#Vitaliano Trevisan
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Alla frustrazione si fa l’abitudine, come a tutto ciò che non uccide, ma non sempre ciò che non uccide rende più forti, al contrario: a volte è solo uno dei tanti modi di morire in vita.
Vitaliano Trevisan - Works
Ph Hervé Guibert
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Magnolie
Gli alberi non parlano, non comunicano tra loro né tantomeno comunicano con noi. Cosí ci è stato insegnato. Tutto ciò che uno può vedere, guardando un albero, non è che un albero; e tutto ciò che uno può pensare di quell’albero non viene dall’albero, che non dice nulla, ma da lui stesso. Comunque, c’erano queste due magnolie una di fronte all’altra. Erano venute su insieme: una nel giardino dell’ultima casa in fondo alla via sulla destra; l’altra nel giardino dell’ultima casa sulla sinistra. Fin da quando eravamo bambini le avevamo sempre viste belle e rigogliose, ed eravamo convinti che si parlassero e si mettessero d’accordo su quando fiorire, quando fare i frutti e quando lasciarli cadere, visto che lo facevano sempre nello stesso momento. Eravamo addirittura convinti che si volessero bene, che si facessero compagnia nelle fredde notti d’inverno cosí come nell’insopportabile canicola di agosto. Pensavamo anche che le due magnolie si parlassero in continuazione, e approfittassero del vento per mandarsi dei messaggi utilizzando le foglie secche che lasciavano andare alla brezza ora di qua, ora di là della strada. Noi stessi, piú di una volta, portammo alcune foglie dell’una dall’altra e viceversa, pensando di fare cosa gradita. Poi cominciammo ad andare a scuola, dove ci fu chiaro molto presto che tutto ciò che credevamo di sapere, riguardo le due magnolie innamorate, ce l’eravamo soltanto immaginato. Gli anni passavano, e ogni volta che passavamo davanti alle due magnolie, pur sapendo che ci stavamo immaginando tutto, eravamo proprio contenti che loro due fossero insieme. Proprio contenti. Un giorno, però, il padrone della casa in fondo a sinistra decise che era giunto il momento di costruire un garage, perché si era comprato la macchina nuova e non aveva affatto intenzione di lasciarla fuori in strada tutta la notte. Siccome la magnolia gli avrebbe creato dei problemi per entrare e uscire dal nuovo garage con la macchina nuova, che era un po’ piú grande della vecchia, decise di tagliare la magnolia. Gli dispiaceva, avrebbe detto il padrone della casa in fondo a sinistra al suo vicino, ma d’altronde la macchina era nuova, e non aveva certo intenzione di correre il rischio di strisciarla ogni volta che entrava o usciva. Tagliò la magnolia un sabato pomeriggio. La tagliò e ne fece tanti pezzi che utilizzò poi come legna da ardere. La magnolia dell’ultima casa in fondo a destra morí inspiegabilmente pochi mesi dopo. Noi lo sappiamo perché è morta. Certo, la nostra maestra non sarebbe affatto d’accordo con noi, ma di questo non ci importa niente. (1998)
Vitaliano Trevisan - Shorts
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Dal punto in cui mi trovo, se solo lo volessi con la necessaria determinazione, potrei, se lo volessi, decidere, in qualsiasi momento, di partire per un posto qualsiasi, per Parigi, per Berlino, per Amsterdam o Rotterdam o Brema, da qui, pensavo, da questo posto qualsiasi dove sono, potrei decidere anche adesso di partire per Amsterdam!; non dovrei fare altro che unire una serie di punti che corrispondono a incroci, confluenze, divergenze, sovrapposizioni su un diverso piano spaziale, attraversamenti di diversa natura, salite e dunque, poi, discese, salite e discese, tangenti, rotatorie, rotatorie tangenti, secanti, archi, semicerchi e cerchi rotatori spiraleggianti e altro ancora, solo questo dovrei fare: individuare e unire tutti questi diversi punti, pensavo, poi semplicemente seguire la rotta senza in realtà mai lasciare la strada. [...] È sempre la stessa strada, pensavo, di continuo percorsa in lungo e in largo in tutti i sensi di marcia, da milioni di autoveicoli, da milioni di esseri umani su quegli autoveicoli, da un posto all’altro per un posto per un altro, tutti sulla stessa strada, tutti, autoveicoli ed esseri umani, per la stessa strada che porta in tutti i posti, che in fondo, a guardar bene, è sempre lo stesso posto, ma questo è un problema di tutt’altra natura, pensai.
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Primo Amore (2004), dir. Matteo Garrone
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Il discorso più bello di sempre
Il 23 dicembre del 2021 moriva #JoanDidion. Ma oggi non vi voglio parlare della sua vita o della sua morte. Vi voglio parlare di un discorso che Didion tenne nel 1975 per l’apertura di un anno accademico come tanti, a un gruppo di studenti come tanti. Un discorso molto citato negli anni ma smarrito nella sua interezza per poi essere ritrovato e giudicato uno dei migliori discorsi di sempre. A…
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Ma l'epoca che genera questo modo di vedere, il modo di vedere dell'individuo isolato, è proprio l'epoca dei rapporti sociali finora più sviluppati.
Karl Marx, Grundrisse
In epigrafe a I quindicimila passi di Vitaliano Trevisan
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Pensierini della buonanotte - 222
“…l’industria del libro è prima di tutto industria, e come tale è la quantità il suo fattore cruciale. La qualità di ciò che si stampa vale al massimo una nicchia di mercato…” (Vitaliano Trevisan, Works) Ci sono migliaia e migliaia di libri che meriterebbero di essere letti, migliaia di film che dovremmo vedere, serie tv che non sono poi male e quasi infiniti brani musicali che meriterebbero…
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Quando torno a Vicenza mi sporgo dal ponte e vedo le alghe danzare nel fiume come capelli di donna mossi dal vento, come descrivono Vitaliano Trevisan e Matteo Garrone in primo amore.
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foto Dorothea Lange
“Negli ultimi anni c’è stato addirittura un festival della riesumazione, schiere di cadaveri che si credevano sepolti per sempre, sono stati dissepolti e ricomposti, e anche là dove si credeva fosse stata messa la parola fine, si è scoperto che non era affatto finita, che c’era ancora da indagare, da scavare, da interpretare; che i morti sono tutti uguali, si è detto, e dunque vanno onorati tutti nello stesso modo, ed è così: i morti sono tutti uguali, ma il giudizio dovrebbe riguardare solo quanto hanno fatto, o non hanno fatto, da vivi. I morti sarebbe meglio lasciarli dormire, e invece essi vengono riesumati e ricomposti di continuo, e usati di continuo per gli scopi più bassi e più meschini, col risultato che si continua a raccontare sempre e soltanto la storia di un fallimento dopo l’altro, a cui manca sempre la parola fine, cioè manca sempre un responsabile. In fondo, pensai, è esattamente quello che faccio anch’io. Cercare di dare un senso al mio proprio fallimento di presente in quanto presente in cui il passato non smette di crollare. Non ho scelta, pensavo, nessuno lo farà per me. Dunque avanti così, a tentoni, senza chiedersi perché.”
-Vitaliano Trevisan - Il ponte. Un crollo.
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Lui non impazzisce, e forse è proprio la stupidità, che, com’è noto, è sempre un’ottima difesa contro la complessità del mondo, a salvarlo. Gli stupidi non impazziscono, al massimo diventano ancora più stupidi.
Vitaliano Trevisan - Works
Ph Elliott Erwitt
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Quadrifogli
… vedi, disse Flavio brandendo il quadrifoglio appena colto, questa non è fortuna. I quadrifogli non si trovano perché si è fortunati. Si trovano perché si sa guardare. In mezzo a migliaia di trifogli, il quadrifoglio spicca chiaro solo a un occhio acuto. Per questo io trovo sempre un quadrifoglio, quando ne ho voglia. Ecco, pensavo seduto su una sedia di ferro nello splendido giardino di Flavio, ecco perché io non riesco mai a trovarne uno. Non so guardare, non ho una vista abbastanza acuta; non sono abbastanza acuto. E mentre Flavio continuava una delle sue solite tirate che, dall’arte del ritrovamento dei quadrifogli, si espandeva all’arte della conduzione di uno studio di architettura di successo, per arrivare infine all’arte ancora piú difficile consistente nella costruzione e poi nella gestione di una vita di successo, quale certamente era la sua, mi guardavo intorno e non vedevo che cose belle: il ciliegio giapponese pieno di fiori di un rosa delicato, la siepe di alloro di un verde rigoglioso, il prato inglese ben curato digradante con grande dolcezza fin sulle rive del Bacchiglione e, al lato opposto, il giardino all’italiana pieno di rose proprio di fronte alla sua splendida casa. Non lo ascoltavo piú. Guardavo attraverso le grandi vetrate l’interno dell’abitazione che Flavio aveva ricavato da una vecchia limonaia. Un progetto molto bello, pensavo, un raffinato esercizio di architettura d’interni, una casa che non si poteva fare a meno di ammirare, pubblicata piú volte in varie riviste di arredamento, ma che non aveva perso per questo il suo carattere, restando una casa «vera» in quanto vissuta nel modo giusto, adatta in tutto e per tutto all’uomo che l’aveva progettata e l’abitava. Un uomo che certo sa quello che vuole, pensavo, un uomo che ha quello che vuole, un uomo che sa trovare i quadrifogli�� Mi voltai verso di lui. Stava ancora parlando, ma il suo sguardo, chissà perché, si era fatto malinconico. Mi ero perso buona parte delle sue parole, e non so dire come e attraverso quali stanze egli fosse passato per arrivare a dirmi ciò che mi disse. Vedi, disse, ho tutto quello che voglio, tutto quello che ho sempre voluto, eppure… eppure, disse stringendomi un braccio, darei tutto quello che ho per essere bello. (1996)
Vitaliano Trevisan - Shorts
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Proposte di Vanni Santoni per le classifiche di qualità
Narrativa:
1) Vitaliano Trevisan, Black tulips, Einaudi Stile Libero
2) Matteo B. Bianchi, La vita di chi resta, Mondadori
3) Giorgio Vasta, Ramak Fazel, Palermo. Un’autobiografia nella luce, Humboldt
4) Tommaso Pincio, Diario di un’estate marziana, Perrone
5) Claudio Kulesko, L’abisso personale di Abn Al-Farabi, Nero
6) Giorgio Falco, Il paradosso della sopravvivenza, Einaudi
7) Wu Ming, Ufo 78, Einaudi Stile Libero
8 ) Ilaria Palomba, Vuoto, Les Flâneurs
9) Olga Campofreda, Ragazze perbene, NN
10) Paolo Giordano, Tasmania, Einaudi
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Saggistica:
1) Silvia Ballestra, La Sibilla, Laterza
2) Nello Trocchia, Pestaggio di stato, Laterza
3) Massimo Palma, Olanda, 1945. Anne Frank e i Neutral Milk Hotel, nottetempo
4) Benedetta Tobagi, La resistenza delle donne, Einaudi
5) Sara De Simone, Nessuna come lei, Neri Pozza
6) Marco Rovelli, Soffro dunque siamo, minimum fax
7) Giulia Caminito, Amatissime, Perrone
8 ) Andrea Cortellessa, Filologia fantastica. Ipotizzare Manganelli, Argolibri
9) Bruno Mastroianni, Storia sentimentale del telefono, il Saggiatore
10) Orazio Labbate, L’orrore letterario, Italo Svevo
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Tutto accade intorno al verbo sembrare
Questo è un periodo in cui sto scrivendo poco e sto leggendo molto. Un cane che si morde la coda, siccome non riesco a scrivere, leggo. Siccome leggo ogni ipotesi di scrittura evapora nella lettura perché leggere mi è sempre piaciuto di più di scrivere e forse mi viene pure meglio. Comunque è complice di questo momento anche la riorganizzazione della libreria della soffitta in cui scrivo e in cui…
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«Scrivere, per quanto atto privo di speranza, o forse proprio per questo, significa aver fede»
Vitaliano Trevisan
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