#mia riflessione
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parolerandagie · 1 year ago
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Progetti di medio termine:
A 20 anni: mantenermi gli studi
A 25 anni: mantenermi da solo
A 40 anni: mantenermi in forma
A 50 anni: mantenermi in vita
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unpostoalmare · 3 months ago
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Sentirsi in bilico
Ci sentiamo spesso un po’ in bilico, molte volte ci diciamo “non so cosa scegliere, cosa mettere, cosa fare in una determinata situazione, come rispondere, se è giusto o sbagliato” e così via. Ci facciamo mille paranoie, mille “e se”, perché a volte temiamo un giudizio, un non sentirci capiti. A volte sembra tutto più grande di noi e cadiamo in quel bilico che ci fa sentire instabili e insicuri, nonostante noi i piedi a terra ce li abbiamo sempre anche in quei momenti in cui ci sembra di vivere un vortice di eventi e di situazioni.
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s-l-a-v-e-m-m-e · 4 days ago
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Capisci quanto vali per qualcuno,
quando lo esservi in silenzio...
Lasciandolo libero...
Può fare male ciò che vedi? Certo... potrebbe.
Dipende dal valore che TU gli hai sempre dato.
emme 🌷
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dottssapatrizia · 2 years ago
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Ci sono parole che ti sfiorano forse nel momento giusto..hanno la capacità di cambiarti la vita.
E se il silenzio lo sfuggivo ora mi ci cullo, mi cerco spesso nella solitudine che un tempo temevo e dinanzi lo specchio finalmente sorrido..
Conquistata la più piacevole armonia con me stessa, lascio a certe persone la fatica di essere quelle che non sono
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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"La mia prospettiva del mondo e di te" di Luna M.: Una riflessione sulla salute mentale e la ricerca di sé
Un viaggio interiore tra fragilità e guarigione, nella battaglia contro lo stigma della salute mentale
Un viaggio interiore tra fragilità e guarigione, nella battaglia contro lo stigma della salute mentale. Il libro “La mia prospettiva del mondo e di te”, scritto da Luna M. e pubblicato nella collana “Gli Emersi – Narrativa” di Aletti Editore, è un’opera intensa che racconta una storia di fragilità psicologica e di rinascita personale. L’autrice, originaria di Roma e di professione educatrice,…
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killiandestroy · 11 months ago
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volevoimparareavolare · 27 days ago
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Il blog chiude
Dopo quasi di 9 anni, ho deciso di chiudere definitivamente il mio blog. Questo, per me, è stato un vero e proprio porto sicuro per tutte le tempeste della mia vita, lo spazio confortevole in cui ho pianto centinaia di volte, la camera in cui poter chiudermi, lasciando fuori le urla e il rumore e tutte le paure. Per anni.
Nell’ultimo periodo, ovvero gli ultimi 2 anni, tuttavia, ho sentito che questa parte della mia vita si è conclusa. Non trovo più conforto nell’aprire il mio cuore su questo social. E la scrittura é diventata per me fonte di tremendo dolore. E intima riflessione. Non mi sento più libera di mettere su carta (o su schermo) i miei pensieri perché spesso mi spaventano, spesso non vorrei leggerli, spesso mi riempiono lo sguardo di lacrime e mi portano a cancellare ogni parola con dita tremanti.
Mi mancano terribilmente le emozioni che provavo quando ero un’adolescente innamorata, incasinata e incredibilmente drammatica, piena di sogni e di speranze ancora più grandi. In questi anni sono successe cose che hanno in parte spento la mia luce. É capitato spesso di sentirmi talmente sfinita e spaventata che davvero non c’era nulla, nemmeno i miei preziosi libri, che potesse darmi un qualche tipo di conforto.
La cosa che più mi distrugge è il tempo che ho ridotto sempre di più alla scrittura. Non avevo mai le forze. La motivazione era troppo fragile. Le mie storie, che per alcuni erano tutte uguali, sull’importanza di continuare a cercare la luce nonostante il buio, il calore nonostante anni di gelo, mi hanno in parte abbandonato. Sono morte con la ragazza che desiderava disperatamente di essere salvata dall’amore di qualcuno. La ragazza che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ricevere affetto. Che voleva solo qualcuno che, guardandola dritto nei suoi occhioni tristi, gli avrebbe promesso che si sarebbe preso cura di lei, e che sarebbe rimasto.
Ora quella ragazza si è rassegnata all’evidenza che il principe azzurro esiste solo nei cartoni della Disney e nei libri di Chloe Walsh. Nella vita reale deve salvarsi da sola. E questa cosa, emotivamente, la distrugge.
Ringrazio di cuore tutti coloro che nel corso degli anni hanno avuto il tempo e la voglia di leggere i miei scritti, lasciandomi messaggi e commenti di apprezzamento. Quelle cose mi facevano sorridere per intere settimane, diventavano i miei sfondi del cellulare, mi facevano sentire quello che ho sempre cercato per tutta la vita; importante. Non credo potrete mai capire quanto mi abbiano salvato, in certi momenti.
Spero che questa fase della mia vita possa rendermi una persona migliore. La parte più vera e pura di me continua a sperare che un giorno vedrà pubblicato il suo libro nella vetrina di una libreria. E che potrà finalmente sorridere a se stessa e dire “ce l’ho fatta”.
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unacaoticaillusione · 2 months ago
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Ho sempre avuto questo problema di pensare troppo. Ogni mia azione è seguita inevitabilmente da un ragionamento minuzioso e approfondito sulle sue conseguenze. Questo atteggiamento di riflessione continua può sembrare utile, ma arriva il momento in cui ogni pensiero, dal più banale al più profondo, ha bisogno di una spiegazione chiara. Mi sento spesso in gabbia, frenato dalla mia stessa mente. La sensazione è di enorme frustrazione. Nonostante il tempo passi inesorabile, devo ancora imparare a gestire questo flusso di pensieri, il quale spesso mi salva da me stesso ma altrettanto spesso prende il sopravvento.
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parolerandagie · 1 year ago
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Trovo tanto splendido quanto paradossale il fatto che la massima libertà di espressione sia raggiungibile solamente attraverso un elemento di comunicazione (un linguaggio, per esempio), posto tra chi si esprime e chi l'espressione riceve, che sia perfettamente condiviso e privo di spazi interpretativi potenzialmente distorsivi.
Cioè la libertà espressiva massima è vassalla del massimo rispetto di regole fissate a priori.
Sempre che la comprensione della suddetta espressione sia tra gli obiettivi che, chi si esprime, persegue; per quanto non so a voi ma a me parrebbe vuota, inutile e sterile una espressione liberissima ma completamente incomprensibile ed incompresa.
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kon-igi · 1 year ago
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NON SI TRATTA DI RICORDARE MA DI VEDERE
Chi mi conosce sa che non amo particolarmente affrontare argomenti di natura politica generale, a meno che non mi sembrino meritevoli di riflessione, però ultimamente per ciò che mi riguarda la misura è colma.
Può darsi che ne pagherò le conseguenze in una misura che può variare tantissimo in base a quanto tiri il culo a certe persone, però sono stanco... stanco di assistere all'inania di questa pusillanime classe politica, al perbenismo timoroso e ipocrita di chi dovrebbe prendere una decisione netta, sull'espressione chiara della quale, oggettivamente, per una volta tanto non mi sento di dire 'dipende' o lanciarmi in elucubrazione etologico-sociologiche.
A GAZA STANNO PERPETRANDO UNA STRAGE DI CIVILI
e questa mattina non mi sono affatto sentito un estremista terrorista ad appendere questo striscione malamente dipinto a mano sopra il cancello di casa mia
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Mi si potrà dire che è inutile, che è da esibizionisti, attaccabrighe e che è rischioso (nella scala da 'fottesega a chiunque' a 'irruzione della digos' io credo che la lancetta nemmeno si muoverà)...
Uno sputo nell'oceano, insomma.
Ma - vedete - io in questo momento ho l'amaro in bocca e me ne devo liberare, sennò mi avveleno il cuore. E se qualcuno da qualche parte, vedendo questo striscione anche solo in foto, dovesse sentirsi per un attimo meno solo, allora non sarà stato un gesto inutile.
Grazie @surfer-osa che come al solito riesci a rendere la mia rabbia un po' meno sterile <3
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ross-nekochan · 1 month ago
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Qualche mese fa avrei voluto fare un post con la foto della mia ciste in testa che in un anno era diventata abbastanza evidente accompagnata da una riflessione sull'estetica e sulla salute.
In soldoni avrei detto: non mi fa male, è solo esteticamente (parecchio) brutta, è giusto toglierla soprattutto per questo?
Alla fine è successo che sono tornata in Italia a farmela visitare e questa ciste era sul punto di scoppiare e farmi andare al pronto soccorso.
Quindi ora la riflessione sarà su quanto procrastinare non faccia bene alla salute e che se si ha qualcosa di esteticamente brutto, questa potrebbe non essere legato soltanto alla questione estetica e che andrebbe approfondito prima di deciderlo da soli.
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viviween · 3 months ago
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La normalità non è mai esistita ❥
La parola 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒂𝒍𝒊𝒕𝒂̀ è spesso utilizzata per descrivere ciò che è considerato "comune" o "accettabile" dalla maggioranza della società. Tuttavia, è importante capire che 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 e che non esiste una 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ universale quando si tratta di comportamenti umani.
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È una mia riflessione, perché vedo spesso utilizzata la parola "normale" in più ambiti.
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La moralità è una brutta bestia da estirpare: anche una persona molto colta più essere bigotta.
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Quel limite, a cui ti riferisci, di cui stiamo parlando, lo stabilisce la moralità: è un difetto imparato, non naturale.
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monologhidiunamarea · 3 months ago
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Una delle cose più tristi di questi tempi è che non esiste proprio la solidarietà . Quella femminile ormai è quasi un miraggio . Parlo dei social ma anche nella vita lavorativa ancora più in generale nella quotidianità. Poi internet ha aumentato la cattiveria, anzi secondo me quella già era presente solo che dal vivo manifestarla è più difficile ,così eccoli lì i leoni da tastiera. Tante volte ho pensato (e a volte l'ho fatto) di levarmi anche da qui perché stufa di essere giudicata , condannata addirittura spesso presa come 'pesante' o 'altezzosa' perché non ho piacere di rispondere alla qualsiasi persona. Quando ho aperto questo spazio lo feci perché volevo un posto dove non mi importava apparire perfetta , nei miei testi , nelle mie immagini , in ogni cosa che posto . Mi importava dare voce alla mia testa. Con il tempo mi sono pentita più volte di scrivere i miei monologhi ,perché la gente stai pur certa che per scriverti una cattiveria lo perde il suo tempo , per fermarsi invece a scrivere anche solo una parola di confronto o un pensiero ,una riflessione, questo tempo non lo perdono. E da li capisco che le persone che usano il loro tempo a giudicare o sputare sentenze sono le prime ad essere tristi, insucure o semplicemente insoddisfatte. Per non parlare che se posto culi e tette ricevi più assensi , che un post come questo che passerà in cavalleria . Tutto questo per dire che l'umanità anzi la disumanità mi spaventa ogni giorno , per mia figlia in primis ma anche per quanto riguarda la mia vita.
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ambrenoir · 3 months ago
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Sarà dovuto all'età forse. Oppure alla stanchezza, non saprei. Ma sono arrivata ad un punto della mia vita in cui io lascio.
Lascio fare.
Lascio dire.
Non discuto più per tentare di farmi comprendere o di far comprendere i miei sentimenti e le mie emozioni, le mie paure o le mie sensazioni. Lascio ad ognuno la propria convinzione, di essere nel giusto, di essere capace di prendermi in giro senza che io mi accorga di nulla, di poter fare come gli pare, di prendere usare e poi gettare in un angolo fino a quando non serve nuovamente, Io lascio fare, Io lascio dire.
Ma soprattutto ho imparato a lasciar andare. Non usare parola non significa non vedere e non sentire.
Il silenzio è spesso segno di riflessione, di valutazione, e di decisione.
dal web
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iimsc · 2 months ago
Note
Non conosco la tua età, dalle foto si intuisce che sei molto giovane. Mi sconcerta e disgusta che molti dei like vengono da uomini maturi sopra i 40. Immagino che non si limitino a mettere solo like ma molti tenteranno anche approcci diretti... è davvero triste. Niente da dire a te ma era una mia personale riflessione su questo fenomeno che vedo un po' ovunque qui su Tumblr.
ciao anon! se posso essere sincera, statisticamente mi sono sempre sentita rispettata più dagli uomini di un'età avanzata a confronto di quella dei miei coetanei, che proprio da quest'ultimi. - in generale, nella vita. - che qualcuno possa aver celato malizia dietro la propria cordialità poco cambia, i ventenni l'hanno dimostrata in modo sfrontato senza neppure lo sforzo di nasconderla o di proporla in modo più delicato. io personalmente sono poco amante di certi limiti purché esista il buon senso. non ho quattordici anni, ne ho venticinque, può rientrare nel buon senso che mi si lasci valutare quanto adeguata sia la presenza di qualcuno, in ogni suo aspetto. e la mia valutazione non è dettata mai da caratteristiche incontrollabili, come l'età, l'aspetto fisico, lo status sociale o qualsiasi altra condizione che non è una propria scelta. le persone, uomini e donne, con o senza malizia, scelgono come e quanto rispettarmi e io considero unicamente questo. - per rispondere più nello specifico, invece, non è detto che un like o una chiacchiera privata voglia insinuare per forza un interesse malizioso.
ti ringrazio per questo spunto di riflessione e per aver prestato così tanta attenzione, è molto carino! grazie :))<3
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diceriadelluntore · 8 months ago
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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