei residenti che si sono assunti il compito di identificare i corpi dei vicini, corpi con organi intimi esposti e vestiti strappati. C’è chi ha filmato incredulo i ritrovamenti per avvalorare la propria testimonianza.
C’è l’inchiesta del New York Times sui 24 corpi abusati sessualmente a Be’eri e Kfar Aza, mani legate, biancheria abbassata, disseminati intorno alle case o appesi agli alberi, e ci sono i racconti spaventosi delle donne rilasciate da Hamas su quanto accade nei tunnel, dove i militanti di Hamas hanno trasformato donne e uomini in «burattini tirati da fili».
Dai nascondigli vicini alla strada 232 i sopravvissuti del Festival hanno assistito alle violenze di ragazze contemporaneamente stuprate da un uomo e mutilate da un altro, pugnalate durante le violenze, violentate anche dopo la morte. Segnalati più e più stupri di gruppo, commessi da otto, dieci, in un caso perfino dodici terroristi. I soccorritori parlano di bacini spezzati dalle ripetute violenze. Come di fratture delle ossa pelviche delle donne di tutte le età, dalle bambine alle anziane, violentate nei kibbutz davanti ai parenti, i cadaveri di madri e figlie accanto a quelli di chi inerme ha assistito alle violenze. I volontari raccontano di una coppia nuda, legato l’uno all’altra, lei stuprata, e di donne abusate con coltelli nelle parti intime.
Non sono stati risparmiati gli uomini, mutilati dei genitali, denudati e bruciati. «I colpi di arma da fuoco hanno preso di mira gli organi sessuali. Lo abbiamo constatato molte volte. I terroristi avevano un’ossessione per gli organi sessuali». Pallottole sparate al seno e ai genitali, insieme alla sistematica mutilazione di questi ultimi, ha spiegato Shari Mendes, che ha lavorato alla base Shura per identificare i cadaveri. Ci sono casi di amputazione dei seni con un taglierino, oggetti appuntiti inseriti nell’ano e seghette usate per le penetrazioni e altri scempi dovuti forse alla mancanza di tempo per uno “stupro completo”. «Il New York Times ha riferito di aver visto la foto del corpo di una donna con dozzine di chiodi conficcati nelle ginocchia e nel bacino».
Non erano venuti solo per catturare e uccidere. Hamas nega le violenze e le brutalizzazioni che pure i suoi accoliti hanno orgogliosamente filmato e diffuso. «Credevamo che la lezione del Kosovo, con lo stupro come arma di guerra tornato in auge anche nella civile Europa, fosse stata acquisita una volta per tutte, e che alle violenze contro le donne non dovessero mai più mancare il riconoscimento e la sanzione delle organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani in generale e delle donne in particolare», ha scritto Nicoletta Tiliacos sul Foglio. «Ma se sei israeliana per te non vale. Silenzio tombale».
Silenzio durante la manifestazione contro la violenza sulle donne del 25 novembre, silenzio durante quella del 24 febbraio a Milano, entrambe promosse da Non una di meno, che ha accusato Israele di genocidio “in continuità” con “femminicidi, lesbicidi e transicidi”. «Quelli commessi da Hamas, che come è noto reprime fino alla morte coloro che considera deviati sessuali? Macché. L’assurda accusa è rivolta contro Israele, paese in cui gli omosessuali palestinesi e iraniani hanno sempre trovato accoglienza e libertà».
Facendo seguito all’appello “Non si può restare in silenzio”, arrivato a diciassettemila firme che chiede di definire quelli del 7 ottobre come crimini contro l’umanità e di perseguirne i responsabili a livello internazionale, Setteottobre ha presentato formale richiesta di indagini all’ufficio del prosecutor della Corte penale internazionale dell’Aia. Oggi alle 18, a Piazza Santi Apostoli a Roma, si chiede un 8 marzo anche per le donne di Israele, un 8 marzo per le madri e figlie uccise quel sabato nero e per il rilascio di quelle ancora detenute insieme a uomini, bambini e anziani, nei tunnel di Hamas.
Fonte: https://www-tempi-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.tempi.it/i-seni-amputati-col-taglierino-cosi-hamas-ha-stuprato-le-donne-israeliane/amp/?amp_gsa=1&_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D
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Giornata internazionale della donna, eventi e iniziative di Pesaro 2024
Giornata internazionale della donna, eventi e iniziative di Pesaro 2024. Pesaro 2024 celebra la Giornata internazionale della donna con una serie di appuntamenti e iniziative "che abbracciano tutti gli aspetti dell'impegno - spiegano Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza e Camilla Murgia, assessora alla Crescita e alla Gentilezza del Comune di Pesaro - messo in campo dalle istituzioni, dalla società civile, dalle singole figure del territorio che si sono battute per la libertà e per i diritti delle donne. Modelli di emancipazione e rinascita da cui è ancora possibile trarre spunti di riflessione e azione sulla condizione femminile". Biosfera - "Raccolte per non dimenticare" "Raccolte per non dimenticare" è il titolo del programma (ideato e reso immagine dalla studentessa Agata Cecchini dell'istituto agrario Cecchi) che la Biosfera di Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura, presenterà - alle ore 17, 19, 21, 23 - in occasione della Giornata. I 2 milioni di Led che compongono l'installazione scultoreo-digitale di 4 metri di diametro, collocata in piazza del Popolo, si coloreranno e riempiranno delle immagini dedicate a 7 figure femminili che hanno segnato la storia del territorio, scelte e raccontate da studentesse e studenti del liceo artistico Mengaroni: Wanda De Angelis (filantropa, a cui è dedicata la Fondazione Wanda Di Ferdinando); Adele Bei (cantianese, sindacalista e politica, componente dell'Assemblea costituente), Elsa De Giorgi (attrice, regista e scrittrice pesarese), Lea e Sparta Trivella (partigiane e femministe di Pesaro), Costanza Monti Perticari (poetessa), Ave Ninchi (attrice anconetana), Rosina Frulla (partigiana di Pesaro). La Capitale italiana della cultura rivolgerà avrà anche uno sguardo internazionale, con le immagini che permetteranno ai presenti di tuffarsi nei colori e nelle parole di Frida Kahlo (pittrice messicana surrealista). La prima 'proiezione' sarà alle ore 17, alla presenza dell'Amministrazione comunale e delle associazioni della città. DiClassica - Lancio podcast Julia Wolfe Pesaro 2024 prosegue i suoi appuntamenti, alle ore 18.30, al 'GRA' non solo cibo da cortile' per l'evento di lancio di DiClassica, il podcast divulgativo di 8 puntate (durata 15/20 minuti) per raccontare vita e opera di 8 straordinarie musiciste e compositrici degli ultimi due secoli, spesso dimenticate dalla cultura mainstream. Il pomeriggio, prevede una performance di danza contemporanea a cura di Masako Matsushita sulla musica di Reeling di Julia Wolfe e, a seguire, dj set di musica classica. Nel corso dell'evento è previsto un collegamento in diretta con Caterpillar, e con Massimo Cirri e Sara Zambotti, conduttori del programma di Rai Radio2, radio ufficiale di Pesaro 2024. La puntata dell'8 marzo è dedicata a Julia Wolfe (1958), "Una ribelle della musica classica". Racconterà la vita e l'opera della compositrice americana, sottolineando il suo audace approccio alla fusione di stili musicali. Wolfe è riconosciuta per la sua influenza nel post-minimalismo newyorkese e la sua capacità di trasmettere dramma e intensità attraverso una vasta gamma di strumenti e sonorità. La puntata esplora anche opere come Anthracite Fields che le valse il Pulitzer nel 2015. Vengono eseguite East Broadway e il primo movimento di Her Story, dedicata ai diritti delle donne, con una citazione della lettera di Abigail Adams. La puntata sarà disponibile gratuitamente sulle piattaforme Spotify, Apple music, Google music, Amazon music e altre in via di definizione. I link all'ascolto si troveranno anche sul sito di Pesaro 2024. Le puntate continueranno ad essere disponibili fino al 31 dicembre 2024. DiClassica è una produzione di Pesaro 2024 e Orchestra Olimpia (soggetto attuatore del progetto), da un'idea e con le parole di Margherita Macrì, la voce di Valentina Lo Surdo, la direzione artistica di Roberta Pandolfi e la direzione musicale di Francesca Perrotta. La sigla è di Michael Fioretti. Pesaro 2024 - Ingresso gratuito ai musei In occasione della Giornata, Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura, propone l'ingresso gratuito dedicato alle donne (non in possesso di Card Pesaro Capitale) nelle sedi della rete museale di Pesaro Musei (nelle strutture aperte il venerdì: Musei Civici - Palazzo Mosca, Casa Rossini, Centro Arti Visive Pescheria, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30). Il Museo Archeologico Oliveriano, sarà ad ingresso gratuito, per tutti, dalle 15.30 alle 18.30, in occasione dell'iniziativa ""Per Via delle donne" promossa dai negozi, dal liceo Mengaroni e dall'Ente Olivieri Biblioteca e Museo Oliveriani.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Questione israelo palestinese: terrorismo e diritto
La questione israelo-palestinese è un conflitto che dura da oltre 70 anni e che vede contrapposti lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina. L' ultima deflagrazione del conflitto è avvenuta a seguito dei terribili atti di terrore puro messi in atto da Hamas con lo sconfinamento e le uccisioni molto cruente di cittadini in territorio israeliano. Un'accelerata nella contrapposizione che ci deve ricordare, però, che il conflitto ha radici storiche profonde e si è manifestato in varie forme, da scontri militari a negoziati di pace. Le cause del conflitto Le cause del conflitto israelo-palestinese sono complesse e di lunga data. Tra le principali cause si possono annoverare: - Il conflitto tra ebrei e arabi per la sovranità sulla Terra Santa. - La nascita di Israele nel 1948, che ha provocato la fuga o l'espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi. - L'occupazione israeliana dei territori palestinesi, iniziata nel 1967. - La discriminazione nei confronti dei palestinesi da parte delle autorità israeliane. La questione dei confini La definizione dei confini tra i due stati è una delle questioni più delicate del conflitto. Entrambe le parti hanno rivendicazioni territoriali che sono incompatibili. - La questione dei rifugiati - Il problema dei rifugiati palestinesi è un altro ostacolo alla soluzione a due stati. Ci sono circa 5 milioni di rifugiati palestinesi che vivono nei campi profughi in tutto il mondo. Questione israelo palestinese. La necessità di un intervento internazionale La comunità internazionale è chiamata, ora più che mai, ad intervenire. Un ruolo importante potrebbe essere svolto dagli Stati Uniti, che sono il principale alleato di Israele; ma l'azione della comunità internazionale dovrebbe essere atta sì a colpire il terrore ma dovrebbe scindere l'equazione bestiale che oggi accomuna il popolo palestinese al terrorismo. Gli Stati Uniti dovrebbero esercitare la loro influenza su Israele per indurlo a fare concessioni ai palestinesi. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti dovrebbero, magari, sostenere la creazione di uno stato palestinese indipendente anche se questa sembra sempre più una soluzione anacronistica. Una soluzione pacifica del conflitto israelo palestinese è necessaria, anche e soprattutto, per garantire la pace e la stabilità nella regione. La questione israelo-palestinese è un conflitto complesso e difficile da risolvere ma almeno questa volta è auspicabile che a livello internazionale si rifugga dallo stereotipato meccanismo dello schieramento in fazioni come gli ultras delle squadre di calcio. Ascolta gli altri podcast Foto di Stephen Norris da Pixabay Read the full article
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Alice Zeniter
Alice Zeniter è una scrittrice e drammaturga che racconta storie complesse e intime che affrontano le sfide e le ricchezze di identità e multiculturalità.
È nata il 7 settembre 1986 a Clamart, in Francia, da padre di origini algerine e madre francese.
Talento precoce, il suo primo romanzo, Deux moins un égal zéro, scritto a soli 16 anni, ha vinto il Prix littéraire de la ville de Caen.
Dopo la laurea in lettere moderne si è trasferita in Ungheria dove ha insegnato Lingua Francese e Storia del Teatro all’Università di Budapest, collaborando in diverse produzioni teatrali come Kreatakor e Kobal’t.
Tornata in Francia nel 2013, ha iniziato a insegnare alla Sorbonne e creato la sua compagnia, L’Entente Cordiale.
Ha collaborato alla scrittura del lungometraggio Fever, adattamento dell’omonimo romanzo di Leslie Kaplan, diretto da Raphaël Neal e uscito nel 2015.
Il successo letterario è arrivato con il suo quarto libro, L’Art de Perdre del 2017, tradotto in diverse lingue, che ha ricevuto numerosi premi letterari, tra cui il prestigioso Prix Goncourt des lycéens e il Dublin Literary Award.
Il romanzo è la storia di tre generazioni di una famiglia durante e dopo la Guerra d’Algeria che affronta questioni complesse legate a identità, colonizzazione e diaspora.
Per Alice Zeniter la nazionalità è un oggetto magmatico e incandescente, dai colori continuamente cangianti.
Scrittrice attenta, dalla prosa formidabile, alterna il registro fiabesco a quello realistico, evocando mondi perduti con suggestione ma anche in maniera tagliente, a tratti brutale. Con accuratezza storica ridona dignità a un popolo bistrattato, conquistando con la sua sensibilità e capacità di entrare nell’intimo dell’animo umano.
Ha scritto varie opere teatrali di successo.
Nel 2018, Zeniter ha creato, con l’attrice Chloé Chevalier, un reading intitolato Tessons de femmes in cui, mettendo insieme vari testi, mettono in discussione il posto delle donne e del pensiero femminista nella letteratura. Nello stesso anno ha ricevuto il Grand Prix Béatrix de Toulouse-Lautrec dall’Académie des Jeux Floraux.
È stata la protagonista di un podcast in cui affronta temi come il razzismo, il suo rapporto con il corpo femminile e la scrittura.
Il suo primo monologo, nel 2020 è stato alla Comédie de Valence, testo pubblicato l’anno successivo sotto forma di piccolo saggio dal titolo Je suis une fille sans histoire seguito da Toute une moitié du monde.
Nel 2021 è diventata titolare della cattedra di scrittrice residente presso l’Institut d’études politiques de Paris.
Ha diretto, insieme al suo ex compagno Benoît Volnais, il lungometraggio, Avant l’effondrement, incentrato sulle questioni politiche ed esistenziali generate dalla crisi ecologica.
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Podcast vi racconto un drama: lista di Drama asiatici con sirene e tritoni
Sempre in onore dell’uscita al cinema del film live action Disney La Sirenetta, dopo il video dedicato ai libri con sirene potevo forse mancare di suggerirvi dei drama con protagoniste Sirene? Assolutamente no, perciò ecco una piccola lista di drama a tema sirene/tritoni, ricordandovi comunque, se non l’avete ancora fatto, di guardare anche il film con Tom Hanks: Splash , una sirena a Manhattan:
- Legends of the blue sea, kdrama
Link: https://www.viki.com/tv/32240c-the-legend-of-the-blue-sea
Trama: Liberamente ispirato alla trama del film Splash - Una sirena a Manhattan, conTom Hanks. Una sirena lascia il mare e acquisisce le gambe per inseguire l’uomo di cui in un lontano passato si è innamorata e si ritrova nella New York moderna per conquistare un truffatore playboy superintelligente e superbello, che asua volta si ritroverà tra le mani una ragazza stupenda ma che sembra nonc onoscere nulla del mondo che la circonda.
La mia opinione: Bello, fatto bene, con bravi attori, ma non avrebbero dovuto allungarlo iulteriormente di ben 4 puntate arrivando a 20 invece di 16, hanno voluto inserire troppa roba in una sola trama che se rimasta semplice con uno stile favolistico sarebbe stata molto più bella e delicata. Invece hanno voluto aggiungere, magia, problemi famigliari, problemi di denaro ed eredità, elementi da thriller e mondi parralleli, veramente un po’ troppo, ma il livello di questo drama è molto alto. Non posso non consigliarlo comunque.
- Koi wa Deep ni (Love is deep), dorama/J-drama
Link: https://kissasian.pe/drama/koi-wa-deep-ni-2021-episode-1
Trama:Una sirena sotto mentite spoglie è stata incaricata dagli altri animali marini che vegliano su di lei (e con cui lei può parlare) di infiltrarsi tra gli umani di un istituto marino di una baia giapponese per cercare di abbassarne il livello di inquinamento e capirne le cause, m aquando il suo incaico sta per finire scopre che una famosa catena di alberghi ha in progetto di aprire un albergo sulla baia e di costruire in mare una torre subacquea per poter far godere ai turisti la vista dei fondali marini. Naturalmente tale costruzione avrebbe un impatto devastante sull’ecosistema della baia e la sirena deve cercaer di impdire che il progetto vada in in porto. C’è solo un problema. Finirà per inamorarsi proprio del CEO che è incaricato di tale progetto.
La mia opinione: trama carina e drama breve e semplice che sarebbe super godibile (adoro le aragoste, tartarughe di mare e murene parlanti) se non fosse per la sua lentezza in certi punti e i silenzi in certi dialoghi. Avrebbe avuto bisogno di un ritmo molto più sostenuto.
- My love from the Ocean, C-drama
Link: https://www.youtube.com/watch?v=XyQDwHu_NnU
Trama: una ragazza ventenne con un padre iperprotettivo e un profondo amore per gli animali marini, rimarrà coinvolta in cose molto più grandi di lei, in primis nelle indagini che un cercatore di tesori sta facendo su una droga che sembra sia derivata dal sangue delle sirene.
La mia opinione: trama originale dove più che di sirene esattamente parliamo di un popolo del mare che abita una certa isola cinese...se tutto fosse raccontato con senso logico e temporalmente normale cioè con i fatti del passato spiegati prima del presente credo sarebbe stato più chiaro e godibile, purtroppo invece è solo un gran caos dove non si capisce nulla.
- Surplus Princess, K-drama
Link: https://kissasian.pe/info/surplus-princess
Trama: Liberamente ispirato alla storia del cartone La Sirenetta della Disney che spesso cita in modo ironico, ma ambientato ai giorni nostri. Una sirena innamorata del mondo umano e di un famoso chef televisivo decide di tentare di conquistarlo, ma la pozione che ha rubato le concede solo 100 giorni di tempo per conquistarlo, pena la morte. Ma nonostante creda di aver studiato molto bene il mondo terrestre tramite il web, navigare i suoi misteri sarà molto più difficile del previsto, per fortuna sulla sua strada incontrerà molte persone persino più strane di lei disposte ad aiutarla. E ne avrà veramente bisogno.
La mia opinione: carino e ironico fa il verso o parodia a diversi altri film e serie tv tipo la Sirenetta, Attack on Titan, Frozen.... è anche romantico e moderno, con ritmo frizzante, peccato che un certo clichè che io odio veramente, ma per il resto super consigliato.
- Blue whisper, C-Drama
Link: https://www.viki.com/tv/
Trama: Una potente e talentuosa maestra di arti marziali, Ji Yun He ha avuto la benedizione di ricevere un dono unico, la capacità di rendere mansueto qualsiasi demone, Yun He avrebbe dovuto passare la sua vita in viaggio per il mondo, aiutando coloro che avevano bisogno dei suoi servizim, ma la rigorosa legge dettata dagli Dei l'ha confinata entro i confini della Valle dei Demoni. Impossibilitata a liberarsi dai profondi e oscuri segreti che la tengono confinata nella Valle, la situazione di Yun He peggiora quando la perfida Principessa Shunde le dà l’incarico di domare e sottomettere al volere della principessa un tritone, Chang Yi. Se fosse riuscita in questa missione sarebbe potyuta uscire finalmente dalla valle. Ma non solo deve avvalersi per questo dell'aiuto di suo fratello adottivo e nemico giurato Lin Hao Qing, quando sono costretti a passare molto tempo insieme Yu He e Chang Yi finiscono inevitabilmente per provare attrazione reciproca. Ormai innmaorata di lui Yun He si rifiuta di sottomettere la volontà di Chang Yi a quella della Principessa. Ma nel dargli la sua libertà, sarà poi lei a sacrificare la propria?
La mia opinione: Drama fantasy cinese che segue tutti i crismi di questo genere che vi devono piacere. Il ritmo non è male, ma il drama è veramente lungo se lo volete vedere tutto talmente lungo che l’hanno diviso in due parti. Gli effetti visivi e speciali, i costumi, la fotografia tutto è di livello piuttosto alto. Il budget c’era e si vede.
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Nel 2006, Shimon Kolyakov e suo fratello Rubin Kolyakov del Queens, comunità Bukhariana di New York insieme a Yosef Davis, hanno iniziato TorahAnytime per dare ai loro amici e familiari la possibilità di sperimentare le lezioni di Torah ovunque si trovassero, quando lo desideravano. Oggi, TorahAnytime è la più grande libreria di video Torah originariamente registrati al mondo, con oltre 70.000 video Torah da oltre 1000 diversi oratori.
TorahAnytime registra e pubblica più di 350 lezioni settimanali e ricevono oltre 300.000 visite mensili da oltre 120 paesi. Più di 7.500.000 ore di Torah all'anno vengono apprese attraverso TorahAnytime - e i numeri sono in rapida crescita! In TorahAnytime, vengono registrati i video delle lezioni di Torah utilizzando le loro apparecchiature e li caricano sulla loro piattaforma affinché il mondo acceda a: Le loro piattaforme multiple includono:
-Sito web
-App mobile
-WhatsApp Broadcast
-Podcast
-Roku Channel
-Live Streamed Events
-Pubblicazioni e altro!
Torah In qualsiasi momento offre agli ebrei ovunque l'opportunità di sperimentare lezioni di Torah che non sarebbero mai state in grado di vedere altrimenti.
TorahAnytime é un'associazione no profit statunitense 501c3 la cui principale fonte di finanziamento sono le donazioni da parte di persone che si preoccupano della salute e della continuità del popolo ebraico.
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pod al popolo, #044, tra feltro e feltro
Pod al popolo difende i bar, affé, senz’altro, almeno a petto di talune monocolture. Difendiamo i bar, sbugiardiamo i bari, i baroni, i barbagianni, i barbogî, i barracuda. Ascolta e diffondi anche tu Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon…
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Gli eroi non piacciono a nessuno | Mariano Iacobellis S.I.
Clint Eastwood continua a percorrere il filone sui soprusi perpetrati negli anni dallo strapotere della giustizia Americana e della stampa USA, iniziato con Changeling, passato per Sully e via via fino a Richard Jewell, vero e proprio «gioiello» di film.
Ascolta il post in podcast.
Siamo ad Atlanta, in Georgia, dove Richard Jewell è un giovane sovrappeso che fa il vigilante con l’aspirazione di essere un poliziotto. Si trova, invece, a fare la guardia di sicurezza durante le Olimpiadi di Atlanta del 1996. Il 17 luglio, durante un concerto, Jewell scopre uno zaino sospetto vicino ad una torre nel Centennial Olympic Park, avvisa la polizia, che scopre contenere tre bombe, e aiuta a evacuare l'area prima che la bomba esploda, salvando la vita di molte persone. L'ordigno esplode rivelandosi una bomba a tubo caricata con chiodi e, nonostante lo sgombero, uccide due persone e ne ferisce un centinaio.
Eastwood in 2 ore e 10 ci fa sprofondare nei sogni di un popolo, quello americano, pronto a votarsi al cinismo, a innalzare su un piedistallo un uomo come eroe e ancor più velocemente a desiderarlo morto. Non risparmia nulla: dai presunti scoop investigativi mossi dai reporter, ai processi sommari in cui sono necessarie spiegazioni su spiegazioni per trovar il punto debole di un castello di carte di sospetti semplicemente incoerenti. Non importa. Basta che Richard parli. Basta che si difenda perché come si sa, difendersi è sempre ammettere la sconfitta di questi tempi. Chi perde spiega. E Richard spiegherà tanto, sempre e comunque, in confronti serrati da risultare falso e contraddittorio proprio perché vero.
C’è un po’ di Pirandello in Richard Jewell: l’unico mezzo per affermare la realtà dei fatti è negarla, dire il falso in un’attualità disarmante. Il tema della libertà di stampa collusa, delle indagini pilotate e della violazione dell’identità umana sono analizzati con cura da Eastwood. Da acuto osservatore della società sforna il suo ennesimo grande film su una triste storia americana la cui morale comune è che gli eroi, oggi, non piacciono a nessuno. A differenza dei colpevoli ad ogni costo.
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Podcast adorati | Vikings are gay!
Podcast adorati | Vikings are gay!
Un podcast in inglese che mi è piaciuto molto in questo periodo è Vikings are gay! dell’accademica indipendente Amy Jefford Franks, che esplora la queerness al tempo dei vichinghi. Purtroppo questo popolo ha lasciato solo pietre runiche e tanto è stato scritto su di esso da persone, spesso del clero, già cristianizzate. L’unico modo per conoscere in parte il suo pensiero è la…
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Best of 2018: I dieci libri più belli letti quest’anno
Stilare questa lista è sempre fare i conti con me stessa e le mie letture, fare un bilancio effettivo delle letture dell’anno, capire se il tempo che ho speso per certi libri ne è valso la pena. Vuol dire anche fare a pugni con la sfida di Goodreads e rendermi conto se l’ho vinta o no. Vuol dire concentrarmi su quello che ho letto e tirare fuori il meglio o il peggio. Quest’anno non è andata proprio benissimo, ho letto 91/100 e con tutta la buona volontà non so se avrei potuto fare di meglio. Oddio, considerando che spesso ho preferito cedere alla tentazione di maratonare “drama coreani” forniti dalla mia spacciatrice preferita *ciao Alaisse ciao*, forse avrei potuto leggere di più. Però alla fine fare il tifo per l’ennesima coppia sconclusionata e capire cosa vuol dire 감사 (grazie, per la cronaca), mi sembrava molto più gratificante, ma soprattutto rilassante.
(Gif tratta dal mio drama preferito di quest’anno This is my first life)
L’idea quest’anno è stata comunque uscire quanto più possibile dalla mia comfort zone, fatta di romance e distopie, che pure non sono mancate, ma sono di certo state accompagnate da sempre più letture di case editrici indipendenti e da scoperte notevoli. Innanzitutto ho iniziato un percorso per approfondire tematiche femministe che mi hanno portato anche a prendere in mano dei saggi, ma anche ad interrogarmi sul ruolo delle donne in libri di donne. A questo proposito ho creato uno scaffale sul mio profilo di Goodreads e scritto diversi articoli qui sul blog.
Ammetto però di non aver trovato il capolavoro della vita come altri anni ha reso stilare questa lista leggermente complicato. Si ho letto libri molto belli, libri che mi hanno fatto riflettere, libri che mi porterò a lungo nel cuore, eppure se ne devo pensare solo uno non ci riesco. Per fortuna non devo farlo, e anzi ve ne lascio ben 10, più qualche extra, che è sempre bello scoprirne di nuovi.
Enjoy!
Strange the dreamer di Laini Taylor
È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario: Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un'esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell'oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un'ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l'opportunità di vivere un'avventura dalle premesse straordinarie.
Ho iniziato a leggere questo libro alla fine del 2017 e già sapevo che me ne sarei innamorata, così tanto che non ho ancora letto il secondo, perché lo ammetto, ne sono un po’ spaventata. La traduzione italiana, Il Sognatore, è uscita per la Fazi Editore, e a febbraio arriverà nelle nostre librerie anche il secondo. Un fantasy che non è solo un fantasy. Una storia estremamente evocativa, dal passo lento e maestoso, dall’atmosfera magica e sognante, in cui la guerra si avvicenda con la brama per la libertà, per un fantasy che non lascia scampo.
La mia recensione
Fame di Roxanne Gay
In principio è il candore dei dodici anni. Quando pensi che nessuno a cui vuoi bene possa farti del male. Poi succede l'impensabile. Un atto di violenza feroce. E Roxane, annientata dalla vergogna, incapace di parlare o chiedere aiuto, comincia a mangiare, mangiare, mangiare. A barricarsi in un corpo che diventa ogni giorno più inespugnabile dagli sguardi maschili, una fortezza dove nessuno sarà più capace di raggiungerla. Quella di Roxane Gay è la storia di un desiderio insaziabile, di battaglie sempre perse contro un corpo ammutinato, di una lotta contro una cultura che spinge le donne a odiarsi se non corrispondono alle aspettative. Ma la fame di Roxane Gay è anche il motore della sua fenomenale spinta creativa e della sua sulfurea personalità. Oggi è un'intellettuale, attivista e scrittrice, una delle voci più rispettate della sua generazione. Soprattutto una donna che ha trovato le parole per raccontare la propria storia.
Ho scoperto Roxanne Gay per caso e non ho resistito alla voglia di leggere questo libro che è stato davvero illuminante, sia per le tematiche trattate, sia per lo stile dell’autrice. “Fame” mi ha scosso profondamente, mi ha colpito come poche storie prima. È terribile, affilato come un coltello che affonda direttamente nella coscienza. È il tentativo audace di rivelare un segreto e scopre un vaso di Pandora.
La mia recensione
The Penelopiad di Margaret Atwood
Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent'anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio e notevole fascino, e guadagnandosi così una fama imperitura. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l'impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell'Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dèi e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L'autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia occidentale.
Ho scovato questo volumetto incastrato tra tanti altri nello scaffale dei libri in inglese della Feltrinelli di Porta Nuova qui a Torino. L’idea alla base del libro, questa Penelope protagonista che cerca di sopravvivere tra mille peripezie mi ha colpito tantissimo. La Atwood ricostruisce l’altro lato della storia, quella che si è soliti sottovalutare o relegare in un angolo, ma allo stesso tempo impone al suo lettore di interrogarsi sul senso di perdita che attanaglia chi resta. Perché in fondo è sempre chi resta indietro, chi sorregge il mondo che viene sempre messo da parte.
La mia recensione
La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny
Improvvise resurrezioni di massa, macchine da scrivere programmate per produrre capolavori senza tempo, città assurdamente votate al silenzio, amanti che dopo ogni incontro sessuale si ritrovano nel corpo del partner. Queste e altre storie irresistibili attendono il lettore nei meandri della biblioteca di Pierre Gould, narratore acuto e perfido, regista occulto di questo sorprendente campionario di raffinate fantasie. I racconti de “La biblioteca di Gould” compongono una collezione molto particolare di tradizioni improbabili, di piccole manie eccentriche, di distorsioni in grado di mutare radicalmente lo sguardo sulla realtà in cui viviamo, ma soprattutto di libri, impensabili, fatali, esilaranti. Esattamente come questo di Bernard Quiriny, un’esperienza entusiasmante per chiunque abbia a cuore la letteratura.
Bernard Quiriny è stato la grande scoperta del 2018, edito da una delle mie case editrici preferite, L’Orma Editore, è uno scrittore carismatico e potente che mi ha subito conquistato, anche con “L'affare Mayerling”. Questa è una raccolta fantasmagorica che colpisce dritta l’immaginario di ogni lettore e bibliofilo. Quiriny, sagace e impressionante, accompagna il lettore in un viaggio spassoso e intelligente, mai banale, ma sempre ricco di spunti particolari e affascinanti.
La mia recensione
Amatka di Karin Tidbeck
Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.
Seguo gli amici (si amici perché quando senti qualcuno così vicino puoi solo definirlo amico) di Safarà con un entusiasmo molto intenso e ogni loro uscita è una bella scoperta. Di Amatka mi avevano parlato al Salone del Libro e quando è uscito era già molto carica. Una distopia che si nutre delle parole per plasmare una realtà stupefacente e piena di contraddizioni, dal fascino rivoluzionario per una storia che non ha nessuna risposta e pone invece tantissime domande al lettore.
La mia recensione.
Sadie di Courtney Summers
Una ragazza scomparsa che ha intrapreso un viaggio verso la vendetta. Una serie – come un podcast che segue gli indizi che si è lasciata alle spalle. E una fine di cui non sarai capace di smettere di parlare. Sadie non ha avuto una vita facile. Crescendo da sola, ha tirato su sua sorella Mattie in una piccola città isolata, cercando di far del suo meglio per darle una vita normale e tenendo le loro teste sopra l’acqua. Ma quando Mattie viene ritrovata morta, l’intero mondo di Sadie crolla. Dopo una indagine della polizia affrettata, Sadie è determinata a portare il killer della sorella alla giustizia e si mette sulle sue tracce per trovarlo. Quando West McCray – una personalità radiofonica che lavora in un segmento sulle piccole dimenticate città americane – sente per caso la triste storia di Sadie da un benzinaio, diventa ossessionato dall’idea di ritrovare la ragazza scomparsa. Inizia il suo podcast per tracciare il viaggio di Sadie, cercando di capire cosa fosse successo, sperando di ritrovarla prima che fosse troppo tardi.
Seguo Courtney Summers dal 2012, da quando ho iniziato a leggere assiduamente in inglese e da allora leggo emozionatissima ogni sua nuova uscita. Non ha fatto di certo eccezione questo libro che ho preso appena uscito. Il racconto di una vita spezzata che cerca irrimediabilmente un riscatto anche quando tutto si unisce per dissuaderla, la ricerca spietata di una speranza in mezzo al caos della povertà e indifferenza. La scrittura spietata e letale di Courtney Summers si unisce ad un tema attualissimo per un libro che non lascia scampa, neanche dopo aver voltato l’ultima pagina.
La mia recensione
Città Sola di Olivia Laing
Bisogna aver toccato l’abisso per saperlo raccontare. Per descrivere il vuoto avvolgente di una ferita che diventa uno stigma o l’angosciante cantilena che rimbomba in una casa di cui si è da sempre l’unico inquilino. Per restituire con la sola forza della voce certi angoli della metropoli, dove la suburra si fa rifugio e l’esclusione sollievo; per dire il loro improvviso, tragico trasformarsi da giardino delle delizie in inferno musicale. Olivia Laing rompe le pareti dell’ordinario e edifica all’interno della New York reale una seconda città, fatta di buio e silenzio: un’onirica capitale della solitudine, cresciuta nelle zone d’ombra lasciate dalle mille luci della Grande Mela e attraversata ogni giorno dalle storie di milioni di abitanti senza voce. Un luogo in cui coabitano le esperienze universali di isolamento e i traumi privati di personaggi come Andy Warhol, Edward Hopper e David Wojnarowicz; in cui ogni narrazione è allo stesso tempo evocazione e confessione. Quella tracciata da Olivia Laing è una visionaria mappa per immagini del labirinto dell’alienazione. Un flusso narrativo che investe le strade di New York e nel quale si mescolano la morte per Aids del cantante Klaus Nomi e l’infanzia dell’autrice, cresciuta da una madre omosessuale costretta a trasferirsi di continuo per sfuggire al pregiudizio; gli esperimenti sociali di Josh Harris che anticiparono Facebook e i silenzi dell’inserviente-artista Henry Darger che dipinse decine di quadri meravigliosi e inquietanti senza mai mostrarli a nessuno; l’inconsistente interconnessione umana dell’era digitale e l’arida gentrificazione di luoghi simbolici come Times Square.
Quest’anno ho letto diversi libri che hanno al loro centro il tema della solitudine e mai come Città Sola mi hanno lasciata esterrefatta. Complice il web, me lo sono ritrovato sotto gli occhi e avevo aspettative molto alte pur non avendo compreso appieno la trama. Ma queste vite, ai margini eppure sempre al centro dell’attenzione lasciano inevitabilmente un segno. Pittori e fotografi, artisti in ogni forma in una delle città più affascinanti del mondo. Quella New York cosmopolita e indomita che non dorme mai e tutto sempre fagocitare per rigettarlo trasformato e inquieto. Olivia Lang tratteggia la sua storia attraverso le evocazioni di altre vite e di altre storie, mentre fissa quel sentimento di incontrastata solitudine che a tratti, affligge tutti.
Non l’ho ancora recensito, ma presto arriverà la mia recensione.
Gli animali che amiamo di Antoine Volodine
L'umanità è pressoché scomparsa. Solo una donnina è rimasta ad aggirarsi in mezzo a capanne vuote nella speranza di farsi ingravidare da qualcuno di passaggio. Quanto agli altri superstiti, chissà. Al loro posto una vegetazione a tratti lussureggiante e una sequela di animali, fantastici e non, che entrano ed escono da sogni di sogni in una realtà onirica o comunque surreale. Cinque intrarcane e due Shaggàs compongono questo pastiche letterario, bizzarro, giocoso, immerso in un'atmosfera apocalittica, da fine della Storia, dove l'umorismo del disastro si mescola a una malinconica, smagata rassegnazione.
Questo volumetto mi ha perseguitato per mesi, mentre lo vedevo riflesso sugli scaffali delle librerie, fino a che non mi sono convinta a comprarlo e leggerlo e ammetto che non me ne sono pentita. Volodine è il padre dell’esoterismo, questa corrente un po’ oscura e un po’ spaventosa che unisce atmosfere fantastiche ad altre più post-apocalittiche e che fagocitano sempre un po’ di spiritualismo.
Leggere questo libro è un viaggio in un mondo inaspettato, che confonde e affascina. Un bestiario che è una incerta meraviglia, che consuma fin dalla prima pagina.
La mia recensione
Exit west di Mohsin Hamid
Saeed è timido e un po’ goffo con le ragazze: cosí, per quanto sia attratto dalla sensuale e indipendente Nadia, ci metterà qualche giorno per trovare il coraggio di rivolgerle la parola. Ma la guerra che sta distruggendo la loro città, strada dopo strada, vita dopo vita, accelera il loro cauto avvicinarsi e, all'infiammarsi degli scontri, Nadia e Saeed si scopriranno innamorati. Quando tra posti di blocco, rastrellamenti, lanci di mortai, sparatorie, la morte appare l'unico orizzonte possibile, inizia a girare una strana voce: esistono delle porte misteriose che se attraversate, pagando e a rischio della vita, trasportano istantaneamente da un'altra parte. Inizia così il viaggio di Nadia e Saeed, il loro tentativo di sopravvivere in un mondo che li vuole morti, di restare umani in un tempo che li vuole ridurre a problema da risolvere, di restare uniti quando ogni cosa viene strappata via. Con la stessa naturalezza dello zoom di una mappa computerizzata, Mohsin Hamid sa farci vedere il quadro globale dei cambiamenti planetari che stiamo vivendo e allo stesso tempo stringere sul dettaglio sfuggente e delicato delle vite degli uomini per raccontare la fragile tenerezza di un amore giovane.
Ho preso in mano questo libro troppo tardi, infatti era uscito già nel 2017, ma lo avevo sempre osservato da lontano un po’ per paura, un po’ perché non pronta a riflettere la società che stiamo vivendo tra le pagine scritte. Poi complice la voglia di mettermi nei panni degli altri l’ho recuperato e dovreste farlo anche voi. Capire il nostro tempo è un atto dovuto non solo alla nostra società ma anche a noi stessi. Mohsin Hamid racconta con una fermezza intensa il terrore che avvolge la fuga dalla guerra e dalla disperazione, regalando al lettore una fotografia precisa e inquietante.
La mia recensione.
Cinque secondi di Mirya
Cosa saresti, se nessuno ti riconoscesse? Cosa proveresti, se il mondo non ti vedesse? Cosa faresti, se non potessi lasciare alcuna traccia di te? Io sono Mnemosine, e ti racconterò la storia della mia vita, a patto che tu la ricordi. Io sono Mirya, e ti racconterò la vita della mia storia, a patto che tu la dimentichi. E se fosse il contrario? Hai solo cinque secondi per scegliere. Perché il tempo non basta mai.
Non potevo non citare questo libro in questa classifica. Io lo so che sono totalmente di parte, perché l’ho visto nascere, ma è uno di quei libri che ogni volta che ci penso mi contrae, come una molla. E io lo so che Mirya parla con me. Questo è un libro che vivi di istinto, che leggi con il cuore, che fisicamente ti lascia a pezzi, che devi leggere tutto d’un fiato. È una storia mi ha rivoltato, spezzato e ricomposto in una sola seduta di lettura. Leggetela, non ve ne pentirete.
La mia recensione
Bonus tracks
In mezzo a tutto questo però non posso non citare, Made you up di Francesca Zappia uno degli ultimi libri che ho letto nel 2018 e che racconta in maniera molto realistica le malattie mentali ma soprattutto l’incontro scontro di due ragazzi che vogliono solo vivere appieno la loro vita.
Lincoln nel Bardo di George Sauders che gioca tra paranormale e reale e regala ai suoi lettori una storia che racchiude mille altre storie, dai temi universali e un significato che sfugge la logica, mentre accettare la perdita non è mai facile, è sempre appagante vivere l’amore.
Un altro giorno ancora di Bianca Marconero che potrà essere nato come “il libro sui cavalli”, ma un altro giorno ancora è la dimostrazione che una storia d’amore non è mai solo una storia d’amore, che i biondi hanno sempre un fascino speciale, e che basta poco per rendere una storia indimenticabile. La scrittura pulita della Marconero arriva dritta al punto, tracciando un cammino speciale, in grado di emozionare e far sospirare.
Chloe di Leila Awad che shame on me non ho ancora recensito e che merita di essere letto perché è una bellissima fiaba romantica ambientata in un posto speciale, Brygge (tra l’altro è appena uscita una bellissima novella natalizia Sotto la neve).
La scrittrice del mistero di Alice Basso una storia intrecciata dal genio della Basso, che riesce a provocare crampi, far sospirare e tenere in tensione ad ogni pagina letta, senza dimenticare i momenti comici in cui cadere con gioia. Perché in fondo non c’è pace per Vani Sarca. E sempre #TeamBerganza
Quali sono i libri del vostro 2018?
Raccontatemelo in un commento.
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