#oggi pedagogia
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primepaginequotidiani · 22 days ago
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PRIMA PAGINA Il Quotidiano Del Sud di Oggi domenica, 12 gennaio 2025
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artide · 5 months ago
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Oggi tornando a casa con un riso da pranzo, ho pensato alle parole di Celibidache: Acustica è generatore di forma! Quindi è lo spazio in cui una sinfonia si suona che determina il tempo a cui andrà suonare. Le acustiche non sono mai uguali. Lo spazio è generatore pedagogico imprescindibile. Allora che tempi e modi ci suggerisce questo spazio? C'è un giardino, le stagioni si vedono scorrere, si sentono nel fango e nel secco, nelle foglie e nelle pozzanghere, c'è un treno che passa regolare, le voci coperte e la strada finisce non si può andare oltre. Ci sono ragni e ragnatele che si riformano costantemente, i corridoi stretti ed un dedalo di scale. Tutto ci suggerisce movimento e noi ne siamo accelerati. Allora ci vuole una contro pedagogia, quella della riflessione, della lentezza, della non reazione, andare piano, una cosa alla volta, abbastanza ordinati per non finire travolti dal treno in corsa, abbastanza costanti per non finire intrappolati in questa rete, alla fine strada, di palloni abbandonati calciati troppo in la.
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thebestofyourgirls · 4 months ago
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oggi a lezione di pedagogia mi sono sentita morire.
un paio di giorni fa ho realizzato che non voglio più avere figli. è sempre stato un mio grande sogno.
ma ho pensato che non voglio dare loro questo mondo.
ho trattenuto le lacrime per l’ultima mezz’ora di lezione, mi sento devastata.
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crazy-so-na-sega · 9 months ago
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NAZIONI
La nazione è una collettività che si ritiene compiuta da esseri umani sicuri di possedere un destino comune, consapevole della propria diversità rispetto alle altre, intenta ad affermarsi nei confronti di queste. La genesi di ogni nazione si compie in tre fasi, con l'affermazione violenta di uno specifico ceppo sugli altri, a cui segue la fusione con gli sconfitti, fino a produrre una comunanza di matrice sentimentale. Col tempo tale forzosa unione produce appartenenza.
L'Italia contemporanea nacque con l'affermazione della fazione sabaudo-sarda sul resto della penisola. Sforzo che a metà dell'Ottocento incontrò notevole resistenza nel Mezzogiorno, espressa attraverso il brigantaggio, rivolta popolare rubricata nella nostra pedagogia a semplice criminalità. Erano per due terzi italiani e soldati pontifici che nel 1867 difesero il Lazio dai piemontesi, addirittura erano tutti italiani i seimila incaricati di proteggere Roma. Dopo l'unità, la monarchia savoiarda confermò il fiorentino come lingua nazionale, lasciando che idiomi altrettanto sofisticati, dal napoletano al siciliano, scadessero a dialetto. Segnale di un impianto antropologico superiore.
Negli Stati Uniti fu necessaria una guerra civile (1861-1865) per selezionare il canone nazionale, con la vittoria dell'approccio nordista (yankee), puritano, calvinista, sull'alternativa sudista (dixie), episcopaliana, catto-anglicana. In termini numerici, la guerra con più morti statunitensi tra quelle combattute dalla attuale potenza. Successivamente il gruppo anglosassone fu scalzato da milioni di tedeschi che emigrarono nel Nuovo Mondo, specie nel Midwest, processo stretto tra la crescita demografica degli immigrati e la resistenza anglo. Ancora all'alba del secolo i Deutschamerikaner si tenevano a distanza dal resto della popolazione. Si iscrivevano alle Vereine (le associazioni culturali legate alla madrepatria), le chiese sassoni erano sguarnite di anglo, mentre i giovani di Indianapolis intonavano l'inno nazionale tedesco. Affinché perdessero ogni alterità culturale, tra al Prima e la Seconda guerra mondiale furono creati negli Stati Uniti numerosi campi di rastrellamento per i tedeschi. Tra il 1917 e il 1918 oltre duemila furono imprigionati nei centri di Fort Douglas, nello Utah e Fort Oglethorpe in Georgia. Per sfuggire alla discriminazione e ai linciaggi, migliaia di loro anglicizzarono il cognome: Schmidt, Schneider o Muller divennero Smith, Taylor e Miller. I tedeschi riemersero dalle guerre perfettamente americanizzati, in numero nettamente superiore al resto e costrinsero i concittadini di origine britannica a rinunciare alla pretesa di massima autorità e ad accoglierli nel vertice della nazione.
Oggi circa cento milioni di americani su trecentoventi milioni dichiarano almeno un antenato teutonico, molto più di irlandesi, inglesi, messicani, italiani, polacchi. E lo standard nazionale resta germanico (teutonico). Donald Trump (vero nome Trumpf) si percepisce portabandiera del sentire WASP (White Anglo-Saxon Protestant) dopo che suo padre, tedesco del Parlamento bavarese, si finse svedese per sfuggire all'internamento in un campo di rieducazione.
-Dario Fabbri (Geopolitica umana)
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littlepaperengineer · 10 months ago
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Fuori tempo. Oggi la mia amica mi ha detto che una ragazza del corso preparto, ingegnere, ha deciso che poteva farla lavorare nella sua azienda, come insegnante di computer e tecnologie. Insomma, unire la pedagogia alla tecnologia. Io quindi un po' mi sono detto... Ma perché a me invece delle occasioni si presentano opportunità in ritardo?
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pietroalviti · 2 months ago
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Firenze ricorda Filippo Maria De Sanctis, cui è intitolata la Biblioteca di Ceccano
Non è molto conosciuto a Ceccano ma Filippo Maria De Sanctis è stato uno dei grandi protagonisti della pedagogia del XX secolo. Ceccanese doc, nella sua carriera di scienziato ha gettato le basi dell’educazione permanente degli adulti e dell’utilizzo della cinematografia e dell’immagine nella scuola. Per onorarne la memoria e il contributo scientifico, l’Università di Firenze organizza per oggi,…
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stefaniaperinelli · 5 months ago
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Cani ai margini
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Questo libro (a cura di Luciana Licitra e Davide Majocchi)[1] si rivolge a tutti coloro che hanno aperto le loro menti ad una visione del posizionamento dell’umano diversa dagli schemi piramidali di sapore cartesiano. Così come è un prezioso strumento per comprendere quale sia la realtà italiana della vita del cane nella convivenza con gli umani, squarciando gli edulcorati veli del ‘migliore amico dell’uomo’.
I contributi[2] raccolti dai curatori nel volume forniscono un approccio multidisciplinare alla presenza del Cane negli spazi abitati (e abusati) dagli umani in una visione prospettica di confronto. Si tratta di Storie di umani e cani uniti nella ricerca comune della libertà, fisica, di espressione, di autodeterminazione e riflessioni sulla questione del randagismo, dell’addestramento e l’industria del pet.
I cani “di proprietà” nelle società degli umani svolgono principalmente la funzione di compagnia, nella falsa convinzione che la condizione che essa comporta assicuri un soddisfacente equilibrio fra garanzie e libertà individuali.
Questo libro, attraverso vari contributi teorici ed esperienziali, problematizza gli effetti di decenni di selezione razziale, commercio e protezionismo, individuando alcuni significativi campi di sfruttamento resi invisibili dalla cultura dominante. Solo una radicale trasformazione sociale può perseguire la loro liberazione. I cani e le cagne non hanno mai smesso di resistere, dimostrando “a occhi attenti e solidali” di percorrere le molteplici strade dell’autonomia.
La citazione in apertura ad uno dei capitoli di Majocchi ben illustra quale sia il cambio di paradigma suggerito dagli autori:
Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, al massimo ci si educa insieme. Nella mediazione con il mondo. (Paulo Freire – La pedagogia degli oppressi)
Non vogliamo metodi addestrativi innovativi o gentili, l’obiettivo è comprendere che gli umani devono imparare a coesistere su un piano di parità grazie al quale la relazione si basa sul confronto fra Animali di specie diverse.
Gli autori offrono una panoramica sulle diverse forme di oppressione agite in nome del “bene del cane” affrontando temi quali le numerose ed affollate prigioni istituzionalizzate (i canili, di qualsiasi tipo esse siano), i bisogni egocentrici di tutti i volontari e volontarie che soddisfano bisogni emotivi e psicologici personali perdendo di vista le reali esigenze dei cani. Ripercorrono le tappe che hanno portato alla pet economy: l’esorbitante giro d’affari che sforna cuccioli di razza senza curarsi di quale sia l’impatto genetico di tale selezione o la creazione di falsi bisogni che alimenta ed arricchisce l’industria del pet (dagli alimenti agli accessori, dagli integratori ai servizi).
Un viaggio nel mondo dei cani che abbandona la strada tanto finta quanto di facciata per inoltrarsi in sentieri scomodi percorrendo i quali le vite dei cani emergono nella loro dura realtà. Uno sguardo ampio ed articolato su cosa significhi, oggi, essere Cane: una triste prigionia.
Ringrazio coloro che hanno contribuito a questo volume perché quasi tutti loro mi hanno offerto il piacere della condivisione e del confronto su tematiche che da anni mi appartengono. Quasi tutti perché trovo che uno dei contributi non risulti in linea con la filosofia del libro e che l’autore non abbia realmente effettuato un cambio radicale della visione della convivenza con i cani. Ma questa è solo la mia opinione…..
[1] Luciana Licitra si occupa di comunicazione e scrittura. Ha lavorato per molti anni nell’editoria e in canile.
Davide Majocchi è un attivista antiautoritario per la liberazione animale e operatore di canile. Ha girato il docufilm No Pet e ha pubblicato diversi contributi su riviste e volumi antispecisti.
[2] Benedetta Ciotoli, Davide Cosentino, Luciana Licitra, Davide Majocchi, Susan McHugh, Michele Minunno, Rebecca Porrari, Massimo Raviola, Luca Spennacchio, Francesca Suppini, Federica Timeto.
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theadaptableeducator · 9 months ago
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Integrare la Pedagogia dell'Insegnamento della Seconda Lingua per Favorire la Alfabetizzazione ai Media Sociali e di Notizie
Nel mondo digitalmente guidato di oggi, i media sociali e di notizie giocano un ruolo fondamentale nel plasmare l’opinione pubblica, diffondere informazioni e influenzare il dibattito sociale. Tuttavia, la proliferazione di disinformazione, fake news e narrazioni tendenziose ha evidenziato l’importante necessità dell’educazione alla alfabetizzazione mediatica fin dalla tenera età. Integrare la…
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bergamorisvegliata · 9 months ago
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L'ANGOLO DI RITA
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"Madre".
Quante volte pronunciamo questa parola?
E quante volte la calpestiamo?
"Madre" ...
Ne conosciamo il significato Ori-Ginario?
"Madre"...
è come un Sussurro.
Discende dal Verbo.
E si fa Carne.
"Madre", dall'origine e radice sanscrita, è "Colei che Misura; Colei che Ordina".
È il Principio di Ogni Cosa.
La Fonte da cui Derivano tutte le Ispirazioni.
"Madre" è Soffio di Vita.
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Colei che si Posa.
Principio di Armonia, e Distruzione, e Nuova Rigenerazione.
Per tutto questo, e molto altro, non posso scrivere oggi dei banali auguri sulla "festa della mamma".
Perché "mamma" non equivale a "Madre".
E la festa una volta l'anno NON equivale alla Festa incessante che "Madre" Pone, in ogni Istante.
Siate Madri, nell'Intimo.
Riconoscete "Madre", quando vi è Accanto.
Inchinatevi, al Profumo di "Madre". 
E questa la mia Preghiera, per oggi, e per Ogni Giorno:
... Che ogni Essere, possa Coglierti... MADRE.
@pedagogistarita
#pedagogia
#educazione
#madre
#mamma
#festadellamamma
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paoloferrario · 10 months ago
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Anna Granata, Ragazze col portafogli. Una pedagogia dell'emancipazione femminile, Carocci editore, 2024. Indice del libro
scheda dell’editore: Ragazze col portafogli Fino ad oggi le cose sono andate così: abbiamo trasmesso di madre in figlia, in maniera puntuale ed efficace, un certo modello di donna, adatto a vivere in questo mondo e funzionale a crescere senza inciampi. Abbiamo educato le nostre bambine al silenzio e al sorriso, alla prudenza e alla pazienza, contrastando vivacità, moti di indipendenza e di…
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micro961 · 1 year ago
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Remo Periginelli - Funzione psicoterapeutica dell’Arte Marziale
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Salute del corpo e della mente attraverso il “canto degli organi”nelle tecniche dell’Arte Marziale Olistica Ed. Tabula Fati
“Questo libro nasce dalla mia 1a tesi universitaria in Pedagogia. L’incontro tra un grande psicologo, mio relatore, Arturo Conte e un giovane Istruttore di Arti Marziali, quale ero negli anni ‘80, ha dato origine ad un testo particolarmente interessante sulle Arti Marziali. In esso si evidenziano tutte quelle tecniche fondamentali, che vengono quasi messe da parte in una palestra di stampo agonistico. Dopo una prima parte, dedicata alla storia del combattimento, passando sia per i Samurai che per i Cavalieri medioevali, nella seconda parte sono evidenziati gli aspetti psico-pedagogici dell’Arte marziale, per costruire quella che sarà definita Arte Marziale Olistica. Si tratta l’aggressività, lo psicodramma, l’io e l’inconscio, le parole fondamentali dell’Arte Marziale, i piedi nudi, il silenzio e la divisione delle tecniche in “lancio” e “slancio”. Nella 3a parte, amplificazione della 2a edizione, si centra ancora di più l’argomento, parlando della relazione tra mano e mente, del Grido e delle sue vocalizzazioni e della “mano viva”, in contrapposizione alla “mano morta”. Remo Periginelli
Un libro innovativo e unico nel suo genere il cui obiettivo è quello della Salute del corpo e della mente attraverso il “canto degli organi”nelle tecniche dell’Arte Marziale Olistica. 1a edizione: Febbraio 2020 / Ha ricevuto una segnalazione di merito dalla Giuria del Premio internazionale di letteratura “Francavilla Urban Festival” 2a edizione ampliata: Novembre 2022
Prof. Remo PeriginelliIl Maestro Remo Periginelli è nato a L’Aquila il 30/06/60 ed è residente a Montesilvano (Pe); sposato con due figli ha iniziato la pratica delle Arti Marziali all’età di 9 anni. Nell’ambito degli anni di pratica ha organizzato centinaia di eventi, soprattutto a L’Aquila, sia di gare regionali, nazionali e internazionali, sia di seminari e conferenze sulle Arti Marziali e sulle Discipline olistiche. Oggi si dedica alla Formazione Istruttori, sia dal punto di vista tecnico, che da quello psico-pedagogico. Libri scritti:Tanto Tori, editrice Futura, anno 1989Funzione psicoterapeutica dell’Arte Marziale, Ed. Tabula Fati, 2020, 1a edizione; 2022 (2a edizione), che ha ricevuto una segnalazione di merito dalla Giuria del “Premio internazionale di Letteratura Francavilla Urban Festival” Laurea in Pedagogia ad indirizzo psicologico conseguita presso l’Università degli studi di L’Aquila con una tesi su “Funzione psicoterapeutica dell’Arte Marziale”Laurea in Scienze delle Religioni, con una tesi su “Il Taoismo e l’Esistenzialismo italiano”Corso post-laurea in “Costellazioni Familiari” metodo Bert HellingerCorso post-laurea in Ipnosi clinica Corso post-laurea in Soluzioni IncantateHa codificato un metodo di allenamento denominato ARTE MARZIALE OLISTICA, che comprende le seguenti Arti Marziali.
CURRICULUM COMPLETO AUTORE
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staipa · 1 year ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/da-zero-a-tre-anni-piero-angela/?feed_id=1211&_unique_id=658eb25e4d4f8 %TITLE% In questi giorni ho letto un libro rivoluzionario e di una modernità sconcertante. Si tratta di un libro del 1977, di un autore che tutti conosciamo: Piero Angela. Lo sappiamo tutti bene, Piero Angela ha spaziato su praticamente qualunque tema di carattere scientifico nella sua lunga carriera, quello che io non sapevo è che tra questi temi ci fosse la pedagogia. Chi conosce bene il personaggio sa anche quanto spesso si sia espresso anche su temi che di fatto hanno una forte valenza politica. Leggerne uno scritto nel 1977 mi ha fortemente colpito, perché in genere viene dato per scontato che un saggio vecchio, soprattutto su tematiche come l'educazione o certi ambiti scientifici, mostri tutto il suo tempo e risulti poco utile dopo quasi cinquant'anni. In questo caso non è così. In Da zero a tre anni Piero Angela ci racconta come funziona la crescita e l'evoluzione della mente umana a partire dalla nascita dell'universo fino ai tre anni di vita di un bambino. Dal punto di vista biologico, fisiologico ed infine educativo. Snocciola esempi, spiegazioni ed esperimenti che portano anche chi non abbia grande dimestichezza con questi argomenti a comprendere non solo quali siano i rischi, le metodologie e lo stile migliori nel crescere un bambino, ma quanto sia strategico e determinante quel breve periodo iniziale in cui il bambino è con la famiglia e non ancora affidato ad un asilo. Ma il libro non è solo questo, attraverso gli stessi studi e le stesse spiegazioni ci racconta quali dovrebbero essere i passi che lo stato, le istituzioni e i genitori dovrebbero seguire per migliorare la crescita mentale di ogni nato e rendere così il mondo migliore. Lo dice con gli occhi nel 1977, con le problematiche del 1977. E leggerlo nel 2023, con le grandi innovazioni dei primi venti anni del secolo successivo lascia senza parole perché le problematiche sono le stesse, o meglio le problematiche sono aumentate e le soluzioni sono state in larga parte ignorate. Abbiamo soluzioni a portata di mano da cinquant'anni, idee che potrebbero rendere le generazioni future cittadini migliori, che potrebbero rendere le future generazioni migliori di noi e in grado di discernere il vero dal falso, di ragionare per associazioni e incrementarne la creatività ma siamo troppo occupati a guardarci i piedi, a litigare, a finanziare cose che migliorino le nostre vite, le nostre pensioni, per poi crescere generazioni di frustrati quanto noi che ci criticheranno per non aver fatto qualcosa per loro. Proprio come facciamo noi oggi con le generazioni precedenti. In questi giorni ho letto un libro rivoluzionario e di una modernità sconcertante. Si tratta di un libro del 1977, ed evidentemente non lo hanno ancora letto abbastanza persone, o non lo hanno preso abbastanza sul serio.
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nuovi-materiali · 1 year ago
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Tutti i libri, si sa, sono transeunti.  Eccetto alcuni: i classici. Libri che non si può far a meno di aver letto. Delle opere così importanti per la loro generazione o che hanno avuto una tale influenza sul loro periodo storico, che si devono assolutamente leggere per capire come la nostra società sia diventata quella che è oggi.
«Didattiche per ogni tempo. Strategie operative per insegnare nella scuola secondaria di secondo grado» del prof. Federico Batini, docente di Pedagogia Sperimentale, Metodologia della Ricerca e Metodi e tecniche della valutazione scolastica presso l’Università di Perugia (Giunti TVP, 2021 ISBN: 9788809906204) non è un classico; ma andrebbe comunque letto da chi insegna nei professionali, nei tecnici o nei licei.
Didattiche per ogni tempo, in formato PDF, può essere scaricato gratuitamente da questo link
Sommario
1. Dal Covid al post Covid
 
§ Che cos’è successo durante la pandemia? 4
Dalla classe allo schermo 5
Aggravare una situazione già complessa? 6
I punti di vista dei diversi attori in campo 7
L’opinione degli insegnanti 7
L’opinione dei genitori 11
L’opinione degli studenti 11
Conclusioni 12
 
2. Didattiche per ogni tempo
 
§  Dall’apprendimento eterodiretto all’apprendimento autodiretto 14
Il costrutto delle competenze 15
La valutazione autentica e l’apprendimento significativo 17
Come valutare le competenze? 18
 
§  Le modalità di apprendimento e le didattiche attive 20
I compiti autentici 21
La flipped classroom 22
La didattica breve 24
Il debate 25
Altre didattiche attive 26
 
§  La gamification: il grande gioco dell’apprendimento 28
Che cos’è la gamification? Verso una definizione 28
Siamo seri… giochiamo 28
I videogiochi: strumenti di apprendimento? 28
Caratteristiche della gamification 29
Gamification a scuola 31
 
§  La lettura ad alta voce in un contesto difficile 33
Una didattica per il successo formativo 34
Gli effetti della lettura ad alta voce 35
 
§  Il libro di testo come risorsa 36
Breve storia del libro di testo 36
Come usare il libro di testo? 37
3. ATTIVITÀ
 
Didattiche attive 39
SCHEDA 1: Brainstorming Le parole della pandemia 40
SCHEDA 2: Brainwriting Spremuta di cervelli 41
Come costruiamo un compito autentico? 42
SCHEDA 3: Compito autentico Dormivo 43
SCHEDA 4: Flipped classroom L’energia 44
SCHEDA 5: Debate Non sono d’accordo! 45
Come utilizzare la gamification in classe? Breve guida pratica 46
SCHEDA 1 Un sistema di badge per certificare il raggiungimento degli obiettivi 47
SCHEDA 2 Valutazione formativa con Kahoot! 48
SCHEDA 3 Inserire gli obiettivi di apprendimento in una cornice narrativa 49
SCHEDA 4 Gamificare un ambiente Moodle: livelli, missioni, badge 50
SCHEDA 5 Gamification in aula: Classcraft e Classdojo 51
 
I giochi non aleatori 52
Dixit 53
Scarabeo 54
Ticket to Ride: Europa 55
Ta-Pum! 56
Memoir ’44 57
Secret Hitler 58
Twilight Struggle 59
Valence 60
Cytosis: A Cell Biology Board Game 61
Indicazioni bibliografiche 62
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danielebelloli · 1 year ago
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Vita-lavoro, in equilibrio o in compensazione?
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Se la necessità di equilibrio deriva dal bisogno di sviluppare relazioni sociali al di fuori della sfera lavorativa, oppure dal bisogno di accrescere il proprio patrimonio intellettivo con nozioni e capacità non necessarie all’attività lavorativa, allora tale equilibrio è sano.
Ma se la necessità di equilibrio deriva dal bisogno di compensare la fatica, la noia e relazioni sociali scarsamente stimolanti, allora c’è un problema a monte che non può essere risolto facendo più vacanze, con lo smart working o con gli affetti.
Il secondo scenario è tipico di chi sta svolgendo un lavoro che né lo appassiona, né per il quale abbia talento. Entrambi, passione e talento, insieme, sono la base indispensabile di un lavoro gratificante. Sir Ken Robinson, lo scrittore e consigliere internazionale sull'educazione per governi e istituzioni no-profit, lo chiama “Elemento”.
Vivere nel proprio elemento richiede di trovarlo, prima di tutto. Prova tu a rispondere: quali sono i tuoi talenti? Cosa ti appassiona veramente? Se non riesci a rispondere, non preoccuparti, sei come la stragrande maggioranza degli esseri umani. E dei giovani.
Trovare il proprio elemento è reso difficile dal sistema educativo; ecco Ken*: “Esistono tre processi fondamentali nel campo dell’educazione: il curricolo, che è ciò che il sistema scolastico si aspetta che gli studenti apprendano; la pedagogia, il processo con cui il sistema aiuta gli studenti a imparare; e la valutazione, il processo con cui si giudica la loro resa. La maggior parte delle riforme si concentra sul curricolo e sulla valutazione. Normalmente i politici cercano di avere il controllo del curricolo e specificano esattamente ciò che gli studenti dovrebbero imparare. Nel fare questo, tendono a rinforzare la vecchia gerarchia delle materie, ponendo grande enfasi sulle discipline alla sommità della scala gerarchica esistente.”
Sottovalutare gli aspetti pedagogici ha reso e rende difficile ai giovani scoprire quali siano i propri talenti e le proprie passioni, avviandoli verso una vita classificata dalla società. Che porta oggi, in determinate circostanze, ahimé piuttosto diffuse, a porre la domanda: come trovare l’equilibrio fra vita e lavoro?
*[Ken Robinson. The Element: Trova il tuo elemento cambia la tua vita. MONDADORI.]
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rideretremando · 2 years ago
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Riassunto minimo minimo, tagliato con l’accetta. Sainte-Beuve fu il critico letterario principe dell’Ottocento; aveva un suo metodo, che fu chiamato «metodo biografico»; il metodo consisteva nell’usare la biografia dell’autrice o autore per comprendere meglio, o addirittura spiegare, e alla fin fine valutare, l’opera. Hyppolite Taine, più o meno suo contemporaneo, faceva la stessa cosa in modo appena un po’ diverso: più che alla biografia intima del personaggio si interessava ai contesti economici e sociali della sua formazione, alla sua posizione sociale eccetera. La critica marxista spesso si limitò a raffinare il grossolano positivismo di Taine; talvolta arrivò a concetti molto interessanti e produttivi, come quello di «rispecchiamento» (Lucàks): nell’opera d’arte si rispecchia la società nella quale essa è nata, ma non si rispecchia nei contenuti bensì nelle forme dell’opera stessa (capire come: questo è il problema). Benedetto Croce dichiarò che l’arte è intuizione e separò la poesia dalla non-poesia; ma come critico letterario, in realtà, a mio avviso, non fece che esercitare un finissimo, uno straordinariamente fine (e discutibile) gusto (e gusto non solo per la poesia, ma anche – spero che don Benedetto da lassù non mi senta – per la buona retorica). Poi arrivarono gli anni della linguistica, dello strutturalismo, del close reading, delle opere letterarie considerate come meri testi, come meri oggetti, separate dal tempo e dal luogo della loro origine (e tanto più dalla persona che le originò); mentre dappertutto serpeggiava il freudismo, in parte come triste rinascita del biografismo alla Sainte-Beuve, in parte come (molto più interessante) tentativo di fare vera psicoanalisi dei testi, delle opere, delle parole, alla Francesco Orlando. Ieri ci si appassionava alla «letteratura vista da lontano», come recita il titolo di un libro di Franco Moretti, al tentativo di indagare la letteratura usando statistiche, grafici, schemi, nella speranza di formare un sapere cumulativo, trasmissibile da uno studioso a un altro e da una generazione a un’altra; oggi siamo all’eclettismo post-postmodernista (l’unica cosa su cui quasi tutti gli eclettici sono d’accordo è il parlar male dello strutturalismo, del freudismo, di Benedetto Croce e di Franco Moretti). Fine del riassunto minimo minimo, tagliato con l’accetta.
Oggi, nell’oggi-oggi, nell’oggi-istantaneo, ho l’impressione che stia venendo fuori, nel modo in cui nei giornali si parla delle opere letterarie, una sorta di paradigma etico. L’equazione è semplice.
– l’autore entra nell’opera. Che si tratti di autofiction (o di una delle diversissime cose qualsiasi che siano state tassonomizzate come autofiction negli ultimi anni) o di reportage narrativi con licenza d’invenzione (o senza licenza) o di un misto delle due cose, fatto sta che l’autore entra esplicitamente (implicitamente c’è sempre stato, da che mondo è mondo) nell’opera. È lui che si presenta, ci accompagna, fa da mediatore con la realtà, vive i sentimenti che dobbiamo vivere noi lettori o – al contrario – vive i sentimenti che noi lettori non dobbiamo vivere (un movimento catartico, in un modo o nell’altro): quando l’autore entra nell’opera in un certo modo, di fatto si produce una sorta di pedagogia; e che si tratti di un «fate (sentite, emozionatevi ec.) come me» o di un «non fate (sentite, emozionatevi ec.) come me», è uguale; perché comunque la storia è scritta in un tempo successivo, nel quale anche l’eventuale traviamento o l’idiozia o la cattiveria eccetera sono diventati storia, acqua passata.
– l’opera è valutata sulla base della sua utilità, ossia delle informazioni che porta con sé; ma (attenzione!) informazioni nel senso in cui le intendono i giornali italiani (e forse di tutto il mondo: ma io sto parlando di Italia), ovvero non tanto informazioni sui fatti (i fatti, un tempo pretesi come «separati dalle opinioni», oggi sono stati tout court aboliti) ma informazioni su come si deve pensare, su come si deve orientare l’attenzione, su qual è il tema indignativo del giorno, e così via. L’opera letteraria è letta come se fosse un pezzo giornalistico un po’ lungo e (forse) con qualche libertà formale in più.
Così, un’opera può essere giudicata negativamente, ossia ritenuta una brutta opera, se l’immagine dell’autore che si ritrova nell’opera stessa è un’immagine da «brutta persona» (da quand’è che si usa quest’orrenda locuzione?) non rimediata da assoluzioni o autoassoluzioni o conversioni o rasserenamenti o altre vincite al lotto della lotteria morale. Ovviamente questo modo di ragionare tende a estendersi anche a quelle opere nelle quali l’autore non sia esplicitamente presente nell’opera stessa, ossia i romanzi veri e propri: se c’è un protagonista (e di solito, come da tradizione, c’è) questo non potrà essere letto che come rappresentante morale dell’autore, e quindi un’eventuale promozione o condanna morale del personaggio coinvolgerà la persona stessa dell’autore.
Tutto questo in un tempo di grandissimo conformismo morale, nel quale – come è stato da più parti spiegato e rispiegato nelle discussioni suscitate dal «Contro l’impegno» di Walter Siti – allo scrittore, all’intellettuale, all’artista (al calciatore!), non si chiede più, come si chiedeva nei tanto deprecati (per esempio) anni Settanta, di essere campione di trasgressione: bensì di essere à la page su tutte le questioni etiche del momento (al massimo ci si possono concedere, come diceva con assai ben trovate parole Gianluigi Simonetti in un articolo di qualche tempo fa, «trasgressioni ben temperate»).
Il bello è che tutto questo non c’entra niente, manco un filino, con la letteratura. La quale è nient’altro che: creazione di forme.
Giulio Mozzi
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donaruz · 2 years ago
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“Imparare a leggere e scrivere per conoscere tutto il resto dell'umanità”.
Quale augurio migliore di queste parole di Alberto Manzi per il primo giorno di scuola?
Alberto Manzi non è solo il maestro che ha insegnato a leggere e scrivere agli italiani, quando in un’Italia piena di belle speranze ma ancora poco alfabetizzata, condusse il programma “Non è mai troppo tardi”. Andato in onda dal 1960 al 1968, è sicuramente un capolavoro di pedagogia, premiato e imitato in altri settantadue paesi, espressione massima della Rai come servizio pubblico.
Alberto Manzi è molto di più.
È un maestro che ha la vocazione dell’insegnamento e non ha paura di iniziare dalle aule più difficili: dopo la guerra, nel 1946, accetta l’incarico, che altri prima di lui avevano rifiutato, di insegnare nel carcere minorile “Aristide Gabelli” di Roma. Non è semplice: in un enorme stanzone senza banchi, senza sedie, senza nemmeno libri, sono riuniti bambini e ragazzi tra i 9 e i 17 anni con storie terribili alle spalle. Ma Alberto Manzi non si perde d’animo e alla fine riesce a guadagnare la loro fiducia inventando e sperimentando metodi didattici innovativi. Racconta storie e le fa raccontare e recitare ai ragazzi. Insieme pubblicano “La tradotta”, il giornale del carcere, un modo per tirar fuori le emozioni di questi ragazzi che troppo presto hanno conosciuto la durezza della vita.
È un maestro che dal 1955 fino al 1977 trascorre le sue estati in Sud America. All’inizio nella foresta amazzonica con un incarico dell’università di Ginevra per studiare le formiche (Alberto Manzi era anche laureato in biologia oltre che in pedagogia e filosofia). Poi si sposta in Perù e in Bolivia, dove capisce che per gli indios è fondamentale l’istruzione per reagire alle ingiustizie e ai soprusi. Ma non si limita ad insegnare a leggere e scrivere. Li aiuta a costituirsi in piccole cooperative agricole, a organizzarsi per non essere sfruttati. Quindi si attira le antipatie delle autorità che lo dichiarano persona non gradita. Ma lui continuerà ad andarci lo stesso.
È un maestro che capisce le potenzialità dei mezzi di comunicazione e oltre al celebre “Non è mai troppo tardi” e altri programmi nel corso degli anni, usa anche la radio per raccontare storie, insegnare a grandi e piccoli, o meglio come disse lui: “Non insegnavo a leggere e scrivere: invogliavo la gente a leggere e a scrivere”.
È un maestro scrittore e poeta, e per le sue opere avrà molti premi e riconoscimenti.
È un maestro che insegna all’università, ma poi la lascia per dedicarsi alla scuola elementare “Fratelli Bandiera” di Roma, dove resterà fino alla pensione.
È un maestro che scrive alle istituzioni, per protestare contro una scuola considerata inadeguata, fredda, sorda alle esigenze dei bambini. Tanto insofferente alle categorie asettiche della scuola, che nel 1981 Manzi si rifiuta di compilare le schede di valutazione: “Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni”. Davanti alle pressioni del Ministero della Pubblica Istruzione, l’anno successivo apporrà un timbro su ogni scheda: “fa quel che può, quel che non può non fa”.
È un maestro ormai anziano e in pensione, ma che sa sempre che l’istruzione è l’unico antidoto alla violenza e all’ingiustizia, e quindi nel 1992 realizza un programma per la RAI: “Impariamo insieme” per insegnare l’italiano agli extracomunitari.
È un maestro che non smette mai di credere nel potere dell’istruzione e nella forza dei bambini, ai quali diceva “Siete capaci di camminare da soli a testa alta, perché nessuno di voi è incapace di farlo”.
Non è mai troppo tardi per ricordare Alberto Manzi, maestro speciale.
Ed è di buon augurio ricordarlo oggi, ancora, all’inizio di un nuovo anno scolastico…
Buona scuola a tutti!
🦋 La farfalla della della gentilezza 🦋
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