#lucio battisti la storia
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Ringrazio, per così dire, la sadica @vpervaffanculo
Rules: Pick a song for every letter of your url and tag that many people
T - There Is a Light That Never Goes Out - The Smiths
H - Hurricane - Bob Dylan
E - Enjoy the Silence - Depeche Mode
U - Una Storia Sbagliata - Fabrizio De André
N - Now You're Taken - Mogwai
B - Blister in the Sun - Violent Femmes
E - Ekki Múkk - Sigur Rós
A - Anonimo - Lucio Battisti
R - Rock the Casbah - The Clash
A - Alison - Slowdive
B - Bluebird of Happiness - Mojave 3
L - Lullaby - Low
E - Enver - Offlaga Disco Pax
L - L'equilibrio - Scisma
I - Incenerate - Sonic Youth
G - Grace - Jeff Buckley
H - High and Dry - Radiohead
T - Transmission - Joy Division
N - No Time No Space - Franco Battiato
E - Ecstasy - Soviet Soviet
S - Stranamore - Roberto Vecchioni
S - Stella di Mare - Lucio Dalla
O - One of These Days - Pink Floyd
F - Fade Into You - Mazzy Star
B - Breed - Nirvana
E - E Penso a Te - Lucio Battisti
I - I'm the Ocean - Neil Young
N - Nuvole Senza Messico - Giorgio Canali
G - Goodbye Stranger - Supertramp
Non taggo nessuno perché di alcuni avrei paura a vedere gli abbinamenti
#si ammetto che avrei messo anche Bia la sfida della magia#se ci sono errori capitemi#ho aggiunto pure la G finale perché anni fa tumbrl non me l'ha fatta mettere#è la prima e l'ultima volta#non taggatemi!!!!
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Storia di Musica #330 - Lucio Battisti, Don Giovanni, 1986
Questo disco ha "provenienza" certa: lo ha comprato all'epoca mio papà, che ha sempre avuto una grande passione per il ragazzo di Poggio Bustone. E spesso, negli ultimi anni, qualche volta abbiamo discusso di come, nella lunghissima carriera di Lucio Battisti, la parentesi del decennio '80, per certi versi davvero sorprendente, sia molto meno famosa, al limite dell'inesistenza, del periodo precedente. Un po' perché dopo il 1980 decise di concentrarsi solo sull'aspetto musicale abbandonando le apparizioni televisive, le interviste radiofoniche e dei giornali (ultima rilasciata alla Tv Svizzera Italiana nel 1979), e un po' perché decise di fare tutto da solo, abbandonando il sodalizio con il paroliere Mogol. I primi indizi si hanno nel 1978, quando va in Inghilterra per registrare Una Donna Per Amico: tentativi precedenti di sfondare nel mercato internazionale fallirono, ma Battisti cercava un bisogno di internazionalizzare la proprio musica. Il disco fu prodotto da Geoff Westley, già con i Bee Gees, e con aggiunta di contaminazioni folk, un piccolo valzer (la canzone Perché No) diviene un disco memorabile, e vende 800 mila copie solo in Italia. Il soggiorno inglese sforna un altro lavoro, Una Giornata Uggiosa (1979), ancora con Westley che raduna un gruppo di sessionisti che avevano lavorato con Simple Minds, Cockney Rebels e addirittura il sassofonista dei King Crimson Mel Collins. Il disco, altro successo clamoroso, attinge stavolta al funk e ai ritmi primigeni della new wave. Uscito nel 1980, il disco è l'ultimo lavoro a firma Battisti-Mogol. Sulla separazione ci sono decine di storie sui motivi mai chiariti della decisione. Questo episodio fu l'inizio della reclusione mediatica di Battisti. Che aspetta due anni per ritornare con un disco, E Già, che spiazza completamente il pubblico e la critica. Prodotto da Greg Walsh, già assistente di Westley, è un freddo disco di musica elettronica (non c'è un solo strumento acustico, solo tastiere elettroniche programmate da Walsh) dove Battisti canta i testi scritti da Velezia, pseudonimo della moglie Grazia Letizia Veronese. Un disco che segna un cambiamento profondo, che verrà in parte accolto dal suo pubblico (il disco arriverà al numero 4 in classifica). Nel 1983 aiutando a scrivere le musiche del disco del suo amico Adriano Pappalardo, Battisti incontra Pasquale Panella, poeta romano dalla vena sperimentale e dadaista, con il quale la sintonia è subito interessante, fino a creare un sodalizio, unico e per certi versi irripetibile, che porterà a 5 dischi, descritti poi dalla critica come il "periodo bianco" di Battisti, per via delle copertina di questo colore. In verità, il primo disco della loro collaborazione, ha la copertina beige. Forse quasi a sottolineare il graduale e ulteriore passaggio di concezione musicale.
Don Giovanni (1986) è un disco che musicalmente riesce a coniugare la nuova passione elettronica con il caro, e fortissimo, senso melodico di Battisti, che stavolta è accompagnato da un gruppo di musicisti di respiro internazionale, producendo una musica che è perfettamente inserita nel periodo (a me ricorda certi passaggi dei sofisticati e bravissimi Talk Talk di Mark David Hollis). Ma la dimensione completamente innovativa, e che fece discutere moltissimo, sono i testi di Panella. Infarciti all'inverosimili di figure retoriche, doppisensi, metrica estemporanea e che hanno l'incredibile pregio di sembrare perfetti nella loro assurdità. Esempio classico è Le Cose Che Pensano, diventato suo malgrado un classico: Su un dolce tedio a sdraio\Amore, ti ignorai\E invece costeggiai\I lungomai\M'estasiai, ti spensierai\M'estasiai, e si spostò\La tua testa estranea\Che rotolò (...) Cadere la guardai\Riflessa tra ghiacciai\Sessanta volte che\Cacciava fuori\La lingua e t'abbracciai\Di sangue m'inguaiai\Tu quindi come stai?. Ma si può continuare: E ne parl��, certo che ne parlò\E che saziò i gusti di chi\Vide o intuì, non visto\Gli opposti su un ponte e brume\Su un fiume con molte schiume (Il Doppio Del Gioco); la lista di nomi fantasiosi di Equivoci Amici (Cassiodoro Vicinetti, Olindo Brodi, Ugo Strappi, Sofio Bulino, Armando Pende, Andriei Francisco Poimò, Tristo Fato e così via). Due canzoni spiccano: Il Diluvio, dal bellissimo tappeto sonoro, che nei suoi sognanti 6 minuti ci regala perle come "Dopo di noi diluvierà\Non spioverà, va bene\Noi la fortuna degli ombrellai\Chili di liquidi dopo di noi\Va bene, come vuoi, dopo di noi" oppure "Piove con ghiaccia semplicità\Con truci gocce dal bel luccichio\E piove, piove, piove, siamo annaffiatoi\Dopo di noi il bello verrà\Finché terrà l'ombrello. E poi Don Giovanni, che i più maliziosi vedono come una risposta di Battisti a Mogol che gli aveva rivolto parole pungenti dopo la conclusione del loro rapporto professionale, nel brano La Massa Indistinguibile, interpretato da Mango nell'album Australia (1985): lì Mogol scrive "Cos’è successo al tuo successo\Era un miraggio, un messaggio vuoto\Tu ci hai creduto ed hai perduto\L’autoritratto adesso è scolorito" e Battisti-Panella rispondono così:
Non penso quindi tu sei
Questo mi conquista
L’artista non sono io
Sono il suo fumista
Son santo, mi illumino
Ho tanto di stimmate
Segna e depenna Ben-Hur
Sono Don Giovanni
Rivesto quello che vuoi
Son l’attaccapanni
Poi penso che t’amo
No anzi che strazio
Che ozio nella tournee
Di mai più tornare
Nell’intronata routine
Del cantar leggero
L’amore sul serio
E scrivi
Che non esisto quaggiù
Che sono
L’inganno
Sinceramente non tuo
(Sinceramente non tuo)
Qui Don Giovanni ma tu
Dimmi chi ti paga
Una chiara e credo definitiva concessione alla libertà di non inseguire più il successo, e della libera scelta di scrivere e cantare di altro dal cantar leggero a l'amore sul serio. E l'attaccapanni del testo è il disegno, stilizzato, della copertina, da cui scende uno sciarpone felliniano.
Il disco nonostante la sua natura così strana e straniante ottenne un successo notevole, continuando la serie lunghissima di Numeri Uno di Battisti (che terminerà solo nel 1990 con La Sposa Occidentale, un altro disco stupendo). Rimarrà sempre il dubbio di quando e quanto fosse provocazione e quando e quanto no, Panella dichiarò: Il difetto della canzone e’ quello di avere un senso. Quando sarà insensata sarà vera poesia (…) a me piace portare la canzone all’estenuazione, cercarne il limite estremo, dare alle parole e al loro susseguirsi una strana configurazione. Mettere a rischio le parole, provare a confonderle, prima che loro e la noia abbiano il sopravvento. Lui continuerà anche con altri, regalando delle perle pop che ricordiamo tutti, tipo il Trottolino Amoroso per Minghi e Mietta di Vattene Amore, Dindondio di Zucchero (“Quindi non io, ma una canzone, ti parlerà. Un’emozione, cosa cos’è? È questa qua) e persino In Amore per Gianni Morandi e Barbara Cola (“Ti supererò, in amore andrò molto più lontano dove tu stupore sei, con le mani andrò dove sento il cuore che mi fa capire come stai aspettando me”). Rimane l'inizio di un percorso geniale, a tratti forse anche troppo, che segna l'ultimo periodo di un artista unico come Lucio Battisti. In effetti però capisco che al falò della spiaggia è più facile cantare di bionde trecce, occhi azzurri e poi piuttosto che di:
Con tante madri e il tempo un laghetto
Coi pesci dei giorni
È il gamberetto del mio compleanno che torna lì
Fu molto dopo che dentro la pioggia
Vidi tra mille la goccia d'acqua mia
Prigionia
da Madre Pennuta, 1986.
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La musica cantautorale: un genere che racconta l'Italia
La musica cantautorale è un genere musicale nato in Italia negli anni '50 e '60, che si caratterizza per la presenza di un'unica figura, il cantautore, che scrive sia i testi che la musica delle proprie canzoni. Questo genere ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della musica italiana, contribuendo a diffondere la cultura e i valori del nostro paese nel mondo. Cos'è? I primi cantautori italiani furono artisti come Luigi Tenco, Gino Paoli, Fabrizio De André e Francesco Guccini, che iniziarono a scrivere canzoni che raccontavano la realtà italiana con un linguaggio poetico e spesso impegnato. Le loro canzoni affrontavano temi sociali, politici e personali, e contribuivano a dare voce a un'Italia che stava cambiando. Negli anni '70, la musica cantautorale si diffuse ulteriormente, grazie a artisti come Lucio Dalla, Lucio Battisti, Antonello Venditti e Rino Gaetano. Questi artisti continuarono a raccontare l'Italia con le loro canzoni, ma esplorarono anche nuovi generi musicali, come il rock, il pop e il jazz. Negli anni '80 e '90, la musica cantautorale iniziò a perdere un po' di popolarità, a favore di generi musicali più commerciali. Tuttavia, alcuni artisti continuarono a portare avanti la tradizione cantautorale, come Francesco De Gregori, Pino Daniele, Vasco Rossi e Zucchero. Negli ultimi anni, la musica cantautorale ha avuto una nuova rinascita, grazie a artisti come Jovanotti, Ligabue, Marco Mengoni e Francesca Michielin. Questi artisti hanno contribuito a rinnovare il genere, introducendo nuovi temi e nuovi sonorità. La musica cantautorale è un genere che ha contribuito a definire la cultura italiana. Le canzoni dei cantautori italiani sono entrate nelle nostre vite e ci hanno raccontato la nostra storia. Sono canzoni che ci fanno riflettere, che ci emozionano e che ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani. I temi della musica cantautorale I temi della musica cantautorale sono molteplici e spaziano dalla vita quotidiana all'amore, dalla politica alla società. I cantautori italiani hanno sempre avuto un forte senso civico e hanno utilizzato la loro musica per raccontare la realtà del nostro paese, sia le sue luci che le sue ombre. Tra i temi più ricorrenti nella musica cantautorale troviamo: - L'amore: l'amore è uno dei temi più importanti della musica cantautorale. Le canzoni d'amore dei cantautori italiani sono spesso intense e poetiche, e raccontano le diverse sfaccettature di questo sentimento. - La vita quotidiana: la musica cantautorale racconta anche la vita quotidiana delle persone comuni, con le sue gioie e le sue difficoltà. Le canzoni sulla vita quotidiana sono spesso realistiche e ci fanno riflettere sulla nostra esistenza. - La politica: la politica è un tema che ha sempre avuto un'importante presenza in questo genere. I cantautori italiani hanno utilizzato la loro musica per esprimere le proprie opinioni sulla politica e sulla società. - La società: questo genere racconta anche la società italiana, con i suoi problemi e le sue contraddizioni. Le canzoni sulla società sono spesso impegnate e ci invitano a riflettere sui cambiamenti del nostro paese. Nel mondo La musica cantautorale italiana ha avuto un'influenza significativa sulla musica di altri paesi. Artisti di tutto il mondo si sono ispirati ai cantautori italiani, e hanno portato avanti la tradizione cantautorale nei loro paesi. Tra gli artisti internazionali che hanno tratto ispirazione dalla musica cantautorale italiana troviamo: - Bob Dylan: il cantautore statunitense è stato uno dei primi a portare la musica cantautorale in America. Dylan ha riconosciuto l'influenza dei cantautori italiani sulla sua musica, e ha spesso citato i loro nomi nelle sue interviste. - Leonard Cohen: il cantautore canadese è un altro artista che ha tratto ispirazione dalla musica cantautorale. Cohen ha spesso scritto canzoni che raccontano la realtà sociale e politica, e il suo stile è stato influenzato da artisti come Fabrizio De André e Francesco Guccini. - Joan Baez: la cantante statunitense è stata una delle prime interpreti internazionali delle canzoni dei cantautori italiani. Baez ha contribuito a diffondere questo genere in tutto il mondo, e ha inciso diversi album di canzoni di artisti italiani, tra cui Fabrizio De André e Luigi Tenco. La musica cantautorale italiana è un genere che ha avuto un impatto significativo nel mondo. Le canzoni dei cantautori italiani sono entrate nelle vite di persone di tutto il mondo, e hanno contribuito a diffondere la cultura e i valori del nostro paese. Foto di Steve Buissinne da Pixabay Read the full article
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Lucio Battisti: prigioniero del mondo #sottotraccia
Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana. Ci sono stati due Lucio Battisti: il primo figlio di Dea e Alfiero Battisti nasce nel 1940 e muore a soli due anni. I coniugi Battisti decidono…
#acqua azzurra acqua chiara#anima latina#biografia#brianza#cantautore#capitolo#don giovanni#emozioni#hegel#il mio canto libero#il nostro caro angelo#italia d&039;autore#la collina dei ciliegi#la sposa occidentale#libro#lucio battisti#mogol#sottotraccia
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Dalla e Battisti, i due Lucio uguali solo nella nascita....
Difficile trovare due così grandi e così distanti: tanto il Lucio bolognese era estroverso, teatrale, dentro le cose, così il Lucio reatino era spinoso, diffidente, chiuso. Ma che artisti! E che canzoni...
Si sono celebrati gli ottant'anni potenziali dei due Lucio, Battisti e Dalla, potenziali perché se ne sono andati entrambi da gran tempo. Troppo tempo, come per quelli che ti invadono la vita, te la incidono. Coetanei nel giro di una manciata di ore, il che dimostra come l'oroscopo sia un bel gioco e niente più: due persone, due artisti più diversi sarebbe impossibile trovarli. Battisti, il burino reatino, spinoso, orgoglioso, allergico alla gente, “Lei dice che sono Battisti, eh già, me lo dicono tutti, mi spiace”, retrattile al sistema, allo stesso successo, “Tu credi che se volessi tornare a fare un disco da un milione di copie non saprei come si fa?”, ed è già nella fase finale, dei dischi bianchi, criptici---
Dalla, il bolognese, “e i bolognesi sono dei bonari figli di puttana” osservava Giorgio Bocca in una memorabile intervista per l'Espresso, Dalla che della gente ha bisogno, per giocare, per perdersi nel centro di Bologna, lui eterno bambino e non è un modo di dire, lui era di quelli depressi dentro che combattono l'ombra del vivere con continui scherzi e bugie mentre l'altro non aveva tempo per sofismi esistenziali, tutt'altro che superficiale, anzi, semplicemente bastava a se stesso. Dritto aperto logico, ma di una logica che puntava all'emozione, capace di melodie insuperabili: tra gli ammiratori, David Bowie e Paul Mc Cartney, tanto per dirne due. Ma è troppo pigro per provare davvero a sfondare all'estero.
Accomunati dal destino dello stesso nome – “Lucio” – e dalla nascita a un solo giorno di distanza – 4 marzo 1943 Lucio Dalla, 5 marzo 1943 Lucio Battisti – i due cantautori sembrano in realtà avere carriere e vite piuttosto distinte. Non hanno mai collaborato tra loro, intanto. Per lunghi anni hanno inciso per etichette rivali (RCA Dalla, Ricordi Battisti) e non ci è dato sapere se si conoscessero o stimassero (di Dalla, generoso nel rilasciare interviste, sappiamo che apprezzava i dischi del Battisti più sperimentale.
Due musicisti che hanno rinnovato profondamente la canzone italiana, influenzando inevitabilmente tutti coloro che sono venuti dopo. Battisti lo ha fatto in modo più personale, scegliendo di non apparire sulle scene per diversi anni, evitando i concerti e formando con Mogol (autore dei testi di gran parte delle sue canzoni) un sodalizio che resterà nella storia della musica italiana; Dalla, autore estroso capace di scrivere testi eccezionali, è stato meno solitario duettando con i più grandi artisti di fama nazionale e internazionale e addentrandosi con curiosità ed eclettismo nei più diversi generi musicali.
Separati da una notte di 80 anni fa, quella che intercorre fra il 4 marzo 1943, data di nascita di Lucio Dalla, e il 5 marzo dello stesso anno, giorno in cui nacque Lucio Battisti: a unirli, oltre al nome di battesimo che richiama la luce, l'identico destino artistico di cantautori, assegnati di diritto all'Olimpo della musica leggera italiana di qualità. Uniti ma mai vicini, mai una esibizione insieme sul palco e neanche in uno studio discografico di registrazione.
Del resto, le melodie e i testi delle loro canzoni - nel caso di Battisti da riferire in gran parte a Mogol, nel caso di Dalla prima al duo Bardotti-Baldazzi, poi al rapporto con il poeta Roberto Roversi - non erano assimilabili: uno, il sabino, più 'intimista' e romantico; l'altro, il bolognese, più proiettato nella società che ci circonda. Il mare valga da esempio generale.
Nella 'Canzone del Sole', Battisti canta: "Ma ti ricordi l'acqua verde e noi? Le rocce, bianco il fondo... Di che colore sono gli occhi tuoi? Se me lo chiedi non rispondo. O mare nero, o mare nero, tu eri chiaro e trasparente come me". Mentre in 'Com'è profondo il mare', Dalla intona: "E' chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce e come pesce è difficile da bloccare perché lo protegge il mare. Com'è profondo il mare! Il pensiero è come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. Così, stanno bruciando il mare, stanno uccidendo il mare, stanno umiliando il mare, stanno piegando il mare".
Gli interrogativi di Battisti - "Come può uno scoglio arginare il mare?" - sono invece più 'filosofici' di quelli più 'prosaici' di Dalla (testo condiviso in questo caso con Francesco De Gregori) - "Ma come fanno i marinai a fare a meno della gente e a rimanere veri uomini, però?" - e mentre per la fine di un amore in 'Fiori rosa, fiori di pesco' Battisti confessa: "Credevo di volare e non volo, credevo che l'azzurro di due occhi per me fosse sempre cielo: non è!", Dalla al contrario canta "Così come una farfalla ti sei alzata per scappare, ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare, se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare".
Grandi numeri per entrambi: Lucio Battisti ha inciso 17 album tra il 1969 e il 1994; Lucio Dalla in studio ne ha registrati 22 tra il 1966 e il 2009. Impossibile abbozzare un censimento completo dei loro brani di successo, c'è sempre il rischio di perdersi per strada qualche pietra miliare.
E se poi il primo vanta storici duetti televisivi con Mina, il secondo altrettanto storici concerti con De Gregori e con Morandi. Foulard al collo per Battisti, baschetto di lana per Dalla come note iconografiche, da associare alle note musicali di brani che per tantissimi italiani, dall'adolescenza con le chitarre e i falò in spiaggia alla maturità e oltre, hanno fatto da colonna sonora alla propria vita.
In comune qualcosa ce l'avevano però. Quel fondersi nella musica, quel vivere di musica che hanno pochi, rari artisti. Dalla nasce dalle cantine, dal jazz e dalla Bologna militante, i primi tentativi puntualmente fraintesi, snobbati e lui ci mette del suo, non sa adeguarsi, può passare delle mezze giornate nell'ascensore della Rai con un'arancia in testa, uno gnomo bonario, figlio di puttana e preoccupante, finché trova la chiave ed esce, ha bisogno di chi mette le parole sulle sue composizioni e lo trova in due poeti impegnati, prima Paola Pallottino, poi Roberto Roversi che è di quelli impegnati a tempo pieno e vuole stare in mezzo alle cose che succedono, è un narciso. Anche Lucio è un narciso, ma di grana diversa: vede, capisce che nel '77 tutto si rimescola, i compagni che si mettono a fare i borghesi, i borghesi che tirano su il pugno, e in mezzo il gran casino della sovversione giovanile e allora sparisce, si chiude in casa e si sfilaccia anche il rapporto con Roversi: pare la fine, è invece la sua fortuna perché decide di fare tutto da solo, anche le liriche e nascono gli album epocali, eponimi: “Lucio Dalla”, poi “Dalla”, e quelle canzoni che non vanno più via. Anche se di episodi fondamentali ne aveva già avuti, “E non andar più via”, “Quale allegria”, perfino, qui il folletto malizioso si scatena, il Disperato erotico stomp dove si racconta alle prese con l'autoerotismo, “e gliela fanno cantare anche alla Festa dell'Unità” annota Bocca, non si sa se più esterrefatto o ammirato.
Battisti è il contrario. Costruisce la sua ascesa con metodica spietata determinazione, il paroliere Mogol, che è già un padrone del business musicale, lo incontra, lo ascolta e gli dice: non mi sembri granché. Sono d'accordo, risponde Lucio e raddoppia gli sforzi. Quando parte con “Dolce di giorno”, “Per una lira”, ha già le idee chiare, quando porta a Sanremo “Un'avventura”, prima ed unica concessione al Festival; la svolta psicologica è arrivata al Cantagiro del '68 con “Balla Linda”: scende da palco e a Maurizio Vandelli dell'Equipe 84 dice: “A Maurì, ho capito che so' er mejo, nun me ferma più nessuno”. Ha ragione. Arriva “29 settembre”, affidata proprio alla Equipe, arrivano le “Acqua Azzurra, Acqua Chiara”, le “Dieci Ragazze”, “Mi ritorni in mente” ma il meglio è da venire ed è un meglio imparagonabile, che non patisce confronti. “Emozioni”, incisa in una volta sola, “Il tempo di morire”, mettici tutte quelle che vuoi, fino a quell'accoppiata pazzesca nel 1972, “Umanamente uno: il sogno” e “Il mio canto libero”, e poi l'Anima Latina che due anni dopo ridefinisce il concetto di progressive, uno degli album più belli e più sofisticati di sempre e per sempre. Anche lui non si adegua, ma per scelta, non per genetica. Nati all'inizio di marzo, corrono strade parallele e le disseminano di piccoli enormi capolavori popolari: non è esagerato dire che senza questi due l'Italia sarebbe stata diversa e meno Italia.
Dalla sta in mezzo al suo tempo, è un cantautore, è di sinistra ma coglie il senso del grottesco della politica e del tragico della vita, da correggere con l'ironia: siete dèi, fate il cazzo che volete, ma io resto divino anche in un bacio, anche in un amico “che c'ha una mira che con un sasso ti stacca la coda di un cane se lo tira”; Battisti è talmente fuori dalla politica che gli danno del fascista, a lui che al massimo scrive tenerissime lettere a Marco Pannella: ma un giorno, dice la leggenda, scoperchiano un covo delle Brigate Rosse e dentro ci sono tutti i suoi dischi, anche quei terroristi, quei guerriglieri sempre rintanati, sempre con la pistola per ammazzare ogni tanto tirano il fiato, si ricordano di essere umani, si affidano alla quotidianità ammiccante di Battisti e di Mogol, a quelle canzoni che sono più che canzoni, sono documenti di coscienza collettiva e sono colonne sonore delle giornate di ciascuno.
Ma finisce lì. Dalla si lascia fruire, e ne gode, Battisti non si cura di chi lo fruisce: a un certo punto molla anche Milano che è una fucina inesauribile di suggestioni, via da Largo Rio de Janeiro che sta sul limitare di Città Studi e si rintana al Dosso, nella Brianza Velenosa da cui non uscirà più. Dalla piglia la patente nautica e gira il mare a bordo del suo catamarano chiamato “Catarro”, dove ha messo su un piccolo attrezzato studio di registrazione. Roba impensabile per Battisti che d'altra parte a 40 anni scopre la vela, scopre il Windsurf e ci fa una canzone. Lucio di Bologna a un certo punto patisce anche, un po', il tempo che cambia tutto, cambia i gusti, gli eroi, scarica in Italia la pletora dei nuovi romantici inglesi, e allora prima escogita quel pezzo di romanza popolare che è “Caruso”, ruffiana sontuosa, poi si dà allo sperimentalismo come per tirarsi fuori dai giochi; Lucio di Poggio Bustone se ne frega anche della temperie, finito il lungo periodo con Mogol prima fa un disco per conto suo, poi aspetta 4 anni e nel 1986 se ne torna con “Don Giovanni che è una sorta di classicismo sintetizzato. Da lì, più che assorbire le nuove tendenze, il synth pop, la new wave, immagina un mondo tutto suo, elettronico e ricamato dalle sciarade di Pasquale Panella: un altro modo per uscire dall'intronata routine del cantar leggero.
Potevano incontrarsi quei due, coetanei paralleli diversi? Dalla, che per queste cose ha una fissazione, ci prova, anche se i due non si prendono, gli propone un tour, “I Due Lucio”: l'altro neppure si scompone e recita la frase lapidaria che, tutti lo sanno, chiude ogni discorso: “Non si può fare”. Forse è meglio così: Dalla è un egolatrico aperto, invasivo, Battisti nel suo sottrarsi a livelli patologici tradisce un'altra sorta di egocentrismo e si sa che due narcisi che si considerano i migliori, gli inarrivabili, insieme non ci possono stare. Tanto hanno fatto abbastanza per restarci dentro a vita e oltre la vita. Battisti se ne va 25 anni fa dopo lunga e segreta malattia, Dalla giusto dieci in modo proditorio, un colpo secco. Quando succede io mi trovo a casa di uno dei suoi amici più grandi, il compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra Piero Pintucci, quello che ha scritto cose come “Il carrozzone”, “La Tua Idea”, “Il Cielo” con Renato Zero. Non sappiamo ancora niente ma Piero è agitato, sente qualcosa; gli arrivano dei messaggi e si rifiuta di aprirli, teme la consapevolezza del dolore. Però quando siamo a tavola e parte il telegiornale, è impossibile sfuggire: Lucio Dalla è morto. Pintucci abbassa la testa sul piatto. Nessuno ha più voglia di mangiare. Più voglia di niente. Lui continua solo a mormorare: “No, Lucio, no...”. Poche volte io ho visto una sofferenza più viva, più disperata, poche volte ho capito come può mancare qualcuno che va via. Mandano un filmato d'epoca, c'è Dalla a Sanremo e lo sta accompagnando, con la chitarra, Pintucci. Lì io temo il crollo e invece l'angoscia si declina in dolcezza, si schiude nel sorriso e c'è dentro tutto, la vita nella morte. Quella io la ricordo come una delle giornate più difficili e più belle, senza mezzi termini, della mia vita. No, non sto parlando di “me e Lucio”, non c'è nessun me e Lucio, figuratevi, sto parlando dei due Lucio che ti restano dentro, anche morendo, che ti fanno bene anche ferendoti, che non smettono mai di starti nel sangue, nella fantasia, anche dopo la milionesima volta che li ascolti hai ancora un film da immaginare, un sogno da spremere, sei di nuovo ragazzo perso nella Milano caotica, pericolosa e stordente, e romantica, e suggestiva dove tutto sembra vivere solo per te.
Ancora oggi i due Lucio sono amatissimi anche dai più giovani, che li scoprono nelle playlist di giorno in giorno: dal 2019 – per fortuna – c’è anche Battisti, che fino ad allora non era presente nei cataloghi della musica digitale per volere della vedova. Negli anni Ottanta ci fu la fugace possibilità di un incontro sul palco, di un progetto assieme. L’idea fu di Dalla, che provò a coinvolgere Battisti con una proposta: «Lui non si esibiva in pubblico dai giorni dei concerti con i Formula Tre, roba dei primi anni Settanta, così pensai fosse venuto il momento di sottrarlo all’isolamento» raccontò in seguito. «Fu molto gentile. Accettò l’invito al ristorante e dopo aver parlato del passato gli esposi cosa mi frullava per la testa. Un grande show itinerante che si sarebbe chiamato “I due Lucio”». Ma il miracolo non si concretizzò mai: «Mi ascoltò con attenzione, per un attimo sperai di averlo convinto. Ma alla fine, con grande garbo, mi rispose che non era il caso: “Sai, ormai faccio cose diverse, mi piace sperimentare…”».
Se ne sono andati entrambi troppo presto, ma le loro canzoni acquisiscono col tempo sempre più valore
Vasco Rossi ricorda Lucio Battisti e Dalla: «Due giganti senza tempo. Mi sento discepolo ed erede» 23 FEBBRAIO 2023
Quella volta che Dalla e Morandi…
Poi Rossi ricorda quella volta che Lucio Dalla insieme a Gianni Morandi si presentò a casa sua per conoscerlo. «Aveva ascoltato “Vita spericolata” e aveva detto “come hanno fatto questi a scrivere una cosa così bella?”. Si riferiva a me e a Tullio Ferro». Di Dalla Vasco apprezza soprattutto ��la sua voce. Anche lui è un genio assoluto. Mi fulminò al primo momento. Avevo 15 anni, ero in collegio, ci facevano vedere Sanremo. Apparve lui sul televisore con 4.3.1943. Fu quella volta lì. Al tempo Lucio faceva parte del giro dei cantanti, era stato quello il recinto degli anni Sessanta, fino a poco prima. La cosa incredibile è che sia riuscito a diventare un cantautore, dapprima facendosi aiutare dal poeta Roberto Roversi, in seguito azzardando da solo la scrittura di testi immensamente belli. Un caso unico, nella storia della musica italiana».
Cosa ci manca di Lucio+Lucio
Chiaro che le cose sono cambiate, e ormai San Siro o l’Olimpico lo riempiono anche i dilettanti, ma oggi ricordare Battisti e Dalla è un esercizio di maieutica, di memoria collettiva e di confessione religiosa. Da un lato perché occorre ogni tanto tirar fuori dai meandri nascosti della coscienza artistica del nostro Paese qualcosa che abbia un suo senso evidente e indiscutibile e non unicamente modaiolo. Dall’altro perché in questa “evidenza” scopriamo il non-detto: che abbiamo anche noi degli eroi e degli dei nel paradiso delle sette note. Dei da ricordare, da venerare, finanche da pregare. Cosa ci manca dunque di Lucio+Lucio?
i Battisti si potrebbe dire che manca l’incredibile vastità e qualità della scrittura musicale, la capacità di fare dello sporchissimo blues come in “Insieme a te sto bene” (Insieme a te sto bene, Fra le braccia tue, così, Adesso non parlare, Anch’io, sai, non ho avuto più di quel che ora tu mi dai) e dare subito dopo vestito orchestrale a “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” (quella di come può uno scoglio, arginare il mare…..). La magia della collaborazione con Mogol (fino a Una giornata uggiosa, 1980), paroliere perfetto, ad un certo punto (con il breve interludio dei testi della moglie con pseudonimo Velezia) lascia il campo agli equilibrismi letterali di Pasquale Panella: ed anche qui Battisti dimostra di poter musicare qualsiasi cosa, come si ascolta stupiti nell���immenso arrangiamento trovato per A portata di mano (E tutto il tempo è vicino, A portata di mano, Sul tavolino, sul ripiano, Su quanto ti è più caro). Non c’è musica oggi, e invece c’è musica ovunque, in Battisti. Questo ci manca. Come l’aria. Come il sole dopo un inverno cupo. Come un amore vero dopo storie sfigate. C’è grande musica in ogni canzone di Lucio Battisti: questo ce lo rende così importante.
A ricordare i due giganti della musica sono poi due persone che li conobbero bene: il teologo Vito Mancuso - intervistato da Emanuela Giampaoli - visse a casa di Dalla e parlarono di vita, morte, religione; Mogol racconta a Giandomenico Curi la sua lunga collaborazione con Battisti, interrotta bruscamente nel 1980: "L'ho voluto io".
Uno squarcio necessario
E cosa invece ci manca di Dalla? Inutile parlare della qualità delle sue storie (“4 marzo”: Così lei restò sola nella stanza, la stanza sul porto, con l’unico vestito, ogni giorno più corto….) o della visionarietà dei suoi racconti (da “l’Ultima luna” a “Tutta la vita”, quella in cui Tutta la vita, Senza nemmeno un paragone, Fin dalla prima discoteca, Lasciando a casa il cuore o sulle scale, Siamo sicuri della musica? Sì, la musica, ma la musica). Anche con Dalla, come con Battisti, siamo di fronte ad una produzione artistica che fa impallidire per quantità, qualità, freschezza, originalità ed ampiezza. Il Lucio di “Caruso” (Potenza della lirica, Dove ogni dramma è un falso, Con un po’ di trucco e con la mimica, puoi diventare un altro) con i suoi brividi melodrammatici, è agli antipodi dello sberleffo onanistico di “Tragico Erotico Stomp” (Sono uscito dopo una settimana Non era tanto freddo, e normalmente, Ho incontrato una puttana, A parte i capelli, il vestito, La pelliccia e lo stivale, Aveva dei problemi anche seri, E non ragionava male). E ancora: l’acquarello metropolitano di “Piazza Grande” (Dormo sull’erba e ho molti amici intorno a me Gli innamorati in Piazza Grande, Dei loro guai, dei loro amori tutto so, sbagliati e no, A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io, A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io) naviga su coordinate lontanissime da “Il motore del 2000” (con il testo del poeta Roberto Roversi), sguardo mistico sul futuro degli umani e delle loro meravigliose ed inutili prospettive cibernetiche (Noi sappiamo tutto del motore, Questo lucente motore del futuro, Ma non riusciamo a disegnare il cuore, Di quel giovane uomo del futuro, Non sappiamo niente del ragazzo, Fermo sull’uscio ad aspettare, Dentro a quel vento del 2000).
Ecco cosa ci manca di Dalla: della sua grandezza ci manca uno sguardo ed uno squarcio che erano solo suoi e che ci portavano le sue domande ed il suo senso del mistero. Ci manca il grande tutto che si apre immenso e sconosciuto in “Com’è profondo il mare”. Ci manca il cuore del ragazzo del Duemila appena citato, ignoto a noi che sappiamo tutto delle invenzioni futuribili. L’immensa risposta che c’è nella finestra che si apre sulla spiaggia e a cui si affaccia Maria, la donna sognata dall’ergastolano di “La casa in riva al mare”, un po’ Beatrice, un po’ Marilyn Monroe e un po’ Madonna. L’assurdità delle finte risposte di “Quale allegria” (Facendo finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale). Ci manca il cocciuto e popolare coraggio di guardare avanti, che è la costante di tante canzoni perfette, da “Futura” ad “Anna e Marco”, da “L’anno che verrà” all’ “Ultima luna”. Quest’ultima, poi, è una storia che pare presa dai racconti horror di Ray Bradbury, e conclude nella speranza del bambino appena nato, l’unico che vide la luna finale, bimbo che Aveva occhi tondi e neri e fondi, E non piangeva, Con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani, E volò via e volò via, Era l’uomo di domani l’uomo di domani.
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Mr Joy: “Uacciuari”
Il nuovo singolo del cantautore milanese, un inno all'ironia e al ricostruire un mondo migliore con più spensieratezza
"Uacciuari" è una canzone che si candida a diventare un tormentone dell'estate 2024. Mr Joy si ispira a Fantozzi che durante le sue avventure aveva come slogan e colonna sonora un motivetto che ripeteva “Uacciuari Uacciuari". Forse non ha significato, ma diventa un inno ad andare avanti in un mondo che ha bisogno di leggerezza e di superare tutte le sfighe e sfide o disavventure che tutti hanno sia in amore, che nel percorso della vita. Un inno alla rinascita e a prendere tutto con ironia.
«Quando va male urla e canta "Uacciuari", e l'estate e il mondo sembrerà sorriderti. Abbi fede è fiducia in te, Uacciuari forever!.» Mr Joy
La produzione e gli arrangiamenti sono curati da Andrea Robicci, e dai due Matia Bazar Silvio Melloni e Gino Zandonà, i testi sono sempre di Andrea Robicci. La canzone ha anche due versioni REMIX: una Summer ed una Winter version, per far ballare sia negli stabilimenti balneari che durante i dj set e candidarsi a diventare virale su Tik Tok.
Mr. Joy - alias di Andrea Robicci - nasce a Milano nel 1970, da una famiglia di importanti gioiellieri. A 17 anni si inventa il mestiere di PR e la sua “bigiata party” fa storia nella “Milano da bere”. Diventa un creativo che anima i locali più “in” di tutta Italia e inizia parallelamente la carriera di cantautore e produttore. Mr. Joy esordisce a Milano all’Osteria della Musica in una serata improvvisata, che gli regala una nuova consapevolezza. Suona e riempie piazze e collabora con il Maestro Massimo Luca, chitarrista e produttore di Lucio Battisti, Grignani, Minetti, Moro e molti altri, arrivando in finale all’Accademia di Sanremo durante la direzione artistica di Pippo Baudo. Pubblica due singoli, poi dopo il tour con Radio Italia, incide il brano “Vivere” prodotto con Gabriele Fersini, chitarrista di Laura Pausini, Biagio Antonacci ed Eros Ramazzotti. Il 2 settembre pubblica "Pinocchio", brano dedicato alle maschere che ognuno indossa ogni giorno. Mentre a dicembre esce col brano “Natale senza”, la più classica delle melodie per consolare chi si sente solo. Poi l’11 aprile 2023 è la volta del brano “Mancandoti l’aria” e in estate “Il Ballo del Farfallo” legato a doppio filo al suo nuovo romanzo dal titolo proprio “Il Farfallo”. Il remix del "Ballo del Farfallo" si è posizionato nelle settimane di luglio e agosto in testa alle classifiche dance. Stessa sorte toccata a “Natale senza Remix-Mas” che ha infiammato le classifiche e le dance-hall natalizie. Tutto questo ad anticipare quello che sarà il nuovo disco di inediti in studio.
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Il museo: vita, carriera e canzoni di Lucio Battisti
Ci sono eventi che noi di Vortici.it definiamo chicche non a caso ed è proprio di una di queste che vogliamo parlarvi.
Il primo museo dedicato alle canzoni di Lucio Battisti ha aperto i battenti, il 20 Gennaio 2024 a Poggio Bustone(Rieti), sua città natale.
Il museo offre ai visitatori un viaggio affascinante attraverso la vita, la carriera e le canzoni di Lucio Battisti. La casa natale di Battisti è diventata un luogo di memoria e celebrazione per il gigante della musica italiana. Questa iniziativa è un modo per preservare il patrimonio culturale e artistico di Lucio e per permettere ai suoi fan e agli amanti della musica italiana di conoscere meglio la sua storia e il suo contributo alla cultura popolare. Voluto dal padre Alfiero, raccoglie oggetti unici e non solo appartenenti al cantautore. Il direttore Giuseppe Bonomo ha spiegato: “Un piccolo luogo di 30 metri quadri, gratuito, per raccontare l’uomo che non era affatto schivo, freddo e musone come è stato sempre descritto”. L’ingresso è libero, dalle 15.00 alle 17.00 Non vi aspettate di trovare reperti archeologici. Troverete degli oggetti appartenuti al grande cantautore, respirerete l’aria del Paese in cui ha vissuto per tantissimi anni. Situato in via Roma 26, al centro del paese, si potranno ammirare le sue prime chitarre, insieme alle lettere spedite alla madre, a una collezione di foto inedite oltre a quadri e altro materiale inedito. L’idea nasce qualche anno fa, dalla conoscenza con Andrea Barbacane, figlio dell’unica sorella del musicista, Albarita, che presenta così l'evento: “Mi sono appassionato alla storia di Lucio – dichiara il direttore del museo Giuseppe Bonomo – ho chiesto se ci fossero ancora suoi materiali in giro, così mi hanno presentato Andrea. Alfiero, il padre di Lucio, aveva lasciato un compito ai nipoti Andrea e Viviana, perché gli oggetti presenti nella casa romana della famiglia venissero fatti conoscere e svelassero l’anima autentica di un cantautore". Nato a Poggio Bustone il 5 marzo 1943, l’autore di Emozioni è morto a Milano il 9 settembre 1998.Scoprite anche la nostra sezione Musica Immagine di copertina: Monumento a Lucio Battisti, Wikipedia Read the full article
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Festival Sanremo 2024: anteprima di un evento iconico della musica italiana
Il Festival di Sanremo è un evento musicale di fama mondiale che da decenni attrae l'attenzione di spettatori e appassionati di musica. Con una storia che risale al 1951, questo festival ha contribuito in modo significativo a definire la cultura musicale italiana e ha lanciato molte carriere di successo. Mentre il Festival di Sanremo del 2023 è ancora fresco nella memoria dei fan, l'attenzione inizia a rivolgersi verso l'edizione del 2024, che si preannuncia come un evento ancora più grande e coinvolgente. In questo articolo, esamineremo l'importanza del Festival di Sanremo, esploreremo alcuni dei momenti più iconici della sua storia e faremo delle previsioni sulla prossima edizione del 2024. Storia del Festival di Sanremo Il Festival di Sanremo ha una storia ricca e affascinante che abbraccia più di sette decenni di musica italiana. È stato ideato da Giulio Razzi e il primo Festival si è svolto nel 1951 presso il Casinò di Sanremo. L'obiettivo iniziale era promuovere la musica italiana e creare un'occasione per far conoscere nuovi talenti. Fin dalla sua nascita, il Festival di Sanremo ha contribuito in modo significativo a dare visibilità a molti artisti emergenti e a consolidare le carriere di alcuni dei nomi più noti della musica italiana. Il vincitore del primo Festival fu Nilla Pizzi, che divenne immediatamente una stella della canzone italiana. Durante gli anni '60 e '70, il Festival di Sanremo ha ospitato esibizioni di artisti del calibro di Adriano Celentano, Mina, Patty Pravo e tanti altri. Questi anni sono stati fondamentali per la diffusione della musica italiana all'estero. Momenti Iconici Una delle caratteristiche più affascinanti del Festival di Sanremo sono i momenti iconici che ha creato nel corso degli anni. Ecco alcuni di essi: 1. La Rivalità di Celentano e Battisti Negli anni '70, il Festival di Sanremo ha visto una rivalità epica tra due giganti della musica italiana: Adriano Celentano e Lucio Battisti. Celentano, noto per le sue esibizioni carismatiche, ha sfidato Battisti, il cantautore più riservato, con canzoni che rappresentavano due visioni diverse della musica italiana. Questa rivalità ha catturato l'immaginazione del pubblico e ha contribuito a definire una nuova era per la musica italiana. 2. Il Ritorno di Domenico Modugno Nel 1966, Domenico Modugno, famoso per il suo successo internazionale "Nel blu dipinto di blu" (Volare), fece un ritorno trionfale al Festival di Sanremo con la canzone "Dio, come ti amo". Questa performance segnò il suo ritorno alle scene musicali italiane dopo un periodo di assenza e fu accolta con un'accoglienza calorosa. 3. La Vittoria di Mia Martini Mia Martini, una delle voci più potenti e iconiche della musica italiana, ha partecipato al Festival di Sanremo più volte. La sua vittoria nel 1989 con la canzone "Almeno tu nell'universo" è diventata uno dei momenti più emozionanti e memorabili nella storia del festival. Purtroppo, Mia Martini non è più tra noi, ma il suo talento e la sua musica vivono attraverso le sue esibizioni leggendarie. Il Festival di Sanremo nel 2023 Per comprendere l'importanza e l'attesa per il Festival di Sanremo del 2024, è essenziale dare uno sguardo all'edizione del 2023. L'edizione di quest'anno ha mantenuto la sua reputazione di essere un evento di grande spettacolo e intrattenimento. L'evento ha ospitato una serie di artisti di talento, tra cui alcuni dei nomi più promettenti della scena musicale italiana. Il vincitore dell'edizione 2023 è stato il giovane cantante e cantautore Ermal Meta con la sua canzone "Parole al vento". Questa vittoria ha consolidato ulteriormente la sua carriera e lo ha portato all'attenzione di un pubblico più ampio. L'edizione del 2023 ha anche presentato ospiti internazionali di spicco, contribuendo così a promuovere la musica italiana a livello globale. Questo dimostra che il Festival di Sanremo continua a essere una piattaforma cruciale per l'export della musica italiana. Il Festival di Sanremo 2024: Cosa Aspettarsi L'edizione del Festival di Sanremo del 2024 si preannuncia come un evento epico che promette di superare le aspettative degli spettatori. Mentre la scaletta dei partecipanti e le canzoni in gara non sono ancora state annunciate, ci sono alcune aspettative e previsioni basate sulla storia del festival e sulle tendenze recenti nella musica italiana. 1. Artisti Emergenti e Nuove Tendenze Il Festival di Sanremo è noto per aver scoperto talenti emergenti e per averli portati alla ribalta. È probabile che l'edizione del 2024 continuerà questa tradizione presentando una varietà di artisti emergenti che rappresentano le nuove tendenze nella musica italiana. Ciò potrebbe includere cantanti, cantautori, band e artisti provenienti da diversi generi musicali. 2. Collaborazioni Sorprendenti Uno degli elementi più attesi del Festival di Sanremo è la possibilità di vedere collaborazioni sorprendenti tra artisti di diverse generazioni e generi musicali. Negli anni passati, queste collaborazioni hanno portato a performance indimenticabili. 3. Omaggi e Celebrazioni Il Festival di Sanremo è anche noto per onorare e celebrare artisti che hanno lasciato un'impronta indelebile sulla musica italiana. Nell'edizione del 2024, potremmo aspettarci di vedere omaggi speciali a leggende della musica italiana che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del festival. 4. Performance di Classe Mondiale Il palco del Festival di Sanremo è rinomato per le sue performance di classe mondiale. Gli spettatori possono aspettarsi spettacoli musicali di alta qualità, coreografie elaborate e produzioni straordinarie che renderanno l'edizione del 2024 indimenticabile. Il Festival di Sanremo è un evento di grande importanza nella cultura musicale italiana e continua a essere un trampolino di lancio per nuovi talenti e un palcoscenico per artisti affermati. La storia e la tradizione di questo festival lo rendono un appuntamento annuale imperdibile per gli amanti della musica italiana e non solo. Mentre l'edizione del 2023 è ancora fresca nella memoria, l'attenzione degli appassionati di musica si sta già rivolgendo all'evento del 2024, che si preannuncia come un'esperienza eccezionale. Per avere un'anteprima di cosa aspettarsi, ci baseremo sulle informazioni fornite da un articolo recente pubblicato su Adnkronos. Amadeus in Fase di Preparazione Secondo l'articolo di Adnkronos, il conduttore del Festival di Sanremo, Amadeus, è già in fase di preparazione per l'edizione del 2024. L'articolo sottolinea che Amadeus si è ritirato in un luogo segreto, con le sue "cuffiette", per lavorare sulle novità e le sorprese che ci riserverà l'evento. Questo è un segno che Amadeus sta mettendo tutto il suo impegno nell'organizzazione di un festival spettacolare. Pioggia di Proposte tra i Big Il Festival di Sanremo è noto per la sua varietà di partecipanti, che spaziano dai giovani talenti emergenti a artisti affermati e leggende della musica italiana. Secondo l'articolo, ci sarebbe una "pioggia di proposte" tra i big, il che suggerisce che ci saranno molti artisti di alto calibro desiderosi di partecipare all'edizione del 2024. Questo potrebbe portare a una selezione di canzoni e performance straordinarie. Rumors su Biagio e Nannini Uno dei punti salienti dell'articolo è la menzione di rumors riguardanti la partecipazione di artisti di fama come Biagio Antonacci e Gianna Nannini. Entrambi sono nomi noti nella musica italiana e la loro presenza potrebbe aggiungere ulteriore prestigio all'evento. Tuttavia, va notato che al momento questi sono solo rumors e bisognerà aspettare le conferme ufficiali per conoscere la line-up definitiva. Read the full article
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Comincio ad ascoltare lo speciale su Lucio Battisti di Radio 2 e Gino Castaldo esordisce parlando di come Battisti sia uno dei pochi artisti che non ha incontrato.
Ora, io capisco tutto eh, vuoi spiegare perché ci stai tu a raccontarci Battisti invece di un altro MA, e dico MA, è così difficile NON parlare di te?
Sto qua ad ascoltarti perché voglio sentire la storia di Battisti, non me ne frega se non l'hai mai visto MANNAGGIATUTTO.
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15 set 2023 12:11
IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE IL PAROLIERE FRANCO MIGLIACCI, SCOMPARSO A 92 ANNI IN UNA CLINICA ROMANA. E’ STATO L’AUTORE DI “NEL BLU DIPINTO DI BLU” (NATO DOPO UNA SBRONZA). NELLA SUA LUNGA CARRIERA HA SCRITTO PER DOMENICO MODUGNO, MINA, GIANNI MORANDI (“C’ERA UN RAGAZZO”) E LE SIGLE DEI CARTONI "HEIDI" E "LUPIN" – PER BERSELLI E’ STATO “IL PIÙ CHIRURGICO SCRITTORE DI CANZONI DEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI, UN PERFETTO ALLESTITORE DI SILLABE” – QUANDO VENNE CONVOCATO DAI FUNZIONARI DELL’AMBASCIATA AMERICANA PER GARANTIRE L’ESTRANEITÀ DI BATTISTI A PRESUNTE TRAME EVERSIVE… -
Da corriere.it
È morto in un clinica romana il paroliere Franco Migliacci, autore, tra gli altri successi, di un titolo iconico della canzone italiana come «Nel blu dipinto di blu». Aveva 92 anni. Nel corso della sua carriera ha scritto innumerevoli brani per tanti artisti: «Nel blu dipinto di blu», realizzata insieme a Domenico Modugno nel 1958, è stata seguita da canzoni conosciutissime come «Tintarella di luna» o «Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte», «Una rotonda sul mare» così come «C’era un ragazzo...».
BIOGRAFIA DI FRANCO MIGLIACCI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Franco Migliacci, nato a Mantova il 28 ottobre 1930. Autore. Compositore. Collaboratore di Gianni Rodari, in Rai come speaker e interprete di commedie, nel 1957 entrò in una compagnia di teatro comprendente Virna Lisi e Domenico Modugno, per il quale scrisse le parole della sua prima canzone, Nel blu dipinto di blu (vincitrice del Festival di Sanremo 1958, due Grammy Awards, decine di milioni di copie vendute). Ha scritto canzoni portate al successo dai più grandi cantanti italiani:
Mina (Tintarella di luna), Gianni Morandi (In ginocchio da te, Non son degno di te, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones), Rita Pavone (Come te non c’è nessuno), Fred Bongusto (Una rotonda sul mare), Patty Pravo (La bambola). Sue anche alcune sigle dei cartoni animati, come Heidi, Le nuove avventure di Lupin III e Mazinga. Nel 1991 fondò con Modugno e Franco Micalizzi il Sindacato nazionale autori e compositori (Snac) ed iniziò una battaglia in difesa dei diritti degli autori che lo portò al vertice della Siae (di cui fu presidente dal 2003 al 2005).
• «Il più chirurgico scrittore di canzoni degli ultimi cinquant’anni, un perfetto allestitore di sillabe. Mogol sarà un genio istintivo, ma Migliacci è il più elegante disegnatore di versi, perfetto nella metrica e nelle invenzioni, creatore di trovate siderali come Tintarella di luna per Mina, “Tin tin tin, raggi di luna, tin tin tin, baciano te”» (Edmondo Berselli).
• Con Modugno si conobbero «durante un provino cinematografico. Il film era Carica eroica di De Robertis. Era una storia di militari dove c’erano tanti ufficiali che avevano gli attendenti, e sceglievano aspiranti attori di tutte le cadenze e dialetti, un siciliano, un toscano, un calabrese. Scelsero Modugno per il siciliano, perché lui bleffava bene, e me per il toscano. Io mi ammalai e non girai il film, lui invece fece un bel successo, moriva, con la fisarmonica che si afflosciava tra le braccia».
Nel blu dipinto di blu nacque un giorno che «lui mi dà appuntamento, una magica domenica del 1957, per andare al mare con due ragazze. Io aspetto fino all’una e capisco che mi ha dato buca. Ero arrabbiatissimo. Con trecento lire scesi giù, andai dal vinaio, mi sbronzai con una bottiglia di chianti e aspettai il ritorno di Mimmo per litigare, ma mi addormentai.
Quando mi svegliai, non so da dove veniva, vidi un foglio strappato da un giornale con la riproduzione di Le coq rouge di Chagall e del pittore e la modella con la faccia dipinta di blu. Scrissi di getto “Di blu mi son dipinto per volare fino al cielo... io volo nel blu dipinto di blu”. La sera andai ad aspettarlo in Piazza del Popolo, lui arrivò, io gliene dissi di tutti i colori, poi gli feci leggere il testo. Lui mi disse “Questo è un successo della madonna”. E dopo poco nacque la canzone» (ad Ernesto Assante). Era la sua prima canzone, ebbe un successo mondiale.
• Nel 2012, dopo aver visto uno spezzone della fiction di Raiuno Volare – La grande storia di Domenico Modugno (diretta da Riccardo Milani e interpretata da Beppe Fiorello), si arrabbiò per il modo in cui veniva presentato il suo personaggio (interpretato da Alessandro Tiberi): «Mi sono visto, per caso, in una scena della fiction, trasmessa nella puntata del Viaggio di Pippo Baudo dedicata a Modugno e sono rimasto basito. Mi sono sentito offeso e umiliato» (Corriere della Sera).
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Tutti gli appuntamenti della settimana del cartellone di Bologna Estate 2023
Tutti gli appuntamenti della settimana del cartellone di Bologna Estate 2023. Tra i numerosi appuntamenti del cartellone di Bologna Estate 2023, segnaliamo alcune iniziative nella settimana dall'8 al 14 settembre. I dettagli a questo link: 8 settembre, alle 21, all'interno della rassegna Dimondi in piazza Lucio Dalla, Etran de l'Air, la più famosa 'wedding band' del deserto. Una storia di tradizione familiare che nasce ai piedi del massiccio dell'Aïr nel Niger. Il desert blues che rapisce e incanta nelle melodie degli Etran de l'Aïr. Dall'8 al 10 settembre, al Parco dell'Osservanza a Imola, Restart Urban Festival, decima edizione del festival di riqualificazione artistica e promozione delle arti di strada. Una tre giorni con musica, installazioni artistiche, street-artist da tutto il mondo. 9 settembre, Notte Blu, dalle 14 all'Opificio delle Acque, una giornata di iniziative alla scoperta dei canali in città. Evento finale al Guazzatoio con "Luce sui canali", spettacolo di Video Mapping lungo il canale di Reno. 9 - 10 settembre: Hip Hop Generation 4, in piazza Lucio Dalla torna la rassegna dedicata al mondo dell'hip hop. Bologna la strada del jazz, Gianluca Guidi, Andrea Ferrario, Barbara Cola, Guglielmo Pagnozzi, Francesco Cavestri sono tra i protagonisti dei concerti di sabato 9 e domenica 10 settembre in Piazza Maggiore. E quest'anno la Stella jazz è dedicata al pianista e compositore statunitense Bill Evans. La Battaglia della Montagnola, rievocazione storica della battaglia dell'8 agosto 1848, conosciuta come Battaglia della Montagnola: il Parco Nicholas Green si anima di cento rievocatori in uniformi storiche e abiti civili che ricostruiscono quel pomeriggio di battaglia. 9, 12 e 14 settembre, alle 21, nel Cortile del Museo Ebraico, va in scena Jewish Jazz 2023, tre proposte con Coen plays Cohen, il Duo Malastrana e Mishkalé, che in modo differente coniugano l'esperienza musicale ebraica e il linguaggio jazzistico. 10 settembre, nel cortile e teatro del Baraccano, va in scena Respighi suite, Antiche Arie e Danze per liuto. Si chiude la rassegna Atti Sonori estate con il concerto dell'Orchestra del Baraccano, diretta da Giambattista Giocoli, anticipato da una conversazione sullo spettacolo con Diego Tripodi e Marco Pedrazzi del collettivo In.Nova Fert. 11 - 12 settembre: L'Incanto della danza, spettacolo di danza, musica e parola dedicato a Dalla e Battisti ottant'anni dopo, due leggende immortali danzate e raccontate nella suggestiva cornice della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio. A piedi nudi nel parco, alle 21, rassegna cinematografica al parco della Montagnola. Proiezioni ogni lunedì e martedì, con ingresso gratuito. Dall'11 al 17 settembre, XXIX Biennale del muro di Dozza, "Art in progress" è il titolo dell'edizione 2023 della rassegna che dal 1960, ogni due anni, prende vita nel borgo di Dozza, sopra le colline di Imola. 13 settembre, alle 21, A Sylvia: parole e musica per Sylvia Plath, per la rassegna Feminologica 6 - teatro civile al femminile, nell'Anfiteatro del Parco di Villa Spada è di scena lo spettacolo "A SYLVIA: parole e musica per Sylvia Plath". 14 settembre, alle 21, nell'ambito di JANZ, 9° Festival Jazz dell'Area Metropolitana di Bologna, in piazza Piazza Grimandi ad Anzola concerto del compositore, strumentista e ricercatore Riccardo Tesi. Tutti gli appuntamenti di Bologna Estate 2023 sono consultabili a questo link: https://www.bolognaestate.it/ ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Le cose che pensano
In nessun luogo andai / per niente ti pensai / e nulla ti mandai / per mio ricordo / Sul bordo m’affacciai / d’abissi belli assai / Su un dolce a sdraio / amore ti ignorai / invece costeggiai / i lungomai
Le cose che pensano, da Don Giovanni, 1980, Musica di Lucio Battisti, Testo di Pasquale Panella
oggi 5 Marzo 2023 avrebbe compiuto 80 anni. A poche ore da un altro grande Lucio, Dalla, nato il 4 Marzo.
Se Dalla era l’estro gigionesco, Battisti era il lato umano fragile e contemplativo, e visse il suo successo fenomenale quasi come un peso. Si ritirò presto in una sorta di isolamento creativo che durò per decenni, lontano da ogni tipo di ribalta, facendo parlare solo la sua musica, di cui rimane uno dei più grandi creatori nella storia della canzone europea, essendo sia un chitarrista che un musicista straordinario.
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Note di poesia: le canzoni italiane più poetiche di sempre
Oggi vogliamo ricordare le canzoni italiane più poetiche di sempre. Il panorama della musica italiana, nella sua ricchezza, offre canzoni per tutti i gusti. Canzoni d'amore, d'impegno politico e sociale, capaci di farci divagare ma anche di riflettere. Alcune canzoni si ergono come vere e proprie opere poetiche, capaci di toccare le corde dell'anima. Immergiamoci, allora, nella bellezza della lingua e delle emozioni che solo la musica può suscitare. Il Cielo in Una Stanza Con "Il Cielo in Una Stanza", Gino Paoli cattura l'essenza dell'amore in un modo delicato e suggestivo. La canzone è un dipinto poetico che esplora la profondità delle emozioni amorose, utilizzando metafore evocative. La dolcezza della melodia completa l'atmosfera romantica e malinconica che caratterizza questo classico senza tempo. Quando Pino Daniele, maestro del blues partenopeo, ci offre una canzone intrisa di poesia e vitalità con "Quando". Il testo riflette sulla vita e sull'amore in un modo fresco e appassionato, mentre la melodia, arricchita dalla maestria chitarristica di Daniele, trasporta l'ascoltatore in un viaggio emozionale intenso e coinvolgente. La canzone, in ultimo, è la colonna sonora di uno dei film più iconici di Massimo Troisi: "Credevo fosse amore invece era una calesse". Rimmel Francesco De Gregori, noto per la sua abilità nelle tessere racconti, ha dato al mondo "Rimmel". La canzone è un dialogo intimo e poetico tra il cantautore e la vita stessa. Le parole, dense di significato, sono accompagnate da una melodia che cattura l'essenza delle esperienze umane. La Canzone del Sole "La Canzone del Sole" è una delle canzoni più rappresentative cantate da Lucio Battisti. La melodia soave e lirica si intreccia con versi che descrivono il ciclo della vita, trasportando l'ascoltatore in un viaggio tra le stagioni e gli stati d'animo. La magia di questa canzone risiede nella sua capacità di dipingere immagini poetiche che si fondono con le note, creando un sole luminoso di emozioni. Chi, da ragazzo non l'ha strimpellata almeno una volta con la chitarra? La Canzone di Marinella Fabrizio De André, maestro della canzone d'autore, crea un capolavoro poetico con "La Canzone di Marinella". La canzone narra, rigorosamente in rima, la storia di Marinella, una donna dal destino difficile. La prosa di De André offre un'immersione profonda nella vita di Marinella, con una combinazione di empatia e delicatezza che trasforma la canzone in una poesia cantata. L'Anima Vola Con la sua voce eterea e il testo evocativo, Elisa ci porta in un viaggio emozionale con "L'Anima Vola". Le parole affrontano temi di libertà interiore e di espansione dell'anima, rendendo la canzone un inno all'essenza umana. La melodia, delicata ma potente, si fonde perfettamente con il contenuto poetico del brano. Canzoni poetiche italiane: emozioni che arrivano a tutti noi Con questi esempi non possiamo esaurire il panorama delle canzoni poetiche della musica italiana; ne abbiamo dato solo un piccolo assaggio. Perché le consideriamo così poetiche? I testi trattano temi universali come l'amore, la libertà e la vita, toccando corde emotive con le quali chiunque può identificarsi. Inoltre, la scelta accurata delle parole e delle immagini crea dipinti vividi nella mente dell'ascoltatore, trasportandolo in un viaggio emotivo. Infine, la combinazione di melodia e testo crea un'esperienza completa, in cui la poesia della lingua si fonde armoniosamente con la bellezza della musica. In copertina foto di Ri Butov da Pixabay Read the full article
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Lucio e Lucio li ricorderemo questa sera in diretta radio!
📌 DIRETTA ore 19:30 (18:30 UTC) in onda Star Trek“ Viaggio nella Storia della Musica “Come ogni Lunedì su Radio Cantù’ c’è Andrea con la sua musica, le sue chiacchiere; sempre in diretta dallo Studio Pirata Oltrepo 🏴☠️ Non mancare !
⭐️ Le nostre coordinate sono gli 89.6 FM o dal nostro sito e con la App gratuita ☎️ WhatsApp e Telegram 3774563033 ( Studio Pirata Oltrepo) 🏠 Sito web radiocantu.com 📭 Via Vittorio Veneto, 14 - 22063 Cantù (CO)
📎 Nello spazio dedicato all'oggetto, persona, emozione..ecc da condividere con gli UFO, questa sera parliamo di Lucio Battisti e Lucio Dalla.
⭐️ Nei #tag alcuni degli argomenti della trasmissione:
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Il PCTO di Swapmuseum con il Liceo Da Vinci!
Nuovo giro, nuovo PCTO per Swapmuseum.
Ad accompagnarci in questa nuova avventura 14 studenti del Liceo Scientifico "Leonardo Da Vinci" di Maglie che hanno il compito di realizzare diverse attività in 3 musei del Salento tra Gennaio e Maggio 2023.
Il primo scelto, dove mettere a frutto fantasia e creatività, è il Museo della Ceramica di Cutrofiano.
Dopo una visita libera al museo, i ragazzi hanno scelto gli oggetti che più li hanno colpiti, e poi hanno approfondito la loro storia con la visita della nostra Alessandra e il supporto della tutor di Swap Elena.
In pieno clima sanremese, abbiamo deciso di realizzare una playlist musicale Spotify ispirata alle opere della collezione.
Quello che è venuto fuori è POTTERY OFFICIAL SOUNDTRACK!
Lu rusciu te lu mare - Canzone popolare salentina
Lady, Hear Me Tonight - Modjo
Mieru, pezzetti e cazzotti - Enzo Petrachi
Écoute chérie - Vendredi sur Mer
I Feel It Coming - The Weeknd, Daft Punk
Niente da perdere - Shiva
Acqua azzurra, acqua chiara - Lucio Battisti
Peru (Remix) - Fireboy DML ft. Ed Sheeran
Sorriso - Calcutta
Voce - Madame
Hoy te invito a ser feliz - German Barcelò
fischietto pugliese con rana - Amedeo
Ho collegato questo fischietto a forma di rana di origine pugliese ad una delle canzoni popolari salentine più famose, Lu rusciu te lu mare perché la rana è una delle protagoniste del canto.
2. maiolica pavimentale napoletana - Elisabetta
Ho collegato questa maiolica, di cui mi ha colpito particolarmente il gioco di colori e forme, con la canzone Lady-Hear Me Tonight di Modjo perché la melodia mi trasmette sensazioni positive di tranquillità e serenità.
3. casseruola con coperchio invetriata - Fabio
Ho collegato quel che sembra un’antica pentola, con una canzone famosissima della nostra tradizione: Mieru, pezzetti e cazzotti di Enzo Petrachi. Questo pezzo in vasellame nero di fine ‘800 mi ha colpito perché è identico agli oggetti di uso comune che utilizziamo ancora oggi per cucinare al calore del fuoco del camino. Si usava per cucinare verdure, legumi, ma anche carne, come i tipici pezzetti di carne al sugo di cui parla la canzone.
4. maiolica pavimentale napoletana - Francesca
Questa maiolica per pavimenti a forma di esagono mi ha colpito per la delicatezza con cui è stato rappresentato il fiore e la decorazione. Per questo motivo l’ho associata alla canzone francese Écoute chérie di Vendredi sur Mer che mi trasmette tranquillità e serenità. La melodia è delicata, ma allo stesso tempo efficace.
5. piatto invetriato con motivo a fiori - Giorgia
Questo piatto mi trasmette un senso di pace, ed è prezioso per la storia che custodisce e racconta. Ho deciso di collegarlo alla canzone I feel it coming di The Weeknd & Daft Punk perché la sua melodia, così come l’oggetto, mi ricorda l’estate e mi trasmette gioia e tranquillità.
6. fischietto cutrofianese con cane - Giorgio
Ho immediatamente collegato questo fischietto a Rocky, il cagnolino che avevo da piccolo a cui avevo dato il nome. Ci tenevo tantissimo a lui. Mi piaceva giocare con lui e coccolarlo quando avevo tempo libero. Un giorno purtroppo non l’ho più trovato nel giardino di casa e con il passare dei giorni ho capito che era scappato, l'avevo perso. Ogni volta che ascolto la canzone Niente da perdere di Shiva ripenso a lui.
7. annaffiatoio in terracotta - Giovanni
Durante la visita guidata al Museo della Ceramica sono rimasto colpito dal particolare funzionamento dell’annaffiatoio in argilla. Mi è sembrato quindi spontaneo collegare questo oggetto all’iconica canzone Acqua azzurra, acqua chiara di Lucio Battisti.
8. fischietto dal Perù - Miriam
La canzone che ho scelto, Peru (Remix) di Fireboy DML ft. Ed Sheeran, ha uno stile Afropop. Canta delle giuste vibes che bisogna seguire per liberarsi dallo stress, rilassarsi, ballare e raggiungere la pace amando la propria donna. La figura rappresentata sul fischietto mi sembra rispecchiare queste emozioni, è allegra rilassata e danzante, trasmette belle vibrazioni.
9. brocca con sorriso - Samuele
Questo oggetto mi ricorda la felicità e di conseguenza una delle sue espressioni più belle: il sorriso. Nella canzone Sorriso di Calcutta viene descritta questa espressione nel modo in cui io la vedo e mi rispecchia molto.
10. pennelli artigianali - Sharon
Questi pennelli artigianali erano prodotti con materiali molto semplici. Si utilizzavano i peli della criniera del cavallo e si legavano ad un semplice bastoncino di legno, ma permettevano di stendere molto bene il colore durante la fase di decorazione di un oggetto ceramico. Ho scelto la canzone Voce di Madame perché la voce, come i pennelli, sono entrambi mezzi di comunicazione che vengono utilizzati per esternare le proprie emozioni e i propri sentimenti.
11. catino invetriato graffito - Simone
Ho scelto la canzone strumentale Hoy te invito a ser feliz di German Barcelò perché ascoltandola mi vengono in mente i colori caldi presenti sul catino del museo, che mi danno un senso di tranquillità e richiamano il ritmo di questo pezzo. Infine la presenza del gallo al centro mi ricorda le decorazioni orientali o spagnoleggianti, riprese in questo pezzo latino americano.
12. scarti di produzione - Cristian
Uno degli oggetti che maggiormente mi ha colpito è stato il mucchio di piatti, risalenti al XVII secolo, che è andato distrutto durante la fase di cottura nella fornace e di conseguenza il lunghissimo lavoro del ceramista è stato vanificato per un errore fatale.
I nostri swappers hanno anche realizzato alcune card social per presentare il loro lavoro, noi non sappiamo scegliere la nostra preferita per questo ci affidiamo alla giuria popolare dei nostri social.
I nostri swappers si sono espressi, la grafica più interessante è quella di Samuele, che è diventata quella ufficiale della Playlist del museo.
Stay tuned!
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così sono diventato mio padre...
- la canzone del padre, fabrizio de andré
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