#ma che. cazzo. state. a dì.
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ross-nekochan · 2 months ago
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大好き、池袋 ~❤️
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marquise-justine-de-sade · 8 months ago
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C’ho na pazienza da leopardo
La Pazienza è finita.
Non ce n’è più.
Esaurita.
Debellata come il vaiolo.
Inutile che vi chiediate perché la gente ve strombazza a 0,000033 nano secondi dallo scatto del semaforo verde; non domandatevi perché er barista ve lancia l’espresso da in fondo al banco del bar e il banco è lungo come ‘na pista d’atletica.
La pazienza è finita, sicché muovete il culo e attaccateve ar treno.
E’ finita perché evidentemente è stata sprecata, cestinata, sottovalutata, scontata, saldi al 50% a metà stagione e abusata.
E io pure, di pazienza, non ne ho più.
Nun ne posso più se sentì gente che se lamenta nonostante non gli faccia male niente.
Gente che si lascia e poi si riprende e poi si rilascia ad un ritmo di 5 barra 6 volte in un mese e te viene a dì che però se amano. Non si regge più il trentenne che è confuso e spaventato perché stava con una che stava anche con un altro ma aveva dimenticato di dirglielo per whatsapp, al trentenne.
Basta con sta gente che se lagna, quella che piagne, quella che frigna, quella depressa, quella che vuol la testa dell’ex su un piatto d’argento e due patate al forno, quello che ammazza quella perché quella è una santa che sta con un fuori di testa. Avete tutti rotto er cazzo e avete esaurito la pazienza e l’attitudine all’ascolto pure de tutti i monaci buddisti di sto mondo.
Iniziate a lamentarve meno, a guardà con chi scegliete de stare e non scegliete sempre la stra-tipa da copertina o l’hipster che è tanto figo quanto ignorante.
Fateve due domande ogni tanto e fate pure due chiacchiere con l’altra metà.
E se ve mollate, ve prego, scrivetelo giusto su facebook e non rompete er cazzo, non è mai morto nessuno perché s’era mollato, casomai qualcuno ci ha rimesso le penne perché stava con n’infame, ma queste so’ altre storie.
E “domani è n’artro giorno” e se lo disse lei, sfigata com’era, nun vedo perché voi ve state ad arrovellà sulle questioni per stagioni su stagioni.
Divertiteve che a piagnè se fà sempre in tempo.
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violeblanche · 4 years ago
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essereilsole · 4 years ago
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Uno quando fa così che non sa che dì vordì che non te voleee lascia staaaaaa ma che state a fa tutti e due. Cazzo ve tenete le mani deficienti ve state a prende per il culo.
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bluastro-yellow · 4 years ago
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MA CHE CAZZO STATE A DÌ
NON CE CREDO
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italian-sides · 5 years ago
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i'm back with another Thing for the AU? what? i'm on fire these days!
this time, please enjoy a Logince based off the song "E qui comando io" by Gigliola Cinquetti, a folk song mainly spread in northern Italy
tw: mentions of sex, cursing both in English and German
anyway, enjoy!
Luca Stüflesser couldn’t take it anymore.
Every time his roommate, and by now centuries-old crush, Romolo Stella brought some new partners known on Tinder - and maybe even Grindr, given the not always precise gender of the people he saw - in his apartment to... "have fun", Luca became more and more frustrated, so much that he became unbearable even for his other two roommates, Patrizio and Virgilio.
After months and months of swallowed bile and grinning and bearing it, Luca made a decision: he would have confronted Romolo himself.
So, on a night when the Trentino knew that the two would be alone, he approached Romolo's figure on the sofa, intent on re-watching all the Winx series [1] after years, and he stood beside him, with his arms crossed and a serious expression on his face, beginning to speak with the harsh accent typical of his region:
"Romolo, I’m sick of watching all this coming and going, almost every weekend you bring someone different to your room!
Here I’m in command, this is my house, and every day I want to know who is coming and who is going!"
The Roman, finishing eating the popcorn in his hand, merely raised an eyebrow, with a facial expression that perfectly expressed a saying typical of his region: 'E sticazzi?' [2], and he was back to watch Bloom and the other Winx change into their costumes, which made Luca even more upset.
Ah, feelings. The bane of his existence.
He used to say he hated them, but in reality he was also a victim of them, and this he absolutely couldn't accept.
Thus, gnashing his teeth and failing miserably to maintain his composure, the Trentino exclaimed, annoyed:
"Do you have any idea of how many favors I’ve done to you, covering your back every time Patrizio and Virgilio asked something about your... acquaintances? How many times have I cooked, cleaned and swept your room because you were too busy relaxing after having fun? Do you have any idea how unbearable it is hearing someone having fun when you have someone who doesn't even like sex in the same house?
How much I hate that it’s them and not m-"
Shit.
Shit. Shit. Shit.
Bloody feelings, that darkened his mind and made him speak before he could form a coherent thought, not connecting his brain to his mouth.
"Scheiße. Ich bin ein arschloch, jetzt wird er nie wieder mit mir reden. (Fuck. I'm an asshole, now he’s definitely not talking to me anymore.), muttered in German the Trentino while turning his back to Romolo, already feeling tears forming at the corners of his eyes and deciding to go back to his room, brooding over making a complete ass of himself.
The Stella twin, however, grabbed him by the arm and stopped him, and with a smug smile on his face asked him:
"Oi, kraut... so you like me?"
To say that Luca was blushing was an understatement. Let's say that a tomato - or a Solanum lycopersicum, as the Trentino liked to say - was waaay less red than he was.
"Lüge! (Falsehood!)", exclaimed, without translating from German to Italian for embarrassment, the young man, whose brain made a sound like a computer error once Romolo grabbed his face with one hand, bringing him closer to him on the couch.
"Quando la luna la cambia i color,
vieni ch’è l’ora, vieni ch’è l’ora,
quando la luna la cambia i color,
vieni ch’è l’ora di fare l’amor.",
("When the moon changes its colours,
come, it's time, come, it's time.
When the moon changes its colours,
come, it's time to make love.")
quietly hummed the Stella, continuing the song that perhaps, unintentionally, Luca mentioned just before.
The error sound in Luca's brain turned into the Windows' shutdown sound once Romolo kissed him, pushing him from the chest to spread him on his stomach on the sofa to better deepen the kiss.
Too bad that, during the highlight, Patrizio entered the house, giggling like a child and exclaiming, clearly amused, before returning to his room:
"Look, the house is actually rented in my name, so...
E quì comando io, e questa e casa mia,
ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere.
E quì comando io, e questa è casa mia,
ogni dì voglio sapere chi viene e chi va.",
(And here I’m in command and this is my house,
every day I want to know, every day I want to know.
And here I’m in command and this is my house,
every day I want to know who is coming and who is going.")
finishing happily whistling the song.
And if you’re wondering, no, he wouldn’t have made them forget it so easily.
[1]: "Winx Club" is an animated fantasy/adventure series created by Iginio Straffi, a former comic book artist. It is produced by Rainbow SpA, a studio co-owned by Straffi and Viacom, in co-production with RAI, tha national Italian television, and Nickelodeon (also owned by Viacom). The series has also spawned three feature-length movies and multiple spin-offs, including a live-action adaptation aimed at young adults.
[2]: Typical italian slang expression, it could assume different meanings in different regions. Predominantly used in Rome (Lazio) to manifest complete indifference regarding a certain issue.
Luca Stüflesser non ce la faceva più.
Ogni volta che il suo coinquilino, e ormai cotta secolare, Romolo Stella portava qualche nuovo partner conosicuto su Tinder - e forse anche Grindr, dato il genere non sempre ben preciso delle persone che vedeva - nel proprio appartamento per... "divertirsi", Luca diventava sempre più frustrato, talmente tanto che era diventato insopportabile anche per i suoi altri due coinquilini, Patrizio e Virgilio.
Dopo mesi e mesi di bile ingoiata e buon viso a cattivo gioco, Luca aveva preso una decisione: si sarebbe confrontato con Romolo di persona.
Così, una sera in cui il trentino sapeva che i due sarebbero stati soli, si era avvicinato alla figura di Romolo sul divano, intento ariguardare dopo anni tutti gli episodi delle Winx e gli si era piazzato di fianco, con le braccia incrociate e un'espressione seria in viso, cominciando a parlare con il duro accento tipico della sua regione:
"Romolo, sono stufo di vedere tutto questo andirivieni, quasi ogni fine settimana ti porti dietro qualcuno di diverso in camera!
Qui comando io, questa è casa mia, e ogni dì voglio sapere chi viene e chi va!"
Il romano, finendo di mangiare i pop-corn che aveva in mano, si era limitato ad alzare un sopracciglio, con un'espressione che esprimeva alla perfezione un'espressione tipica della sua regione: 'E sti cazzi?', ed era tornato a guardare Bloom e le altre Winx trasformarsi, cosa che aveva fatto innervosire Luca ancora di più.
Ah, i sentimenti. La rovina della sua esistenza.
Diceva tanto di odiarli, ma in realtà sotto sotto ne era vittima anche lui e questo non lo poteva assolutamente accettare.
Così, digrinando i denti e fallendo miseramente nel mantenere la propria compostezza, il trentino aveva esclamato, infastidito:
"Tu hai idea di quanti favori ti ho fatto, coprendoti le spalle ogni volta che Patrizio e Virgilio chiedevano qualcosa riguardo alle tue... conoscenze? Quante volte ho cucinato, pulito e spazzato camera tua perché tu eri troppo impegnato a rilassarti dopo esserti divertito? Hai idea di quanto sia insopportabile sentire come ti diverti quando hai qualcuno a cui nemmeno piace il sesso?
Di quanto odi il fatto che siano loro e non m-"
Merda.
Merda. Merda. Merda.
Maledetti sentimenti, che avevano oscurato la sua mente e lo avevano fatto parlare prima di poter formare un pensiero coerente, collegando cervello e bocca.
"Scheiße. Ich bin ein arschloch, jetzt wird er nie wieder mit mir reden. (Cazzo. Sono un coglione, ora sicuramente non mi rivolgerà più la parola.)", aveva borbottato in tedesco il trentino rivolgendo le spalle a Romolo, sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi e decidendo di tornarsene in camera, a rimuginare sulla propria figura di merda.
Il gemello Stella tuttavia lo aveva afferrato per un braccio e lo aveva fermato, e con un sorrisetto compiaciuto sul suo viso gli aveva chiesto:
"A' crucco... ma quindi io te piaccio?"
Dire che Luca era arrossito era un eufemismo. Diciamo che un pomodoro - o un Solanum lycopersicum come piaceva dirlo al trentino - era meno rosso di lui in quel momento.
"Lüge! (Falsehood!)", aveva esclamato, senza tradurre dal tedesco all'italiano per l'imbarazzo, il giovane, il cui cervello aveva emesso un suono simile a quello di errore di un computer una volta che Romolo gli aveva afferrato il viso con una mano, avvicinandolo a sè sul divano.
"Quando la luna la cambia i color,
vieni ch’è l’ora, vieni ch’è l’ora,
quando la luna la cambia i color,
vieni ch’è l’ora di fare l’amor.",
aveva canticchiato distrattamente lo Stella, continuando la canzone che forse, involontariamente, Luca aveva menzionato poco prima.
Il suono di errore nel cervello di Luca si era trasformato nel suono di spegnimento di Windows una volta che Romolo lo aveva baciato, spingendolo dal petto per stenderlo a pancia in su sul divano per approfondire meglio il bacio.
Peccato proprio che, nel momento clou, era entrato in casa Patrizio, ridacchiando sotto i baffi come un bambino ed esclamando divertito, prima di tornare in camera propria:
"Ma guardate che in realtà la casa è in affitto a nome mio, quindi...
E quì comando io, e questa e casa mia,
ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere.
E quì comando io, e questa è casa mia,
ogni dì voglio sapere chi viene e chi va."
finendo di fischiettare allegramente la canzone.
E se ve lo state chiedendo: no, non l'avrebbe fatta dimenticare loro tanto facilmente.
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aldebaran66 · 3 years ago
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Manuale di sopravvivenza per Free/No-vax
Sappiamo come ti senti tu, piccola percentale della popolazione, quella insana, tu fottuto untore. Lo sappiamo come ti senti. Ti senti in colpa, E FAI BENE. Con il tuo tamponcino negativo non sarai mai comunque al di sopra di ogni sospetto. Tu sei comunque un vile che non si è fatto bucherellare per il bene della scienza. TU sei uno che gli animalisti odiano: se non ti sacrifichi tu, dovranno fare gli esperimenti sui topi. Tu sei uno senza vergogna, anzi senza vergognah (che per motivi misteriosi se oggi scrivi con l’h finale ha un certo qual senso).
Ma dato che ormai sembra che i panda l’abbiano sgamata, e nessuno si preoccupa più della loro estinzione, OGGI, noi del WWF vogliamo presevare te da sicura estinzione. E andiamo a stilare un manuale di sopravvivenza per te, malefico infettivo.
Premessa: “Sai che ti stanno dando la caccia. Sai che non potrai mai scappare per sempre. Sai che ti troveranno: adotta la strategia del Camaleonte: camuffati.
 (Camaleonte novax che finge si essere come i vaccinati normali)
1) Se ti chiedono se sei vaccinato (e non dovrebbero) tu fatti una grassa risata e declama. “Ma ovvio che si, ne ho già fatte 4 perchè c’ho un cugino all’asl che me paracula. E che fossi scemo? Mica vojo morì”.
2) Fatti tatuare il braccio come un Fedex qualsiasi e spiega: “C’ho così tanti buchi de vaccino che se li unisci dall’uno al 45 esce la scritta “Ne resterà soltanto uno e quello so io”.
3) Ogno tanto, ma solo se qualcuno ti sta guardando, disinfetta la sedia, la scrivania, il telefono del tuo collega tamponato: “Je vojo bene, ma ce tengo alla buccia”.
4) Comperati per 15 euro il greenpass di SpongeBob. Se te lo chiedono mostra quello. Nessuno noterà che non sei una spugna. Nel caso obiettassero: “Ma sei una spugna!”, tu rispondi: “ok bevo troppo, embè’ Però son vaccinato. Fatti li cazzi tua”
5) Se vedi in giro la Lucarelli che provoca, non darle una testata all’iPhone, ma butta là (anche se non lo pensi): “anvedi che zizze”. A lei fa piacere, crede che sei un provax, se scioglie e non ti querela.
6) Ripeti spesso: “Mejo i nigeriani che i novax”. E’ una cazzata, ma dato che ti ascoltano solo i piddonzi, hai l’immunità a vita a prescindere.
7) Se ce la fai, mettiti una sciarpa arcobaleno che vai anche dal papa senza controlli.
8) Fai lo spiritoso sui social: “Anvedi! Ho fatto la terza dose e adesso col 5G vado a palla!”. I vaccinati ridono molto a questa battuta.
9) Ogni tanto, ma solo se te la senti, dì qualcosa tipo: “Dite grazie a noi vaccinati, astronzi! Cor cazzo che ve pago le cure se state in ospedale!” (ma questa opzione è solo per gente allenata, non pretendiamo che tu lo dica davvero. Ci rendiamo conto che solo a scriverla fa schifo ar cazzo. Ma se ce la fai spacca. Non ti sgama più nessuno).
10) Se alla sera, prima di entrare nel tuo candido lettuccio, ti senti una merda infame e un mistificatore pensa che potrebbe solo andarti peggio: potresti dover fare la terza dose domani. E tra 5 mesi la quarta.
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janiedean · 7 years ago
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due considerazioni sul *voto utile*
passatemi i termini probabilmente accesi a cui arriverò mentre scrivo sto post ma devo levarmelo dalla gola.
ora: ho capito che noi che ODDIO MA COL VOTO UTILE ROMPETE SEMPRE E NON VOTATE MAI PER QUELLI CHE VOLETE E NON GLI DATE UNA POSSIBILITA’ siamo una brutta razza, ma specie visti i risultati di ste elezioni vorrei solo fare presente un paio di cose.
io c’ho avuto la botta di culo di avere i genitori che non sono mai stati di destra e sono gente ragionevole (anche se a sto giro ho dovuto sputare sangue per convincere mia madre a non votare LEU, MORE ON THAT LATER), ma comunque sono venuti su nei 60/70/80. epoca in cui sapevi benissimo che la DC vinceva qualsiasi cosa facevi, quindi o votavi pci o votavi chi cazzo volevi che tanto il risultato non cambiava. per dì, mia madre votava lotta continua e mio padre era radicale finché facevano i referendum pro divorzio e aborto, poi quand’è che c’è stato craxi e tangentopoli e simili ovviamente si sono buttati su posizioni meno estreme ma comunque fino a che berlusconi è venuto di mezzo hanno sempre votato chi gli pareva.
io non ho avuto la botta di culo di essere nata negli anni 70. sono dell’88 ma non ho fatto in tempo a votare prodi nel 2006 (dove sarebbe servito) e guess what, le mie prime elezioni sono state nel 2008.
se per caso non c’eravate nel 2008, vi rinfresco la memoria: berlusconi aveva pagato mastella per far cadere il governo prodi del 2006 (ed era finita a gente che mangiava mortadella in senato per festeggiare, capiamoci), governo che stava su con lo sputo perché votato con il porcellum fatto per far vincere berlusconi. venivamo da un’intera legislatura di silvio che ci aveva dato perle come la legge bossi-fini sull’immigrazione e la depenalizzazione del falso in bilancio, e non era manco quella dove si era scoperto che si faceva le ragazzine minorenni, governo che tra l’altro non sarebbe mai esistito se d’alema non avesse resuscitato berlusconi per la sua cazzo di bicamerale (per poi fare campagna anti-renzi per la riforma della costituzione che a lui non era riuscita, hahahaahaha). prodi c’aveva provato a fare i dico/pacs/unioni civili e un tot di altra roba accettabile (tra l’altro prodi è/era un signore che sapeva fare il suo lavoro), ed era andato tutto nel cesso (grazie anche a gente nel pd tipo la binetti che è stata pure eletta al senato nel mio collegio uninominale, bello eh?), ma vabbè. 
io e tutti quelli della generazione presente di sinistra siamo andati a votare con la prospettiva che se non vinceva veltroni per il pd ci beccavamo il TERZO governo berlusconi con tutto quello che ne comportava/ne ha comportato (spoiler: SI E’ DOVUTO DIMETTERE PER FARE IL GOVERNO TECNICO DOPO UN ANNO DI SCANDALO BUNGA BUNGA) e guess what, mi direte, potevate votare a sinistr -
gente. non c’era un’alternativa. c’era tipo la sinistra arcobaleno che poi era diventata sel dopo, ma chiunque fosse a capo di SA era all’epoca irrilevante o non abbastanza rilevante e infatti la gente di sinistra che voleva protestare contro il pd che faceva le sue solite scenette da backstabbing shakesperiano non aveva mica votato sinistra arcobaleno, si era astenuta. risultato: veltroni perde (ma va), berlusca vince e io, che sono di sinistra e non volevo votare un partito che aveva la binetti dentro ed era troppo centrista per me, ho turato il naso e votato pd perché CHE CAZZO POTEVO FARE? non c’era l’alternativa. era o pd o niente. 
ovviamente ha vinto berlusconi. e la gente ‘si vabbe ma il pd così com’è mi fa schifo meglio che non mi comprometto gli ideali e non ci vado’. ora, io posso capire la gente che non vota pd perché non si sente rappresentata e quello che volete ma dopo che io per il mio primo voto gli ideali li ho compromessi eccome se sento che dici ste cose mi viene da prenderti a calci. spoiler: ci becchiamo tre anni di berlusconi + governo monti e sappiamo com’è andata a finire.
sorvolando sulle europee e vari altri disastri tipo che HO DOVUTO VOTARE RUTELLI DUE VOLTE AL SINDACO DI ROMA E COMUNQUE HA VINTO ALEMANNO e so finita a votare la bonino alle regionali e ha vinto la polverini con la lista civica, cominciamo bene proprio, alle elezioni dopo c’era la coalizione di centrosinistra di bersani semidecente e ho votato sel senza tapparmi il naso, peccato che avevo ventiquattro anni e non potevo votare il senato...... che per la legge elettorale di berlusconi era il posto dove servivano effettivamente i voti al pd. ovviamente la coalizione non ha la maggioranza al senato e c’era napolitano che scadeva e spero che vi ricordiate quel cazzo di disastro che è successo, tra cui.... i franchi tiratori del pd che silurano sia prodi che bersani in una botta sola quando voleva eleggerlo presidente della repubblica, e per quanto renzi mi stia sul culo ci scommetto soldi che era stato d’alema, che sempre ha silurato prodi quanto possibile, e torniamo a d’alema che davvero se renzi voleva rottamà qualcuno doveva rottamà lui.
morale della storia: il mio voto non serve a un cazzo perché tanto il pd al senato non piglia abbastanza e non ci potevo votare, e ci becchiamo i cinque anni che ci siamo beccati. e vabbè. intanto mi devo sorbire i grillini che urlano all’inciucio quando l’hanno creato loro, silvio che non muore, salvini che sale, la cirinnà affossata per colpa dei grillini, renzi che non capisce che se cameron è morto sul referendum sulla sua persona non doveva morirci lui, renzi che non capisce quando è il caso di staccarsi e dimettersi anche se tbh ha fatto più renzi che d’alema per le cose che volevo fossero fatte ed è detto tutto, e almeno per lo ius soli ci hanno provato (ah ma chi non ci è andato a votare? I GRILLINI), ho dovuto ri-votare il pd romano che mi fa abbastanza schifo ma perché non volevo la raggi e mi sono beccata la raggi e da quando c’è lei sta città è invivibile ma se lo dici sei un complottaro che non capisce che era colpa di quelli prima. e vabbè, a sto punto mi dici ‘ma perché continui a farti male e votare pd’, e ti rispondo PERCHE’ IL PD C’HA I NUMERI E GLI ALTRI NO e non mi sento meglio a votare uno che mi rispecchia ideologicamente ma tanto al governo non ci va quando l’alternativa sono o neofasci o leghisti o incompetenti neofasci travestiti da salvatori del popolo. ma vabbè.
arriviamo a ste elezioni. cominciamo con ‘EH MA IL PD NON LO VOTO VOTO LEU SCUSA A ME RENZI FA SCHIFO TROPPO’. benissimo, pure a me renzi fa cagare troppo, ma visti i precedenti, permettimi di dire che d’alema mi fa cagare infinitamente di più di renzi e LEU probabilmente non l’avrei votata manco in coalizione o almeno se li votavo non votavo il partito dove sta d’alema perché d’alema mi fa letteralmente ribrezzo. però l’ho votato/supportato finché stava nel pd perché se il partito è enorme te lo devi accollare pure lui, e sinceramente che faccio, lo voto quando si stacca? ho capito il masochismo ma ho un limite anche io. c’è un sacco di gente che stimo in LEU, bersani/grasso/boldrini in primo luogo, ma quando la tua alternativa non è solo berlusconi ma berlusconi a braccetto con salvini che piglia più di lui, i cinquestelle che so criptofasci che non sanno manco dove sta di casa il parlamento e watermelons che è fascista e fine l’idea che devi fare la seconda coalizione per PUNIRE RENZI quando gli elettori di sinistra che non votano pd e non votano sinistra più estrema se non in coalizione storicamente si sa che si astengono in un paese che tende sempre a votare a destra a meno che la sinistra non sta in coalizione e non viene da cinque anni di governo di destra penoso non è idiota, è idiota E suicida e sinceramente premiarli per sta genialata quando implicava anche premiare d’alema anche no. specie quando poi fanno cazzate tipo NON ANDARE CON GORI IN LOMBARDIA e levargli un 4% che lo faceva anda in pari col leghista. ma vabbè.
a questo punto, non ho sta grandissima voglia di votare pd perché renzi si è suicidato da solo, mi faccio due conti, sospiro e vado a votare la bonino che non è assolutamente nelle mie corde economicamente e su un sacco di altre cose e che tra l’altro nel 94 mi pare stesse con berlusconi, ma d’alema berlusconi l’ha resuscitato lui e a sto punto NESSUNO a sinistra non si è inciuciato con berlusconi ad un certo punto, ma almeno ha un programma semidecente e si becca più voti di insieme o simili, sperando che mando al pd il messaggio senza votare tecnicamente pd. forse visti sti risultati avrei votato pd, idk, ma tanto comunque i miei uninominali erano tutti pd quindi alla fine sticazzi. ma di nuovo ho dovuto fare il voto utile e stavolta STAVO A VOTARE ANCORA PIU’ AL CENTRO DI PRIMA e sorvoliamo sul fatto che nel pd attuale ci sta gente ex forza italia o ex democristiana o peggio ancora udc (CASINI) che voglio dire, secondo voi mi fa piacere? spoiler: no. col cazzo. e ho lavorato per due anni nel giro istruzione ai rifugiati, ma secondo voi mi fa piacere votare un partito che ha usato la linea minniti? ma davvero? ma davvero? no. ma tanto SECONDO VOI LA LINEA DI SALVINI O DEI CINQUE STELLE SARA’ MIGLIORE? ecco, appunto.
morale della storia: il centrosinistra sta come sta (malissimo), LEU manco entra alla camera tra un poco, salvini ha fatto il botto e i cinquestelle lasciamo stare, e guess what, alla sinistra italiana lo sapevano perfettamente oppure sono dei totali ingenui se non se lo aspettavano. sai che novità. e io sto qui a fare il facepalm perché devo sentirmi dire che MA ALLORA CHE VOTI GENTE CHE NON TI PIACE.
no, non mi piaceva, ma era l’unico partito coi numeri. mo. io ho un’amica tra l’altro manco lgbt che ha votato potere al popolo ‘perché erano gli unici nel programma che avevano tutta roba a favore dei diritti lgbt comprese cose che non avevano pd, leu o la bonino’. ok, ma se potere al popolo VA CON UN SEGGIO AL MASSIMO ti conviene votare loro per avere tutto quando non lo avrai mai, o ti conviene votare quelli coi numeri che magari non ti danno l’adozione immediata o il MATRIMONIO ma correggono in meglio la cirinnà e non ti tolgono le unioni civili come vuole fare salveeenee e non sono quelli che te le hanno affossate tipo i cinque stelle? boh, non lo so. specie in un paese che vota a destra. mo questa sta disperata e c’ho voglia di risponderle ‘visto che dovevi votare pd’, ma non ho manco voglia di infierire, tanto ci sarà arrivata da sola.
mo, ho scritto sto delirio per sfogo principalmente, ma anche perché volevo far capire che non è che noi alfieri del voto utile predichiamo il voto utile perché ci piace o perché siamo convinti al 100% o perché vi vogliamo fare sentire in colpa che avete votato **secondo ideologia** o che. solo che è davvero una rottura di coglioni doversi sempre compromettere e turarsi il naso ogni santa volta che si vota utile per poi avere il voto utile sempre inevitabilmente compromesso a sua volta da gente che si astiene o vota ideologico e passare la sera delle elezioni a piangere nel cuscino perché sei andato contro metà dei tuoi principi e hai votato gente che non ti piace per evitare la catastrofe e tanto è arrivata lo stesso.
il pd era l’ideale? no. renzi faceva schifo? sì. era il caso di punirlo a questo giro quando comunque il pd c’ha una cosa che si chiama PRIMARIE che non ha nessun altro partito dove potevi andare a bastonare renzi dopo, e soprattutto CHE POTREBBERO AVERE USATO I GENI DI LEU/SINISTRA ITALIANA/POSSIBILE/CI SIAMO CAPITI FACENDOGLI OPPOSIZIONE DALL’INTERNO INVECE CHE ANDARSENE E LASCIARGLI CAMPO LIBERO? secondo me no, e infatti non l’ho fatto pur non votandolo, ma tanto ehi, sticazzi, al solito è servito a niente e adesso non voglio manco contestare la gente incazzata che vota m5s o vota salvini al sud (... vabbe) perché posso pure capirli anche se nclpf, però se almeno si faceva gruppo AVEVAMO UN’OPPOSIZIONE DI SINISTRA SEMIDECENTE, NON STO DESERTO DEI TARTARI CHE STO VEDENDO. e magari LEU si beccava dei voti in più che invece sono andati alla bonino (tipo i miei) o al pd. boh. sia mai. 
ma no. mo possiamo solo sperare che non fanno il governo e/o che si torna a votare e/o che i cinque stelle facciano lo stesso che hanno fatto con la cirinnà ie bloccare qualsiasi cosa e ci troviamo con la giunta raggi bis al governo. auguri nel caso succeda.
però ‘EH L’IDEOLOGIA’. sto più incazzata con i partiti/i politici per questo che con chiunque altro perché davvero fare partito a se per metterla in culo a renzi in questo preciso momento politico è da idioti, e l’avevano visto con le elezioni di QUALUNQUE ALTRO PAESE che i populisti stanno sul piede di guerra.
ma per favore non venite a dirmi ‘allora a te non frega dell’ideologia’ o ‘ma allora vota chi ti piace tanto chissenefrega’. no perché se voto chi mi piace voto gente che non governa e visto che l’alternativa non è la vecchia dc che per quanto fosse lo schifo che era almeno era formata da gente presentabile e non era una massa di armate brancaleone allo sbaraglio e non era fascista o populista o berlusconi, o una merkel, o un macron, che per quanto non di sinistra non sono pazzi scriteriati xenofobi beceri e non sono manco incompetenti. no, ho SALVINI E I GRILLINI E BERLUSCONI RESUSCITATO E WATERMELONS, e alle prossime elezioni avrò sicuramente salvini, grillini e watermelons. non è una destra normale. e non essere disponibili a mandare affanculo l’ideologia per salvare il salvabile per me è proprio... bella per te se ce la fai, ma non posso fisicamente reggere l’idea di farmi dieci anni di governo con questi. anche se vuol dire che devo - di nuovo - tapparmi il naso e votare chi cazzo sarà il voto utile di turno. vorrei sperare che i nostri politici di sinistra incassino il colpo, si cospargano la testa di cenere e capiscano che correre separati è da completi idioti e che l’ideologia non vale la candela a questo giro e manco al prossimo, ma conoscendoli che cazzo ne so. mo sperate solo per me che vince zingaretti alle regionali che è l’unico che ho votato senza schifarmi troppo (e se vince è perché LEU CHISSA’ PERCHE’ CON LUI CI ANDAVA) e non venite a dirmi che è colpa nostra che ci compromettiamo sempre invece che votare chi ci piace perché mi sono anche rotta l’anima.
come diceva francesco costa l’altra settimana: gradirei pure io votare più a sinistra del pd. ma davvero. ma se vuol dire che poi NON MI RAPPRESENTA PIU’ MANCO QUELLO DEL PD CHE MI RAPPRESENTA forse magari anche no.
la prossima volta pensate pure che il compromesso storico non lo facciamo felicemente. grazie e arrivederci, perché dopo undici anni che voto e il mio voto finisce che è stato come cercare di tappare i buchi nella nave con lo scotch mi sono anche rotta di sentire dire in giro che EH VABBE ALLORA DAVI UNA POSSIBILITA’ A QUELLI CHE TI PIACEVANO.
non se quelli che in teoria mi piacciono non si mettono in condizioni di farsi votare, e con questo vado a passare il pomeriggio a fare roba che non ha niente a che fare con le elezioni perché solo all’idea di accendere la tv mi viene da stare male, e guess what, io alla fine potrei anche permettermi di votare chi cazzo voglio perché come diceva costa, non sarò uomo etero e non avrò un impiego fisso per ora, ma ho la cittadinanza, sono etero, sono bianca, non sono disabile, i miei quando andranno in pensione staranno a posto e bene o male ho le spalle parate pure se decido che me ne vado e mando affanculo tutto.
altra gente, tipo boh, quelli a cui insegnavo italiano aggratis l’anno scorso, non ha le spalle parate, e se ho dovuto votare il partito che mi ha dato minniti sapendo che le alternative erano peggiori, perlomeno gradirei eleggere rappresentanti che non li fanno crepare in mare e hanno i numeri per farlo.
ma ok, meglio morire duri e puri che fare gli accordi col PD. eccerto.
probabilmente avrei dovuto scrivere sto post prima delle elezioni ma speravo che almeno un 25% totale il centrosinistra lo facesse. eccerto. come no. ci vediamo al prossimo voto utile.
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flavioermejodercolosseo · 7 years ago
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Io non ve dico de votà
Ma ve ricordo che se v'astenete o buttate dentro 'na scheda bianca state a dà a qualcun altro la possibilità di decidere per voi.
E a me dà n'anticchietta ar cazzo de sentimme dì quello che devo fa.
Quindi pensatece.
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ross-nekochan · 8 months ago
Note
Ciao Ross, nel post sul catcalling e gli approcci non graditi leggevo ridendo il tuo commento dove scrivi che nei club non ti si filano perché era esattamente quello che mi capitava: ti vesti bene, prendi un drink pessimo e strapagato e nulla, finisce che il giorno dopo in hangover trovi qualcuno al supermercato che ti fa smancerie. Stavo pensando che ci sono sempre stati momenti e luoghi sociali in cui era consolidata l'usanza e la possibilità di approcciare l'altro, con modalità chiaramente molto diverse da oggi. Siamo rimasti abbastanza orfani di belle maniere, il galateo non è più in uso, pratichiamo gesti non sempre recepiti e ne facciamo letture non sempre corrette. Mi diceva un amico, ma io che a ballare non ci vado e sono timido, pare brutto se cerco di conversare alla fermata del bus? Perciò, ti domando. Metti che non stessi ascoltando musica, metti che un uomo in modo educato e cortese tenti un approccio solo verbale, come lo giudicheresti?
Ciao!
Grazie del messaggio (super carino, tra l'altro!) perché a quanto pare c'è bisogno di chiarire qualcosa.
Prima di tutto: non è importante il luogo ma i MODI (o "il galateo" come lo hai definito tu).
Come hai accennato, la società è fatta di convenzioni sociali e ogni luogo ha delle regole in cui è permesso fare o non fare determinate cose.
Mi rendo conto che la società di oggi stia diventando sempre più complicata e che molto spesso avvengono moltissimi fraintendimenti...
PERÒ!
Se quel (o qualsiasi) ragazzo mi avesse beccata senza cuffie e mi avesse approcciato in modi più "normali", sicuramente me lo sarei filato.
A ripensarci non sono nemmeno state troppo le cuffie il problema perché, come è successo, ho stoppato la musica e l'ho guardato in faccia... però, ecco, che tu mi dici come ti chiami, io che cazzo ti devo dire? E sti cazzi?!
Mi rendo conto che non sia per niente facile, ma un approccio più naturale sarebbe stato fantastico (tipo chiedendo da dove vengo, ad esempio). Una volta una vecchietta nel treno ha fatto esattamente la stessa cosa di quel ragazzo: si è messa a parlare con me mentre avevo le cuffie, ma mi ha fatto tutt'altre domande (di dove sei, dove scendi ecc)... l'avesse fatto il ragazzo non vedo perché avrei dovuto ignorarlo!
Quindi dì al tuo amico che è assolutamente okay non andare ai club (io ci sarò andata 5 volte in tutta la mia vita) e voler approcciare lo stesso in posti random, solo bisogna pensare bene a come non passare per un deficiente... lo so, è difficile, però a volte basta un sorriso o un'affermazione stupida (tipo al supermercato: "anche io compro/mi piace questo prodotto!") per creare un'atmosfera completamente diversa.
Ovviamente io non sono laureata in corteggiamento o approccio (ricevuto meno di 5 volte mi sa + pagherei oro per imparare come si fa lol), ma questi sono i miei pensieri al riguardo. :)
Ciaooo~
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violeblanche · 5 years ago
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io a volte leggo alcuni posts e penso... ma che cazzo state a dì.
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throughlookinglass · 8 years ago
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GAME OF THRONES • 7x01-02-03 • Dragonstone - Stormborn - The Queen's Justice
Recensione scritta a quattro mani con Valentina!  #TrashQueens
È stato atteso da tutti. Mai nessuno aveva bramato un inverno con così tanto fervore, soprattutto a luglio. E il 17 luglio l'inverno è arrivato. 
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Abbiamo visto la prima puntata della settima stagione di Game of Thrones in diretta con gli USA alle tre di notte: eravamo in vacanza, alle due e mezza è suonata la sveglia, e nonostante ciò l’hype di Valentina era alle stelle. Un po' meno quello di Gaia, che il  mattino dopo pensava di essersi sognata Ed Sheeran, e il mio: dopo ben dieci minuti di sonno 2.20-2,30, ho ammutolito Vale al primo sclero con un "Non puoi commentare tutto l'episodio" e ho sonnecchiato durante tutte le scene di Sam (così assolutamente fondamentali). La decisione di recensire la settima stagione di Game of Thrones nasce immediatamente, non allo stesso modo le recensioni stesse: siamo partite da "un post a episodio!" a "un post ogni due episodi..." al decisivo "abbiamo fatto tardi: facciamo un post ogni tre e poi il finale col botto". Dunque, eccoci qui, pronte dopo la visione della 7x03, a recensire la penultima stagione di Game of Thrones: buona lettura! 
— La recensione procederà nel modo che abbiamo ritenuto più logico possibile:  personaggio per personaggio per i più importanti, con momento top e flop di ognuno, più menzioni speciali e conclusione. I commenti sono firmati Valentina/Francesca, visto che nonostante una generale visione comune abbiamo le nostre divergenze (ad esempio, io non vedo l’ora di vedere Brienne con Jaime, mentre Valentina non si spiega come possa resistere al fascino di Tormund)  — 
 ARYA STARK – Francesca
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Arya mostra di essere stata attenta alle lezioni del maestro Jaqen H’aqar e apre con un’uccisione di massa inferiore solo a quella di Cersei Lannister nella 6x10 e difficilmente superabile nella stagione. La ragazza crede di avere perso tutto, e la lista è l’unica cosa che le rimane.
Nell’episodio successivo abbiamo una doppia reunion: con Frittella (il cui attore Ben Hawkey ha ben pensato di fare un po’ di grana aprendo la panetteria a domicilio You Know Nothing Jon Dough, che serve deliziosi metalupi di farina) e probabilmente anche con Nymeria (mistero, boh, ammetto che forse mi aspettavo troppo dalla scena ma mi ha dato davvero poco). Finalmente Arya viene a conoscenza di ciò che è successo al Nord e che parte della sua famiglia è ancora viva. Ho sempre amato Arya, ma avevo paura che nel buio in cui brancolava potesse perdere se stessa. Penso che l’incontro con Sansa e Jon sia ciò che più le serve adesso, ed è stato un sollievo vederla compiere la scelta giusta e muoversi per Grande Inverno. Non c’è che dire, Arya non delude mai.
MOMENTO TOP: la scena che non per altro è stata scelta come inizio di stagione, Arya che si prende la sua vendetta per l'omicidio della madre e del fratello: «... proper wine for proper heroes. Stand together! Not you, I'm not wasting good wine on a damn woman, Maybe I'm not the most pleasant man, I'll admit it, but I'm proud of you, you're my family, the men who helped me slaugther the Starks at the Red Wedding. Yes, cheers, brave men, all of you: butchered a woman pregnant with a baby, cut the throat of the mother of five, slaughtered your guests after inviting them into your home. But you didn't slaughter every one of the Starks, no no, that was your mistake. You should have ripped them all out, root and stem... leave one wolf alive and the sheep are never safe. When people ask you what happened here, tell them the North remembers. Tell them winter came for House Frey».
MOMENTO FLOP: come già accennato, la tanto attesa miracolosa reunion con Nymeria. Certo, c'è tutto un significato dietro e blah blah chissà chi sarà cambiato fra i due, ma non ha raggiunto le aspettative.
 JON SNOW – Valentina
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Il King in the North nato Targaryen ma convinto di essere uno Stark è alle prese con il comando di Winterfell: purtroppo, anche essendo il re acclamato, in pochi sono sempre d'accordo con le sue idee.
Jon ha un solo pensiero e un solo obiettivo, che è sconfiggere i White Walkers; al suo fianco cerca alleati che condividano questo fine, senza dare troppa importanza al trono su cui siedono.
Il Jon dei primi tre episodi, rispetto a ciò che siamo abituati a vedere, ha subito una crescita non trascurabile. Come dimenticare tutte le volte che Ygritte lo zittiva con una frase, di solito la sua iconica «You know nothing, Jon Snow»? Ma il privilegio di spegnere il King in the North non è più di nessuno: Jon fa discorsi mai stati così lunghi, non lascia la possibilità dell'ultima parola a nessuno, è fermo nelle sue opinioni e nelle sue decisioni. Se King Snow vuole andare a Sud, non importa quante volte Sansa possa dirgli «chicco, la saga "gli Stark vanno al Sud" è 'na merda, non te ce mettere pure te» (e lei è l'unica che poco poco Jon ascolta: saranno i capelli rossi?), King Snow va al Sud.
«Io vado a Sud e voi state zitti perché so' il re faccio il cazzo che me pare» «A cojone, voi morì ammazzato come papà e Robb? 'A voi finì co sta storia?» «Sansarè, conserva il fiato che te serve per urlà contro 'sta banda de deficienti quando io non ci sono» «Aò ma che stai a dì» «Mia lady di Winterfell, il Nord è tuo» «NO VABBÈ TE STAI FORI NON TE SEI REGOLATO GRAZIEEEEEE TI AMOOOOO».
Il cambiamento di Jon è sicuramente dovuto più a un cambio nel retroscena di Game of Thrones che solo ed esclusivamente a un character development – a meno che andare e tornare dal mondo dei morti cambi considerevolmente la personalità delle persone.
Tra l'altro, perché la gente non sa che Jon è morto? I corvi non avevano mandato messaggi ovunque? Perché Tyrion e Dany cascano dal pero quando sentono Davos dire «he took a knife in his heart»? Daenerys Stormborn Targaryen si gloria e lustra di una lista di titoli senza fine, che solo Missandei conosce a memoria: invece «he's Jon Snow». E basta. Non Jon Snow il Risorto. Non Jon Snow il Lord Commander. Non Jon Snow il King in the North. Neanche Jon Snow il Bastardo. È solo Jon Snow, senza titoli di sorta: differenza abissale con la bionda che si trova davanti nel terzo episodio. Ma neanche dai cinque minuti di elencazione di titoli si lascia intimidire: «tutto molto bello, ma qui stamo pe' morì tutti: fai 'n po' te». Ma con l'orgoglio di casa Targaryen è difficile scontrarsi: pur vero che Jon è un piccolo capolavoro di ghiaccio e fuoco, un metalupo che lancia fiamme, se vogliamo; e provate a mettervi voi contro la combo di orgoglio Targaryen e onore Stark, poi ditemi se ne siete usciti vivi.
MOMENTO TOP: «TOUCH MY SISTER AND I'LL KILL YOU MYSELF» ❤️💛💚💙💜🖤❣️💕💞💓💗💖💘💝💟
MOMENTO FLOP: reunion con Tyrion Lannister. Se appena li ho visti insieme sullo schermo ho urlato, a mente fredda mi sono resa conto che sono stati un po' deludenti. Mi aspettavo grandi cose, anche in soli cinque minuti, invece i loro discorsi si sono limitati a dei giochini di parole.
CERSEI LANNISTER con menzione speciale a EURON GREYJOY – Francesca
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È difficile fare apprezzare agli altri la complessità e l’eccezionalità di questo  personaggio, missione che ho deciso di intraprendere pur sapendo già allora che avrebbe dato scarsi risultati. Certo, per chi guarda la serie senza viverla (cioè tutti noi, che grande scoperta) Cersei ormai può sembrare un’illusa. Sappiamo benissimo che non sarà lei a sedere sul trono alla fine e che a un certo punto morirà, ma assumendo un punto di vista interno alla serie il suo comportamento è meno discutibile. Sta facendo tutto il possibile per salvarsi da una situazione che sembra condannarla, e in questi tre episodi si può vedere come stia rialzando la testa. Ora che tutti i suoi figli sono morti, l’unico a darle un po’ di umanità è il fratello/amante, con cui ha un momento intimo e inaspettato nel terzo episodio: già ora è più spietata che mai, cosa succederà quando anche Jaime si allontanerà da lei, come molti sospettano?
Intanto Cersei cerca di procurarsi armi in grado di uccidere draghi e di farsi più alleati possibili. Il più importante di loro è Euron Greyjoy, che con la sua flotta diventa il nuovo favorito della regina. Insistente a chiedere le nozze, Cersei se lo manipola per bene e gli promette ciò che desidera a fine della guerra. Divertente, perché la guerra in questa serie non finisce mai e perché se Euron crede alla promessa di Cersei allora è davvero un fesso – cosa che non mi dispiacerebbe, perché lo detesto. L’unico momento in cui l’ho tollerato è stato quando ha messo in imbarazzo Jaime con domande spinte nel terzo episodio, ma solo perché ho riso per qualche secondo.
Nel terzo episodio Cersei assapora la vendetta per l’omicidio di Myrcella. Tolto il mio odio per Ellaria (ma lacrime a non finire quando citano il mio amore Oberyn Martell!!!!) e la mia empatia per Cersei, è indiscutibile che l’atto perpetrato da Ellaria sia stato disgustoso e che nell’ottica della serie la vendetta di Cersei sia più che giustificata. La regina mostra ancora di saperne una più del diavolo – come dimenticare la fine della septa che la teneva rinchiusa prima dell’espiazione? – e festeggia con il fratello. Decide perfino, mossa troppo azzardata a mio parere, che non sia un problema se un’ancella di corte vede lei e Jaime in circostanze equivoche. Dopo essersi rigirata Mycroft Holmes cioè scusate il banchiere di Braavos, le sue tattiche di battaglia sbaragliano i nemici con formazioni inaspettate.
Non dirò che Cersei possa essere una regina migliore di Danaerys (con seguito a braccetto, ovviamente), perché non è vero, ma non posso fare a meno di notare quanto sia più preparata e matura rispetto alla seconda, che da sola riesce a malapena a trovare il bagno.
MOMENTO TOP: bits and pieces della manipolazione di Euron e della sua risalita dalle stalle alle stelle, ma si staglia sopra a tutto il resto la vendetta su Ellaria. Ancora una volta, Cersei ripaga i propri nemici con la loro stessa moneta: «I don't sleep very well, not at all  really. I lay in bed and I stare at the canopy and I think about ways to destroy my enemies. How to destroy Ellaria Sand, the woman who murdered my only daughter? I thought about having Sir Gregor crush your skull the way he did to Oberyn: it would be poetic, I suppose, but fast, too fast. I thought about him crushing your daughter's skull: she's beautiful, so beautiful, the thought of this lovely face cracking open like a duck egg it's just not right. [...] Your daughter will die here in this cell and you'll be here watching while she dies. You'll be here for the rest of your days [...], you will live to watch your daughter rot, to watch that beautiful face clamps to bone and dust, all the while contemplating the choices you have made».
MOMENTO FLOP: all'apparire della scena!hot con il bel fratello pensavo di essere tornata ai momenti attira pubblico delle prime stagioni, e sono rimasta un po' perplessa. Non mi ha stupita il fatto che Cersei continuasse nonostante Jaime inizialmente le si opponesse (parallelismo con la 4x03?) mentre mi ha stupita che si lasciasse scoprire da un'ancella come se niente fosse. Non è una mossa da Cersei, e potrebbe pagarne le conseguenze.
TYRION LANNISTER – Valentina
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Abbiamo lasciato Tyrion come Hand of the Queen, e quindi me al settimo cielo perché finalmente riceveva la ricompensa che si meritava. Mi aspettavo grandi cose da Tyrion; ma il Tyrion Lannister di questa stagione, almeno in questi primi tre episodi, è la pallida e sfocata ombra del Tyrion Lannister che tutti conosciamo e amiamo.
Nel suo personaggio, la mancanza di un canovaccio letterario e della scrittura di Martin delle sceneggiature ha appiattito la personalità. Il nano sveglio, sempre un passo avanti a tutti, la cui unica e valida arma era l'intelligenza (“A mind needs books like a sword needs whetstone”) è diventato solo uno a cui piace giocare con le parole. Il Tyrion Lannister che conosco e amo non è un maestrino: questo Tyrion è il Folletto delle fobie di Cersei, quello che parla per confondere, non perché ha effettivamente qualcosa da dire; l'arguzia e l'ironia sono sparite, ed è rimasto un consigliere che almeno si rende conto di essere l'unico a cui la regina dà ascolto. E per una regina come Daenerys, che è pronta a eliminare anche l'artefice della sua ascesa perché quella mattina si è svegliata con il piede storto, avere qualcuno che le ricorda che non vuole essere la «queen of the ashes» è decisamente positivo, per evitare un Re Folle 2.0.
MOMENTO TOP: strano a dirsi, ma non troppo per il Tyrion7, l'unico momento in cui è in silenzio. Nel primo episodio, Daenerys ha avuto solo la scena finale e una singola battuta: mentre gira per le stanze di Dragonstone, scrutando il luogo che dovrebbe sentire come casa propria, è seguita solo dalla sua ombra e da Tyrion Lannister, che è egli stesso la sua seconda ombra. Con un piccolo capolavoro di regia, hanno dimostrato cosa vuol dire Daenerys al governo: certo, un personaggio forte di facciata, ma che non è niente senza qualcuno di valido alle sue spalle. È Tyrion che muove i fili del gioco, è la mente principale dietro le azioni. Mostrato di nuovo nell'episodio successivo: «non vuoi essere la queen of the ashes» ... «non sarò la queen of the ashes».
Menzione speciale anche a Tyrion che chiede di Sansa, l'unica persona al di fuori della famiglia Stark che tiene veramente a lei.
MOMENTO FLOP: oltre la reunion con Jon Snow, distrutta forse proprio dalla pochezza del nuovo Tyrion, la difesa di Varys. I discorsi di Tyrion sono memorabili, e lo sa bene Peter Dinklage che ha vinto l'Emmy per uno di questi. Avevo di brividi durante il discorso del processo per la morte di Joffrey. Invece, nel momento in cui Varys sta per essere messo a morte, Tyrion pronuncia due flebili battute contro Daenerys, lasciando l'eunuco a difendersi da solo. Non che Varys non sia in grado, per carità: anzi, nella sua difesa sembra più simile al vecchio Tyrion di Tyrion stesso. Ma da quando Tyrion Lannister lascia che le persone lo zittiscano senza ribattere con sarcasmo?
JAIME LANNISTER – Valentina
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Jaime apre malissimo: «Parliamo di Tommen?» «No» «Ok». Il suo personaggio è ormai muto e non è neanche in grado di rispondere a Euron Greyjoy quando lo provoca, sia in privato sia in pubblico: chi sei tu e che ne hai fatto di Jaime Lannister? Grazie a Dio resta una delle poche persone che ancora capiscono qualcosa di strategia militare, e riesce a prendere Alto Giardino e a prevedere la presa di Castel Granito.
Ma qualità da generale a parte? Jaime non parla molto, non riesce neanche a tenere testa alla gemella che sta dando di matto, e, appena lei si inginocchia davanti a lui, dimentica anche il significato della parola decenza.
(Può essere considerato character development il fatto che nella 1x01 Cersei impanichi perché Bran l'ha vista con Jaime mentre nella 7x03 apre tranquillamente la porta in vestaglia e con il gemello ancora nudo nel letto?)
Per Jaime ho grandi aspettative, e soprattutto per il rapporto Jaime-Cersei. Com'è ben noto, la profezia di Maggy la Rana ha detto chiaramente a Cersei che sarebbe morta per mano del suo valonqar. Come più volte si ripete, lei è la prima nata tra i gemelli: questo rende sia Jaime sia Tyrion i suoi valonqar, che in Alto Valyriano significa "fratello minore": Cersei però è sicura che la profezia si riferisca a Tyrion, ed è lui che teme. Però (mettendo da parte la teoria che sostiene che Tyrion non sia neanche fratello di Cersei, ma addirittura di Daenerys), personalmente credo che la profezia si riferisca a Jaime. Da sempre i due gemelli hanno avuto un rapporto unico, come ha sempre raccontato Cersei. Nei libri, ricordo che a un certo punto Jaime dice di non ricordare neanche la prima volta in cui baciò la sorella, tanto erano piccoli. Ma quando Jaime si allontana da Cersei, cambia; quando si è allontanato e ha conosciuto Brienne, è cambiato radicalmente: ricordiamo che è stato lui a dare a Tyrion la possibilità di scappare, dopo la morte di Oberyn. Si è allontanato sempre più da Cersei, nonostante sia rimasto al suo fianco. Dal suo ritorno ad Approdo del Re, quando ha trovato di fronte a sé il devasto dell'esplosione del Tempio di Baelor, i suoi sguardi per Cersei sono sempre più confusi, se non spaventati. Sempre più nella sorella rivede re Aerys Targaryen, sempre più riecheggia il terrificante «Burn them all», sempre più lo Sterminatore di Re è pronto a diventare lo Sterminatore di Regine. La profezia dice che il valonqar avrebbe ucciso Cersei strozzandola: chi meglio di Jaime Lannister, con una mano dorata che può diventare letale? E notiamo che Euron insiste sulla mano di Jaime da tre puntate...
MOMENTO TOP: tra il piattume delle sue scene (perché le mie grandi aspettative non vengono soddisfatte...), la strategia militare per conquistare Alto Giardino gli dà un breve momento di gloria.
MOMENTO FLOP: dopo puntate e puntate di crescita, c'è il crollo quando va a letto con Cersei. Più deludente della fine di Barney Stinson.
PETYR BAELISH – Francesca
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Più o meno tutti sanno che i real deals nel trono di spade sono Varys e Petyr. O almeno, questo è quello che ho sempre pensato. Mentre gli aspiranti sovrani si massacrano a vicenda, questi due strateghi manipolano la scala del caos a loro piacere. Ultimamente, però, mi chiedo se si rendano conto delle situazioni in cui si sono messi. Ho sempre amato entrambi, preferendo Petyr a Varys (complementariamente a Valentina), ma alcune delle loro ultime mosse sono questionabili.
Non sarebbe un episodio del Trono di Spade senza Petyr che osserva Sansa con sguardo da maniaco (check: fatto, per tutti i tre episodi) ma ci si chiede quando comincerà ad accorgersi che anche Sansa lo sta manipolando per bene. Nel secondo episodio arriva un momento atteso da tutti: Jon che sbatte Petyr al muro senza pietà (e no, non in quel senso) dopo che Littlefinger gli declama il proprio “amore” per Sansa, tale quale a quello che provava per Catelyn. Non capisco cosa pensasse di ottenere da questa mossa, che mi ha lasciato assai perplessa. E’ nel terzo episodio che invece lo troviamo in una situazione che ci piace, mentre consiglia Sansa su come muoversi nel gioco dei troni. Se c’è una persona che impara da chi le sta intorno, questa è Sansa, e dopo Cersei e Ramsay, alla lista si aggiungerà anche Petyr, che le propone una disquisizione filosofica su come non trovarsi mai impreparati. Ma lui starà applicando le sue stesse regole?
MOMENTO TOP: «Don't fight in the North or in the South, fight every battle, everywhere, always, in your mind: everyone is your enemy, everyone is your friend, every possible series of events is happening, all at once. Live that way and nothing will surprise you. Everything that happens will be something that you've seen before».
MOMENTO FLOP: «I love Sansa, just like I loved her mother» grande mossa davvero, grande mossa. Che poi non ci credo neanche. E' vero, Petyr ha la sua pretty picture e tutto quanto, ma di sicuro non è amore.  
SANSA STARK – Valentina
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Sansa è ormai una donna fatta e finita. La bambina ingenua delle prime puntate non esiste più, neanche nei sogni più remoti: ha imparato da chi la circondava, e oggi le influenze di Cersei, Petyr e Catelyn sono più evidenti che mai (tanto che Jon le dice che sembra essere un'ammiratrice di Cersei; e parliamoci chiaro: per quanto possa stare sul cazzo, chi non lo è?).
La ragazzina che fungeva da pedina di chi le era intorno oggi non è disposta a farsi mettere i piedi in testa. Lo avevamo già visto nella scorsa stagione, durante i preamboli per la Battaglia dei Bastardi, quando, senza battere ciglio, pronunciò l'iconico «You're going to die tomorrow, Lord Bolton. Sleep well». Oggi la vediamo rispondere a Jon di fronte all'adunata di cavalieri che lo hanno acclamato Re del Nord, nonostante creda fermamente che lui sia tagliato alla perfezione per il ruolo («You're good at this. You are!») e prendersi il merito che le spetta quando lui le riconosce il titolo di Lady di Winterfell.
MOMENTO TOP: Sansa, va' e conquista e rimetti Ditocorto al suo posto come solo tu sai fare!
MOMENTO FLOP: due fratelli si rivedono dopo anni e lui cosa fa (oltre a non mostrare un'emozione che sia una)? No comment.
BRANDON STARK – Francesca
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Brandon, considerato da alcuni il personaggio più importante nonché protagonista di Game Of Thrones (contenti voi...), giunge finalmente alla barriera, scortato da quella poveraccia di Meera che ormai si è fatta due braccia da culturista. Sappiamo tutti che sta arrivando il momento, che finalmente altri due Stark saranno riuniti. Gli occhi si riempiono di lacrime al solo pensiero, il cuore esplode di gioia e prepariamo le reaction pic da postare su twitter.
Bran nel terzo episodio arriva finalmente a Grande Inverno, e la sua reazione al ritrovamento della sorella è più o meno quella che avrebbe potuto avere Neville Paciock sotto incantesimo pietrificante in una situazione del genere. Anzi, no, almeno Neville è simpatico.
Brandon ormai sa tutto e tutti e vi spia mentre fate la doccia, quindi ritrovare la sorella non è poi sto granché e non mostra il più piccolo segno di felicità. Anche quando Sansa cerca di comprendere quello che gli è successo, Bran non la considera molto. Sono d’accordo che le circostanze non siano delle più liete, ma due schiaffi ben assestati glieli avrei dati con piacere almeno per fargli cambiare espressione. E poi lo lascerei da solo in mezzo al bosco, vediamo poi quanto considera l’aiuto altrui.
MOMENTO TOP: quando Lady Gaga l'ha chiamato sul palco per duettare sulle note di Poker Face.
MOMENTO FLOP: tutto il resto, più o meno.
DAENERYS [...] TARGARYEN – Valentina
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Su tre episodi, due sono titolati specificamente per la Madre dei Draghi. Daenerys ha finalmente raggiunto Westeros, accompagnata dai tre draghi, che non mancano di dare il benvenuto al figlio naturale di Rhaegar Targaryen non appena lo vedono (altro che “io sono l'ultima Targaryen”).
Da pelle d’oca l'interpretazione di Emilia Clarke nella 7x01, quando fa toccare il suolo a Daenerys come se fosse parte di un luogo sacro e recondito, che venera come una divinità. Assorbe il paesaggio roccioso della sua terra natia, con tutti i sensi possibili. Questo, però, non cambia il suo carattere che, per quanto lei voglia negarlo, è troppo simile a quello del padre. Inspiegabilmente, nella seconda puntata decide che è arrabbiata con Varys, che è tuttavia l'artefice del suo ritorno a Westeros. La ragione? Fa il suo lavoro: spia e doppiogiochista. Ma, come Varys le ricorda, una persona che riesca sempre ad avere uno sguardo oggettivo, che abbia a cuore l'interesse del popolo e non solo il proprio tornaconto, può essere solo un vantaggio. E Daenerys muta? Quando mai: il già citato orgoglio Targaryen le fa dire «sì vabbè ok forse c'hai 'n po' ragione, però se me li fai girà io te brucio». E vabbè.
L'incontro con Jon, uno dei più attesi di sempre, è stata una scusa per spiattellare (di nuovo) i suoi innumerevoli titoli. E per frignare un po': «A cì, che m'hai chiamata bambina? Stai a scherzà?? Io te brucio!!!». Ed è in questo momento che emergono le contraddizioni della bionda regina: chiede a Jon di non giudicarla in base alle azioni del padre Aerys, però poi è veloce a giudicare Jon in base alle azioni di Ned. Lei può essere una santa nonostante il padre fosse chiamato Folle, ma Jon è invece il figlio del ribelle e deve sottomettersi a lei perché deve fare ammenda e perché sì. Dany non ha mai creduto che, tornata a Westeros, sarebbe stata accolta come una dea dal popolo (e lo dice a Varys, facendo il verso alle frasi colme di sogni di gloria del fratello Viserys): ciò nonostante, da Jon pretende tutto, senza voler dare in cambio nulla. Esiste solo lei con le sue ragioni. I White Walkers? Sticazzi.
Daenerys è un passo minuscolo dal prendere il trono: le basta allungare la mano e lo afferra. La sua forza risiede nella saggezza di Tyrion (anche se il suo personaggio non la dimostra), che la tiene a freno di fronte a Olenna Tyrell che dà di matto e le dice «be a dragon»: sì, certo, sii un drago, brucia tutti, diventa esattamente come tuo padre e fatti odiare dal popolo. La mossa migliore insomma.
MOMENTO TOP: l’arrivo a Dragonstone (strano, quando non ha detto neanche una parola).
MOMENTO FLOP: l'invettiva contro Varys, completamente immotivata.
OLENNA TYRELL – Francesca
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Olenna porta in scena un po’ di sass come sanno fare in pochi, e mi chiedo chi rischiarerà gli episodi d’ora in poi. Personaggio amato dall’inizio alla fine, donna realista dal pugno di ferro che sa quello che vuole e odia i convenevoli, mi è caduta immensamente nel secondo episodio. Sarà che non conosce Dany come la conosciamo noi, ma se questa si mette in testa che non deve dare ascolto a nessuno –neanche a Tyrion – è l’inizio della fine. Ho pensato che Olenna l’avesse capito e le stesse dicendo quelle parole per un qualche tornaconto personale ma non è stato così e io sono rimasta alquanto basita. Cercherò di non pensare a questo momento, ma ad
uno epico come il discorso del terzo episodio. Nessuno insulta bene come Olenna, ed è un piacere per le orecchie sentirla deridere Joffrey. Coerente fino alla fine, dall’odio per il motto dei Tyrell all’amore per la stessa casa e per i suoi nipoti, non sarebbe Olenna se non se ne andasse con il botto. L’unica che sfugge all’ira di Cersei.
MOMENTO TOP: che altro, se non il suo ultimo, stoico discorso? Ciliegina sulla torta «He [Joffrey] really was a cunt, wasn't he?» che ci toglie le parole di bocca.
MOMENTO FLOP: mi ripeto, ma sicuramente il suo intervento a Dragonstone.
YARA GREYJOY – Francesca
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Ho sempre adorato Yara e nonostante a un certo punto temessi il peggio sono ancora convinta che riuscirà a sottrarsi al suo apparentemente certo destino. Mi rendo conto dell’improbabilità delle mie speranze ma mi rifiuto di credere che la storia di Yara possa finire qui. Donna di forte volontà, ha sia l’ingegno di Cersei che l’amore per il popolo di Daenerys, e potrebbe guidare uomini e donne delle sue terre come nessun altro. Vabbè, okay, forse i miei sogni reconditi di un qualche accenno Dany/Yara non si avvereranno mai, ma posso ancora credere nel resto. Uno dei momenti più irritanti e tristi della serie per me è stato l’elezione al trono delle isole di ferro di Euron al posto di Yara, e non posso credere che la serie possa mai finire senza lei sovrana delle isole.
MOMENTO TOP e FLOP: per Yara i due vanno insieme. Si tratta ovviamente del combattimento contro la flotta di Euron. Top perché si è battuta con il valore che le si addice e se avesse avuto più come lei al suo seguito le cose sarebbero andate diversamente, flop perché effettivamente ha perso
SAMWELL TARLY e JORAH MORMONT – Francesca
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Eccolo, è lui l’eroe di cui questa città ha bisogno, l’unico con il coraggio (e l’irresponsabilità) per fare quello per cui tutti noi pregavamo da mesi: guarire il favorito, il prescelto, l’idolo, guru della friendzone Jorah Mormont. Sam ci dona sequenze ad alto contenuto soporifero, è vero, e altre altamente nauseanti, ma tutti ci aspettiamo grandi cose da lui e la guarigione dell’appestato Jorah si rivela una tappa fondamentale del suo cammino alla cittadella – in cui Horace Lumacorno lo terrà rinchiuso per anni a copiare manoscritti, molto probabilmente. Grazie alla professionalità del buon Sam, Jorah può tornare da Danaerys, che lo ha bandito qualcosa come tre volte mentre ha perdonato le congiure di Varys in qualche secondo. Forse l’orgoglio e i nomi contano più del resto, non si sa.
MOMENTO TOP: oltre, ovviamente, alla reazione di Sam al sentire il nome del vecchio comandante e all'operazione operata su Jorah, abbiamo tutti amato la semplice risposta di Tarly alla stupita domanda di come avesse fatto a guarire Mormont: «Ho seguito le istruzioni del libro». Magari fossimo tutti un po' più Sam.
Invece, per Jorah slittiamo alla lettera a Daenerys. Se solo lei sapesse quanto ci avrebbe guadagnato a non bandire Jorah ripetute volte. Ma lui persevera, dolce pasticcino e re della friendzone.
MOMENTO FLOP: vanno sicuramente annoverati i momenti soporiferi del primo episodio, ma vogliamo parlare della disgustosa e nauseante transizione a cui sapete che mi riferisco? Mi viene da vomitare.
Jorah non ci ha donato molte scene, ma un po' di disperazione è salita a tutti quando si è rialzato in piedi e ha detto a Sam che sarebbe tornato dalla sua Khaleesi. Voglio dire, era abbastanza ovvio che l'avrebbe fatto, ma ho comunque provato un po' di pietà per lui.
THEON GREYJOY – Valentina & Francesca
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V: Theon è uno dei personaggi con più sfaccettature della serie. Indubbiamente non è un personaggio amato ai suoi inizi, quando decide di tradire Robb e prendere Winterfell. Ma il percorso di tortura a cui lo sottopone Ramsay, che non scaturisce dalla vendetta, ma dal puro gusto di tagliare e scuoiare che caratterizza il Bastardo Bolton, fa cambiare idea a molti. Theon viene distrutto e ricostruito come una persona nuova, Reek, che è alla completa mercé di Ramsay. Gli psicologi hanno materia con cui banchettare guardando il personaggio di Theon Greyjoy, che nella 7x02 ha mostrato ancora una volta le difficoltà del percorso di recupero: magistrale l'interpretazione di Alfie Allen, che con un solo battito di palpebra, fa lo scatto Theon-Reek. Theon forse avrebbe potuto salvare Yara dalla morsa di Euron. Theon Greyjoy forse avrebbe potuto tenere testa allo zio. Ma Reek? Reek non è nessuno, Reek è una creatura quasi informe, che senza Ramsay non ha senso d'esistere. Reek non può salvare Yara e non può neanche provarci. E dunque, Reek si butta in mare.
F: Per quanto riguarda Theon, non mi dilungherò, specificando solo che ho il mio punto di vista e che ognuno può essere d’accordo o meno. Theon non mi è mai piaciuto, né quando era in sé, né durante la tortura (che ho apprezzato) né dopo, punto e basta. Gli unici momenti in cui lo tollero sono quando supporta Yara. Non voglio addentrarmi nella psicologia di Theon/Reek perché di sicuro non sono la persona più adatta per farlo, ma se poteva esserci uno spiraglio di luce in fondo al tunnel il suo comportamento nel secondo episodio ha fatto cadere una valanga davanti allo spiraglio.
 Menzioni speciali
DAVOS SEAWORTH – Francesca
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Anche Jon Snow a volte ha bisogno di un aiutino, più che altro per esprimersi in termini più comprensibili e non offendere con i suoi modi molto diretti, ed allora subentra Davos. Non che lui sia così subdolo, anzi, ma nessuno resiste al Cavaliere delle Cipolle – e non è per l’odore. Davos è il vicino di casa che tutti vorrebbero, il padre che tutti vorrebbero, insomma tutti lo vorrebbero e basta. Oltre ad essere aspirante stratega e bravo diplomatico (e bravo con i bambini) è anche un uomo semplice, che smorza la pomposità della corte di Dragonstone: questo è Jon Snow. Ora veniamo alle cose che contano. Menomale che c’è Davos.
VARYS – Valentina
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Varys è sempre stato il più sveglio nel gioco del trono. Anche quando Daenerys se la prende con lui, le tiene testa: sa che ha un ruolo importante e sa che nessun monarca può veramente abbatterlo, se non schiacciandolo fino alla morte. Ma anche così, i Ragni, pur morti, non lasciano indietro solo la carcassa: hanno riempito il mondo di ragnatele.
Ho avuto una punta di panico nel sentire Melisandre dirgli che dovrà morire in terra straniera: che sia un preannuncio della sua morte in corso di serie? Oh, io ve lo dico, faccio un macello se mi ammazzano Varys.
SANDOR CLEGANE – Francesca
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Non ho mai creduto che il buon vecchio Sandor fosse morto – mai credere qualcuno per morto se non si vede il corpo – e vederlo ricomparire sullo schermo è sempre una gioia. Aspetto trepidante il momento in cui ucciderà il fratello (già morto in teoria, ma ci siamo capiti) ma ancora di più la reunion con Arya, cui il primo episodio sembra preludere – e ne vedremo delle belle. Non credo che prenderà mai parte attivamente e stabilmente a uno schieramento nella guerra, ma possiamo comunque aspettarci dell’azione.
TORMUND GIANTSBANE – Valentina
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YOU'RE A LUCKY MAN. MA COME FATE A RESISTERGLI IO NON ME LO SPIEGO.
VERME GRIGIO - Francesca
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Se non altro, il personaggio in questi tre episodi ha stupito. Sulla strada per diventare il nuovo Christian Grey, sembra aver dimenticato un po’ di strategia militare. Non vorrei suonare come Cersei (o forse sì), ma se l’amore è una debolezza...
Eccoci giunti alla fine di questo mezzo commento mezza recensione: sentitevi liberi di discutere le nostre opinioni e di mandarci le vostre domande, risponderemo come possibile. 
Un po' d'inverno servirebbe anche a Milano, dove sono in arrivo i quaranta gradi, ma in realtà saremmo abbastanza contente di una risposta. Gendry Baratheon sta ancora remando?
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Alla prossima,
Francesca e Valentina
- trovate Valentina e il suo blog su Twitter, Instagram, Facebook.
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umano-troppo-umano · 8 years ago
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26 giugno 2017 Ai maturandi che, come me e la mia classe, hanno cercato di decifrare le tracce della prima prova dal video di Alessandro Borghese postato dal MIUR...ma ve la state a ricordà la faccia vostra quando avete letto Caproni e il saggio artistico letterario? Io me la ricordo, soprattutto perché nella mia scuola, dove nulla è a posto, le fatidiche tracce stentavano a arivà. Allora il prof di religione, grandissimo uomo, ha cominciato a raccontarci come lui abbia passato l'esame di maturità, nonostante abbia dato una risposta in scienze prendendo come fonte il cartone Fantasia...si quello de Topolino che se finge mago e fa ballà le scope. A un certo punto ci dice, mentre controllava il telefono: "ma lo conoscete Caproni?" E boh sarà l'agitazione, sarà che non ce volevamo crede, ma solo dopo un po' abbiamo capito che non stava scherzando. In quel dì mi sono sentita la minoranza più minoranza di tutti vedendo che il tema storico l'avevano fatto 1.9 studenti in tutta Italia. La seconda prova se sa, se copia, e grazie a dio era uscito latino. La mattina parte il totoautori, addirittura qualche coraggioso ha azzardato Petronio, penso mai tradotto neanche dall'insegnante, ma guarda un po' che te esce Seneca, il tuo incubo pe tutto il primo quadrimestre, quello che la professoressa, pure se stavi a maggio, un modo pe fatte parlà de lui lo trovava. Fato vuole però che la versione è oggettivamente fattibile, e se te sei un brocco non gliene frega un cazzo a nessuno. Ma tutto ciò, almeno figurativamente, sarebbe stato superabile dalla terza prova, pure se i professori non t'avevano detto un cazzo, dai oh, tocca solo che studi un po'. Oggi entriamo in classe, arrivano le domande e signori mi dispiace deludervi, Caproni non è stata la disgrazia peggiore di quest'anno, le parolacce peggiori se le sono presi Dickens, Woolf, e il corporativismo fascista. Matematica al classico non se conta che tanto è na parolaccia tutto l'anno.
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chez-mimich · 8 years ago
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DIALOGHI DAL TERZO MILLENNIO.
Ufficio mattina.
Signora Cacace: “Buongiò, state aperti?” Mariulin: “Sì, certo signora dica pure…” Signora Cacace: “Songo venuta ‘appiglià 'u nullaossa, per chella scema 'e figliama ma 'ritto che nun se fira 'e venì accà” Mariulin: “Ah…” Signora Cacace: “…'E ch'vva ricere chella là è tale e quale 'a patito, uguale a suo padre, vui me capite? I nun saccio parlà in italiano, I 'so nnata sopra i Quartieri Spagnoli, che vaggia ricere, parlu 'u napulitano ah ah ah” Mariulin: “Va bene comunque Signora, mio padre era napoletano…” Signora Cacace: “Ueeeee, niente di meno? Mannaggia 'a morte… I me pigliava scuorno 'e trasì rinta nu liceo, che m'accredvo chissà che razza e cornuti ’ve stevano, invece trovo a vvoi che siete pure 'nu figlio e 'nu terrone, meno male, Gesù, Giuseppe e Maria, 'pu 'u sagne 'e San Gennaro…” Mariulin: “Mi dica pure signora (trad. ricete pure a mme…) Signora Cacace: "Ah 'mo ve spiego 'u 'nquacchio… Chella, Gennifer, 'sta mappina e la figlia mia, vuleva fa 'u liceo, pecché 'u padre, 'sto figlio en 'drocchia, perucchjo, muorto 'e fame, 'o sà che roppo 'a paga songh'io, pecché chillu vaccabunno, scifaticato, buon'a nulla, nun ha mai faticato 'nu journo chè nu journo…” Mariulin: “Capisco Signora, ma la scuola pubblica è gratuita…” Signora Cacace: “Ah, dicete 'o vero?” Mariulin: “Certo signora…” Signora Cacace: “Vabbuò ma ce sta pure natu fatto, chella Gennifer a la scola è sempre stata 'na ciofeca…” Mariulin: “Beh certo, il liceo è impegnativo richiede sacrificio e dedizione…” Signora Cacace: “Dedizione? Ma che state a dì, quella Gennifer è tale e quale 'o padre, nun tiene voglia 'e fa nu cazzo! Chella pensa solo 'o trucco, 'u telefono, andà a ballà, pijà 'u sole, tale e quale o padre, chillu disgraziato 'e mmerda! Ma mo, dico io tenevamo già sei figli, era 'u caso che dovessi pure fa a Gennifer?” Mariulin: “Beh i figli sono una benedizione di Dio…” Signora Cacace: “Ahhhh 'mo state sentì a me, quella è nata pecché chillu scemo 'e maritomo, s'era scaffato 'n capo che aveva 'a piglià 'u Viagra, che altrimenti chillo 'u mattarello 'n se fidava più 'e salì. Se ne restava mosscio! Ma avesse voluto 'a Maronna che 'u mattarello fosse schiattato, avessimo accattato 'nu cane, 'nu fringuello, 'na sciggna, e invece no! È nata chessa vajassa, 'sta figlia 'e niente, 'sta sciossciammoca…” Mariulin: “Signora non si preoccupi, ci sono anche scuole meno impegnative…” Signora Cacace: “Ma che scola 'e scola, quella Genniffer avesse 'a fa 'nu cazzo pe’ sempre, chella è tale e quale a suo padre, credete a me…” Mariulin: “ Capisco signora, ma la ragazza è in età di obbligo scolastico, e in qualche scuola la deve pur iscrivere…” Signora Cacace: “E per chissu fatto che volevo 'nu cane!” Mariulin: “Eh ma ormai ha una figlia…” Signora: “Chella è figlia a me ma è tutta suo padre…” Mariulin: “Ho capito, ma temo che ne debba prendere atto. Le comsiglierei magari un istituto professionale che avvia al lavoro.” Signora Cacace: “Avete detto lavoro? Maronna, 'nun me fate parlà, pecché 'u lavoro pe’ chessaccà ancora addavenì… va buò datemi 'sto nullaossa nun puozzo ascì pazza…” Mariulin: “Deve compilare questo modulo…” Signora Cacace: “Maronna e i 'nun saccio scrive, colpa e chell'infame, muort 'e famme de maritomo, chillò là 'u mattarello 'u teneva bbuono, facetti 'u primo figlio a sedici anni, e chi mai c'è ghiutu 'a scola?!” Mariulin: “Non si preoccupi, glielo compilo io…” Signora Cacace: “Maronna, che galant'ommo, io uno comm a vuie me dovevo ammarità…” Mariulin: “Eh peccato davvero, magari un'altra volta…” Signora Cacace: “Grazie che San Gennaro, e 'a Maronna e Pumpei, proteggano a Voi e alla vostra famiglia…” Mariulin: “Grazie Signora arrivederla…” Signora Cacace: “Stateve 'bbuono…”
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voocoder · 6 years ago
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La prima di tante.
A Girasole, sperando in un sorriso.
-Giulio.
Vi ho annoiato tanto parlando di Arte, Poesia e Amore.
Ma ahimè, ho un’ultima personificazione.
Girasole.
Non è forse una cosa comune pensare che un girasole sia felicità?
La vostra mente, in questo caso, deve andare oltre, perché state per conoscere un girasole diverso.
Bellissimo cazzo, ve lo giuro.
Ma una domanda sorge spontanea.
Se è diverso dall’essere girasole, allora è giusto intenderlo “girasole” inteso come girasole stesso?
Lei è Girasole, è oltre.
Ti ricordi di quando ti parlavo di quel famoso” quid” in più?
Tu hai quel quid in più rispetto ad ogni altro tuo simile.
Un quid enorme, sia chiaro.
Io te lo dicevo.
Ci provano a copiarti, ci provano perché l’hanno capito anche loro che sono di meno rispetto a te.
E falliscono Girasole, falliscono miseramente.
Tu sei Tu in tutti i tuoi gesti, e questi dicono tanto di una persona, dicono tanto di te.
E quelli come fanno ad imitarli?
E poi come fanno a copiarti il sorriso?
Lascia perdere, hanno perso in partenza.
Te lo dice uno stupido ragazzo di terzo superiore che osserva costantemente il mondo.
Che non ha niente da fare se non indossare maschere e vedere quale siano le più belle.
Ma tu questo, lo sai già.
Tu sai tanto di me ma sai poco di te Girasole.
È come se non ti conoscessi.
Io sono qui per provare a spiegarti cosa le altre persone vedono in te.
Sapete bene, io amo farlo.
Le altre persone ti guardano, e non diciamoci stronzate, la prima cosa che tutti notano di te sono gli occhi.
E anch’io, non sono escluso.
Ma sai, ciò che differenzia me da gli altri... è che... sai, gli occhi sono la prima cosa che guardo, di tutti.
E aspetta, prima di pensare che anche tu (lettore) lo fai, fammi finire.
Perché si, io guardo subito gli occhi, ma li guardo con intento diverso.
Li guardo per capire chi sei, chi ho davanti.
Sai Girasole, non te l’ho mai detto, ma una cosa è certa: mi intrufolo dentro le persone per capirle a pieno, sono empatico.
Già sapete e anche tu sai.
Quello che però ancora vi manca, e che io intenzione di spiegarvi ora: è una parte fondamentale degli occhi.
Vi ho spiegato l’intento con cui li osservo fin dal primo sguardo, ma non il perché.
Perché proprio gli occhi per primi?
Perché non posso provare a capirti un’altra volta ma tengo tanto a farlo la prima?
Sai Girasole, l’essere umano è imperfetto, è distratto, e tu sai, a me serve proprio la sua distrazione. Mi serviva la tua.
Quando conosci una persona per la prima volta, quella mica ci pensa che davanti a sé ha un Osservatore. No. Tende a presentarsi, dimenticando di proteggersi.
Ed ecco, Girasole, perché io ti ho subito guardato gli occhi, di cui ancora una volta, non intendo nemmeno spiegarvi il loro colore.
Sono belli perché sono un continuo specchio con la sua anima.
Lui è bello tutto.
E poi dai diciamocelo, come può un girasole essere brutto all’esterno? Non può.
Ma è superficiale dirlo, giusto?
E il nostro Girasole non va d’accordo con le persone superficiali.
Vi giuro, se pensate anche solo per un momento che sia bello esteriormente (com’è giusto che sia) allora preparatevi perché sto per dirvi che quello che si cela all’interno è pura favola.
Lei questo però, non lo ha ancora capito.
Sapete... non mi soffermo mai sull’universale.
Anche tu lo sai.
Voglio il particolare.
Per questo noto tutti i tuoi gesti, le tue movenze e il tuo modo di vestirti.
Niente è casuale, mai.
E sai, Girasole, io sono silenzioso ad osservarti.
Per questo quando ti ho sentito pronunciare la “s” per la prima volta, non ho detto assolutamente niente.
E tu dai, un po’ non te lo aspettavi.
Ma sapevo che in fondo, tu di banale non hai niente e non vuoi niente.
Sapevo che stronzate come “oddio ti prego dì: “sono solo stasera senza di te” non ti avrebbero fatto piacere.
Ma tu sai, ci sono molte persone che, essendo teste vuote, essendo “dormienti” (come citava il grande Eraclito), vivono per queste cose.
Vivono per le loro particolarità, e se qualcuno dovesse mai notarle senza commentarle con queste stronzate, probabilmente ci resterebbero male.
Vivono per sé stessi, per battute di poco conto, vivono per l’alcol, per il “che cazzo me ne fotte”
Tutti improvvisamente Re e regine del mondo.
Tutti, ma non tu.
Per fortuna lo sai e lo so anch’io che sei diversa dai dormienti.
Una volta mi dicesti che ti stavo sopravvalutando troppo, e io in quel momento mi fidai.
Ma ecco, ora capisco e ripeto che tu, Girasole, non ti conosci per niente.
O meglio, non conosci il mondo.
Aspetto con ansia che tu cresca, anche magari di qualche centimetro, per vedere meglio cosa hai attorno e ricrederti su te stessa.
Ti ricordi la fatidica domanda?
“Perché provi questo sentimento di affetto verso di me?” (Tu sai, dire “mi vuoi bene” non mi piace per niente)
Tu mi paragonasti ad un gelato e non sapevi nemmeno come spiegarlo.
Ed è lì, Girasole, che dovevi necessariamente renderti conto di ciò che sei.
Perché nessuno avrebbe risposto così.
Così su due piedi.
Nessuno avrebbe confermato la mia filosofia senza prima una spiegazione da parte del sottoscritto.
Nessuno, a parte te Girasole.
E ci tengo a precisare che sei Personificazione, capisci?
Per me, Personificazione significa “non ti dimenticherò mai”.
E tu sai, chi mi conosce sa.
Non dico mai cose a caso se non ne sono sicuro.
Io non ti prendo in giro, tra un anno parto, finisco l’ultimo anno qui e poi ripartirò.
I rapporti saranno via via più scevri, ma tu, Girasole,
mai scevro sarai nel mio cuore.
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diotifaboca-blog · 8 years ago
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State entrando a ̶L̶o̶n̶d̶o̶n̶derry.. 'Adesso stammi bene a sentire piccolo patetico e schifoso tossico di quartiere. Ho deciso di darti due giorni, due fottuti giorni del cazzo per prendere le tue poche cose che possiedi è che non hai ancora barattato per una qualche squallida dose di eroina, alzare il tuo scheletrico culo pieno di buchi da quel letto infestato di scarafaggi e ricordi delle tue seghe adolescenziali, prendere un treno, un traghetto, un cane volante del cazzo di nome Falkor magari insieme al tuo amichetto Atreiu oppure qualunque altra minima cosa il tuo misero e patetico portafoglio di pelle sia in grado di permettersi, e raggiungerci qua, su questa isola. In questa terra onirica, verde magnifica dove finalmente riescono ad esaltare la mia infinita bellezza. La mia grandezza. Dove finalmente non sono costretto a scatenare miserabili risse da saloon o tirare bicchierate dai soppalchi traballanti di Edimburgo per dimostrare la mia supremazia, la mia leadership innata e indiscussa un po' come se fossi la reincarnazione di Marlon Brando. Lo capiscono al volo questi, mica sono stupidi come noi scozzesi. Come quei cretini degli inglesi. Qua, dove finalmente le donne hanno capito chi sia l'unico stallone britannico che valga la pena di essere cavalcato dai tempi di William Wallace ad oggi. Adesso capisci piccolo coglioncello? Ecco, allora cerca di muoverti cazzetto moscio, fare il pieno di wiskhy e contanti e catapultarti il più velocemente possibile qui da noi, altrimenti, io, il grande e supremo Francis Begbie da Leith, giuro su quello che ho di più caro a mondo, non mia madre ma lo scotch con ghiaccio, che ti affetterò non appena il mio coltello incontrerà la tua moribonda carcassa sulla sua strada. E come se lo farò maledetto tossico del cazzo, fosse l'ultima cosa che faccio su questa sudicia terra'. Fine. Questa era la telefonata d'amore che io, Mark Renton, un tranquillo e pacifico venticinquenne tossicodipendente di Edimburgo, ricevetti nel bel mezzo della notte da chissà quale cabina telefonica sperduta in chissà qualche angolo buio della Gran Bretagna da uno dei miei migliori amici, pensate un po'. Che rapporto. Ripensandoci bene, due giorni dopo, mentre cercavo disperatamente di arrivare in tempo a quell'appuntamento che valeva molto di più che un'amicizia in gioco, beh ecco, ripensandoci bene credo che in fondo in fondo quella sottospecie di telefonata minatoria e piena di 'cazzi' 'stronzo' altro non era che il modo con cui quel pazzo di Begbie dimostrava il suo affetto ai propri amici. Un po' strano, ma in fondo originale. Era così il buon Francis. Prendere o lasciare. Non ci si annoiava mai con Begbie. Neanche alla messa di mezzanotte il giorno di Natale. Avrebbe trovato il modo di movimentarla. Renderla indimenticabile. Dannatamente unica, magari pisciando nell'acqua santa come fece all'età di diciannove anni, oppure sostituendo il vino da messa travasando nella bottiglia sacra un'intera boccia di Jameson irlandese del 1986 che suo padre custodiva come una reliquia sottochiave nell'armadietto dei liquori e che degustava giusto una volta l'anno, a piccolissimi sorsi, per il giorno di Pasqua. No. Non ci si annoiava mai con Begbie. Più guardavo fuori il finestrino di quel carretto che doveva in realtà essere un pullman che da Belfast si inoltrava giù per la brughiera nordirlandese dove perfino il cielo che non si trova in Irlanda del Nord è geloso per non poter startene sopra quell'immensa distesa magnifica, fino a portarmi lá, lontano, dove già da qualche settimana avevano deciso di andarsene Francis il pazzo, Spud il paranoico e compagnia cantante, ecco proprio non riuscivo a non pensare ad altro che a quella mia vera e propria assoluta ossessione che per anni mi ha sconvolto e accompagnato' Ma come cazzo hanno fatto a sciogliersi le Spice Girls? Come? Come cazzo!!? Dico, non gli è bastato l'esempio del popolo irlandese? Non gli sono bastati tutti i milioni di sterline che hanno guadagnato? Avessi guadagnato anche solo un ottavo di quello che hanno guadagnato loro col cazzo che avrei cercato la gloria da solista! Sai quante pere puoi comprarti con tutti quei soldi?' 'Ma come diavolo ha fatto uno come Irvine Welsh a non nascere nell'Irlanda del Nord?' pensavo ogni volta che riuscivo ad intravedere qualche viso poco raccomandabile dal finestrino appannato. Però non a Belfast. No. Almeno non lì. Per carità. La città del Diavolo. Altro che Rio, Il Cairo, Mosca o Buenos Aires. Già. No no. Sì perché appena ho messo piede in quella capitale, che più che una capitale in realtà sembra una polveriera in bilico su un fiammifero acceso, non vedevo già l'ora di andarmene. Non c'è molto spazio per un piccolo tossichetto cattolico scozzese, a Belfast. 'Alla Regina non devono piacere molto i tossici cattolici, per lo più se sono scozzesi' ho capito immediatamentenon appena ho respirato l'aria di Belfast. Strana la Gran Bretagna: può trovare città cosmopolite come Londra e città da incubo come la capitale che fu di un certo George Best, ma questa è un'altra storia. 'Ma tu guarda se questa banda di stronzi per scappare dai debiti deve essere fuggita fin qua, nel buco del culo del mondo' mi ripetevo nella mia testa ogni cinque secondi. 'Perché non Leith? Perché non Leith!!?? Che cosa cazzo c'è di più sicuro di Leith se sei di Leith? Cosa c'è di meglio di casa propria? Delle tue mura? Della tua gente? Che cosa?'. Ma stavolta era diverso, in fondo lo capivo. C'era da avere paura, questa volta. Si. Sul serio. Mai pestare i piedi a chi li ha direttamente collegati con le mani. Non avevano rotto il cazzo al solito spacciatore di periferia. No. Stavolta il pesce era più grosso della palla di vetro in cui i miei amici amavamo giocare. Stavolta bisognava scappare. Meglio andarsene. Correre. Fuggire. Già. Ecco che allora quei quattro stronzi di Begbie, Sick Boy, Tommy e Spud se ne sono scappati via. Lontano, lontanissimo, prima che chi non dovesse trovarli, li trovasse sul serio. Svegliandoli magari dai loro sogni mediocri e senza ambizioni. È come se tutto ad un tratto, quell'adrenalina che tanto cercavano di sconfiggere a suon di eroina, si fosse riversata nel loro corpo tutt'a insieme. Nello stesso momento. È come se gli avesse svegliati definitivamente. Dai loro sogni da scozzesi tossicodipendenti. Nel cuore della notte, senza avvertire. O meglio, avrebbero voluto farlo, se solo io non avessi venduto il suo ultimo cellulare da quattro soldi a chissà quale spacciatore di cui non ricordo neanche la faccia giusto per qualche ora di felicità in più. 'E adesso che che non ci siamo più, che ne sarà di Leith? Dei bambini di Leith? Delle nostre famiglie? Delle nostre case? Che ne sarà dell'Hibernian e della sua magia? E se adesso gli Hibs iniziassero a vincere, dopo che ce ne siamo andati, che ne sarà della nostra fantastica storia da sfigati del cazzo?'. Il pullman correva spedito tagliando l'Ulster in due. Trasversalmente. Come se fosse una lama calda nel burro la mattina per colazione al tavolo regale della signora Elisabetta II. Più aumentavano i chilometri percorsi e più pensavo che quella fosse un'assoluta follia. 'Scappare dalla Scozia per venire in Irlanda de Nord è un po' come scappare da un tornado buttandosi in un incendio. Maledetto Begbie e le sue idee del cazzo'. Il pullman non si fermò mai. Correva e correva, come se capisse che era meglio fuggire dal passato. Come un fedele amico che vuol solo portarti lontano, senza chiederti il perchè. Entrò in città accolto da un cartello dove c'era su una scritta che recitava più o meno così 'Welcome to Londonderry' dove la parola London era stata cancellata volutamente con una passata di bomboletta nera. Le sei lettere più silenziose della storia, almeno così dicono qua. Sicuramente le più silenziose di tutta la Gran Bretagna. Lo scontro tra unionisti, a favore dell’unione con la Regina, e i nazionalisti che invece credono e vorrebbero un'unica Irlanda, sola e libera, fiera e spensierata, è il motivo per il quale la città ha due nomi: Londonderry per i primi e Derry per i secondi, anche se nella quotidianità è più facile sentir pronunciare quest’ultimo, indipendentemente dalla fede politica. Perché questa per tutti sarà sempre e solo Derry. Dove lo scontro tra buoni e cattivi lo si sente ancora di più. A Derry, di Londra e degli inglesi, meglio non parlare. Figuriamoci di Glasgow oppure di Edimburgo. Non frega un cazzo a questi della Regina e del the delle cinque. Della Union Jack o se il Chelsea vince la Coppa Campioni grazie ai gol di Drogba. Questi potessero chiederebbero al Mar della Manica di inghiottirsela quella merda Inghilterra. Appena arrivato alla stazione degli autobus ad aspettarmi c'erano tutti e quattro. Li vedevo già dal finestrino. Tutti vestiti con giacchetti scuri, jeans stretti e scarpe bianche, tanto che sembravano più un gruppo politico vicino ai deliri di Hitler piuttosto che un gruppo di scappati di casa. Scesi gli scalini del pullman con gli occhi chiusi e prendendo un gran respiro, consapevole che niente, da quel momento in poi, sarebbe stato più come prima. Begbie non appena mi vide, mi venne incontro con una sigaretta in bocca, un braccio aperto e una bottiglia di Bushmills dall'altra parte 'Vieni qua cazzetto moscio', iniziando a cantare a squarciagola, e facendo girare praticamente tutti, la più famosa ballata irlandese di sempre. 'Oh piccolo Danny, le cornamuse stanno suonando, di valle in valle e dal fianco della montagna. L'estate se n'è andata e tutti i fiori stanno morendo, e così tu devi andare e io devo aspettare. Ma torna indietro quando l'estate sarà nei campi o quando la valle sarà bianca e ricoperta di neve e io sarò qui, nel sole o nell'ombra ad aspettarti oh piccolo Danny, oh piccolo Danny ti amo tanto. E se tu verrai, quando tutti i fiori staranno appassendo e io sarò morta, perchè morta potrei ben essere, verrai e troverai il posto dove giaccio, inginocchiati e dì un preghiera lì per me. E io ti sentirò, anche se ti muoverai con passo leggero sopra di me e tutti i miei sogni si scalderanno e si faranno dolci. Se non dimenticherai di dirmi che mi ami dormirò semplicemente in pace finchè non mi raggiungerai, oh mio piccolo Danny'. Riecheggia per tutto l'Ulster la canzone del piccolo Danny, specialmente se cantata a squarciagola da quel pazzo figlio di puttana di Begbie. Anche a Belfast. E molto oltre. È forse l'unico vero collante rimasto che riesca ad unire tutto questo popolo di dannati. L'unica vera cosa che davvero, forse, perché il forse è sempre d'obbligo nell'Ulster, ricordatevelo sempre, unisce anche solo per un attimo tutti i nordirlandesi che esistono e che sono esistiti. Che respirano. Che la notte, tra le lenzuola, si odiano e pensano a come odiarsi ancora di più il giorno dopo. Non per niente viene usato come inno non uffciale quando i ragazzi in maglia verde incontrano, in una partita tra nazionali, una tra Inghilterra, Scozia e Galles. Tolte queste rare eccezioni, però, sentirete sempre e solo 'God Save The King'. Ecco allora che se mai, l'Irlanda del Nord, questa sconfinata brughiera verde, terra di pascoli, birre e bombaroli, un giorno mai sarà davvero e finalmente unita, così bella e forte da potersi per una volta, almeno una, sentire e considerare 'una nazione', così fantastica da sdraiarsi nei prati a guardare il cielo senza paura che vi arrivi a dosso una bimba o una qualche lama, ecco che allora, e solo allora, il tutto, o almeno molto, sarà merito della canzone del piccolo Danny. E di nient'altro. Si perché quando lei riecheggia nelle valli dell'Ulster, non chiede permesso nelle orecchie di chi la ascolta, non domanda se chi la sente è protestante o cattolico, se odia l'IRA oppure ne fa parte, se colui che la ode crede e spera in un'Irlanda finalmente unita e repubblicana, o se invece spera in un'egemonia inglese con tanto di 'Union Jack' con sopra il bel faccione della sorridente Elisabetta. Non domanda se teniate ai Rangers oppure al Celtic. Non ha bisogno di chiedere permesso. Non ha bisogno di tirare fuori la carta di identità. Lei c'era prima del conflitto. Prima che il diavolo si instaurasse in questa isola, e ci sarà dopo, quando tutto finirà. Perché prima o poi finirà. Tutto ciò che è un processo storico ha un inizio, un evolversi e poi una fine. È l'unica traccia rimasta di un passato lontano. Lei suona e basta. E tutti la ascoltano. Anche a Derry. Sopratutto a Derry. Lei suona perfino nel bocca di Begbie. Ta quel fiato che è un misto di alcool e tabacco. Era già uno di loro. Si sentiva già un irlandese del Nord. Tipico di Begbie. Forte con i deboli, debole con i forti. In realtà della nostra comitiva era quello con meno personalità il caro Begbie, anche se poteva sembrare il contrario dall'esterno. Altroché. Si faceva influenzare subito. Prendeva delle cotte allucinanti che neanche i quattordicenni alla vista della più bella fighetta della scuola. Non aveva spina dorsale. Il cazzo duro. Le palle sode. Mentre mi abbracciava e mi teneva stretto al collo, si voltò e vide tutta quella gente che lo osservava come se avessero visto un pazzo furioso nudo correre per strada con la proboscide in movimento. Come dargli torto. 'Che cazzo avete da guardare brutti rotti in culo' urlò Francis con gli occhi a matto, piegando le ginocchia e tirando fuori il coltello, come da prassi. Come da contratto tra lui e Dio. Era cambiato e allo stesso tempo era sempre lui. Mentre Sick Boy si scagliò su di lui per calmarlo, Spud si avvicinò furtivo vicino a me, mi portò qualche passo più indietro e mi sussurrò nell'orecchio con la sua tipica voce tremolante e piena di indecisione 'Mark. Questo è impazzito. Ha completamente perso qualunque lume della ragione. Ti ricordi il Begbie di Edimburgo? Peggio. Non c'è proprio paragone. Non ci sta proprio più con la testa. Ha perso perfino quelle tre o quattro leggi morali che lo fermavano. È come se da italiano si fosse trasformato in argentino. Qua è ancora più pazzo, perché non lo conosce nessuno e si sente in dovere di spaccare tutto, fare il cazzo che gli pare. Picchiare tutti. È fuori. Fuori ti dico. Ti dico. L'altro giorno si è tirato fuori il pisello e ha pisciato sugli sgabelli di un pub usando quella sua miccetta che si ritrova tra le gambe come se fosse un idrante. Pazzo. Pazzo ti dico. Oh si. Oh si'. Guardavo Sick Boy fare una fatica del diavolo nel tentativo vano di calmare Begbie, già sbronzo da buttare neanche alle dieci di mattina. 'Vedi quel ragazzo lá? Lo vedi Mark? Eh Mark? Quell'armadio a quattro ante, rasato, grosso quanto un pulmino. Eh, lo vedi quello Mark? Lo vedi?'. 'Si, lo vedo Spud, calmati. Lo vedo. E allora?'. 'Quello, quello lá. Quel grosso essere lá è diventato il culo della camicia di Francis. Lo abbiamo conosciuto il primo giorno in cui abbiamo messo piede qua, in pub qui vicino. Noi tre manco volevamo uscire, ma Begbie ci ha quasi costretti. Siamo entrati, giusto il tempo di mettersi a sedere e quel coglione si stava già picchiando con due nel bagno solo perché a suo avviso lo avevano guardato male. Si è trasformata in una mega rissa. Dopo che è finita, quello lá ci ha offerto una pinta e amici come prima. Si chiama Paul ma Begbie lo chiama 'Elefantello'. Quello è completamente innamorato di Begbie, del suo carisma, e domani ha deciso di portarci tutti allo stadio. A vedere il Derry. Capisci? Il Derry! Ma io non voglio vedere il Derry, Mark! Per me era già troppo l'Hibernian e quel suo velo di sfigataggine che lo circonda. A me del Derry e del calcio in generale non frega un cazzo, Mark. Ma Begbie ci costringerà a farlo. A seguirli. È gia uno di loro ti dico, Mark. Già. Già. Già'. Mentre Spud mi stava martellando quel poco di cervello che posso ancora vantare di avere, quel Paul, tale Elefantello, mi si avvicinò tendendomi la mano. 'Tu devi essere Mark. Ho sentito parlare molto di te in questi giorni. Grandi cose. Piacere Paul. Dalla descrizione di Francis però ti immaginavo diverso. Secco, scheletriforme, quasi uno zombie che cammina con giusto due occhiaie profonde come crateri e un braccio pieno di buchi manco fosse un campo da golf, con i pantaloni a sfigato, bassi e lisi e le scarpe da 50 pounds del mercatino delle pulci'. 'Beh, Begbie è molto pittoresco nei suoi racconti, penso tu abbia già avuto modo di capirlo'. 'Certo. Certo. Quello è pazzo. Troppo anche per noi. Per questo domani ho deciso di portarlo al Brandywell insieme agli altri. Se vuoi favorire, sai sono il Sindaco lá sugli spalti'. 'Perché no! Penso di non avere scelta, in fondo. Dopo aver tifato Hibernian non può succedermi niente'. 'Oh, ma tu non conosci il Derry City Football Club. Noi siamo una storia a parte. Non c'entriamo niente neanche con il mondo che ci circonda. Il calcio è quasi un contorno per noi'. 'Lo immagino'. 'Andiamo a casa a spararci un paio di bbbirre Elefantello' urlò Begbie dalla parte opposta del piazzale trattenuto a fatica da Sick Boy. Così Paul, mentre noi circondavamo Begbie, impedendogli quasi di vedere il mondo attorno, un po' come si fa con i cavalli imbizzarriti, andò a prendere la sua auto e ci caricò tutti: io, Spud, Tom, Sick Boy e Francis, più lui alla guida, ovviamente. In sei su un auto che a malapena avrebbe potuto contenerle tre di persone, e come se non bastasse tutti e sei ci accendemmo contemporaneamente una sigaretta durante il tragitto, facendo sembrare quella povera macchina un incendio su quattro ruote. Dopo una decina di minuti abbondanti arrivammo a Bogside, il quartiere più rivoluzionario e indipendente della città, accolti da una gigantesca scritta su di un muro che recitava 'You are now entering Free Derry'. Stavamo entrando in un pezzo di storia. Bogside appunto. Dove il 30 gennaio del 1972 avvenne la tristemente e famosa 'Bloody Sunday', quando cioè l’esercito britannico aprì il fuoco, durante una manifestazione per i diritti civili, uccidendo quattordici persone. Da quel giorno l’IRA dichiarò guerra alla Gran Bretagna e niente sarebbe stato più come prima, anche perché la Regina, la fantastica e simpaticissima Regina inglese, Queen Elizabeth Two, anziché punire i responsabili di quell'atrocità, decorò con una bella medaglia all'onore il comandante dell’operazione, il colonnello Derek Wilford. Beh, direi niente in fondo. L'inizio della fine. La fine di tutto. Arrivammo in una strada secondaria con l'asfalto disconnesso. Paul fermò l'auto di fronte ad una casa fatta con mattoncini rossi e la porta principale spalancata. Montammo una rampa di scale che conduceva al primo piano. Arrivammo davanti una porta di legno quasi marcio che Begbie aprì con un sonoro calcio urlando 'Sbaaaam'. 'Quello, quello è pazzo. Te lo dico io' mi disse Paul ridendo. 'Sai cosa ha fatto altro giorno Mark!? Avevamo appena finito di attraversare “The Peace Bridge”, il Ponte della Pace sul fiume Foley inaugurato nel 2011, nuovo simbolo di speranza e rinascita della città, costruito per avvicinare la comunità cattolica a quella protestante, e ci stavamo incamminando nel cuore del quartiere protestante di Waterside, in cui negli anni dei Troubles si trasferirono molti protestanti che vivevano nel Bogside per sfuggire al clima di violenza. Ecco stavamo camminando tranquillamente e senza troppi pensieri quando Francis nota un tipo, un coglione che sta attraversando il ponte con la maglia del Linfield, la squadra di Belfast protestante per eccellenza, roba che i Glasgow Rangers diventano improvvisamente la squadra che ogni domenica gioca tra i portici di Piazza San Pietro, tanto per intenderci. Niente è come il Linfield e odiato come il Linfield in Irlanda del Nord se non tifi Linfield. Ecco, Francis, capendo a pieno proprio lo spirito di pace e armonia che dovrebbe ispirare il ponte, non ci pensa su due volte. Si avvicina a questo coglione da dietro con quella sua camminata da guascone e gli urla 'Hey fottuto rotto in culo'. Il ragazzo fa per girarsi, ma non ne ha il tempo materiale. Begbie lo prende da dietro come un rugbista da quattro soldi, lo gira, gli mette un gomito sotto il mento, lo posiziona sulla spalletta del ponte e lo getta nel fiume, senza avere neanche l'accortezza di guardare giù per vedere se c'erano delle pietre sporgenti o poca acqua a fare da ammortizzante. Questo fa un volo di una decina di metri e cade di pancia piena. Il suono sordo del suo tuffo disconnesso penso sia riecheggiato per tutto l'Ulster. Tutti noi guardavamo giù increduli, pensando che questo fosse morto e che da lì a poco sarebbero riemersi vari pezzi del suo corpo. Invece, era ancora vivo e ancora tutto intero questo coglione. Ecco allora che, come se non bastasse, appena il tipo torna miracolosamente a galla e inspiegabilmente illeso, Begbie prende la bottiglia di whisky che aveva in mano e cerca di colpirlo scagliandogliela alla stessa velocità della luce. Il tizio si china e la schiva guardandolo incredulo con quei suoi capelli rossi e le lentiggini che lo facevano tanto sembrare Wayne Rooney. Poi, per paura che Begbie si gettasse, perché lo avrebbe fatto, e come se lo avrebbe fatto, ha iniziato a nuotare verso la valle. Quello è pazzo. È pazzo ti dico.' 'Purtroppo lo conosco bene'. Mi girai e ovunque intorno c'erano foto, poster e gagliardetti del Derry City. Perfino le lenzuola era rosse e bianche in onore del Derry. 'È così che ci si dimentica dell'Hibernian! Giusto Begbie?' lo provocai. 'Tu non capisci niente cazzetto moscio' mi disse lui accendendosi un fiammifero sulla nuca di Spud per poi fumarsi sigaretta, la quindicisemina come minimo da quando ero arrivato in città 'Questa squadra è leggendaria. Mitologica. Credimi. Non ha niente a che vedere con le scaramucce da femminucce di noi scozzesi. Con le stronzate della Scozia e di quei rotti in culo di Celtic o Rangers. Con quelli stronzi di Glasgow o di Edimburgo che tifano Hearts, dove non appena tiri fuori un coltello corrono a chiamare la mammina. Questi sono eroi. Questi vivono per il sangue. Non scappano. Sono eroi, ti dico. Eroi. Non noi'. Si versò un bicchiere di scotch e lo buttò giù tutto d'un fiato. Io lo guardavo incredulo. 'Oh cazzo, devo proprio spiegarti tutto!' Fece un lungo tiro di sigaretta, si preparò ad iniziare il discorso, ma fu in quel preciso momento che gli si girarono gli occhi, gli cedettero le ginocchia e collassò all'indietro sul divano in pieno coma etilico. Lo guardammo cadere come una pera cotta, mentre rantolava nel suo delirio onirico. Nessuno, ovviamente, tentò minimamente di soccorrerlo. 'Finalmente' esclamò Spud quasi sollevato. Solo in quel preciso istante ci rilassammo tutti. Era ora. Begbie era adrenalina pura, e non fermarlo. Non potevi mai stare tranquillo con lui. Sembra impossibile per uno one me che sceglie l'eroina giusto per starsene in pace, avere un amico del genere. Ma è così. Paul si avvicinò al frigo, lo aprì, prese quattro lattine di birra e ce le tirò una ad una. Poi ne prese una per se, la aprì e mi guardò 'Siamo stati fondati nel 1928 e il nostro è il percorso che forse meno si avvicina alla normalità in tutta la storia del football, sai Mark? Difficile la vita nell'Ulster se sei un piccolo insignificante cattolico e la Regina ti sta così dannatamente sulle palle da farti schifo perfino la sua immagine trasmessa in Tv il giorno di Natale, dove dovresti invece essere più buono. No, non c'è rimedio, sai? La nostra è la storia di una mosca bianca nel cammino dell'Irlanda del Nord. L'80% dei nostri abitanti sono per una Repubblica Iralndese Unita e Libera e odiano con tutto loro stessi gli inglesi, la corona, quei cazzo di biscotti al burro e il the delle cinque. Non ci chiamiamo 'Sir' tra di noi, i nostri figli non tifano Chelsea, Manchester United oppure Liverpool, e la nostra bandiera non sarà mai la loro. Mai. Ma siamo soli tra questi confini. Gli unionisti ci cancellerebbero da ogni cartina geografica esistente se solo potessero. Se solo poi non arrivasse qualche intellettuale benpensante a condannarli per il loro gesto. Non avrebbero pietà di noi, delle nostre famiglie, delle nostre tradizioni, dei nostri figli, dei nostri cimiteri. Esattamente come noi non l'avremmo per loro. E noi, di conseguenza, facciamo uguale. Non ci sarà mai amore qua nel Nord dell'Irlanda, sai!? Fa male, ma è così. E questo, ahimè, si riflette anche e sopratutto nel calcio. È un po' come se questo sport, qua, in terra a voi così vicina, ma in realtà così lontana, non fosse altro che una valvola di sfogo con la quale il Diavolo si diverte a manifestarsi e giocare con noi, povero popolo nordiralndese. Qua, in questo paesaggio da sogno che non troverà pace fino all'ultimo respiro dei suoi giorni. Finchè anche in solo uomo calpesterà questo suolo, e sarà solo. E anche se solo, non avendo più nessuno da odiare, lui odierà uguale. È impregnato in questa terra ormai. A Derry, però, di più. Al Bradywell maggiormente. Abbiamo vinto tre coppe dell'Irlanda del Nord.1949, 1954, 1964. Poi, finalmente, il campionato del 1965 con una festa storica per le vie della città. E l'anno dopo la Coppa Campioni, dove iniziarono gli atti intimidatori contro di noi. Al primo turno sconfiggiamo per un complessivo di 8-6 il Lyn Oslo, mentre al secondo turno, magicamente, la federazione calcistica nazionale dichiarò non agibile la nostra struttura. Dichiarò che lo stadio di Brandywell non possedeva i requisiti minimi di sicurezza. Una decisione politica che ci destabilizzò, ci annientò definitivamente e che ci portò a perdere per 9-0 l'andata contro l'Andeelecht, mentre il ritorno non si giocò neanche, visto che la federazione si rifiutò di assegnarci uno stadio. Dato che il nostro impianto si trova a Bogside, il fortino del cattolicesimo nell'Ulster, quasi tutte le squadre filounioniste si rifiutavano di venire a giocare qua. E non aveva torto. C'era da rischiare e non poco a mettere piede qua, a Free Derry. La situazione precipitò definitivamente il 12 settembre del 1971, sai Mark? Derry City - Ballymena United. Al termine dell'incontro gli abitanti del quartiere si scagliano contro i tifosi ospiti, noti sostenitori protestanti di una squadra protestante di una città protestante, mentre il pullman della squadra venne letteralmente dato alle fiamme e non esisteva mai più. Diventò per sempre un mucchio di cenere e ferraglia. Da quel giorno quasi tutte le squadre del paese si rifiutano di venire qua, sopratutto quei codardi bastardi del Linfield, forti in casa, conigli ovunque altro. Che Dio benedica Begbie e il suo gesto eroico contro quel coglione del ponte. La polizia dichiarò così il Brandywell non sicuro, Bogside non sicuro. e ci costrinse a giocare a Coleraine, una cittadina a una trentina di chilometri da qua e a maggioranza ovviamente unionista. Ma per poco. Alla fine la federazione decise di cacciarci per sempre dal campionato dell'Irlanda del Nord. Immaginati la scena: soli, abbandonati, senza uno stadio e una squadra che non un torneo a cui iscriversi. Ci ritroviamo così senza impianto dove giocare e senza un campionato in cui giocare. Almeno fino al 1985, quando i fratelli della Federazione calcistica dell'Eire accettarono la nostra richiesta e ci permisero di prendere parte al loro campionato. Quattro anni dopo vinceremo il nostro primo campionato, con un fantastico treble tra FA Cup e Coppa di Lega e nel 1997 il secondo e ultimo campionato. Poi altre 4 FA Cup irlandesi: 1995, 2002, 2006, 2012. Capisci Mark, capisci perché noi siamo diversi? Capisci? Perché per noi il calcio è in realtà un contorno del settarismo. Perché noi nel 1997 eravamo in 2.000 al Parco dei Principi. Perché noi nel 2006 viaggiamo in 3.000 alla volta di Motherweel, in Scozia, dove affrontavamo il Gretna in Coppa UEFA. No Mark. Non puoi capire. Non puoi. Nessuno può se non è nato qua. Neanche Begbie che oggi sembra il nostro primo tifoso può capire davvero. Si perché qui a Derry, tanto per non farsi mancare niente, non siamo d'accordo su niente. Neanche sul nome della nostra città. Belfast, almeno questo problema non ce l'ha. Belfast, almeno Belfast, con i suoi infiniti problemi, è lontana anni luce da qua. A confronto sembra un parco giochi dove andare con la famiglia ed i bambini la domenica. Sembra Disneyland. Derry non dimentica. Derry non dimenticherà mai. Non può. Derry non dimenticherà mai un cazzo Mark. Lo deve alla sua gente. Ai suoi figli. Si narra che se qualcuno ancora ha la brillante idea di chinarsi per terra per accarezzare con due dita l'asfalto, queste si colorano di rosso. Rosso come il sangue di quel giorno. Dei suoi abitanti. Non puoi capire cosa significhi giocare per noi la Setanta Cup, chiamata così in onore del maggior eroe della mitologia celtica. La Coppa Campioni dell'Irlanda, dove le due migliori del Nord incontrano quelle dell'Eire e ogni anno ce le suoniamo di santissima ragione. No Mark, voi non potete capire. Non si scappa da Derry'. Lo guardai tutto il tempo senza battere ciglio. Non fossi una parola. Avrei voluto in realtà dirgli tante cose. Avrei voluto dirgli che mi sentivo già uno di loro. Che nonostante tutto i problemi sono tanti anche in altri posti del mondo. Che a Leith se non tiri fuori le palle ti mangiano ancor già dentro la culla. Avrei voluto dirgli che ci deve essere un collegamento tra farsi di eroina e tifare Hibernian. Che dopo essere stato un tifoso degli Hibs non può farti paura niente perché non hai una cazzo di gioia mai, neanche per sbaglio. Avrei voluto dirgli che forse ho iniziato con la droga proprio per fuggire da questo mondo infame, bastardo. Di merda. Dove le ingiustizie arano i giusti. Che ho dovuto crearmi un paradiso tutto mio in cui vivere e in cui credere, per sopravvivere. Avrei voluto dirgli tante cose, ma vista anche la sua assurda corporatura mi vidi bene dal farlo. Mi limitai a bere un sorso di birra e a guardare Begbie spensierato e collassato sul divano, senza pensieri, senza pesi, senza paure, senza problemi su come pagare le bollette o come procurarsi da mangiare, ed un po' lo invidiavo, lo ammetto, pensando che forse, tra tutti noi, era l'unico che della vita e del suo non prenderla mai veramente sul serio, che sia in Scozia o nel Nord delle Irlande, che sia a Edimburgo oppure nella città delle lettere silenziose, dove Londra sembra addirittura in un altro continente, Francis, si proprio lui, era l'unico di nostri che ci aveva capito realmente qualcosa.
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