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#elezioni 2018
pietroleopoldo · 3 months
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@Anon che mi chiede di GioPizzi non ho mai visto i suoi video in merito quindi ora appena posso me li recupero e ti faccio sapere
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madiocane · 4 months
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domani, dopo le elezioni del 2018, tornerò a fare lo scrutatore. giuro che se solo dovessi vedere una scheda, sulla quale la ‘x’ è posta su fratelli d’italia o lega, prendo la vostra tessera elettorale del cazzo e le do fuoco
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gregor-samsung · 1 year
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“ In America Latina la tribù bianca si è imposta durante la conquista con la strage dei popoli indigeni e l’imposizione della “civiltà cristiana”. In questi ultimi trent’anni, i gruppi fondamentalisti cristiani e le Chiese evangeliche provenienti dagli Usa vi hanno trovato terreno fertile. Oggi il “suprematismo bianco” sta penetrando in quasi tutti gli Stati dell'America Latina. Forse il caso più eclatante è proprio il suo trionfo in Brasile. “Siamo in un Paese,” afferma la filosofa brasiliana Djamila Ribeiro, “che a lungo ha negato l’esistenza del razzismo. Il Brasile è stato uno degli ultimi ad abrogare la schiavitù (1888) che era alla base dell'economia brasiliana. Gli schiavi liberati non hanno avuto né terra né diritti. Il governo invece ha favorito l’immigrazione europea per lo ‘sbiancamento’ della popolazione brasiliana e a questi ha dato terreni. Il Brasile non aveva la segregazione legale come negli Usa, ma aveva e ha ancora una segregazione di tipo istituzionale. La popolazione povera è povera perché nera.” È in questo scenario che le Chiese evangeliche Usa sono riuscite a penetrare nel tessuto brasiliano e a diventare talmente forti da silurare il governo di Dilma Rousseff, per eleggere l’ex militare Jair Bolsonaro, che sta portando avanti una politica omofoba, sessista e xenofoba. Bolsonaro ha venduto il Brasile alle multinazionali che stanno massacrando l’Amazzonia. E, da buon seguace di Chiese fondamentaliste e negazioniste, non ha voluto fare nulla per bloccare la pandemia da Covid-19, portando il Brasile al disastro sanitario. Nel Paese confinante, la Colombia, gli accordi di pace tra il governo e le Farc sono falliti perché evangelici e cattolici fondamentalisti vi si sono opposti asserendo che quegli accordi difendevano aborto, omosessualità… Altrettanto in Bolivia, dove i militari e i gruppi religiosi fondamentalisti hanno compiuto un colpo di Stato contro Evo Morales, il presidente della Repubblica, reo di aver dato centralità politica, culturale ed economica ai popoli indigeni, da sempre schiacciati. E hanno organizzato il colpo di Stato con la Bibbia e il Crocifisso in mano. Ma nelle elezioni del 18 ottobre 2020, i cittadini hanno dato la maggioranza assoluta (il 53 per cento) al Movimento per il Socialismo (Mas), eleggendo Luis Arce, ex ministro di Morales, come presidente della Repubblica. Lo stesso sta avvenendo in Centro America. In Costa Rica, nel 2018, il pastore evangelico Fabricio Alvarado ha vinto le elezioni presidenziali con una piattaforma a favore dei “valori cristiani” contro l’aborto e a favore del neoliberismo. Nel Salvador, il presidente della Repubblica, Nayib Bukele, al suo insediamento ha invitato il pastore evangelico argentino Dante Gebel, molto legato ai pastori ultraconservatori degli Usa, a guidare la preghiera. Un deputato ha presentato una mozione in Parlamento per imporre la lettura obbligatoria della Bibbia in tutte le scuole. Sono solo alcuni esempi di un movimento che potremmo chiamare l’“internazionale cristo-neo-fascista, neo-liberale e patriarcale”. In America Latina è la reazione della tribù bianca in difesa della propria supremazia: utilizzare il “Vangelo della prosperità” per legittimare il neoliberismo imperante. “
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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abr · 1 year
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Gli stop alle macchine adottano il medesimo meccanismo del green pass. Vengono dalla UE. Riguardano una minoranza. La minoranza è toccata nel vivo quindi reagisce. Però è minoranza. La maggioranza non toccata dai divieti è così divisa: - Favorevoli (inquinano, cazzo vogliono?). Sono la maggior parte, tutto il PD, tutti i conformisti, tutti i farisei che non mancano mai. - Indifferenti (cazzomene, io c'ho il Porsche benzina, cazzomene, io manco ho la patente ecc. ecc.) Sono appena inferiori come numero alla prima categoria: qui troviamo i molto ricchi, i molto poveri, i molto indaffarati... - Contrari (eh però queste limitazioni non sono giuste, i crediti cinesi, la finestra di Overton) Quattro gatti: intellettuali controcorrente, ribelli, gente che ha capito il gioco, ecc. ecc... Rimane quindi la minoranza dei toccati dal provvedimento più quattro gatti idealisti fra cui io (ho una (...) euro 6, potrei tranquillamente essere nella categoria dei cazzomene). Scene già viste. Risultato? Il solito: il piddino mette i limiti prima di tutti (Beppe Sala, area B, 2018) e nessuno fiata, anzi lo rieleggono di corsa. Il centrodestra si divide in entusiasti (la maggioranza dei miei cittadini lo vuole!!!) e prudenti. I prudenti traccheggiano finché non arrivano le sentenze, allora cedono. Cedendo perdono voti perché la minoranza impattata dai divieti di sente tradita. Alle elezioni dopo vince il PD e mette le limitazioni triple. Quindi suggerimento mio alle amministrazioni locali prudenti: la prudenza non vi salverà, o vi omologate e sperate che il vostro elettorato vi consideri un piddino ma un po' meglio del piddino doc salvandovi (succede raramente ma succede) o prendete eroicamente posizione contro tutte le limitazioni e provate a vedere se sposare una battaglia giusta se pur minoritaria vi porterà bene, pur sapendo che le conseguenze, anche giudiziarie, non tarderanno ad arrivare. Tutto qui.
sintesi perfetta di Claudio Borghi: il problema è SISTEMICO, sta nell'esser provinciali dentro (non per caso il Piemont è il primo, dopo Milan ovviamente), via https://twitter.com/borghi_claudio/status/1694131481940013153
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francoisseurel · 1 year
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Ultima Generazione: Carbone vegetale nell'acqua della Fontana di Trevi.
Le risposte degli analfabeti funzionali con "la spunta blu Twitter".
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"Plagiati, manipolati, catastrofisti" in che senso? Non ho mai letto sul profilo di Ultima Generazione che essi invochino divinità, parlino a statue, facciano riti magici su altari in nome di "salvatori" o non vogliano diritti per i gay altrimenti ci sarebbe "la fine del mondo"
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Twitter può essere usato gratuitamente: Giamboniere ha "spunta blu" del tipico analfabeta funzionale, che fa fatica ad usare il proprio telecomando; chiaramente non ha compreso che è la società che gestisce Twitter a dover pagare gli utenti che scrivono ogni giorno, non il contrario.
Twitter si finanzia già con le inserzioni pubblicitarie che vediamo in continuazione mentre navighiamo, mentre consultiamo e talvolta pure mentre scriviamo: non è quindi necessario pagare per la "spunta blu", visto che il prodotto lì dentro siamo noi da vendere alle aziende.
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A non riuscire a ragionare con la propria testa sono i boomer cresciuti nel consumismo, nell'"usa e getta"; che fanno la corsa ai Saldi per poi riempire i cassonetti dell'immondizia di oggetti, abiti che sono ancora utili; sono coloro che amano l'"auto grossa", che ostentano.
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C'è un solo modo per fermare le proteste di Ultima Generazione : la precedente generazione si rende conto delle proprie gravi responsabilità, e pone da subito (da ieri!) rimedio agli errori commessi. I giovani hanno diritto ad un futuro roseo: non devono pagare gli sbagli altrui.
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Non serve mettere in galera le vecchie generazioni, poiché hanno vandalizzato l'ambiente con inquinamento, consumismo, monocolture e allevamento intensivo: basta solo che, quanto prima, correggano gli errori in corso - così da evitare altre tragedie come in Emilia Romagna.
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Il movimento sociale "Extinction Rebellion" è stato fondato il 31 ottobre 2018. Scopo: "azione decisa contro il cambiamento climatico" ed azione a livello internazionale. Ultima Generazione nasce nel 2021 e fa parte di una rete internazionale, denominata A22.
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16 aprile2022: manifestazione di Ultima Generazione, sul Grande Raccordo Anulare di Roma; chiede al governo Draghi di: fermare la riapertura delle centrali a carbone; cancellare ricerca ed estrazione di gas naturale; di incrementare energia solare ed eolica di almeno 20GW/anno.
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In aprile 2022, diventò virale il video d'un automobilista impaziente, che tentò d'investire con l'auto una manifestante, seduta sull’asfalto del Grande Raccordo Anulare di Roma, con in mano uno striscione che recita “no gas, no carbone”. La manifestazione si tenne durante il governo Draghi, in aprile, molti mesi prima delle elezioni 2022.
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La manifestazione di Ultima Generazione avvenne durante il governo Draghi, in aprile 2022, sul raccordo anulare di Roma e molti mesi prima delle elezioni 2022 (settembre 2022).
L'appello fu lanciato al governo Draghi.
Verità 1 - Complottismo/Dietrologia 0
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ombrafurtiva · 2 years
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Nei comuni Lombardi dove il covid è entrato falcidiando giovani e vecchi, dove le rsa venivano usate come l’obitorio degli ospedali battenti il valoroso ‘modello lombardia’, Fontana ha incrementato il suo consenso dal 2018.
Stando cosi le cose, al netto dell’astensionismo, miei cari lombardi (tutti) le possibilità sono due: o siete senza cervello, o siete senza cervello.
Elezioni il lombardia e lazio emblematiche di un paese che preferisce guardare sanremo divertendosi con quel nonsense musicale e stupirsi di un bacio gay simulato al marketing estremo piuttosto che vivere con una consapevolezza da homo sapiens.
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carmenvicinanza · 2 years
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Cristina Donati Meyer l’artivista
https://www.unadonnalgiorno.it/cristina-donati-meyer-lartivista/
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L’arte e le idee impegnate e innovative sono “divisive” per natura, non devono piacere a tutti, devono indurre le persone al dubbio, alla riflessione. Le certezze granitiche sono patrimonio di menti poco elastiche e curiose.
Cristina Donati Meyer, l’ARTivista, come si definisce, con le sue opere denuncia problemi sociali.
È fautrice di “una forma d’arte non addomesticabile, non comoda e non adagiata sui sofà delle gallerie rinomate”.
Nata a Milano nel 1985, da una famiglia di origini ebraiche, ha frequentato l’Istituto d’Arte Rudolf Steiner e l’Accademia di Belle Arti di Brera che ha, successivamente, lasciato.
Si definisce ARTivista perché ogni sua opera ha un contenuto di denuncia sociale. Tratta temi forti come l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la violenza sulle donne.
Lavoro estetico e onirico, pittorico e materico, contaminano il suo impegno sociale ed etico.
Diverse le tecniche che utilizza per mandare i suoi messaggi al mondo. Oltre alla street art, con graffiti e stencil, realizza affissioni, performance e installazioni dal forte impatto emotivo.
Tra le sue performance più famose ricordiamo La morte della sposa del 2013, in cui è rimasta appesa in abito da sposa a Porta Romana per rappresentare le vittime di femminicidio.
Ha colorato con un colorante alimentare rosa acceso parte della Darsena, per ricordare che le donne esistono, non solo in l’otto marzo.
La sua opera Europa, affissa nel 2018 sui muri di piazza San Babila in occasione dell’incontro tra Salvini e Orban, è nata per rendere omaggio a tutte le vittime della rotta balcanica che speravano in un futuro migliore in Europa.
Una delle installazioni che ha destato più scalpore è stata quella sulla statua di Indro Montanelli a cui ha aggiunto, sulle gambe il fantoccio di una bambina eritrea. Qualche settimana prima anche Non Una di Meno aveva protestato contro la statua, colorandola con della vernice rosa.
Nel periodo della prima ondata di Covid-19, ha portato all’attenzione pubblica temi come la drammatica situazione delle RSA e dei tagli alla sanità lombarda.
Ha dedicato anche un’affissione alla comunità cinese in Italia, ingiustamente accusata di aver portato il virus nel nostro Paese e vittima di atti di razzismo.
L’installazione Le donne afghane ringraziano, raffigura una donna afghana crocifissa.
E ancora, gli ‘Umarell dell’Afghanistan’ che ritrae Europa e Stati Uniti come due anziani intenti a guardare un cantiere che rappresenta lo stato dell’Afghanistan, nel cui interno si vedono scene di guerra e abbandono.
Le sue opere si trovano affisse essenzialmente sui muri di Milano, ma si possono ammirare anche in qualche altra città italiana.
Alcune sono state vandalizzate o rimosse, perché considerate scomode.
La sua avversione principale è stata per Matteo Salvini che ha ritratto, quando era Ministro dell’Interno, in versione Robocop, con manganello alla mano, che arrivava dal mare. Mentre eseguiva la sua performance è stata identificata dalla Digos e interrotta dalla Polizia.
‘Una pisciata vi seppellirà’, subito distrutta, ritraeva due bambini intenti a orinare sugli stivali di Salvini nelle vesti di un gerarca fascista.
Subito dopo il risultato delle elezioni politiche del 2022, sui muri dei Navigli, a Milano, è comparsa l’opera Sfracelli d’Italia in cui Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, in tenuta da boxe, prende a pugni l’Italia dei diritti che è rappresentata da una donna dipinta di bianco, rosso e verde ricoperta dalle scritte inclusività, aborto, stabilità climatica, diritti Lgbtqia+ e così via.
“Non è sufficiente essere donna per rappresentare una novità al governo del Paese – ha commentato. Occorrerebbe pensare da donna e avere a cuore le conquiste del movimento femminile, non avere in mente unicamente fattrici che non possono abortire e soldatesse per la patria, annichilendo tutti i diritti a fatica conquistati dalle donne“.
Cristina Donati Meyer sa di doversi guardare le spalle, è stata più volte segnalata, minacciata, intimorita, ma continua a urlare il suo dissenso con le sue opere.
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newsnoshonline · 3 months
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cinque ragioni per cui è importante per la scienza Elezioni nel Regno Unito: Implicazioni per la Scienza La prossima settimana, il Regno Unito si prepara ad affrontare le elezioni generali, con il partito laburista di Keir Starmer in vantaggio. Gli scienziati sperano in maggiore stabilità dopo anni tumultuosi. Sfide e Opportunità per la Ricerca Dal 2010, i ricercatori britannici hanno affrontato varie sfide, tra cui il crollo finanziario del 2008 e la Brexit. La creazione di UK Research and Innovation nel 2018, benché problematica inizialmente, ha portato a un maggiore supporto governativo per la ricerca. Le Politiche sull’Immigrazione e il Settore Scientifico Le restrizioni sui visti britannici introdotte dai
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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Risultati europee 2024: le candidate elette al parlamento europeo
Risultati europee 2024: quali donne italiane candidate al parlamento europeo sono state elette e governeranno nei prossimi cinque anni? Iniziamo col dire che: le candidate elette per il centro e la sinistra sono 13: 8 nel PD, 3 in AVS e 2 nel M5S mentre le elette per la destra sono 9: 5 nelle fila di Fratelli d'Italia, 2 per Forza Italia e 4 per la Lega. Risultati europee 2024: le parlamentari del PD Le europarlamentari elette per il PD sono: - Cecilia Strada. Ex presidente di Emergency, è al suo debutto in politica. Nella sua campagna elettorale ha puntato su temi come inclusione e umanità. - Irene Tinagli. Eurodeputata al Parlamento europeo per il PD dal 2019, ha presieduto la Commissione per i problemi economici e monetari. - Alessandra Moretti. La sua carriera politica nei primi anni Duemila nelle istituzioni locali, approda poi nel parlamento italiano nel 2013 e in quello europeo l'anno seguente. Attualmente è al suo terzo mandato in Europa. - Elisabetta Gualmini. Politica e politologa, insegna Scienze Politiche presso l'Università di Bologna. Dal 2014 al 2019 è stata assessore al welfare e politiche sociali della regione Emilia-Romagna. - Camilla Laureti. Dopo alcuni incarichi nell'amministrazione comunale di Spoleto, è eletta segretaria provinciale del PD in provincia di Perugia e nel 2023 entra nella Segreteria nazionale del PD. Entra nel parlamento europeo nel 2022 in seguito alla morte di David Sassoli. - Lucia Annunziata. Volto noto del giornalismo televisivo italiano, è risultata la seconda candidata più votata per il PD nella circoscrizione meridionale. - Pina Picierno. Eletta deputato nel 2008 oggi è al suo terzo mandato europeo. Nel 2022 è stata eletta tra i 14 vicepresidenti del Parlamento europeo. - Georgia Tramacere. Già vicesindaco di Aradeo, ha avuto un vero e proprio exploit alle elezioni europee. Le parlamentari di AVS Le candidate che siederanno al parlamento europeo per AVS sono: - Ilaria Salis. Il suo nome occupa le cronache da mesi per la sua detenzione in Ungheria in condizioni disumane. - Benedetta Scuderi. Candidata non eletta alle ultime elezioni politiche, l'attivista è al suo primo mandato europeo. - Cristina Guarda. Già Consigliera della Regione Veneto, per il quale si occupa di ambiente, agricoltura e salute, è al suo primo mandato europeo. Le parlamentari di M5S Siederanno sugli scranni del parlamento europeo per il M5S: - Carolina Morace. Ex calciatrice, allenatrice di calcio è al suo primo mandato europeo eletta nella circoscrizione Italia Centro. - Valentina Palmisano. Deputata per il M5S nel 2018, non viene confermata nel 2022; entra nel consiglio comunale di Ostuni e ora approda in Europa. Le europarlamentari di FdI Per Fratelli d'Italia sono state elette: - Lara Magoni. Eletta consigliera regionale della Lombardia per la Lega Nord nel 2013, nel 2018 lascia il partito e aderisce a Fratelli d'Italia. Nel 2018 è stata eletta senatrice. Nel 2023 è stata eletta al Consiglio regionale della Lombardia. E' al suo primo mandato europeo. - Mariateresa Vivaldini. Dopo diversi incarichi nelle amministrazioni locali del bresciano, la Vivaldini è approdata al parlamento europeo. - Elena Donazzan. Ministro regionale (Veneto) più longevo e uno dei ministri più longevi della politica veneziana in diversi partiti di destra, dal Movimento sociale ad Alleanza Nazionale, passando per Forza Italia, ora è al suo primo mandato in Europa. - Antonella Sberna. Già consigliera comunale di Viterbo, siederà al parlamento europeo per la prima volta. - Chiara Gemma. Eletta in Europa nel 2019 con il M5S, lascia il movimento con la scissione voluta da Luigi Di Maio per poi entrare nel 2023 in Fratelli d'Italia. Le candidate elette per FI Per Forza Italia andranno al parlamento europeo: - Letizia Moratti. Politica di lungo corso con numerosi incarichi sia a livello locale che nazionale, nel 2023 ha aderito a Forza Italia. - Giuseppina Princi. Dirigente scolastica e consulente del MIUR, nel 2021 è stata nominata vice-presidente della Regione Calabria. Anche lei è al suo primo mandato europeo. Le parlamentari della Lega Le parlamentari italiane quota Lega sono: Isabella Tovaglieri. Avvocato, inizia la sua carriera politica nel 2011 nelle istituzioni locali di Busto Arsizio. Ora è al suo secondo mandato europeo dopo quello del 2019.Anna Maria Cisint. Già sindaco di Monfalcone, il suo nome è salito agli onori delle cronache per la sua decisione di chiudere i luoghi di culto musulmani. E' al suo primo mandato europeo.Silvia Sardone. Ha iniziato la sua carriera politica a livello locale con Forza Italia, partito che lascia nel 2018 per aderire alla Lega. Questo per lei è il secondo mandato europeo.Susanna Ceccardi. Sindaca di Cascina, è stata eletta europarlamentare per la seconda volta: la prima era stata nel 2019. Il caso Giorgia Quanti voti ha avuto Giorgia? Siederà anche lei al parlamento europeo? Ci permettiamo di chiamarla solo per nome su suo stesso invito lanciato durante la campagna elettorale. Il nostro presidente del consiglio, infatti, si è candidata alle europee dicendosi fiera di portare in Europa una figlia del popolo. Peccato, però, che la carica che riveste non sia compatibile con la presenza in Europa. Chi ha votato Giorgia, quindi, non la vedrà mai al parlamento europeo ma al suo posto ci saranno altri 5 candidati, uno per ogni circoscrizione in cui si era candidata. Lapsus? Ovviamente no. Test politico? Anche. Unicum in questa tornata elettorale? Sì. Nessun capo di governo europeo si è cimentato in questa operazione. In copertina foto di Dušan Cvetanović da Pixabay Read the full article
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notiziariofinanziario · 4 months
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Nuove regole per il redditometro
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Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha firmato un decreto ministeriale con cui si introducono nuove regole per il cosiddetto redditometro, un vecchio strumento che usava l’Agenzia delle Entrate per comparare le spese di un contribuente con il suo reddito dichiarato, e utilizzarlo come spunto per individuare eventuali somme evase nel caso i due valori non fossero coerenti. È uno strumento che una parte della destra ha sempre contestato e che in generale non è mai stato particolarmente popolare, perché ritenuto lesivo della privacy dei cittadini e delle cittadine. Il decreto è stato pubblicato lunedì in Gazzetta Ufficiale ma era atteso da anni, perché il redditometro era stato introdotto per la prima volta nel 2013 e poi sospeso nel 2018 con il “decreto Dignità” del primo governo guidato da Giuseppe Conte, di cui la Lega faceva parte. Venne sospeso perché si attendeva un decreto ministeriale che indicasse criteri più precisi per effettuare i controlli sulle spese, e nel frattempo più volte la Corte dei Conti aveva osservato come l’Agenzia avesse poteri limitati senza questo strumento, che infatti aveva avuto risultati assai limitati. Con il nuovo decreto il governo ha quindi introdotto nuove regole, facendo tornare operativo il redditometro e creando qualche problema politico ai partiti della maggioranza, presi dalla campagna elettorale per le elezioni europee di giugno: Lega e Forza Italia hanno già fatto capire che il decreto è arrivato un po’ a sorpresa, e di essere contrari. Il redditometro rientra tra gli strumenti che in gergo si chiamano di “accertamento sintetico”, perché permettono all’Agenzia delle Entrate di presumere il reddito reale di un contribuente a partire da alcuni indicatori a sua disposizione, tra cui appunto le spese che vengono rilevate dalle banche dati a cui può accedere legalmente: per esempio acquisti di immobili e di automobili, pagamento di rette scolastiche, oppure tutte le altre spese dichiarate, cioè presenti nella dichiarazione dei redditi. È uno strumento ritenuto molto utile dagli esperti per combattere l’evasione fiscale, ma che da sempre si scontra con evidenti limiti imposti dalle norme sulla privacy: ai fini della lotta all’evasione l’ideale sarebbe poter tracciare tutte le spese dei contribuenti, ma nei fatti l’Agenzia si limita a usare le informazioni di cui si ritrova in possesso per legge, come le dichiarazioni dei redditi, o di cui potrebbe venire a conoscenza incidentalmente nel corso di altri controlli laterali. Il nuovo decreto ministeriale introduce 56 voci specifiche di spesa che l’Agenzia può tracciare, tra cui quelle per l’abbigliamento, i generi alimentari, il costo del mutuo o dell’affitto, le bollette, le spese per i mezzi di trasporto di proprietà (rate della macchina o costo dell’assicurazione), ma anche quelle per l’acquisto di borse e valigie, o il pagamento di alberghi e ristoranti. Saranno tenute sotto controllo anche alcune spese per il tempo libero (videogiochi e abbonamenti alle piattaforme di streaming), e alcune più inusuali come quelle per mantenere un cavallo di proprietà. Ci sono inoltre 9 voci di investimento che l’Agenzia potrà controllare, tra cui l’acquisto di immobili e terreni, di titoli finanziari, e anche quelle legate alle manutenzioni straordinarie degli immobili, che l’Agenzia ha a disposizione se per esempio si è fatto domanda per ricevere i bonus edilizi. Se nelle banche dati non ci sono tutti questi dati allora si prenderanno a riferimento le spese medie per famiglia stimate dall’ISTAT. Con questi dati, l’Agenzia delle Entrate elaborerà poi il totale delle spese effettuate presumibilmente dal nucleo familiare. Se grazie al redditometro verrà individuato uno scostamento superiore al 20 per cento tra il reddito dichiarato e le spese rilevate l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere con ulteriori accertamenti. Il meccanismo potrà essere applicato ai redditi dichiarati dal 2018 in poi (il decreto dice dal 2016, ma la legge stabilisce che gli avvisi di accertamenti fiscali possono essere notificati solo «entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione»). Anche se il decreto era atteso da tempo, all’interno del governo le nuove regole hanno creato una certa agitazione in vista del voto europeo dell’8 e del 9 giugno prossimi, e già dal pomeriggio di lunedì l’argomento era su tutti i siti di news. Forza Italia ha subito fatto sapere alla stampa di essere «sempre stata contro il redditometro». Anche la Lega ne ha preso le distanze e il suo capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, avrebbe detto di trovare la proposta «un po’ strana» visto che «noi del centrodestra siamo sempre stati critici su questi strumenti». La Lega ha poi detto che «l’inquisizione è finita da tempo» e «controllare la spesa degli italiani, in modalità grande fratello, non è sicuramente il metodo migliore per combattere l’evasione». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che è anche leader di Fratelli d’Italia di cui il viceministro Leo fa parte, ha risposto mercoledì che «mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo governo» e di essere sempre stata contraria al redditometro, prendendo così le distanze dalla misura. Ha aggiunto di aver chiesto un confronto con Leo nel Consiglio dei ministri di venerdì, in modo che «se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli». Martedì alcuni esponenti di Fratelli d’Italia avevano invece difeso la decisione di Leo, anche se avevano ammesso che non era stata comunicata al meglio. Read the full article
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londranotizie24 · 6 months
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unita2org · 6 months
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COSA INSEGNANO LE TRUFFALDINE ELEZIONI MAGGIORITARIE D'ABRUZZO?
Nel 1953 venne sconfitta la legge elettorale maggioritaria, definita “legge truffa”, proposta dalla destra politica al potere di Redazione Nel 2018 in Italia si erano svolte le elezioni amministrative e su quella tornata elettorale avevamo fatto con i nostri compagni una riflessione politica che vi riproponiamo in quanto non sono cambiate nella sostanza le condizioni di fondo tra le classi e…
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agrpress-blog · 8 months
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A causa delle regole ambientali e della concorrenza internazionale, il mondo agricolo è tornato a protestare in molti Paesi d’Europa. Dopo la Germania, Francia, Romania, Olanda e non solo, la protesta degli agricoltori è arrivata anche in Italia. In Olanda, in Germania e in Francia i timori del mondo agricolo riguardano le esigenze imposte dal Patto Verde, alla riduzione dei sussidi energetici, all’eccesso di burocrazia. In altri Paesi, invece, come Polonia, Ungheria e Romania le paure sono legate alle importazioni a basso costo provenienti dall’Ucraina. In Italia sono state indette contro le politiche agricole dell’Unione europea, la scelta dei governi e le grandi confederazioni agricole. La questione è di carattere sia politico che economico a pochi mesi dal voto europeo di giugno. L’establishment comunitario si sta muovendo al fine di evitare che le proteste rafforzino i partiti più radicali, come l’Alternative für Deutschland in Germania e il Rassemblement National in Francia, dato che ciò è già avvenuto in Olanda, dove il malumore della categoria ha portato alla nascita di un nuovo partito politico, il BoerBurger-Beweging, letteralmente «Movimento civico dei contadini», e alla vittoria nelle ultime elezioni legislative di novembre del partito nazionalista Pvv, guidato da Geert Wilders. In merito a ciò, domani si aprirà a Bruxelles un nuovo dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura, già preannunciato a settembre dalla stessa Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, al fine di trovare insieme alle associazioni di categoria le risposte agli attuali grandi nodi: la concorrenza mondiale, il cambiamento climatico e la transizione ambientale. «L'Unione europea rimane il primo esportatore al mondo di prodotti agricoli. Ciononostante, nell'ultimo decennio – ha detto ieri durante il Consiglio sull’Agricoltura a Bruxelles il Commissario all’agricoltura, Janusz Wojciechowski – il numero di imprese agricole è sceso da 12 milioni a 9 milioni, mentre l'età media degli agricoltori è salita da 55 a 57 anni». E ribadendo poi la necessità di aumentare le risorse del bilancio comunitario riservate all'agricoltura. Ma la politica agricola comune rappresenta già oggi un terzo del bilancio comunitario 2021-2027. Stando, infatti, ad un rapporto pubblicato in giugno, tra il 2019 e il 2021 i sussidi pubblici nei 54 Paesi monitorati dall'Ocse sono ammontati a 817 miliardi di dollari all'anno, il 13% in più rispetto al 2018-2020. Gli esperti, però, sono convinti che il denaro è distribuito in maniera da far beneficiare soprattutto le imprese più grandi. La nuova Pac, approvata nel 2021, è stata contestata anche dagli ambientalisti, che avrebbero voluto l’inserimento di vincoli più stringenti per rendere l’agricoltura davvero sostenibile e da diverse associazioni, che la reputano poco efficiente nell’incentivare la transizione ecologica del settore agricolo e avrà ben pochi effetti in termini di riduzione delle emissioni. Tutto ciò vale a dire che la Pac andrebbe riformata nuovamente. Opinione condivisa da molti ministri dell'agricoltura, presenti ieri al Consiglio, che hanno lo sguardo rivolto al bilancio 2028-2034 e al prossimo allargamento all'Ucraina, un mini-gigante agricolo. Il ministro italiano Francesco Lollobrigida ha affermato: «Garantire la produttività insieme alla sostenibilità ambientale è d'obbligo», ma superando «politiche ideologiche». Ha poi aggiunto che ai suoi occhi «il primo tutore dell'ambiente» è proprio l'agricoltore.
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Oggi l'autopsia sul corpo della donna trovata morta a Trento
Avrà luogo questa mattina l’autopsia sul corpo di Maria Antonietta Panico, la 42enne trovata morta in casa dall’ex marito, a Trento. L’esame verrà effettuato dal medico legale Dario Raniero, di Verona, allo scopo di chiarire le cause del decesso, avvenuto qualche giorno prima del ritrovamento del corpo.     La 42enne, candidata con il centrodestra alle elezioni provinciali del 2018 e alle…
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giancarlonicoli · 9 months
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23 dic 2023 09:20
STAVOLTA HANNO MESSO “BIBI” IN UN ANGOLO – YIGAL CARMON, EX CONSIGLIERE PER L’ANTITERRORISMO IN ISRAELE, SCODELLA DEI DOCUMENTI SECONDO CUI "BIBI" NETANYAHU AVREBBE INCASSATO ALMENO 65 MILIONI DAL QATAR – I DOSSIER SONO STATI HACKERATI DA UN’ORGANIZZAZIONE FINANZIATA DAGLI EMIRATI ARABI UNITI - ORA PER NETANYAHU, LA CUI POPOLARITA' IN PATRIA È AI MINIMI TERMINI, SI METTE MALE - PER CARMON LO SCANDALO “PUÒ PORTARE ALLA SUA CADUTA..." -
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Le informazioni sui presunti flussi di denaro riservati dal Qatar per Benjamin Netanyahu, in maniera un po’ sotterranea, circolavano già. Eppure dopo il 7 ottobre stanno assumendo una rilevanza diversa e l’aggiungersi di dettagli sempre più precisi non fa che aumentare la pressione sul primo ministro di Israele. «Questa vicenda inizia a diventare una tempesta politica», osserva Yigal Carmon, ex consigliere per l’antiterrorismo dei premier Yitzhak Rabin e Yitzhak Shamir. «Può portare alla caduta di Netanyahu».
[…] Ieri sera Carmon ha pubblicato sul sito del Memri un documento dai contenuti politicamente esplosivi, di cui si è parlato anche sulla rete tv israeliana Channel 12. Una serie di documenti interni del governo del Qatar, hackerati da un’organizzazione finanziata dagli Emirati Arabi Uniti, sembrerebbero indicare che le autorità di Doha negli ultimi anni avrebbero organizzato il presunto trasferimento di decine di milioni di dollari per le campagne elettorali di Netanyahu.
Il denaro, secondo le accuse ricostruite dal Memri, sarebbe stato preparato per il premier di Israele segretamente e in contanti. Commenta Carmon: «Netanyahu è un collaboratore, un prigioniero, un ostaggio che non può criticare il Qatar: l’emirato reagirebbe». All’origine di quello che sembra un caso sul punto di allargarsi c’è il cosiddetto «Project Raven», un cyber attacco su vasta scala mosso da ex agenti della National Security Agency americana che sarebbero stati reclutati con compensi elevatissimi da una società legata agli Emirati Arabi Uniti.
L’obiettivo delle autorità emiratine sarebbe stato lo spionaggio cibernetico di Stati esteri, giornalisti o organizzazioni per i diritti umani. Il contratto per questo «servizio» è andato a una società chiamata DarkMatter Group, la quale ha reclutato hacker ed esperti cibernetici sul mercato globale grazie a contratti estremamente attraenti. Fra i governi presi di mira — ricostruisce Carmon — oltre al Qatar ci sarebbero stati quelli di Turchia, Francia, Yemen, Iran, Qatar, Libano e Israele.
[…] Il primo è quella che sembra essere una lettera del 2012 del ministro delle Finanze del Qatar Yousef Husain Kamal al premier Hamad Bin Jassim Bin Jabr Al-Thani, premier: si parla di un presunto finanziamento da 15 milioni di dollari «al signor Benjamin Netanyahu, capo del Likud (...) come partecipazione nel sostegno nella prossima campagna elettorale (...) secondo la direttiva di Vostra Altezza di ritirare questa allocazione e fornirla in contanti al servizio di sicurezza dello Stato».
La seconda lettera è datata al 2018, firmata dal ministro delle Finanze dell’epoca Ali Shareef Al Emadi, per Khalid Bin Khalifa Al Thani, capo dello staff dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. In questo caso si parla di un presunto «rapido sostegno finanziario a Sua Eccellenza Benjamin Netanyahu» per 50 milioni di dollari. I fondi, secondo le accuse, sarebbero stati allestiti per le campagne di Netanyahu nelle elezioni del 2013 e 2019. […]
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La newsletter sull’Africa a cura di Francesca Sibani
I congolesi si preparano a un voto incerto
Sulle elezioni presidenziali, legislative e amministrative previste il 20 dicembre nella Repubblica Democratica del Congo regna ancora l’incertezza. Secondo Colette Braeckman, reporter di lunga data del quotidiano belga Le Soir, i problemi logistici, politici e militari si moltiplicano, e la corte costituzionale si deve pronunciare il 15 dicembre su un eventuale rinvio. Ma Denis Kadima, il presidente della commissione elettorale indipendente, non ha ancora gettato la spugna, scrive Braeckman, nonostante le difficoltà nel consegnare il materiale elettorale in alcune regioni rese inaccessibili dalle forti piogge di questa stagione.
Inoltre le continue violenze nell’est del paese – dove sono attivi più di 120 gruppi armati – rendono impossibile il corretto svolgimento del voto. In due territori della provincia del Nord Kivu, quelli di Rutshuru e di Masisi, gli elettori che si sono registrati per votare sono pochissimi, e addirittura nel primo non ci sono candidati. In tutto il paese sono attesi alle urne 44 milioni di votanti, mentre i candidati ai vari incarichi, nazionali e locali, sono più di centomila.
Nonostante i rischi, la campagna elettorale ha visto i principali candidati visitare le città dell’est del paese, tra cui Goma, dove il presidente in carica Félix Tshisekedi ha lanciato un duro attacco al presidente ruandese Paul Kagame, chiamandolo l’“Hitler africano” per rimproverargli il sostegno fornito alla milizia ribelle M23, una delle più attive e pericolose. Questi attacchi verbali del presidente sono forse legati al rapido deterioramento della situazione militare nel Nord Kivu, commenta Braeckman: i ribelli dell’M23 hanno preso il controllo di Mushaki, a pochi chilometri da Goma, e si stanno avvicinando alla miniera di Rubaya. Le forze armate congolesi non riescono a fermarli, e nel frattempo alcuni dei contingenti internazionali presenti in questo territorio hanno cominciato a rientrare nei loro paesi.
Sostenitori del candidato alle presidenziali Denis Mukwege, Bukavu, Repubblica Democratica del Congo, 25 novembre 2023. (Alexis Huguet, Afp) Ma chi sono i favoriti alla presidenza? Molti osservatori sono convinti che Tshisekedi, nonostante il bilancio non proprio entusiasmante del suo primo mandato, potrebbe facilmente assicurarsene un secondo. Per vincere gli basta il 40 per cento dei voti, può contare su molti alleati nella commissione elettorale e l’opposizione non è riuscita a presentare un candidato unitario. Contro di lui, si sono schierati Martin Fayulu – l’imprenditore che, secondo i suoi sostenitori, ha vinto le contestate elezioni del 2018 –; Moise Katumbi, ricco uomo d’affari ed ex governatore della regione mineraria del Katanga, che può contare su importanti mezzi economici e su un’ampia base elettorale, ma è al centro di una campagna diffamatoria che mette in dubbio la sua nazionalità congolese; e Denis Mukwege, noto medico e attivista per i diritti delle donne, premio Nobel per la pace nel 2018, molto stimato all’estero ma senza un reale sostegno in patria.
C’è chi fa notare che Tshisekedi ha comunque superato le aspettative. Dopo la sua elezione controversa nel 2018, molti lo consideravano una figura debole, la cui unica forza era l’eredità politica lasciatagli dal padre Étienne, storico oppositore congolese. Sembrava destinato a diventare il burattino del suo predecessore, Joseph Kabila, ma in realtà è riuscito a eliminare i suoi avversari politici, anche molto più esperti di lui. Allo stesso tempo, fa notare Phillip van Niekerk sul Daily Maverick, Tshisekedi è riuscito a tenere testa anche alla Cina, mettendo in discussione un importante accordo per la fornitura di minerali in cambio di infrastrutture che aveva stipulato Kabila quindici anni prima. Intanto l’Rdc è diventata uno snodo centrale del più importante progetto infrastrutturale degli Stati Uniti in Africa, il corridoio di Lobito, una linea ferroviaria che dovrebbe servire a trasportare minerali preziosi dalla Rdc allo Zambia, poi in Angola e da lì nel resto del mondo.
Proprio questi minerali, scrive Simon Allison su The Continent, sono uno degli elementi che rendono la Rdc un paese chiave per la lotta contro la crisi climatica. Nel sottosuolo del paese si trovano i più importanti giacimenti al mondo di cobalto, un minerale cruciale per la transizione alle energie verdi. L’Rdc ha anche la seconda foresta fluviale più grande del pianeta, e riuscire a preservarla sarebbe un grande aiuto per la nostra atmosfera. Il resto del mondo dovrebbe quindi augurarsi che il 20 dicembre i congolesi eleggano un leader capace di affrontare delle sfide che determineranno non solo il futuro del paese, ma quello dell’intero pianeta.
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