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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Messina di Oggi mercoledì, 23 ottobre 2024
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7 gennaio … ricordiamo …
7 gennaio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Adam Rich, attore statunitense principalmente noto per il ruolo di Nicolas Bradford, ultimo degli otto figli, nel telefilm La famiglia Bradford. Esordì ancora bambino nel 1977, il suo ruolo nello show lo ha portato ad essere conosciuto come “il fratellino d’America”. Successivamente recitò come guest star in altre serie televisive statunitensi. Negli anni le sue interpretazioni si…
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Per i polemici e i dubbiosi: - “poveraccio” non è inteso come “povera stella”, ma come povero e basta, visto che non mi risulta che i capitani d’impresa si mettano a sfilare portafoglia alla stazione. - se aumentare le pene servisse davvero a qualcosa basterebbe mettere l’ergastolo su tutto. - sì, i pubblici ufficiali condannati per abuso d’ufficio sono pochi. Ma non sono tutti innocenti. Spesso di tratta di prescrizioni e spesso di difficoltà nel dimostrare la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. - se poche persone commettono oggi abuso d’ufficio è proprio perché l’abuso d’ufficio è reato. Se davanti a un autovelox tutti rispettano i limiti di velocità è perché sono tutti rispettosi automobilisti o perché c’è l’autovelox? E cosa accadrebbe se l’autovelox venisse rimosso? Emilio Mola, Instagram
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- Noi l’avevamo detto che Ilaria Salis sarebbe stata la nuova Soumahoro. E infatti sono bastati un paio di giorni da neo eurodeputata per convincere Angelo Bonelli a "scaricare" di fatto la santa protettrice degli occupanti abusivi. Non ci credete? Dovete sapere che oggi l’Adnkronos ha raccolto una storia meravigliosa riguardo le occupazioni abusive di immobili. A Napoli infatti un povero cristo, di nome Umberto, un bel giorno si è ritrovato la sua casa popolare improvvisamente nelle mani di uno sconosciuto. E sapete chi l’ha aiutato con tutte le forze a riprendere possesso dell’immobile? Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ovvero lo stesso partito il cui leader - Bonelli - si commuove per l’elezione in Ue di Ilaria Salis. Capite il paradosso?
- Umberto peraltro ha inviato un messaggio alla Salis che si spera che la deputata possa leggere: chi pensa che le occupazioni sono sacrosante, dice il pover’uomo, dovrebbe “provare la sensazione di rientrare dal lavoro, dall'ospedale, dal supermercato e vedere che la chiave non apre più la porta di casa tua, che qualcuno si è infilato nel tuo letto e si è disfatto dei tuoi vestiti, ha ripulito il frigo e buttato via i mobili dalla finestra come fossero spazzatura”. Altro che “occupare è logorante”, come sostiene Ilaria. Umberto per 9 giorni ha dovuto dormire in auto in attesa che qualcuno cacciasse gli abusivi.
Via Il Giornale
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Berlusconi è così egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa, a un funerale il morto!
Checché se ne dica Berlusconi, come tutti i ricchi, non può essere generoso. Se fosse generoso non sarebbe ricco.
I manifesti della campagna elettorale di Berlusconi sono il più grande successo degli imbalsamatori dai tempi di Tutankamen.
Berlusconi è un cattolico un po’ sui generis. Per esempio le sue idee religiose si limitano alla convinzione che Dio abbia creato l’uomo e viceversa.
Silvio Berlusconi: “Ogni ingiustizia mi offende quando non mi procuri direttamente alcun profitto”.
Berlusconi, in vacanza a Bermuda, ha rischiato un gravissimo incidente: stava facendo una passeggiata quando, per un pelo, non è stato travolto da un motoscafo.
I manifesti di Berlusconi che tappezzano le città italiane lo fanno sembrare di vent’anni più bugiardo.
Casini: “Ho una proposta: se vinciamo facciamo il Governo degli Onesti.” Berlusconi: “Bravo, e il pluralismo?”
Che cosa distingue Pietro Nenni, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi? Nenni non sapeva dire bugie, Craxi non sapeva dire verità e Berlusconi non sa dire la differenza.
Oggi ho preso il coraggio a due mani ho telefonato a Berlusconi e gli ho detto: “Guardi che se vince le elezioni il mio posto di lavoro non si tocca!” E lui mi ha risposto: “E chi lo tocca? Anzi mi fa schifo solo a guardarlo!”
A pochi mesi dalle elezioni l’opinione pubblica è riuscita finalmente a capire la differenza che c’è tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi: Bossi è un povero pazzo, Berlusconi invece è ricco.
Mi sono svegliato nel 2010 e ho avuto paura perché Berlusconi aveva comprato tutto. Perfino la Costituzione aveva fatto riscrivere. Da Mike Bongiorno. Il primo articolo diceva: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Avete vento secondi per rispondere. Via al cronometro”.
Già da scolaretto Berlusconi dava prova delle sue straordinarie qualità vendendo i “pensierini” ai compagni meno dotati. Cominciava insomma a manifestarsi in lui quella particolare attenzione verso i più somari che sarà in seguito origine del suo successo televisivo e politico.
Una volta Bossi mi ha accusato di peronismo. Sì, ha detto proprio: “Berlusconi è un peronista!”, ma non mi sono offeso perché credo che si riferisse alla birra Peroni che è l’unico peronismo che conosce bene.
Se Berlusconi vincerà le elezioni tutti gli italiani si convinceranno che le sorti del Paese sono in mano a un serial premier.
Il ritorno di Berlusconi al governo mi ricorda il recital di un cantante d’opera penoso in un teatro di Palermo. Eppure il pubblico alla fine si è alzato in piedi e ha urlato: “Bis! Bis!” E lui ha cantato di nuovo. Peggio di prima. Ma il pubblico era di nuovo in piedi a gridare: “Cantala di nuovo!” E il cantante: “Siete un pubblico meraviglioso, mi piacerebbe cantare ancora per voi, ma non posso cantare la stessa aria tre volte…” Allora un vecchietto in loggione si è alzato e ha urlato: “E no! Adesso tu la canti finché non la impari!”
Silvio Berlusconi è una persona per lo più umile, nonostante abbia avuto tutta la vita al fianco il fratello Paolo che farebbe venire il complesso di superiorità perfino a Amadeus.
Silvio Berlusconi è un uomo davvero molto fortunato. Così proverbialmente fortunato che qualche tempo fa la Repubblica di San Marino decise di emettere dei francobolli rappresentanti il suo sedere stilizzato. Ma ha dovuto subito ritirarli perché Emilio Fede li leccava dal lato sbagliato.
Silvio Berlusconi non solo non conosce Tabucchi, ma è anche convinto che Gogol sia un centravanti balbuziente.
Sappiamo che è difficile da credere, ma la vita di Berlusconi è basata su una storia vera.
Berlusconi fin da piccolo aveva detto: “O divento presidente del Consiglio o niente.” Be’ ce l’ha fatta: è riuscito a diventare tutt’e due.
Berlusconi paga tre miliardi di tasse al giorno? E’ più forte di lui, non riesce a essere modesto neanche quando fa il 740.
Berlusconi è uno che prima di darsi alla politica non faceva mistero delle sue passioni. Che, come diceva lui stesso, erano soprattutto due: la figa e Parigi. La figa perché è la figa. Parigi perché… Insomma con tutta la figa che c’è a Parigi!
Sono sicuro, ci vorranno magari vent’anni, ma alla fine Berlusconi diventerà un musical.
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Selezione di battute tratte da: Anche le formiche nel loro piccolo fanno politica. (E s’incazzano). 107 cattivi pensieri sulle ELEZIONI 2001, a cura di Gino&Michele per il Comitato Rutelli.
#Silvio Berlusconi#Gino&Michele#umorismo#Storia d'Italia#politica italiana#Prima Repubblica#Seconda Repubblica#il Cavaliere#corruzione#Tangentopoli#Mani Pulite#Antonio Di Pietro#Fininvest#Mediaset#Forza Italia#conflitto di interessi#berlusconismo#leggi ad personam#Umberto Bossi#Gianfranco Fini#Romano Prodi#bipolarismo#partito-azienda#loggia P2#Piano di rinascita democratica#Marcello Dell'Utri#Bettino Craxi#mafia#sua Emittenza#potere
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Oggi ho bruciato la tua lettera.
L'unica che mi hai scritto.
E io ti ho scritto, senza che tu
lo sapessi, giorno per giorno.
A volte con amore,
a volte con desolazione,
altre con rancore.
La tua lettera la conosco a memoria:
quattordici righe, ottantotto parole,
diciannove virgole, undici punti
di sospensione, diciassette accenti
ortografici e neanche una sola verità.
José Emilio Pacheco
Today I burned your letter.
The only one you wrote to me.
And I wrote to you, without you
if you knew it, day by day.
Sometimes with love,
sometimes with desolation,
others with resentment.
I know your letter by heart:
fourteen lines, eighty-eight words,
nineteen commas, eleven periods
of suspension, seventeen accents
spellings and not even a single truth.
José Emilio Pacheco
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CHI È VERAMENTE FLAVIO BRIATORE?
L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia (civilmente) le sue valutazioni.
“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.
Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.
A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".
La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.
Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.
Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.
Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.
"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".
Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.
(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010: https://bit.ly/2EE1y0t)
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Emilio Federico Schuberth
Moda e media ai tempi della dolce vita
Dorothea Burato
Electa, Milano 2023,128 pagine, 17,2x24cm, ISBN 9788892824317
euro 24,00
email if you want to buy : [email protected]
Il volume è l’esito di una approfondita ricerca sulla figura dello stilista di origini napoletane attivo a Roma a partire dagli anni Quaranta. Emilio Federico Schuberth si impone sul territorio nazionale e internazionale grazie soprattutto al sapiente uso di strategie di promozione del suo marchio attraverso il medium cinematografico e quello televisivo. Nel panorama della moda italiana, che si afferma a partire dal dopoguerra, Schuberth rappresenta una voce fuori dagli schemi: il suo atelier è stato una tappa obbligata per le dive del cinema, le soubrette del varietà e le donne più eleganti del jet set internazionale. Schuberth veste le più grandi dive del cinema, come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Martine Carol, Valentina Cortese, Alida Valli, Anna Magnani, Bette Davis e Gloria Swanson, sia dentro che fuori dallo schermo, recita in alcuni film e partecipa a trasmissioni televisive di grande popolarità come Carosello, Il Musichiere e La via del successo. Nel volume la storia dello stilista-star viene raccontata attraverso quattro macro-sezioni: la prima è dedicata alla biografia del sarto, fino ad oggi poco indagata; la seconda alla ricognizione del proficuo rapporto che Schuberth ha instaurato con il mondo del cinema in venti anni di attività, dalla partecipazione come attore in alcuni film, alla promozione del proprio marchio grazie alle più famose dive del cinema; la terza si focalizza sul lavoro di Schuberth come stilista al servizio del grande schermo; la quarta sezione è dedicata alle esperienze nell’ambito radiotelevisivo e all’uso strategico che lo stilista fa del neonato medium televisivo promuovendo le sue creazioni anche al pubblico di massa. Chiude il volume l’analisi del filmato promozionale Vedette 444, brillante analogia tra la creazione di moda e l’industria meccanica cui prende parte anche Schuberth. Il materiale dell’archivio CSAC, nello specifico i figurini del Fondo Schuberth e le fotografie del Fondo Publifoto Roma, si è rivelato uno strumento di studio fondamentale per la ricostruzione dell’attività del sarto in oltre due decenni di attività e ha fornito un ricco repertorio di immagini e documenti per il libro. Ne è testimonianza l’album dei figurini di moda, in chiusura del libro, con una selezione di materiale particolarmente rappresentativo della vivacità e varietà che ha caratterizzato l’attività dell’atelier di Schuberth nei decenni centrali del Novecento. Il volume è il quarto di una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Lo studio, e il prezioso lavoro di riordino e catalogazione di cui questa pubblicazione offre testimonianza, ha dato a CSAC l’opportunità di catalogare e digitalizzare tutti i bozzetti e le fotografie del sarto in modo da rendere fruibile il patrimonio del fondo all’esterno.
02/11/23
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Oggi ho bruciato la tua lettera.
L'unica che mi hai scritto.
E io ti ho scritto, senza che tu
lo sapessi, giorno per giorno.
A volte con amore,
a volte con desolazione,
altre con rancore.
La tua lettera la conosco a memoria:
quattordici righe, ottantotto parole,
diciannove virgole, undici punti
di sospensione, diciassette accenti
ortografici e neanche una sola verità.
José Emilio Pacheco
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Oggi ho bruciato la tua lettera. L'unica che mi hai scritto.
E io ti ho scritto, senza che tu lo sapessi, giorno per giorno.
A volte con amore, a volte con desolazione,
altre con rancore.
La tua lettera la conosco a memoria: quattordici righe,
ottantotto parole, diciannove virgole, undici punti di sospensione, diciassette accenti ortografici
e neanche una sola verità.
José Emilio Pacheco
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Oggi ho bruciato la tua lettera. L'unica che mi hai scritto.
E io ti ho scritto, senza che tu lo sapessi, giorno per giorno.
A volte con amore, a volte con desolazione,
altre con rancore.
La tua lettera la conosco a memoria: quattordici righe,
ottantotto parole, diciannove virgole, undici punti di sospensione, diciassette accenti ortografici
e neanche una sola verità.
José Emilio Pacheco
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PRIMA PAGINA El Pais di Oggi giovedì, 08 agosto 2024
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Emilio Mazzoli e Basquiat ospite nella sua cucina; lo scopre e porta le sue opere in italia, anche un comune mortale poteva comprarne una nella sua galleria a Modena, oggi un suo quadro viene quotato fino a 100 milioni.
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Il papa che esce dal Gemelli, il pendolo Calenda-Renzi, la destra dopo Berlusconi, il patto tra Giorgia e Marina, l'ipotesi Paolo Berlusconi al Senato, il ballo alla scala del 2004, la santificazione laica, le frasi shock dei ragazzi del suv, il fatturato di TheBorderline, il giallo del noleggio, l'amaca di Serra sugli amici dei ragazzi del suv, l'ultimo saluto a Flavia Franzoni, l'investimento di un ventenne in bmw, la pista del dna di Kata, l'ultima difesa di Gabriele Bianchi, il grande caldo che arriva, l'abolizione dell'abuso d'ufficio, l'intervista a Serracchiani sulla giustizia, le notizie che non potremo più leggere con la legge Nordio, Scalfarotto sulla maternità surrogata, il braccio di ferro sul Mes, Ita sconfitta in tribunale, l'ultima chiamata per l'acconto Imu, la diretta da Kiev, il giallo sulle dimissioni della capa della polizia di New York, l'Iran che aggira le sanzioni.
L'abolizione dell'abuso d'ufficio, l'alba di un nuovo conflitto, l'intervista ad Albamonte, cosa prevede la riforma, il funerale di Flavia Franzoni, l'ultima lezione di Flavia Franzoni, le storie dei figli del cavaliere, i cinque figli di Berlusconi, il futuro di Forza Italia, il rebus testamento Fininvest, la cremazione e il ritorno delle ceneri, il meglio e il peggio di Berlusconi, il caffè di Gramellini su Emilio Fede, il papa che esce dal Gemelli, la folla che applaude, la poesia di Lino Banfi per il papa, i testimoni dell'incidente del suv, lo youtuber positivo alla cannabis, la nonna e la zia del bambino, l'opinione di Santamaria sull'esibizionismo, le folli imprese del gruppo del suv, l'ultimo video degli youtuber, la frontiera delle "challenge", l'opinione di Veltroni sull'inganno dei like.
Questo il muro di notizie (alcune delle quali oggettivamente importanti, per carità) che oggi i lettori - rispettivamente - di Repubblica e Corriere online devono attraversare per poter arrivare, scrollando scrollando, a ricevere qualche notizia sul naufragio dei migranti in Grecia, cioè su una catastrofe umanitaria di portata planetaria e di inaudita gravità fortemente legata a temi di strettissima attualità politica italiana ed europea che ha causato centinaia di morti innocenti, tra cui molti bambini.
Sarebbe interessante sapere quanti di quei lettori non ci sono neppure arrivati.
Sarebbe ancora più interessante sapere con quale criterio quelle notizie sono state messe in ordine.
Alessandro Capriccioli, Facebook
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☀️HAI VISTO L'ALBA OGGI? DID YOU SEE THE SUNRISE TODAY? 日出 Il Sole si è alzato accecante e la Tigre della Malesia è tornata a ruggire! Lì, a Est! E In questa stampa su tessuto con una illustrazione dedicata all'avventura e all'immaginazione dello scrittore italiano Emilio Salgàri. Stampata su cotone Canvas in una tiratura limitata di 20 copie, numerate e firmate. Una stampa raffinata e affilata come denti a sciabola. Ma anche un kit "fai da te" da comporre. SCOPRILA NEL MIO NEGOZIO - - - > “VIAGGI E VILLAGGI” Eng The Sun is finally up and the Malaysia Tiger is still roaring! At East, of course. But also in this special print dedicated to the adventure and the imagination of the italian writer Emilio Salgàri, author of "the Sandokan adventures"and thousands of others amazing stories. Printed on Canvas cotton in a limited edition, numbered and signed. But also a kit you could compound by yourself. Discover more HERE
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“ – Buon giorno Don Matteo – Buon giorno Don Emilio. Lo speziale aveva una faccia compunta fuori dell'ordinario e salutava con un ossequio malinconico. Don Matteo si accorse della mestizia che velava il volto del suo interlocutore e gli chiese con un bel garbo paterno: – Non state bene Don Emilio: o vi capita qualche guaio? – Don Matteo, – fece l'altro con una punta di ansia nella sua preghiera, – vorrei chiedervi un grande favore, voi mi dovete aiutare a togliermi un peso dalla coscienza. La parola coscienza lo richiamò alle sue attribuzioni sacerdotali ed il prete atteggiò il volto a seria e compunta concentrazione. – Ditemi figliolo. Don Emilio sospirò: – Ho offeso la santa memoria di mio padre; oggi ricorre il quindicesimo anniversario della sua morte... Don Matteo ebbe un mesto moto della testa: sospirò pieno di ricordi pietosi, della coscienza amara dell'irreparabile fuga del tempo e disse: – 16 luglio 1834: che galantuomo! L'altro corresse: – 1844, Don Matteo, 14 luglio, oggi ne abbiamo quattordici. Don Matteo fece: Già già, ho sbagliato il conto di dieci anni; che testa –; e rise. Poi pensò che il riso fosse fuori posto e si confuse, fece alcuni disordinati movimenti col capo e le braccia, si picchiò la fronte per dire che lui era un po' stordito, poi si calmò e gli riuscí di dire un «dunque» che, gentile nell'intenzione, gli venne fuori piuttosto duro e perentorio.
– Dunque Don Matteo, ho dimenticato, la santa memoria di mio padre mi perdoni, ho dimenticato di fargli dire la messa funebre per oggi, anniversario della sua morte. Don Matteo ebbe un moto di dispetto: – Perbacco è vero. Era una messa che fruttava un ducato e l'aveva sempre detta lui; ricordò che era senza un soldo e il rimprovero gli uscí fluente e sincero dalla bocca: – Ma come avete fatto a dimenticare, come avete fatto! Il padre, il padre che soffre in purgatorio, e voi lo dimenticate, le fiamme lo bruciano, e voi dimenticate, la sua bocca ha sete e voi dimenticate... – Moveva le braccia ora, con moto largo ondoso o puntava nel «voi» oratorio un dito carico di minaccia su Don Emilio Malori, speziale, che, chinato il capo scoperto, e le mani ferme sul cilindro che teneva fisso sul petto, guardava una delle tasche di Don Matteo da cui uscivano le zampine irrigidite di un pollo. Lo speziale insinuò umilmente: – Potreste dirla ora la messa Don Matteo. – Ma voi volete farmi commettere peccato mortale; io ho già celebrato. L'altro protestò con visibile indignazione: – Dio me ne guardi Don Matteo, Dio me ne guardi. Poi suggerí sornione: – Ma si potrebbe rimediare: uno due requiem potrebbero giovare lo stesso, specie se detti subito, nella stessa giornata... Don Matteo ebbe un moto interno di giubilo ma riuscí a frenarsi. Scandí pensieroso: – Subito, subito, ma come si fa? e chi accompagna nel coro? Perché voi li volete cantati i requiem; semplici, detti in luogo della messa non rimediano a nulla; cantati ci vogliono. L'altro aggiunse con ipocrita disappunto, sempre senza alzare gli occhi: – Ho capito non volete aiutarmi, non volete dirli, mi rivolgerò a Don Carluccio: buon giorno, e grazie lo stesso, Don Matteo Fece per allontanarsi. Ma Don Matteo non reggeva a lungo nei suoi atteggiamenti cauti; ebbe uno scatto e l'afferrò per il bavero: – Un momento, che furia, vediamo. – No, no, – fece l'altro resistendo mortificatissimo, – mi aspettavo altro da voi: mi ero rivolto a voi con piena fiducia e invece... – Cercò di sfuggire alla stretta. Don Matteo incominciò ad arrabbiarsi – Ma Don Emilio, io non ho detto di no, allora voi non volete capirmi: sono pronto, pronto, prontissimo, come diavolo ve lo devo dire. Don Emilio si arrese: – Be', allora andiamo; qui vicino nella chiesetta di San Giuseppe. “
Francesco Jovine, Signora Ava, Einaudi, 1958; pp. 30-32.
[1ª edizione originale: 1942]
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