Per la rubrica amarcord oggi volevo parlare di un altro fenomeno rivoluzionario che si è verificato negli ultimi anni e che, molto probabilmente, è ancora in corso. Sto parlando della fruizione dei contenuti video. Un tempo ad appannaggio della televisione.
Oggi siamo abituati ad aprire la nostra app di streaming preferita, da YouTube a Apple TV+, e guardare un contenuto esattamente nel momento in cui vogliamo. Possiamo anche scaricarlo nel nostro dispositivo e guardarlo quando ci pare, per esempio in treno e perfino in aereo.
Ma non è stato sempre così. C’è stato un tempo dove l’unico mezzo per vedere un video era accendere il televisore (prima ancora andare al cinema). Contenuti che erano disponibili solo nell’orario deciso da qualcuno.
Il monoscopio
Forse non ci crederete, ma a una certa ora la TV chiudeva. Non c’erano trasmissioni. Me ne accorsi un mattino presto da bambino, quando accesi il TV e mi accorsi che non c’erano trasmissioni. Al suo posto il monoscopio.
Questa grafica era inviata dall’emittente televisiva verso il televisore medianti le antenne televisive. Un televisore a tubo catodico, con una grafica di bassa qualità (720 × 576 pixel).
Il tubo catodico generava raggi catodici, quindi fasci di elettroni, che venivano sparati su una superficie fotosensibile. Quindi il risultato era un’immagine sullo schermo. Il fascio di elettroni era anche il motivo per cui molte mamme raccomandavano ai figli di non avvicinarsi troppo al TV. Era per evitare la doccia di elettroni, che venivano sparati verso l’esterno.
Il monoscopio era quindi l’invio di un flusso costante verso i televisori della nazione. Chi l’accendeva nel momento in cui non c’erano trasmissioni, vedeva una sorta di cerchio fatto di forme geometriche colorate, posto su una griglia e udiva un suono continuo, come una sorta di rumore bianco. Solo a pochi minuti dall’inizio delle trasmissioni partivano dei brani musicali.
L’immagine del monoscopio aveva un suo senso. Serviva ai tecnici della televisione per fare i test. La posizione delle forme geometriche permetteva di capire la calibrazione dei colori e dell’inquadratura.
Le sue peculiarità sono tante. Per esempio la barra nera superiore serviva a verificare la risposta delle basse frequenze, la barra verticale sottile bianca serviva per calcolare il segnale analogico. Il reticolo bianco sulla barra nera centrale è per l’interlacciamento.
Se pensate che il monoscopio sia uno strumento molto antico vi sbagliate. La RAI ha continuato a usarlo fino al 2012, dove veniva inviato per delle prove tecniche programmate una volta al mese.
Quindi nel 1986 le trasmissioni televisive partivano alle 7:00 e chiudevano alle 23:30. In occasione della Guerra del Golfo, nel 1991, si iniziarono a sperimentare le trasmissioni 24 ore al giorno. Il motivo era molto semplice: si scoprì che mandare le repliche delle trasmissioni anche di notte permetteva di vendere quegli spazi pubblicitari, anche se più economici.
Il numero di canali
Non solo la TV chiudeva, ma c’era anche poca scelta. Fino agli anni ‘50 c’era un solo canale televisivo. Appunto RAI 1 (con questo nome solo nel 1976). Le persone potevano vedere solo quelle trasmissioni che di solito partivano nel pomeriggio e finivano in serata.
Nel 1961 fu il turno del secondo canale (poi RAI 2). Nel ‘76 nascono le TV locali. Nel ‘79 fu il turno di RAI 3 e dal 1980 iniziò l’epoca delle TV Fininvest (poi Mediaset). Venne Canale 5, Italia 1 e Rete 4 (1982). Nel 1984 Craxi permette a Berlusconi di trasmettere su tutto il territorio e poi fu un crescendo.
Dal 2000 in poi, grazie al digitale terrestre, si aggiunsero decine di nuovi canali televisivi. L’ultimo canale aggiunto è stato Twentyseven nel gennaio 2022.
Stiamo parlando di canali lineari, quindi quelli che offrono trasmissioni in tempo reale. A questi dobbiamo aggiungerci i VOD (Video On Demand), che sono quelli che si trovano nelle varie piattaforme di streaming.
Decine di migliaia di contenuti visibili in qualsiasi momento. Oggi con le connessioni 4G e 5G sono anche disponibili ovunque.
Bim Bum Bam
Oggi amiamo confrontarci sulle serie TV preferite, magari sui social network o quando incontriamo colleghi e amici. Fenomeni come Lost, Stranger Things e Squid Game.
In passato eravamo tutti di fronte il TV di sera, in prima serata, vale a dire alle 20:30. Programmi come La Corrida, Giochi Senza Frontiere, Festival Bar, I Cervelloni, Il Gioco dell’Oca e altri aggregavano le persone che, il mattino seguente, raccontavano ciò che tutti avevano visto la sera precedente.
Erano programmi che macinavano decine di milioni di telespettatori. Numeri oggi impensabili.
I bambini erano aggiornati tutti mediante un solo programma televisivo: Bim Bum Bam. Andato in onda dal 1981 al 2022, ancora prima dei vari Solletico e Melevisione.
In questi programmi potevamo vedere un giovane Paolo Bonolis, ma anche altri personaggi come Manuela Blanchard o il pupazzo Uan (che poi fu rubato e mai più ritrovato), intrattenere tra un cartone animato e l’altro.
La durata della trasmissione era di 120 minuti, quindi i bambini potevano vedere i cartoni animati solo in quell’arco temporale. Nelle altre ore non c’erano programmi per bambini.
Non so come facessero i nostri genitori ad intrattenerci visto che a differenza di adesso non esistevano tablet e video in streaming 24 ore al giorno. Probabilmente c’era molta più fantasia.
Cartoni animati come i Puffi, Scuola di Polizia, Tazmania, l’Ispettore Gadget, le Tartarughe Ninja, Sailor Moon, Holly e Benji, È quasi magia Johnny, L’incantevole Creamy e molti altri, sono diventati i simboli di una generazione spensierata. Di quella vissuta a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, dove non esistevano i social network e gli smartphone.
Erano anni dove tutto ciò che serviva era solo un po’ di intrattenimento e poi si passavano i pomeriggi con gli amici, a raccontare i cartoni animati appena visti, sognare uno skateboard, il castello di He-Man e si giocava con un Super Santos.
Il passaggio alla generazione attuale
Non credo fossero anni migliori di quelli attuali. Sotto certi aspetti sì, ma dal punto di vista dell’intrattenimento oggi c’è molta più libertà. Nessuno ti obbliga a vedere 2 ore di cartoni animati in una fascia oraria decisa da lui. Se perdi una puntata non rovini tutta la narrazione del cartone animato, perché puoi sempre andarti a recuperare le puntate precedenti.
Se ti dimentichi il nome di un personaggio c’è internet che ti aiuta all’istante. Se non capisci una trama c’è sicuramente uno spiegone fatto da qualche youtuber. Se vuoi guardare un contenuto su un aereo puoi farlo e soprattutto puoi guardarlo quando lo decidi tu.
È un modo di fruire dell’intrattenimento completamente diverso. Per le nuove generazioni è anche l’unico. Chiedere a un ragazzino di attendere le 21.15 per vedere un film è come chiedergli di fare penitenza.
È una TV che cambia e che prima o poi sparirà. Al suo posto solo flussi di video disponibili 24 ore al giorno, in forme diverse: dallo streaming commentato con gli amici fino alla visione in caschi per la realtà aumentata.
Una libertà enorme, con dispositivi con risoluzioni estreme. Anche se il pupazzo Uan, resterà sempre il pupazzo Uan.
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Heinz Kiessling - Lady Love (1964)
TelstarWeb
Autore: Werner Tautz
LP: Coloured strings (1964) - Elite PLPE 30 025 Musica monoscopio RAI - 101 RAI N testcard music # 101 - mono bw 640x480
Song HONEYMOON SWOON-14115
Artist WERNER TAUTZ, GEMA
Album XEL008 SWEET & SWING
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