#oggi urbana
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primepaginequotidiani · 6 months ago
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PRIMA PAGINA El Mundo di Oggi venerdì, 26 luglio 2024
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falcemartello · 3 months ago
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L'uomo e le alluvioni. In seguito alle catastrofiche inondazioni del 1957, a Valencia hanno intrapreso significativi cambiamenti infrastrutturali, reindirizzando il fiume Turia verso un nuovo corso a sud della città (indicato dalla linea verde).
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Tuttavia, l'espansione urbana degli ultimi decenni si è concentrata lungo questo nuovo corso. Le vittime dell'inondazione si sono avute nelle zone cerchiate in giallo. L'uomo è responsabile delle decisioni di pianificazione urbana, non la CO2. La CO2 oggi è a 420ppm, nel '57 era 310ppm.
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vintagebiker43 · 4 months ago
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La strumentalità politica del ministro Musumeci e del viceministro Bignami è evidente, soprattutto da chi qui non si è mai visto. E stavolta è degenerata nello sciacallaggio. Lo stato di emergenza è il minimo sindacale e il Commissario da Roma un errore madornale. La mia intervista a La Stampa a firma di Francesca Schianchi
«Gli ha già risposto la presidente Priolo: quei soldi li abbiamo ricevuti nel corso di 14 anni, non dieci, 40 milioni l’anno. E l’85 per cento di quelle risorse sono già rendicontate, il resto è impegnato in opere in corso. Musumeci poteva rivolgersi al ministro dell’Ambiente, e chiedergli anche se l’Emilia-Romagna è tra le regioni virtuose o meno. E poteva fargli anche un’altra domanda».
«Quanto ha speso la Regione Sicilia, quando Musumeci era presidente? Così, per fare un dibattito pubblico. È una polemica indecente, aperta nel corso di un’emergenza da chi qui, dopo il maggio 2023, non si è più fatto vedere».
«Dopo l’alluvione di maggio 2023 è venuto una volta e poi non si è più visto né sentito. La premier Meloni è venuta due volte e aveva preso un impegno importante, che purtroppo non ha mantenuto».
«Aveva promesso il rimborso del 100 per cento dei danni a famiglie e imprese. A fronte di una stima di quasi quattro miliardi, ad oggi hanno liquidato 12milioni. Mi auguro rimedi».
«Tutte le risorse sono state programmate e impegnate. Quanto ai flussi finanziari, chi amministra dovrebbe sapere che le liquidazioni avvengono a valle. Ma è incredibile che il governo, dopo aver scelto di accentrare tutta la gestione a Roma, se la prenda con gli amministratori locali. Dopo di ché, moltissimi interventi di messa insicurezza sono stati completati: se gli sfollati sono 1250 e non 45mila come l’anno scorso, è perché la maggior parte delle infrastrutture ha retto».
«Guardi che a chiedere che fossi nominato commissario furono anche i sindaci di centrodestra e tutte le parti sociali della regione. Perché le cose vanno gestite sul territorio a tempo pieno, come abbiamo dimostrato dopo il sisma del 2012. E, a differenza di questa destra, prima Errani e poi io abbiamo collaborato con tutti i governi, senza distinzione di colore politico».
«Ho detto da subito che una gestione commissariale da Roma era un errore madornale. Ma questo non toglie la mia stima per Figliuolo, che da servitore dello Stato ha fatto alle condizioni date».
«Al pari di altre, in particolare del Nord. Eravamo una terra tra le più povere del Paese nel dopoguerra, oggi siamo una delle regioni con aspettativa e qualità della vita più alte in Europa, grazie anche a tanti distretti manifatturieri e tante infrastrutture. È vero che in Italia e in Emilia-Romagna si è consumato troppo suolo: per questo abbiamo approvato una legge regionale che punta alla rigenerazione urbana e al saldo zero del consumo di suolo, la più restrittiva del Paese. Ne servirebbe una nazionale in materia: se Bignami se ne occupasse, gliene renderemmo merito».
«A me radical chic non lo ha mai detto nessuno. Però, a differenza di Bignami, io non ignoro e non nego il cambiamento climatico. La differenza è tutta qui: questa destra attacca la scienza e scarica sempre la responsabilità su altri».
«Ho apprezzato che la premier abbia chiamato la presidente Priolo e stanziato subito 20milionidi euro. Che venga dichiarato lo stato di emergenza, però, è il minimo sindacale in casi come questo».
«Musumeci e Bignami hanno fatto una conferenza stampa per attaccare Regioni e comuni mentre erano in corso i soccorsi. Sapendo di essere in difficoltà, si sono giocati il tutto per tutto. Ci provarono l’anno scorso, ci riprovano ora, mentre è proprio in situazioni come questa che le istituzioni dovrebbero pensare solo a collaborare».
«Per come l’ha posta il ministro Musumeci, è un alibi per non investire sulla prevenzione. Il compito dello Stato è fare difesa del suolo, non sponsorizzare le assicurazioni. Poi si può discutere di tutto, ma intanto le assicurazioni paghino quando c’è da pagare e le famiglie più fragili non siano tagliate fuori».
«Niente di nuovo: da mesi questa maggioranza è divisa su molte questioni».
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dopefoxflower · 1 month ago
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Il Portogallo ha una storia islamica significativa, risalente al periodo di dominazione musulmana dal 711 al 1249; durante questo tempo, gran parte della penisola iberica, inclusa l'odierna Portogallo, era sotto il controllo musulmano, noto come Gharb al-Andalus.
La presenza islamica ha influenzato profondamente la cultura portoghese, dall'architettura alla scienza della navigazione; tuttavia, la narrazione storica tende a enfatizzare la "Reconquista" cristiana, trascurando le interazioni e le coesistenze pacifiche tra le comunità musulmane, cristiane ed ebraiche.
Lisbona, conosciuta come al-ʾIšbūnah durante la dominazione musulmana, conserva ancora elementi architettonici arabi, specialmente nel quartiere dell'Alfama e nella Mouraria.
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Le antiche mura della città islamica, che delineano l'area storica di Alfama e Mouraria, riflettono la struttura urbana originale.
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Il Castello di São Jorge, costruito dai musulmani, conserva elementi architettonici moreschi e offre una vista panoramica sulla città.
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La Chiesa di São Vicente de Fora, originariamente una moschea, presenta archi a ferro di cavallo e un mihrab, simbolo della sua storia islamica.
Coimbra, importante centro mozarabo, ha una storia ricca di influenze islamiche, visibili in alcuni edifici storici. Durante il dominio islamico, che iniziò nel 711, la città divenne un punto strategico tra il mondo cristiano e quello musulmano; la Reconquista culminò con la conquista cristiana di Coimbra nel 1064, ma l'eredità islamica rimase evidente nella cultura e nell'architettura locali: elementi come archi a ferro di cavallo e decorazioni mozarabe testimoniano questa coesistenza.
Évora, famosa per i suoi portici moreschi e il sito archeologico di Almendres Cromlech: i portici, situati nella Praça do Giraldo, riflettono l'eredità islamica della città, risalente al periodo di dominazione araba nel VIII secolo.
Mértola è un piccolo paese che presenta resti significativi della cultura musulmana; scavi archeologici hanno rivelato ceramiche islamiche e strutture che testimoniano una lunga coesistenza tra diverse comunità, tra cui musulmani, ebrei e cristiani. Il sito include una chiesa costruita su una moschea, evidenziando l'influenza islamica nell'architettura locale; la ricerca continua a mettere in luce l'importanza di Mértola come centro di scambio culturale e come esempio di coesistenza pacifica nel passato.
Non si può parlare di immigrazione per il Portogallo, oggi: qui i musulmani stanno ritornando A CASA LORO, dopo essere stati cacciati secoli fa dai talebani cristiani.
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veggiechannel · 2 months ago
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Oggi, 21 novembre, celebriamo la Giornata Nazionale degli Alberi, una ricorrenza che invita a riflettere sull'importanza del verde urbano. Gli alberi, spesso trascurati o sottovalutati, rappresentano una risorsa fondamentale per le città. Non sono solo elementi decorativi, ma veri e propri pilastri della sostenibilità urbana, con benefici che spaziano dall’ambiente alla società, fino all’economia.
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lupo64sblog · 1 year ago
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA.
Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti  è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Concentrazioni Urbane
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Questo simpatico fiorellino è, penso, non nuovo ad ognuno di noi: è l'infiorescenza del trifoglio bianco, una pianta della famiglia delle Fabacee. È probabilmente tra le specie più comuni non solo da noi, ma in tutto il mondo, poichè è tra le preferite per i pascoli da foraggio. Per questo motivo si è diffusa in tutti e cinque i continenti.
Tra le sue particolarità, la foglia trilobata, che nei paesi anglofoni si chiama shamrock, ed è molto amata dalle api (tra le specie botaniche principali dei nostri mieli millefiori europei).
Questo fiorellino campeggia sulla homepage della GLUE, il Global Urban Evolution Project, una organizzazione internazionale di scienziati che studia come gli ambienti urbani possono modificare le evoluzioni di alcune specie di piante, quali fattori le guidano e se esistono degli ambienti simili sebbene geograficamente molto distanti tra loro che possono spingere a queste evoluzioni. Il trifoglio per le sue caratteristiche di diffusione è il candidato perfetto ad un esperimento comparativo, organizzato da questo consorzio. Infatti cresce ormai anche in tutti gli ambienti urbani prossimi a quelli rurali dove è impiegato come foraggio.
Si sa che il trifoglio produce acido cianidrico (sostanza mortale per un uomo in pochi minuti in certe quantità) sia in difesa contro la predazione sia nei periodi di siccità. Sfruttando il lavoro di scienziati e di volontari (sul sito è spiegato come) sono stati raccolti campioni provenienti da 160 città, con risultati straordinari.
I trifogli negli ambienti urbani producono meno acido cianidrico rispetto a quelli degli ambienti rurali, rispettando la logica che essendoci in città molti meno erbivori è più conveniente per la pianta sfruttare meno energie nella sua produzione. Ma la cosa sorprendente è un'altra: la quantità di acido cianidrico prodotto dalle piante in città distantissime geograficamente, da Tokyo a Londra, dalle città americane a quelle cilene, è che, tra loro, la quantità di acido cianidrico prodotto è molto più simile di quanto non lo sia con quella contenuta in un trifoglio cresciuto in un ambiente rurale. Di fatto, i trifogli urbani sono molto più simili tra loro che, per esempio, tra quelli di Londra città e zone rurali attorno Londra, delineando una sorta di evoluzione parallela urbana che ha dell'incredibile.
La storia è accenna nell'ultimo libro di Stefano Mancuso, Fitopolis, la città vivente (Laterza) che affronta un passaggio epocale: il trasferimento di una specie, la nostra, che non vive più nella natura, ma in una nicchia ecologica prodotta: la città. Questo ci espone ad una "specializzazione" che ha senso solo in un ambiente stabile, e per colpa della stessa specie, la nostra, l'ambiente non lo è più, persino nelle città. Le sfide che il cambiamento climatico portano già oggi sono decisive, e intuizioni e soluzioni le possiamo prendere proprio da un mondo, quello vegetale, che stranamente è quasi sempre fuori dai discorsi conservativi, quando è probabilmente il modo più semplice ed immediato per fare qualcosa.
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viaggiatoreantico2021 · 1 year ago
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L'esperimento "Universo 25" è uno degli esperimenti più terrificanti nella storia della scienza, che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, è un tentativo da parte degli scienziati di spiegare le società umane…
L'idea di "Universo 25" è venuta dallo scienziato americano John Calhoun, che ha creato un "mondo ideale" in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e riprodotto. Più specificamente, Calhoun costruì il cosiddetto "Paradiso dei topi", uno spazio appositamente progettato in cui i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, oltre a un ampio spazio vitale. All'inizio, ha collocato quattro coppie di topi che in breve tempo hanno iniziato a riprodursi, con conseguente rapida crescita della loro popolazione. Tuttavia, dopo 315 giorni la loro riproduzione ha iniziato a diminuire in modo significativo. Quando il numero di roditori raggiunse 600, si formò una gerarchia tra loro e poi apparvero i cosiddetti "disgraziati". I roditori più grandi iniziarono ad attaccare il gruppo, con il risultato che molti maschi iniziarono a "collassare" psicologicamente. Di conseguenza, le femmine non si proteggevano e a loro volta diventavano aggressive nei confronti dei loro piccoli. Col passare del tempo, le femmine hanno mostrato comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di umore riproduttivo. C'è stato un basso tasso di natalità e, allo stesso tempo, un aumento della mortalità nei roditori più giovani. Poi apparve una nuova classe di roditori maschi, i cosiddetti "bellissimi topi". Si rifiutavano di accoppiarsi con le femmine o di "combattere" per il loro spazio. Tutto ciò di cui si preoccupavano era il cibo e il sonno. Ad un certo punto, "bei maschi" e "femmine isolate" costituivano la maggioranza della popolazione. Secondo Calhoun, la fase della morte consisteva in due fasi: la "prima morte" e la "seconda morte". Il primo era caratterizzato dalla perdita di scopo nella vita al di là della semplice esistenza – nessun desiderio di accoppiarsi, crescere giovani o stabilire un ruolo all'interno della società. Col passare del tempo, la mortalità giovanile ha raggiunto il 100% e la riproduzione ha raggiunto lo zero. Tra i topi in via di estinzione, è stata osservata l'omosessualità e, allo stesso tempo, il cannibalismo è aumentato, nonostante il fatto che ci fosse cibo in abbondanza. Due anni dopo l'inizio dell'esperimento, nacque l'ultimo bambino della colonia. Nel 1973, aveva ucciso l'ultimo topo nell'Universo 25. John Calhoun ha ripetuto lo stesso esperimento altre 25 volte, e ogni volta il risultato è stato lo stesso. Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale e la sua ricerca funge da punto focale per lo studio della sociologia urbana.
Attualmente stiamo assistendo a parallelismi diretti nella società di oggi... uomini deboli e femminilizzati con poche o nessuna abilità e nessun istinto di protezione…
e femmine eccessivamente agitate e aggressive senza istinti materni.
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jacopocioni · 2 years ago
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Famiglia Aldobrandini
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Aldobrandini antica nobile famiglia fiorentina, trapiantata a Roma nel XVI secolo. In seguito, si chiamarono del Papa, quando Ippolito Aldobrandini da Fano, del ramo proveniente dalle Marche (dove suo padre Silvestro si trovava esiliato con sua moglie, per i suoi sentimenti antimedicei), venne eletto Pontefice nel 1592, con il nome di Clemente VIII. Nel medio Evo, questa famiglia si divise in tre rami: i Bellincioni furono molte volte eletti alle Magistrature della Repubblica Fiorentina. A Firenze ebbe notorietà con Aldobrandino (1388 - 1453, Magistrato dei Priori (1417), fu dei sedici Gonfalonieri di Compagnia dal 1422 al 1453 (Gonfaloniere di Compagnia porta bandiera della Milizia Urbana), dei Dodici Buonomini nel: 1429 – 1436 – 1436 – 1446, commissario a Montepulciano nel 1428, Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica Fiorentina nel 1434. Ramo Aldobrandini di Lippo (forse derivati dai Bellincioni); gli Aldobrandini di Madonna dal quale discese Ippolito poi Papa Clemente VIII.  La famiglia attiva in Firenze si arricchì con il commercio. Il mercante Benci Aldobrandini sposò Giovanna “Bugiazza” nata Altoviti, chiamata così per la sua bontà e la dedizione a fare carità (in queste opere pie si unì anche il marito), si guadagnò l’appellativo di “Madonna”. La coppia da sposati, visse nelle case della famiglia in campo Corbolini (l’attuale piazza Madonna degli Aldobrandini), chiamata familiarmente dai fiorentini “Piazza Madonna”.  I due coniugi unirono le loro abitazioni e proprietà. Successivamente ampliate dai loro discendenti fino ad erigere nel XVIII secolo il Palazzo Aldobradini del Papa, ancora oggi esistente. Partigiano dei Medici, fu fra coloro che richiamarono dall’esilio Cosimo, mandatovi da Rinaldo degli Albizzi. Giovanni figlio di Aldobrandino (1422- 1481) tenne la carica di Gonfaloniere della Repubblica nel 1476, distaccatosi dall’appoggiare i Medici, fu costretto a ritirarsi dalla vita politica cittadina. Nel 1480 venne inviato come capitano alla città di Sarzana dove vi trovò la morte. Salvestro (1499 – 1558), studiò legge a Pisa, avversario dei Medici, fu fra coloro che cacciarono Ippolito e Alessandro nel 1527, dando vita all’ultima Repubblica. In quel periodo ricopri la carica di primo Cancelliere alle Riformagioni. Con la caduta della Repubblica e il ritorno dei Medici, nella persona di Alessandro primo Duca, venne arrestato e esiliato a Faenza, da lì nel 1533 venne trasferito a Bibbona, da dove riuscì a fuggire trasferendosi in un primo tempo a Rome in seguito a Napoli.
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Papa Clemente VIII Ippolito Aldobrandini A Napoli nel 1536, si trovava Carlo V, ospite del Viceré Don Pedro di Toledo. Si unì ad altri fuorusciti fiorentini nell’ambasceria presso l’Imperatore, per perorare le sorti della loro patria. Ma l’intento dei fiorentini non ottenne il risultato sperato, e furono costretti ancora all’esilio. Salvestro passò a Fano, Bologna, e Ferrara. In seguito, Alessandro Farnese Paolo III lo chiamò a Roma, dove in seguito fu nominato avvocato concistoriale. Ippolito suo figlio venne creato cardinale. Con l’aiuto del Farnese poté dedicarsi agli studi universitari presso le città di Padova, Perugia e Bologna. Pio V dimostrò benevolenza verso la famiglia Aldobrandini, li prese sotto la sua ala protettrice. Ippolito ebbe i titoli di: Prefetto di Castel S. Angelo, avvocato concistoriale, uditore del Camerlengo, nel 1569 uditore di Rota al posto del fratello Giovanni nominato vescovo di Imola e poi Cardinale. La nipote del cardinale Ippolito, Olimpia nata a Roma nel 1567 unica erede dei beni dei genitori Pietro Aldobrandini e Flaminia Ferracci, inquanto suo fratello Pietro venne creato cardinale dallo zio Papa Clemente VIII. Nel 1587 sposò Giovanni Francesco Aldobrandini principe di Meldola e Sarsina. Da questo matrimonio nacquero otto figli: Silvestro diventato cardinale, Margherita sposò Ranuccio Farnese IV duca di Parma e Piacenza, Elena sposò Antonio Carafa della Stadera, Giorgio principe di Meldola e Sarsina (titoli ereditati dal padre), Caterina Lesa sposò Marino Caracciolo, Ippolito cardinale, Pietro duca di Carpineto, Maria sposò Giovanni Paolo Sforza. Poi nel 1467 Olimpia sposò Camillo Pamphili. Con l’estinzione dei Pamphili beni di Margherita, passarono definitivamente ai Borghese. Con l’elezione di Ippolito a Papa, gli Aldobrandini si trasferirono definitivamente a Roma, con il dichiarato nepotismo del Pontefice, ne beneficiarono con vari titoli ecclesiastici. Per riconoscenza aggiunsero al cognome l’appellativo del Papa.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Gazzetta Di Modena di Oggi sabato, 30 novembre 2024
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falcemartello · 2 months ago
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Oggi quelli della nettezza urbana sono venuti con 11 camion per portare via un secchio di immondizia, subito lockdown per emergenza rifiuti.
Ci credo
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egyptattractions2024 · 4 days ago
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L'origine della storia: La Via Kabash, un racconto storico che unisce le civiltà faraonica, copta e islamica.
Il circuito di Kabash, vicino al Tempio di Luxor, rimane una testimonianza della storia dell'Egitto attraverso i secoli, dove il profumo delle civiltà faraoniche e la grandezza delle loro creazioni, insieme alle tracce del patrimonio copto e islamico, hanno aggiunto valore storico e culturale a questo luogo. Non è possibile visitare l'Egitto senza approfittare di uno dei nostri tour in Egitto, dove ci sono molte cose da fare, come visitare le Piramidi di Giza, una delle sette meraviglie del mondo, situate al Cairo.
Uno dei più grandi progetti archeologici che riflette l'armonia tra le diverse religioni e culture presenti sul territorio egiziano, la Via Kabash è un corridoio archeologico lungo 2.700 metri che collega il Tempio di Luxor e il Tempio di Karnak. La strada rialzata è caratterizzata da file di statue di pietra a forma di sfinge o di testa di ariete che simboleggiano il dio Amon-Ra.
Si pensa che la strada rialzata fosse utilizzata per processioni e cerimonie religiose. È quindi importante approfittare della guida di viaggio dell'Egitto per esplorare la terra dei Faraoni. Ad esempio, è possibile conoscere la civiltà egiziana visitando la Valle dei Re, dove si possono scoprire circa 63 tombe di re che si sono succedute nel corso dei secoli, oltre a visitare il tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari.
L'importanza della strada rialzata di Kabash nella civiltà faraonica. La strada rialzata di Kabash era una parte essenziale delle cerimonie religiose, in particolare della festa di Opt, che si teneva ogni anno in onore del dio Amon. Il ruolo degli arieti: gli arieti simboleggiavano protezione e potere ed erano disposti su entrambi i lati in modo maestoso, riflettendo il prestigio reale e religioso. Decorazioni e iscrizioni: Le statue presentano elaborate iscrizioni che raccontano la storia dei re e delle loro imprese, un documento storico registrato nel pellegrinaggio: le processioni cerimoniali. Il corteo reale percorreva l'itinerario in un'atmosfera di maestosa festa, accompagnato da musica e riti religiosi.
La scoperta e il rimodellamento del percorso
Gli scavi della strada rialzata di Kabash sono iniziati nel XIX secolo e sono proseguiti per decenni, durante i quali gli archeologi hanno affrontato sfide importanti come l'invasione urbana: la strada rialzata è stata sepolta sotto case ed edifici moderni. Cambiamenti geografici: parti della strada sono andate perdute a causa delle intemperie. Restauro: l'obiettivo era ricostruire le statue danneggiate e proteggere le iscrizioni rimaste.
Restauro della strada di Kabash. È stato avviato un progetto su larga scala per rivitalizzare la strada e riportarla al suo antico splendore: scavi e rimozione delle incrostazioni. Restauro delle statue: sono state utilizzate tecniche moderne per ricostruire le parti mancanti e ripulire le statue dalla corrosione.
Riapertura della strada: nel 2021, la strada di Kabash è stata inaugurata durante una grande celebrazione mondiale, che ha messo in mostra il patrimonio egiziano e ha fatto rivivere la memoria di questa strada storica.
Se decidete di visitare l'Egitto, vi consiglio di partecipare a una delle attrazioni del Cairo, dove potrete vedere i meravigliosi monumenti che attirano migliaia di turisti ogni anno, come il Cairo copto e le sue famose chiese, il Cairo islamico, sede delle più antiche moschee egiziane, e il mercato di Khan El Khalili, dove potrete acquistare cose indimenticabili.
L'importanza culturale e turistica del percorso. Oggi la Via Kabash è una mecca turistica e culturale che attira visitatori da tutto il mondo.
Un ponte tra passato e presente: la strada è una finestra sulla grandezza della storia egiziana attraverso i secoli.
Un centro per le celebrazioni: è un fulcro per le esibizioni artistiche e i festival che mettono in mostra il patrimonio egiziano.
Rilancio del turismo: il progetto ha attirato milioni di turisti, con un impatto positivo sull'economia locale.
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hiphopurbans-blog · 19 days ago
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Il Rap negli Anni ’90: La Golden Age che ha Cambiato la Musica
Gli anni ’90 sono stati un decennio fondamentale per il rap americano, un periodo che ha definito lo stile, l'identità e l'evoluzione di questo genere musicale. Considerato da molti l’apice creativo e commerciale della cultura hip-hop, questo decennio ha visto nascere vere e proprie leggende e ha dato vita a un’incredibile varietà di stili e sottogeneri. Ma cosa ha reso il rap degli anni ’90 così unico e iconico? Scopriamolo insieme.
Il panorama musicale e culturale
Il rap negli anni ’90 non era più soltanto una musica di nicchia: era una voce potente che parlava delle lotte quotidiane, delle disuguaglianze sociali e delle tensioni razziali. Il genere si espandeva in due grandi direzioni geografiche e stilistiche:
East Coast: Con New York come epicentro, la scena East Coast si caratterizzava per testi profondi e complessi, spesso incentrati sulla vita urbana e sulle difficoltà di vivere in quartieri difficili. Tra i nomi più rappresentativi troviamo Nas, The Notorious B.I.G., Wu-Tang Clan e Jay-Z.
West Coast: Sulla costa opposta, la West Coast puntava su un suono più rilassato, con influenze funk e atmosfere G-Funk. Gli artisti più noti di questa scena sono Dr. Dre, Snoop Dogg, 2Pac e Ice Cube.
La rivalità tra East e West Coast, spesso enfatizzata dai media, culminò in una serie di eventi tragici, tra cui la morte di due dei più grandi rapper di sempre: Tupac Shakur e The Notorious B.I.G.. Questi episodi segnarono profondamente la cultura hip-hop e il suo futuro.
I protagonisti della scena
Gli anni ’90 hanno visto emergere artisti che non solo hanno segnato un’epoca, ma che continuano a influenzare generazioni di rapper:
Nas: Con il suo album di debutto Illmatic (1994), Nas ha fissato nuovi standard per il rap lirico. L’album è considerato uno dei migliori dischi hip-hop di tutti i tempi.
Tupac Shakur: Poeta ribelle, carismatico e controverso, Tupac ha combinato una lirica potente con un’anima militante, toccando temi di giustizia sociale, amore e morte.
The Notorious B.I.G.: Biggie Smalls, con il suo flow inconfondibile e il suo stile narrativo, ha raccontato la vita di strada in modo crudo e realistico. Il suo album Ready to Die (1994) è ancora oggi un classico.
Wu-Tang Clan: Questo collettivo, composto da nove membri, ha rivoluzionato la scena hip-hop con il loro suono grezzo e la loro estetica ispirata ai film di kung-fu.
L’evoluzione sonora: dall’underground al mainstream
Negli anni ’90, il rap ha attraversato una trasformazione sonora incredibile. Mentre agli inizi del decennio dominava un suono più grezzo e minimalista, verso la metà degli anni ’90 il rap si arricchì di nuove influenze, tra cui il funk, il jazz e il soul. Questa evoluzione ha portato alla nascita di sottogeneri come:
G-Funk: Popularizzato da artisti come Dr. Dre e Snoop Dogg, il G-Funk ha mescolato ritmi lenti, linee di basso funky e sintetizzatori melodici.
Boom Bap: Caratteristico della scena East Coast, il boom bap si distingue per le sue batterie pesanti e i sample presi dal jazz.
Conscious rap: Artisti come Common e A Tribe Called Quest hanno portato avanti un rap più riflessivo e impegnato, trattando temi sociali e politici.
La cultura intorno al rap
Il rap negli anni ’90 non era solo musica, ma un movimento culturale che includeva moda, arte e attivismo. Lo stile dei rapper influenzava le strade: felpe oversize, cappellini da baseball e scarpe da basket diventavano il look di riferimento per milioni di giovani. Allo stesso tempo, i videoclip musicali su MTV contribuivano a diffondere l’immaginario hip-hop in tutto il mondo.
La cultura del rap si esprimeva anche attraverso il graffitismo e il breaking (breakdance), continuando a portare avanti le radici del movimento hip-hop nato nei ghetti newyorkesi negli anni ’70.
Un’eredità che vive ancora oggi
L’influenza del rap degli anni ’90 è ancora visibile nell’hip-hop contemporaneo. Molti artisti di oggi si ispirano direttamente a quella generazione, sia nei testi che nelle sonorità. Album di quel decennio sono considerati pietre miliari e continuano ad essere ascoltati da milioni di persone in tutto il mondo.
Il rap degli anni ’90 ha segnato una svolta epocale, trasformandosi da musica di protesta locale a linguaggio universale. E se oggi il rap è il genere più ascoltato al mondo, lo dobbiamo in gran parte a quegli artisti che hanno messo cuore, vita e talento nei loro versi.
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siciliatv · 1 month ago
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La galleria Caltanissetta, parte integrante del progetto di raddoppio della Statale 640 "Strada degli Scrittori", è stata ufficialmente inaugurata oggi, segnando una tappa fondamentale per la viabilità siciliana. Con l’apertura della canna destra, il tratto stradale tra l'autostrada A19 e Agrigento vede finalmente completata l'opera principale del secondo lotto. Alla cerimonia del taglio del nastro hanno partecipato numerosi rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco di Agrigento, Franco Micciché, e il commissario straordinario di Governo per l'opera, Raffaele Celia.   L’apertura della seconda canna consentirà una gestione più fluida del traffico, evitando i disagi causati dal doppio senso provvisorio introdotto lo scorso settembre. Contestualmente, è stato riaperto un tratto di asse principale di circa un chilometro tra lo svincolo Caltanissetta Nord (Xirbi) e la galleria artificiale San Filippo, insieme alle rampe di collegamento tra la Statale 640 e la Statale 626. Questi interventi non solo migliorano la viabilità regionale, ma riducono anche l’impatto del traffico sull’area urbana di Caltanissetta.   La galleria Caltanissetta, considerata la più grande dell’isola, si estende per circa 4 chilometri per ciascun tunnel, scavati con tecnologia avanzata tramite una Tunnel Boring Machine (TBM) dal diametro di 15,08 metri. Realizzata sotto l'area urbanizzata di Caltanissetta a una profondità massima di 80 metri, l'infrastruttura rappresenta una sfida ingegneristica superata con successo nonostante le complessità geologiche. L’investimento complessivo per l’ammodernamento dell’intera Statale 640 ha superato il miliardo di euro.   L’opera è stata dotata di tecnologie all’avanguardia, inclusi impianti di ventilazione, sistemi di rilevazione incendi, illuminazione a LED, pannelli a messaggio variabile e un sistema di videosorveglianza con telecontrollo attivo 24 ore su 24. Inoltre, la galleria è stata attrezzata con nove bypass di collegamento tra i due tunnel, di cui sette pedonali e due carrabili, pensati come uscite di sicurezza. "La galleria più grande della regione rappresenta un traguardo per la mobilità siciliana", ha dichiarato l’assessore regionale Alessandro Aricò, sottolineando l’importanza strategica di questa infrastruttura per l’intero territorio. Read the full article
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italiaefriends · 1 month ago
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"Recreos" Un progetto di rigenerazione urbana per riscoprire l’anima di un quartiere. di Riccardo Rescio
Via Palazzuolo, a Firenze, è un luogo che racconta storie di passaggi, migrazioni, e trasformazioni. Oggi, però, la via si presenta come uno spazio sospeso, un crocevia di difficoltà che riflette le contraddizioni delle città contemporanee: locali abbandonati, un tessuto sociale frammentato, spazi pubblici che non invitano all’incontro ma al distacco. È qui, in questa complessità, che la…
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chez-mimich · 15 days ago
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GIACOMETTI/MORANDI, MOMENTS IMMOBILES
In pieno clima di avanguardie artistiche, ovvero tra il primo decennio del Novecento e la metà degli anni Trenta, gli ateliers degli artisti sembrano diventare non strettamente necessari poiché Futurismo, Cubismo, Dadaismo e Surrealismo portano, molto spesso, l’arte a contatto con ambienti esterni, tanto che le opere vengono influenzate dal movimento, dalla velocità, dalla febbrile vita urbana, avendo poi anche rapporti diretti con la danza, con il teatro, con il cinema, con la fotografia. Del resto era già capitato, anche con l’impressionismo, che le tele fossero portate “en-plein-air”. Insomma gli ateliers, tranne alcune mirabili eccezioni come quello di Costantin Brancusi e del picassiano Bateaux-Lavoir sulla Butte di Montmartre, persero, mano mano, un po’ della loro feticistica importanza. Questo noioso preambolo era necessario per scrivere di una minuscola, ma raffinatissima, mostra alla “Fondation-Institut Giacometti” di Parigi (aperta fino al prossimo mese di marzo), dal titolo “Giacometti/Morandi, Moments Immobiles” che prende in esame due artisti che invece dell’atelier hanno continuato a fare il loro luogo di elezione (o la loro “comfort zone” come si dice oggi), per indagare il mondo: Alberto Giacometti e Giorgio Morandi. Due artisti accomunati anche dalla scarsa propensione a viaggiare, tanto che i loro mondi, quello della consunzione della materia della figura umana e quello intimo e domestico delle bottiglie, delle tazze e dei barattoli, sono mondi nati esclusivamente in atelier, principalmente quello parigino di Giacometti e quello di grizzana sull’ Appennino per Morandi. Benchè contemporanei i due artisti non si conobbero mai, eppure entrambi si trovano ad operare nella stessa temperie artistica e culturale intersecando i linguaggi di Cubismo, Futurismo, Surrealismo, Metafisica. Probabilmente Giacometti vede a Parigi i lavori di Giorgio Morandi, in occasione delle esposizioni sull’arte italiana del Petit Palais e poi al Jeu de Paume. Simile lo spirito che li muove: Giacometti a Parigi mise in opera la più febbrile attività di “consumazione” della materia concentrando il suo sguardo esclusivamente sulla figura umana, Morandi, con la sua intimità domestica, propose una pittura e un’incisione che sono specularmente opposti all’arte di regime, trionfalistica e piena di roboante retorica. Anche il lavoro sulle modelle viventi (prima fra tutte la compagna Annette) costringe Giacometti ad un lavoro principalmente legato al proprio atelier. Come Morandi fa per gli oggetti, Giacometti opera una copia analitica dell’essenza della modella e questa lettura resta lontana da un senso generale di lavoro “compiuto”, a vantaggio di una raffigurazione che scava oltre l’aspetto puramente esteriore. Anche per Morandi il discorso è molto simile: interrogato da un giornalista sull’astrazione e sulla surrealtà (argomenti estremamente attuali negli anni Trenta) Morandi risponde che “per lui niente era più surreale e niente era più astratto che la realtà”. Ed è indubbiamente questo il senso ultimo della sua pittura. Insomma, se una chiave di lettura della mostra si vuol trovare, questa non può essere che l’intima adesione dei due artisti “solitari” alle grandi tematiche della pittura delle avanguardie artistiche, tematiche che portavano ad una lettura della realtà attraverso l’analisi meticolosa e la rilettura di forma, colore, movimento attraverso un modo di fare arte non meramente mimetico. Il confronto tra i due è certamente una prospettiva stimolante per ribadire la loro appartenenza a quel periodo di grandi trasformazioni artistiche e culturali. Per chi passasse in zona Boulevard Raspail (Montparnasse)oltre a questa delizia, a pochi metri dalla Fondation Giacometti, troverebbe alla “Fondation Cartier” la grande bellezza della mostra di Olga de Amaral, alla quale dedicherò qualche commento nei prossimi giorni. Come si dice, per ora da Parigi è tutto...
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