#occhiali da pilota
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Un’Icona Steampunk: Bellezza e Ingegno in un Futuro Retro. Una donna tra estetica vittoriana e innovazione futuristica nel cuore di un universo industriale
L’immagine raffigura una figura femminile avvolta in uno stile steampunk, un mix inconfondibile tra l’eleganza dell’epoca vittoriana e l’innovazione tecnologica
L’immagine raffigura una figura femminile avvolta in uno stile steampunk, un mix inconfondibile tra l’eleganza dell’epoca vittoriana e l’innovazione tecnologica. Seduta su una poltrona in pelle dall’aspetto vintage, la protagonista si staglia con una presenza che incarna il fascino di un mondo alternativo, dove passato e futuro si fondono in un equilibrio perfetto. Steampunk: il fascino di un…
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{episodio pilota}
Ogni mattina il sig N sedeva sulla metro a South Wimbledon, nascosto dietro gli occhiali di bachelite dalla montatura strana osservava assonnato il mondo che lo circondava. Cercava sempre posto nelle carrozze centrali, quelle più congestionate, sedeva, socchiudeva gli occhi e sobbalzava fin quando lo speaker digitale non annunciava l'imminente arrivo nei pressi della City. Solo allora si destava da quello strano torpore e si avviava all'uscita nord. Amava lasciarsi superare da tutti quegli scarafaggi affannati che schizzavano fuori dal vagone vestiti in giacca e cravatta, restava a fissarli mentre questi, con fare meccanico e militaresco, si dimenavano ansiosi di raggiungere i loro uffici. Infine raggiungeva la superficie, l'aria fresca delle sette del mattino gli scorreva dietro il collo e lungo la schiena, si godeva quel brivido accendendo la prima sigaretta e...
È un incipit buttato al vento, lascio a chiunque lo desideri la possibilità di continuare. L'unica preghiera è quella che mi mettiate in condivisione con i reblog così posso leggere...
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 From the Empire
FLIGHT NIGHT - Capitolo 4
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
CRAAACK… CRIIICK… BOOM!
Il pavimento crollò.
Non c’era nulla che avrebbero potuto fare. Cercarono invano di aggrapparsi a qualcosa, ma furono risucchiati tra i condotti di aerazione della nave che stavano attraversando, cadendo da un’altezza di quasi due metri.
Si rialzarono traballanti, cercando di riprendere l’equilibrio.
“Aaaah. Padre, é tutto ok?” Chiese Jessica. Non riusciva a vedere nulla in quella stanza piccola e buia. Allungò il collo cercando di scrutare attraverso l’oscurità. “Padre?… dove… ah!”
Qualcosa si mosse sotto la sua gonna. Jessica saltò in piedi e urlò a squarciagola.
Abel, con gli occhi rivoltati verso l’alto come un morto, giaceva sotto di lei.
Sembrava ferito… eppure in qualche modo aveva un’espressione soddisfatta. Lei era finita esattamente a sedere sulla sua faccia quando erano atterrati.
“Padre? Sta bene? La prego non sia morto.”
“Fa male ma sto bene.” Mugugnò. ���Ma dove mi trovo? Chi è lei?”
Jessica, felice che il prete respirasse ancora, ma temendo una commozione cerebrale, cercò di riscuoterlo prendendolo per il bavero del suo colletto: “Siamo sul ponte inferiore. I pannelli del pavimento erano arrugginiti e hanno ceduto. Si sente bene?”
“Ho fatto un sogno. C’erano degli angeli, ma erano vestiti di rosa anziché di bianco. E avevano un profumo così dolce…”
Jessica fissò il prete con uno sguardo glaciale, e mollò la presa, lasciandolo cadere nuovamente sul pavimento. Poi si sistemò il vestito con cura.
“Dovrebbe esserci un interruttore elettrico da qualche parte.” Disse, guardando ovunque tranne che verso Abel. “Ah, eccolo qui.”
“Dunque qui si trovano tutti i sistemi di comunicazione, giusto?”
Jessica ignorò il prete, che in qualche modo era riuscito ad alzarsi in piedi, si diresse verso il quadro di comando del computer ed iniziò a premere gli interruttori del pannello di controllo. Alcuni caratteri apparvero sullo schermo, ma—
“E’ come pensavo. Il computer principale è completamente tagliato fuori. Ogni comando viene rifiutato.”
“Ah è così? Mi faccia vedere.” Disse il prete.
“E’ inutile, solo un programmatore potrebbe—“ Jessica si interruppe a metà frase.
Il prete stava scrivendo freneticamente sulla tastiera della console.
“Padre! Non ha senso che digiti cose a caso…”
“Lasci fare a me.”
Lo schermo del computer si illuminò di strani caratteri - lettere e numeri verdi che scorrevano velocemente sul monitor, riflessi sulle lenti degli occhiali del prete. Abel continuò a battere sui tasti ad una velocità impressionante.
“Ecco fatto.” Disse il prete. Premette un grosso pulsante ed alzò entrambi i pugni in segno di trionfo.
La console emise un suono ed iniziò a ronzare. Un momento dopo, le luci del pannello di controllo passarono da verdi a blu. Jessica sapeva che quello voleva dire che erano passati dal pilota automatico al volo manuale.
“Ma chi siete veramente, Padre?”
“Ora è tutto a posto, vero?” Rispose sorridendo Abel, ignorando la domanda. “Adesso tocca a lei, Jessica. Deve impedire a tutti i costi che questa nave si schianti. Lei rimanga qui. Io vado a cercare il nostro amico della cabina di pilotaggio.”
“Ma non è pericoloso?” Chiese Jessica.
“E’ il mio lavoro. Lei faccia il suo dovere, io farò il mio.”
“Ma…”
“Sì, Jessica?”
Jessica non aveva idea di cosa avrebbe voluto dire. Non riusciva a dare un ordine al groviglio delle sue emozioni. Alla fine disse semplicemente: “Stia attento.”
“Grazie.”
Gli occhi azzurri del prete sorrisero guardando verso di lei. “Allora io vado. Lei si occupi della navigazione.”
“Non ce n’è bisogno, maledetti ficcanaso!” Il ghigno sottile del Duca di Meinz apparve dall’oscurità di una finestra. “Da qui in avanti me ne occuperò io.”
Il vampiro fracassò il vetro, scaraventando il corpo di Abel dall’altro lato della stanza.
#abel nightroad#sunao yoshida#trinity blood#rage against the moons#trinity blood novels#jessica lang#flight night#thores shibamoto#traduzione italiana
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Matrix Resurrections: come risorge un film immortale?
Matrix Resurrections: metacinematografico, consapevole di se stesso e romantico, il quarto capitolo della saga riflette sui ricatti della nostalgia e sul valore inestimabile della libertà.
Matrix Resurrections: Keanu Reeves in una scena
Il Bianconiglio esce dalla sua tana, ci chiede di seguirlo e ci porta sempre nello stesso posto. Ancora una volta davanti a un bivio. Due mani si aprono dinanzi ai nostri occhi. Nelle lenti degli occhiali da sole si riflettono due pillole. Una rossa e una blu, ovviamente, rievocando il gesto più iconico di uno dei film più influenti nella storia del cinema perché questo sequel ci obbliga a scegliere. Prendere o lasciare. Ingoiare o rigettare. Niente mezze misure. Lana Wachowski mette al mondo un quarto capitolo strambo, per certi versi anarchico, che chiede al pubblico lo sforzo di essere prima di tutto accettato e poi capito. Perché, diciamolo chiaramente, per molte persone la saga di Matrix non aveva bisogno di un quarto capitolo. Per alcuni nemmeno di un secondo e di un terzo (che andrebbero rivalutati con attenzione). Data per buona l'esigenza creativa della sua autrice, questa volta senza sorella al suo fianco, Matrix Resurrections ci chiede il favore di non giudicare a scatola chiusa e di fidarci di una creatura bizzarra e affascinante come questo film. Un'opera imperfetta e scoordinata, che è tutto tranne che insulsa.
Matrix Resurrections: Keanu Reeves in una scena in cui Neo usa i suoi poteri
Wachowski ha tanto da dire, e lo dice in un modo a volte confuso, altre volte in modo sin troppo schietto. Se abbiamo parlato di creatura, è perché questo Resurrections assomiglia davvero a un Cerbero. Un cane con tre teste che pensano a tre cose diverse. Tre livelli che vanno raccontati strato dopo strato.
Nuove ribellioni
Matrix Resurrections: Keanu Reeves nella scena dello specchio
Primo livello. Partiamo dalla superfice. Partiamo dalla trama di Resurrections, che non è un reboot, ma un sequel vero e proprio, un quarto capitolo che si ricollega alla perfezione al finale della trilogia. Ritroviamo un Neo, anzi un Thomas Anderson, inedito nel look ma sempre spaesato nella consapevolezza. Il nostro vive un'esistenza abitudinaria, eppure c'è qualcosa che lo turba. Sono strani ricordi che riaffiorano di continuo, schegge da un presunto passato che lo assillano. Per questo l'uomo va in analisi per provare a mettere ordine in questo caos mentale. Almeno sino al momento in cui l'incontro con una donna apre una crepa impossibile da chiudere. Facile intuire che parlare della trama di questo quarto Matrix è come grattare la crosta di un tozzo di pane. È solo patina, una confezione che nasconde molto altro. È forse per questo che lo storico dualismo illusione/realtà, con tanto di immancabile ribellione contro Matrix, è senza dubbio la parte più debole e meno riuscita del film. Da una parte abbiamo apprezzato il coraggio di un'impostazione visiva nuova, che ha la forza di tradire il classico filtro livido della saga, ma necessaria per prendere atto di una cosa: la nostra realtà è cambiata.
Matrix Resurrections: Jessica Henwick, Keanu Reeves, e Yahya Abdul-Mateen II in un'immagine
Non è più quella del 1999 e di conseguenza anche la simulazione di Matrix deve avere un aspetto nuovo. Dall'altra, però, tutta la storia dedicata alla nuova lotta contro il sistema perverso della Matrice non ha mordente, procede col pilota automatico e ci regala scene action poco ispirate e senza grande ritmo. Sembra un continuo omaggio a un passato glorioso che non può tornare. Consapevole che stupire il pubblico come vent'anni fa sarà un'impresa da Messia, Lana Wachowski non fa certo finta di niente, e si confronta di continuo col suo stesso mito. Un fardello pesantissimo che schiaccia la crosta di Matrix Resurrections. Però, per fortuna, c'è un altro livello da esplorare.
Matrix guarda Matrix
Matrix Resurrections: Keanu Reeves in una scena del film
Secondo Livello. Gatti neri, tanti dejà vù e immagini familiari che assillano il nostro Neo. Che Matrix Resurrections fosse un film metacinematografico lo si poteva intuire già dai trailer ( si, anche per i film usciti già da un pò, e che non ho avuto modo di vedere prima, guardo sempre prima i trailer) , ma si poteva essere propensi a pensare che fosse un sottotesto allegorico. Una metafora sussurrata nell'orecchio del pubblico. E invece no. Altro che metafore. Qui il dito medio di Lana Wachowski in faccia ad un certo tipo di cinema è esplicito. Il parallelismo è lampante: Matrix è Hollywood. Una fabbrica di illusioni e simulazioni affetta da una virus duro a morire: la nostalgia. Resurrections ha la nausea dei sequel senza anima, dei film ruffiani svuotati di idee, dell'eterno ritorno del passato che rassicura sempre e non destabilizza mai. Un cinema sempre più avaro di novità, sempre più pigro, sempre più in debito col passato. Con spirito sovversivo e molto auto-ironico, Resurrections sa bene di cadere in contraddizione, ma fa proprio della consapevolezza la sua arma migliore. Questo è un film che sa di essere Matrix 4, conosce le perplessità del pubblico nei suo confronti e instaura un dialogo diretto con lo spettatore. "Basta nostalgia", questo ci urlano Neo e Trinity. Perché se nel 1999 il primo Matrix si è imposto come un profezia visionaria sul futuro che ci aspettava, questo ha la nausea del passato e spinge il pubblico a smetterla di fare confronti. Prima di tutto con lo stesso mito di Matrix. Liberarsi da quelle catene e aprire la mente è una rivoluzione che spetta solo a noi spettatori.
Liberi di amare
Matrix Resurrections: Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss in una scena
Terzo livello. Dopo tanti strati, si arriva finalmente nel nucleo rovente di Matrix Resurrections. Eccoci nel cuore pulsante del film. Ovvero una storia d'amore. La vera matrice di tutto è qui: nel rapporto simbiotico tra Neo e Trinity. Matrix ha sempre raccontato il braccio di ferro tra libero arbitrio e vincoli del destino, tra la libertà di diventare sé stessi e l'influenza opprimente della società e delle sue regole. Questa volta Lana Wachowski stringe il nodo attorno all'amore, quello più autentico, puro e impregnato di altruismo. L'amore che lascia liberi prima di sentirsi libero. Amore come fiducia incondizionata. E soprattutto amore che ti fa lottare contro tutti e tutti. Ovvero una delle più belle illusioni che ci siamo sempre raccontati. È questa la grande utopia dentro la distopia di un mondo dominato dall'ego e dall'individualismo: essere empatici, pensare agli altri prima che a noi stessi. Neo e Trinity ci insegnano come si fa. A noi la scelta: credere ancora alle favole oppure ingoiare la pillola rossa.
Conclusioni
In conclusione questo quarto capitolo ha tante chiavi di lettura. Tanti strati che raccontano film diversi. Una parte troppo fiacca, poco ispirata e senza mordente, una ironica molto metacinematografica e infine una storia d'amore molto potente. Un sequel difficile, anarchico e allo stesso tempo assai affascinante.
👍🏻
Il coraggio di un'impostazione visiva nuova, che tradisce la tradizione per raccontare il mondo di oggi.
La possibilità di leggere in film con vari chiavi di lettura.
La riflessione sulla crisi di ispirazione di Hollywood.
La storia d'amore è potente.
👎🏻
Le scene action sono la brutta copia di quelle storiche dalla saga.
La parte più superficiale del film non funziona e non ingrana mai.
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🙋♂️☀️Al centro della moda: la serie esclusiva degli specchietti da sole per i calciatori europei
Stanno crescendo gli applausi nei campi degli stadi per aver fatto passi avanti e per aver fatto il passo avanti; Al di fuori di esso, fanno il gioco del gusto e delle mode. Per i calciatori europei, siete pronti a celebrare il torrido giorno dell’estate, pur continuando ad esaltare la vostra immagine? Abbiamo selezionato una serie di occhiali da sole appositamente progettati per le stelle giganti del vostro campo.
**1 sezione pilota classica - fascino eterno **
- il modello del pilota, con il suo design classico e il suo confort ineguagliabile, è stato favorito dagli ambienti della moda. Gli occhiali da sole rispecchiano perfettamente la vostra immagine di uomo duro, sia negli stadi di formazione che nel tempo libero.
**2. Occhiali da sole da ginnastica dinamica ** 4
— occhiali da sole per lo sport, dotati di materiale ultra-leggero e di rinforzi antiscivolo, che possono essere stabili anche in caso di intenso movimento. L’audace combinazione di colori vi abbatte ancora di più.
**3. Quadri di moda. Personalità
- gli occhiali da sole quadrati, con le loro linee geometriche uniche, mostrano il vostro atteggiamento alla moda. Sia una combinazione di abiti insicuri che una giacca, mette in evidenza il fascino della personalità.
**4 · riquadri in cerchio - ritorno di tendenza **
- occhiali da sole incorniciati in un cerchio ondulato che, con i loro contorni arrotondati e la loro progettazione, vi mettono al centro delle vostre strade durante l’estate. Le vacanze in mare o le passeggiate in città sono perfettamente integrate in occasioni diverse.
Il futuro è pieno
- occhiali intelligenti, che combinano le più recenti tecnologie, non solo sono in grado di trattenere i raggi ultravioletti, ma forniscono dati e informazioni in tempo reale attraverso sensori incorporati e schermi video. Vi permette di godere dei vantaggi offerti dalla tecnologia pur restando alla moda.
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Shirley Slade, pilota di 22 anni, con casco, occhiali e guanti da volo, 1943
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Resoconto Giorno 149
Mi sono addormentata con il rumore della pioggia a farmi da ninnananna. La grandine frustrava contro le tapparelle in modo violento e provocatorio come a far capire chi è che comanda. Un po’ come i miei sentimenti ieri, no? Che dopo essersi sentiti puntati, per un po’ anche da me stessa, hanno deciso di alzare la voce e impormi il loro credo. E io mi sono addormentata così, con la pioggia che batteva contro i vetri, i miei sentimenti che battevano contro di me, la sensazione di labbra sulle labbra nella mente, il desiderio di sentire ancora quelle cose e un sorriso dolce stampato sul viso.
Ho detto a mamma di comprare il finocchio. È pomeriggio e lo sto mangiando in questo momento. Il finocchio mi fa tornare in mente i pomeriggi d’estate con nonno e le storie sulle sue pecore. A pensarci bene a me neanche piaceva mangiarlo, ma a nonno sì, da pazzi. Lui diceva che sapeva di verde e di fresco, e io non capivo. Come può una cosa avere il sapore di verde e di fresco? Ora invece lo mangio solamente perché li collego a lui, e cavolo hanno proprio il sapore dei pomeriggi estivi in cortile. Passava la maggior parte delle giornate stando al sole in cortile, amava prendere il sole, non ne soffriva il calore. Lui indossava il cappello anche in estate e per me era normale, non pensavo fosse strano. Ogni volta che vado al cimitero a trovarlo penso a quanto sia giusta la collocazione che gli è stata assegnata, anche se ingiusto che lui si trovi lì. È esposto al sole, batte proprio forte. Ogni volta penso “proprio come piace a lui”. Purtroppo tra tre anni cambierà sistemazione. Lui era sole, estate, occhiali marroni, biscotti, film western, partite di calcio, abbracci, proverbi, altruismo, pesche, pisolino domenicale pomeridiano, pasta al ragù, dolcezza infinita. Voglio ricordarlo per sempre così.
Questa notte mi è ritornato in mente il periodo della mia vita che va dai sedici ai diciannove anni. Un periodo caratterizzato da pensieri assurdi via via sempre più incredibili e orribili. È un anno che ho tolto quei pensieri. L’ultimo ricordo di tale decadenza risale al 1 gennaio 2020. Sembra una vita fa. Mi fa strano parlarne e pensarci così, senza difficoltà. L’ho condiviso solamente con due persone, più che altro è difficile trovare le parole. Piccolo promemoria per ricordarmi che va tutto bene.
Momento notturno poesia, Madness Poems di Jake Matthews, pagina 69 Seduto come un pilota la notte. Ci dice che la vita è come un conservatorio con l’eco modificato e che le cose ritornano quindi in modo sbagliato, che la vita funziona in modo sbagliato. Funziona in modo errato perché ci sono amori consumati e l’amore non dovrebbe consumarsi; perché c’è aria ovattata da inquinamento atmosferico, acustico, luminoso o sentimentale/emozionale quando invece dovrebbe essere chiara e pulita; è sbagliata la vita perché spinge la gente a rifugiarsi nell’alcol e a cose peggiori con conseguenze negative; perché si cade e i sogni si rompono. E siamo sbagliati anche noi perché per non restare da soli capita che ci accontentiamo di stare con chiunque, di prendere qualcosa da non importa chi.
Si rubano baci calzini e scarpe
per non stare a piedi nudi
tutta la notte
23 Gennaio
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Solo per i Fan di Star Trek
Questa è una notizia di servizio solo per fan di Star trek come la sottoscritta. Se come me adorate tutto ciò che è trekkiano, se state aspettando con ansia la terza stagione di Star Trek Discovery e ancora di più la nuova serie sul capitano Picard, questo libro vi potrebbe interessare.
Lo trovate in vendita a soli 0,99 euro su Amazon a questo link: https://www.amazon.it/dp/B07RL8GCZP
Si tratta un ebook che con aneddoti, curiosità e rivelazioni svela piccoli segreti sulla saga Star Trek o ci ricorda dettagli che magari un po' si erano persi fra un viaggio a velocità curvatura e un salto nell'iperspazio... sempre alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima!
TItolo: Volevo guidare l’Enterprise, ma Kirk è arrivato prima
Autori: Adele Ross e Matsuteia
Trama: Vi siete mai chiesti per quale motivo la serie originale di Star Trek, al contrario di ogni serie TV, vanta non uno ma ben due episodi pilota? oppure da dove è nata l'idea del teletrasporto? o ancora cosa sono in gergo filmico “le maglie rosse”? e avete mai avuto la curiosità di conoscere le trame dei dieci episodi di Star Trek che non sono mai stati realizzati? La risposta a queste e a tante altre domande sull'universo di Star Trek vi aspetta in questa raccolta scritta dal giovane youtuber Matsuteia (già conosciuto per il suo volume “Volevo essere uno Jedi, raccolta quasi seria sulla saga di Star Wars”) e dalla scrittrice umoristica Adele Ross (autrice della serie “Tutta colpa di...” e della serie “Passeggiando tra le favole...”), per la prima volta insieme in queste pagine scritte a quattro mani (e otto occhi visto che entrambi necessitano di occhiali per non correre il rischio di andare a sbattere quando camminano). Essendo entrambi appassionati di notizie pressoché inutili per l'umanità hanno deciso di unire questa caratteristica comune con il solo scopo di divertirsi e divertire i lettori e, ovviamente, poter presentare la candidatura di Matsuteia per il posto di comandante dell'Enterprise quando la carica rimarrà nuovamente scoperta.
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L'au in cui Ermal porta fortuna ai suoi wingmen -il ritorno
pt 1 qui: http://ritahasaproblem.tumblr.com/post/175885001510/lau-in-cui-ermal-porta-fortuna-ai-suoi-wingmen !!! (Portate pazienza, sto scrivendo dal browser del telefono e ancora non so inserire i collegamenti ipertestuali con l'html rip)
Eravamo rimasti al buon Bizio che, smooth come poca roba, si presenta con la scusa più vecchia del mondo
E già Ermal è discretamente confuso
Pensate quando Fabrizio continua ad avvicinarsi
Perché ha una voce troppo bassa e altrimenti non riesce a farsi sentire, che andate a pensare
Che poi Ermal lo odia perché questo PROFUMA PURE, quindi più s'avvicina e meno lui capisce perché è distratto dal suo profumo
E, come se non bastasse la combo mortale di bello, buono e profumato, ne capisce pure di musica
Ermal è a un tanto così dallo stendersi sul bancone e dirgli di far di lui quello che vuole, seriamente
però è davvero confuso, perché se da una parte gli pare proprio che stia flirtando con lui, dall'altra potrebbe benissimo essere il suo modo di legare con altri uomini, just dudes being bros, cioè magari quello è etero e socievole e lui non ha capito nulla, Dio solo sa quante volte gli sia già capitato
Quindi più che rispondere alle battute col suo tirar le trecce standard non fa, ripetendosi che tanto non si vedranno più, che nemmeno sa il suo vero nome -perché Ermal ha ancora il cartellino con scritto “Rinald” appuntato in petto- e insomma, si sta facendo tante pare mentali per nulla
Eccetto per il fatto che Fabrizio è davvero davvero davvero Troppo e lui molto poco coerente, perciò al “Ma come sei finito qua?“ prende e gli racconta tutta la storia dei disastrosi piani della sorella -e, beh, se include tra le righe che avrebbe preferito avere l'opportunità di... pescare da entrambe le sponde del fiume, non c'è alcun secondo fine, eh
E Fabrizio, in una mossa che ben presto Ermal imparerà essere molto fabriziesca, gli si butta addosso ridendo
QUALCUNO CHIAMI IL CENTODIGIOTTOOOOOOOO C'È UN DOTTORE IN SALA??¿¿??¿?
il buon Bizio scambia il gay panic di Ermal come un "hai cagato fuori" e si stacca, super imbarazzato
"Scusa, è che quando mi sta simpatico qualcuno mi viene da toccarlo"
sapessi come vorrebbe essere toccato quello, Fabbrì
Il problema, a quel punto, è uno: Ermal ha un problema con la parola "simpatico", nel senso: "simpatico" ti sta un amico, "simpatico" è quello che ti dicono quando non sei bello, manco attraente, però sei... Simpatico
E quindi, conclude, chiaramente Fabrizio non ci sta provando
"Io di solito quando qualcuno mi sta simpatico lo sfotto"
"Allora devo proprio piacerti molto, venti minuti che ci conosciamo e venti minuti che mi prendi per il culo"
Bizio non la manda a dire mai
Ed Ermal sta sempre più impanicato
Quindi riporta l'argomento alla musica, ché almeno là è un porto sicuro, e Fabrizio è palesemente dispiaciuto ma non cerca di riportare il discorso sulle loro vite personali
però
a fine serata, quando ormai pure il barista sta sospirando rumorosamente per farli sloggiare che porca miseria sono le due del mattino e lui c'ha famiglia, non come sti due pischelletti, Fabrizio gli poggia una mano sulla spalla e gli dice “Senti, ma se ti lascio il numero? Così quando cambi idea per la band mi fai uno squillo”
“Allora stai proprio fresco, Fabbrì”
“Vabbé, vedremo. Io te lo lascio lo stesso, tu quando c'hai voglia di farti una chiacchierata mi scrivi, capito?”
In teoria, Ermal ha capito
In pratica, questo è lo stesso giovane cucciolo d'uomo la cui risposta a “ti va di prendere un caffé?” fu “L'ho appena preso”, quindi il suo ragionamento, che parte dal presupposto “o no ha detto che sono solo simpatico” è “Ah ma era una cosa fatta tanto per fare, non diceva sul serio, chissà con quanta gente si scambia il numero giusto per formalità”
Vorrei fare una battuta sul suo essere un genio alla pari di Sherlock Holmes, ma purtroppo [inserire numerosi clippini di Sherlock che è una patata incapace di comprendere quando la gente se lo vuol fare finché la cosa non gli viene sbattuta in faccia]
Quindi naturalmente pensa che il modo migliore di risolvere la situazione sia IGNORARE L'ESISTENZA DEL PROBLEMA, ergo, non scrivergli, e in tal modo dimenticare Quella Volta Che Si E' Preso Una Cotta Imbarazzante Ad Uno Speed Date
E questo funziona per esattamente dieci giorni
Finché l'Universo non decide di dargli il proverbiale calcio in culo
E chi si trova davanti, al negozio di musica dove va sempre per sbavare su quella chitarra che no, non può proprio permettersi?
Ovviamente Fabrizio
Che altrettanto ovviamente, alla luce delle due del pomeriggio è pure più bello
E PORTA GLI OCCHIALI
Quanto è ingiusto che, con tutte le persone al mondo a cui gli occhiali stanno schifosamente, Fabrizio sia invece tra i fortunati a cui non solo non stanno male, stanno proprio SUPERBENISSIMO A+++++ COMPLIMENTI AL TUO OCULISTA PER QUESTA DECISIONE?
Stando a sentire Ermal, è la più grande ingiustizia nel mondo
Quindi resta là, a fissare il profilo di Fabrizio come un ebete, e perde l'occasione per fuggire senza essere notato
ma siamo sicuri che volesse davvero fuggire?
La prima cosa che fa Fabrizio nel vederlo è abbracciarlo
Manco si conoscessero venticinque anni e avessero vissuto la guerra assieme, gli butta le braccia al collo tutto sorridente e gli bacia una guancia, ed Ermal che può fare, se non stringergli i fianchi e accettare le effusioni ricevute?
Anche perché, insomma, ha il cervello talmente in SOS EMERGENZA che il corpo sta andando in pilota automatico, e il pilota automatico di sicuro non si lamenta delle effusioni di Bizio
Manco si son staccati, che quello gli sta già facendo la domanda che più temeva: “Quindi? Ancora non hai cambiato idea per la band?”
Ora
Voi provate ad avere il coraggio di dire la verità sul perché non avete mandato un messaggio a un tizio che vi guarda con gli occhi da Bambi, specie se quella verità è “In realtà non avevo intenzione di scriverti mai perché ho una cotta stratosferica che tu chiaramente non ricambi”
Ermal, quel coraggio là, mica ce l'ha, perciò mormora “Eeeeehhhhhh guarda, ho perso il tuo numero. Anche se l'idea della band continua a farmi schifo”
ERMAL SEI FALSO CAZZO
Fabrizio, giusto per reiterare quanto effettivamente stesse facendo la cosa “pEr fORmAlITà”, tira fuori sia il suo cellulare che l'agendina telefonica del '15-'18 e si segna il numero di Ermal su entrambi “Così non lo perdo”
Ermal è indeciso se vada asfaltato prima Fabrizio per la sua rubrica telefonica sbrindellata appena uscita dagli anni '90, o prima sé stesso che si è tutto addolcito dentro nel notare che, beh, forse un pochino l'altro ci tiene a sentirlo ancora
La cosa peggiora incredibilmente nel momento in cui Fabrizio lo cerca praticamente dieci minuti dopo essere uscito dal negozio, e lui si trova a sorride come un idiota al cellulare
E a pensare che, forse forse, aveva torto, magari non gli sta solo "simpatico", magari ha una possibilità
Idea che si rafforza quando Fabrizio gli chiede se gli vada di prendere un caffè il prima possibile
Breve salto in avanti di messaggini e Marco che è quasi tentato di levargli il telefono di mano perché non può stare a messaggiare pure mentre cenano, per poco non si ficca la forchettata di pasta al sugo su per il naso, e passiamo al kaffèé
La discussione è sempre abbastanza neutrale, finché Bizio non tira fuori l'argomento speed date e gli chiede se abbia preso gusto a conoscere gente in tre minuti
"Te l'ho detto, ero lì solo per fare un favore a mia sorella. Tu, invece?"
Ed è lì che, in un gesto Approvato Dal John Watson Del Ghei Pilot, Fabrizio si lecca le labbra e, un po' nervoso, gli dice "In realtà credo proprio di aver trovato quello che stavo cercando"
Cosa penserebbe chiunque sano di mente: Questo ci sta provando DI BRUTTO
Cosa pensa Ermal, nelle eterne parole di @trashmouthgently: OH NO È ZITATO
(Fabrizio: ha passato quei dieci giorni in attesa di un cenno di vita da parte di Ermal come si aspetta il risultato di uno scritto
ha addirittura risposto a delle telefonate AL PRIMO SQUILLO
lui, che di norma il cellulare manco sa dove sia
Roberto la prima volta che gli ha risposto subito a un messaggio si è catapultato a casa sua, pensando l'avessero rapito
e invece no, è solo che Fabrizio s'è preso na sbandata che la metà basta e avanza per il tizio carino e intelligente che non l'ha guardato male quando gli ha detto di aver interrotto gli studi
però vai così, E', in quindici giorni lui si è sicuramente promesso in sposo a qualcun altro)
quindi, a quel punto, che può fare Ermal se non fare un sorriso fintissimo e dire "SONO COSÌ FELICE PER TE"?
(E che può fare Fabrizio, se non notare l'imbarazzo e stabilire che ha proprio letto male i segnali dell'altro e le avances non sono gradite?)
Quindi, passano quattro mesi
Quattro lunghi, lunghissimi mesi, in cui Ermal si dice che non può stare con le mani in mano a fare il Rinald della situazione, anche perché Rinald poi è riuscito a stare con la tipa, mentre le sue chance... Non sono così buone, ecco
Però per quanto provi ad uscire con altre persone, tutte le volte finisce per pensare a Fabrizio
E spesso e volentieri a messaggiare con Fabrizio
davvero pensavate che stesse mandando messaggi alla veterinaria, la volta con Vige?
E dopo un po' (dopo che la tizia con cui stava uscendo gli lancia il bicchiere pieno addosso, quasi annacquando il telefono) capisce che la cosa non può andare avanti così, che ha bisogno che qualcuno lo controlli, o almeno distolga l'attenzione da lui, così magari riuscirà a garantirsi un secondo appuntamento e pian piano superare l'impasse
E visto che gli amici si vedono nel momento del bisogno...
Abbiamo visto tutti come è finita
Con Fabrizio che, nonostante la sua infatuazione in quei quattro mesi sia tutto fuorché passata, non può impedirsi di ridere alle spese del suo compare
"Pare uno di quei film che me fa sempre vede' mi' sorella"
"Sempre incoraggiante, Bizio. Io intanto ho finito gli amici a cui chiedere aiuto, perché piuttosto che organizzare un'altra uscita con quei traditori mi faccio prete"
"Scusa, e io che sono, un cane?"
"Eh?"
"Dai, la prossima volta che devi uscire t'aiuto io. Tanto lo so che la colpa è di quell'aggeggio là " gli dice, indicando il cellulare
cellulare che Ermal ha posato sul tavolo e non ha toccato nemmeno un secondo, ma facciamo finta di niente
Wikihow: spiegare al tizio che ti piace che non hai una dipendenza da cellulare ma una tremenda dipendenza dalle vostre conversazioni
Siccome la cosa è troppo cheesy da ammettere, persino per la sua ormai inesistent dignità, Ermal non dice nulla e accetta l'aiuto offerto
Perché, davvero, ha bisogno di uscire da quel buco nero sentimentale in cui si è gettato da solo, e magari avendo Fabrizio vicino e non dovendo stare al telefono riuscirà a risultare un po' più simpatico e un po' meno distante
D'altronde, cosa potrà andare storto?
Eeeeeeee di nuovo col cliffhanger, ma prometto che mi farò perdonare ok sono una brava ragazza giuro. (Intanto grazie mille per il feedback djshshddjdjdd spero questa seconda parte sia all'altezza delle aspettative rip) (la terza arriverà o domani o dopodomani, dipende da quanto sarò distrutta dall'esame, però non tarderà molto)
#metamoro#i bulletpoint imbarazzanti#non mi fa taggare Giusy ma as usual sappiate che senza di lei sta cosa non esisterebbe sono blessed moved grateful di avere qualcuno che mi#idk????#come si tagga#le cose che Rita fa prima degli esami#chiederei scusa per tutte le reference a Sherlock ma per i miei standard è persino contenuto#poi se qualcuno venisse a farmi ripassare tutte le questioni sul problema mente-corpo mi farebbe un gran favore ma vbb
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REYLO VS BALDIOS
Post scritto da ME. Le gifs animate e foto riportate, invece, NON SONO MIE e NON APPARTENGONO A ME IN NESSUN MODO
“Distruggerò lei [Rey] e te, e tutto il resto”
(Luke e Kylo Ren, dal film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”)
Leggo molta preoccupazione perché alla fine del film e del libro “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Kylo Ren ha deciso e dichiarato di voler distruggere Rey...chi ha potuto leggere la sceneggiatura di Episodio VIII, ha detto che, alla fine del film, Rey e Kylo sono descritti come “nemici con complicazioni”. Nel libro, dopo l’esplosione provocata dalla loro lotta per il possesso della vecchia spada laser di Anakin e Luke, Kylo si risveglia sorpreso di essere ancora vivo. Scopre che Rey si è risvegliata prima di lui e capisce che lei non lo ha ucciso e... la biasima. Kylo pensa che Rey ha sbagliato e la decisione di non ucciderlo, la avrebbe distrutta. Lui avrebbe distrutto Rey. Ciò è perfettamente in linea con il personaggio di Kylo. Al contrario di Anakin che è caduto nel Lato Oscuro per paura di PERDERE L’AMORE, ovvero la moglie Padmé, Kylo RIFIUTA ogni tipo di sentimento. Commentando la fuga di Finn, ex soldato del Primo Ordine che, all’inizio del film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, Kylo osserva:
“Sono capaci i suoi soldati, generale?”
“Non le permetto di discutere i miei metodi”
“Certo sono abili nell’alto tradimento. Il Leader Snoke dovrebbe considerare un esercito di cloni”
(Kylo Ren e Generale Hux, dal film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”)
La battuta sui cloni non è solo un rimando ai prequels di Star Wars. In Star Wars. Episodio II, è spiegato che i cloni sono PROGRAMMATI alla guerra, a prendere ordini, senza disobbedire o porsi dilemmi morali. In questa ottica, si capisce anche alcune parti di questo dialogo tra Kylo e Rey, nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi” :
“Perché odiavi tuo p-padre? Non hai qualcosa, qualunque cosa da mettere addosso? Perché odiavi tuo padre una risposta sincera. Avevi un padre che ti amava, lui importava di te”
"Io non lo odiavo”
[...]
"No, gettata via come spazzatura dai tuoi”
"Non è cosi”
“Invece si, eppure ne hai ancora bisogno, è il tuo punto debole. Li cerchi in chiunque, in Han solo, ora in Skywalker. Ti ha raccontato di quella notte?”
[...]
"Lascia morire il passato, uccidilo se necessario, è il solo modo per diventare ciò che devi”
(Rey e Kylo Ren, dal film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”)
Kylo stava INSEGNANDO a Rey ad avere meno sentimenti possibili perché, per Kylo, PROVARE SENTIMENTI significa avere PUNTI DEBOLI. Per questo, Kylo si infuria, quando capisce che Rey potrebbe sentire qualcosa per lui: perché significa che lui non le ha insegnato niente, perché LUI è diventato il PUNTO DEBOLE di Rey, perchè lui è in PERICOLO, dato che potrebbe RICAMBIARE Rey e ciò sarebbe un OSTACOLO per realizzare ciò che lui si propone...
per spiegare tutto questo e per rassicurare coloro che credono che Ben/Kylo Ren NON PUO’ REDIMERSI, perché ha ucciso suo padre Han, ha scelto in piena consapevolezza il Lato Oscuro, ecc...ho deciso di proporre paralleli tra i Reylo e il vecchio Anime robotico “Baldios. Il Guerriero Spaziale”. Formato da 34 episodi, Baldios è stato prodotto nel 1980, da Ashi Production. Per sfortuna, l’anime era troppo moderno per l’epoca e, a causa dello scarso ascolto, fu interrotto in modo brusco, lasciando senza finale la vicenda della Terra e la STORIA D’AMORE tra MARIN, il protagonista maschile e APHRODIA, ACERRIMA NEMICA di Marin. Per fortuna, nel 1981, la Toei Animation produsse il film animato “Baldios. The Movie” che rappresenta il finale della storia:
La storia in breve è questa: avvicinatosi troppo al sole, contaminato dalle radiazioni, il pianeta Saul 1, abbreviato in S1, sta morendo. Il mare è la vegetazione sono scomparsi. L’aria è irrespirabile e la popolazione è costretta a vivere nel sottosuolo ma, ormai, anche questa soluzione inizia a non funzionare più, a causa della mancanza di risorse. L’IMPERATORE è chiamato, così, a prendere una decisione, mediando tra due gruppi in lotta: gli scienziati, con in testa il professor Reigan che hanno trovato una soluzione, capace di rendere di nuovo abitabile S1, ma hanno bisogno di tempo per studiarla e attuarla. I militari, capeggiati da Theo Gattler, comandante dell'armata Aldebaran, milizie di S1, desiderano, invece, portare via la popolazione e colonizzare un secondo pianeta abitabile, la Terra. Nello scontro finisce anche Marin Reigan, pilota, figlio dello scienziato Reigan che, davanti la porta della sala che ospita la riunione, si scontra con il soldato Miran e due suoi amici. A sedare gli animi, arriva Aphrodia (Afrodia in Italia), sorella maggiore di Miran e capo delle guardie di Gattler, nonché sua prediletta. Colpito dalla ragazza, Marin non si accorge di aver perso il suo tesserino identificativo, raccolto proprio da Aphrodia. Gattler propone ad Aphrodia e Miran una soluzione decisiva per vincere la disputa: assassinare l’Imperatore e tutti gli scienziati. Aphrodia si incarica dell’omicidio dell’Imperatore, nella cui camera lascia cadere il tesserino identificativo di Marin, in modo che sia lui a essere incolpato dell’assassinio. Miran e i suoi uomini si occuperanno, invece, di uccidere gli scienziati. La prima parte del piano va bene: Aphrodia uccide l'Imperatore, lasciando cadere il tesserino di Marin sul pavimento, mentre Gattler si auto proclama DITTATORE, eleggendo Aphrodia come COMANDANTE SUPREMO dell'esercito. Miran si dirige, quindi, al laboratorio degli scienziati e, mostrando il tesserino di Marin, informa il professor Reigan che suo figlio è accusato dell'omicidio dell'Imperatore. Sapendo che il ragazzo è innocente, Reigan reagisce per difenderlo. Miran si prepare a sparare, ma sopraggiunge Marin che salva il padre. Miran cerca, di nuovo, di uccidere l'uomo, ma Marin gli lancia una scheggia di ferro nel collo, uccidendolo. In quel momento, arriva Aphrodia, a cui la vista del fratello morto spezza il cuore. Appreso che è stato Marin a uccidere il ragazzo, Aphrodia giura che non lo perdonerà mai e si vendicherà. Marin risponde che lui anche non perdonerà mai la ragazza. Marin e il padre cercano di fuggire, ma l'uomo è ucciso dai militari. Marin prende la sua navicella spaziale e cerca di impedire alla nave madre di Gattler di partire, ma arriva Aphrodia che cerca di ucciderlo. Nella battaglia, la navicella di Marin è risucchiata in un vortice spazio temporale. Marin precipita, così, sulla luna dove è raccolto dai Blue Fixers, una squadra speciale al servizio delle Nazioni Unite terrestri, che lo portano nella loro base, sulla Terra. All'inizio, Marin è accolto con diffidenza e trattato da prigioniero, interrogato e incarcerato. Solo la bella Jamie Oshino e la Professoressa Era Quinstein, scienziata della base, sembrano credere a lui. All'arrivo delle forze di Gattler e Aphrodia, che hanno deciso di conquistare e colonizzare la Terra, tutto cambia. Le conoscenze di Marin e la sua abilità in battaglia fanno conquistare lui, pian piano la fiducia dei Blue Fixers e di Jonathan Bannister, capo della base. Marin accetta, così, di schierarsi dalla parte dei terrestri contro l'armata Aldebaran. Nel frattempo, nonostante le battaglie e l'odio, Aphrodia inizia a provare qualcosa per Marin, ma sul cuore della ragazza, oltre alla vendetta, grava anche un terribile abuso subito da Gattler...
In un flashback apprendiamo che, da bambini, Aphrodia e suo fratello Miran hanno perso i genitori in seguito a un tragico incidente stradale. In loro soccorso è arrivato Gattler, che ha addottato ed educato i due bambini. Una scena di Baldios. The Movie, lascia intendere che, diventata ADULTA, Aphrodia è stata ABUSATA fisicamente da Gattler, sebbene ciò non sia MAI detto esplicitamente:
Kylo Ren è stato MANIPOLATO e CORROTTO dal Leader Supremo Snoke, che lo ha portato al Lato Oscuro:
Nella sigla di chiusura di ogni puntata della serie a cartoni animati di Baldios, Marin e Aphrodia si tengono per mano, guardando il tramonto sul mare:
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Rey offre la sua mano a Kylo che ACCETTA di TOCCARLA:
Nel primo episodio della serie, Marin nota che Aphrodia è una bella donna, nonostante indossi sempre occhiali, divisa e porti i capelli nascosti sotto il beretto militare:
Nel film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, Rey rimane disorientata quando Kylo si toglie la maschera, rivelando di essere un ragazzo umano:
Nel 1 episodio della serie, Aphrodia dichiara:
“Le alterazioni emotive portano a imprevedibili errori...”
( Aphrodia 1x01 Baldios)
Nel film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, quando Snoke informa Kylo che BB8 si trova sull’astronave di Han Solo, suo padre e Kylo dovrà ucciderlo, il ragazzo risponde:
“Lui per me non è niente” “Perfino tu, maestro dei Cavalieri di Ren, mai hai affrontato una tale prova” “Per grazia del tuo addestramento, io non verrò sedotto”
(Kylo Ren e Snoke, dal film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza)
Un giorno, Marin e Aphrodia fuggono da Gattler. Arrivati sulla Terra, sfiniti, i due svengono sul pavimento di un faro. Aphrodia si riprende per prima e cerca di UCCIDERE Marin, ancora privo di sensi, ma non ci riesce
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Rey e Ben Solo/Kylo Ren litigano per il possesso della spada laser di Anakin. La lotta provoca l’esplosione dell’astronava su cui sono e scaraventa Rey e Ben Solo/Kylo Ren ai lati opposti della Sala del Trono, svenuti. Rey si riprende per prima e fugge, LASCIANDO IN VITA Kylo Ren:
Risvegliatosi, Marin porta Aphrodia alla base, dove la ragazza e imprigionata e brutalmente interrogata. Marin non è d’accordo, ma gli amici gli ricordano quanti terrestri Aphrodia ha deliberamente ucciso, tra cui anche le loro famiglie. Alla fine, Marin blocca l’interrogatorio, portando Aphrodia dal medico che, riluttante, la cura:
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Kylo Ren porta Rey al cospetto di Snoke, che interroga la ragazza in modo brutale. Irritato, alla fine, Kylo Ren uccide Snoke per salvare Rey da lui:
Nel film “Baldios. The Movie”, Gattler incità Aphrodia a uccidere Marin :
“Coraggio, Aphrodia, è il tuo momento! Vedica tuo fratello! Non è forse vero che hai combattuto, finora, per questo momento?”
( Gattiger ad Aphrodia, Baldios il film )
Aphrodia uccide, però, Gattler stesso:
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Snoke incita Kylo Ren a UCCIDERE Rey:
“Mio degno apprendista... figlio delle tenebre, diretto erede di Lord Vader. Dove c'era conflitto, ora percepisco decisione. Dove c'era debolezza, vigore. Completa il tuo addestramento e adempi... il tuo... destino!”
(Snoke a Kylo Ren, dal film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”)
Kylo Ren uccide, però, Snoke per salvare Rey:
Per fuggire dalla base dei Blue Fixers, Aphrodia prende in ostaggio Jamie. Marin, Oliver e Roy intervengono per salvare la ragazza:
“Aphrodia, lascia andare Jamie, per favore. Io ti conosco bene, so che non saresti in grado di farlo...”
“...ma per favore! Non farmi ridere! Che cos'è, credi che mi lasci intenerire dalla tua COMPASSIONE?”
“Sentito? In quella strega NON E' RIMASTO UN BRICIOLO DI UMANITA'”
(Marin, Aphrodia e Oliver, Baldios, il film)
In una scena tagliata del film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, ma riportata nel romanzo, Snoke accusa Kylo di provare COMPASSIONE per Rey:
“Tu provi COMPASSIONE per lei” disse il Leader Supremo con voce monocorde.
“No... niente affatto. Compassione? Per un nemico dell’Ordine?”
(Snoke e Kylo Ren parlando di Rey, dal romanzo “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”)
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, Rey dice a Luke che non c’è UMANITA’ in Kylo Ren:
Nel film “Baldios. The Movie”, Aphrodia chiede un DUELLO con le pistole laser con Marin, per ucciderlo e vendicare il fratello. Marin accetta e, prima di iniziare, dice ad Aphrodia:
“Forse, se non avessi scelto di seguire una strada sbagliata, Aphrodia, le cose tra noi due sarebbero andate molto diversamente”
(Marin ad Aphrodia, Baldios, il film)
Nel film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, Rey e Ben Solo/Kylo Ren si battono a duello:
Nel film “Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi”, con il cuore spezzato, Rey guarda Ben Solo/Kylo Ren prendere il posto di Snoke come LEADER SUPREMO del Primo Ordine e lo prega di NON FARE CIO’
Nel film “Baldios. The Movie”, Marin PORTA IN BRACCIO, sulla spiaggia, Aphrodia ferita ed esausta:
Nel film “Star Wars. Episodio VII. Il Risveglio della Forza”, Kylo Ren cattura Rey addormentandola e PORTANDOLA IN BRACCIO sulla sua astronave:
#afrodita#baldios#ben solo#gattler#kylo ren#Marin Reigan#paralleli#rey#reylo#snoke#star wars#aphrodia
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Ogni foto, un sospiro. Allora come ora. Sospiri femminili ovviamente, visti i tratti, gli occhi blu tra i riccioli neri. Bello, ecco, come un eroe “nel fiore degli anni”. Di anni, oggi ne avrebbe 73, data di nascita: 25 febbraio 1944. Parigi, Francia, giusto per completare un ritratto all’apparenza fortunatissimo. François Cevert, il nome. Figlio di un ricco gioielliere russo, Charles Goldenberg, ebreo, fuggito nella capitale francese per cercare di sopravvivere alla persecuzione antisemita e poi costretto dall’occupazione nazista a utilizzare per il figli il cognome della moglie, Cevert, appunto.
La storia di questo ragazzo è smaltata, brillantissima, sino al penultimo capitolo. Cevert – in gara, come avrebbe fatto Ayrton Senna, con il cognome della madre – non è soltanto un bellissimo ragazzo. Va forte. Aiutato da una serie di coincidenze fortunate. Il fidanzato della sorella Jacqueline si chiama Jean Pierre Beltoise, pilota celebre e celebrato in Francia, pronto ad aiutarlo nei primi chilometri. Un percorso che François completa mostrando intelligenza e talento. Abbastanza da portarlo alle soglie della Formula 1 e quindi nei Gran Premi, su una March gestita da Ken Tyrrell, grazie a una doppia circostanza curiosa. Johnny Servoz Gavin, pilota del team inglese, decide improvvisamente di smetterla con le corse, e in aggiunta Jackye Stewart, primo pilota Tyrrell e campione del mondo 1969, lo nota e lo vuole al suo fianco. Esordio: 21 maggio 1970, Gran Premio d’Olanda.
Cevert diventa rapidamente una specie di figlio per Stewart. Al fianco del grande scozzese cresce, migliora. E vince. Gran Premio degli Stati Uniti 1971. Watkins Glen, la sua pista. Per la Francia è un eroe fresco e perfetto. Non solo velocità. François suona il piano, pilota personalmente il proprio aereo, con largo anticipo su una moda che diverrà ricorrente, conquista traguardi e cuori, compreso – si dice, si dirà - quello di Brigitte Bardot. Stewart vince di nuovo il titolo, proprio nel 1971. I due viaggiano in una rara sintonia dentro un’epoca farcita di tragedie.
Il 1973 sembra un anno chiave. Il maestro di Cevert punta al terzo mondiale e pensa di smettere per lasciare campo libero a quell’allievo ormai perfetto. Alto, magro, con le dita delle mani lunghe e sottili, un sorriso dolce da padrone. Del destino, del panorama. Consapevole di essere guardato, ammirato, amato, invidiatissimo. Cammina per i box a Monza e sembra un principe arabo, gli occhiali da sole sopra quello sguardo naturalmente formidabile. Occhiali da togliere all’improvviso, come un sipario spalancato su una consapevolezza collettiva.
Ottobre '73, Cevert arriva a Watkins Glen con una caviglia ferita dopo un cattivo incidente in Canada, con la voglia di prendersi la pole sull’asfalto che più ama. Ci prova, ci riprova, in lotta con Ronnie Peterson, velocissimo svedese della Lotus. Per cercare di abbassare il proprio tempo, decide di affrontare la esse, a inizio pista, scalando in terza marcia. Secondo Stewart è questa la decisione che determina l’incidente. Un incidente devastante. La corsa felice di Cevert finisce qui, il corpo e il collo sfigurati dal guard rail, il casco sfondato da una ruota. C’è chi parla di un malore, il casco contiene vomito, tracce di vomito vengono rilevate sulla tuta. Che importa?
François resta lì, intrappolato, quasi decapitato, senza vita tra i rottami della Tyrrell. Morto a 29 anni nel momento in cui si apprestava a diventare prima guida. Jackye Stewart rinuncia alla corsa, alle corse. Si ferma, con il suo terzo Mondiale appena conquistato.
Il viso bellissimo di Cevert resta una icona struggente da osservare, ormai e soltanto, nelle fotografie.
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Barzellette da ridere forte
Dopo i 130 Km/ora la mia auto balla. Cosa posso fare?”. “Spegni la radio!”.
2. “Ma cara, come guidi; era rosso!”. “No, era biondo!”.
3. “Scusi il 15 passa di qui?” “No, il 15 sono a Milano!”.
5. Colmo dell’automobilista? Fare il pieno con un assegno a vuoto.
6. Come fanno 100 alieni ad entrare in una Cinquecento? Due davanti, due dietro e 96 nel portacenere!
7. Come si chiamano quelli che prendono la patente da privatisti ? Autodidatti.
8. Differenza fra una Panda e una Mercedes coi dedili ribaltabili? La prima costa 10 milioni chiavi in mano; la seconda 100 milioni, ma chiavi in macchina.
10.Due vigili fermano un’auto: “Multa! Siete in 6 su una Renault 5” “E voi siete in 2 su una Uno!”
11.Era cosi’ grasso che l’autoambulanza per portarlo in ospedale dovette fare 2 viaggi.
12.Il pilota di Formula 1 stava bene, si sentiva in … formula.
13.Il rappresentante di automobili vende automobili; il rappresentante di assicurazioni vende polizze assicurative. E allora cosa vende il rappresentante del popolo?
14.In una poco trafficata strada del bergamasco sono evidenti delle tracce di sangue sull’asfalto. Come si fa a sapere se e’ stato investito un cane o un terrone?
Se ci sono i segni della frenata, era un cane!
15.L’Italia e’ il paese dei furbi. Ieri ero a Roma, sono salito su un autobus e ho timbrato il biglietto: tlic tlac. Il guidatore si e’ girato e ha detto: “Cazzo e’ sto’ rumore?”.
16.La mia auto, ora come ora, vale 100.000 lire…giusto perche’ ho fatto il pieno���
18.Perche’ gli operai della FIAT si licenziano per andare alla FORD? Perche’ alla Fiat c’e’ RITMO, mentre alla Ford c’e’ la FIESTA!
19.Perche’ i giapponesi usano le Opel? O pel andale al male o pel andale in montagna.
25.Se in autostrada ti vedi venir incontro un oggetto enorme che dovrebbe trovarsi nell’altra corsia, e’ il solito TIR mancino.
26.Se tutti ti vengono incontro…hai sbagliato corsia!
27.Solito super ingorgo sulla tangenziale di Roma, Un automobilista ad un altro nella macchina vicina: “Certo la paghiamo cara l’autostrada, pero’ ne
approfittiamo a lungo!”.
31.Un parcheggiatore romano: “Venga, dotto’, venga tranquillo. Dietro c’e’ er deserto!”. Si sente un terribile tonfo. “Ah dotto’, ha preso proprio la palma!”.
32. Un balbuziente telefona al 12. “Pr Pr pr proooonto. Qua Qua Qua Qua qua quanto co co co co co costa te te te te tele tele tele tele telefona telefona telefona telefonare in A A A Ame Ame Ame Ame America ?!?!” -“Credo proprio che a lei convenga prendere l’aereo…”
1. “Dottore, negli ultimi mesi sono ingrassata 70 Kg”. “Non si preoccupi, apra la bocca e dica: ‘muuuuuh'”.
2. “E’ un mese che mia moglie sta seguendo una dieta!”. “Ed è dimagrita?”. “No, non l’ha ancora raggiunta!”.
3. A proposito di diete, un mio amico ha perso piu’ di 60 Kg la settimana scorsa: sua moglie l’ha lasciato.
4. Cosa fa una donna grassa sulla spiaggia? Una rotonda sul mare!
5.Dei genovesi rimangono bloccati da una tormenta di neve in una baita. Dopo giorni,arrivano i soccorsi e bussano alla porta. Chi e’? La Croce Rossa! Grazie, abbiamo gia’ dato!
6.Secondo gli astronomi moderni, lo spazio e’ finito. E’ un pensiero confortante, specie per chi non ricorda mai dove ha lasciato gli occhiali.
7.Ad una festa per asterischi, entra un punto esclamativo. Tutti si fermano silenziosi e il padrone di casa grida: -Cosa fai tu qui? Non vedi che e’ un festa per asterischi? -Ma non i riconosci? Sono io, Pino, mi sono messo il gel!
8.Ragazza stufa fugge di casa: genitori morti assiderati.
9. Colmo per un avvocato N.1: stare seduto a leggere…Diritto.
10. Colmo per un avvocato N.2: accusare la stanchezza dopo un lungo processo.
11. Come si chiama il piu’ famoso giudice italiano? Massimo Della Pena.
12. Dall’armaiolo: “Vorrei una pistola calibro 44”. “E’ per difesa?”. “No a difendermi ci pensera’ il mio avvocato”.
13. Se scritto correttamente, il legalese e’ perfettamente incomprensibile.
14. La moglie fa visita al marito in carcere: “Allora, ho parlato con l’avvocato, il quale mi ha detto che vent’anni non te li toglie nessuno. Devi assolutamente evadere! L’hai trovata la lima nella pagnotta?”. ” Si’! Mi operano domani “.
15. Dottore con una pistola davanti al suo ambulatorio: il medico di guardia.
16. Sapete quale è il massimo per una presentatrice TV? Affogare quando la trasmissione va in onda.
Barzellette da ridere tanto
18. Il metronotte e’ lo strumento per misurare il buio?
19. Testuali parole di Cimoli, direttore generale delle FS: “dal 1/1/98 non si paghera` piu` a chilometraggio, ma secondo la qualita`effettiva del servizio”. Secondo voi che significa? Viaggeremo gratis?
20. E’ meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione.
21. Cosa si dicono due casseforti che si trovano nel deserto? Oh, che combinazione!
22. Telefonata all’ufficio informazioni dell’aeroporto: “Quanto tempo impiega il volo Bologna-Roma?”. La centralinista: “Un attimo…”. E il tizio: “Grazie” e riattacca.
23. L’Agricoltore e’ un Contadino col telefono cellulare.
24. Una voce flebile al telefono: “Dottore, sono Rossi, sono quello venuto da lei perche’ sono molto stanco”. “E allora?”. “Dottore, non riesco ad aprire il flacone delle medicine!”.
25. “Pronto, e’ l’idraulico? Venga, il mio rubinetto perde”. “Ah, si’? E chi vince?”.
26. “Pronto? E’ il manicomio provinciale?”. “No guardi che si e’ sbagliato, qui non abbiamo telefono!”.
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André Courrèges, nato in Francia il 9 marzo del ’23, è stato uno stilista francese. Si laurea in ingegneria civile. Partecipa alla seconda guerra mondiale come pilota di aerei. Tornato dalla guerra, comincia a progettare ponti, e come hobby gioca a rugby e fa scalate in montagna.
Courrèges a differenza di molti stilisti suoi contemporanei non studiò moda ma si laureò in ingegneria civile. Nel 1949 la passione per il design lo porta a farsi assumere come tagliatore dallo spagnolo Cristóbal Balenciaga, che ha l’atelier a Parigi. Nel 1963 apre un salone di alta moda, con la moglie Coqueline Barrière. Le prime presentazioni hanno subito riscosso il successo, ma il vero riconoscimento pubblico arriverà subito dopo l’arrivo dei piccoli stivali bianchi.
Nel 1965, la casa si trasferisce in 40 rue François 1er a Parigi, dove si trova ancora. Emmanuel Ungaro lavora con lui come assistente. Si fa apprezzare da personaggi celebri (per l’Italia, Gianni e Marella Agnelli), che apprezzano in lui la purezza delle linee e la semplicità dei tagli. “Un design tipicamente automobilistico” dirà qualche sarto. Coco Chanel affonda la lama, suggerendo
che Courrèges toglie sensualità alle donne, per infagottarle in bianchi capi in lana che starebbero meglio indosso alle bambinette di 2 o 3 anni.
In risposta Courrèges rispondeva
che la sua moda ringiovaniva le signore, senza farle ricorrere al bisturi.
Nel gennaio del 1965, la collezione Courrèges rivoluzionò la creazione con le sue linee geometriche, i suoi abiti “trapezio”, i suoi toni acidi, contribuendo al successo della nuovissima minigonna , tagliando “un palmo sopra il ginocchio”. Courrèges accorcia ulteriormente le lunghezze, gioca con materiali e forme. Questa presentazione è un manifesto per i giovani, che promuove un nuovo stile di vita.
Lo stile di Courrèges era considerato futuristico, perché disegnava abiti fatti con materiali all’epoca innovativi e inusuali, come il Pvc e la pelle in vernice. Sceglieva colori molto vivaci, come il rosso e l’arancione, e linee semplici e dritte che cambiarono la tradizionale visione della silhouette femminile, che prima esaltava le curve delle donne.
Il suo stile incontra il favore del pubblico, e per un decennio sarà uno dei capifila dell’alta moda francese. André Courrèges rende il bianco sacro, quindi moltiplica le variazioni di colore e nuovi materiali come il vinile o il plexi.
Courrèges fu innovativo anche nel modo in cui presentava le sue creazioni. All’epoca infatti gli stilisti lo facevano con defilé nei propri atelier, mentre Courrèges iniziò a servirsi di filmati girati in luoghi famosi di Parigi o in scenari ispirati a film, come “2001: Odissea nello Spazio”.
Tra i suoi clienti più famosi c’era Audrey Hepburn, per la quale Courrèges disegnò gli abiti del film Due per la strada, in cui la vestì con uno stile molto diverso da quello bon ton a cui tutti erano abituati.
Courrèges si ispirò spesso a figure extraterrestri e a paesaggi lunari, tanto che nel 1964 fece uscire la “Moon Girl Collection”, una collezione ispirata alla luna, con abiti e gonne a trapezio, giacchini squadrati e i famosi go-go boots, gli stivaletti bianchi dal tacco basso che da qualche anno sono tornati di moda, rilanciati da altri stilisti.
Il suo stile rappresentava il mito del futuro e della conquista dello spazio, per questo disegnava spesso sui vestiti lune e stelle stilizzate, oppure oblò che si aprivano sui mini abiti.
La giornalista di moda Alice Pfeiffer racconta in un articolo su Le Monde
i nuovi capi e accessori che Courrèges introdusse nel guardaroba femminile, a partire dalla minigonna: si racconta che venne inventata dalla stilista inglese Mary Quant ma che divenne famosa grazie a Courrèges che la introdusse nelle sfilate di haute couture.
Courrèges è anche l’inventore dei fuseaux, una via dimezzo tra i collant e i pantaloni, portati come una seconda pelle.
Nel 1965 lanciò le famose Lunettes Eskimo, occhiali da sole con lenti molto grandi e una fessura sottile al centro a ricordare una palpebra socchiusa.
Uno dei suoi capi più distintivi è la “petite robe blanche”, ovvero il mini abito bianco, che propose in molte collezioni e che divenne comunissimo tra le donne negli anni Settanta.
Dagli anni settanta firma anche occhiali, ombrelli, gioielli, profumi, vestiario per l’infanzia e vestiti da sposa.
Negli anni ’70, il marchio aveva 180 punti vendita. Il marchio ha lanciato il suo primo profumo Empreinte. Al momento diventerà uno dei tre profumi più venduti in Francia. La sua linea di abbigliamento sportivo Hyperbole è commercializzata in successione.
Appassionato di sport, Courrèges ha creato le dieci linee di abbigliamento ufficiali per lo staff delle Olimpiadi estive del 1972. Una collezione per uomo, con abiti larghi e flessibili, fu lanciata nel 1973 con il marchio Courrèges Homme. Un profumo chiamato FH77 è nato nel 1977. Courrèges aprì una boutique a New York, sulla 57th Street 28, poi commercializzò Eau de Courrèges, che sarebbe diventata una fragranza femminile di grande successo. Nel 1979, Courrèges si diversificò in numerosi prodotti e commercializzò una nuova fragranza per donna, America, seguita da In blue nel 1983. Nel 1981 fu venduta una tavola da windsurf, oltre a una gamma di abbigliamento isolante adatto per questo sport.
Nel 1983, il gruppo giapponese Itokin, uno dei due licenziatari del marchio Courrèges in Giappone, acquisto il 50% della maison appartenente a L’Oréal (nel 1964 aveva acquisito delle quote di Courrèges). La casa, che ha cambiato proprietà più volte, tornerà ad André e Coqueline pochi anni dopo.
Nel gennaio 1986, la società Courrèges ha commercializzato una linea Courrèges Men appositamente per il mercato americano. Il designer, che vuole dedicare più tempo al suo dipartimento di Courrèges Design, reclutò nel 1993 Jean-Charles de Castelbajac per disegnare, sotto il suo impulso, due collezioni visionari.
La fragranza Sweet è apparsa nel 1993, poi Niagara, per gli uomini due anni dopo. L’anno seguente, Generation ha prodotto un profumo per donna, seguito rapidamente dal 2020.
A metà degli anni 1990, il marchio, che sembra essere inattivo, è scomparso dai media per diversi anni. Fu acquistato dal un gruppo giapponese e Coqueline assunse la direzione artistica fino al 2000, mentre sua figlia Marie aprì un caffè, il Café Blanc proprio accanto alla boutique parigina.
Nel 1997, la maison assunse Paul Deneve come direttore generale per cinque anni e riorienta le varie attività di Courrèges.
Courrèges ha avuto un grande successo per circa venti anni prima di essere più discreta dagli anni ’80. Tre decenni dopo, è rinato grazie all’impulso di due imprenditori che hanno acquistato il marchio, ma anche il patrimonio culturale di esso.
Nel 2010 venne acquistata dai soci Jacques Bungert e Frédéric Torloting, copresidenti dell’agenzia pubblicitaria Young & Rubicam, che ora sono entrambi copresidenti dell’azienda.
Non conoscevamo questo ambiente, ma la moda, come l’ambiente da cui proveniamo, è un territorio creativo
Nel 2011, in occasione del 50 ° anniversario di Courrèges, hanno rilanciato il marchio, con ristampe di abiti trapezio, giacche in vinile, minigonne e borse colorate; oltre che un negozio online, il digitale è una parte importante della strategia aziendale. Il marchio ha archivi di 25.000 pezzi. Hanno cercato di rilanciare il marchio collaborando con il brand di accessori Eastpak, con l’azienda di acqua Evian e con quella di cosmetici Estée Lauder, attraverso collezioni disegnate da un team creativo interno alla maison.
Un nuovo profumo, Blanc de Courrèges, viene commercializzato e due vecchi, Eau de Courrèges ed Empreinte, vengono riproposti.
Nel 2013, i designer dell’azienda hanno firmato una capsule collection per il catalogo La Redoute e la sua collezione autunno-inverno 2013-2014.
Nel maggio 2015 Bungert e Torloting hanno affidato la direzione artistica al duo di stilisti Sebastien Meyer, per lo styling, e Arnaud Vaillant, per lo spot; a settembre hanno presentato la loro prima collezione, quella per la primavera/estate 2016, caratterizzata da body attillati e giubbini in pelle che nei colori e nelle forme rievocavano lo stile di Courrèges.
Meyer e Vaillant avevano in precedenza fondato l’azienda Coperni, che hanno poi messo da parte per dedicarsi totalmente al nuovo lavoro. Jacques Bungert ha spiegato al giornale di moda Women’s Wear Daily di averli scelti perché
sono incredibilmente talentuosi. Hanno lanciato la propria azienda, il che significa che considerano sia gli aspetti creativi che quelli commerciali nelle cose che fanno, come la vestibilità di ciò che creano. Dal loro lavoro si vede che sono molto appassionati di tessuti e questo è importante per noi, perché da Courrèges il tessuto è il re.
La notte del 7 gennaio del 2016 muore lo stilista André Courrèges, aveva 92 anni ed era malato di Parkinson, come hanno scritto, in un comunicato stampa, la casa di moda Courrèges.
Nel 2017, Courrèges ha lanciato la fragranza Eau Hyper Fraiche, e nel 2018 Mini Jupe, un cenno alle origini del marchio.
Jacques Bungert e Frédéric Torloting hanno lasciato l’azienda all’inizio del 2018. Con una prima collezione fresca e contemporanea, il duo aveva sedotto il pubblico. Però, passato il primo entusiasmo, il marchio transalpino non è mai riuscito a decollare, in particolare all’estero, dove il suo nome è meno conosciuto. A settembre dello stesso anno, Artemis, la holding della famiglia Pinault, che già possedeva il 40% della casa francese Courrèges, assunse il controllo del 100% della maison Courrèges, che era in difficoltà finanziaria.
La Maison Courrèges annuncia la nomina di Yolanda Zobel come sua nuova direttrice artistica.
La stilista di origine tedesca per parte di padre (un designer di gioielli) e francese da parte di madre, specializzata nel prêt-à-porter donna, sarà operativa per la collezione primavera-estate 2019.
Gennaio 2020: Yolanda Zobel lascia la maison. Secondo una comunicazione ufficiale del brand del 3 gennaio 2020:
decisione comune
Tuttavia, arriva dopo alcune sfilate che non hanno ricevuto un’accoglienza buona, dove erano state presentate, nella Collezione primavera/estate 2020, un nuovo vinile a base di alghe; un materiale eco-responsabile che dovrebbe sostituire l’iconico materiale plastico di Courrèges.
youtube
aggiornato al 5 gennaio 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: courreges.com, ilpost.it, fashionnetwork.com, wikipedia.org, web
André Courrèges - Maison Courrèges #AndréCourrèges #Courrèges #creatordellostile #creatoridellamoda #perfettamentechic #felicementechic #lynda André Courrèges, nato in Francia il 9 marzo del '23, è stato uno stilista francese. Si laurea in ingegneria civile.
#2020#40 rue François 1er#57th Street 28#7 gennaio del 2016#Abiti trapezio#Alice Pfeiffer#America#André Courrèges#Arnaud Vaillant#Artemis#Blanc de Courrèges#Bungert#Café Blanc#Coperni#Coqueline#Coqueline Barrière#Courrèges#Courrèges Design#Courrèges Homme#Courrèges Men#Eastpak#Eau de Courrèges#Eau Hyper Fraiche#Empreinte#Estée Lauder#Evian#FH77#Frédéric Torloting#fuseaux#Generation
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Anime 008 - The Skycrawlers
The Skycrawlers - I cavalieri del cielo (Oshii Mamoru)
In un futuro imprecisato e un luogo indefinito, due signorie delle guerra, la euro-giapponese Rostock e l’americana Lautern, si combattono con la sola forza aerea. Il conflitto pare in perenne equilibrio talché l’equilibrio pare lo scopo del conflitto. Per tutti, tranne che per il maggiore Kusanagi che comanda uno degli stormi con la forza e la convinzione di una vittoria finale. Per chi segue il cinema di Oshii Mamoru, il nome Kusanagi fa subito venire un brivido. Non sembra una semplice omonimia col maggiore Kusanagi Motoko. Lo si capisce dalla sua prima apparizione, una bambina quasi perfettamente uguale a quella del finale di "Ghost in the Shell" e alla bambola che Togusa regala a sua figlia nel finale di "Ghost in the Shell: Inosensu" cui rimanda soprattutto nel suo sguardo a occhi spalancati e ambigui. In effetti, i tre anime hanno molti punti in comune, a partire dallo stesso tipo di attacco: nel primo Ghost l’incipit è un sorvolo aereo della città prima dell’attacco del maggiore Motoko; il secondo riprende lo schema e introduce l’attacco di Batou; ne "I cavalieri del cielo" assistiamo a un vero e proprio duello aereo. In tutti i tre casi, a missione compiuta partono le sigle, tutte composte da Kawai Kenji. In una prospettiva temporale, invece, Kusanagi Suito potrebbe essere la genitrice di Motoko perché l’ambientazione del film (che diventerebbe un prequel) è un futuro più prossimo rispetto ai due Ghost come si inferisce dai soggetti in azione: nei Ghost sono già dei cyborg; nel film in oggetto sono protagonisti invece i Kildren, uno status intermedio, ambiguo e non facilmente riconoscibile salvo la totale aderenza al modello umano esclusa la bizzarria di non riuscire a crescere oltre l’adolescenza e di non poter morire se non in battaglia aerea. Cosa effettivamente siano e chi essi siano si scoprirà man mano che il film procede. Kusanagi Suito, qualunque cosa sia, si distingue per almeno due particolari: è l’unica a vivere interrogandosi sulle cose invece di ignorarle o compierle ritualmente e ha una figlia (che non si chiama Motoko ma Mizuki) che ha avuto con Jin-Roh, il pilota scomparso misteriosamente e che è sostituito dal protagonista del nostro film, Kannami. Una terza affinità che appare nei tre film è, infine, il ghost che "stricto sensu" sarebbe il fantasma, figura aleggiante nel nostro film e non si tratta solo di Jin-Roh, e il suo senso lato di "sede dello spirito o meglio della coscienza umana" come ebbe a definire Cartesio la ghiandola pineale, vale a dire la più protetta materia umana, incuneata tra i lobi del cervello, oppure quella più inaccessibile, rivestita dal titanio, che i cyborg chiamano appunto ghost. Tutti i nostri eroi hanno comunque un rapporto molto complicato con la loro esistenza, sempre messa in dubbio, in una curiosa sciarada che mette insieme Cartesio e Camus, largamente citati in tutti i tre episodi. Se tre indizi fanno una prova, possiamo parlare infine di una trilogia. Spiazzamenti Nel film, gli elementi esteriori, le facce innanzitutto, non hanno nulla di giapponese: esse sono caucasiche. La stessa Suito assomiglia sì a Motoko, è lei, nella frangetta nera con gli occhioni che la fanno tanto "canone anime" ma il suo corpo è pre-puberale, manca di qualsiasi tensione sessuale, quell’eccesso di curvature col quale l’animazione giapponese rappresenta in gran parte l’adolescenza tentatrice, quella che noi europei abbiamo confinato nella quasi unica figura della Lolita di Nabokov e del corrispondente film di Kubrick. L’architettura, ancor di più, è di struttura squadrata e desolante, non pende come quella estremo-orientale e molto ricorda l’Oshii in trasferta in Polonia, dove ha girato "Avalon". La brughiera, entro cui scorazza l’immancabile Gabriel, il bassotto di Oshii, (non) è tagliato all’irlandese ed è molto presente in inquadrature basse come contrasto al preponderante e inquieto cielo. Battaglie in cielo Il nostro immaginario, da Hiroshima a oggi, è fortemente incentrato sull’immagine della forza aerea il cui compito si limita in realtà alla ricognizione-intercettazione oppure al bombardamento di obiettivi sensibili in quasi totale sicurezza per poi tornare alla base come un lavoro di concetto. Da questo punto di vista, la tele-guida dei droni ne rappresenta una evoluzione anche un po’ inquietante, di cui magari un giorno Oshii si occuperà. I combattimenti sono semmai dominio degli elicotteri d’assalto i quali si svolgono in uno spazio spurio, a mezz’aria e puntando a terra e sono una realtà così cruenta da essere poco documentata. “I cavalieri del cielo” è al contrario una storia di combattimenti aerei a quota medio-alta i cui piloti non per nulla sono cavalieri. Guidano, si destreggiano, sparano dalle mitragliatrici. I loro sono aerei a doppia elica, quelli degli scontri cavallereschi di inizio 900. La memoria va ai pionieri ante-seconda guerra mondiale e alla rappresentazione che ne volle fare Howard Hughes ("Gli angeli dell’inferno", 1930): quattro anni di produzione, 560 ore di negativo, quattro milioni di costo, cinque telecamere aggiuntive chieste in prestito a Samuel Goldwyn (o almeno questo dice Scorsese in "The Aviator", 2004). Difficile dimenticare l’anime di Miyazaki, "Porco rosso" di ambientazione italiana e fascista ma narrato al modo dei pionieri con tanto di combattimenti a colpi di chiavi inglesi in alta quota. D’altra parte il cielo, nel film di Miyazaki, è statico con nuvole grasse come bomboloni e spesso perde il confronto con il Mediterraneo che, ai suoi piedi, la vince in fascino. Nel nostro film è invece protagonista, come fosse una serie di Luigi Ghirri. In una storia che è indeterminatezza e coazione ripetitiva, l’intro è una sorta di mozzafiato: un duello aereo sembra avere in un solo secondo spazzato via la quiete degli elementi e ha spappolato le nuvole che si sono allargate a macchia e confuse col cielo nel mentre due aerei ne fronteggiano un terzo e il terzo si distingue come l’unico elemento dominante, evocato prima di essere visto in un solo particolare straniante: una pantera serica serigrafata sulla carlinga. È Il Professore e contro di lui si perde sempre. La sigla iniziale sembra così il finale di un film che non abbiamo visto o che, meglio, andremo a rivedere circolarmente. La de-saturazione dei colori e gli elementi messi in disordine sono appena contrastati dalle tracce delle mitragliatrici e dai globi delle esplosioni di un arancione a più sfumature che le rendono molto simili al fuoco reale, se reali possono definirsi i traccianti della contro-aerea irakena nella prima guerra televisiva del mondo, quella del Golfo atto I. Inferno in Terra In una storia che è alternanza meccanica tra vita a terra e guerra in cielo, il gioviale Naofumi Tokino è l’unico personaggio portatore sano di adrenalina (gioia e paura), tra l’eloquenza flemmatica di Kannami, il piglio autoritario di Kusanagi e l’acidità centellinata della "mamma" (il meccanico che si occupa degli aerei). Non a caso viene ricordato Camus, il filosofo per il quale gli avvenimenti che fanno una vita non sono altro che registrazioni di vanità destinate alle sconfitta. Per quanto bambini, i Kildren non sono incoscienti ma semmai fin troppo consapevoli del loro destino che attendono bevendo e fumando in ogni momento e aspettando il turno della loro morte come un gioco sicché la Morte è nient’altro che il Professore che nel suo status di semi-divinità si manifesta con singole qualità e mai per intero: la pantera nera rampante, le incursioni fulminee, l’urlo disperato che lo evoca appena un secondo prima di soccombere. Eppure Kusanagi, in una missione suicida, ne sopravvive perché tenere testa all’Iniquo è un sogno vecchio dell’Umanità. Quando non sono in missione, il corpo-piloti si ritrova al "Daniel’s Dinner", un perfetto non-luogo in cui un vistoso gestore ebreo fa da moderatore tra il mondo-Kildren e gli adulti, i beneficiari della guerra eterna, quella che assicura la Pace (qui i riferimenti ai tempi nostri si sprecano). In realtà il pacifico signor gestore, come nelle migliori tradizioni del Witz, sembra anche il procuratore del bordello che ci porta alla ribalta la gioviale Kusumi che fa coppia con il gioviale Tokino e l’indecifrabile Foko che dopo esser stata compagna di Jin-Roh si lega immediatamente all’appena arrivato e come lei indecifrabile Kannami. Figura riuscitissima, Foko si distingue in una storia dominata dagli "stati psichici" per una sua sospensione pneumatica, di totale assenza rispetto alle cose del mondo e ai suoi dolori. La civetta stilizzata e ad ali aperte che sfoggia sul petto, la fanno insieme creatura della notte e persona cara alla dea della Sapienza, essa stessa sapiente. Foko, si scoprirà, ha avuto il ruolo di sensale tra Jin-Roh e Kusanagi, da cui è nata una bambina: ha insomma giocato una sua carta che sarà probabilmente un’altra storia. Così, arriviamo finalmente al bordello (malvisto dalla "mamma", come impone il suo ruolo) e vi si accede infatti tramite una selva oscura, sterzando bruscamente dalla diritta via in una stradina sterrata e ballonzolante: il regno di Foko (e di Kusumi). Siamo passati dall’arancione della guerra, attraverso lo squallore di una bettola scura di legno invecchiato, alla ricognizione minuziosa di tutte le tonalità del rosso, lontano dall’indeterminatezza delle guerre in cielo: accappatoi, lampade, tappezzerie, tavolini da tè… costruiscono lo spazio sessualizzato di un orgasmo che non è gioia né scarica; semmai una distrazione cromatica. Quando, inopinato, il bellico arancione compare a terra, in un hangar, sotto forma delle scintille di una riparazione, Kannami ha un moto quasi isterico di protezione della piccola Mizuki cui sono subito imposti degli occhiali neri dai quali, protesta lei, non vede più nulla. In tutto ciò, la colonna sonora di Kawai Kenji a differenza dei due Ghost (in special modo il II) riecheggia essenzialmente nel tema malinconico iniziale e variamente riproposto, una composizione già passata, storicizzata, come un ineluttabile già successo e destinato a ripetersi per sempre. Parole, gesti e l’eterno ritorno Se i "Ghost" sono caratterizzati da una alluvione di frasi apodittiche e citazioni (a volte pedanti), nel nostro film l’apatia ha ammantato tutto come coscienza di morte. Il ralenti delle due mani che si cercano e si trovano, quelle di Kusanagi e sua figlia, ripropongono così un momento di suggestione giustamente dilatato, come un gesto di ribellione muta, un destino già scritto… per che cosa? L’Umanità che stanno salvaguardando è vista in dettagliata rassegna durante una visita dei civili allo stormo di Kusanagi. Senza essere crudeli, diciamo che si distingue per una insignificanza che non giustifica alcun sacrificio. Ancor prima dei Social Network, riprendono gli hangar e intervistano Kannami con telecamerine in quello che appare un gioco sì ma di ruolo, adulto in senso deteriore. Poco più avanti, un aereo abbattuto (di provenienza imprecisata, a voler dire che la guerra è frammentata, un tutto contro tutti) raccoglie un pubblico che si lancia in una pietà falsa e manierata. Lo sdegno di Kusanagi, accorsa anche lei, si manifesta in un topos del cinema di Oshi: la ragazza cambia improvvisamente sguardo che si spalanca e diventa cattivo, inveisce contro gli ipocriti ed è fermata da una sorta di poliziotto che allarga le braccia a mo’ di alt come a voler significare il netto confine tra il mondo dei Kildren e quello adulto. E quello che conta è proprio quest’ultimo. Poi qualcosa cambia. La ricognizione notturna col tema arpeggiato di Kawai azzera i rumori dei rombi del motore e nell’assenza di nuvole squarcia un cielo sgombro e violaceo come un immenso livido. Le luci calde del pannello di controllo e la pacifica illuminazione notturna degli agglomerati urbani operano una nuova inversione, un transfer questa volta; così il tema del film diventa incerto e in questo cortocircuito si apre l’opzione del tragico. Su, in alto, i Kildren procedono lentamente, quasi ieratici, con nobiltà. Giù, nel mondo, l’Umanità dorme innocente e incosciente, vegliata dai bambini. I Kildren stanno raggiungendo un quartier generale dove sarà pianificato un pomposo "Attacco Risolutivo" ma che, in inversione, li riporta una volta atterrati ai bambini che sono, in una festa con pop-corn, giostre e ammiccamenti pre-adolescenziali. Qui compare Mitsuya, la kildren-pilota che non sa di esserlo o meglio che non se ne rassegna, il che equivale all’Ultimo Tabù. Oshii, dopo aver descritto senza freni, avverte il momento di stringere e diventa quasi didascalico. Si dichiarano le cose non dette: le immagini della guerra non bastavano più, era necessario che l’Umanità le vivesse sulla propria pelle. E, con una ultima inversione, dopo tutte quelle viste in aria, il tema ridiventa finalmente giapponese sicché non è questione, all’europea, de "i figli che uccidono il padre" ma del Professore che annienta le sue creature. E così altri Kannami arriveranno alla base, forse riconosciuti forse no, sempre flemmatici, consapevoli appena di essere nati per morire il che è, dopotutto, la Condizione Umana, da Oporto a Tokyo. "I cavalieri del cielo" è tratto da una serie (cinque) di romanzi omonimi di Mori Hiroshi. Presentato alla 65° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è tuttora in attesa di una distribuzione in sala. Nel 2010 è stato trasmesso su Rai4.
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