#plotone di esecuzione
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Plotoni di esecuzione e magistratura
Ma Crosetto lo sa che la magistratura anche volendo non può farlo fucilare? Nemmeno se entrassimo in guerra?
Quando c'era LVI però...
Poveri vittimini... basterebbe la smettessero di frequentare e mettere in lista delinquenti...
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In questo scrivere frenetico di queste ultime ore (allontano il pensiero) mi chiedo se appaio o sono troppo indulgente con me stesso. Se tendo, come è facile per tutti, allontanare da sé le proprie responsabilità e con il dito indice indicare ed addossarle ad altri. Il ruolo di povera vittima è quello più facile “Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!” (The Blues Brothers… la miglior autoassoluzione di sempre). E forse, anzi sicuramente, lo faccio anch’io (se ne sono stato accusato allora un fondo di verità ci sarà). Non è facile ma cerco di essere abbastanza critico con me stesso, anche se ammetterlo non è mai facile (il scus… strozzato di Fonzie). Anzi che io ricordi, delle persone che io conosco sono rare quelle che sanno riconoscere le proprie responsabilità, fare due passi indietro e ammettere di aver sbagliato.
Di cazzate nella mia vita ne ho fatte fin troppe, spesso non ho chiesto scusa, ancor più spesso non mi sono manco reso conto di aver sbagliato, fatto una cazzata, ferito qualcuno. Ma quando me ne rendo conto o quando, a malincuore, me lo sbattono in faccia e me ne fanno prendere coscienza, come Fonzie lo scusa mi si strozza in gola ma alla fine in qualche modo ammetto e riparo. Anzi a volte vado oltre e in uno slancio di “generosità” mi accollo anche ciò che non è dipeso da me.
Nella vita si sbaglia. Il non ammetterlo è il primo errore. Il non vedersi e pesarsi è il secondo. Il non ammettere mai, neanche dinanzi ad un “plotone di esecuzione” é il terzo. Io sbaglio, ammetto di sbagliare, di essere in difetto e difettato. Cerco di non autoassolvermi perché se la mia vita è così e tante cose sono andate a puttane, sotto sotto è forse anche sopra sopra la colpa é solo mia o in gran parte mia.
Come si dice? Chi va per questi mari questi pesci piglia. Mi chiamano Simon Pietro, per gli amici Pietro, e tiro su reti piene zeppe di cazzate.
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VACANZE
Non esiste cartina tornasole, come prova decisiva, delle vacanze estive per comprendere come il tempo passi. E come rimpianti si acuiscono.
Il tempo passa e smaschera le nostre incoerenze, le certezze di ieri non sono quelle di oggi così come i "non ce la posso fare" di ieri essere dei rimpianti di oggi.
Estate 2023.
Figlio uno partirà tra qualche giorno con amici in auto, destinazione Toscana; figlio 2 parte oggi con la sua Rebecca, destinazione Trentino. Uno al mare l'altro in montagna.
Entrambi lontani centinaia di chilometri da me.
Sono due ragazzi, i miei figli, che si sono visti frenare la loro vita sociale e di aggregazione, quando stava per nascere, dagli anni bui della pandemia. La scuola in DAD, le zone rosse, i coprifuoco e le mascherine a coprire i loro sorrisi da adolescenti.
Il distanziamento sociale che per alcuni adulti è stata una pausa, un gran respiro per staccarsi da situazioni tossiche, è stato per i ragazzi una brusca frenata nella loro vita sociale.
Come quando ti ritrovi a bloccare in frenata l'auto lanciata di corsa in autostrada, un rallentamento che altera inevitabilmente la media tempo/percorrenza.
L'anno scorso fu figlio 1 a fare il primo passo, chiese e ottenne di andare in Campania. Prese l'autobus autostradale una sera di agosto. Lo accompagnammo, ci salutò e salì in maniera composta sul mezzo.
Lo guardavo sbirciandolo dalla portiera dell'autobus, lo stavo osservando mentre guardava fuori dal finestrino quando venni distratto dalle voci concitate di due persone.
Uno dei due conducenti stava discutendo con un ragazzo perché sprovvisto di mascherina, per le norme in vigore non poteva salire.
Notai lo sguardo supplichevole del ragazzo, se avesse perso quel mezzo quella sera probabilmente gli sarebbero saltati tutti i suoi piani.
Ho immaginato a una famiglia che lo aspettava, a una compagna o a degli amici con cui poi partire per altre destinazioni.
Mentre pensavo a tutto ci mi ero mosso automaticamente raggiungendo la mia auto, tenevo sempre delle mascherine di scorta così ne presi una e la offrii al ragazzo.
Mi ringraziò e riuscì a salire a bordo. Fu allora che riguardando Daniele, mio figlio che probabilmente non si era accorto di quella scena, lo vidi in lacrime. Stava piangendo a singhiozzo.
Credo che sia stata una di quelle volte, in vita mia, in cui mi si è letteralmente fermato il cuore. Non potendo salire per motivi di sicurezza lo chiamai al telefono.
Lo ascoltai, lo rincuorai e gli dissi che tutto era a posto. Gli dispiaceva "lasciarci". Era la prima volta. Io sentivo il suo pianto, lui per fortuna non sentì il mio.
Quest'anno entrambi andranno per le loro strade. Strade di vacanze, più che meritate.
Sembra passato poco tempo da quando si stava attenti alla sabbia che poteva irritare gli occhi di bambini piccini, al sole che poteva ustionare pelli così delicate.
Oppure il tempo in cui correvano per la spiaggia e la paura di perderli tra la fola, che era un'angoscia costante.
I momenti in cui entravano in acqua e "Tranquillo pa' so nuotare", in quei momenti mi passava il ricordo di mia madre. Con i piedi ben piantati sul bagnasciuga, una mano su un fianco e l'altra a mo di saluto militare sopra gli occhi per proteggerli dal sole. Per vedermi meglio.
I segnali in codice "madre", le mani che mimavano i vari "vieni più vicino", "esci che hai le dita a spugna", "lì non tocchi spostati", "quando esci facciamo i conti". Segnali come quelli nautici, quelli fatti con le bandierine dai marinai.
Erano tante le madri, allora, in fila come un plotone di esecuzione sulla spiaggia. Con tutti quei segnali, i nomi dei propri figli ben scanditi a richiamare l'attenzione se si guardava verso il mare aperto, interrompendo il contatto visivo con il genitore madre.
Credo che se questi plotoni di madri degli anni '60 e '70, fossero stati messi sulle spiagge di Utah Beach oppure Omaha Beach in Normandia, nel giorno del D-day, ci sarebbero stati moltissimi meno morti tra gli alleati.
Le vacanze con i diavoletti ti portavano a bramare di ricominciare a lavorare, a volte, a farti capire che le vacanze analcoliche non erano certo di aiuto. Così la sera, quando tutti erano a letto, qualcosa di fresco e alcolicissimissimo era irrinunciabile.
Ora che scusa avrò per bere? Tutto sarà così silenzioso e irreale.
Eppure avrò il tempo di leggere quel libro, di riguardarmi quel film, di prendere il sole senza dover tenere un occhio aperto per vedere dove sono i marmocchi.
Potrò davvero rilassarmi.
Ma non sarà così, la chat di famiglia sarà monitorata di continuo per vedere se qualcuno ha scritto o condiviso qualcosa. Cercando di frenare la voglia di chiedere, anche semplicemente come va, per non passare da genitore tedioso. Che poi ottieni esattamente l'opposto.
Mi abituerò, nella vita ci si abitua a quasi tutto, ma sono sicuro che nel mio cuore non mi rassegnerò al fatto che quelle corse appresso ai pargoli e i castelli di sabbia, forse, sono stati dei momenti di grazia assoluta.
E come si dice spesso in questo caso mentre guardiamo foto o immagini degli anni passati, quando eravamo giovani noi, "eravamo felici e non lo sapevamo".
L'importante che loro lo siano oggi, intendo felici.
Per me ci saranno altri momenti di felicità. Questa sera pizza ad esempio. Ci vuole.
Magari offrirò i miei servigi di genitore apprensivo a giovani genitori social, quelli che invece di stare sulla battigia preferiscono le stories e i selfie. Ci penserò io ai loro mocciosi.
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Quando sarò presidente del consiglio prometto che metterò ogni millennial che cita Harry Potter contro un plotone di esecuzione.
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Margaretha Geertruida Zelle,
nome d’arte
Mata Hari (1876-1917).
In malese Mata Hari significa "giorno" o "occhio del sole". Foto: Robert Hunt.
Nelle prime ore del 15 ottobre 1917, Mata Hari, una delle spie più famose del 20° secolo, fu svegliata nella sua cella di prigione. Era giunta la sua ora. Su sua richiesta fu battezzata e, data una penna, inchiostro, carta e buste, Mata Hari fu autorizzata a scrivere due lettere, che la direzione del carcere non spedì mai. Scarabocchiò frettolosamente gli appunti prima di indossare le calze nere, i tacchi alti e un mantello di velluto bordato di pelliccia.
Dalla prigione di Saint-Lazare fu trasferita al castello di Vincenne, alla periferia di Parigi. Erano appena passate le 5:30 quando affrontò il plotone di esecuzione composto da 12 fucilieri. Le venne offerto una benda per gli occhi, ma lei rifiutò: la leggenda narra che mentre gli ufficiali prendevano la mira, Mata Hari mandò loro un bacio. Dei dodici colpi, solo quattro la colpirono. Nessuno reclamò il corpo, il quale fu trasportato all'Istituto di medicina legale di Parigi, sezionato e in seguito sepolto in una fossa comune.
Nata nel 1876 nei Paesi Bassi, Margaretha era stava svezzata nell'agio, ma si trovò presto a dover fare i conti con l'indigenza dopo il tracollo finanziario della sua famiglia. Nel1890 il padre l’abbandonò e la madre morì l’anno dopo. Lasciata la casa natale il padrino la mandò in un collegio per future maestre, ma le eccessive attenzioni del direttore la costrinsero ad abbandonare la scuola .
A 19 anni Margaretha , quattro mesi dopo aver risposto a un annuncio di cuori solitari, si ritrovò sposata con Rudolph "John" MacLeod, un ufficiale alcolizzato dell’esercito delle indie orientali che aveva quasi il doppio della sua età. Il matrimonio non fu dei più felici. Il marito aveva pochi soldi e molti debiti e un buon numero di relazioni extraconiugali.
Nel 1897, in viaggio verso Sumatra con il figlio Norman-John e il marito, Margaretha scoprì che quest’ultimo le aveva trasmesso la sifilide.
Nel 1898, la coppia ebbe una bambina, Louise Jeanne, ma la loro relazione non migliorò.
La famiglia venne sconvolta dalla tragedia della perdita del piccolo Norman, che morì l’anno dopo, probabilmente avvelenato (forse a causa di medicinali o per vendetta). Nonostante gli sforzi per riprendersi dal grave lutto, la vita continuò a essere insopportabile per la giovane madre, che arrivò a sfiorare la follia.
Nel 1902, Margaretha e il marito si separarono definitivamente; lui ottenne la custodia della bambina, mentre lei si trasferì a Parigi per tentare la fortuna.
Consacrata, il 18 agosto 1905, dopo l'esibizione al teatro dell'Olympia, come l’«artista sublime», Mata Hari iniziò una tournée che fu un vero e proprio trionfo, venendo incontro alla fantasia, ingenua e torbida e al fascino proibito dell'erotismo. Alla fine del 1911 raggiunse il vertice del riconoscimento artistico al Teatro alla Scala di Milano.
Mata Hari era considerata la donna più affascinante e desiderabile di Parigi: frequentava uomini altolocati che la riempivano di regali costosi solo per godere della sua compagnia.
Nel 1914 si recò a Berlino per un nuovo spettacolo, ma quello spettacolo non ebbe mai luogo: con l'assassinio del principe ereditario austriaco, finì la Belle Epoque ed ebbe inizio la Prima guerra mondiale.
Mata Hari viaggiava molto e, per questo, catturò l’attenzione del mondo del controspionaggio. Nell’autunno del 1915, la danzatrice ricevette una cospicua somma di denaro dai tedeschi per svolgere attività spionistica a favore della Germania. Mata Hari accettò e così venne arruolata nelle file segrete del Kaiser; agente H21 fu il nome in codice che le venne assegnato.
Tuttavia, giunta in Francia, la danzatrice pensa di poter guadagnare ancor di più arruolandosi anche per i servizi segreti francesi.
Inizia la doppia vita dell’agente Mata Hari costretta a tenere i rapporti con due nazioni avversarie, a muoversi in due paesi lavorando per entrambi.
Su di lei sono puntati gli occhi dei servizi segreti di tre paesi: i Deuxième Bureau di Parigi, i primi a insospettirsi e a pedinarla, gli Abteilung IIIb di Berlino e infine i Secret Intelligence Service di Londra. I tedeschi sono i primi ad avere le prove del suo tradimento e vogliono che anche i francesi la scoprano per poterla così eliminare.
L'ipotesi che i tedeschi avessero deciso di disfarsi di Mata Hari - rivelandola al controspionaggio francese come spia tedesca - poggia sull'utilizzo da loro fatto in quell'occasione di un vecchio codice di trasmissione, già abbandonato perché decifrato dai francesi, nel quale Mata Hari veniva ancora identificata con la sigla H21. In tal modo, i messaggi tedeschi furono facilmente decifrati dalla centrale parigina di ascolto radio della Torre Eiffel.
Il 2 gennaio 1917 Mata Hari rientrò a Parigi e la mattina del 13 febbraio venne arrestata nella sua camera dell'albergo Elysée Palace e rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare.
Durante il processo, i tanti ufficiali francesi dei quali fu amante, interrogati, la difesero, dichiarando di non averla mai considerata una spia.
Fu giustiziata nelle prime ore del 15 ottobre 1917. Aveva 41 anni.
Immagine: Mata Hari posa con un vestito di pizzo agli inizi del XX secolo
Fonti:
enciclopediadelledonne di Ludovica Midalizzi
Wikipedia
storicang matahari, di Pat Shipman
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"Ditemi, quand'è che un essere umano smette di vivere? Quando un plotone di esecuzione lo colpisce al cuore? No... Quando è affetto da una malattia incurabile? No... Quando mangia una zuppa di funghi velenosi? Neppure. Muore solo quando viene dimenticato."
Dr. Hiriluk - One Piece
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Il concorso - di Erri De Luca
Me lo ha raccontato Mario, l’amico di Terni con cui faccio scalate.
Reparto oncologico, tra i malati terminali si sente gridare una giovane donna. Attraverso la cannula dell’intubazione orale, in maniera indistinta la donna continua a ripetere: ”Ho vinto il concorso! Ho vinto il concorso!”
Mario lo ha sentito da vicino, ma anche riferito di rimbalzo il grido è dirompente.
Non è tripudio per un prossimo incarico, impossibile da ricoprire.
È ultima vittoria della sua vita sconfitta.
Il concorso: chissà quale, chissà quanto desiderato e meritato.
Il concorso, traguardo che inaugura una nuova condizione per chi lo consegue.
Per lei no. È la formula del suo addio, l’ottenuto riconoscimento del suo valore.
È medaglia appuntata sul petto appena in tempo. In tempo, sì, proprio quando non ce n’è più, quando è scaduto e sgocciola a minuti dalle flebo.
Ce l’ha fatta, ha vinto il suo concorso. Lo grida da intubata, accorre il personale medico e nel reparto piovono le impensabili congratulazioni.
Conosco poesie e preghiere sulla vita.
Ognuno fa i conti con la propria, in qualche momento fatale.
Questa donna davanti a un invisibile plotone di esecuzione dichiara col suo grido l’appartenenza al mondo.
Il suo concorso vinto, esclamato a gola strozzata, scrive un verso che non posso dimenticare.
Non è sconfitta, morendo con un grido di vittoria.
Erri De Luca, 12/12/2022
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Crosetto alla Camera: "Contro di me un plotone di esecuzione"
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Mata Hari: Vita e Mistero della spia e ballerina
Mata Hari è stata una delle spie più famose e controverse del XX secolo. Il suo vero nome era Margaretha Geertruida Zelle, ed è nata l'7 agosto 1876 a Leeuwarden, nei Paesi Bassi. La sua vita è stata segnata da avventure, intrighi e tragica fine. Primi Anni di Vita Mata Hari proveniva da una famiglia benestante e aveva origini indonesiane da parte di madre. Ha trascorso la sua giovinezza nei Paesi Bassi e all'età di 18 anni, ha sposato Rudolf MacLeod, un ufficiale dell'esercito olandese. La coppia ha avuto due figli e ha vissuto in diverse località, tra cui l'Indonesia. Diventare Mata Hari Il matrimonio di Mata Hari si rivelò infelice, e la coppia divorziò nel 1907. Dopo il divorzio, Margaretha abbracciò una nuova identità e divenne Mata Hari, una ballerina esotica e cortigiana, danzando nei principali teatri d'Europa e diventando celebre per le sue esibizioni provocanti e sensuali. Il suo nome d'arte "Mata Hari" significa "occhio del giorno" in malese. Spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale La fama di Mata Hari come ballerina la portò in contatto con molte persone influenti, tra cui ufficiali militari. Durante la Prima Guerra Mondiale, le circostanze la portarono a essere coinvolta nell'attività di spionaggio. Fu accusata di lavorare sia per i servizi segreti tedeschi che per quelli francesi. Tuttavia, l'entità esatta del suo coinvolgimento rimane oggetto di controversie. Arresto e Processo di Mata Hari Nel 1917, fu arrestata dall'intelligence francese con l'accusa di essere una spia tedesca. Il processo fu anche ampiamente pubblicizzato e attirò l'attenzione internazionale. Nonostante la mancanza di prove concrete, fu condannata a morte. Esecuzione Il 15 ottobre 1917, Mata Hari fu fucilata davanti al plotone d'esecuzione. La sua morte è stata circondata da polemiche, con alcune teorie che suggeriscono che potrebbe essere stata vittima di un ingiusto processo orchestrato per motivi politici, Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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Il colonnello Aureliano Buendía promosse trentadue sollevazioni armate e le perse tutte. Ebbe diciassette figli maschi da diciassette donne diverse, che furono sterminati l'uno dopo l'altro in una sola notte, prima che il maggiore compisse trentacinque anni. Sfuggì a quattordici attentati, a settantatré imboscate e a un plotone di esecuzione. Sopravvisse a una dose di stricnina nel caffè che sarebbe bastata ad ammazzare un cavallo. Respinse l'Ordine del Merito che gli conferì il presidente della repubblica. Giunse a essere comandante generale delle forze rivoluzionarie, con giurisdizione e comando da una frontiera all'altra, e fu l'uomo più temuto dal governo, ma non permise mai che lo fotografassero. Declinò il vitalizio che gli offrirono dopo la guerra e visse fino alla vecchiaia dei pesciolini d'oro che fabbricava nel suo laboratorio di Macondo. Malgrado avesse sempre combattuto alla testa dei suoi uomini, l'unica ferita se la produsse lui stesso dopo aver firmato la capitolazione di Neerlandia che mise fine a quasi venti anni di guerre civili. Si sparò un colpo di pistola nel petto e il proiettile gli uscì dalla schiena senza ledere alcun centro vitale. L'unica cosa che rimase fu una strada di Macondo intitolata al suo nome. Ciò nonostante, secondo quanto dichiarò pochi anni prima di morire di vecchiaia, nemmeno questo si aspettava il mattino in cui se ne andò coi suoi ventun uomini a riunirsi alle forze del generale Victorio Medina.
Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine, p. 91
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#giuseppeconte: “Commissione di inchiesta sul Covid è plotone di esecuzione”
#covid19italia #tfnews #cronaca #6luglio #COVID19 #commissionedinchiesta #m5s #news #italia #cameradeideputati
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Commissione inchiesta Covid, arriva il sì della Camera. Conte: “È un plotone di esecuzione politica”
DIRETTA TV 6 Luglio 2023 La Camera ha approvato la costituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione del Covid-19. Il voto ha avuto 172 favorevoli e nessun contrario, dato che le opposizioni non hanno votato. Il M5s ha lasciato l’Aula dopo gli interventi di Giuseppe Conte e Roberto Speranza. 0 CONDIVISIONI La Camera ha approvato il disegno di legge per costituire una…
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Gabriella Degli Esposti, eroina della Resistenza
https://www.unadonnalgiorno.it/gabriella-degli-esposti-eroina-della-resistenza/
Gabriella Degli Esposti, nome di battaglia Balella, è stata una partigiana eroina della Resistenza antifascista, insignita con la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Nata a Calcara di Crespellano, in provincia di Bologna il 1° agosto 1912, in una famiglia contadina di idee socialiste. Nel 1931 si trasferì a Castelfranco Emilia dove viveva col marito Bruno Reverberi, cascinaio comunista tra i primi organizzatori del movimento partigiano locale. La loro casa, dopo l’8 settembre 1943, divenne la base della Quarta Zona della Resistenza.Gabriella Degli Esposti ha partecipato ad azioni di sabotaggio e organizzato uno dei primi Gruppi di Difesa della Donna con cui aveva capeggiato le proteste del 13 e del 29 luglio 1944, quando, in centinaia scesero in piazza a Castelfranco Emilia per protestare contro la scarsità di alimenti e manifestare contro la guerra.Il 13 dicembre dello stesso anno, durante un rastrellamento fascista, volto a contrastare l’irrobustirsi delle organizzazioni della Resistenza nella zona, venne catturata in casa, picchiata e minacciata di morte davanti alle due figlie, nonostante fosse incinta, perché si rifiutava di dire dove fosse suo marito e trasferita a Castelfranco Emilia dove, insieme ad altri prigionieri, venne sottoposta a stringenti interrogatori e torture.Prima di essere uccisa, il 17 dicembre 1944, era stata seviziata orrendamente. Il suo cadavere fu ritrovato privo degli occhi, con il ventre squarciato e i seni tagliati.Il suo supplizio indusse molte donne della zona a raggiungere i partigiani, fu così che nacque il distaccamento femminile “Gabriella Degli Esposti”, forse l’unica formazione partigiana formata esclusivamente da donne.
La motivazione della Medaglia d’oro postuma che le venne assegnata dice: “Due tenere figliolette, l’attesa di una terza, non le impedirono di dedicarsi con tutto lo slancio della sua bella anima alla guerra di liberazione. In quindici mesi di lotta senza quartiere si dimostrava instancabile ed audacissima combattente, facendo della sua casa una base avanzata delle formazioni partigiane, eseguendo personalmente numerosi atti di sabotaggio e contribuendo alacremente alla diffusione della stampa clandestina. Accortasi di un rastrellamento, riusciva ad allontanare gli sgherri dalla propria casa per breve tempo e, incurante della propria salvezza, metteva al sicuro le figliole ed occultava armi e documenti compromettenti. Catturata, fu sottoposta alle torture più atroci per indurla a parlare, le furono strappati i seni e cavati gli occhi, ma ella resistette imperterrita allo strazio atroce senza dir motto. Dopo dura prigionia, con le carni straziate, ma non piegata nello spirito fiero, dopo aver assistito all’esecuzione di dieci suoi compagni, affrontava il plotone di esecuzione con il sorriso sulle labbra e cadeva invocando un’ultima volta l’Italia adorata. Leggendaria figura di eroina e di martire.”
Il 22 aprile 2006, sul greto del Panaro, in località Ca’nova di San Cesario – dove furono ritrovati i corpi di Gabriella Degli Esposti e dei suoi compagni di lotta e di martirio – è stato inaugurato un monumento, realizzato dagli e dalle studenti dell’Istituto “Pacinotti” di San Cesario sul Panaro.
Nel 2016, la figlia Savina Reverberi Catellani ha pubblicato il libro Gabriella Degli Esposti, mia madre – storia di una famiglia nella tragedia della guerra, affinché il grande coraggio di questa donna che ha subito atroci torture ed è stata trucidata a causa dei suoi ideali e per liberare il nostro paese dal nazifascismo, non venga mai dimenticato.
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Blocco il plotone di esecuzione per De Ketelaere Mi avete rotto la minchia!
— Mario Calandra (@MariusKalander) Mar 5, 2023
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16 gennaio 1943, la fucilazione della spia Laura D'Oriano
Alle ore 7,07 dopo aver letto ad alta voce la sentenza di morte proclamata dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, il comandante Mario De Mari dava l’ordine al plotone di esecuzione composto da militi della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale di eseguire la condanna a morte nei confronti di Laura D’Oriano. La spia italiana naturalizzata svizzera e al servizio degli Alleati,…
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#2^ G.M. I Carabinieri Reali#Controspionaggio#Laura D&039;Oriano#Spionaggio nel secondo conflitto mondiale
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Psichedelico
Luci colorate fuori come fucilate Vedo facce allucinate Sopra proci allucinogene Zona vip, zona militare, zona erogene Deduci che ti bruci con le proprie luci alogene (cosa?) Bum bam clap del rap medicinali (uh) Verifico presenze di influenze musicali Ali mimetiche sintetiche per i viaggi mentali Crisi isteriche periodiche effetti collaterali (eh? Uh) Sono dentro a un tunnel con giovani fanciulle Con la corona in testa tutta fatta di betulle (ehi) Folle, cammino sulle acque con i roller E se la vita è un gioco potrei perdere il controller (ah-ha) Guido il mio plotone di cartone militare (eh) Fucile spara note esecuzione musicale (eh) Basta vita piatta voglio il tridimensionale (eh) Con manie di grandezza da ridimensionare (uh) Un viaggio solo andata ma non sò quando ritorno Intrappolato dentro a un quadro di Andy Warhol (uh) Vita veloce, Flash Thompson Dico buonanotte quando tu dici buongiorno (seh) Una flebo di placebo tiene a freno la mia mente (uh) Un popolo che vive stato di morte apparente (ah-ha) Futuro bidimensionale senza prospettive Una folla in preda ad allucinazioni collettive (uh)
E ti hanno detto di non prendere le caramelle dagli sconosciuti (sconosciuti) Ma nonostante tutto siamo sopravvissuti In cinque minuti È un'esplosione di colori in testa, allucinogeno quanto basta Psichedelico è psichedelico È un'esplosione di colori in testa, allucinogeno quanto basta Psichedelico è psichedelico
Non so più dove mi trovo, non mi muovo e se ci provo nulla accade (aah) Forse sto in un mondo nuovo (buono) o forse sono solo le mie pare (uh) In strada mille luci ma non è ancora Natale Cerco di scappare da questo brutto stato mentale Quando scende, quando sale Presa bene, preso male (ehi) La paranoia è la mia segretaria personale (uh) Cerco un anestetico del suono psichedelico Che pompa dentro al petto ed ha un effetto terapeutico È la combinazione del mio codice genetico È musica di genere? No, è farmaco generico Tieniti la lode io voglio il bacio accademico (muah) In merito all'onore dico solo onore al merito Pompa nell'impianto e fa tremare il palcoscenico Ti lascia con i punti come un intervento estetico (uh)
E ti hanno detto di non prendere le caramelle dagli sconosciuti (sconosciuti) Ma nonostante tutto siamo sopravvissuti In cinque minuti È un'esplosione di colori in testa, allucinogeno quanto basta Psichedelico è psichedelico È un'esplosione di colori in testa, allucinogeno quanto basta Psichedelico è psichedelico
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