#mani insanguinate
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blanksoullesseyes · 1 year ago
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Il sangue sulle mani
ft Starryai
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itscontinental · 4 months ago
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VILE: WET again, appologies, no scannner, no more. A clear transcription of text can be found at the bottom, beneath the the paragraph of exhausting excuse and exposition below; If it is not apparent already: we are quite embarrassed with all the VILE. This is the only piece of the VILE series that was ever subject to change. As progenitor to the series, our rule of ceaseless movement was merely applied on a whim to the first iteration of "WET" and we did not follow it with intentional adherence. So the two subsequent versions pictured here are technically the first official additions to the "VILE" series as they were the first to be produced without a moments pause whatsoever. This being said, these were only an exercise at the time, we did not know that we would experience a continuous compulsion to pump these pieces of shit out one after another. We still find it funny to reference them as a series considering they are some of the worst things we have ever written, but there are so many, and in sharing them with you, we are forced to read them ourselves for once and thus access all the introspective bullshit that people claim can be gleaned within strict, unwavering, stream-of-consciousness writing. As we were getting wet, getting violent and vile, the "series" was yet to exist we don't like its existence. It just is as we are just yours Even our most vile parts especially the VILE:
For visual clarity, we will transcribe the text below. We will fill in gaps of missing letters and correct some spelling errors severe enough to make a word unclear. other than this, no edits will be made.
VILE: WET (Small/duplication) everything about this city is wet, the arid summer made up in sweat; it is deafening:dumb I cannot hear over the water fountains and sweat and the ponds that they made there full of viscous liquid making me sick making me violent and vile. and when i dream i am hanged and exsanguinated (THIRD) and being left and turning and being salting and turning to jerky and as i awake i am wet, releasing wet into wet and bathing in all that wet lest the wet become putrid, walking in my soggy shoes and glistening in oil-- polished as a doorknob: Confessions of a Shoe-in; I am so fucking wet. VILE: WET (extension)
remaining there you there with him in his robes sink into the eb and flow of the sink and this city is soaked everything in the city wet, the arid summer made up in sweat; it is deafening--dumb: i cannot hear over the water fountains and the fountains making mechanincal and the ponds they installed there full of viscous liquid making sick making me violent and vile and when i sleep i dream of insanguination, being hanged and insanguinated, being left and turning, salted and turning to jerky and i awake and am sweating through the bedsheets and it stings and i hope its sweat because it stings and itches and expires sooner so sooner than jerky would by many although i do not know if it spoils when the meat is wet, my meat is wet in the middle and the out place, perspiring from the outplace and the outside where the wet falls and reminds you that the clouds are mist and that you cannot grasp or walk on or touch or grasp like lumps of of cotton but rather would soak you and will and does upon my forehead from out and out and inside burning wet and boiling like the sacrament like i once beleived in jesus christ and ive been soaking and sick and baptised and so sick, sad i think maybe but soaking all the time since he told me we no longer have anything in common but i can keep the water the sacrament whatever id like, my share, and it is wet and i am wet releasing wet into the steam heat of this vast and vile machine and bathing in all the piping and wet lest the sweat become rancid, putrid in the city wet and walking in my soggy shoes and glistening in oil, polished as a doorknob: confessions of a shoe-in showing signs and everyone cold and soaking and and cold and mostly showing regret shewn portraits damaged in the moisture of my storage in the attic where it rises and settled to douse my portrait and anoint it anointed forever in the eyes you no longer have anything to talk about nor in common save the rain, the sun&sweat and see you and see you and coughing black that only may be blood and beginning to forget. Other "VILE" pages linked below: IN LOVE
DRY
DARK
BRIGHT There are more many more somewhere in THE STACK we will post them as they present themselves although, they are not entirely In tact
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vividiste · 11 months ago
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
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Quanta inutile cattiveria 😡
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abr · 3 months ago
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L'importante: "è caduto" o meglio "gli è caduto" addosso un missile troppo intelligente. RIP (rispetto pei morti, tutti, anche i torturatori con le mani insanguinate nemici dell'umanità) e avanti il mirino sul prossimo. Lezione per gli 86+1 perdenti.
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disagiadaa · 1 year ago
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Come sei arrivata fin qui?
Una domanda tanto scomoda quanto dolorosa. Hai camminato sempre in punta di piedi tra cocci di vetro , guardando attentamente di non pestarli, e non ti bastava fermarti a raccoglierli, non andavi ne avanti né indietro, ti fermavi con le tue mani , inginocchiata dentro tutto quel vetro, di rimettere insieme i pezzi, con le dita scoperte, insanguinate. Il più delle volte il vetro ha vinto, spaccandosi in mille pezzi tra le mani o ancora prima di inginocchiarsi, eri così sicura di aver guardato bene prima di mettere il piede, eppure hai iniziato a pestare cocci fino a non sentirne più il dolore.
Lasciavi tracce di te, impronte di sangue così che tutti potessero vedere i tuoi passi , il tuo dolore. Assaporarlo, godendo nelle tue ferite ma allo stesso tempo incitandoti ad uscirne, man mano che andavi avanti, non potendo più andare avanti con i piedi in quello stato. Ti affidi alle ginocchia e hai gomiti. Gattonando in quel mucchio brillante che da lontano sembravano diamanti. Ti avvicini e sono sempre più taglienti.
Ti aspettavi che qualcuno ogni tanto ti portasse una coperta per avvolgerti e portarti via.
Ma chi passava,si vantava di poterti portare via nei migliori dei modi, ma il vetro aumentava e nonostante tu abbia aspettato, sei dovuta andare avanti.
Andavo avanti e sì ripresentavano sempre più con queste coperte, coperte che avvolgevano pieni ricordi e le vedevo li di fronte a me. Come una preda al macello. Inerme senza propendere le mani come una madre fa con il proprio figlio. Trovavo compassione nella mia desolazione . Ritrovandomi con mille persone a fianco . Ma che allo specchio vedevo soltanto me stessa.
Avrei voluto una vita senza cuore e senza anima. Da poter comprendere tutti quelli che ti hanno fatto soffrire e vedere da quell inquadratura se sei così biasimabile come sembri.
Ti chiedi se ne vale la pena. Di continuare con le tue domande devastanti e le tua ossa rotte. Ti ripari in quella piccola desolazione che hai perché ormai quella è la tua casa.
“Ha senso?” Ti chiedi continuamente. Nella tua testa cigolante.
Se potessi solamente alzarmi in piedi senza usare le mani. Se riuscissi ad andare avanti senza voltarmi indietro.
Se potessi non piangere nel cuore della notte senza chiedere a dio perdono.
Se riuscissi a ricucirmi da sola, senza più aspettarmi una coperta che mi salvi e mi porti in salvo. Come una principessa nel castello che attende il suo principe. Ma se la mia storia non fosse come se io fossi il sole? Ma che sono un sole nero, che risucchia il mondo e lo vomita? Come vomito delusioni?
E ad ogni ferita non piangere. Trattieni il fiato ,non farti vedere vulnerabile. Ma la domanda è da chi?
Mi inchino nell angolino al buio della stanza.
Seduta al freddo, sperando che l’oscurità venisse e prendesse il sopravvento. Che la mia pelle d’oca si scaldasse e facesse da scudo. Nell’oscurità i mostri fanno visita credendosi di potermi terrorizzare. Loro stessi ora mi cullano , capendo che non sono loro i veri mostri di cui io debba affrontare. Se ne stanno li , lieti osservatori delle mie cadute e dolorose camminate sui vetri, in silenzio. “Perdonami”. Rimbomba nella testa con lacrime ambigue, senza un significato deciso o preciso, ti chiedi il motivo del perdono che chiedi. Eppure non riesci a chiedere altro che questo.
Potrei lasciarti andare e amarti lo stesso. Ma continui a sbattere contro le cose come se avessi perso le capacità motorie e razionali. Ti senti che non sarà mai più come prima,fino al punto di chiederti. Come era prima?
Ti sciogli i capelli, gettandoteli indietro. Mento alto sempre anche con il collo sporco.potrei? Potrei essere quel corpo con qui fai l’amore? Quel desiderio che nasce da un profumo di sangue. Di sete o di fame. Un calore forte di quelli che ti soffocano l anima. Riesci a dare il tuo corpo per un atto così grande? Ma in tutto questo sguazzi nel vetro. Pensi di essere speciale o diversa, ma ti rendi conto di essere solo di passaggio, il ricordo o il disagio di qualcuno, una novità per altri, e ciò che ti rimane in mano e un mucchio di pezzi di vetro insanguinanti tra le mani. Ti rendi conto di stare soffrendo, ma non riesci a distogliere lo sguardo dal tuo sangue pieno di brillanti del vetro che quasi ti ipnotizza. Come a scuola, durante l ora di matematica rimanevo ipnotizzata nei ricordi delle mie giornate tralasciando i compiti e le tabelline. Guardavo il soffitto e le sfuriate di mia madre, il sangue che colava e le bendature per le braccia.
Ti dicono che non vogliono ferirti, che non possono darti quello che per te sarebbe meglio.
Preghi e supplichi l’amore è l’attrazione prende il sopravvento. Ma torni a casa e non ti lavi. Hai il suo odore nelle mani e nella pelle. Non vuoi lavarti perché sarebbe un ulteriore abbandono. Abbandoni le tracce che ti hanno lasciato e rimanere vuota di quello che pretendi ,che credi che non sia una pretesa ma quello che è giusto. Ti innamori a secondo. Millesimo, senza una conoscenza professi amore e sofferenza innata. E ti senti di non voler essere cosi.
Ti infili nelle coperte e hai addosso questo odore. Ti guardi allo specchio e il tuo trucco
Cola, ti fai una foto per ricordarti questa sofferenza come promemoria.
Non è quanto, ma è quando alcuni attimi di felicità diventano veri ed estasianti. Ti credi migliore,addirittura la persona più felice. Ti credi di poter finalmente vivere con una persona al tuo fianco dove ogni volta che ne guardi le mani, cambia la mano .
Ti dimentichi di imbottigliare i primi momenti. Perché se potessi, li tirerei fuori di nuovo per quando il tutto diventa aperto o smascherato come le carte sul tavolo.
Ti dici che la vita prima aveva un senso senza di lui. E poi ti chiedi come farai senza. Ti chiedi perché non poteva rimanere sconosciuto o in quel limbo piacevole di cui nessuno vorrebbe uscire.
In quel momento dove vorresti che tutto fosse eterno e felice , credi che tu sia perfetta e che lo sia anche lui.
Ci messaggi tranquillamente senza alcun problema. Mentre invece dopo hai il terrore di toccare il testo o il tasto giusto o sbagliato. Credi che siete legati e preferisci essere infelice, che perdere quell idea
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eleuthos · 1 year ago
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Sto morta
sul divano.
Sto vivendo un calvario,
Nayt canta
“Avevi un buco nel petto ed io
ci sono caduto dentro”
ed è proprio quello
che mi è successo con te:
Sono inciampata e finita
nella tua fossa di paura.
Hai spaventato anche me
con le tue pare,
infatti ho preso la rincorsa
per scappare,
ma non riesco ad uscirne,
ad uscire dai tuoi traumi.
Mi hai vestita
con i panni della tua ex,
mi dipingi come un mostro,
al posto dei denti
mi hai messo zanne insanguinate
e al posto delle mani
mi hai dato artigli affilati.
Mi hai detto
che io sarei stata sicuramente
il tuo Giuda,
ma non hai capito,
io non voglio avere niente
a che fare con te.
Io sono alla ricerca di amore
fanciullesco e spontaneo,
non voglio un rapporto falso
mandato avanti da dolore e instabilità.
Io non lo so
che cosa volevi trovare
in me,
comunque non mi interessa,
ti prego solo di
liberarmi.
Non ce la faccio più.
—anita
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forzaitaliatoscana · 2 months ago
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Stella: Vicinanza a Meloni e Bernini, sinistra condanni
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Il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana e segretario regionale Marco Stella: "Tutta la nostra vicinanza a Meloni e ministro Bernini. Sinistra condanni con nettezza collettivi. Continua la campagna di odio e violenza scatenata da antagonisti e centri sociali" "Non è più possibile tacere. Qui si è oltrepassato ogni limite. Dopo le violenze contro le forze di polizia e contro gli ebrei, collettivi e centri sociali continuano la loro campagna di odio e hanno lanciato, per il 15 novembre, il 'no Meloni Day', con tanto di locandina che riporta delle mani insanguinate sui volti del Presidente del Consiglio e del ministro Bernini". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella. "Nell'esprimere tutta la nostra solidarietà politica e vicinanza umana alla premier e al ministro Bernini - aggiunge Stella - ci chiediamo se questa volta le forze di sinistra, a partire dal Pd, condanneranno questo evento ignobile, che tra l'altro istiga alla violenza contro le donne".   Coordinamento regionale Forza Italia Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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gioacchi · 7 months ago
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Capitolo.15
•18•
Era il 18 gennaio quando per l’ultima volta mi hai portato per mano erano circa le 20:46 quando quella domenica mi sono ritrovato buttato per terra con te nelle mie braccia era erano le 20:46 quando la mia vita mi è stata strappata delle mani era domenica quel maledetto fine settimana il giorno dopo sarebbe stato il lunedì e del tuo solito mi avresti portato con te a fare colazione dentro il solito bar quella pioggia che bagnava il mio viso non ha fatto altro che portarsi con sé una parte di me che non mi avrebbe più ridato indietro he si erano esattamente le 20:46 di domenica 18 gennaio 2014 quando le nostre vite sono state incline a morire non sapevo che quel giorno tu saresti andato via non potevo immaginare che quella sera quella semplicissima domenica in quella strada senza un ombra soltanto macchine di passaggio non potevo immaginare che quella sera mi sarei ritrovato con te disteso per terra con le mie mani insanguinate e i tuoi occhi aperti ma che erano degli occhi spenti ma quella tua luce blu di quegli occhi nessuna la cancellata erano le 11:27 di mercoledì 21 gennaio 2015 quando per l’ultima volta ti ho dato quel bacio sulla guancia e per un ultima volta ti avrei messo tra le tue mani quel tulipano quei tuoi stupidissimi tulipani che tu amavi tanto e siii è stato quello il giorno che mi ha distrutto incline a credere che nonostante tutto forse sé quella sera non scendevamo forse non sarebbe successo io sarei ancora tra le tue braccia e tu saresti ancora con quegli occhi pieni di vita
Non farà parte del mio libro questo insomma più che altro è un piccolo sfogo riguardando il tatuaggio che ho sul braccio e che tanto ricevo domande da cosa possa significare quel numero 18
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stranotizie · 10 months ago
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"Fermiamo il genocidio, Palestina libera", "Governo Meloni complice del genocidio" sono alcuni degli striscioni esposti al corteo Il corteo a Roma “Fermiamo il genocidio, Palestina libera”, “Governo Meloni complice del genocidio” sono alcuni degli striscioni esposti al corteo pro Palestina a Roma che sta per partire da piazza Vittorio. I manifestanti, circa 500 al momento, inneggiano con gli slogan “Palestina libera, Palestina rossa”. Il corteo arriverà a piazzale Tiburtino. Fra le bandiere palestinesi i manifestanti hanno issato anche un cartellone con la foto della stretta di mano tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la premier Giorgia Meloni con impronte di mani insanguinate. Sul posto è presente la polizia. Fonte
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kritere · 2 years ago
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“Diceva ‘ho ucciso l’amante’, aveva le mani insanguinate”: la testimonianza del fratello di Malaj
DIRETTA TV Omicidio Torremaggiore, ultime notizie 11 Maggio 2023 “Mio fratello era abbastanza tranquillo e aveva le mani insanguinate e diceva ‘questo e’ l’amante e l’ho ucciso”. È un passaggio della testimonianza di Quemal Malaj, il fratello di Taulant, l’uomo che ha ucciso la figlia Jessica e il vicino di casa Massimo De Santis a Torremaggiore. 18 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per…
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Cate Blanchett: la prima immagine del film The New Boy presente a Cannes 76
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Cate Blanchett: la prima immagine del film The New Boy presente a Cannes 76. Cate Blanchett nella prima immagine del film The New Boy. The New Boy, il dramma di Warwick Thornton farà il suo debutto nella sezione Un Certain Regard della 76esima edizione del Festival del cinema di Cannes, che si terrà dal 16 al 27 maggio 2023. Nell’attesa è stata rilasciata la prima immagine ufficiale, che rivela una storia drammatica e di profonda umanità. Nello scatto, la Blanchett con il tradizionale abito da suora con tanto di rosario, proprio come nella Pietà di Michelangelo in cui la Madonna tiene tra le braccia Gesù, lei tiene in braccio il ragazzo le cui mani sono fasciate e insanguinate. The New Boy, la trama: il film è ambientato nell’Australia degli anni ’40, è incentrato su una suora (Cate Blanchett), che gestisce un monastero lontano dai sentieri battuti. Quando un orfano aborigeno di nove anni (Aswan Reid) appare all’istituto nel cuore della notte. Le ragioni del suo arrivo capovolgono il monastero facendo scontrare la morale con la spiritualità. Nel film recitano anche Deborah Mailman (The Sapphires) e Wayne Blair (Extraction) con un cast corale che comprende Tyrique Brady, Kyle Miller, Kailem Miller, Shane Brady, Laiken Woolmington, Tyler Spencer e Tyzailin Roderick.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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valeriozannoni · 2 years ago
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TGCOM: Ucraina, governo Kiev contro Berlusconi: bacia mani insanguinate di Putin | Usa a cittadini americani: "Via immediatamente dalla Russia"
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Kiev: "Berlusconi bacia le mani di Putin, insanguinate fino ai gomiti"
È arrivata rapida e durissima la reazione del governo ucraino alle parole pronunciate ieri sera all’uscita dal seggio da Silvio Berlusconi.  Il presidente di Forza Italia aveva affermato che se fosse stato ancora a palazzo Chigi “non sarei mai andato a palare con Zelensky, perché  stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che…
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mascheradigesso · 7 years ago
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"Tanto ormai io mi sono abituato a sanguinare"
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patrizio-t · 2 years ago
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Fine
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E che mi resta di te stanotte? 
Guardo nella tua busta cosa rimane lì, in fondo a tutto
così profondo e buio che non si vede nulla
Si, qualche frase da Groucho, pagliacci, risate, cazzeggi
occhi da bambina impaurita, labbra che si mordono
le tue scarpe maculate, il tuo cervello maculato
il tuo andare scellerato per il tuo piccolo mondo
senza sapere dove, senza sapere cosa.
Fatemi il favore, non chiamatemi stasera
non chiamatela stasera
e non dite che questo è bello
non è poesia, sono parole da dimenticare in fretta
come qui è tutto da dimenticare, da cancellare
da lavare per bene
che ho le mani insanguinate stanotte
come nella stanza di un delitto.
Che nessuno veda, che nessuno sappia.
Quante volte si può uccidere con poche parole sbagliate 
dette al momento giusto.
Stasera non ci sono per nessuno
mangerò qualcosa, un pezzo di pane,
qualche bicchiere di vino
che devo festeggiare 
la stronza che sei, la bambina che sei
e quella mia amica che mi ripete
“devi capirla, devi accettare...”
Ma accettare un cazzo di diavolo di cosa?
Ma tu hai mai amato?
Tu, povera sciocca, hai mai amato?
Tu che tanto piangi milioni di lacrime
tanto da bagnarti tutto il vestitino nuovo della comunione
Tu, dico a te, hai mai amato tanto da perdere tutto?
Tu hai sempre barato nei giochetti coi tuoi amici di scuola.
Lasciandoti sempre l’asso nella manica. 
Che ci sono macchine e pullman là fuori che urlano come idioti nella notte
a cui potrei dare fuoco nel buio della loro ottusità
tanto nessuno li piangerebbe
tanto per dire che sono capace di uccidere anche io
- così come fai tu questa notte - 
che potrei prendere un aereo anche io per chissà dove stanotte
e sparire tra le dune di un qualsiasi deserto salato
-così come scappi tu - 
Che potrei bere tanto da ballare tutta la notte
e giocare e ridere da farmi male alla pancia
- così come ridi tu - 
Che non ti ho mai amata, che anzi ti ho odiata sempre
puntualmente, per ogni cazzata che hai fatto
- come non hai mai amato tu - 
Ma sai che c’è ?
Io non sono come te 
Io ti ho amata perdutamente - per sempre 
Io ti ho adorata profondamente - per sempre
Io ti ho scelta non casualmente - per sempre
E mi uccido volutamente - per sempre -  ma non per te, 
lo faccio per me, perché amo troppo la vita
e quindi annego in questo bicchiere, stanotte
mi lascio scivolare giù, senza respirare
quasi fosse mare
quasi fosse fiume
quasi fosse amore.
...
testo: PatrizioT © - foto Lucien Clergue
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vvvounds · 2 years ago
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serata con spremuta d’arancia, sigarette, bolo by night e mani insanguinate
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