#mia riflessione
Explore tagged Tumblr posts
parolerandagie · 1 year ago
Text
Progetti di medio termine:
A 20 anni: mantenermi gli studi
A 25 anni: mantenermi da solo
A 40 anni: mantenermi in forma
A 50 anni: mantenermi in vita
70 notes · View notes
unpostoalmare · 2 months ago
Text
Tumblr media
Sentirsi in bilico
Ci sentiamo spesso un po’ in bilico, molte volte ci diciamo “non so cosa scegliere, cosa mettere, cosa fare in una determinata situazione, come rispondere, se è giusto o sbagliato” e così via. Ci facciamo mille paranoie, mille “e se”, perché a volte temiamo un giudizio, un non sentirci capiti. A volte sembra tutto più grande di noi e cadiamo in quel bilico che ci fa sentire instabili e insicuri, nonostante noi i piedi a terra ce li abbiamo sempre anche in quei momenti in cui ci sembra di vivere un vortice di eventi e di situazioni.
13 notes · View notes
dottssapatrizia · 2 years ago
Text
Tumblr media
Ci sono parole che ti sfiorano forse nel momento giusto..hanno la capacità di cambiarti la vita.
E se il silenzio lo sfuggivo ora mi ci cullo, mi cerco spesso nella solitudine che un tempo temevo e dinanzi lo specchio finalmente sorrido..
Conquistata la più piacevole armonia con me stessa, lascio a certe persone la fatica di essere quelle che non sono
33 notes · View notes
riflussi · 2 years ago
Text
Chiedere perdono spesso non è una richiesta, bensì una pretesa. Chiedo perché mi venga dato, mi aspetto che ci sia. Chiedo perché qualcuno esternamente mi garantisca che sì, ho fatto del male, ma in fondo non importa. È così radicata questa pretesa che spesso si dimentica che non ricevere il perdono non significa vittimizzarsi. Che chiedere scusa è più importante per chi ascolta che per chi pronuncia determinate parole. Che gli errori si commettono a prescindere. Che non saranno delle scuse accettate a pulire la coscienza.
13 notes · View notes
pier-carlo-universe · 2 months ago
Text
"La mia prospettiva del mondo e di te" di Luna M.: Una riflessione sulla salute mentale e la ricerca di sé
Un viaggio interiore tra fragilità e guarigione, nella battaglia contro lo stigma della salute mentale
Un viaggio interiore tra fragilità e guarigione, nella battaglia contro lo stigma della salute mentale. Il libro “La mia prospettiva del mondo e di te”, scritto da Luna M. e pubblicato nella collana “Gli Emersi – Narrativa” di Aletti Editore, è un’opera intensa che racconta una storia di fragilità psicologica e di rinascita personale. L’autrice, originaria di Roma e di professione educatrice,…
0 notes
killiandestroy · 10 months ago
Text
.
0 notes
unacaoticaillusione · 25 days ago
Text
Ho sempre avuto questo problema di pensare troppo. Ogni mia azione è seguita inevitabilmente da un ragionamento minuzioso e approfondito sulle sue conseguenze. Questo atteggiamento di riflessione continua può sembrare utile, ma arriva il momento in cui ogni pensiero, dal più banale al più profondo, ha bisogno di una spiegazione chiara. Mi sento spesso in gabbia, frenato dalla mia stessa mente. La sensazione è di enorme frustrazione. Nonostante il tempo passi inesorabile, devo ancora imparare a gestire questo flusso di pensieri, il quale spesso mi salva da me stesso ma altrettanto spesso prende il sopravvento.
54 notes · View notes
kon-igi · 11 months ago
Text
NON SI TRATTA DI RICORDARE MA DI VEDERE
Chi mi conosce sa che non amo particolarmente affrontare argomenti di natura politica generale, a meno che non mi sembrino meritevoli di riflessione, però ultimamente per ciò che mi riguarda la misura è colma.
Può darsi che ne pagherò le conseguenze in una misura che può variare tantissimo in base a quanto tiri il culo a certe persone, però sono stanco... stanco di assistere all'inania di questa pusillanime classe politica, al perbenismo timoroso e ipocrita di chi dovrebbe prendere una decisione netta, sull'espressione chiara della quale, oggettivamente, per una volta tanto non mi sento di dire 'dipende' o lanciarmi in elucubrazione etologico-sociologiche.
A GAZA STANNO PERPETRANDO UNA STRAGE DI CIVILI
e questa mattina non mi sono affatto sentito un estremista terrorista ad appendere questo striscione malamente dipinto a mano sopra il cancello di casa mia
Tumblr media Tumblr media
Mi si potrà dire che è inutile, che è da esibizionisti, attaccabrighe e che è rischioso (nella scala da 'fottesega a chiunque' a 'irruzione della digos' io credo che la lancetta nemmeno si muoverà)...
Uno sputo nell'oceano, insomma.
Ma - vedete - io in questo momento ho l'amaro in bocca e me ne devo liberare, sennò mi avveleno il cuore. E se qualcuno da qualche parte, vedendo questo striscione anche solo in foto, dovesse sentirsi per un attimo meno solo, allora non sarà stato un gesto inutile.
Grazie @surfer-osa che come al solito riesci a rendere la mia rabbia un po' meno sterile <3
182 notes · View notes
viviween · 2 months ago
Text
La normalità non è mai esistita ❥
La parola 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒂𝒍𝒊𝒕𝒂̀ è spesso utilizzata per descrivere ciò che è considerato "comune" o "accettabile" dalla maggioranza della società. Tuttavia, è importante capire che 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 e che non esiste una 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ universale quando si tratta di comportamenti umani.
Tumblr media
È una mia riflessione, perché vedo spesso utilizzata la parola "normale" in più ambiti.
Tumblr media
La moralità è una brutta bestia da estirpare: anche una persona molto colta più essere bigotta.
Tumblr media
Quel limite, a cui ti riferisci, di cui stiamo parlando, lo stabilisce la moralità: è un difetto imparato, non naturale.
38 notes · View notes
parolerandagie · 1 year ago
Text
Trovo tanto splendido quanto paradossale il fatto che la massima libertà di espressione sia raggiungibile solamente attraverso un elemento di comunicazione (un linguaggio, per esempio), posto tra chi si esprime e chi l'espressione riceve, che sia perfettamente condiviso e privo di spazi interpretativi potenzialmente distorsivi.
Cioè la libertà espressiva massima è vassalla del massimo rispetto di regole fissate a priori.
Sempre che la comprensione della suddetta espressione sia tra gli obiettivi che, chi si esprime, persegue; per quanto non so a voi ma a me parrebbe vuota, inutile e sterile una espressione liberissima ma completamente incomprensibile ed incompresa.
25 notes · View notes
monologhidiunamarea · 2 months ago
Text
Una delle cose più tristi di questi tempi è che non esiste proprio la solidarietà . Quella femminile ormai è quasi un miraggio . Parlo dei social ma anche nella vita lavorativa ancora più in generale nella quotidianità. Poi internet ha aumentato la cattiveria, anzi secondo me quella già era presente solo che dal vivo manifestarla è più difficile ,così eccoli lì i leoni da tastiera. Tante volte ho pensato (e a volte l'ho fatto) di levarmi anche da qui perché stufa di essere giudicata , condannata addirittura spesso presa come 'pesante' o 'altezzosa' perché non ho piacere di rispondere alla qualsiasi persona. Quando ho aperto questo spazio lo feci perché volevo un posto dove non mi importava apparire perfetta , nei miei testi , nelle mie immagini , in ogni cosa che posto . Mi importava dare voce alla mia testa. Con il tempo mi sono pentita più volte di scrivere i miei monologhi ,perché la gente stai pur certa che per scriverti una cattiveria lo perde il suo tempo , per fermarsi invece a scrivere anche solo una parola di confronto o un pensiero ,una riflessione, questo tempo non lo perdono. E da li capisco che le persone che usano il loro tempo a giudicare o sputare sentenze sono le prime ad essere tristi, insucure o semplicemente insoddisfatte. Per non parlare che se posto culi e tette ricevi più assensi , che un post come questo che passerà in cavalleria . Tutto questo per dire che l'umanità anzi la disumanità mi spaventa ogni giorno , per mia figlia in primis ma anche per quanto riguarda la mia vita.
26 notes · View notes
ambrenoir · 2 months ago
Text
Sarà dovuto all'età forse. Oppure alla stanchezza, non saprei. Ma sono arrivata ad un punto della mia vita in cui io lascio.
Lascio fare.
Lascio dire.
Non discuto più per tentare di farmi comprendere o di far comprendere i miei sentimenti e le mie emozioni, le mie paure o le mie sensazioni. Lascio ad ognuno la propria convinzione, di essere nel giusto, di essere capace di prendermi in giro senza che io mi accorga di nulla, di poter fare come gli pare, di prendere usare e poi gettare in un angolo fino a quando non serve nuovamente, Io lascio fare, Io lascio dire.
Ma soprattutto ho imparato a lasciar andare. Non usare parola non significa non vedere e non sentire.
Il silenzio è spesso segno di riflessione, di valutazione, e di decisione.
dal web
27 notes · View notes
iimsc · 1 month ago
Note
Non conosco la tua età, dalle foto si intuisce che sei molto giovane. Mi sconcerta e disgusta che molti dei like vengono da uomini maturi sopra i 40. Immagino che non si limitino a mettere solo like ma molti tenteranno anche approcci diretti... è davvero triste. Niente da dire a te ma era una mia personale riflessione su questo fenomeno che vedo un po' ovunque qui su Tumblr.
ciao anon! se posso essere sincera, statisticamente mi sono sempre sentita rispettata più dagli uomini di un'età avanzata a confronto di quella dei miei coetanei, che proprio da quest'ultimi. - in generale, nella vita. - che qualcuno possa aver celato malizia dietro la propria cordialità poco cambia, i ventenni l'hanno dimostrata in modo sfrontato senza neppure lo sforzo di nasconderla o di proporla in modo più delicato. io personalmente sono poco amante di certi limiti purché esista il buon senso. non ho quattordici anni, ne ho venticinque, può rientrare nel buon senso che mi si lasci valutare quanto adeguata sia la presenza di qualcuno, in ogni suo aspetto. e la mia valutazione non è dettata mai da caratteristiche incontrollabili, come l'età, l'aspetto fisico, lo status sociale o qualsiasi altra condizione che non è una propria scelta. le persone, uomini e donne, con o senza malizia, scelgono come e quanto rispettarmi e io considero unicamente questo. - per rispondere più nello specifico, invece, non è detto che un like o una chiacchiera privata voglia insinuare per forza un interesse malizioso.
ti ringrazio per questo spunto di riflessione e per aver prestato così tanta attenzione, è molto carino! grazie :))<3
22 notes · View notes
diceriadelluntore · 7 months ago
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
33 notes · View notes
ilgiardinodivagante · 4 months ago
Text
Tumblr media
Cos'è davvero l'uguaglianza? È come una chimera, un ideale che sfugge, un concetto che ognuno interpreta a modo suo. Da una parte, c'è chi grida al merito, alla gerarchia, a una sorta di legge della giungla dove vince il più forte. Ma il merito è davvero così oggettivo? Non è che spesso è il frutto di un gioco di carte truccato, dove alcuni nascono già con un asso nella manica? E poi, c'è chi, all'opposto, sostiene che siamo tutti uguali, punto e basta. Ma se siamo tutti uguali, che senso ha valorizzare le differenze? È come dire che un Picasso e un bambino di tre anni che scarabocchia un foglio sono sullo stesso piano.
Io credo che l'uguaglianza sia il fondamento di una società sana, ma non nell'accezione di un livellamento che annulla le individualità. È il diritto di ogni essere umano a partire da una linea di partenza equa, a poter sviluppare i propri talenti, a non essere giudicato per l'origine, il colore della pelle o le preferenze sessuali. Ma questo non significa che tutti debbano fare lo stesso lavoro o raggiungere gli stessi traguardi. Un medico e un poeta hanno ruoli diversi, ma entrambi sono essenziali per la nostra società.
Il problema nasce quando confondiamo l'uguaglianza con l'uniformità. È come se volessimo tutti indossare la stessa taglia di scarpe, senza renderci conto che ognuno ha un piede diverso. Certo, possiamo creare delle scarpe standard, ma poi ci saranno sempre quelli a cui stringono e quelli a cui sono larghe.
La meritocrazia, se intesa nel modo giusto, può essere un motore di crescita. Ma deve essere una meritocrazia inclusiva, che non lasci indietro nessuno. È illogico pensare che un bambino cresciuto in un ambiente privo delle risorse fondamentali possa, senza alcun supporto, raggiungere gli stessi risultati di un suo coetaneo cresciuto in un contesto privilegiato. Dobbiamo creare delle reti di sostegno, delle rampe di lancio per chi parte svantaggiato.
Tumblr media
E poi c'è la questione della libertà di espressione. Certo, ognuno ha diritto a dire la sua, ma non tutte le opinioni hanno lo stesso valore. Un'idea ben argomentata, frutto di una profonda riflessione, è diversa da un'opinione buttata lì tanto per dire. E non dimentichiamo che la libertà di espressione ha dei limiti. Non possiamo gridare al fuoco in un cinema, né diffondere notizie false che possano danneggiare gli altri.
Per costruire una società più giusta ed equa, dobbiamo prima di tutto affrontare le contraddizioni e le sfide che ci troviamo ad affrontare. Come possiamo conciliare il principio di uguaglianza con quello di meritocrazia? Viviamo in un'epoca contraddittoria, dove si invocano i valori di pace e fratellanza, ma si perpetuano le disuguaglianze. Più parliamo di uguaglianza, più il divario tra ricchi e poveri sembra allargarsi.
Ci chiediamo allora: vogliamo davvero una società più equa? E se sì, perché le nostre azioni non corrispondono a questo desiderio? Siamo disposti a mettere in discussione i nostri privilegi per costruire un futuro più giusto? Le risposte a queste domande sono fondamentali per definire le azioni concrete che dobbiamo intraprendere.
Insomma, la strada verso l'uguaglianza è lunga e tortuosa. È un percorso che richiede impegno, dialogo e soprattutto onestà intellettuale. Dobbiamo essere disposti a mettere in discussione le nostre convinzioni, a uscire dalla nostra comfort zone e ad ascoltare le ragioni degli altri. Solo così potremo costruire una società più giusta e più equa, dove ognuno possa realizzarsi e trovare il proprio posto.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
14 notes · View notes
io-confesso · 25 days ago
Note
Siamo una coppia piuttosto aperta sessualmente (oddio, dovrei dire che lo siamo stati, in realtà negli ultimi anni si è fatto tutto più ordinario e anche saltuario). Comunque non ho mai avuto il coraggio di chiedere a mia moglie di possedermi con uno strap on. Perché so che la cosa non l’attira per nulla.
Marito, 52 anni
vorrei approfittare di questa confessione per uno spunto di riflessione. non trovate sia giusto sperimentare (per amore dell'altro o anche solo per il piacere dell'altro) anche cose che non ci interessano granché? immagino che tutti noi abbiamo confini invalicabili su alcune "proposte", ma su altre che non implicano pesi morali o fisici, perchè non provare? magari lo strap-on non dice granché, ma se il partner ha questa curiosità, perché non assecondarlo?
hai già provato a sondare il terreno o a chiedere apertamente la cosa?
8 notes · View notes