#modico
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affogonellamarmellata · 3 months ago
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arc-hus · 1 year ago
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Casa Modico, São Miguel do Gostoso, Brazil - Atelier Branco
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der-papero · 4 months ago
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Toh, Tumblr ha deciso di commutare il mio abbonamento annuale Ad-Free in un pacchetto Premium, dove, al modico aumento di 20 euro l'anno circa, ci infila anche la possibilità di fare Blaze una volta al mese, col risultato che adesso, follower o non follower, le mie stronzate dovete sciropparvele per forza.
Quel dolce sapore del capitalismo ...
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Ricordo di aver letto non molti anni fa uno spiritoso articolo di Stefano Rizzato (apparso su «La Stampa» nella primavera del 2012) dedicato ai fumetti di Topolino. Diceva che i giovani lettori avevano qualche difficoltà a capirne la lingua, e che occorreva ormai il pronto soccorso di un «topo-dizionario» per capire verbi usati di frequente dal piccolo animale come turlupinare, corroborare, lucrare, un sostantivo come darsena, aggettivi come erudito, esoso, retrogrado, intabarrato. È vero che la lingua di Topolino è sempre stata di livello alto, ma le nuove generazioni non conoscono queste parole anche perché non le leggono piú. In un suo libro recente Massimo Arcangeli* ci ha fatto notare che addirittura fra gli studenti universitari stanno perdendosi parole come abulico, sordido, modico, solerte, blaterare, corroborare, menzionare, coacervo, laconico, nemesi; e che moltissimi non sanno trovare un sinonimo di pusillanime, e che indigente è confuso con ingente.
Ma oggi in realtà preoccupa di piú il fatto che molti giovani non sanno mettere insieme con accettabile padronanza una pagina scritta. All’Università hanno difficoltà a stendere una tesina, arrivano alla laurea sprovvisti di sintassi, incapaci di argomentare, fanno fatica ad articolare (ma anche a leggere) un testo con un po’ di subordinate. Come se non avessero fatto nulla in precedenza per imparare a scrivere, soltanto scaldato dei banchi. Siamo di fronte a un collasso sintattico, che preoccupa molto di piú degli strafalcioni e delle carenze lessicali: qui è in gioco l’incapacità di organizzare e gerarchizzare e illustrare le idee, sono saltati i nessi logici, i legami tra il prima e il poi, tra causa ed effetto, sono franati i nessi insieme alle pause, l’andare a capo, la scansione, la punteggiatura, il ritmo del discorso. Che cominci a farsi sentire il mancato insegnamento dello spessore storico di una lingua, o la semplificazione eccessiva di tale prospettiva? Dopo anni di impegno, di entusiasmi per sperimentazioni glottodidattiche, la capacità di costruire discorsi scritti da parte dei giovani che escono dalla scuola italiana è sempre piú carente. E il fatto poi che si leggano piú social che saggi e narrativa ha un suo peso. "
*M. ARCANGELI, Senza parole. Piccolo dizionario per salvare la nostra lingua, il Saggiatore, Milano 2020.
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Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
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lory78blog · 2 years ago
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Qualcuno vuole un'auto nuova? Prezzo modico eh! 😆
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idettaglihere · 6 months ago
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amo indossare anelli sin da quando sono piccola ma non ho mai avuto possibilità di comprarne di argento o anche solo in acciaio, se non quando mi andava di culo e li trovavo dai cinesi; l'altro giorno passo in farmacia e di sfuggita ne vedo esposti alcuni carinissimi, ad un prezzo modico, così stamattina ho deciso di passare per provarli ma scopro che sono quelli regolabili e a me pizzicano tenendoli su sempre. ci sono rimasta malissimo perché la mattinata era già parecchio triste e avevo preso coraggio di comprare una cosa solo per me. domenica dovrei andare al centro commerciale e spero di trovarne almeno uno, ma rimane sempre il fatto che non ho i soldi quindi sostanzialmente mi attacco al ca (?)
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situazionespinoza · 6 months ago
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A inizio maggio sono andata in Caserma, un centro sociale realizzato senza troppe sorprese in una caserma militare abbandonata della mia città.
Ci sono andata per un festival di fumetti e arte indipendente che fanno ogni anno, il classico evento che alcuni definirebbero punk underground e altri come poracciata.
In mezzo a fiumane di giubbotti di pelle, calze a rete e cani randagi, io indossavo una maglietta con le margheritine e il rossetto rosso perché adoro affermare la mia unicità indossano le cose meno adeguate ai luoghi che frequento.
Con C., A. e G. stavamo attraversando l'ingresso scalcinato e gremito che portava alla "sala concerti", un quadrato in tufo senza finestre in cui circa 50 persone erano ammassate ad ascoltare gli urli di un gruppo hardcore che sembrava tutto fuorché progressista.
Stavamo appunto attraversando questo ingresso, non tanto per andare ad ascoltare i quattro nerboruti musicisti sbraitanti ma piuttosto per accaparrarci un triangolino smunto e umidiccio di focaccia al modico prezzo di 1 euro.
Nella calca della gente affamata, ubriaca e probabilmente fumata, ad un certo punto ho perso l'equilibrio rischiando di precipitare dritta addosso a un ragazzo basso con un discutibile taglio mullet e un'altrettanto discutibile camicia gialla a quadri neri addosso.
Per una frazione di secondo, una frazione molto lunga, non l'ho riconosciuto. Poi il mio cervello l'ha collocato nella formina corrispondente.
Era lo Skiavodellacucina.
Lui non mi ha visto, per mia grande fortuna. O, se mi ha visto, probabilmente non mi ha riconosciuto perché l'ultima immagine che ha di me è quella di uno zerbino senza apparente straccio di sanità mentale.
Non che adesso io sia il baluardo dell'equilibrio psicofisico, ma posso riconoscere senza falsa umiltà che dal 2021 a oggi un po' di passi avanti li ho fatti. Se non altro, ho mollato quell'inferno che era il posto dove ho lavorato per 4 anni e dove ho conosciuto lo Skiavodellacucina.
Anzi, a detta dello Skiavo quel posto era piuttosto un Purgatorio. Un triste limbo esistenziale dove tutte le aspirazioni umane andavano ad arenarsi tra grasso di bacon, battute sessiste e ritmi di lavoro massacranti.
Tornando allo scampato inciampo nello Skiavo, ho naturalmente approfittato del non essere stata vista per girare i tacchi e nascondermi in mezzo agli oliver twist in cerca di un fazzoletto di focaccia unta.
Nel lasso di tempo in cui io ho preso il mio triste triangolino spugnoso e pagato la ragazza incaricata dei vettovagliamenti, lo Skiavo è stato fagocitato dalla massa sudaticcia e psichedelica del concerto e non l'ho più rivisto.
Mi è andata bene, tutto sommato. Ho evitato l'imbarazzo di non doverlo salutare pubblicamente.
Al tempo stesso, però, penso che un po' mi piacerebbe salutarlo e farci una chiacchiera. Giusto per ringraziarlo, perché grazie a strani magheggi del destino e delle coincidenze è un po' merito suo se adesso lavoro come copywriter e ho la Partita Iva.
Ma poi rifletto che probabilmente non sarei in grado di superare nemmeno i convenevoli senza far trasparire l'insofferenza che mi provoca quel suo giocare a fare il povero e il suo ritenere che il lavoro sia un vizio borghese.
Quindi alla fine va bene che non mi abbia visto o non mi abbia riconosciuto.
E se mi ha visto e riconosciuto ma ha scelto di ignorarmi, tanto meglio. D'altronde, è esattamente quello che ho fatto io.
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iosognatore · 11 months ago
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... prezzo modico...
...no perditempo....
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automatismascrive · 1 year ago
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Un consiglietto corto per dei fumettini a tempo: ShortBox Comics Fair 2023
Ciao cari. Un blog meno discontinuo e raffazzonato dedicherebbe diversi paragrafi a scusarsi per l’assenza prolungata, spiegherebbe nel dettaglio ciascuno dei motivi che hanno portato ad un completo stop di pubblicazione e perché no, darebbe succosi aggiornamenti sulla vita privata del suo curatore, ma come è chiaro ed evidente questo è proprio un blog discontinuo e raffazzonato: un post ogni tanto, quando a) mi capita sotto il naso qualcosa di interessante (frequenza: alta) e b) la vita mi permette di trovare le energie per scrivere della suddetta cosa interessante (frequenza: beh, lo vedete da voi). Dunque senza perdere ulteriori energie a spiegare i motivi dei miei dilatati tempi di postaggio, passiamo all’argomento del microconsiglio di oggi: la ShortBox Comic Fair, edizione 2023.
Come specificato nelle succinte ma esaustive FAQ del sito, l’evento funziona come una classica fiera del fumetto, semplicemente in formato virtuale: gli artisti selezionati hanno diversi mesi per sceneggiare, disegnare ed eventualmente colorare un fumetto completo, che sarà poi ospitato nella bacheca virtuale del sito e venduto esclusivamente in PDF per cifre piuttosto modiche (si va dalle 2 £ alle 10 £ per i fumetti più lunghi); l’artista può eventualmente decidere di rendere disponibile il suo fumetto anche al di fuori delle tempistiche della fiera, che dura fino all’ultimo giorno di Ottobre, ma le regole stabilite dal sito prevedono che i diritti di pubblicazione della ShortBox cessino con la fine del mese – si tratta dunque in buona parte di fumetti a tempo, disponibili per poche settimane ad un costo modico. Ho scelto dunque di comprarne tre per farmi un’idea del genere di materiale ospitato, degli artisti coinvolti e certo, anche perché sospettavo che ci sarebbe potuto scappare un consiglietto (guarda un po’, sempre a pensare al lavoro) – e non ho avuto torto, perlomeno nel caso di due dei tre fumetti acquistati.
Iron (Alissa Sallah)
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Sfortunatamente la fiera non offre tavole dei fumetti da usare per recensioni e segnalazioni, quindi mi limiterò a postare altri lavori degli artisti citati. Notare che Sallah ha uno stile molto variegato.
Or, leader di Ferrum Magalo e attualmente impegnato in una guerra che sembra destinato a perdere, ha una speranza: convincere uno dei principi dell’Argntum, nazione notoriamente (anzi, “violentemente”, come ci viene segnalato nel testo) neutrale, ad entrare in battaglia e ad uscirne vincitore per compiere la profezia che viene annunciata ormai da anni dai profeti – che godono di ben poca fiducia presso la popolazione, considerando quanto poco azzeccano previsioni semplici come quelle del tempo. Tuttavia la situazione è talmente disperata che Or decide di partire alla volta della montagna sulla vetta della quale dovrebbe risiedere il principe Vrgl; vetta piena di pericoli nonché pattugliata da mistici uomini-angelo dalle straordinarie abilità, che testeranno il coraggio e la risolutezza del nostro protagonista, anche perché ad attenderlo non ci sarà certo una persona particolarmente collaborativa...
Sarò onesta: la storia è davvero tutta qui. Complice il numero di pagine davvero esiguo (27, includendo titolo e bio dell’autrice) la vicenda raccontata è estremamente essenziale, priva di ribaltamenti, sviluppi nelle relazioni tra i due personaggi rilevanti che non vadano oltre l’ovvio e in generale poco incisiva nei momenti cardine che dovrebbero avere un certo impatto emotivo – come quello del rituale che lega Or a Vrgl. Quello che davvero spicca di questo fumetto è lo stile di disegno: fin dalla copertina è davvero semplice riconoscere in quei corpi slanciati, nei visi delicati e nelle proporzioni una chiara ispirazione agli shōnen-ai/yaoi di qualche decennio fa, o, per andare a pescare manga un filo più recenti, alla produzione delle CLAMP; l’intero fumetto combina questa cifra stilistica con una certa originalità nel design dell’armatura del protagonista e nelle armi utilizzate, nonché nella fauna incontrata nel corso del viaggio – con design che non sfigurerebbero troppo di fronte al bestiario di uno Shin Megami Tensei qualsiasi.
Tuttavia, qualsiasi carica sensuale ed erotica promessa dalla copertina piuttosto suggestiva nonché dal content warning viene del tutto abbandonata con il passare delle pagine, privando quindi il fumetto del nocciolo essenziale alla base dello stile a cui si ispira senza però rimpiazzarlo con delle ritualità o dei gesti altrettanto forti; la storia fatica a compensare il suo formato estremamente ridotto con immagini dalla potenza tale da coinvolgerci in una vicenda così breve, mancando oltretutto di arguzie particolari nello storytelling e anzi spesso e volentieri ricorrendo a dialoghi piatti e occasionalmente in un inglese un po’ stentato. Insomma, se vi interessa per studiare uno stile così particolare non è una brutta idea acquistarlo, ma il mio consiglio è che a fronte di un budget limitato conviene tuffarsi su altro.
Ocean (Lucie Bryon)
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I character design con gli orecchioni sono una mia debolezza.
Toots & Boots sono due agenti segreti della continuità spazio-temporale (smaccatamente inseribili in quel filone di film che ha come capostipite Men in Black) a cui è stata affidata l’ennesima missione di routine: tornare negli anni duemila, trovare il bersaglio colpevole degli smottamenti sulla linea temporale e riportarlo alla base; l’unica peculiarità della missione sembra essere nella natura del suddetto bersaglio – un adorabile gattino – almeno fino a quando il trasmettitore dal design appropriatamente didascalico smette di funzionare, bloccandoli nel ventunesimo secolo senza un soldo e senza la maggior parte delle competenze che permetterebbero loro di trovarsi un lavoro, una casa in affitto o anche solo un pasto caldo… Inizia così la lunga vacanza di Toots & Boots, che vedremo ritagliarsi il loro spazio nella ridente cittadina marittima di Châtelaillon grazie ad un inaspettato colpo di fortuna che permette loro di diventare parrucchieri improvvisati nonostante la loro inesistente competenza in materia di tagli di capelli (come evincerete facilmente dalle loro assurde pettinature).
Per quanto la vicenda sia facilmente prevedibile nei suoi sviluppi, i siparietti che vedono i nostri protagonisti alle prese con la vita quotidiana della cittadina sono divertenti e strappano più di un sorriso; ciascun personaggio ha una fisionomia riconoscibile ed espressiva che permette di affezionarsi facilmente al ristretto cast e di seguirne le vicende con trasporto. Oltretutto, il tratto semplice e netto delle prime vignette, assieme alla palette essenziale nera, bianca e blu, fa spazio man mano che passano i giorni – scanditi dal diario di Toots – a delle linee più morbide e soffici, e a colori pastello che accompagnano il rilassarsi dei due protagonisti, che piano piano iniziano a dimenticare la loro missione originaria per scoprire che una vita tranquilla fatta di appuntamenti, gelati e giri in motocicletta potrebbe essere migliore di quella che hanno vissuto fino a quel momento. È anche questo accorgimento che ci avvicina emotivamente ai due agenti e ci tiene almeno un po’ con il fiato sospeso fino alla fine, curiosi di sapere se entrambi decideranno di tornare alla loro vita precedente o se invece almeno uno dei due farà una scelta differente… Sempre che la loro organizzazione lo permetta.
Insomma, un fumetto assai simpatico che utilizza bene lo spazio a disposizione per raccontare una storia prevedibile ma ben narrata nei suoi elementi essenziali, nonché disegnata in maniera adorabile. Approvato!
When Death Comes, I Will Follow (Val Wise)
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Full disclosure: ucciderei un numero significativo di persone per imparare a disegnare come Wise.
In ordine di gradimento crescente, ecco il mio fumetto preferito tra i tre che ho avuto l’opportunità di leggere. Lady Elaine, nobildonna e cavaliere, siede alla tavola della sorella Charlotte, unica suora che rimane ad abitare un monastero ormai deserto; sono entrambe sopravvissute alla morte per mano di quelle che Charlotte chiama le Donne Piangenti (Lamenting Ladies) – misteriose entità attratte dalla morte che uccidono chiunque si trovi vicino ad una persona che esala l’ultimo respiro – per tenacia o per puro caso, ma si trovano in quel momento ad un bivio: rimanere assieme rischiando che la morte accidentale dell’una condanni anche l’altra, o Lady Elaine dovrebbe ripartire immediatamente, continuando ad errare in totale solitudine? Come se non bastasse, Charlotte non ha detto tutta la verità circa la strage avvenuta nel monastero…
La prima cosa che salta all’occhio di When Death Comes è indubbiamente la struttura delle tavole: lo sfondo delle vignette, inchiostrate in bianco e nero, è infatti decorato in maniera coerente rispetto ai dialoghi o agli avvenimenti, talvolta rappresentando un nesso logico fondamentale – ad esempio, quando Charlotte offre della carne ad Elaine che ricorda il cavallo morto, accasciato sullo sfondo, di cui si è probabilmente cibata; assieme alla gestualità e alla forte componente non-verbale presente in tutte le tavole, che anziché venire soffocate da enormi balloon pieni di spiegazioni sono caratterizzate da dialoghi brevi, secchi ma perfettamente comprensibili, questi espedienti aiutano ad immergere il lettore nella cupa atmosfera di queste sessantaquattro pagine. La scelta assai felice di non mostrare mai le cosiddette Donne Piangenti fino alla fine, e anzi di alludervi solo in termini vaghi e criptici, risulta particolarmente azzeccata per aumentare il senso di tensione che trasuda da ogni interazione tra i personaggi, tragicamente consci della fragilità del loro corpo (e soprattutto di quello altrui) che potrebbe in qualsiasi momento portare a conseguenze disastrose.
Altro punto di forza che mi preme sottolineare sono i dialoghi: se la prosa di Iron era a tratti un po’ rigida e sgradevole, ciascuna delle interazioni tra Elaine, Charlotte e un terzo personaggio di cui non dirò nulla di più sono curate, realistiche e decisamente abili nel restituire le dinamiche che si possono creare tra persone che vivono una situazione di costante attesa per qualcosa che potrebbe come non potrebbe avvenire. Tensione che esplode nel finale, in maniera del tutto coerente con gli avvenimenti precedenti e lasciando un senso di smarrimento non solo nei personaggi sopravvissuti, ma anche nello stesso lettore. Insomma, fatico a trovare qualche pecca in questa storia che raggiunge esattamente l’obbiettivo che si prefigge in così poche pagine; spero solo che un’ambientazione così promettente possa essere riutilizzata dall’autore anche per un fumetto più lungo, visto che spulciando il resto della sua produzione mi pare di capire che questi temi siano particolarmente nelle sue corde.
… And more!
Le mie risorse mi hanno permesso di acquistare solo tre dei fumetti esposti, ma spulciando il catalogo è molto facile trovare altre opere accattivanti: c’è Pearl Hunter, della bravissima Hana Chatani di cui ho avuto l’occasione di leggere Love Condemns Me (se lo trovate in giro, lettura super consigliata a chiunque interessi La sirenetta in tutte le sue varianti), c’è Pinball Wizard, che accompagna una descrizione da shōnen manga con uno stile di disegno incasinato ma buffissimo, e c’è History Grows Like a Tumor, dalla palette essenziale e dalla premessa assai intrigante… E molti altri titoli che vuoi per il prezzo irrisorio, vuoi per lo stile peculiare o per l’idea alla base sembrano meritare una lettura. Di certo dal cestone della ShortBox Comic Fair è possibile pescare anche roba noiosa o deludente (come nel caso di Iron), ma se volete fare una prova e destinare una parte del vostro budget mensile all’acquisto di qualche fumetto di artisti contemporanei non posso che consigliare questa fiera.
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mewscarrafone · 1 year ago
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 34
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'Teoricamente c'è un'intera squadra di persone che possono lavorare, ma è piena di culopesi quindi ti accolli tutto tu' diventa sempre più facile empatizzare con Ichigo man mano che si invecchia.
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Retasu che infarta davanti alla bolgia di persone scatenatesi per comprare le sue bambole, Ichigo e Purin gongolanti per la grana imminente, e Keiichiro che, da brava faccia di merda, procede al grido di coraggio scappiamo.
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Concessione a quelli che shippano RetasuxRyou, in questo episodio lui è particolarmente carino con lei.
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Aaaah, l'obbligatorio montaggio del protagonista felice e contento prima di prenderselo prepotentemente in quel posto.
Tra l'altro con tutte le volte che Retasu arrossisce guardando Ayano si potrebbe sospettare una cotterella ...🧐
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Adoro questa espressione di Retasu. Dura letteralmente un secondo e poi torna al suo solito dolce sorriso, ma qui si capisce chiaramente che aveva intuito le intenzioni di Ayano ed era sul punto di avere un moto di amor proprio e dirle 'No ciccia, ci vengo anch'io a registrare quella bambola così mi assicuro che tutti i nomi siano scritti giusti'.
Come nel suo episodio d'esordio, si vede che la gentilezza è una scelta che questa ragazza fa: è capacissima di provare rabbia e sfiducia verso qualcuno, solo le reprime per mancanza di autostima (prima di entrare a far parte delle Mew Mew) o per principio morale (in seguito).
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Apprezzato moltissimo la scena in cui tutti si schierano a favore di Ayano contro le ragazze, senza neppure prendere in considerazione le loro accuse. Se Ayano è una professionista affermata pur essendo giovanissima, queste persone probabilmente la seguono da anni, da quando era una ragazzina; e nessuno vorrebbe pensare che quell'artista che tanto ammiri e che hai sempre supportato sia una persona orribile, no?
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Mi fa schiattare che dopo tanti filler in cui usano i falsi segnali di Mew Aqua, a questo giro Kisshu dica semplicemente che aveva voglia di scassare i maroni. Sembra una motivazione leggera, in realtà è molto più sensata di parecchi degli episodi precedenti!
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Okay, questo è uno degli attacchi più stupidamente brillanti finora eseguiti da un chimero. Fingere sia un attacco innocui, per infilarsi a rubare le bambole e usarle come ausilio per la creazione delle ragnatele. Bien joué.
Peccato che si sia dimenticato che a Retasu basta muovere le dita per attaccare ...
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- Ho dedicato tutto il mio tempo e le mie energie alla creazione di bambole, e la mia vena creativa si è esaurita. Non sapevo più cosa fare!
Dovevi contattare un tale Erasmus Fry, che per il modico prezzo di un bezoar ti avrebbe consegnato una tua Musa personale da usare come e per quello che volevi!
... troppo dark?
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Retasu è praticamente una santa. In nome del voler regalare più felicità possibile, ha accettato che le sue creazioni venissero rubate, ed è stata disposta a riconoscere l'aiuto di Ayano e i bei momenti che hanno trascorso assieme, facendo crollare l'altra e facendosela amica.
Episodio molto dolce in cui Retasu riesce a risaltare in tutte le sue sfaccettature e qualità, e in cui le altre ragazze si schierano dalla sua parte e cercano attivamente di sostenerla (vero, episodio 33?).
Ora ci serve una mente abbastanza deviata da fare una Sandman AU (Calliope) con Ayano e Retasu.
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Morti Famosi
Uno dei ricordi più nitidi che ho della mia infanzia è che mio nonno, il giorno del Venerdi Santo, non apparecchiava la tavola, come in Chiesa si tiene l’altare senza tovaglia, senza croce, senza candelieri. Non si suonano le campane né si accendono le candele. Eppure non era uomo di Chiesa, sebbene devoto a suo modo.
Su ciò che accade dalla Coenia Domini (la cosiddetta Ultima Cena, di Gesù con gli Apostoli prima della cattura e dell’arresto), passando per la Passione e la Morte, alla Celebrazione della Resurrezione di Pasqua, lo lascio da parte, con il rispetto che io metto sempre in queste questioni, in pieno spirito laico. 
Esistono tanti esempi di, secondo gli antichi, “morte apparente”, che per tutta una serie di autori si doveva alle pratiche magiche che si insegnavano in Egitto: per la cronaca, uno dei primi autori critici sul Cristianesimo, Celso, nel suo Discorso di Verità (Alethès lógos, di cui tra l’altro non ci è rimasto nulla e in parte ricostruito solo da una confutazione successiva proposta da un altro filosofo, Origene) sosteneva proprio che Gesù, figlio di una donna adultera, fosse andato in Egitto a imparare le arti magiche che poi sarebbero passate per miracoli.
Quelle però che mi piacciono di più sono legate ad un famoso medico, Asclepiade di Bitinia: vissuto intorno al I secolo a.C., famosissimo, era contrario all’idea ippocratica degli squilibri umorali, e si rifaceva all’atomismo di Democrito. Tra i suoi rimedi per le malattie, l’uso modico del vino. Si narra che camminando per tornare alla sua città, si imbatté in un funerale. Curioso per la folla, si avvicinò per capire chi fosse il morto. Asclepiade lo guarda, gli sembra di notare in lui certi segni di vita latente, lo palpa e esclama: Quest’uomo è vivo! Tra lo stupore generale e la rabbia di chi lo prese per pazzo, il medico riuscì a portare il corpo a casa, dove con i suoi metodi riuscì, come dichiarò,“a riaccendere in lui lo spirito vitale e a richiamare l’anima, che si nascondeva in qualche recesso del corpo” (D. Baldi, Morti Favolose Degli Antichi, Quodlibet).
Divenne ricchissimo, famoso (tra i suoi assistiti Cicerone, Crasso e Marco Antonio), fece carriera politica e fondò la scuola medica detta “metodica”, che si prefiggeva di enfatizzare il trattamento delle malattie piuttosto che la storia del singolo paziente. Secondo la tradizione, fu il primo che divise le malattie tra acute e croniche, e secondo uno degli allievi più famosi della scuola medica metodica, Celio Aureliano (vissuto però molto più tardi, nel V secolo d.C.) fu il primo a utilizzare una tracheotomia.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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Modico, laborioso, benevolo, sobrio, è così che vorresti gli uomini? Uomini buoni? Ma a me sembra solo lo schiavo ideale, lo schiavo del futuro. Indifferenti, sprezzanti, violenti, ecco come la saggezza vorrebbe che fossimo, la donna ama solo un guerriero.
Friedrich Nietzsche
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salottoitalia · 10 days ago
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The Substance
Al modico prezzo di 5 ꮲꮖꮲꮲꮖ
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viviween · 1 month ago
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Ti sei laureato con ottimi voti in tempi brevi e non trovi lavoro? 
Arrivano a contattarti anche università prestigiose estere; si scomodano pure per un colloquio presso il Paese in cui risiedi, perché ti reputano così 'geniale' da permetterti il privilegio di continuare a studiare da loro per il modico prezzo da sborsare di più di sessanta mila euro. 
E tu, che non sai che fare, o chiedi ai tuoi genitori di sostenerti ancora nel proseguimento della tua formazione oppure richiedi un prestito bancario studentesco.
Non lavori, non sei indipendente, ma già inizi a far debiti, che non sai se riuscirai a saldare.
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fuckthevar · 2 months ago
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quando giunse alla Juve, per quella "modica" cifra e per quel "modico" ingaggio, ho subito intuito che #deLigt sarebbe diventato un problema: in seguito non mi sono stupito quando se n’è andato, per denaro o per gloria, ma oggi permettetemi di godere per la pippa che è diventato
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alephsblog · 5 months ago
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Ed ecco che il capo della mezza America che ha minacciato, se non sarà rieletto, “un bagno di sangue per l’intero paese” (“If I don’t get elected, it’s going to be a bloodbath for the whole country"), che ha tuonato sul sacro diritto ad armarsi – e a tirare – come nella maglietta del ventenne, è diventato il superstite fiero e coraggioso, a pugno chiuso, del tentato assassinio. Fotti e chiagni. Per fortuna, intendiamoci, sua e nostra. Fosse caduto, la guerra civile così annunciata sarebbe scoppiata davvero: e la parola d’ordine dell’eversione nella democrazia americana è un leninismo appena rivisto, “trasformare la competizione elettorale in guerra civile”.
Ora il punto è: si può immaginare che la coda del diavoletto si accontenti della messinscena di Butler, Pennsylvania? Tendo a pensare di no, e non solo per la velleità di rendere previsto l’imprevisto e provare a esorcizzarne i disastri. Tutte le esortazioni alla pacatezza, all’unità e all’abbassamento dei toni sono un volatile cataplasma su un corpaccio esulcerato. Ci sono, pare, almeno 20 milioni di AR 15 in circolazione negli Usa, in maggioranza in mano a maschi bianchi tra i 40 e i 65 anni e repubblicani, e in maggioranza dichiarano di detenerli per autodifesa. E’ evidente che negli States delle due ultime presidenze il sentimento della sicurezza e la conseguente interpretazione dell’autodifesa si sono esasperati fino alla tentazione a sparare per primi, a qualunque parte si appartenga, prima di essere sparati. E il sentito appello democratico alla democrazia d’America messa in pericolo da Trump e i suoi esce malconcio dalla foto dello scampato pericolo – un miracolo, Dio disviò la pallottola – e del pugno levato di Trump.
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