#mal di vita
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decemberinparis · 11 months ago
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Della morte? Io ho più paura della vita se va avanti così.
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sinestetica-mente · 2 months ago
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Spiragli di colore,reparto di neuropsichiatria infantile.
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frammenti--di--cuore · 4 months ago
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è ritornato quel periodo in cui non riesco a dormire e nemmeno a svegliarmi. sarebbe bello non esistere per un po', solo per un po'.
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formeriflesse · 1 year ago
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Perché desidero che mi succeda qualcosa di spiacevole? Qualcosa che renda inequivocabile e innegabile la mia sofferenza. Qualcosa di tangibile e visibile.
Ho davvero bisogno dell’approvazione altrui per stare male?
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deathshallbenomore · 2 years ago
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drclaudiosaracinodcsworld · 23 days ago
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medicomunicare · 1 month ago
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La dipendenza da farmaci (I): i problemi legati all'abuso di analgesici e sonniferi
Avete mai sentito dire alle persone “Io farmaci non ne assumo, perchè sono contrario” oppure “Non prendo farmaci se non proprio necessario, perchè fanno male” ? E’ un estremo che necessiterebbe di un confronto medico-paziente volto a far capire che assumere farmaci quando si tratta di reali necessità è doveroso per avere una buona qualità della vita. Molti, per esempio, soffrono di mal di testa…
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abr · 26 days ago
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Vogliono "la verità" su quel Ramy. La verità c'é, erano mal-viventi in fuga con refurtiva in tasca. Punto e fine della discussione.
Patetico tentativo, evidentemente suggerito da avvocatuncolo ong, di trasformare un predatore nel Floyd de'noantri: spiaze ma qui non nutriamo sensi di colpa da schiavismo su altri mediterroni, anzi.
Se anche l'incidente derivasse non da schianto da imperizia ma da "spintarella" dell'auto della polizia per farli cadere, come afferma la sicumera dei "narratori della rete", il loro "Nessuno tocchi Caino" produce solo il nostro sentito e sincero SPIAZE. E' nella natura dei predatori fare una vita corta e grama - reazioni, fughe, galere, regolamenti di conti. I loro parenti dovrebbero metterlo in conto.
Il clan dei difensori si autocala poi nel ridicolo, appropriandosi dello slogan "no alla violenza". Questa totale assenza di autoironia è l'impronta digitale delle ong che li assistono. Cambiate avvocatuncoli.
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raccontidialiantis · 10 days ago
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La scusa di Natale
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Luciana non sapeva più come suscitare il suo interesse. Lo desiderava da tempo, da quando erano ragazze. Ma Elena, la sua amica intima, era stata più fortunata e alla fine se l'era sposato. Comunque amici da una vita, l'occasione finalmente arrivò ed era troppo ghiotta, per non coglierla: fortuitamente soli in casa prima del cenone da festeggiare tutti insieme, per via dello shopping dell'ultimo momento, senza i rispettivi coniugi nella stessa stanza e per giunta con in casa nessun altro in vista, forse per una mezz'ora abbondante, non si perse d'animo e gli disse: “sai, Antonio: probabilmente ho un nervo accavallato, ahia!”
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Lui, tonto come tutti gli uomini, le rispose: “se vuoi ti faccio un massaggio, fammi vedere dove…” Luciana, con gesto sensuale e lento, guardandolo negli occhi, scoprì le spalle e l'uomo per qualche secondo davanti al più bello spettacolo del mondo non riuscì a proferir parola: lingua di felpa, bocca aperta e un insolito, improvviso rimescolio nel basso ventre. Le massaggiò l'incavo del collo, ma da quel mugolio un po’ troppo partecipe, dai 'si' sussurrati, continui e rochi, dal sorriso esplicito che ella gli rivolgeva, capì che era altro che quella femmina stupenda, perfida e adorabile voleva.
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La prese e la sbatté al muro; pur con le labbra incollate a quelle di lei, le sollevò la gonna e le infilò una mano tra le cosce. Lei le allargò, inarcò in avanti i fianchi e facilitò le sue manovre, guardandolo spesso negli occhi a sfidarne la mascolinità a lungo repressa da un matrimonio stanco. Antonio la frugò in modo esperto, come solo un uomo sposato da vent'anni sa fare e la fece godere. Poi, scesi i calzoni, in piedi la infilò in una botta sola. Luciana spalancò gli occhi e aprì la bocca, godendo come una pazza per la conquista e per l'entità del membro. Lui con dei colpi ben assestati le scaricò dentro la sua esplicita e più desiderata dichiarazione d'amore.
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Fu rapido, frettoloso ma bellissimo. Fra un po’ sarebbero tornati tutti. Le disse: “d'ora in poi sarai solo mia, capito? Fai un cenno con la testa, mentre ancora godi con me dentro. Con tuo marito saranno solo mal di testa e indisposizioni. Ti voglio tutta solo e soltanto per me.” Le disse queste cose continuando a leccarle il collo e baciandola. Si rivestirono lesti. Era riuscita a fottere e rubare il marito a Elena, la sua più cara amica. Ma non se ne pentì mai: la storia andò avanti per anni. E lui la godette appieno. Ogni giovedì.
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Lei invece, pur provando un orgasmo proibito dopo l'altro, aveva il suo più grande piacere proprio quando spettegolava sottobraccio alla sua amica, passeggiando e discettando di corna altrui e malizie femminili varie. E sorseggiando un caffè o leccando un gelato, percepiva Elena come moglie e madre tranquilla, sicura dell'amore fedele e inscalfibile dell'uomo che invece aveva risvegliato dentro di lei la puttana insospettabile e repressa che aveva dentro. L'amore è custodire un segreto enorme e inconfessabile, è il gusto dell'assolutamente proibito finalmente e ripetutamente violato. Non c'è nulla che dia più soddisfazione all'anima.
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RDA
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apropositodime · 3 months ago
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Sono qui ad aspettare la dottoressa.
Figuriamoci se arriva in orario. In teoria sono la prima, a meno che quello che è arrivato dopo non abbia l'appuntamento.
Ma poco importa, pensavo peggio.
Ho avuto:
Febbre
Mal di gola
Mal di teata
Nausea
Mal di stomaco
Questi fastidi intestinali però, sono la cosa che mi preoccupa di più.
Va be, mi farò dare qualcosa e poi farò gli esami del sangue, che è mezza vita che non faccio.
Sono sicuramente stressata, di brutto anche.
Il lavoro mi prosciuga.
Ma non è nemmeno quello, è quello che gira intorno che mi sta ammazzando.
Quindi la diagnosi giusta sarebbe:
"prima di diagnosticarti qualsiasi malattia, assicurati di non essere circondata da stronzi"
Una cit. diceva poi o meno così.
Ecco, adesso mi dia la cura.
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fuoridalcloro · 4 months ago
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"Era una credenza comune che la solitudine portasse al bisogno di compagnia. Lupo al contrario era convinto che la solitudine richiamasse altra solitudine. Chi sin da bambino è abituato a mangiare da solo, non si troverà mai a suo agio condividendo una tavola con altri; chi ha conosciuto per lungo tempo una casa vuota mal si adatterà alla convivenza; chi guida per conto proprio sarà scontento nel trasportare un passeggero. Non c’era amore che reggesse. Non si trattava di sognare la venuta di una persona speciale in grado di far apprezzare, perfino anelare la condivisione della propria vita; la solitudine, semplicemente, era più forte dell’amore."
Rebecca Panei - Il colore della neve
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pocodormire · 4 months ago
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due volte nella mia vita ho vissuto per lunghi periodi in una metropoli. la prima volta, tra il 2021 e il 2022. poi me ne sono andata via, un malanno dopo l'altro, una crepa nel cuore dopo l'altra, per tornare in Italia. a far che? studiare, sì, e nel frattempo tornare a vivere, a scoprire, avendo mille lavori e conoscendo decide e decine di persone che presto non saranno che contatti su un vecchio gruppo di whatsapp. e poi la seconda volta, ora, in una metropoli in Asia, inquinatissima, popolatissima, rumorisissima. e continuo ad ammalarmi, proprio come la prima volta. niente: la vita urbana non fa per me. e non riesco a credere che ancora mi stupisco di questo fatto. sono praticamente cresciuta nel bosco. non ci posso stare qua con altre millemila persone. ma non starò sempre qui: a breve tornerò nei villaggi remoti dove operiamo. e là ci son solo distese di risaie, strade a pezzi, cani randagi. però stai sicuro che magicamente guarirò da tutte le malattie. già lo so. mi verrà solo il mal di schiena da bianca europea che non è abituata a muoversi sempre in moto
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occhietti · 6 months ago
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Un bambino risponde grazie perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso in cui lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia. Non sostituirti a lui. Ricorda che la sua implicita richiesta è: aiutami a fare da solo.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele. Purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo, più tardi, di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così, è una frase da non dire…
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci. Provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo non è mal vestito, ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande. Ricorda che le tue parole sono davvero importanti. Meglio un questo non lo so se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore. Lo legge attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato. Spiegagli perché sei triste. Lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile. Vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre, non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono.
Onoriamolo con cura.
- Giorgio Gaber
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ross-nekochan · 5 months ago
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Ieri sono andata di nuovo dalla mia amica giapponese.
Sono arrivata da lei nel pomeriggio di sabato e siamo andate insieme al 銭湯 (sentō), ossia i bagni pubblici giapponesi. Questa volta mi ha fatto meno effetto ma è sempre in qualche modo liberatorio essere letteralmente nuda assieme a tanta altra gente nella tua condizione. Ci si guarda però non c'è troppo giudizio, perché ci sono così tanti corpi diversi che il giudizio sembra perdere di senso.
Dopo essere stata a rilassarmi nella vasca super calda con le turbe idromassaggio (che relax madonna), la mia amica mi ha proposto di immergermi nella vasca fredda:"Vedrai che bella sensazione!". Io inizialmente le dicevo che avrei voluto evitare perché non mi sembrava troppo sensato far fare uno sbalzo di temperatura così forte al corpo; in più conosco la mia polla (ossia me stessa). Alla fine però mi sono lasciata convincere e l'ho fatto: Mix perfetto per un cazzo di capogiro che così forte penso di non averlo mai avuto nella mia vita. Fortuna che è passato dopo qualche minuto e quindi vabbè tutto a posto.
Poi mi chiede del lavoro e del perché ho cambiato: le spiego che ho il doppio delle ferie di prima e mi fa:"Vabbe ma 20 giorni di ferie sono normali no?". È la seconda volta che me lo ha detto e io ogni volta le dico, no, la normalità in Giappone è 10 e mi stupisce sempre che lei, giapponese, anche se anziana, viva così fuori dal mondo e mi rendo conto che chi lavora nella scuola pubblica è privilegiato non solo in Italia, ma pure qui.
A cena abbiamo mangiato 冷やし中華 (hiyashi chūka - foto 1) ovvero noodles freddi cinesi con verdure e carne e una salsa fatta di salsa di soia, aceto, zenzero e sesamo. Poi aveva preso anche dei salamini francesi: buoni, ma peccato fossero letteralmente dolci - poco sale e pochissimo pepe rispetto ai nostri. Da bere una lattina di birra e del vino bianco (scarso).
La notte un inferno: mi sono svegliata forse alle 4/5 con una nausea e un mal di testa fortissimo. Ho temporeggiato girandomi da un lato all'altro per ore e ore, svegliandomi e riaddormentandomi di continuo, finché non ho sentito la mia amica sveglia. Mi sono alzata e le ho detto:"Yuki che guaio, mi viene da vomitare...", mentre lei mi suggeriva di tornare a dormire, ho preso un sorso di acqua... tempo 2 sec e sono corsa al bagno a vomitare. La causa penso sia stata il fatto che sono stata troppo indulgente col vino, che secondo me era pure di scarsa qualità.
Sono tornata a dormire finché non era ora di pranzo, intorno alle 12.
Questa volta però non siamo andate a pranzo dai suoi genitori, ma la mia amica ha organizzato un pranzo a casa sua in cui ha invitato: la sua insegnante di italiano (che è di Salerno e io, quando l'ho saputo, le ho chiesto di presentarmela), suo marito giapponese, un suo compagno di classe (che frequenta la stessa insegnante), la moglie e una sua collega molto giovane che insegna inglese nella stessa scuola media dove insegna anche lei.
L'insegnante di italiano è simpatica, però è la tipica signora italiana con un carattere forte che sta sempre in mezzo a fare le cose al posto degli altri, un po' ignorante e banale (che cazzo mi vieni a dire a fare: che palle D'Annunzio, che palle Manzoni, che palle tutti - dì che non ti piace la letteratura senza fare sceneggiate, no?), insomma, tipica signora italiana. Però ha preparato la parmigiana di melanzane quindi un po' la perdono ahahah.
Il marito invece super tranquillo e straeuridito: prima della pensione era un professore di storia romana e ha vissuto in Italia per svariati anni. Conosce un sacco di aneddoti italiani che manco io sapevo (tipo sul palio di Siena, su Matera etc) ed è il tipo che una volta che parte non lo fermi più. Non ricordo come se n'è uscito con questo argomento, ma dopo aver detto che c'era stato un momento in cui era senza lavoro e senza soldi e che non poteva nemmeno tornare in Giappone, ha detto anche che mentre stava facendo un lavoro prendeva uno stipendio sia in Italia che dal Giappone, nello stesso momento. Io sempre più convinta che chi ha vissuto in quegli anni ha avuto un culo della Madonna perché i soldi si buttavano come non è mai più successo (esempio plateale: mio nonno baby pensionato che ha vissuto metà della sua vita in pensione... METÀ).
Detto questo, fortunatamente sono riuscita a godermi il pranzo nonostante la vomitata.
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turangalila · 2 months ago
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Sigismondo D'India (1582-1629)
[Le musiche: da cantarsi nel chitarrone, clauicembalo, arpa doppia, & altri stromenti da corpo : con alcune arie, con l'alfabetto per la chitarra alla spagnola : nouamente composta, & data in luce : Libro quinto (Venetia: A. Vincenti, 1623)]
— Torna il sereno Zefiro
Torna il sereno Zeffiro, / E gli augellini garruli. / De’ boschi dolci musici, / Cantando insieme, temprano / Al suon del rio che mormora, / Concordi, note armoniche. / Io sol, involto / Il tristo core. / Anzi sepolto / In trist’orrore, / Al suon del pianto intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai. //
Le nubi, d’acque gravide / Che sgorgano i diluvii, / Or tutte si ristagnano; / E i venti, che fremeano / Orgogliosi con furia, / Taciti e cheti or dormono. / Io, sospirando / Senza riposo, / E ancor versando, / Tristo e doglioso, / Nembo di pioggia, intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai." //
Ringiovenito ogni arbore / Di verde manto vestesi; / Ridenti campi e pratora / Di verde spoglia ammantansi; / E infin le grotte adornansi / Di fior vermigli e candidi. / Io sol, smarrito / Fuor di ogni usanza, / Seco e sfiorito / Di mia speranza / Il più bel verde, intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai."
— Lamento di Didone
Infelice Didone, / com’hai tu spirto e core / se’l cor da te si parte / mentre parte di te / la miglior parte? / Ahi, che sento mancarmi, / ahi, che sento gelarmi / l’anima in questo seno, / e a poco a poco, ohimè, / venirne meno. //
Enea, mia vita, / Enea, dove ten vai, / dove ten vai, crudele? / Perché sola mi lasci? / Perché da me ten fuggi? / Che ti feci, cor mio? / Perché negarmi, ohimè, / l’ultimo addio? / Non m’odi tu, mio sole? / Deh, portassero i venti / come portan le vele, / i miei lamenti! / Ahi, ch’a le mie querele / e gravi pene / rispondon per pietà / l’aure e l’arene!//
Enea, ben mio, tu sol, / tu sol, lassa, / t’induri ai prieghi, ohimè! / di chi per te si more? / Idolo mio crudel, / idol d’amore! / T’accolsi pur, ingrato! / T’accettai pur errante, / ti sovvenni disperso / e nel mio regno / ti diedi pur il cor, / l’anima in pegno. / E tu, infedel, / senza l’usata aita, / in abbandono mi lasci / e senza vita. / Deh no! volgiti, infido, / volgiti indietro, / volgi, gira ver me la prora! / e gira i lumi pria ch’il dolor / m’ancida e mi consumi. //
Enea, cor del mio seno, / ahi, tu non vedi? / Non vedi come incenerisce e langue / la misera Didone, / che versa dalle luci / un mar di sangue? / Ma, lassa, a chi parl’io? / A chi non mi risponde. / Così n’andrò tradita, / vilipesa e schernita? / No, no! Gite sotterra / mie neglette bellezze! / Cada, cada lo scettro / e la corona! / Cadan le sparte chiome, / cada il purpureo manto! / E del suo, fosco e nero, / morte pietosa, / mi ricopra e vesta, / per far scena di me / tragica e mesta. //
Ahi dolore, / ahi dolore! / Come ucciso non hai / già questo core? / E tu, cor mio, / se privo de la tua vita sei, / come sei vivo? / O de l’anima mia / spento desìo! / O mio spento consorte! / Quest’è l’onor? / Quest’è la fè? / Son queste le promesse, / o mio foco, ch’a le ceneri tue / serbar dovea? //
Errai: or vivo e moro, / e morendo e vivendo / anco t’adoro. / Ahi, che per te son io / mal accorta sorella! / Per te son giunta al fine, / per te già varco il passo, / il passo estremo / (ahi, dura sorte e ria!) / che parte l’alma / de la vita mia. //
Sù, sù, spirti d’Averno! / Venite, o furie ultrici, / a mille a mille, / venite meco a vendicar l’oltraggio! / Ma qual mi sento al petto / correr gelido, ohimè, / sudor di morte? / Ah, che mi sento / il cor dal cor diviso. / Ah, che l’ha già’l dolor / morto ed anciso! / Ahi, che finir mi sento! / Mi s’oscura la vista, / il pié vacilla. / Chi mi mantiene in vita? / Ahi, che martire! / io moro. / Ahi, chi m’aita / ne l’ultima partita? / Non più respira il fianco, / io m’abbandono, ohimè, / già cado e manco.
_ Sigismondo D'India – Madrigali E Canzonette Maria Cristina Kiehr, Concerto Soave, Jean-Marc Aymes (2003, Harmonia Mundi – HMC 901774)
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angelap3 · 8 months ago
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Nun me trattà male
Ije;
si nu juorno vecchia e stanca,
m'avvessa spurcà quanno magno,
pecchè me tremmene 'e mmane,
tu nun me guardà stuorto,
pienze quanti vvote te spurcave tu,
pe te mparà a magnà piccerillo mbraccia me.
Si 'a vicchiaja;
me fà dicere sempe e stessi ccose,
tu suppuorteme nu me trattà male,
pienze quanti ssere,
t'aggio cantato a stessa ninnanna,
pe te fà addurmmì.
Si 'e coscie me tremmano,
e nun c'a faccio a stà vicino a te a cammenà,
aspiettemi e nu sbuffà,
tu nun te scurdà,
ca ije t'aggio nmparato a cammenà,
senza maje sbuffà manco na vota.
Si mo parlo e sbaglio 'e pparole,
tu nun ridere e me nun me fa sentere na scema,
ije pe te aggio accumminciato lettera pe lettera,
pe te mparà a parlà.
Si mo aggio bisogno e te pe m'appuià nu poco,
ncoppo a spalla pe m'arrupusà,
pienze quanti vvote t'aggio purtato mbbraccio.
E mo aiuteme sulo arrivà a fine e chesta vita,
arricurdete figliu mjo,
che tu si tutto 'a vita mja,
e nun te scurddà maje e me,
pecchè ije,
aggio campato sulo pe te.
(Pupella Maggio)
Non trattarmi male
Io;
se un giorno vecchia e stanca,
mi dovessi sporcare quando mangio,
perché mi tremano le mani,
tu non mi guardare in mal modo,
pensa quante volte ti sporcavi tu,
per insegnarti a mangiare da piccolo nelle mie braccia.
Se la vecchiaia
Mi fa dire sempre le stesse cose,
tu sopportami non trattarmi male,
pensa quante sere,
ti ho cantato la stessa ninna nanna,
per farti addormentare.
Se le gambe mi tremano,
e non ce la faccio a stare vicino a te a camminare,
aspettami e non sbuffare,
tu non ti dimenticare,
che io ti ho insegnato a camminare,
senza mai sbuffare una sola volta.
Se adesso parlo e sbaglio le parole,
ti non ridere di me non farmi sentire una scema,
io per te ho iniziato lettera per lettera,
per insegnarti a parlare.
Se adesso ho bisogno di te per appoggiarmi un po’,
sulla tua spalla per riposarmi,
pensa quante volte ti ho portato in braccio.
E adesso aiutami solo ad arrivare alla fine di questa vita,
ricordati figlio mio,
che tu sei tutta la mia vita,
e non dimenticarti mai di me,
perché io,
ho vissuto solo per te.
Oggi, in memoria di Pupella Maggio, icona del teatro napoletano nata il 24 aprile 1910.
Ph. A. De Luca
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