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#mamma e figli
gregor-samsung · 1 year
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“ Mia madre, la voce profonda che le sentivo nascere in gola. Le serate di festa in cui mi addormento sulle sue ginocchia, quella corrente d’aria, le porte sbattute, tutte le cose che intorno a lei vibrano, a volte persino esplodono, come quel giorno, magnifico e stupefacente, in cui un posacenere vola dalla finestra e si schianta in mille pezzi sul marciapiede, di fronte allo scioccato fornitore colpevole di non averle consegnato non so più quale merce. Il risultato di uno dei suoi scatti d’ira, di quelle sue rabbie semplici che si autoalimentavano fino a sbraitare che basta, questo mestiere è proprio una merda, ma poi di nuovo la quiete, e il barattolo delle violette di zucchero che mi lasciavano la lingua scarlatta, la grande scatola di biscotti assortiti dalla quale pescheremo entrambe per consolarci del suo caratteraccio. Lo so, lo sappiamo che urla giusto per sfogarsi e per il piacere di farlo, ma che in realtà non si stancherà mai di essere la padrona, di un negozietto, certo, ma pur sempre la padrona. Quando abbassa la guardia dice che in fin dei conti si è giocata proprio bene le sue carte. Il lavoro occupa tre quarti del suo tempo. È lei che riceve i rappresentanti, controlla le fatture e calcola le tasse da pagare. Sono giornate di mormorii corrucciati, che trascorre china sui fogli, facendo le addizioni a mezza bocca e leccandosi le dita per sfogliare le fatture, che nessuno la disturbi. L’eccezione di un’intera giornata di silenzio, di solito intorno a lei regnano il rumore e la vita, tintinnare di bottiglie, sbatacchiare dei piatti della bilancia, storie di malattie e di morti. L’unico momento tranquillo, quello in cui scarabocchia un conto sul retro dell’incarto del camembert o del pacco di zucchero, poi si ricomincia con le storie, chi si è fidanzata, chi ha trovato lavoro, chi si ributta in pista. La prima eco del mondo esterno mi è arrivata attraverso lei. Non ho esperienza delle stanze in cui il silenzio è rotto solo dal ticchettio della macchina da cucire, i fruscii discreti delle madri al cui passaggio nascono l’ordine e il pulito. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 19-20.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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È passata la paura, mamma?
Adesso non sento più il tuo cuore, vedo la tua anima.
Hai già dimenticato la cattiveria del dolore, mamma?
Adesso voliamo nel cielo,
saremo per sempre una vita dentro un’altra vita.
[Green Eyed Vincent]
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omarfor-orchestra · 1 year
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Oddio raga ma se la stanno prendendo davvero con quella pesca
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dramasetter · 11 months
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Credo di avere qualche problema a restare seduta immobile per più di due ore, entro in agonia psicofisica proprio
Cinque ore di treccine mi hanno messo a dura prova.
Quando è arrivato il bambino urlante (rimasto per un'ora) ho pensato no, non ce la faccio. Anche il bambino no. E invece son rimasta lì, seduta, con questo aquilotto di 6-7 anni che strillava e i genitori che si godevano la scena.
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meinthebackground · 1 year
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Ah vedo che i grandi classici “tornatene a scuola invece che fare figli” sono tornati, perché una donna a quanto pare può scegliere solo in un modo. Se decide di diventare madre invece non va bene.
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yourtrashcollector · 7 months
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Penso che potrei abbracciarla, ma non ce la faccio. Non riesco a ricordare l’ultima volta che ci siamo abbracciate.
Niviaq Korneliussen, La valle dei fiori
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alexjcrowley · 1 year
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Comunque cringe italianposting su Succession ma ogni volta che Roman apriva bocca in questo episodio io ero tipo "Mio padre" perché Dio santo Shiv e Kendall non hanno la minima idea di come gestire i soldi. E sono ancora troppo legati alla vendetta su Logan. Sì, The Hundered era un'idea del cazzo, ma almeno NON andava a parare nell'ennessima faida con Logan. Roman il mio dannato spirito guida in questo episodio.
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stelashe · 2 years
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Mamma mia quanta gente liberal woke qua sopra che è nata imparata wow ćhê břævïéə ŕâģyā!!!!
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onoranzetriolo · 2 years
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è mancato Antonino Scutellà
è mancato Antonino Scutellà
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ninfettin · 2 months
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siamo stati al mare, non un mare strepitoso e io neppure amo il mare, ma siamo stati benissimo. m mi ha fatto una foto a caso e mi sembra la classica "foto della mamma da giovane". e voglio immaginare i miei figli che dicono guarda quanto era felice
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IL DISCORSO DI PINK A SUA FIGLIA
Stavo portando mia figlia a scuola quando mi ha detto: “Mamma, sono la bambina più brutta che io conosca. Sì, sembro un ragazzino con i capelli lunghi”. E allora io le ho detto: “E allora io cosa sembro?”. “Tu sei bellissima”, mi ha risposto. “Beh, grazie! Però quando la gente ride di me dice proprio che sembro un maschio, che sono mascolina, che ho troppe opinioni, che il mio corpo è troppo forte.
Ma mi vedi per caso fare crescere i capelli?” Mi ha risposto: “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il mio corpo?”. “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il modo con il quale mi presento al mondo?”. “No, mamma”. “Mi vedi riempire gli stadi di tutto il mondo?”. “Sì, mamma”. Quindi, piccola mia, noi non cambiamo. Prendiamo la pietra nella conchiglia e la trasformiamo in perla. E aiutiamo gli altri a cambiare. Tu, mia cara ragazza, sei bellissima, e io ti amo.”
Un discorso, questo, che è diventato giustamente virale. E che nasconde (nemmeno troppo velatamente) una bella lezione: non siamo noi che dobbiamo cambiare. Sono gli altri. Quelli che giudicano, che sparlano, che sembrano avere opinioni fondate semplicemente sull’esteriorità. E per farli cambiare non serve molto: basta che rimaniamo noi stessi, senza dare peso a questi pensieri, ma sfruttando la nostra unicità per riempire metaforicamente gli stadi, proprio come Pink.
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Il mistero (o dovrei dire il dubbio, il pettegolezzo) avvolge la tua vita fin dal concepimento.
Tuo padre doveva sposare la sorella di tua madre, ma poco prima del matrimonio, cambiò idea, folgorato da tua madre. Che, si dice, fosse già incinta, solo perché tu nascesti dopo nove mesi esatti. E poi: incinta di lui o di un altro? Una fanciulla religiosissima, dall'apparente purezza paragonabile a quella della Santa Vergine, incinta prima del matrimonio? Forse che anche nella sua vita ci fu l'intervento dello Spirito Santo? E forse che tuo padre, con quel repentino cambio d'idea, volle salvarla dal disonore? Gli esperti dicono che raramente un primogenito nasce dopo nove mesi esatti.
Tuo padre, nelle sue memorie, affermò di non avere nessuna dimestichezza né figurazione delle cose di sesso prima del matrimonio. Come interpretare una simile precisazione? Come un tentativo di preservare la propria onorabilità? E quindi, si potrebbe malignare: excusatio non petita, accusatio manifesta. Oppure come un tentativo, non riuscito, dal momento che i pettegolezzi in proposito sono ugualmente proliferati, di salvaguardare l'onorabilità di tua madre?
Ma io penso: a che scopo confessare qualcosa di così intimo se non perché fosse semplicemente vero, e per celebrare l'amore per tua madre, dal quale nascesti tu? Quell'amore che può insegnare quasi istantaneamente, anche a due ragazzi totalmente inesperti, a dare attraverso di esso, la vita.
A proposito: un grazie ai tuoi genitori per averti fatto, soprattutto a tua madre che ha sopportato tre giorni d'inferno prima di metterti al mondo (sì, anche di questo ci ha informati tuo padre, evidentemente e giustamente partecipe dei dolori dell'amata sposa e consapevole dell'importanza storica della vostra famiglia).
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apropositodime · 1 month
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Esattamente undici anni fa, mi svegliavo con un sogno. Pazzesco.
Sognavo mia madre, in piedi vestita,come nei giorni normali della sua vita, era davanti al suo armadio metteva a posto . A fianco a lei c'era quel letto, quello ospedaliero, attrezzato, vuoto.
In quel sogno percepivo, serenità.
Mi sono svegliata e ho pensato: che strano sogno,non mi ha turbata, non mi ha spaventata, avevo capito chiaramente...
In quegli anni vivevo i nella stessa palazzina dove vivevano i miei.
Ale aveva 6 anni e Andre 9.
Ci prepariamo e scendiamo dai nonni.
Mio padre è preoccupato e mi dice: stamattina non va.
Solo questo.
Lei è nel letto ospedaliero, con il respiratore e tutto il resto, dimostra duecento anni, mio padre è stato il miglior infermiere che io abbia mai conosciuto.
Maledetta malattia.
Andiamo via, fa caldo, conosco mio padre, porto i bambini fuori, anche se loro sono davvero bravi.
Andiamo nel bar del loro padre, io a giugno ho chiuso la nostra storia, il nostro matrimonio, e stato un anno assurdo,tra una cosa e l'altra.
Intorno alle undici mi chiama mia sorella, piange e non capisco cosa dice, ma capisco cos'è successo
Mamma è volata via.
Ho dovuto sempre dire io da sola, le cose ai miei figli, anche quando il loro padre se ne è andato,sempre io.
Va be, chi se no!
In quel sogno, mi ha salutata.
Non lo dimenticherò mai.
In questi anni non l'ho sognata molte volte, ma solo in momenti miei particolari.
"non lo so dove vanno le persone quando ci lasciano, ma so dove rimangono"
L'unico volta in cui ho pianto è stato quando mia sorella mi ha detto : la mamma ha la Sla.
Chi vuole stare in corpo che non sente più, chi? Sapendo che non c'è nulla da fare.
Quando se n'è andata, ho respirato, lei non respirava più in autonomia, e sapete una cosa, la sua paura più grande era quella , la mancanza del respiro, il suo punto debole era la gola, tantissimo anni fa le era stata tolta la tiroide .
La sua malattia l'ho trovata ingiusta. Non che ci siano malattie giuste...
Quindi io sapevo che non ce la faceva più, in quel saluto ho percepito la sua serenità.
E niente, dopo questo ricordo buttato su questo muro, mi scuso se vi ho trasmesso tristezza, non era questa l'intenzione.
Giovedì.
Ciao Ma😊
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gelatinatremolante · 16 days
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Abbastanza convinto che mia mamma ami Stefano De Martino più di quanto ami suo marito e i suoi figli.
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cutulisci · 1 year
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“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.
All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.
Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.
A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”
- La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il #12agosto 1944.
560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
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