#non ci lamentiamo
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frammenti--di--cuore · 4 months ago
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i capelli belli sempre quando non serve a niente :))
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omarfor-orchestra · 12 days ago
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In che senso Guccini in TV doveva morire 4 anni fa
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ross-nekochan · 1 year ago
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Chi è che ha preso il covid nel 2024 e proprio nel paese con meno ferie al mondo e senza poter essere in malattia?
Chi è che oggi è andata al lavoro nonostante stesse male da ieri sera per non consumare le ferie e che nel treno stava per svenire e vomitare tanta era la gente ed è dovuta scendere di corsa finendo per tornare a casa e alla fine prendersi le ferie?
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tulipanico · 7 months ago
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Videochiamata con una delle mie amiche più strette in cui ci lamentiamo di quando i vibratori si scaricano nel bel mezzo di. Onestamente non chiedo di più.
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odioilvento · 4 months ago
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Dovremmo metterlo nei nostri promemoria.
Da rivedere quando ci si lamenta delle cose stupide, ma anche di quelle pesanti. Quando ci lamentiamo del traffico, della pioggia, del caldo o del freddo, dei colleghi che non ci piacciono, del lavoro pesante, dell'amore perduto, degli amici falsi, della famiglia difficile, della vita.
Dovremmo vederlo quando ci lamentiamo per ogni cosa. Perché qui non siamo neanche nella parte peggiore del mondo. Dovremmo vedere il meglio in quello che c'è nel peggio che abbiamo. Dovremmo cercare di cambiarlo, perché lamentarsi e basta non serve a niente, bisogna reagire.
Non è facile, ma dovremmo.
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fuoridalcloro · 6 months ago
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È così, riempiamo il tempo che abbiamo e poi ci chiediamo dove sia andato a finire. Ci distraiamo, deviamo il corso dei nostri pensieri come si può deviare il corso di un fiume; poi arriva uno di quei momenti in cui, per qualche istante, ci appare tutto più chiaro e più a fuoco, e ci chiediamo a che punto siamo, nella nostra vita, tanto ci sentiamo lontani dal traguardo, lontani dalle nostre aspirazioni più profonde, dalla soddisfazione, dalla pace, dalla sensazione reale di essere «a casa» in noi stessi e profondamente connessi con gli altri. In momenti simili ci domandiamo forse dove ci stia portando la vita, perché mai le cose non vadano un po’ meglio di come vanno o non ci diano qualche soddisfazione in più; passiamo una brutta notte o due, e poi ricadiamo nelle nostre abituali tattiche di diversione, anche perché ci fanno stare meglio a breve termine e fanno passare il tempo che, altrimenti, ci sembrerebbe interminabile, vuoto, spaventoso.
Per andare al sodo: anche se ci lamentiamo di non avere mai abbastanza tempo, può darsi che in realtà abbiamo paura di averne a disposizione. Forse abbiamo paura di quello che potrebbe accadere se non lo riempissimo, se smettessimo di interromperci e ci limitassimo a installarci nel presente, anche solo per pochi attimi. Forse abbiamo esattamente la giusta quantità di tempo, solo che abbiamo dimenticato come ci si mette in una relazione saggia con esso.
-Jon Kabat-Zinn-
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arreton · 8 months ago
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Ma sul serio, quale sadomasochistico desiderio ci spinge ancora a voler essere membri attivi di questa società? E con membri attivi intendo cazzi tesi che si agitano a voler essere per forza qualcosa, a far parte di qualcosa, a rientrare in una qualche categoria. Essere un membro della società è faticoso. Prima lo ammettiamo, prima ce ne rendiamo conto e prima ci liberiamo dalla necessità di dover essere un cazzo teso perché no, non siamo all'altezza: il cazzo non si tende manco per sbaglio. Abbiamo voglia poi di prendere antidepressivi e affidarci a psicoterapie a volte anche abbastanza dubbie. Non siamo all'altezza degli standard che ci siamo prefissati: siamo dei cazzetti mosci tristi e piagnucoloni. Basta, amen. Ma tornando alla fatica e soprattutto tornando alla società: francamente viene l'ansia solo a guardarla. Se sei una donna devi essere fragile ma con le palle, emancipata a forza che mi chiedo dove inizia l'emancipazione e finisce la sottomissione perché a me pare solo che cambia il padrone ma sempre a novanta stiamo messe; se sei un maschio devi essere maschio, femmina, etero, bi, con i muscoli ma che ti piacciono i gattini, spolverare e cucinare, però devi essere pure stronzo, uno stronzo dal cuore d'oro che ti fai curare perché io sono la tua crocerossina però ehi non ti ci abituare! Sbracciati e curami pure tu, diventa dottore. E in tutto questo non ho parlato delle dinamiche che si attivano nei social: fai delle foto e devi essere un content creator; pubblichi cibo e devi essere un food influencer; pubblichi foto di tette e devi farti onlyfans; ti trucchi e devi essere una di quelle che sponsorizza ecc ecc ecc. E questo solo nei rapporti tra comune gente mortale, tra cazzetti mosci insomma! Nel mondo del lavoro le cose forse vanno pure peggio: lauree, master, dottorati, attestati, diplomi di vario tipo alternando cucina, scrittura di codici, filosofia. Ok, il mondo è bello perché vario ma sembra solo un accumulo di escrementi cacati dal capitalismo il cui obiettivo è solo rendersi sempre più impossibile. Ma come tutti i belli e dannati, più è impossibile più ci piace perché ci piace soffrire, e poi ci lamentiamo perché siamo dei depressi malati ansia. Qual è la soluzione a tutto questo? E che ne so. Lascio ai filosofi contemporanei l'arduo compito di trovarci una via d'uscita. Per quel che mi riguarda ho le energie talmente contate che non ho voglia né tempo di entrare in questo circolo vizioso. Se l'uomo è stato pensato fino ad ora come un essere sociale, che ha bisogno della società bene, ha talmente esasperato questo bisogno che adesso la società è diventata solo un sinonimo di sofferenza.
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heartless3 · 14 days ago
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Perché non vogliamo che le persone siano sincere con noi, e poi ci lamentiamo quando ci dicono una bugia ?
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freedominthedarkmp3 · 6 months ago
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Ho notato anche io che gli italiani sui commenti dei social sono una cosa insopportabile.. si lamentano sempre di tutto e in maniera pesante, anche quando non serve. E soprattutto prendono tutto quello che si dice come se fosse rivolto a loro nello specifico.. e devono farti sapere che il tuo contenuto non gli piace. Proprio non ce la fanno a dire "okay non mi piace, passo avanti o clicco che non mi interessa"
Esempio 1: tizio pubblica un video di consigli su ristoranti/pasticcerie buoni di una città. I commenti: "eh ma non sono ristoranti tipici del posto!!", "Che schifo, chi si mangerebbe un brownie invece che un cornetto?", "Ma questi non sono ristoranti italiani"
Ma io dico... ha scritto "ristoranti tipici di xyz"? No! E allora di cosa ti lamenti! Magari non è un video per i turisti ma semplicemente un video per chi già vive lì e vuole provare cose nuove.. ma sia mai 😩
Esempio 2: persona vegana pubblica una ricetta vegana/persona pubblica una ricetta rivisitata. I commenti: "eh ma io sono allergica a quello", "che schifo questa roba", "e ma la ricetta originale non è così!!!", "Eh ma non capirò mai voi vegani"
Esempio 3: ragazza con qualche pelo sulle gambe/ascelle/viso sta parlando di qualcosa. I commenti: "si ma depilati", "che brutta mamma mia", "con quei peli non ti troverai mai nessuno"
Io boh, mi fanno venire un nervoso delle volte! Perché i commenti così sono molto più presenti dei commenti positivi sotto questi video, e mi dispiace un sacco per le persone che si mettono d'impegno a crearli.
Scusa alla fine mi sono lamentata anche io, da true italian 😭
Verissimo, la cosa che a me dà più fastidio di tutte è dover sottolineare sempre la superiorità di tutto ciò che è italiano, nostro, tradizione. Una persona non può trasferirsi all'estero e stare bene perché bisogna sempre ricordare che il panorama dell'Italia è migliore, la pizza è meglio del sushi quindi dio non voglia che una sera usciamo a mangiare qualcosa di diverso, noi siamo carnivori quindi vade retro le ricette vegane. Denota una chiusura mentale esagerata and also che vita noiosa senza confrontarsi mai con qualcosa fuori dalla tua piccola bolla nazionale.
+ noi ci lamentiamo ma almeno lo facciamo sui nostri blog o tra di noi, non nei commenti di gente che sta vivendo la sua vita lmao
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susieporta · 10 months ago
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DETOX-PULIZIA-LASCIARE ANDARE
Appunti per una pulizia di corpo-mente-energie secondo la Medicina Energetica Spirituale (MES)
Affrontare un processo di pulizia o "Detox", non è da sottovalutare, nel nostro mondo immaginario, abbiamo una visione molto romantica di cosa possa essere un processo di pulizia, e questo poi fa si che quando iniziamo un detox serio, finiremo per boicottarlo perchè quando arriviamo a scoprire di che cosa si tratta veramente, andiamo in crisi e non sappiamo come fare per portare avanti un qualcosa di profondo che nella nostra immaginazione è invece visto come un qualcosa che come una magia deve risolvere tutti inostri problemi.
Partiamo con il dire che il detox è si una pulizia, sì, certamente, e come ogni pulizia che si rispetti, ha delle sue regole, una sua struttura, una certa tempistica e ancora più importante, richiede un certo tipo di atteggiamento.
Quando ad esempio facciamo le pulizie di casa, dobbiamo togliere la polvere, lavare lo sporco che c'è in giro, fare ordine, buttare le cose che non servono più, riparare ciò che si può riparare e mettere in ordine la confusione che si è creata.
La stessa cosa vale per noi, siamo come una casa disordinata, sporca ed impolverata, a causa di tutta una serie di errori che abbiamo fatto negli anni, sia alimentari che ti stile di vita ecc, e quando andiamo ad approcciarci ad un processo profondo di pulizia, andiamo fare proprio quello che si farebbe per pulire casa, solo che il nostro corpo, essendo un organismo vivo, avrà una sua risposta, perchè pulire significa andare a lavorare su almeno tre livelli: quello fisico, quello emozionale e quello energetico.
Non solo esistono tossine fisiche, ma esistono anche tossine emozionali e blocchi energetici e con la pulizia attraverso un certo tipo di alimentazione andiamo a lavorare su tutti e tre i livelli.
Quando s'inizia a lavare e pulire la nostra dimora corpo-mente-energie, ovviamente s'innescheranno tutta una serie di resistenze ai nuovi input che stiamo dando al nostro sistema per i quali non si vorrebbe cambiare ma continuare a fare le cose che facciamo senza però stare male o sentirci appesantiti, pulire dunque implica il trovare un nuovo equilibrio, cambiare abitudini e stile di vita, un vero e proprio allenamento a ritrovare se stessi e ritrovare un modo di funzionare più naturale.
Per poter arrivare ad nuovo equilibrio è necessario entrare nell'ottica di lasciare andare appunto abitudini vecchie che non è detto siano salutari per noi, solo perchè una cosa è diventata una zona di confort non vuol dire che sia in linea con la nostra costituzione e noi siamo pieni di abitudini/zone di confort sbagliate per il nostro funzionamento.
Quello del lasciare andare è il passaggio più difficile perchè va a toccare anche la sfera emozionale, quindi il lasciare andare tutta una serie di attaccamenti a situazioni, pensieri negativi, modi di vedere le cose, modi di rispondere alla realtà che non sono sani e allineati a ciò che siamo.
Quindi un Detox non è :"Mangio più leggero per qualche giorno"
si tratta di un processo e lavoro profondo su se stessi e di conoscenza di se stessi, che se fatto correttamente scardina tutti quei percorsi rigidi mentali, emozionali e fisici che abbiamo creato in anni di imposizioni, credenze e fissazioni, che poi sono proprio questi che hanno portato alla condizione della quale ci lamentiamo.
Molto spesso non riusciamo ad entrare nell'atteggiamento giusto di lasciare andare ciò che non ci serve più, e preferiamo dunque le nostre zone di confort e abitudini alla nostra salute, questo conflitto interno sotterraneo che va riconosciuto se si vuole raggiungere un buon risultato con il detox, accade quando non abbiamo ancora chiaro cosa vogliamo per noi stessi, per la nostra vita e per la nostra salute.
Roberto Potocniak & Eleonora Benzi
Questa e altre tematiche vengono affrontate nella nostra Accademia, se volete saperne di più qui sotto c'è il link della pagina di presentazione della nostra Accademia di Medicina Energetica Spirituale (MES)
https://accademiames.mykajabi.com/informazioni-accademia
oppure potete richiedere info al seguente indirizzo: [email protected]
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al-sapore-di-sigarette · 1 year ago
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La verità è che a nessuno interessa di nessuno. Ci lamentiamo, quasi continuamente, che non siamo importanti, che non ci vedono. Che a nessuno importa di noi. Quando noi facciamo la stessa cosa, presi da noi stessi.
È dura da accettare, ma è la verità. Altrimenti non ci sentiremmo così soli.
@al-sapore-di-sigarette
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blogitalianissimo · 10 months ago
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Inutile dire che più a sud si va e più le infrastrutture fanno cagare, io da Napoli andai a Roma e già li la situazione era magicamente cambiata, non riuscivo a capire cosa ci fosse di cui lamentarsi, perché si l'Italia in generale fa cagare in quei termini, ma già se vai in un posto che sta messo meno peggio e che funziona molto meglio di dove vivi ti sembra un altro mondo e come se tutto funzionasse a dovere, e noi a Napoli stiamo messi meglio rispetto all'estremo sud, quindi figuriamoci
Roma ha tipo il quadruplo delle metro di Napoli, e, almeno quando la frequentavo io, passavano ogni 5 minuti, (non so se la situa sia cambiata attualmente ma non credo). Però c'è da dire che la metro B è assolutamente agghiacciante, quindi i romani fanno bene a lamentarsi, perché Roma non è efficiente come dovrebbe essere una capitale europea.
Napoli boh, cioè per i turisti quelle metro sono un gioiellino, Toledo pazzesca, ma è una roba che funziona male per l'abitante medio della città. Non puoi aspettare una metro per così tanto tempo, devono aumentare le corse in qualche modo perché è infattibile. Inoltre la città collegata molto bene in certi punti ma in altri lasciata completamente a se stessa.
Non mi esprimo su autobus e compagnia perché tbh sia quando vado a Napoli che a Roma usufruisco principalmente di treni e metro, perché almeno il mio da turista in entrambe le città riesco a farlo, ma qua dovrebbero iniziare a pensare un po' di più al benessere di napoletani e romani che dei turisti.
Guarda il profondo sud non ti dico proprio, noi qua ci lamentiamo delle metro che passano in ritardo, ma in certe zone d'Italia manco ci arriva una minima rete ferroviaria, questa roba è veramente una schifezza.
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ross-nekochan · 9 months ago
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Ho già accennato a questo pensiero per cui io credo fortemente che nella società odierna ci lamentiamo troppo, di tutto, senza fine e senza soluzione.
La mia migliore amica dice che lamentarsi è un diritto e che è giusto farlo, che spesso è solo dimostrazione di un disagio interiore che si prova, per cui è giusto esternarlo.
Inutile dire che non sono d'accordo.
Pure io mi lamento, sempre e troppo e specialmente qui ho esternato un sacco di disagio sul lavoro che faccio, sulla vita che devo passare sul treno, sulle ore che non dormo ecc.
Ebbene, non so nemmeno io come sia riuscita a farlo, ma la scorsa settimana ho completamente switchato mentalità e non mi sono lamentata più nella mia testa. Ho cercato di vivere le cose come erano, non per forza saltando di gioia, ma vedendo i piccoli dettagli belli: la giornata di sole, la colazione con calma, le risate con i colleghi, l'esercizio con le lingue ecc.
È stata sicuramente una settimana pesante, però l'ho vissuta con tutt'altro spirito... e voglio che continui così.
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acquaconlimone · 23 days ago
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Non ci pensiamo più, siamo oramai grandi, ci lamentiamo sempre ma sempre per cose che riguardano egoisticamente noi, il noi è l'unico limitatissimo universo che ci rimane.
Oggi mentre tornavo a casa in bici ero in pieno centro e ho visto una scolaresca di bambini che rientravano a scuola e mi è venuta in mente una cosa, ma a questi bambini abbiamo tolto una delle cose più belle di quando ti portavano a spasso ed erano i negozi di giocattoli. Non esiste più un negozio di giocattoli, erano magici, luoghi simili alla grotta di Ali Babà, spiaccicati davanti alle vetrine a vedere le uniche cose davvero interessanti, uno dei pilastri fondamentali nel mondo dei più piccoli.
Adesso li devi portare nei centri commerciali, in mezzo ai surgelati, prodotti per l'igiene personale, bevande gassate e altro senza fantasia.
Abbiamo creato un mondo di problemi senza poesia.
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hungry-andweird · 11 months ago
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Ma quanto piace a Marcolino far vedere le tette? Noi non ci lamentiamo
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ilciambellano · 1 year ago
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Chi dopo il liceo è andato a studiare giurisprudenza, medicina o ingegneria, ha spesso conservato nei confronti del latino la reverenza che si ha verso l’aguzzino di cui ci si è liberati: l’antico terrore che, grazie al peso degli anni, si addolcisce di nostalgia. E, soprattutto, germoglia rigogliosamente questa idea che se sul latino ci ho sofferto io ci dovrà soffrire anche la generazione dei miei figli e delle mie figlie. Si sopravvive, alla fine, ci si tempra. Ed è qui che, di solito, mi vedo costretta a interrompere il dissertare nostalgico perché no, c’è chi non sopravvive per niente. Non sopravvivono spesso le ragazze e i ragazzi figli di genitori non italiani. Non sopravvive chi non può permettersi le ripetizioni. Non sopravvive chi incontra come insegnanti “le vestali” delle lingue classiche, che ancora insegnano il latino a suon di due e di liste di complementi mandate a memoria. Prima di stracciarsi le vesti per la regressione del latino, lanciare geremiadi sulla nostra civiltà ormai perduta, possiamo prendere in considerazione il fatto che se non ci fosse l’indirizzo di scienze applicate al liceo scientifico perderemmo forse un numero importante di diplomati nelle discipline STEM di cui pure lamentiamo continuamente la mancanza? La domanda degli studenti, in fondo, non è così peregrina (e in effetti le loro domande di senso non dovrebbero mai essere liquidate frettolosamente). Ed è forse la stessa domanda che, come docenti, dovremmo porci quotidianamente. E se – come dico di solito in classe – iniziare una domanda con a cosa serve è fuorviante perché ci inserisce subito all’interno di un ragionamento utilitarista (lo stesso che governa, temo, le scelte di orientamento di questo governo), è pur vero che domandarsi perché e subito dopo come può aprire alla didattica, non solo del latino, prospettive inaudite. La risposta che tendo a preferire è sempre la stessa: insegnare per liberare. A chi volesse esplorare questa prospettiva, consiglio Tutte storie di maschi bianchi morti, di Alice Borgna, che pone in modo serio il tema dello studio e dell’insegnamento delle lingue classiche, anche alla luce del fatto che studiare il latino per leggere i grandi classici vuol dire oggi fare i conti con il fatto che, per esempio, quei classici sono prodotti di una cultura maschilista e fondata sullo schiavismo.
L'articolo è dietro paywall ma basta disattivare gli script per leggerlo tutto. (Ho segnalato questa cosa a Domani anni fa, ma evidentemente gli piace così)
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