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To Luigi Chiarini
Mexico City, 11 May 1967
Dear friend, Paris Film Productions have sent word from the Hakimß brothers that you have asked to see my latest film, Belle de Jour. Thank you: I’m touched by your interest and would be delighted to know if the film meets with the requirements and ‘politics’ of your Festival. Unusually for me, I’m quite pleased with Belle de jour, I had quite a lot of freedom to express myself. I’d be pleased if my friends were also ‘quite satisfied’. As the director, I’ve asked the producers to show the film, should it be accepted, without cuts of any kind, that is, to screen the full version of Belle de Jour.
With all friendship, Luis Buñuel
Jo Evans & Breixo Viejo, Luis Buñuel: A Life in Letters
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First Lecture:
During our first lecture, our tutor (who is Artistic Director/Co-founder for the film festival Cinecity) introduced us to the concept of film festivals, and added vital context for us to understand why they exist, why they're so important in the film industry, and how they impact on audiences with their outreach. As well as this, throughout our lectures we learnt about Cinecity, a film festival local to us in Brighton, and how it cultivates new, underground talent by providing them an outlet for their creations.
What kickstarted these? Venice Film Festival, the oldest film festival in existence, which started in 1932.
Founded by Giuseppe Volpi, a member of Italy’s National Fascist Party.
Has evolved far beyond its roots associated with fascism, such as its discontinuation of the Mussolini Cup (named after dictator Benito Mussolini, awarded to Best Italian Film and Best International Film) in 1943 and its distancing from the control of fascist organisations such as the Nazi Party and the Fascist National Federation of Entertainment Industries, under the direction of film theorist Luigi Chiarini (1963-1968).
Has evolved in terms of content displayed. Amid the backdrop of World War II, the Nazi propaganda film Heimkehr, which advocated for the ethnic persecution of the Polish population under Hitler’s Aryanism, received special commendation from Italy’s Minister of Popular Culture, a role only used during the war. Meanwhile, in 2000, the Iranian film The Circle, underpinned by its narrative scrutinizing/reflecting the harsh conditions (both minor and major) faced by women in contemporary Iran, won the Golden Lion that year (the highest honour at the VFF), reflecting how far the festival has come from its origins, and how the media curated for these festivals has both adapted to and been moulded by the times.
Film festivals play a vital role in the proliferation of media within the film industry, both in terms of production and consumption. Their worldwide expansion has led to an increase in diversity for filmmakers regarding genre, meaning and stylisation, and this in turn has led to a broader scope for audiences, letting wider groups of people explore the medium as well as creating new meaning for newer groups to fit with the issues of today.
The uptick in digital technology in recent years has benefitted both parties; filmmakers now have a wider, near-limitless marketplace in which to advertise their projects, and audiences now have increased accessibility to increasingly versatile locales through the consumption of international media right at their fingertips.
Stemming from this, film producer Roya Rastegar stated that this technological proliferation “has created a crisis in curating – an urgent need to filter these productions and connect with audiences” (Screen, Volume 53, Issue 3, Autumn 2012, Pages 310–317). This links to my final point about why these festivals are important: they allow for filmmakers who would otherwise go unnoticed to instead broadcast their works on a larger, more welcoming stage, and network with not just other people in their situation, but also with those who are more experienced and rooted within the industry. It also allows audiences to enhance their niches, giving them a more varied look into films as a whole and giving them the opportunity to experience thoughts and have conversations that they couldn’t normally have from watching mainstream cinema.
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Carte, colori e tessuti
Ritratto di una costumista: Adriana Berselli
Un fondo della Biblioteca "Luigi Chiarini"
Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma 2005, 160 pagine, 15x21cm,
euro 18,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume è nato dalla volontà di valorizzare il fondo librario e documentario appartenuto alla costumista Adriana Berselli e recentemente acquisito dalla Biblioteca “Luigi Chiarini”. Allieva del Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomatasi nel 1951, la costumista è stata attiva nell’ambito cinematografico, teatrale e televisivo sia in Italia che all’estero. Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con registi del calibro di Pabst, Blasetti, Comencini, Antonioni, Polanski, Di Palma, Pan Cosmatos, vestendo i più importanti protagonisti del cinema di quegli anni, quali Aldo Fabrizi, Totò, Monica Vitti, Virna Lisi, Peter Sellers, Marcello Mastroianni, Sophia Loren. Si è cimentata con l’uso di altri linguaggi tecnici ed espressivi lavorando per la televisione sperimentale degli anni ’70 – notevole è il suo studio per i costumi di Philo Vance di Marco Leto o per i Racconti di fantascienza di Blasetti – e per gli allestimenti di grandi opere classiche – Shakespeare, Goldoni, Leoncavallo, Mascagni – nei teatri nazionali venezuelani. Nel 2004 la costumista ha deciso di proporre l’acquisizione delle sue “carte”. Il volume ne illustra il complesso lavoro di archiviazione curato da Laura Ceccarelli e Marina Cipriani, mentre l’ampio ed originale apparato iconografico di corredo ha la funzione di evidenziare il pregio grafico del nucleo più rappresentativo dell’intero fondo, vale a dire i bozzetti originali preparatori dei costumi. Il libro è introdotto da un’intervista, redatta da Domenico Monetti, in cui la Berselli ricorda, attraverso felici aneddoti personali, gli incontri più importanti e le scelte teoriche che sono state alla base del suo difficile ed insostituibile “mestiere” di creatrice d’abiti per lo spettacolo.
05/09/24
#Adriana Berselli#costumista#bozzetti preparatori#Raffaella Carrà#Helmut Berger#Burt Lancaster#Monica vitti#Britt Ekland#Abbe Lane#Katina Ranieri#Virna Lisi#Sophia Loren#costumi cinematografici#fashion books#fashionbooksmilano
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10 ago 2023 15:14
LA CUCCAGNA DEL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA – “ITALIA OGGI” FA I CONTI IN TASCA AL CSC DOPO LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE, MARTA DONZELLI: “SI RITROVA A GESTIRE DECINE DI MILIONI DI EURO DI SOLDI PUBBLICI: CIRCA 17 NEL 2023, QUANDO PERÒ SI MATERIALIZZERANNO, ALMENO IN PARTE, I 37,2 MILIONI DEL PNRR PER UNA SERIE DI INTERVENTI” – LE QUATTRO LINEE DI BUSINESS, GLI INCASSI DI APPENA 1,86 MILIONI DI EURO E GLI SPRECHI, TRA MAXI-SPESE PER PERSONALE E DIRIGENTI E INUTILI PIATTAFORME DI E-LEARNING -
Estratto dell’articolo di Claudio Plazzotta per “Italia Oggi”
La Fondazione Centro sperimentale di cinematografia (Csc), al centro delle polemiche in questi giorni per le dimissioni del presidente Marta Donzelli e delle due consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti, si ritrova a gestire decine di milioni di euro di soldi pubblici: quasi 21 milioni di euro di contributi nel 2021, poco più di 20 milioni nel 2022, circa 17 milioni nel 2023 quando però si materializzeranno, almeno in parte, i 37,2 milioni del Pnrr per una serie di interventi. Insomma, flussi ingenti di denaro pubblico che ciascun governo, di destra, centro o sinistra che sia, è abbastanza ovvio voglia gestire al meglio con persone di sua fiducia.
Il Centro sperimentale di cinematografia si sviluppa su quattro linee di business: la principale è la Scuola nazionale di cinema, che ha sei sedi in Italia (Roma, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Sicilia e, in allestimento, Puglia) e una a Valencia, in Spagna; poi c’è la Cineteca nazionale [...]; la Biblioteca Luigi Chiarini, [...]; infine le attività di editore, con la pubblicazione, tra le altre, della rivista Bianco e Nero.
I corsi triennali [...] sono equipollenti alla laurea triennale, vengono frequentati da oltre 300 studenti che pagano 3 mila euro all’anno per diventare produttori, registi, fotografi, sceneggiatori, scenografi, attori, montatori, musicisti, tecnici del suono ed esperti del digitale per il cinema.
Per il triennio 2023-2026 i bandi in corso prevedono 84 posti per la sede di Roma (di cui solo 14 per attori), e poi 15 in Lombardia (sede specializzata in pubblicità e cinema di impresa), 15 in Abruzzo (reportage audiovisivo), 20 in Piemonte (animazione) e 18 in Sicilia (documentario).
Tuttavia le attività del Centro [...] consentono di incassare appena 1,86 milioni di euro nel 2022 (1,53 mln nel 2021). E sono stimati a quota 1,5 milioni per il 2023. Servono, perciò, ricchi contributi pubblici per coprire i circa 20 milioni di euro di costi di produzione nel 2022 (18,2 milioni nel 2021).
Di questi, circa sette milioni di euro sono i costi del personale (erano 7,5 mln nel 2021, ma sono previsti a quota 7,25 milioni nel 2023), di cui 100 mila euro alla presidente Donzelli, 110 mila euro al direttore generale Monica Cipriani, e poi i compensi del nuovo vice-direttore generale Maria Bonsanti e di un totale di 143 dipendenti (stimati in crescita a 146 a fine 2023).
Già nel corso del 2022 ci si è portati avanti nei progetti che saranno generosamente finanziati dai fondi del Pnrr: ad esempio nel giugno 2022 si è acquistato il cinema Fiamma, a Roma, per 3,28 milioni di euro (dovrà essere restaurato), e si è avviata la produzione di contenuti per la piattaforma di e-learning che sarà dedicata alla diffusione della cultura cinematografica italiana e a promuovere il cinema italiano nel mondo.
Nel dettaglio, i 37,2 milioni di euro del Pnrr verranno così investiti: 6,5 milioni nell’acquisto di sale cinematografiche a Roma; 7,5 milioni di euro per lo sviluppo di una piattaforma digitale di e-learning; 4,5 milioni per l’innovazione tecnologica della sede di Roma; 3,3 milioni per la ristrutturazione della sede di Roma; 5,6 milioni di euro per l’innovazione tecnologica delle altre sedi regionali; due milioni per la creazione del Digital Lab; 2,2 milioni per l’acquisto di un deposito per le pellicole infiammabili; 4,95 milioni di euro per progetti di formazione. Insomma, una pioggia di denaro che nessun esecutivo vorrebbe lascare in gestione a manager e consiglieri nominati dagli avversari politici. [...]
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Il Centro Sperimentale acquisisce l'archivio di Tinto Brass
(ANSA) – ROMA, 24 MAR – Domenica 26 marzo Tinto Brass compie novant’anni. Nel rendere omaggio al regista, il Centro Sperimentale di Cinematografia annuncia il deposito del suo archivio personale presso la Cineteca Nazionale e la Biblioteca Luigi Chiarini, che dopo averlo catalogato lo metteranno a disposizione di studiosi e spettatori. Il Fondo Tinto Brass comprende le copie in pellicole dei…
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L'amore in città (1953).
#l'amore in città#l'amore in città (1953)#love in the city#love in the city (1953)#gianni di venanzo#eraldo da roma#gianni polidori#michelangelo antonioni#federico fellini#alberto lattuada#carlo lizzani#francesco maselli#dino risi#cesare zavattini#aldo buzzi#luigi chiarini#luigi malerba#tullio pinelli#luigi vanzi#vittorio veltroni#marco ferreri
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Indiscretion of an American Wife (Vittorio De Sica, 1957) Cast: Jennifer Jones, Montgomery Clift, Gino Cervi, Richard Beymer. Screenplay: Cesare Zavattini, Luigi Chiarini, Giorgio Prosperi, Truman Capote. Cinematography: G.R. Aldo. Art direction: Virgilio Marchi. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Alessandro Cicognini. This plodding romance suffered from the micromanaging of its producer, David O. Selznick, who wanted a big hit for his wife, Jennifer Jones. Director Vittorio De Sica and Selznick fought constantly over the film, and when De Sica's hour-and-a-half version received disappointing comments in previews, Selznick took it out of his hands. Among other things he cut it to a little over an hour and changed De Sica's title, Terminal Station (in Italian, Stazione Termini), to the more blatantly sexy Indiscretion of an American Wife. It was a commercial flop that did nothing for Jones's career. Fortunately, De Sica's cut survived, and is the one more generally seen today. It contains some of the director's neorealistic elements, including the crowds that throng through the film's big set, Rome's railway station. They seem livelier and more real than the lovers played by Jones and Montgomery Clift, a well-to-do Philadelphia woman with a husband and child back in the States, and an Italian academic whose fluent English is explained by his having an American mother. Jones's Mary Forbes has decided to break off their affair and return home, but Clift's Giovanni Doria pursues her to the station, where he makes various attempts to persuade her to stay. They meet various impediments, including Mary's nephew Paul (played by a teenage Richard Beymer), who comes to the station to bring her some things she has left behind and lingers long enough to guess that her aunt and Giovanni are more than just friends -- especially when Giovanni gets so angry that he slaps her. Mary waffles a lot about whether she should stay, and at one point she and Giovanni sneak into an isolated railway car sidelined on the tracks for a last snog, only to be arrested and hauled to the station's police office. The lovers are not very well-drawn, and the scenes between them feel derivative of better movies: There are closeups of the embracing pair that recall the classic ones of Clift and Elizabeth Taylor in A Place in the Sun (George Stevens, 1951), and the railway station setting brings to mind scenes from Brief Encounter (David Lean, 1941). Ultimately we don't feel as involved with Jones and Clift as a couple as we do with the lovers in those movies.
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Luisa Ferida e Osvaldo Valentii n una foto originale a colori tratta dal film, girato in bianco e nero, La Bella Addormentata (1942) diretto da Luigi Chiarini. Tratto dal dramma teatrale di Rosso di San Secondo, la pellicola appartiene al genere calligrafico. I costumi sono di Gino Carlo Sensani
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Vampires in Italian Cinema, 1956-1975, by Michael Guarneri, Edinburgh University Press, 2020. Info: edinburghuniversitypress.com.
Demonstrates how and why the transnational figure of the vampire was appropriated by Italian genre filmmakers between 1956 and 1975. Actively engages in the ongoing academic debate about the cultural legitimacy of Italian genre cinema. Covers unpublished film production data (from the Archivio Centrale dello Stato in Rome), original screenplays (from the Biblioteca Luigi Chiarini in Rome), cinematic paratexts and vampire-themed paraliterature (from libraries all over Italy). Outlines the 1945-1985 historical and industrial context of Italian cinema. Positioning itself at the intersection of Italian film history, horror studies and cultural studies, this fascinating book asks why, and how, was the protean, transnational and transmedial figure of the vampire appropriated by Italian cinema practitioners between 1956 and 1975? The book outlines both the 1945–85 industrial context of Italian cinema and the political, economic and sociocultural context of the Italian Republic, from post-war reconstruction to the austerity of the mid-1970s. Using case studies of films by directors such as Mario Bava and Riccardo Freda, it also delves into lesser-known gems of Italian psychotronic cinema from the 1960s and 1970s, like L’amante del vampiro (The Vampire and the Ballerina) and Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento... (The Reincarnation of Isabel). With original research into hitherto unpublished film production data, censorship data, original screenplays, trade papers, film magazines and vampire-themed paraliterature, the book strongly argues for the cultural legitimacy of Italian film genres like horror, adventure, comedy and erotica, whose study has so far been neglected in favour of the Italian auteur cinema of the 1940s neorealists and their later followers.
Contents: Introduction PART I: THE INDUSTRIAL CONTEXT 1. The Italian film industry (1945-1985) 2. Italian vampire cinema (1956-1975) PART II: VAMPIRE SEX AND VAMPIRE GENDER 3. Female vampires 4. Male vampires PART III: SANGUINE ECONOMY, BLOODY POLITIC 5. Vampires of the late 1950s and early 1960s 6. Post-1968 vampires Appendix A: Three Italian vampire films that were never made Appendix B: Files from the Italian Show Business Bureau fonds at the Archivio Centrale dello Stato in Rome Bibliography Index
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If one of the sources of Italian neorealism can be located in a desire to transcend the artificiality of the cinema of the fascist period, another can be found in the development of a critical film culture in Italy from the mid 1930s onwards. In 1935 the Italian central film school, the Centro Sperimentale della cinematografia, was founded under the direction of the anti-fascist Luigi Chiarini. In 1937 the Centro Sperimentale established its own journal, Bianco e nero, and this was quickly followed by the founding of the influential journal Cinema, in 1938. Between 1937 and 1943 these two journals published articles by film theorists such as Rudolph Arnheim and Béla Balázs, and, together with the Centro Sperimentale, laid the foundation for the development of a more critical and progressive Italian film culture. Future neorealist directors, such as Roberto Rossellini, Giuseppe De Santis, Pietro Germi and Michelangelo Antonioni, attended the Centro Sperimentale, and also contributed to Bianco e nero; whilst Luchino Visconti was closely associated with the Cinema group.
Ian Aitken, European Film Theory and Cinema (2001)
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Bozzetto di Adriana Berselli per L’avventura (M.Antonioni) – Fondo Adriana Berselli, Biblioteca Luigi Chiarini
#monica vitti#l'avventura#adriana berselli#costume design#costumista#film#michelangelo antonioni#60s fashion
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Oggi vi consigliamo una serie di film da vedere e scoprire con protagonista Luisa Ferida. Vi ricordo che lunedì 11 maggio alle 21.00 Sul Canale Youtube I classici del cinema italiano verrà trasmesso in Première il film La locandiera di Luigi Chiarini! Fari nella nebbia (1942) di Gianni Franciolini La corona di ferro (1941) di Alessandro Blasetti Un'avventura di Salvator Rosa (1939) di Alessandro Blasetti La bella addormentata (1942) di Luigi Chiarini Fedora (1942) di Camillo Mastrocinque Tristi amori (1943) di Carmine Gallone La locandiera (1944) di Luigi Chiarini #luisaferida #osvaldovalenti #luigichiarini #alessandroblasetti #ginocervi #giannifranciolini #camillomastrocinque #fedora #cinemaitaliano #classicidelcinemaitaliano #italianfilm #cinema #film https://www.instagram.com/p/B_8CCUhhhHt/?igshid=1kwie5spqrqp1
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Indiscretion of an American Wife Movie (1953) - Jennifer Jones, Montgomery Clift, Gino Cervi , Richard Beymer
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Indiscretion of an American Wife Movie (1953) - Plot synopsis: Prior to leaving by train for Paris, a married American woman tries to break off her affair with a young Italian in Rome's Stazione Termini. Director: Vittorio De Sica Writers: Cesare Zavattini, Cesare Zavattini, Luigi Chiarini Starring: Jennifer Jones, Montgomery Clift, Gino Cervi , Richard Beymer Genre: Drama, Romance via Dailymotion https://ift.tt/2EQyjYv from Blogger https://ift.tt/33HhZDI via IFTTT Indiscretion of an American Wife Movie (1953) - Jennifer Jones, Montgomery Clift, Gino Cervi , Richard Beymer
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Indiscretion of an American Wife Movie (1953) - Plot synopsis: Prior to leaving by train for Paris, a married American woman tries to break off her affair with a young Italian in Rome's Stazione Termini. Director: Vittorio De Sica Writers: Cesare Zavattini, Cesare Zavattini, Luigi Chiarini Starring: Jennifer Jones, Montgomery Clift, Gino Cervi , Richard Beymer Genre: Drama, Romance via Dailymotion https://ift.tt/2EQyjYv affair, crime, Dailymotion, Gino Cervi, IFTTT, Indiscretion of an American Wife Movie (1953) - Jennifer Jones, Montgomery Clift, murder, rape, Richard Beymer, robbery, sex
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SAN BENEDETTO -Il presidente Giovanni Chiarini ha convocato per sabato 1 febbraio con inizio formalmente fissato alle ore 9 la prossima seduta del Consiglio comunale con 10 punti all’ordine del giorno. Si segnalano:
– l’interrogazione di Capriotti ed altri sul perché sia stato presentato ricorso contro la sentenza di primo grado nei confronti dell’avv. Luigi de Scrilli.
– La manovra di bilancio per il triennio 2020/2022 comprendente l’aggiornamento del documento unico di programmazione, lo schema di bilancio di previsione e relativi allegati. Il bilancio del Comune di San Benedetto presenta entrate di competenza (al netto di partite di giro, mutui e anticipazioni di tesoreria) per circa 65 milioni nel 2020 che diventeranno 59 nell’anno venturo e 58 nel 2022.
Sul fronte entrate, il Comune prevede di introitare nel 2020 11,1 milioni dalla TARI, 3 milioni in più dalla lotta all’evasione tributaria e 2,5 milioni per ciascuno dei due anni successivi, 670.000 euro annui dalla tassa di soggiorno. Viene confermata, per tutto il triennio 2020/2022, l’esenzione dal pagamento dei buoni pasto per usufruire della mensa scolastica alle famiglie residenti con ISEE fino a 7.000 ero. Viene prevista l’accensione di mutui per la riqualificazione lungomare (1,8 milioni quest’anno, 2 milioni il prossimo) e per la ristrutturazione del polo scolastico di via Ferri (1.780.000 euro).
Altre opere pubbliche previste nel 2020, da realizzare con fondi di diversa natura, sono le opere di urbanizzazione in via La Malfa (480mila euro), la sicurezza dei ponti sull’Albula (500mila euro), la pista ciclopedonale di via Gino Moretti (209mila euro), il restauro delle balaustre del lungomare (130mila euro), la sistemazione del lato est e della viabilità dell’area Ballarin (373.000 euro), il recupero dell’ex scuola Castello (297.000 euro) e dell’edificio di vicolo Firenze (146.000 euro) del Paese alto, il percorso per non vedenti e ipovedenti (220mila euro), la manutenzione straordinaria dell’area portuale (191.000 euro).
Viene incrementato il fondo per gli adeguamenti contrattuali di 30.000 euro quest’anno, 100.000 euro nel 2021 e 250.000 euro nel 2022, il fondo crediti di dubbia esigibilità si attesta attorno ai 4,4 milioni per ciascun esercizio mentre per il fondo per i contenziosi vengono stanziati 500.000 euro nell’anno 2020, 300.000 euro nell’anno 2021 e 250.000 euro nel 2022.
– La modifica del compenso al collegio dei revisori dei conti in ragione del fatto che i tre professionisti devono farsi carico di una moltitudine di funzioni appartenenti, contemporaneamente, sia alla revisione contabile che a quella gestionale: si tratta di un incremento annuo di 1500 euro per il presidente e di 1000 euro per i componenti, più IVA e oneri.
– L’approvazione del bilancio e del programma triennale dell’istituzione musicale “Antonio Vivaldi”.
– Il regolamento per il funzionamento dell’Osservatorio permanente comunale dell’infanzia e dell’adolescenza, organo permanente che accompagna l’attività di ricerca, progettazione, documentazione e promozione delle politiche a favore dell’infanzia e dell’adolescenza.
– L’istituzione del Garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza.
– Le mozioni di Falco e Troli per il conferimento della cittadinanza onoraria ad Egea Haffner, simbolo dell’esilio dei profughi italiani dalle terre giuliane, istriane e dalmate del Dopoguerra.
– La mozione di Del Zompo per chiedere, alla luce dell’esperienza fatta e della previsione di nuovi importanti lavori nel 2020, un intervento presso il Prefetto di Ascoli Piceno affinché solleciti ad ANAS ad adottare tutti gli accorgimenti (lavori notturni, segnaletica adeguata, presenza costante di forze dell’ordine) per ridurre rischi e disagi agli automobilisti che percorrono la superstrada Ascoli – Mare.
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“Fucilali, e non perdere tempo!”
Fu questo l’ordine che Giuseppe Marozin, nome di battaglia Vero, capo della Brigata partigiana Pasubio dichiarò di aver ricevuto direttamente dal C.L.N.A.I. nella persona di Sandro Pertini: «Quel giorno – 30 aprile 1945 – Pertini mi telefonò tre volte. Marozin responsabile della doppia esecuzione che andiamo a raccontare nel presente post, dichiarò nel corso del procedimento penale a suo carico per quell’episodio:
«La Ferida non aveva fatto niente, veramente niente. Ma era con Valenti. La rivoluzione travolge tutti.»
A detta di Marozin, Pertini si rifiutò di leggere il memoriale difensivo che Valenti aveva scritto durante i giorni di prigionia, nel quale erano contenuti i nomi dei testimoni che avrebbero potuto scagionare i due attori da ogni accusa.
Ma andiamo con ordine, la guerra sta per concludersi siamo negli ultimi giorni del tragico aprile 1945, i plotoni di esecuzione partigiani lavorano a pieno regime, si fucila senza andare tanto per il sottile, spesso senza nessuna giustificazione. I due protagonisti, loro malgrado sono due attori, accusati di collaborazionismo con la Repubblica Sociale Italiana, vediamo brevemente le loro storie e soprattutto come giunsero davanti al plotone di esecuzione che il 30 aprile del 1945 pose fine alle loro vite.
Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farné nacque a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, il 18 marzo 1914. Dopo alcune esperienze teatrali con le compagnie di Ruggero Ruggeri e Paola Borboni, esordì sul grande schermo con il film Freccia d’oro (1935) di Piero Ballerini e Corrado D’Errico. Si mise in evidenza quasi subito, interpretando numerosi film di registi minori, che le dettero però visibilità e successo di pubblico. Fra il 1937 e il 1938 costituì una coppia di successo con Amedeo Nazzari, col quale interpretò La fossa degli angeli, I fratelli Castiglioni e Il conte di Bréchard.
Quando venne richiesta da Alessandro Blasetti per il film Un’avventura di Salvator Rosa (1939), era già una giovane attrice conosciuta e apprezzata, ormai pronta per il salto di qualità. Nella pellicola sopracitata interpretò il ruolo della contadina Lucrezia, ponendosi all’attenzione della critica e del grande pubblico. Il film di Blasetti la proiettò rapidamente verso un orizzonte divistico di rilievo, permettendole di mettere in evidenza il suo temperamento grintoso e la sua recitazione asciutta e nervosa.
Osvaldo Valenti con l’uniforme della Xª Flottiglia MAS
L’incontro con Osvaldo Valenti, a cui si legò sentimentalmente sul set di questo film, coincise con il periodo di maggior successo della sua carriera. I registi più popolari dell’epoca iniziarono a offrirle ruoli di sempre maggiore importanza. Negli ultimi anni della sua carriera, vanno ricordate le sue interpretazioni nei film La corona di ferro (1941) di Alessandro Blasetti, Fedora (1942) di Camillo Mastrocinque, Fari nella nebbia (1942) di Gianni Franciolini, per il quale fu premiata come miglior attrice italiana del 1942, Gelosia (1942) di Ferdinando Maria Poggioli e La bella addormentata (1942) di Luigi Chiarini.
Durante il regime fascista i due attori non si erano distinti per le loro posizioni politiche. A seguito dell’Armistizio, Ferida e Valenti furono tuttavia fra i pochi divi del cinema dell’epoca, ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Lasciarono così Roma (e Cinecittà) per trasferirsi al Cinevillaggio, il neonato centro cinematografico della R.S.I. di Venezia, sorto per volere del ministro Ferdinando Mezzasoma, diventandone due dei più noti esponenti. Nel 1944 insieme a Valenti, girò Un fatto di cronaca, film diretto da Piero Ballerini. Sarà il suo ultimo lungometraggio.
Dopo si stabilirono per qualche giorno a Bologna, dove la Ferida, che aspettava un bambino, desiderava andare a trovare la madre. Mentre si trovavano all’albergo “Brues”, improvvisamente colta da forti dolori, ebbe un aborto spontaneo. Valenti fu colto da grande dolore e, come scrisse ad un amico: «Non voglio più sentir parlare di arte e di cinema, e non mi voglio più recare nella Spagna dove pur ho un contratto vantaggiosissimo. Io sento che il mio dovere sarebbe di fare qualcosa di positivo per questo pezzo di terra che ancora ci rimane.»
Nella primavera del 1944, i due si spostarono a Milano, dopo che Valenti era entrato col grado di tenente nella Xª Flottiglia MAS comandata dal principe Borghese. Come ufficiale di collegamento della Decima, Valenti ebbe contatti con la famigerata banda di Pietro Koch e in tali rapporti, secondo alcuni, fu coinvolta anche la Ferida; tuttavia, secondo altri, la frequentazione di “Villa Triste” da parte della Ferida, nonché la sua presunta complicità con i torturatori di partigiani, sarebbero solo calunnie prive di fondamento.
Pare, da testimonianze, che la Ferida sapesse delle torture, ma se ne tenesse alla larga; non così una delle amanti di Koch, la soubrette Daisy Marchi, e la segretaria del capo della “banda”, Alba Giusti Cimini. Entrambe si spacciavano talvolta, con i prigionieri, per la celebre Ferida, approfittando della penombra delle celle e della somiglianza fisica della Marchi con Luisa; è probabilmente questa l’origine della calunnia che costerà la vita all’attrice (mentre la Marchi e la Cimini non subiranno mai conseguenze).
Si arriva cosi agli ultimi giorni di aprile del 1945, i due vengono arrestati e dopo essere stati sottoposti a un sommario processo, vennero accusati di collaborazionismo e soprattutto di aver torturato alcuni partigiani imprigionati a Villa Triste. Per loro il destino era segnato, quando vennero fucilati, la Ferida aveva 31 anni ed era incinta, Osvlado Valenti, di anni ne aveva 39.
Dalla loro casa milanese, qualche giorno dopo i fatti appena raccontati, venne sottratto un autentico tesoro, del quale Marozin nel dopoguerra ammise la “confisca”, ma sostenendo di non ricordare dove tali beni fossero finiti: «Una parte fu restituita, credo, alla madre della Ferida, il resto andò a Milano». I due sono sepolti nel Campo X del Cimitero Maggiore di Milano, noto anche come Cimitero di Musocco e Campo dell’Onore.
Negli anni cinquanta la madre della Ferida, Luisa Pansini, fece domanda al Ministero del Tesoro per ottenere una pensione di guerra. Si rese necessaria, pertanto, un’accurata inchiesta da parte dei Carabinieri di Milano per accertare le reali responsabilità della Ferida, al termine della quale si concluse che:
«la Manfrini dopo l’8 settembre 1943 si è mantenuta estranea alle vicende politiche dell’epoca e non si è macchiata di atti di terrorismo e di violenza in danno della popolazione italiana e del movimento partigiano»
La madre di Luisa Ferida ottenne la pensione di guerra comprensiva di arretrati. Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
“Fucilali, e non perdere tempo!” la morte degli attori Luisa Farida e Osvaldo Valenti "Fucilali, e non perdere tempo!" Fu questo l'ordine che Giuseppe Marozin, nome di battaglia Vero, capo della Brigata partigiana Pasubio dichiarò di aver ricevuto direttamente dal C.L.N.A.I.
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Missa * Alfredo Impullitti * - Teramo
21 Dicembre ore 21.00 Teramo / Teatro Comunale
Missa
Associazione Culturale Musicale Alma 21 Composizione per Soli, Coro e Orchestra L'Associazione Culturale Musicale “ALMA 21” di Nereto (TE), è orgogliosa di organizzare nel giorno Venerdi 21 Dicembre 2018 alle ore 21,00 presso il Teatro Comunale di Teramo l'Evento Musicale tra i più importanti della nostra Regione degli ultimi anni: MISSA, Composizione per Soli, Coro e Orchestra del M° Alfredo Impullitti. MISSA nasce con l’intento di poter eseguire, a distanza di 18 anni dal suo concepimento e dalla sua incisione, la composizione più importante e più significativa del Maestro Alfredo Impullitti, Compositore, Pianista e Direttore d'Orchestra Abruzzese attivo sulla scena musicale nazionale ed internazionale per la Musica Classica Contemporanea e Jazz negli anni ’90, prematuramente scomparso a soli 34 anni. MISSA, è una composizione scritta per 4 Strumenti Solisti – Tromba, Sassofono, Clarinetto e Percussioni - Coro e Orchestra, composta nel 2000 ed incisa per l’etichetta Soul Note nel 2001, commissionata dal “New Conversations Jazz Festival” di Vicenza e basata su Cantus Firmus tratti da famosi brani di Duke Ellington. La ripresa pubblica di Missa (mai più eseguita dal suo concepimento e pubblica esecuzione) è prevista in questo anno, poiché nel 2018 il Maestro Impullitti avrebbe compiuto 50 anni. Tale importante ricorrenza ci invita a festeggiarlo eseguendo la sua più completa ed importante composizione. L'Associazione “ALMA21” è promotrice di questo Progetto grazie all'intervento e alla dedizione del Maestro Luisella Chiarini, Direttore d'Orchestra, amica di Alfredo. La forza artistica ed emotiva di questo grande lavoro sta soprattutto nella partecipazione degli stessi solisti che accompagnarono Impullitti al tempo della originaria incisione ed esecuzione: Paolo Fresu (Tromba), Tino Tracanna (Sax), Achille Succi (Clarinetto) e Pierre Favre (Percussioni). MISSA sarà eseguita da oltre 100 elementi con Orchestra e Coro del Conservatorio “Luisa D'Annunzio” di Pescara, il tutto sotto la Direzione di Luisella Chiarini. IMPORTANTE: “MISSA” sarà anticipato dal Concerto “WAITING FOR MISSA” il prossimo 11 dicembre presso il Cineteatro Comunale di Montorio al Vomano alle ore 21 (ingresso libero) dove si esibiranno in trio Alessia Martegiani (Voce), Fabrizio Mandolini (Sax) e Massimiliano Coclite (Pianoforte) che eseguiranno musiche di Duke Elligton e Alfredo Impullitti. Introdurrà la serata il M° Luisella Chiarini. MISSA per Soli, Coro e Orchestra di Alfredo Impullitti (su Cantus Firmus tratti da Duke Ellington) INTROITUS – Sophisticated Lady (a Luigi Nono e Edgar Varese) KYRYE – Mood Indigo ( a Gyorgy Kurtag) GLORIA – It dont' mean a thing ( a Igor Stravinsky) CREDO - Filastrocca popolare sarda ( a Joannes Sebastian Bach) SANCTUS – Caravan/Prelude to a kiss ( a Gyoorgy Ligeti e Gustav Mahler) AGNUS DEI – Take the A train ( a Bèla Bartok) Read the full article
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