#ossitocina sociale
Explore tagged Tumblr posts
Text
Sarà possibile guarire dall'autismo? La ricerca e le prospettive future
Ad oggi, non esistono farmaci in grado di "guarire" dall'autismo, in quanto l'autismo non è una malattia, ma una condizione neurologica e neurodivergente caratterizzata da un diverso modo di percepire e interagire con il mondo
Ad oggi, non esistono farmaci in grado di “guarire” dall’autismo, in quanto l’autismo non è una malattia, ma una condizione neurologica e neurodivergente caratterizzata da un diverso modo di percepire e interagire con il mondo. L’autismo rientra nello spettro dei disturbi del neuro-sviluppo (Disturbo dello Spettro Autistico, o DSA) e si manifesta con caratteristiche uniche in ogni individuo, che…
#accettazione della neurodivergenza.#Alessandria today#Autismo#CRISPR e autismo#disturbo dello spettro autistico#diversità neurologica#editing genetico#educazione sull&039;autismo#etica e neurodivergenza#etica nella ricerca sull&039;autismo#farmaci per l&039;autismo#farmaci per migliorare empatia#farmaci sperimentali autismo#futuro della ricerca sull&039;autismo#genetica e autismo#Google News#guarire dall&039;autismo#inclusione e accettazione#Inclusione sociale#interventi dietetici#italianewsmedia.com#microbioma e comportamento#migliorare i sintomi autismo#mutazioni genetiche autismo#neurobiologia dell&039;autismo#neurodivergenza#neurotrasmettitori e autismo#ossitocina e autismo#ossitocina sociale#Pier Carlo Lava
0 notes
Text
Alcuni elementi quotidiani su cui si può meditare una profonda auto osservazione:
Messaggi social: rileggere i messaggi polemici che hai scritto nell’ultimo mese ti fa vedere lo spreco di energie e la falsa importanza rispetto a qualcosa che, dopo meno di tre settimane, spesso nemmeno ti ricordi più.
Traslochi: trasferimenti o cambi radicali ti fanno comprendere quanto attaccamento hai nelle cose, soprattutto se ritrovandole dopo anni di disuso credi ancora che “potrebbero servire”.
Ossitocina: un ormone preziosissimo che ti insegna che tutto è illusione, non c’è niente di meglio che innamorarsi per capire che il tuo stato emotivo determina come vedi la realtà.
#crescita personale#conoscenza di sè#ossitocina#traslochi#social#auto osservazione#consapevolezza#responsabilità#discernimento#lavoro su di sè#pratica#svegliatevi#società#società malata#zombie#sistema#aprite gli occhi#volontà
27 notes
·
View notes
Text
Quante bugie che raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno mai detto la verità
La verità non semplifica
La verità non si esplicita
Perché ci vuole coraggio
Per dire: "Sono un codardo"
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno
Con questa macchina e l'attico è un attimo che non sai più chi c'è sotto
In casa chissà se c'è chi si fa domande
In para sulla sua vita, sul proprio partner
Se cambieranno i cliché o resterà tutto com'è (ehi)
Se parleremo di brand mentre c'è chi non ha il bread
L'ipocrisia è l'invenzione del secolo
Svendi la tua verità per la loro bugia
E dopo basta non chiederlo
Non credo che il mondo torni più quello di prima
E nemmeno lo spero, no
E nemmeno lo spero
Ero solo davvero
La Coscienza di Zeno
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio (mio)
Io e nient'altro che io (uoh)
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
La verità non santifica
La verità non giustifica
Tempo di farsi domande
Mettere l'ego da parte
Voglio coprirmi di cash
Sar�� felice, lo sento
Ciò che direi al vecchio me:
"Confondi fine col mezzo"
Soffocati gli idealismi, condannati a non capirci
Forse è questo, forse siamo solo più egoisti
Forse un cane, niente figli
Forse niente ha senso
Censuri un film in cui eravamo razzisti
Ma eravamo razzisti
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri
Cedi i dati ai social, Parasite
Tossici di ossitocina ormai
Ti convinci sia per la famiglia
Però è per te stesso come Walter White
Mondo che si fonda su ingiustizie
Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
Chi non finge?
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
3 notes
·
View notes
Text
Quante bugie che raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno mai detto la verità
La verità non semplifica
La verità non si esplicita
Perché ci vuole coraggio
Per dire: "Sono un codardo"
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno
Con questa macchina e l'attico è un attimo che non sai più chi c'è sotto
In casa chissà se c'è chi si fa domande
In para sulla sua vita, sul proprio partner
Se cambieranno i cliché o resterà tutto com'è
Se parleremo di brand mentre c'è chi non ha il bread
L'ipocrisia è l'invenzione del secolo
Svendi la tua verità per la loro bugia
E dopo basta non chiederlo
Non credo che il mondo torni più quello di prima
E nemmeno lo spero, no
E nemmeno lo spero
Ero solo davvero
La Coscienza di Zeno
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
La verità non santifica
La verità non giustifica
Tempo di farsi domande
Mettere l'ego da parte
Voglio coprirmi di cash
Sarò felice, lo sento
Ciò che direi al vecchio me:
"Confondi fine col mezzo"
Soffocati gli idealismi, condannati a non capirci
Forse è questo, forse siamo solo più egoisti
Forse un cane, niente figli
Forse niente ha senso
Censuri un film in cui eravamo razzisti
Ma eravamo razzisti
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri
Cedi i dati ai social, Parasite
Tossici di ossitocina ormai
Ti convinci sia per la famiglia
Però è per te stesso come Walter White
Mondo che si fonda su ingiustizie
Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
Chi non finge?
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
3 notes
·
View notes
Text
DAL CORONAVIRUS ALLA EGREGORA
Cosa sta succedendo realmente in Italia? Siamo di fronte ad una vera emergenza sanitaria, o ci stanno prendendo ancora una volta per il didietro?
Siamo veramente ad un passo dalla fine della civiltà umana, o il virus dagli occhietti a mandorla rientra nella classica manovra di controllo economico e sociale? Una cosa è certa: sono bastati pochi casi qua e là per innescare, come un effetto domino, la paura più recondita dell'essere umano. Per essere onesti, il “qua e là” non è proprio corretto, visto che stranamente ne sono state interessate le due locomotive economiche del Paese: la Lombardia con 47 casi e il Veneto con 12. L'analisi della distribuzione dei focolai indica che le comunità cinesi si sono stanziate solo al Nord. Ma se sono i cinesi (e le persone andate in viaggio in Asia) a portare il virus, è molto strano che non ci siano casi a Roma o in altre grandi città ben compartecipate da lavoratori cinesi e/o viaggiatori...
La gente è letteralmente terrorizzata dagli avvoltoi che lavorano nei media maistream, squallidi esseri abituati a sguazzare nella melma emotiva ogni giorno. Ma altri problemi si affiacciano all'orizzonte per l'uomo moderno: i social e gli smartphone. Basta infatti accedere a Facebook o avere un semplice account Whatsapp per essere letteralmente infettati da messaggi terroristici della peggiore specie. Quello che sta girando sotto forma di byte è sicuramente molto più pericoloso del virus stesso! A buttare benzina sul fuoco e alimentare la paura ci hanno pensato le amministrazioni comunali e regionali facendo chiudere attività commerciali, negozi e addirittura scuole.
PENSIERI ED EGREGORA Quando molti pensieri si focalizzano in una unica direzione, e quando questi pensieri sono associati e potenziati da forti emozioni, come per esempio la paura, si viene a generare una “forma-pensiero” che va sotto il nome di “Egregora” o “Eggregora”. L'Egregora è assai ben conosciuta sia dalla massoneria che da tutte le religioni e i movimenti spiritualisti del globo. E' una specie di “creatura immateriale” che può crescere se viene alimentata costantemente dall'attività psichica. Il nutrimento d'eccellenza che il Sistema ha scelto è ovviamente la paura! Pensieri ed Egregora sono creatori a loro volta... Quale mondo si potrà mai creare se vengono nutriti costantemente? La paura è una emozione funzionale importantissima e vitale, ma quando viene usata fuori dal suo contesto naturale e fisiologico, induce una cascata di problemi tra cui l'immunodepressione che rende l'uomo più fragile e cagionevole di salute. Miliardi di persone fragili o facilmente predisposte alle patologie sono grasso che cola per chi vuole ridurre la popolazione globale, guadagnando montagne di soldi dalla riduzione stessa...
INCIDENZA E MORTALITA' DEL CORONAVIRUS Cerchiamo di capire cosa sta realmente succedendo a livello globale. Secondo i dati del Worldmeter sul Coronavirus, costantemente aggiornati, ci sarebbero in totale:
- 78.880 contagiati - 2.466 morti.
Se su 79.000 persone infette 2.400 sono morte, stiamo parlando di un virus la cui mortalità è pari al 3% circa. Ricordo che la Sars viaggiava attorno al 9%!
Mortalità del coronavirus: 3%
Come mai viene decretato per sei mesi in Italia lo stato di “Emergenza sanitaria”, vengono isolati ospedali e intere città, chiuse scuole, per una banale influenza? Come mai non è stato fatto per la sars, l'aviaria, la mucca pazza? Ovviamente ci devono essere altre spiegazioni... Sembreranno queste delle eresie per chi si informa solo tramite la televisione. Forse a chi sta arraffando nei supermercati scatolette di tonno pinna gialla e fagioli borlotti; a chi sta riempiendo il carrello di acqua in bottiglia e confezioni di pile tripla A per la nuova torcia acquistata su Amazon assieme all'immancabile best seller: “Come sopravvivere ad un conflitto nucleare”, sfugge un piccolo particolare. Nessuno ha detto loro che ogni anno muoiono in Italia per influenza stagionale moltissime persone. Ma tutti quanti stanno attendendo con trepidazione il vaccino! Secondo il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano, “in Italia i virus influenzali causano direttamente all'incirca 300-400 morti ogni anno, con circa 200 morti per polmonite virale primaria. A seconda delle stime dei diversi studi, vanno aggiunti tra le 4.000 e le 10.000 morti 'indiretti', dovute a complicanze polmonari o cardiovascolari, legate all'influenza”.
OGNI ANNO IN ITALIA MUOIONO 10.000 PERSONE PER COMPLICANZE DA VIRUS INFLUENZALE
Se teniamo conto che ogni anno muoiono 10.000 persone anche per infezioni prese in ospedale, il quadro assume una connotazione paradossale. Quindi in Italia ogni anno più di 20.000 persone se ne vanno al creatore per un virus stagionale o per una infezione ospedaliera e per UN morto in Veneto siamo quasi alla Legge Marziale? Qualcosa sfugge alla logica, anche perché il morto in questione, come la maggioranza delle persone interessate da infezioni simili, non era proprio un giovanotto: aveva 78 anni e non godeva proprio di perfetta salute. Infatti l'altro tassello che manca a quelli che girano disperati per i centri commerciali alla ricerca dell'ultima bottiglia di Amuchina, è che nessuno muore per un virus, ma sempre per l'aggravamento di patologie pregresse. Una persona in perfetta salute può morire per un virus? Assolutamente si, se il patogeno è appiccicato al paraurti del camion che la investe!
LA PAURA ALIMENTA LA PAURA Per essere mantenuti in uno stato di terrore e ipnosi oltre alla televisione ci hanno messo a disposizione Whatsapp, una app sicuramente utile, il cui rovescio della medaglia però è inquietante... I messaggi sulla diffusione del coronavirus che viralmente girano in tutti i cellulari sono molto pericolosi, sicuramente più del virus stesso (se mai esistesse), sia per la pervasività che per la carica e forza creatrice del nostro pensiero, che se come detto diventa collettivo (eggregora), rafforza e amplifica ulteriormente la paura.
La Paura alimenta la Paura
Per accendere la televisione, normalmente, bisogna trovarsi a casa; mentre Facebook e WhatApp sono sempre con noi, perennemente con noi. Il cellulare ce lo portiamo sia in cesso che a letto, e a breve non potremo separarlo dal corpo perché lo avremo impiantato come protesi potenziatrice. Quindi i dispositivi digitali sono onnipervasivi...
FISIOLOGIA DELLA PAURA Vediamo ora cosa accade all'organismo quando si è in preda della paura. Quando respiriamo e mangiamo paura da mattina a sera, il Sistema Nervoso Simpatico istantaneamente e istintivamente produce una cascata ormonale, liberando catecolamine come «noradrenalina» e «adrenalina» e ormoni come «estrogeno», «testosterone» e «cortisolo». L'organismo reagisce con l'aumento del tono muscolare per l’azione (attacco o fuga) e con l'aumento della frequenza cardiaca (per far scorrere più velocemente il sangue) e del ritmo respiratorio per aumentare l’apporto di ossigeno. Il fegato genera lo zucchero (leggasi diabete) partendo dal glicogeno, il tutto per avere energia per l'attacco o la fuga. Aumenta perfino il fattore di coagulazione del sangue per minimizzare eventuali perdite da ferite, e i vasi si restringono nell’apparato gastro-intestinale (non dobbiamo digerire se stiamo rischiando la vita).
Questo sconvolgimento elettro-chimico-fisico è totale e assolutamente funzionale in natura (per gli animali) cioè quando si vive realmente un pericolo. Ma tutto torna alla normalità quando il pericolo è finito. L'uomo rispetto agli animali è dotato della mente: uno straordinario strumento che se viene usato male, lo inguaia. Gli animali per esempio non hanno paura dei virus, perché non sanno cosa siano; i bambini piccoli non hanno paura della morte perché non la conoscono! La mente dell'uomo invece è in grado di generare i problemi semplicemente pensando e vedendo un messaggio al cellulare. Poi la mente continua ad alimentarli rimuginandoli... Oltre a quanto detto, una delle prime cose che il cervello dell'uomo attiva quando c'è paura sono i Tubuli Collettori dei reni! Lo scopo è trattenere il liquido più importante e prioritario per la Vita umana: l'acqua. Quindi ci gonfiamo e potenziamo gli edemi, anche quelli cerebrali.
Infine l'ultimo tassello da conoscere è che nel cervello esiste una piccolissima ghiandola detta ipofisi (pituitaria) che svolge un ruolo centrale in tutto questo. La sua parte anteriore si chiama “adenoipofisi”, quella posteriore “neuroipofisi” L'adenoipofisi secerne: FSH e LH (ormoni mestruali), TSH (ormone tiroideo), GH (ormone della crescita), Prolattina, ACTH (cortisolo). Mentre la neuroipofisi secerne solo due ormoni: Ossitocina (l'ormone dell'amore) e ADH (l'ormone della paura). L'Ossitocina viene prodotta durante l'atto sessuale, durante il parto e l'allattamento, ecc. e viene chiamata l'ormone dell'Amore, perché indica che si sta provando piacere. L'ADH è invece l'ormone della paura, e funge da antidiuretico, cioè fa trattenere liquidi. La cosa interessantissima è che la neuroipofisi può secernere SOLO UNO dei due ormoni contemporaneamente. Il significato di questo è molto profondo: l'uomo può scegliere se vivere nell'Amore e nel piacere (ossitocina), oppure nella paura (ADH). Contemporaneamente, queste due condizioni sono impossibili: da qui possiamo comprendere che il contrario dell'amore è proprio la paura!
PAURA E AMORE SONO IN ANTITESI!
In quale stato d'animo vogliamo vivere? Quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli? La strada imboccata sta alimentando l'egregora, cioè quel mostro che a sua volta fomenterà il terrore per autoalimentarsi, se invece si vuole un mondo migliore allora è arrivato il momento di cambiare! Piuttosto che far girare video e/o messaggi che abbassano il livello e la vibrazione delle coscienze - partecipando de facto al gioco del Sistema - facciamo girare materale utile al risveglio delle coscienze. Messaggi che illustrano per esempio che i microrganismi non sono esseri demoniaci pronti a sterminare il pianeta, ma esseri viventi che popolano la Terra da milioni di anni, ben prima che il bipede chiamato uomo facesse la sua apparizione. Oggi questi vivono all'interno e all'esterno dell'uomo nel cosiddetto Microbiota, e il loro numero è 10 volte superiore a quello di tutte le cellule organiche. Da questo punto di vista la guerra al microbo è follia allo stato puro: combattere i microbi significa uccidere l'uomo stesso. Ecco perché la parola chiave non dovrebbe essere guerra ma simbiosi. Messaggi quindi che spiegano che il microbo non è nulla a confronto del terreno biologico dell'uomo. Se il suo terreno è in salute non c'è trippa per gatti! E se siamo nell'amore e nel piacere, non possiamo avere paura, e se non si ha paura si è fuori dal Sistema: si è Uomini Liberi...
PS: per questa breve analisi non importa sapere se il virus è uscito accidentalmente dal laboratorio cinese di Wuhan per un errore umano, o se è stato ingegnerizzato e messo in circolazione dall'America come atto di guerra economica alla Cina, o se invece si tratta delle prove generali di una futura pandemia, con l'intento di verificare le reazioni delle masse... Cambiano gli scenari (addendi) ma il risultato non cambia: lo scopo è sempre il controllo dell'uomo! Il Sistema si nutre di odio, paura e terrore, per cui se interrompiamo questo circolo vizioso e perverso lo faremo morire d'inedia... Tratto da www.disinformazione.it
_ Marcello Pamio
“abbracciamoci subito o rischiamo di non incontrarci più o solo da dietro un vetro”
38 notes
·
View notes
Text
"L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare."
(George Bernard Shaw)
Quello che potrebbe sembrare un semplice aforisma sulle caratteristiche attitudinali ed emozionali umane, in realtà nasconde verità scientifiche importanti.
Infatti il gioco, le attività ludiche in generale, non sono solo un indispensabile passatempo contro lo stress, ma in alcuni casi sono addirittura un'ottima terapia nella prevenzione e cura di numerose malattie legate sia all'età che a disturbi dell'umore.
Al riguardo, medici e studiosi, hanno ampiamente descritto ed elogiato gli effetti positivi di quella che viene definita la "Play-therapy"
(Terapia del gioco) elencando quali possono essere i suoi effetti sia nei bambini che negli adulti:
"La terapia del gioco è efficace nella gestione dell'ira e dell'aggressività, nel trattamento dei disturbi d'ansia, depressione, deficit di attenzione, difficoltà di apprendimento, carenze nello sviluppo sociale del bambino (disadattamento sociale ed emotivo)."
Nello specifico essi hanno isolato
ben 11 effetti positivi che derivano dal giocare che sono:
•1 Scarica lo stress
•2 Permette di socializzare facilmente
•3 Stimola la creatività
•4 Aiuta ad essere felici (rilascio di ormoni tipo serotonina, dopamina, ossitocina)
•5 Fa recuperare la propria genuinità
•6 Migliora il rapporto con i bambini
•7 Tiene in allenamento il cervello
•8 Rende più pratici
•9 Migliora la produttività
•10 Fa sentire liberi
•11 Insegna ad avere rispetto per il prossimo
(Fonte CureNaturali/PSY dott.Busolini)
Davvero possiamo dire che
anche la capacità di giocare in modo sano ed equilibrato, è un dono di inestimabile valore.
Ci fa capire molto sulla potenzialità del nostro corpo e del nostro cervello.
Soprattutto ci fa apprezzare il Creatore che ci ha dato queste capacità in modo tale che qualsiasi cosa facciamo, sia a beneficio e vantaggio della nostra persona nella sua interezza.
Sì, se impariamo a gestire bene il
tempo, sicuramente potremo passare momenti giocosi di gioia, che ci daranno la carica giusta per affrontare le fatiche della vita.
"Per ogni cosa c’è un tempo fissato, sì, un tempo per ogni faccenda sotto i cieli ... c'è un tempo per lavorare e un tempo per riposare...
C'è "un tempo per ridere” e “un tempo per saltare”.
( Ecclesiaste 3:1, 4) jw.org
✓Nella seconda immagine
elenco dei giochi biblici da tavolo
disponibili su richiesta a
Giuseppe Benevento
Per informazioni tel.
331 303 3967
1 note
·
View note
Photo
Cedi i dati ai social, Parasite Tossici di ossitocina ormai Ti convinci sia per la famiglia Però è per te stesso come Walter White Mondo che si fonda su ingiustizie Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer Scusa se sono profondo solo quando sono triste Chi non finge? Io che non sono più io Io non mi fido di Dio Io tutto e Io niente Io stasera Ah, io sempre Io con più niente di mio Io e nient'altro che io Io, io (ah-ah) Io, io, io (ah-ah) Io, nah.. 🎶 https://www.instagram.com/p/Ckb46YJDXzW/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
Text
Shitpost
Secondo l’American Dialect Society, la parola dell’anno 2017 è ‘shitpost’ che sta letteralmente per ‘post-di-mmerda’ (sì con due emme, per far finta di salvare la faccia col turpiloquio).
Shitpost è la pubblicazione su di un social di contenuti inutili ed irrilevanti con l’intenzione di far degenerare la conversazione, ovvero di infiammare gli animi o provocare.
Secondo alcuni, inoltre, la parola eletta non è così lontana come concetto e conseguenze dal binomio fake news.
Indubbiamente, non possiamo negare che le bufale-sul-web non abbiano giocato da protagoniste nel processo di degenerazione cognitiva, informativa e politica della società.
Sono talmente inestirpabili le fake news e le boiate postate sui social che pure Zuckerberg si è arreso e per sviare il discorso ha proclamato che féisbuk conterrà sempre più post di amici e parenti che non notizie dai media.
Insomma, bufale per bufale, meglio le cazzate (gli shitpost) dei nostri amici e parenti che non quelle dei giornali, così difficili da controllare e talvolta da smentire, considerata la loro verosimiglianza con le notizie aderenti alla verità.
In altre parole, poiché non si riesce a recuperare la dignità del controllo delle fonti per le notizie diffuse dai media, eliminiamo le notizie e lasciamo pasturare i webeti con le cazzate da essi stessi prodotte.
Shitpost si applica soprattutto al modo in cui le persone utilizzano i social, riempiendolo di fesserie, oltre che di bufale. Usare un meme (la rana Kermit che esprime giudizi, Buzz Lightyear che spaventa Woody di Toystory, una gif idiota) quale contributo alla discussione, la impoverisce banalizzandola.
Oddio, non si è mica tutti cervelloni alla Popper o Bauman, per apportare saggezza o sapienza ai commenti, ma un Minion con lo sguardo terrorizzato (che pure sono simpatici, i Minions e li uso anche io) non dice nulla sulla mia elaborazione mentale dell’argomento.
Intanto, perdiamo tempo sui social, nonostante le persone comincino a stancarsi. Anche questo Zuckerberg l’ha capito e così, prima che noi iscritti al libro delle figurine lo chiudiamo definitivamente perché è insulso e privo di reale utilità (se non quello di drogarci con ossitocina), il suo ideatore prova a ripulirlo dai contenuti tendenzialmente velenosi, ovverosia le fake news e le accuse di manipolazione politica, ma non dagli shitpost.
D’altronde, per un colosso come Facebook, è meglio mantenere molti utenti pure a minor tempo (comunque sprecato) sui social, che moltissimi utenti che chiudono definitivamente l’account per l’insulsaggine in aumento.
1 note
·
View note
Link
“Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.” Anne Herbert.
Questa frase è stata scritta da Anne Herbert su una tovaglietta di carta, in una tavola calda di Sausalito, in California, nel 1982 e da allora ha fatto e continua a fare il giro del mondo. Dice la Herbert: «La gentilezza può generare gentilezza tanto quanto la violenza genera violenza��, una specie di bontà da guerriglia, di contagio piacevole. La gentilezza è difficile da definire ma facile da riconoscere, sono gentili quelle azioni “amorevoli”, rispettose, emotivamente attivanti, che suscitano il sorriso e la gratitudine in chi le riceve, una sorpresa piacevole, un inaspettato senso di benessere.
Non stiamo parlando della gentilezza motivata dalla paura, gradevole per chi la riceve ma non altrettanto gradevole per chi la esercita, che vive nel timore di non essere accettato, amato, approvato o accolto, che, in qualche modo, “deve” essere gentile, servizievole e premuroso per “meritare” l’affetto e l’accoglienza degli altri. Ci riferiamo alla dolcezza disinteressata, all’essere amorosi per il piacere di compiere un gesto amorevole fine a se stesso, senza nulla in cambio. “Gentile è chi non spezza la canna infranta e non spegne il lucignolo fumigante” dice l’evangelista Matteo, anticipando la psicologia, che vede nella gentilezza l’espressione della vera forza interiore. Infatti chi è molto forte non ha alcun bisogno di imporsi con la coercizione, non ha nulla da dimostrare e può comportarsi con dolcezza. «Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile» dice lo psicoterapeuta Wayne W. Dyer, introducendo un concetto rivoluzionario nella nostra epoca in cui i costumi si imbarbariscono e le conversazioni sono proiettate sull’aver ragione a tutti i costi e denigrare l’altro per poter emergere, affermando la nostra superiorità.
La gentilezza ha effetti positivi anche su chi è gentile:
– Rende più felici
Quando si è gentili si sorride, ed i livelli di dopamina, endorfine e serotonina nel cervello aumentano. La conseguenza è una sensazione gradevole di benessere. Recenti test su studenti preda di una forma specifica di ansia indicano che gli atti di gentilezza sono efficaci per alleviare la fobia sociale.
– Fa bene al cuore
L’atto gentile procura calore emotivo e si produce ossitocina, che ha un ruolo significativo per abbassare la pressione e proteggere il cuore.
– Rallenta l’invecchiamento
L’ossitocina riduce i livelli di radicali liberi ed ha effetti anti-infiammatori, rallentando l’invecchiamento alla fonte.
-Migliora le relazioni
La gentilezza riduce la distanza emotiva tra le persone, fa percepire una maggiore connessione e agevola la comunicazione. Qualsiasi messaggio, veicolato in un parlato gentile, giunge più facilmente a destinazione nella sua interezza, anzi, potenziato dal calore emotivo.
– È contagiosa
Come una pietra gettata nello stagno, la gentilezza crea un effetto che si estende verso gli altri, che sono indotti a loro volta a compiere atti gentili.
E dunque, non si può che condividere l’esortazione di Saverio Tommasi: “Siate ribelli, praticate gentilezza.”
0 notes
Photo
la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 10)
Una delle norme anti Covid-19 che potremmo definire “sottintesa”, comune a tutte le zone di classificazione delle regioni, prevede il divieto di baciarsi. Nell’accurato vademecum dal titolo: LE RACCOMANDAZIONI DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI ANDROLOGIA - Consigli su come vivere la sessualità e suggerimenti per evitare di contagiarsi e di diffondere l’infezione da COVID-19 -inviato dalla SIA al dicastero del Ministero della Salute, già dalle premesse è tutto decisamente molto dettagliato e chiaro:
– COVID-19 è stato trovato nella saliva e nel muco rinofaringeo, nelle feci e nelle urine delle persone infette. – È possibile contagiarsi da COVID-19 da una persona che lo possiede. – Il virus può diffondersi a persone che si trovano a circa 1,5/2 mt da una persona con COVID-19 quando quella persona tossisce o starnutisce. – Il virus può diffondersi attraverso il contatto diretto con la loro saliva o muco e quindi non solo con il bacio ma anche nei rapporti orali. – Passare la bocca sull'ano potrebbe diffondere COVID-19. Il virus che si trova nelle feci può riconoscere una porta di entrata dalla bocca.
"Porta di entrata" a parte, è innegabile, fin dall’infanzia, ogni bacio evoca piacere e legami affettivi; secondo una recente ricerca AECM Albert Einstein College of Medicine di New York, le nostre rappresentazioni cerebrali delle labbra e della lingua sono assai sviluppate. Mentre succhiamo, sentiamo e non dimentichiamo più. Persino nelle culture, in Afghanista ad esempio, in cui baciarsi con la lingua è oggetto di disapprovazione, l’umano bisogno di affetto e sicurezza dà luogo all’eros che scaturisce dal contatto guancia a guancia, dai morsetti e dall’inspirare l’odore del viso della persona amata. Da ragazzino quando sentivo odore (l’olfatto è senz’altro il più potente dei nostri sensi), di cipria o di rossetto ero vittima di un'attivazione generale dei miei ricettori nervosi, corrispondente a un enorme impennata dei livelli di ossitocina – circa 5 volte superiore a quelli usuali . Con la loro travolgente intimità, i baci siglano un patto, un legame profondo: SIAMO TU E IO CONTRO IL MONDO! Un motivo ricorrente nella letteratura occidentale è che, laddove all’individuo è negata la possibilità di scegliere il proprio compagno o di esprimere liberamente la propria sessualità, il baci simboleggiano il caos sociale. Per Romeo e Giulietta, ad esempio, baciarsi era pericolosamente compromissorio perché univa la coppia sbagliata.
Devi sapere che quando siamo morti, sottoterra, ed iniziamo a marcire, a consumarci – siamo destinati alla putrefazione, che horreur! – per prima cosa: i batteri bisocosis populi attaccano le pareti intestinali. Pare che da vivi, ci scambiamo qualcosa come 130.000 bisocosis populi ad ogni contatto con la lingua umana. In un bacio molto intimo salgono a 230.000. I primi entrarono in contatto all'alba della creazione, quando Adamo baciò Eva; questo rende improbabile che fosse stata Eva a baciare Adamo, perché in quel caso i primi 100.000 li avrebbe sprecati mordendo la mela. Questo giusto per dar sfogo al mio istinto primordiale di approfondire gli argomenti, non potevo esimermi dall’informarti delle peculiarità igienico/religiose del bacio... Ma torniamo a noi, così distanti da quell’Eden della prima coppia umana. La pertinente raccomandazione di evitare di baciarsi, di non baciare nessuno in questo momento di grande diffusione del virus, ma soprattutto evitare di baciare chiunque non faccia parte della tua cerchia di contatti stretti, è (giustamente) riconducibile al problema del distanziamento fisico. Oggi sappiamo che, anche la distanza di sicurezza tra le persone fissata internazionalmente a un metro, potrebbe non essere più sufficiente. I CDC Centri statunitensi per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, stanno rilevando che il Covid-19 può diffondersi attraverso piccole particelle nell’aria lungo una distanza più estesa e per ore. Già poco prima di abbandonarci al bacio vero e proprio, infatti, le nostre labbra stanno ad un’unità Ångström – che corrispondente a 0,1 nm o 1×10⁻¹⁰ m un diecimiliardesimo di metro – da quelle del partner, pertanto le distanze minime per evitare la trasmissione del virus vengono meno ancor prima del bacio vero e proprio. Il NYC Health nel report dal titolo: “sesso più sicuro e Covid-19”, ammette che dobbiamo ancora imparare molto su Covid-19 e sesso, e aggiunge “Il virus si diffonde tramite le particelle nella saliva, nel muco o nel respiro delle persone, non sappiamo se il COVID-19 si può diffondere tramite il sesso vaginale o anale. Questo significa che il sesso probabilmente non è un modo comune per la diffusione del COVID-19, se hai rapporti sessuali con altre persone al di fuori del nucleo familiare, cerca di avere il minor numero di partner possibile e scegli partner di cui ti fidi”. Ebbene sì, anche i nostri amici di New York City hanno un Comitato Scentifico. È evidente che il mondo tutto, ha messo in campo le sue menti migliori per sconfiggere questa terribile pandemia. Comunque, peccato per ’sta storia dei baci. Il bacio può essere pulito e sporco, volto al futuro come al passato, universale, particolare…, e da meno di un anno a questa parte il bacio può facilmente passare COVID-19. Comunque, non preoccuparti puoi sempre tenerti in allenamento e fare pratica di baci strapazzando il cuscino o un poster. Oppure, come suggerisce il dottor J Simons, noto luminare di medicina degli sport olimpici, puoi sempre fare pratica con un amato o un’amata di fantasia. Dopotutto non dimenticare che baciare, è una capacità motoria che prevede un’intensa pratica mentale.
PROVIAMO: Ok… Tieni stretto il tuo cuscino, avvinghiati ad esso se preferisci?! Chiudi gli occhi e rilassati. Pensa a tua moglie, a tuo marito, o a qualcuno che ti piacerebbe baciare. Fatto? Cerca di sentirlo, ora… Lo senti? Concentrati: il tuo esercizio sarà tanto migliore quanti più sensi riuscirai a coinvolgere... Il tuo subconscio non è in grado di distinguere tra realtà e fantasia, e se lo farai seriamente, ti sembrerà di baciare sul serio l’oggetto dei tuoi desideri. Attenzione!!! Senti di aver bisogno di feedback? I tuoi baci sono troppo irruenti, poca lingua, troppa lingua, troppa saliva? Secondo te sono meravigliosi, ma il tuo partner reale sarebbe d’accordo? Insidie come queste, che nascono da aspettative realistiche, sono molto comuni tra quelli che si dedicano alla pratica del “bacio immaginario”, ma tu: FREGATENE! È quando le aspettative sono ridotte a zero che si apprezza veramente ciò che si ha.
Sarebbe un peccato se fantasticare una vita da fiaba facesse diventare la realtà una delusione. Dunque goditi i tuoi baci immaginari e non innamorarti delle tue fantasie. E ricordati di asciugare il cuscino prima di metterti a dormire!
Fine giorno10
0 notes
Text
Una larghissima parte del comportamento umano deriva da tratti genetici o epigenetici che si possono esprimere in uno spettro di alternative, alcune socialmente accettabili altre no. La cultura è una sovrastruttura che assume un senso solamente in asservimento alla biologia da cui deve partire. La specie umana, come moltissime altre, è sessualmente dimorfica, e il processo di selezione sessuale che tesse la nostra evoluzione origina quindi da strategie di accoppiamento e riproduzione fra due sessi che manifestano i loro comportamenti secondo criteri diversi. La teoria odierna del costruzionismo socioculturale nega totalmente l’evoluzionismo e ripropone un approccio quasi creazionista nel giustificare cosa siano uomini e donne, come funzionino e come si differenzino. La biologia viene totalmente ignorata o discreditata quando è il fondamento stesso della natura umana, ed è il motore di ogni nostro istinto, pulsione ed emozione in una maniera nemmeno lontanamente comparabile all’influenza esercitabile dalla “pressione sociale”.
Il dimorfismo sessuale pre-esiste qualsiasi costruzione culturale e ne è indipendente. Sono le singole oggettivazioni culturali ad esserne derivative, ma la biologia rimane l’imprescindibile Assoluto.
Per dimostrarlo prendiamo in considerazione, ad esempio, gli indigeni Tsimané stanziati in Bolivia, presso cui la sovrastruttura culturale è infinitesimale. Esperimenti hanno rilevato che gli uomini di tale popolazione presentano in media un livello di testosterone più basso di quello di uomini di buona parte delle società occidentali – cosa che ha sorpreso parecchio i ricercatori, dal momento che gli uomini della Bolivia esprimono “molta mascolinità”, se vogliamo. Ma ecco cosa è stato sperimentalmente rilevato nella misurazione dei loro cicli ormonali tramite periodiche prelevazioni della loro saliva.
Il livello di testosterone in circolo nell’uomo subisce un crollo repentino nel momento in cui scopre che la compagna è incinta, e anche nel momento in cui nasce suo figlio. L’abbassamento del testosterone ha il risultato di rendere l’uomo emotivamente più nevrotico, irrequieto e distratto di quanto sia solitamente. L’uomo sente quindi l’impulso di uscire di casa. A quel punto si trova un compagno di caccia, e spende le restanti 8-10 ore cacciando. Mentre i due uomini aspettano di trovare una preda, il loro livello di testosterone è alla sua soglia minima. Ma quando ne uccidono una, sperimentano un incremento ormonale esponenziale che li porta a percepire quello che viene definito “senso di vittoria”. Tale aumento di testosterone li ripaga emotivamente con sentimenti di conquista, autostima ed euforia, e con una dose rinnovata di energia che contribuisce, fra le altre cose, a riassestare muscoli affaticati o contratti, e tessuti che possono aver danneggiato nell’effettuare la cattura. Allo stesso tempo, sperimentano anche un’enorme impennata di ossitocina, l’ormone responsabile dei legami affettivi che viene spesso chiamato “ormone dell’amore” o “della felicità”. Tale impennata riporta alla mente dei due uomini l’amore che provano per le loro mogli e i figli, e tutti gli altri sentimenti che associano alle loro famiglie. È praticamente il modo attraverso cui la natura dice loro “lo so che siete così gasati da voler fare subito un fuoco, cuocere quel tapiro al barbecue e mangiarvelo come ricompensa, però…” Quindi trascinano l’animale a casa. Il livello ancora alto di testosterone – che ricerche scientifiche testimoniano promuova correttezza nelle negoziazioni – fa in modo che i due si dividano equamente la carcassa fra loro, assicurandosi quindi una futura rinnovata cooperazione in altre sessioni di caccia, mentre il livello ancora alto di ossitocina alimenta la loro generosità e fa in modo che i due si accertino che le rispettive mogli e tutti i rispettivi figli abbiano da mangiare una parte di quanto cacciato. A quel punto, nell’arco di due giorni, il livello di testosterone si assesta nuovamente alla sua soglia minima, l’uomo torna nuovamente agitato, irrequieto e distratto, risente l’impulso di uscire e ripete tutto il ciclo. Perché la massima ricompensa ormonale che l’uomo ottiene fisicamente non deriva dalla vicinanza al figlio, ma dal suo allontanamento da esso e successivo ritorno con delle “conquiste” da dargli per farlo felice e supportarlo – soprattutto quando il figlio è molto piccolo.
Per le donne accade l’esatto opposto. Le donne diventano emotivamente più nevrotiche, irrequiete e distratte quando sono costrette ad allontanarsi dai figli, soprattutto se piccoli. L’impulso ormonale delle donne non è quello di uscire di casa se significa allontanarsi dai figli piccoli, ma si verifica quando sono fuori casa senza di loro, e persiste finché non si ricongiungono con loro. L’incremento di estrogeni nella donna si verifica in prossimità fisica con il figlio – specialmente dormendo pelle contro pelle – e nel processo di allattamento, in cui il suo intero sistema nervoso viene inondato di ossitocina come forma di ricompensa. Le donne non sono “premiate” ormonalmente – e quindi emotivamente – allontanandosi dai figli per portare a termine una “conquista” e riportargliene i frutti. Al contrario, sono ormonalmente “punite” se si allontanano dai figli piccoli, o se essi cessano di trovarsi nella loro sfera diretta di osservazione, influenza e controllo. E nel momento in cui devono necessariamente allontanarsi, vengono investite da sensazioni negative che non scompaiono finché tale legame fisico non è ripristinato. Questo effetto ovviamente diminuisce progressivamente alla crescita dei figli, e può variare in intensità da donna a donna, ma è sempre fisiologicamente presente – a tal punto che le mammelle di una donna possono arrivare a secernere automaticamente litri di latte pur trovandosi lontane dal loro infante, ma in prossimità dell’infante di un’altra donna che inizia a piangere perché ha fame. Alla faccia della pressione sociale!
Quindi, da una parte abbiamo un ciclo ormonale che permette agli uomini di sentirsi appagati dal loro allontanamento dal figlio piccolo in maniera maggiore rispetto che dalla loro vicinanza ad esso – a patto che tale allontanamento si traduca in attività produttive che vanno a favore del figlio – e dall’altra un ciclo ormonale che permette alle donne di sentirsi appagate esattamente nella maniera opposta. In caso contrario, sia uomini sia donne diventano emotivamente più nevrotici, irrequieti e distratti, e avvertono l’impulso di ripristinare il proprio ciclo da capo.
Che sistema incredibilmente raffinato! Un bioingegnere non avrebbe potuto crearne uno più efficiente.
Quindi. In che modo, esattamente, il costruzionismo socioculturale avrebbe intenzione di “riparare” questa realtà comportamentale per inglobarla nella sua teoria senza polverizzarla in mille pezzi? Io innanzitutto controbatterei sostenendo che non si tratti di una situazione che richiede di essere “riparata” – o per lo meno, non nell’ottica dell’ottenimento di una condizione di “equità” o parità di risultati. Come società siamo già ben oltre l’aver permesso alle poche eccezioni esistenti – in merito al funzionamento di questi cicli ormonali – di organizzarsi come meglio credono senza incorrere in sanzioni economiche o sociali. Famiglie che decidono di invertire totalmente i ruoli di genere possono al massimo essere adocchiate con curiosità o confusione, ma di sicuro non vengono ostracizzate dalla comunità umana. E non c’è niente che possa impedire ad una donna che si trova emotivamente più premiata dall’adozione del ruolo tipicamente maschile di diventare il generatore economico della sua famiglia. Molte ricerche hanno evidenziato come donne (quasi sempre nubili e senza figli) che si specializzano in un campo predominantemente maschile possano essere tanto competenti quanto gli uomini.
Ad ogni modo, dovrebbe essere chiaro che esiste una bella differenza fra “permettere” e “pretendere”. Tenendo in considerazione l’ingenza del dimorfismo sessuale fra uomini e donne scaturente da questi potentissimi meccanismi biologici che ci portiamo dietro e regolano la nostra vita da milioni di anni (e davanti a cui qualsiasi “pressione sociale” non può che impallidire), pur permettendo a tutti di differenziarsi dai modelli comportamentali tradizionali ad un livello di inclusività e accettazione pari al 100%, i dati scientifici chiaramente dimostrano che la stragrande maggioranza di persone non altererebbe comunque il proprio stile di vita, perché non riceverebbe alcun sollievo ormonale ed emotivo nel farlo. Difatti, ne stiamo già vedendo gli effetti nel cosiddetto “gender equality paradox” che è stato riscontrato nei paesi scandinavi – paesi in cui, a fronte di un trattamento egualitario ed un identico processo di socializzazione fra uomini e donne, le differenze comportamentali fra i generi sono incrementate invece che ridursi, e uomini e donne sono diventati ancora più “gender-typical” di quanto già non fossero. Possiamo quindi semplicemente concludere rassegnandoci all’evidenza che, nella stragrande maggioranza dei casi, “gli uomini faranno gli uomini” e “le donne faranno le donne”, senza dover imporre una prescrizione socioculturale che renda il fenomeno obbligatorio – ossia senza sostenere che gli uomini debbano fare gli uomini, e le donne debbano fare le donne.
Ma questo significa anche che, se lo scopo del costruzionismo socioculturale rimane l’equità intesa come parità di risultati in ogni sfera sociale, allora avrà bisogno di esigerla – ossia esercitare un’imposizione che richiede una coercizione forzata, verso quella stragrande maggioranza di uomini e donne, di iniziare ad assumere un comportamento sociale che li porti a condurre un’esistenza meno soddisfacente di quanto sarebbe altrimenti. In che modo forzare le persone ad adottare ruoli di genere opposti rispetto a quelli che si sono evolute per ricoprire può contribuire al raggiungimento del benessere collettivo e della felicità umana?
A questo punto si potrebbe ipoteticamente ribattere che l’evoluzione possa aver cospirato per fare in modo che le donne agiscano contro i loro stessi interessi individualistici – ma se è davvero questo il caso, lo fa comunque attraverso un sistema di ricompense biologiche che la maggior parte di esse sono più che felici di ricevere in cambio. E con questo non intendo dire che una madre non potrebbe mai covare risentimento verso i suoi figli, o arrivare talvolta a sentirsi sobbarcata dalla loro esistenza. Ma che nel suo insieme, il risarcimento che riceve in termini ormonali ed emotivi dal suo meccanismo biologico vale quasi sempre l’investimento compiuto nel diventare madre.
Ciò che è inoltre opportuno evidenziare è che ancora oggi la maggioranza di donne con figli preferirebbe lavorare meno di quanto deve, piuttosto che di più. Infatti, anche il femminismo ha supportato più volte il mantenimento di uno standard annuale nei permessi di maternità per le donne, sebbene i mariti di queste donne spesso si ritrovino a dover chiedere un aumento per dover far fronte a questa scelta, e sebbene inoltre questa scelta comporti un’interruzione di carriera che potrebbe essere deleteria in termini di guadagno e avanzamento professionale per tali donne. Il femminismo ha tuttavia appoggiato questa posizione perché è ciò che farebbe maggiormente felici le donne, sebbene sia anche ciò che alimenta inevitabilmente la differenza su larga scala di guadagni medi fra uomini e donne che poi, due giorni dopo, lo stesso femminismo sfrutta per argomentare che in realtà sia presente della discriminazione di genere in corso.
Nessuna donna in salute dopo una gravidanza senza complicazioni necessita di più di 6 settimane per riprendersi fisicamente e tornare ai ritmi di lavoro consueti. La posizione di sostenimento della necessità di finanziare permessi di maternità dal valore annuale scaturisce unicamente dalla consapevolezza che, nella maggioranza dei casi, rimanere a casa con il proprio neonato è ciò che le donne vogliono – non tanto perché l’allattamento al seno sia necessario (anche se è l’opzione migliore) o perché non ci sia nessun altro che possa dare la propria disponibilità a cambiare pannolini e assistere alla cura del bambino, ma perché le donne non vogliono separarsi dai loro figli. Perché sono ormonalmente ed emotivamente ricompensate quando ci sono vicine, e ormonalmente ed emotivamente punite quando se ne allontanano.
In che modo andrebbero “socialmente ricostruite” le donne per fare in modo che non provino più queste emozioni in queste circostanze? In che modo, quando persino le associazioni femministe stesse assecondano l’appagamento di tali emozioni, sebbene tale appagamento sia fra le cause primarie dell’impossibilità di ottenere parità di risultati fra uomini e donne in quasi ogni sfera pubblica?
Perché se continuiamo ad aspettarci che sia il costruzionismo a risolvere questo “problema”, siamo tutti fuori strada, così come siamo fuori strada se ci aspettiamo che trattare uomini e donne come se avessero solo differenze socialmente determinate sia la chiave per rendere tutti quanti felici – donne incluse. Non a caso, è dal 1970 che le donne come demografica stanno riportando una crescente insoddisfazione nelle loro vite, quando prima di quella decade avevano sempre riportato un livello di soddisfazione pari a quello degli uomini, o fino al doppio più alto.
Uomini e donne esibiscono dimorfismo fisico, psicologico e comportamentale come risultato dei processi di selezione naturale e selezione sessuale. Tale risultato è dovuto alle diverse strategie riproduttive che i due sessi da sempre sono inevitabilmente portati ad escogitare a causa di una differenza esponenziale nei rischi e i costi a cui devono far fronte. Tale diversificazione nelle strategie riproduttive implementate determina anche una differenza nella motivazione sessuale che uomini e donne manifestano, e nelle circostanze in cui tale manifestazione si verifica. Tutte queste differenze fanno a capo alla specie umana, e si presentano in maniera enormemente consistente in qualsiasi cultura si sia mai generata.
Molto di ciò che oggi viene venduto come “culturale” in Occidente è in realtà di derivazione biologica, e trova nella cultura unicamente un supporto caratteristico che sia evolutivamente concorde piuttosto che discorde. Ma tutto questo sta prendendo totalmente alla sprovvista i costruzionisti, perché nell’elaborare la loro teoria hanno collettivamente deciso che disinteressarsi alla scienza equivale a depauperarla di valore, o si sono proprio totalmente dimenticati che non siamo altro che ominidi coi pollici opponibili e una corteccia cerebrale nuova di zecca che dobbiamo interamente all’adozione di un sistema sociale che sia stato in grado di sfruttare al massimo il nostro dimorfismo sessuale.
Human behavioral biology
Some people seem deeply wedded to blank-slatist views of human behavior as being entirely down to culture (and thus mutable) — the sort of view Pinker was arguing against 18 years ago. And part of this seems to be subjecting biological theories of behavioral patterns to impossible burdens of proof — while treating their own cultural theories to be assumed true until disproven.
Sure, that a given pattern only occurs in some cultures, and in some eras, is pretty good evidence for being all or mostly cultural. But what about the opposite, where a pattern generally occurs across human cultures and human history? I just saw someone assert that this is, somehow, also proof of the behavior being cultural in origin. They also ignored that the behavioral pattern in question is found in our fellow apes, and, to a great degree, in mammals in general.
If none of these constitute evidence in support of even partially-biological underpinnings, in their view, what would?
And then, they further went on to argue that since we cannot prove (to their standard) that it’s biological, it might be cultural, and therefore we should act to change it on the assumption that it’s purely cultural, by pursuing policies that rely entirely on it being totally cultural.
(Am I the only person out there who actually accepts the theory of evolution by natural selection in its entirety?)
7 notes
·
View notes
Link
19 MAR 2019 19:50
STRAZIAMI MA DI COCCOLE SAZIAMI – IL CONTATTO FISICO, IN PARTICOLARE GLI ABBRACCI, SONO FONDAMENTALI PER IL NOSTRO STATO DI SALUTE - LA SCIENZA SOTTOLINEA COME TOCCARSI ATTENUA IL DOLORE SIA FISICO CHE EMOTIVO, GIOVA AL CERVELLO, È UN TOCCASANA PER IL CUORE E AIUTA AD AVERE MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DEL CORPO - CI SERVONO 4 ABBRACCI AL GIORNO PER SOPRAVVIVERE, 8 PER STARE BENE E 12 PER…
-
Azzurra Barbuto per “Libero quotidiano”
Ci servono 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per stare bene e 12 per migliorare il nostro stato di salute psicofisica ed evolvere. Lo sostiene la nota psicoterapeuta statunitense Virginia Satir e lo conferma la scienza. Numerosi studi hanno infatti attestato che il contatto fisico, in particolare il gesto dell' abbracciarsi, abbassa i livelli di cortisolo, ormone dello stress, aumentando di contro quelli di ossitocina, ormone dell' amore, e di dopamina, neurotrasmettitore del piacere che ci fa sentire appagati.
Toccarsi attenua il dolore sia fisico che emotivo, donando un senso di sollievo; stimola la produzione di emoglobina che trasporta ossigeno ai tessuti; giova al cervello affinando la capacità di apprendimento nonché quella decisionale; aiuta a trasmettere le proprie emozioni migliorando il rapporto con gli altri e favorisce altresì lo sviluppo di una maggiore consapevolezza del proprio corpo, poiché per accettarci abbiamo bisogno di sentirci amati.
Come se non bastasse, stringersi tra le braccia è un toccasana per il cuore, le cui patologie derivano non di rado da malesseri di tipo affettivo: riduce il battito cardiaco, la pressione e il colesterolo, e migliora la circolazione sanguigna. Insomma, senza coccole non potremmo vivere. Esse costituiscono una sorta di medicinale assolutamente privo di controindicazioni e gratuito, che cura l' ansia e la depressione e ci rende più longevi, più forti e anche più equilibrati.
VENTI SECONDI Gli scienziati hanno notato che mentre due persone stanno avvinghiate, si sincronizzano a livello cerebrale e i loro tracciati elettroencefalografici si sovrappongono, armonizzandosi. Ma perché un abbraccio generi davvero un potente effetto terapeutico è necessario che abbia una durata di almeno 20 secondi, arco di tempo nel corso del quale vengono annientate le angosce e persino le paure esistenziali, inclusa quella della morte, come ha dimostrato una ricerca pubblicata sulla rivista Psychological Science.
Le effusioni non hanno età. Gli studiosi hanno constatato che i bambini che ricevono maggiore affetto diventano adulti dotati di una buona autostima, più sicuri, più fiduciosi in loro stessi e negli altri.
Al contrario, quelli trascurati dai genitori sono portati ad essere tristi, a sentirsi smarriti e arrabbiati, stati d' animo che perdurano nell' età adulta. Ma non solo, le carezze rendono i bimbi più intelligenti, più attenti e propensi ad imparare. Ecco perché, allorché un piccolo piange, sarebbe opportuno calmarlo mediante il contatto e non consegnandogli tra le mani lo smartphone o la merendina
Da uno studio svedese pubblicato su Research on Language and Social Interaction è risultato che rispondere attraverso il tocco fisico ai lamenti o ai capricci dei pargoletti ha un effetto lenitivo, dato che questi ultimi fanno esperienza della disponibilità e della presenza dei congiunti. Tuttavia, le tenerezze sono vitali anche per i grandi, poiché il bisogno di sentirci amati e protetti perdura durante tutta la nostra esistenza.
Nei momenti di difficoltà, quando siamo malati, alla fine di una giornata pesante, allorché avvertiamo stanchezza e malinconia, così come quando abbiamo raggiunto un traguardo che ci è costato sacrifici ed impegno, ciò che ci serve è nient' altro che essere avviluppati dal calore di chi ci ama o almeno ricevere una pacca sulla spalla o una stretta di mano in segno di incoraggiamento.
IL CONTATTO VIRTUALE Eppure nella nostra società il contatto virtuale ha preso il sopravvento su quello fisico: siamo iperconnessi ma distanti gli uni dagli altri. Dalla mattina alla notte fonda sfioriamo i nostri display touchscreen ed ipersensibili ai nostri polpastrelli ma ci guardiamo bene dal porgere una carezza. Forse è anche per questo che siamo sempre più malati di depressione, disturbo mentale più diffuso tra gli italiani (ne soffri i 2,8 milioni di persone).
Stando al risultato di una indagine di qualche anno fa, sette abitanti della penisola su dieci (68%) sentono il bisogno di coccole per sentirsi meglio e considerano carezze (64%), abbracci (57%) e baci (54%) dei rimedi per alleggerirsi dalle fatiche quotidiane. E tra uomini e donne non vi è alcun dubbio che i più coccoloni siano i primi (58% contro 42%).
L'esigenza di ricevere gesti di affetto è secondario solo rispetto a quella di raggiungere una stabilità lavorativa ed economica, avvertita oggi come primaria (75% degli intervistati). Certo è che se il lavoro non si trova ed i soldi mancano, non resta altro da fare che affondare in una rassicurante stretta.
Almeno non ci verrà il crepacuore.
0 notes
Text
"Maledetta pandemia" come quella primavera: come l'ossitocina riunisce i cuori o li divide per sempre
“Maledetta pandemia” come quella primavera: come l’ossitocina riunisce i cuori o li divide per sempre
Durante il blocco della pandemia, poiché le coppie sono state costrette a trascorrere giorni e settimane l’una nell’altra, alcune hanno trovato il loro amore rinnovato mentre altre sono in procinto di divorziare. Non è uno scherzo o una cosa surreale e seppure nella sua drammaticità, molti ci hanno scherzato sopra con battute e posts sui socials. Ma è possibile che la chimica del cervello sia…
View On WordPress
#aggressività#competizione#comportamento#confidenza#contatti sociali#coronavirus#dipendenza affettiva#impatto sociale#neurochimica#neuroni#optogenetica#ossitocina#pandemia#rapporti sociali#sentimento#socializzazione
0 notes
Text
#SapeviChe
Quando esseri umani e cani si guardano negli occhi il cervello di entrambi può produrre ossitocina, l'unico caso osservato fra specie diverse.
L'ossitocina, soprannominata "ormone dell'amore", è un elemento chiave nelle interazioni sociali e nelle relazioni sentimentali, poiché promuove l'attaccamento e la coesione tra individui.
Dal momento in cui furono addomesticati, inoltre, gli occhi dei cani hanno cambiato morfologia, grazie a muscoli facciali che li rendono più espressivi e simili ai bambini.
📚 Fonte
📚 Fonte
🧠Sapiens³
#Did you know that
When humans and dogs look into each other's eyes, the brains of both can produce oxytocin, the only case observed between different species.
Oxytocin, nicknamed the "love hormone", is a key element in social interactions and romantic relationships, as it promotes attachment and cohesion between individuals.
Furthermore, since they were domesticated, dogs' eyes have changed morphology, thanks to facial muscles that make them more expressive and similar to children.
📚 Source
📚 Source
🧠Sapiens³
0 notes
Text
Sapete come agisce l’ormone degli abbracci?
Sicuramente avrete sentito parlare dell’ossitocina, un ormone associato a molti dei nostri gesti di affetto, come gli abbracci. La sua fama è più che meritata. Si tratta di una scoperta scientifica molto importante, che prova una verità che molti sapevano da sempre: gli abbracci confortano, guariscono e rendono la vita più felice.
Alcuni decenni fa, si scoprì che quando le donne partoriscono rilasciano grandi quantità di ossitocina. Tale ormone attenua il dolore del parto e facilita la comparsa di un intenso sentimento di affetto per il neonato. Tutto questo si traduce in desiderio di abbracciare, dare baci e accarezzare.
Ma il meglio doveva ancora essere scoperto. Tramite alcuni esperimenti realizzati in diverse parti del mondo, si provò che le situazioni in cui si avvia la produzione di questo ormone sono moltissime. Ad esempio, si scoprì che un abbraccio di 5 secondi stimola la sua comparsa e uno di 20 secondi attiva direttamente la sua produzione ed equivale ad un mese di terapia. Meraviglioso, non è vero? E non è tutto: anche i baci dati come manifestazione d’amore liberano ossitocina.
Il benessere emotivo non è l’unica conseguenza positiva della secrezione di tale ormone. Essa incide fortemente anche sul benessere fisico. Fa ammalare di meno e guarire più velocemente in caso di malattia. Rafforza il sistema immunitario e migliora il funzionamento del cuore. Si tratta di un piccolo prodigio chimico che arricchisce la vostra vita.
Come attivare l’ormone degli abbracci?
L’ossitocina è un ormone che si attiva attraverso il contatto fisico. Viene prodotto facilmente con gli abbracci e i baci, ma risponde anche ad altri stimoli come le parole d’affetto o una semplice pacca sulla spalla.
Tutti hanno nella pelle dei ricettori che si chiamano corpuscoli di Meissner. Questi componenti ci permettono di percepire la temperatura, la superficie degli oggetti, le carezze, i pizzicotti, ecc. Appena ricevono questi stimoli, inviano un segnale alla nostra corteccia cerebrale, che valuta il tipo di stimolo. La maggior parte di questi corpuscoli si trova nelle mani e nelle labbra.
In un esperimento svolto presso l’Università della California è stato monitorato il funzionamento del cervello di un gruppo di volontari per mezzo di risonanze magnetiche funzionali. Così facendo, è stato dimostrato che un abbraccio stimola notevolmente la produzione di ossitocina. Nel gruppo preso in analisi, l’abbraccio doveva essere dato da una persona verso cui non si provava né attrazione sessuale né amore. Lo studio ha anche provato che quanta più ossitocina c’è, minore è la quantità di cortisolo, l’ormone dello stress.
Dati poco noti sull’ormone degli abbracci
Ora condivideremo con voi alcuni dati poco noti che vi permetteranno di capire perché l’ossitocina è diventata il centro dell’interesse di molti studiosi e di comprendere meglio il funzionamento di questo ormone.
L’ormone degli abbracci viene secreto dalla ghiandola pituitaria; è regolato dalle cellule dell’ipotalamo, il quale a sua volta incide su tutte le ghiandole dell’organismo. In sostanza, è legato a tutto il corpo. Quando l’ossitocina viene prodotta, fa la sua prima comparsa nel sangue. A questo punto, l’amigdala scatena una serie di reazioni che si traducono in un comportamento più generoso e tranquillo. Nel 1998, si scoprì che i bambini autistici hanno livelli più bassi di ossitocina. Nel 2003 è stato fatto un esperimento in cui si somministrava questo ormone a un gruppo di bambini autistici per endovena e il risultato è stata una riduzione dei comportamenti autistici. L’ossitocina è un eccellente antidoto contro paure e fobie sociali; in altre parole, se vi trovate in una situazione sociale che vi inquieta, probabilmente l’abbraccio di una persona a voi cara vi conforterà. Gli abbracci contribuiscono a ridurre la tristezza e a migliorare il funzionamento della pressione arteriosa. I baci, inoltre, hanno un effetto simile a quello di un analgesico, ma in aggiunta aiutano a bruciare calorie e a ridurre le rughe. L’ormone degli abbracci contribuisce alla produzione di più serotonina e dopamina. In parole povere, riduce lo stress e porta ad adottare un atteggiamento più positivo verso la vita. L’industria ci permette di aumentare i nostri livelli di ossitocina per mezzo dei farmaci. Ma perché privarci degli abbracci e dei baci? Non dobbiamo cercali in nessuna farmacia, sono gratis e ci aiutano a rompere le barriere della solitudine, barriere che spesso potenziano le nostre angosce.
1 note
·
View note
Text
Le ragioni dell’amore: Una analisi psicologica
•Vale la pena chiarirlo: più ricerche dimostrano come l’amore romantico (quello fatto di sentimenti intensi e viscerali) esista pressochè in tutte le culture. Prendendone atto, potremmo definirlo una sorta di universale della specie umana. Una variante esiste ed è rappresentata dalle modalità di corteggiamento che differiscono in funzione del contesto bio-psico-sociale, in altre parole, dal soggetto, dalla sua storia/cultura e dai suoi gruppi di riferimento; tuttavia, la gamma emotiva e i processi psicobiologici rimangono pressochè gli stessi. Ma quali sono?
_____________________________________________________________
‘L’amore è cieco’ -si dice- e in effetti gli innamorati focalizzano molte attenzioni sull’amato/a trascurandone gli aspetti negativi ed esaltandone i positivi. Al passare del tempo il pensiero dell’amato così come il desiderio nei suoi confronti iniziano ad essere sempre più presenti, per brevi tratti quasi ossessivi; tuttavia, niente di patologico: normale amministrazione; sappiamo i meccanismi ossessivi essere connessi ad un abbassamento del tono serotoninergico, aspetto in effetti condiviso con il funzionamento cerebrale degli innamorati. Inoltre, nell’innamoramento si riscontra un incremento di due altri neurotrasmettitori: noradrenalina e dopamina. Il funzionamento coordinato di questa miniorchestra spiega perchè la gamma di emozioni e valutazioni negative sia ridotta nei confronti del partner di cui si è innamorati; questo funzionamento sinfonico spiega anche come i sistemi cognitivi tendano a distorcere la percezione dell’oggetto d’amore, in qualche modo, ‘perfezionandolo’ e, insieme, alimentandone il desiderio. Si inizia a costituire una sorta di tossicomania per l’oggetto d’amore e, intanto, emerge l’angoscia dallo stesso: La lontananza (fisica ed emotiva) crea sentimenti spiacevoli, al contrario, la vicinanza è la benvenuta.
“La teoria dell’attaccamento è, nella sua essenza, una teoria spaziale: quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso, triste e solo” scriveva Holmes (1993).
Le radici dell’innamoramento: L’infanzia
E qui è doveroso riportare di un chiaro parallelismo o nesso esistente fra l’innamoramento adulto e quello infantile (madre-bambino) molto simili per diversi aspetti; primariamente, in entrambi i casi, nei due partner si innalza il livello di ossitocina, ormone che una ricerca condotta dall’University of Maryland School of Medicine ha scoperto avere a livello ���affettivo” molti effetti positivi come attenuare lo stress, incrementare la fiducia (è stato dimostrato che inspirare uno spray contenente ossiticina aumenta la fiducia nell’ambiente e nel prossimo), promuovere l’empatia e la propensione a socializzare. In uno studio del 2005 di Fries è emerso che i bambini accuditi in un ambiente adeguato in epoca precoce, al contatto con la madre, rispondano con un incremento di ossitocina in maniera selettiva rispetto ad altri, cresciuti in ambienti affettivamente deprivati. Sappiamo essere le esperienze precoci molto importanti, in quanto modello prototipico e fondante per le successive, dunque se compromesse –queste- incideranno in maniera coerente nella vita adulta, su più livelli; ad esempio, renderanno difficile instaurare un rapporto di fiducia o di intimità. E’ proprio nel corso dei primi sette mesi di vita circa che si formano le prime relazioni di attaccamento. L’attaccamento è un sistema che si basa su meccanismi cerebrali-motivazionali innati, gli stessi che spingono il bambino a ricercare la vicinanza dei genitori (o di coloro che si prendono cura di lui e cioè i caregivers) sin dai primi momenti di vita. Il bambino è filogeneticamente programmato a instaurare rapporto, a coinvolgere e comunicare (seppure in modalità molto diversa dalla adulta) in primis emozioni per mezzo di processi, a tutti gli effetti, interattivi. Dal punto di vista evolutivo suddetto sistema comportamentale è mirato alla sopravvivenza del bambino, tuttavia, il suo valore nei fatti è incommensurabile: Esso crea legami, non a caso è solo nella interazione che inizia a prender piede la costruzione della mente adulta. Esperienze ripetitive vengono registrate nella memoria implicita, a loro volta queste generano delle ‘medie aritmetiche’, delle aspettative inconsce incapsulate in schemi che fungono da filtri sul mondo: mi dicono chi sono per l’altro, cosa mi aspetto dall’altro, come è più probabile che la nostra relazione si organizzi e su quali dimensioni emotive; successivamente questi copioni serviranno a guidare il mio comportamento, le mie emozioni, i miei pensieri: le mie azioni saranno mosse in risposta a una mente plasmata in base alle proprie storie passate, condensate in definitiva in questi modelli operativi interni. Sembra possibile ipotizzare che queste esperienze precoci non siano immagazzinate in memoria sottoforma di immagini discrete o differenziate, anzi come memorie cinestetiche poiché organizzate in epoche molto precoci, in cui nella mente non esisteva ancora una differenziazione fra il sé e l’altro. Dunque, dal punto di vista dell’infante le emozioni della madre sono – in qualche modo – anche le proprie; pertanto è dall’interazione di questi incontri continui e ricorsivi che inizierà ad emergere il sé. Queste esperienze sono delle bussole: ci orientano nel mondo. Via via, crescendo tenteremo sicuramente di trovare partner abili (inconsapevolmente) a ‘confermare’ i nostri modelli relazionali, è come se questi ultimi fossero il nostro pezzo forte; ciò in cui ci siamo formati meglio, ciò di cui siamo esperti. Nel 1910 era Freud a intuirlo scrivendo come nell’amore adulto sopravvivano alcune caratteristiche che rivelano e conservano inconfondibilmente tratti del prototipo materno nella scelta oggettuale del partner; caratteristiche che oggi si fanno coincidere con comportamenti più paraverbali e non verbali (inconsci), come la prosodia della voce e lo stile relazionale.
Il legame fra i due mondi, l’infantile e l’adulto, è indissipabile, l’amore trae origini da lontano;
La durevolezza delle esperienze e delle relazioni traumatiche precoci è probabilmente la causa psicologica più diffusa della sofferenza: molte volte da osservatori non comprendiamo perché una persona non lasci tanto facilmente il suo partner, che può sembrarci razionalmente inadeguato. Ahimè, è una questione che in buona parte esula dalla razionalità: le relazioni che intraprendiamo ci danno stabilità, ci danno sicurezza, devono anzitutto confermare l’immagine che abbiamo costruito nella vita tramite l’interazione con gli altri: Nella mia infanzia necessito di amore, è una pulsione innata. E’ stato confermato da vari studi essere letteralmente cruciale per la sopravvivenza; e se nella mia infanzia ho appreso che amare vuol dire essere allontanati nei momenti di bisogno, da grande mi sentirò portato ‘spontaneamente’ a reprimere o dissimulare le mie emozioni e a cercare un partner che mi permetta di replicare grosso modo queste dinamiche: che sia magari poco disponibile e altrettanto lontano. Perché? Queste esperienze per me sono o meglio significano Amore: l’amare e l’essere amato. I nostri modelli di attaccamento funzionano come delle calamite estremamente selettive, come dei puzzle che si risolvono solo in presenza di quelle forme, risuonano solo in presenza di certe condizioni. Tutti noi creiamo contesti e coltiviamo relazioni nelle quali possono svilupparsi alcuni tipi di amore e di odio mentre altri ne sono preclusi. Dunque all’interno di una relazione sentimentale, se intima, verranno riattivati gli stili di attaccamento infantile che, ripescando in maniera esponenziale dal ventaglio di stili relazionali appresi durante l’infanzia (co-costruiti nel rapporto genitori-bambino) metteranno in moto, a cascata, quei fantastici meccanismi di cui prima si è parlato, che rendono ragion a quell’irragionevole esperienza che ci rende felici, umani, tristi. D’altronde non aveva poi tutti i torti Pascal a scrivere. ‘Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce’.
Maurilio Verdesca
________________________________________________________
Bibliografia
S.Mitchell(2002), Il modello relazionale, Raffaello Cortina, Milano.
Merciai&Cannella (2009) , La psicoanalisi nelle terre di confine, Raffaello Cortina, Milano.
S.Freud (1984), Psicologia della vita amorosa, Newton Compton , Roma.
D.Siegel (2001), La mente relazionale, Raffaello Cortina, Milano.
0 notes