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#sottotraccia
koufax73 · 18 days
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Pino Daniele: basta 'na jurnata e sole #sottotraccia
Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana Pino Daniele nasce a Napoli il 19 marzo 1955: non dovrebbe fare il musicista, in teoria, perché si diploma in ragioneria. Ma sarebbe un notevole…
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ilpianistasultetto · 3 months
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Il ministro Sangiuliano ha detto che: "Colombo circumnavigava la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei", Io, sinceramente, date precise ne ricordo poche ma sapevo che Galileo Galilei era post Colombo e ho la scusante di non fare il ministro della Cultura. Siamo all''ennesima sciocchezza detta da Sangiuliano. Vero che un ministro deve dare indirizzi non deve essere per forza un sapientino, ma allora contieniti, parla poco, glissa, vai sottotraccia. E' invece no! Questo si sente il primo della classe. Eppure la Meloni era stata chiara: "Con me basta con l'appartenenza politica come ci ha abituato la sx, adesso e' il tempo del merito". Nando, er fruttarolo del mercato tuscolano avrebbe detto: "me cojoni !!".
Questo governo sceglie ministri e sottosegretari come i fratell Vanzina scelgono gli attori protagonisti per i loro film. Devi essere un comico d'avanspettacolo, altrimenti non ti prendono. Lollobrigida? No, dai, non l'ho neanche nominato.. @ilpianistasultetto
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abr · 11 months
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Occam's razor
La verità che emerge e vien tenuta sottotraccia, perché infastidisce sia l'inclito compagno che il profano gomblottista: ma quale malore ma quale guard rail, il pullman di Mestre anzi I PULLMAN, 100% elettricI CINESI schiantati avevano un difetto, pare progettuale, nel sistema frenante. A un certo punto non frena più.
Il rasoio di Occam: per ricavare la soluzione più probabilmente vera, prendi quella più semplice. La soluzione era sotto gli occhi di tutti: E' ROBA CINESE.
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marcoleopa · 5 months
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Generale dietro la collina
Per comprendere il pensiero del generale - apro metaforicamente una parentesi sull’etimologia pensiero/generale, che già di per sé fa ridere, perché è un ossimoro. Pensiero è l’atto con l’anima percepisce, riflette, immagina, giudica, ragiona. Generale, rango più alto delle ff.aa., proveniente da una selezione e formazione, avrebbe giurato fedelta’ alla e, sulla Carta Costituzionale.
Ne consegue che il pensiero dell’ufficiale in quota partito xenofobo, appare – con un prima e superficiale lettura, quantomeno in contrasto ai valori sui quali si è impegnato - con l’atto di giuramento, appena terminato il corso in quel di Modena. Ne consegue altresì che, personalmente, inizio a dubitare dell’impegno del giuramento, ormai ridotto a stanca e vuota liturgia tra fanfara, pennacchi e mostrine.
Il pensiero del militare, quindi, meglio a questo punto denominarlo con il sostantivo corretto di milite dell’esercito naz.le repubblicano, posto che egli vanta le lodi del proprio precursore nato a Predappio, non è una boutade elettorale con il solo intento di attrarre a se le simpatie/voti dei nostalgici.
Niente affatto, è molto più profondo, come meglio descrivono, con lungimirante intuito, Piero Calamandrei, negli anni successivi alla liberazione e, Primo Levi, con la celebre intervista RAI del 1970:
·         “Non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo…il pericolo non è in loro, è negli altri, è in noi, in questa facilità di oblio, in questo rifiuto di trarre le conseguenze logiche dell’esperienza sofferta, in questo riattaccarsi con pigra nostalgia, alle comode e cieche viltà del passato. Oggi le persone benpensanti di questa classe intelligente – così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlare di antifascismo” (P. Calamandrei 1946 Il Ponte)
·         Dove un fascismo, non è detto che sia identico a quello, un fascismo cioè un nuovo verbo, come quello che amano i nuovi fascisti d’Italia, cioè che non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti, alcuni hanno i diritti, altri no. Dove questo verbo attecchisce alla fine c’è il lager, questo io lo so con precisione” (Primo Levi 1970)
Ancora più incisivo è il libro di L.Falsini – La storia contesa, quando, citando E. Gentile, afferma che è in atto, da tempo e, per nulla sottotraccia, la defascistizzazione retroattiva, intesa come edulcorazione del fascismo e mancato riconoscimento della sua struttura totalitaria: “Assolvendo il fascismo abbiamo cercato di assolvere noi stessi per il consenso dato a un regime totalitario e oppressivo. Ma come dice Henry Rousso, la rimozione di un evento traumatico può produrre il “ritorno del rimosso” che può poi trasformarsi in “ossessione della memoria”.
Ma non basta l’oblio della classe intelligente - sprovvista di intelligenza, infatti si aggiunge anche l’oblio delle nuove generazioni verso il tema del fascismo, che si trasforma in “destoricizzazione della coscienza giovanile” e “delegittimazione del discorso storico” nell’attuale superficiale società contemporanea, dominata da una visione sostanzialmente aproblematica del mondo, dove tutto è lecito e consentito, in nome della libertà di espressione anche di un milite, a cui mancano le più elementari basi di vivere civile.
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raffaeleitlodeo · 14 days
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S'è dimesso. Ce l'ha fatta finalmente. Non ce la facevo più a vederlo così, ero in imbarazzo per lui.
Piccola postilla: ho letto in queste ore tante persone che ironizzavano sul fatto che la destra predica (e strapredica) di famiglia tradizionale, e poi razzola tutt'altro. Come nel caso di Sangiuliano.
Vorrei far sommessamente notare che in questo caso siamo perfettamente dentro la cornice (di destra?) della famiglia tradizionale, tanto che le sue dimissioni sono state respinte in prima istanza. Perché nella visione della famiglia tradizionale una cosa come questa c'è sempre stata: se sei uomo ti sposi e, arrivato a una certa età, pur rimanendo all'interno del matrimonio, cerchi una donna più giovane e attraente di tua moglie che ti faccia sentire meno vecchio. Se sei uomo di potere le donne possono essere anche più di una, e soprattutto se sei uomo di potere la cosa non si fa di nascosto: le donne possono essere beneficiate col potere stesso ed esibite (perché ti ritorni anche a livello sociale l'immagine di uomo che promuovi). E' stato il leitmotiv del berlusconismo, i cui risultati abbiamo tutt* sotto gli occhi.
Allora come adesso, c'erano e ci sono tante persone a sinistra che dicevano e dicono che queste sono quisquilie, è gossip, che bisognerebbe cacciare via uno come Sangiuliano per "ben altro", per motivi DAVVERO "politici". Ecco, io penso che sì, ci sono tanti e vari motivi per cui mi sarebbe piaciuto vedere cacciati via a calci nel sedere tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, e mi piacerebbe veder sparire questo governo in carica più che mai. Tuttavia ero convinto ai tempi di Berlusconi, e sono convinto anche oggi, che questi siamo temi politici eccome! Riguardano il nostro modo di vivere insieme, il rapporto tra uomini e donne, il rapporto col potere. Cosa c'è di più politico di queste cose?
E infatti, alla fine, Sangiuliano deve dimettersi. E anche Berlusconi entrò in grosse difficoltà su questi temi a causa degli impicci che gli derivavano dall'aver costruito una corte in cui pubblico e privato non si distinguevano più; e si salvò più volte per il rotto della cuffia, grazie a un parlamento di maggiordomi strapagati grazie a lui (o proprio da lui). Una forza che, chiaramente, un più modesto Sangiuliano non ha.
Faccio notare che, allora come oggi, l'elemento che fa saltare il gioco dell'uomo di potere è la donna che prende parola. Perché, nel quadro della cornice della famiglia tradizionale, tutto l'impianto si regge sul fatto che - tradizionalmente - le donne stanno zitte. Le mogli tacciono per salvaguardare la loro reputazione, sperando che la cosa passi sottotraccia. Le amanti tacciono, in quanto beneficiate e miracolate mediante soldi o quote di potere che, altrimenti, non avrebbero mai raggiunto.
Allora come oggi il fatto nuovo è che le donne prendono pubblicamente parola, non si fanno mettere alla porta, propongono le loro versioni dei fatti, spingono l'uomo di potere di fronte alle proprie responsabilità (e alle bugie di cui riempiono i media). Allora come oggi l'informazione pubblica dà voce solo all'uomo e cerca di screditare la donna che parla. Allora come oggi una Veronica Lario che va presso una grande testata giornalistica e batte i pugni sul tavolo denunciando il grottesco sistema (bio)politico messo in piedi dal marito, o una Maria Rosaria Boccia che ad ogni fandonia del ministro (ex ministro) risponde con un post o un'intervista dove porta le prove che lo smentiscono: questo è quello che fa saltare il banco.
Cari ometti di potere, l'unico motivo per cui avete un ruolo istituzionale è perché questo paese non ha mai avuto una classe dirigente più scarsa della vostra, da trent'anni in qua: invece di giocare a fare i signorotti rinascimentali, ringraziate il cielo e volate bassi. Può darsi che 'ste poltrone durino un po' di più 🧡
P.s. - uno dei motivi per cui credo valga ancora la penna vivere in occidente è che le donne hanno possibilità di parola (e spero ne abbiano sempre di più). Urbano Grandier, Facebook
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ambrenoir · 1 year
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Mi' padre me diceva: fa' attenzione a chi chiacchiera troppo; a chi promette, a chi dopo èsse entrato, fa: "permette?"; a chi aribbarta spesso l'opinione e a quello, co' la testa da cojone, che nu' la cambia mai; a chi scommette; a chi le mano nu' le strigne strette; a quello che pìa ar volo ogni occasione pe' di' de sì e offrisse come amico; a chi te dice sempre "so' d'accordo"; a chi s'atteggia come er più ber fico; a chi parla e se move sottotraccia; ma soprattutto a quello - er più balordo - che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
Sor Aldo Fabrizi
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chiesovic · 2 years
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twittare una roba del genere non solo è di pessimo gusto, ma rivela anche una sottotraccia angosciante. scrivere quella cosa ironicamente, dando cioè per scontato che nessuno possa prenderla seriamente, implica che il pensiero sottostante sia: è impensabile che un calciatore sia gay e che lo dica pubblicamente
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Being stone, just for this once.
(twin piece for "The Visit" on ao3)
People I met casually advise me, no, they plead with me, not to mention Hell, so that “it don’t draw closer”.
Driving, when I’m ready to put my foot down, idiots get unto the road before me, and we’re forced at a snail pace.
Are those “idiots”, then, or agents sent from above?
No answer to that. Which is a condition of life, among others, but sure one that’s especially easy to observe.
So, I should not say, or even, should I ban from my lexicon the truth-in-joke: “I’ve got Hell in my veins” ?
Be thankful for traffic jams? Pick up my crumbs of actions, amass the human-like acts I accomplish during the day. Although I should say that they sprout from me like weeds from the side of rubble and dirt?
Speaking of dirt, earth and soil, namely of the fresh, soft type, slightly damp, of feeling it on my face in my mind, and wishing, with relief, for it to cover this, my face… For it to cover me, and for me to be a name on a gravestone, no, just a stone slab, plain and simple, one from which, as expected, no sounds come, no matter the questions or soliloquy talks you have ready when you turn up in front of them…
So, shall I say, what are all these sensations, or movements of the mind, given that the deceased actually don’t feel a thing?
Death is not peace, or rest, or relief. It is but nothing. Nothing in itself. The ceasing of the whimsical exception of existence, and a laughably temporary one, come to think of it.
So, could it be that seeking relief in this life is my underlying desire? To be, when still alive, the silent one, withdrawing answers, no matter how heartfelt the insistence of the ones obstinately questioning the stone?
(per la traduzione Continua a leggere)
Per una volta, essere pietra.
Persone che incontro casualmente mi consigliano, anzi, mi pregano di non nominare l’Inferno, “se no viene più vicino”.
Sulla strada, guidando, quando voglio accelerare, idioti si immettono davanti a me, imponendo una velocità da lumache.
Sono “idioti”, quelli, o agenti superiori?
Non c’è risposta. Condizione del vivere, tra altre, di certo una delle più osservabili.
Quindi, dovrei non pronunciare, anzi cancellare dal mio lessico la finta battuta: “Ho l’inferno nelle vene”?
Ringraziare il traffico? Raccogliere briciole di azioni, raggranellare atti all’apparenza umani che in una giornata riesco a compiere. O meglio, che mi crescono addosso, come erbacce sul fianco di un mucchio di terra e macerie?
Parlando di terra, o di terriccio, meglio, del tipo fresco, morbido e leggermente umido, sentirlo sul viso con la mente, desiderare con sollievo che lo ricopra, quel viso… Ed essere un nome su una lapide, no, una lastra di pietra semplice e liscia, di quelle che, come è giusto aspettarsi, non rimandano alcun suono, non importa con quante domande e discorsi da soliloquio ci si presenti.
Allora, dico…. Che sono tutte queste sensazioni, o manifestazioni mentali, dal momento che i morti non sentono niente?
La morte non è il momento della pace, del riposo o del sollievo. Non è altro che nulla, IL nulla. La cessazione della stravagante parentesi dell’esistere, a guardar bene più che risibile.
Quindi, cercare sollievo da vivi sarebbe il mio desiderio sottotraccia? Essere da viva nella parte di chi nega risposte, e tace, non importa quanto accorate le insistenze di chi si ostina a chiamare in causa la pietra?
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arcobalengo · 1 year
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"KKR VICINA ALL'ACQUISTO DI TIM".
Teoricamente non avremmo un governo di "destra" che dovrebbe tutelare gli interessi nazionali?
Meloni e i suoi hanno presente chi sono questi di KKR? Si rendono conto di cosa significherebbe vendere anche TIM a questi signori?
Eppure dovrebbero saperlo, perché da anni li informiamo di cosa sta facendo questo fondo con le aziende che acquisisce. Basti vedere cosa sta combinando con l'ex Magneti Marelli, drasticamente dilaniata proprio da quando è stata venduta da Exor degli Elkann al fondo americano KKR.
Una azienda con 100 anni di storia industriale italiana e una presenza di migliaia di lavoratori è stata assalita da questi signori che hanno cominciato a farne carne da macello.
La loro astuzia sta nel fatto che fanno tutto sottotraccia e nessuno si accorge di nulla, a parte chi vive la cosa dal di dentro.
Cosa fanno costoro? In breve tempo iniziano a far saltare le dirigenze e ci mettono i loro uomini, poi cominciano a delocalizzare pezzo dopo pezzo attuando, in accordo con i sindacati, dei licenziamenti "volontari". Cosa prevedono questi "licenziamenti volontari? In pratica danno incentivi in denaro a chi vuole andarsene, così i più qualificati prendono questi soldi e il giorno dopo vanno a lavorare altrove, spesso nella concorrenza.
Pian piano quelli che rimangono, abbandonati a se stessi e senza prospettive, se ne vanno da sé e loro iniziano a chiudere stabilimenti con la scusa della riduzione dei costi fissi. Peccato chiudano proprio le ricerche e sviluppo, ciò che una azienda seria non dovrebbe mai fare, pena la fine di ogni possibilità di business e di crescita.
Queste attività distruttive viaggiano bene in quanto sottotraccia, sono talmente furbi che mentre fanno queste operazioni mettono annunci sul web di ricerca di nuovi dipendenti, in modo che da fuori l'immagine dell'azienda rimanga pulita.
In realtà appunto, costoro annientano competenze italiane di primo livello che da sole creerebbero economie di scala.
Altra cosa, questi signori, che seguono l' agenda 2030, spesso giustificano il tutto con il fatto che ci sarebbe una "transazione ecologica in atto". Balle, le competenze elettroniche, per esempio, sono applicabili in qualsiasi ambito industriale, è solo questione di volontà ed obiettivi.
Quali sono quelli di questi signori? Comprare marchi italiani, distruggere il comparto nostrano e rivendere il pacchetto ridotto a qualcuno col nome prestigioso? Chi li commissiona per fare queste operazioni? Sono meccanismi che continuiamo a vedere in tante aziende alle prese con fondi di tal genere.
Ora, di fronte a questi meccanismi un governo serio dovrebbe intervenire, anche perché ribadiamo, è stato già informato di ciò, tanto è vero che Meloni si mostrò critica nel momento in cui seppe dell'interesse di KKR per TIM.
Governo, sappiamo che siete troppo impegnati a mandare le armi in Ucraina in questo momento, ma ditecelo chiaramente: vi interessa la salvaguardia dell'interesse nazionale, mediante la protezione delle aziende industriali nostrane? O siete lì a fare il solito circo finto nazionalista per poi proseguire con le agende mondialiste?
WI
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Aldo Fabrizi
Mi’ padre me diceva: fa’ attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette
a chi dopo èsse entrato, fa: “permette?”;
a chi aribbarta spesso l’opinione
e a quello, co’ la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu’ le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ogni occasione
pe’ di’ de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre “so’ d’accordo”;
a chi s’atteggia come er più ber fico;
a chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello – er più balordo -
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
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koufax73 · 22 days
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Franco Battiato: per capire meglio la mia essenza #sottotraccia
Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana Francesco Battiato nasce a Riposto, sulla costa catanese, il 23 marzo 1945. Ha ben chiaro molto presto quale dovrà essere il suo avvenire: ha…
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
LA TRANSIZIONE
Tra le molte espressioni d'arte, l'ostentazione della ricchezza come del potere e del prestigio, ha costituito un modello diffuso, una forma di rappresentazione tesa a introdurre e accomunare la figura del committente alle immagini eroiche - nell'antichità un riferimento lo si trova nel cosiddetto "Principe delle Terme" - ovvero a quelle sacre. Vezzo, debolezza o necessità che sia, intorno a questo paradigma si è sviluppato il racconto storico. L'arte appare nella sua essenza di "sintesi testuale" capace di racchiudere un concetto complesso, articolato, a volte ponderoso. Così accade anche tra la fine del '400 e i primi del '500.Anni di crisi e di fratture irrimediabili. Tra un passato ingombrante e un presente confuso. Sono periodi di ripensamento, inevitabile, sul significato della relazione tra la natura umana e quella divina. È l'età di una progressiva affermazione della scienza e dell'insinuarsi in essa della tecnica come massima affermazione razionale, applicabile a ogni campo, anche a quello del commercio e della finanza. Il riflesso nell'arte è immediato.  Lo avverte prima, come le è consueto. Nell'Europa del Nord, là dove l'etica è nata avendo come unico retroterra la cristianità e non il mondo classico, il passaggio è travolgente: esonda dagli argini del sacro fino a condurre in primo piano le figure della borghesia mercantile e finanziaria, lasciando al margine, relegato in secondo piano il testo religioso tra le mani di una donna che volge lo sguardo alla sostanza materiale, consapevole quanto il marito dell'importanza primaria del denaro, del calcolo, dell'amministrare ripetitivo e metodico, fonte di sicurezza, fonte di benessere, fonte di primato sociale. Soprattutto, chiara visione di una rotta nella bruma della transizione. Il gesto, ripetitivo e consolante come una preghiera, è l'epigono di una catarsi nella quale l'afflato religioso è ricondotto a "ex voto". Il segno dell'etica protestante appare "in nuce", sottotraccia. E il testo pittorico ne assume la veste di testimone, inconfutabile.  Per i contemporanei, quell'immagine non è scandalo. È già mondo. Fino a noi.
- Quentin Metsys (1466 - 1530): "Il cambiavalute e sua moglie", 1514, Louvre, Parigi
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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Spuntano ulteriori dettagli sulle sevizie a Emanuela Orlandi
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Il 17 luglio 1983 un nastro con una voce di donna è stato fatto trovare a un cronista sulla scalinata di via della Dataria a Roma, dopo una telefonata di un uomo che ha affermato di essere uno dei rapitori di Emanuela Orlandi. La voce era giovanile. L’anonimo parlava in perfetto italiano...»Emanuela Orlandi, la «cassetta delle sevizie» e una verità che manca da 41 anni. Eccolo, l'indizio-clou del giallo della «ragazza con la fascetta», sul quale negli ultimi tempi si è concentrata l'attenzione: si tratta del famigerato nastro depositato dai rapitori in via della Dataria, a due passi dal Quirinale (non per caso), il cui lato B conteneva lamenti di donne forse sottoposte a violenza e, in chiusura, le implorazioni di una ragazza che chiedeva di dormire. Voce (solo quest'ultima) che i familiari hanno attribuito con certezza a Emanuela e che, come tale, costituisce una prova di autenticità: quella comunicazione contenente gemiti inquietanti («Fa male! Basta! Dio, perché?») non fu opera di mitomani, ma di soggetti che detenevano l'ostaggio, tanto da poter inserire la frase conclusiva. È un punto fermo: quegli audio ci portano ai veri responsabili.  L'appello del lato A Ma c'è dell'altro. Oggi il Corriere, grazie a una nuova consulenza fonica e al recupero di vecchi atti, è in grado di compiere il passo successivo, rimasto un buco nero di tutte le inchieste: decrittare finalmente anche il lato A della «cassetta delle sevizie», quello da un contenuto prettamente politico, con il quale i rapitori dettarono le loro condizioni alle controparti (Vaticano e Stato italiano), riuscendo a restare sottotraccia, con trattative occulte, proprio grazie alla cortina fumogena sollevata dalle grida strazianti (e depistanti, tratte da un film porno, ipotizzò il Sisde) infilate nel lato B.  L'esito del viaggio, come vedremo, fornirà indicazioni inedite sia sul movente sia sulla matrice politica dell'affaire Orlandi-Gregori, nei giorni scorsi rilanciata con un'intervista al giudice Ilario Martella, convinto assertore del coinvolgimento dell'Est.  L'ultimatum sulla vita dell'ostaggio Domanda preliminare: perché il lungo e all'apparenza delirante appello letto, per oltre 20 minuti, da una voce maschile artefatta, finta mediorientale, che sviluppava richieste già note come lo «scambio» Emanuela-Agca, fu  preso sul serio?  Una prima risposta viene dal contesto. Il 17 luglio 1983, neanche un mese dopo la scomparsa (22 giugno), il caso Orlandi era su tutte le prime pagine: il cosiddetto «Americano» imperversava con i suoi aut-aut telefonici, il magistrato antiterrorismo Domenico Sica aveva assunto d'imperio le indagini, Karol Wojtyla aveva già lanciato due trepidanti appelli e l'Italia tratteneva il fiato a causa dell'ultimatum del 20 luglio.  In quel frangente, salvare Emanuela era l'imperativo categorico: ovvio che un nastro del genere lo si prendesse sul serio. Le richieste contenute nel lato A furono soddisfatte a stretto giro. Il giorno seguente, 18 luglio 1983, il Vaticano concesse ai rapitori la «linea riservata», alla quale accedere tramite il codice 158; il 19 luglio l'«Americano» (Marco Accetti, secondo tre perizie foniche) parlò con il Segretario di Stato Casaroli, nella famosa telefonata di cui si conosce solo la prima parte, quella con una suorina terrorizzata e balbettante; e infine, il 20 luglio, l'ultimatum sulla vita dell'ostaggio fu prorogato, proprio per effetto dei negoziati in corso. «La voce è di Marco Accetti» Ed eccoci alla seconda domanda. Di chi era la voce? Tanti in verità l'hanno intuito da tempo, a cominciare da Pietro Orlandi, che anni fa, in una diretta tv, riconobbe proprio lui, «l'uomo del flauto», nel «portavoce» del 17 luglio 1983. Ma ora c'è l'ufficialità. Una nuova perizia curata dall'ingegner Marco Arcuri, esperto di informatica e di IA, lo stesso consulente che la scorsa primavera ha fissato all'86% «il grado di compatibilità» tra le voci di Accetti e dell'Americano, certifica (tramite il confronto tra alcune parole chiave ripetute dall'ex indagato) che anche nel lato A della «cassetta delle sevizie» la voce è quella del fotografo oggi 68enne, e che l'affidabilità del responso è molto alta, al riparo da errori .  L'analisi tecnica «L’analisi fonica comparativa - spiega l'ingegnere Arcuri, che lavora in pool con l'avvocato difensore di Accetti, Giancarlo Germani - evidenzia in primo luogo una durata identica delle sillabe. Inoltre, i valori medi della frequenza fondamentale di entrambe le voci, il finto turco e Accetti, presentano forte coerenza, con una variazione media inferiore al 2%. Anche le analisi formantiche, ovvero le principali frequenze di un timbro vocale, hanno mostrato totale corrispondenza. Per non parlare del timbro, marcatamente somigliante sia nella densità spettrale sia nella distribuzione delle armoniche». Risultato: «Compatibilità al 78%», ben oltre la soglia del 55, considerata di «compatibilità minima». Una prima conclusione Marco Accetti, l'equivoco personaggio che si è autoaccusato nel 2013, figlio di massone, sedicente artista e cultore di esoterismo, doppiogiochista incallito, vicino ad ambienti di destra pur professandosi «libertario e anticlericale», cresciuto in prestigiose scuole cattolichecome il San Giuseppe De Merode, il cui direttore, monsignor Pierluigi Celata, fu coinvolto nelle manovre dello 007 Pazienza per defenestrare il capo dello Ior Marcinkus, si conferma dunque sulla scena. Sempre di più. L'ex pm Giancarlo Capaldo, d'altronde, non esclude si tratti di un serial killer. Fatto è che l'ombra di Accetti incombe, un po' ovunque. Al punto che molti si chiedono perché sia ancora in stato di libertà, nella sua casa al Nomentano, nonostante i pesanti indizi a suo carico: dal possesso del flauto riconosciuto come quello di Emanuela al ruolo ormai acclarato di telefonista, dalla presenza dell'allora giovanissima moglie a Boston, città da cui partirono comunicati autentici, al mai chiarito omicidio stradale del piccolo Josè Garramon (dicembre 1983), fino al pieno coinvolgimento nel giallo collegato di Katy Skerl (la 17enne uccisa nel gennaio 1984), nel quale è sospettato di aver rubato la bara, se non di altre peggiori condotte criminali. L'appello del lato A: strafalcioni voluti E adesso vediamo il testo letto da Accetti con voce posticcia, fingendosi turco, tra rumori di sottofondo continui e il fruscio delle pagine sfogliate mentre la lettura va avanti.  La prosa a tratti è sgrammaticata, alcuni strafalcioni evidenti, ma anche qui vale il discorso fatto per la facciata B: quello di una scelta voluta, depistante, mirata a disorientare l'opinione pubblica e accreditare all'esterno l'idea di mitomani o buontemponi, con l'obiettivo di agevolare - come poi avvenne - lo svolgimento senza troppe pressioni delle trattative riservate con le più alte cariche italiane e vaticane.  Ecco il testo integrale L'appello-proclama chiarisce subito l'interesse dei sequestratori a tenere alta la mediaticità del caso. «Rendiamo noto alla pubblica opinione come gli inquirenti della Repubblica italiana, adducendo distorsioni economiche alla nostra richiesta, non riportino la minima conoscenza dei nostri presunti movimenti nel quadro della malavita organizzata italiana, dimostrando una anomalia nei confronti della tradizione informativa. Questo trova spiegazioni nella nostra estraneità ad ogni settore della vita pubblica e non pubblica italiana. La richiesta di provadel lunedì 17 giugno (qui ci si riferisce alla domanda fatta alla famiglia su dove fosse stata Emanuela quella sera, ndr) è l’esempio principale dei tentativi di copertura delle nostre reali intenzioni. Un marchingegno per posteriormente screditare la prova stessa, in quanto è risaputo superiore ai 5 giorni il periodo di controllo (ci si riferisce ai pedinamenti di Emanuela svolti prima del sequestro, ndr) nei confronti della prescelta persona...» «Manca la volontà di consegna di Agca» La rivendicazione continua con un biasimo alla Santa Sede per la mancata trasparenza nelle comunicazioni ai media: «Rileviamo come proseguendo l’opera di copertura la diplomazia vaticana non concede il beneplacito di menzionare la conferma delle informazioni ricevute sui trascorsi della cittadina Emanuela Orlandi e inoltre non è data giusta lettura volutamente al periodo anteriore alla presentazione della richiesta, con l’attesa dell’appello precipuo del capo di stato Giovanni Paolo II. Il documento allegato al comunicato di piazza San Pietro (qui ci si riferisce al plico deposto il 14 luglio 19893, tre giorni prima di via della Dataria, sotto il colonnato del Bernini, fatto sparire da agenti di sicurezza, ndr) attesta il nostro disappunto per disinformazione e la mancanza completa di ogni minimo atto di volontà in riferimento alla consegna del detenuto Ali Mehmet Agca. La risposta al primo appello non costituiva unicamente nella fotocopia...» «Le prove che forniamo su Emanuela» Eccoci così a un passaggio cruciale: l'elencazione di riscontri per provare che chi parla è effettivamente in possesso di Emanuela (o in contatto con i veri rapitori). «Allegavamo telefonicamente delle informazioni sui trascorsi della ragazza - prosegue Marco Accetti alterando il timbro, ma la cui voce è riconoscibile anche a orecchio nudo - richieste insieme alla prova del lunedì: la cittadina Emanuela Orlandi ha vissuto un annodella sua infanzia in territorio italiano (circostanza vera, in zona Aurelio),  la sorella maggiore Natalina usufruiva di occhiali per vista; da un largo periodo ha interrotto l’uso; il sacerdote prescelto per celebrare il matrimonio del 10 settembre 1983 è un conoscente di famiglia...» Dettagli veri. Che in quei giorni, a neanche un mese dalla scomparsa, non erano trapelati.  «Parleremo solo con Casaroli» Siamo alla parte finale, quella in cui il portavoce pone sul tavolo la richiesta numero 1: scarcerazione immediata del terrorista turco. «Con questo ultimo tentativo di disinformazione - aggiunge la "voce" dei sequestratori - interrompiamo ogni rapporto diretto che non rientri nell’ambito della consegna del detenuto Ali Mehmet Agca. In osservanza alla imminenza dello scadere del tempo programmato per il bilancio interamente nullo (qui ci si riferisce all'ultimatum del 20 luglio per lo scambio attentatore-Emanuela, ndr) ci troviamo a mutare la considerazione nella giovane età della cittadina Orlandi e deliberiamo di adoperare la nostra ansia di verifica permettendo il riscontro valido fotografico della vita della cittadina Orlandi Emanuela in contraccambio del primo effettivo apporto in direzione della consegna del detenuto Ali Mehmet Agca (qui sembra promettere l'invio di una foto dell'ostaggio, se la pratica viene aperta, ndr). Potrà essere condotta al suo stato legittimo in contropartita della consegna del detenuto Agca. Auspichiamo ulteriormente risposta ufficiale dalla segreteria vaticana per la predisposizione della linea diretta richiesta. Comunicheremo esclusivamente al Segretario di Stato cardinale Casaroli l’iter tecnico da seguire per l’uscita territoriale di Ali Mehmet Agca...» Le condizioni sono poste, insomma: devono essere i vertici della Chiesa a occuparsi personalmente dello scambio. «Così perveniamo al meccanismo della grazia» Il testo, per quanto sconnesso e volutamente ridondante, dimostra piena consapevolezza dei passaggi politici e giudiziari: l'attentatore di piazza San Pietro, dopo essere stato condannato all'ergastolo nel luglio 1981, non aveva presentato ricorso. I rapitori di Emanuela lo sanno. «Chiediamo la consegna di Agca indipendentemente dalla sua presa di posizione pubblica .Il detenuto Agca è fuori dal vincolo della magistratura italiana. La sua sentenza è inappellabile. Attendendo due anni la conferma del suo non ricorso in appello, siamo pervenuti al meccanismo della grazia». «Sotto l'egida della considerazione umanitaria» Il messaggio è criptico ma chi deve intendere capisce, tra fumisterie e giri di parole: il papa è chiamato a premere su Pertini per ottenere la grazia presidenziale, al di là che il turco la chieda o no. «Nell'ipotesi di rigetto della sottoscrizione da parte del detenuto Agca della scarcerazione e sua consegna ci indirizziamo nuovamente al capo di stato Giovanni Paolo II al fine che domandi alla espressione più  alta dello Stato italiano ogni intervento la cui natura si pone esclusivamente sotto l’egida della considerazione umanitaria e che permetta la restituzione immediata della cittadina Orlandi Emanuela alla vita civile». Più chiaro di così: liberate Agca e l'ostaggio torna a casa (di Mirella si sarebbe cominciato a parlare solo il mese successivo), dice il finto turco, prefigurando una trattativa che in effetti si svilupperà nell'autunno 1983, quando Pertini sarà sul punto di firmare il provvedimento di grazia, ma l'iter si bloccherà o per il mancato invio delle «prova in vita» o per l'intervenuta uccisione di Mirella Gregori. Ricatto al Papa: quale movente? Tiriamo il fiato. Che angoscia, povere bambine. Il lato A della «cassetta delle sevizie» ci ha portati lontano. Manca però il tassello più importante ai fini della lettura dell'accaduto: come interpretare politicamente la sporca manovra ordita quasi mezzo secolo fa sulla pelle di anime innocenti? Qual era, al riparo dagli «effetti speciali» accesi ad arte per depistare i giornali, il reale obiettivo dei rapitori? Quale il movente sul piano della geopolitica, caratterizzata a quei tempi dal feroce scontro Est-Ovest nell'ambito della Guerra Fredda, con il primo papa polacco della storia nel ruolo di frontman? Le domande delle cento pistole sono queste e su di esse a breve dovrà esercitarsi la commissione bicamerale d'inchiesta, alla ripresa dei lavori. Ma qualche anticipazione di scenario, anche alla luce del recente rilancio della «pista rossa» da parte del giudice Ilario Martella (autore del libro «Intrigo internazionale»), è possibile.   La pista di Martella: «Fu la Stasi» Per il giudice che fu artefice della «pista bulgara» sui mandanti dell'attentato del 13 maggio 1981 non ci sono dubbi: «l'interdipendenza» tra l'azione di Agca «armato a Mosca» e il doppio sequestro fu «assoluta». Emanuela e Mirella furono rapite in seguito a «un accordo ultra segreto tra il capo dei servizi bulgari e il capo della Stasi» per creare «un'operazione di depistaggio e distrazione di massa» nel momento in cui egli stesso, nelle sue indagini, stava cercando «di portare alla condanna non il solo Agca ma anche i suoi complici, esponendo le gravi responsabilità dei bulgari Antonov, Ajvazov e altri» (il processo, nell'86, si concluse però con sette assoluzioni per insufficienza di prove). In questo quadro, le quindicenni sarebbero state prese («e uccise») dalla Stasi, con l'ausilio della banda della Magliana, mentre Accetti non viene preso in considerazione. Scenario nel quale  almeno tre elementi meriterebbero approfondimenti. Primo: come supportare tale ricostruzione, in assenza di qualsiasi riscontro sulla partecipazione al doppio sequestro di agenti della Germania dell’Est, bulgari o direttamente del Kgb. Secondo: come spiegare che un’organizzazione come la Stasi, figlia del più ortodosso regime comunista, scelga di allearsi con i Lupi grigi, turchi, filo occidentali, di estrema destra. E  da ultimo, analogamente, perché la banda della Magliana, anch'essa radicata a destra, decida di fare il giocodelle «barbe finte» guidate dal Cremlino. Accetti e il «ganglio» filo-Casaroli Lo scenario illustrato da Marco Accetti nel 2013, quando si autodenunciò in Procura e fu indagato per duplice sequestro di persona, è anch'esso di natura politica, ma con (presunte) complicità di tipo diverso. «Partecipai al rapimento delle ragazze per conto di un gruppo composto da elementi della malavita, dei servizi segreti e di ambienti ecclesiastici, soprattutto al livello del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, sostanzialmente con due obiettivi - ha verbalizzato l'uomo del flauto - Il primo fu salvaguardare il dialogo con l'Est, in sintonia con la Ostpolitik del  cardinale Casaroli e in dissenso con la linea fortemente anticomunista di Giovanni Paolo II, illudendo Agca che sarebbe stato liberato tramite lo scambio e inducendolo così a ritrattare le sue accuse ai bulgari, come poi avvenne». Secondo obiettivo, «tenere sotto pressione i vertici della Chiesa per giungere, tramite trattative riservate, alla defenestrazione di  monsignor Marcinkus, per i noti fatti dello Ior». È il cosiddetto «ganglio», un nucleo di potere occulto al quale, secondo Accetti, collaborarono elementi dei servizi occidentali e anche un paio di «infiltrati», a quanto pare ragazze, della Stasi. Versione credibile?  Il sequestro andrebbe dunque «accollato» ad ambienti clericali complottisti di ispirazione «progressista»?  Un'azione (targata servizi) di marca occidentale Attenzione. Come in qualsiasi thriller ad alta intensità, la sorpresa è in fondo. Perché c'è anche - e si sta consolidando - una terza e ulteriore lettura su movente e possibili responsabili. Come escludere, infatti, che Accetti, allorché uscì allo scoperto nel 2013, guarda caso un attimo dopo l'elezione di un papa rinnovatore come Bergoglio, chiamando in causa il «ganglio» progressista abbia inteso compiere l'ultimo raffinato depistaggio? Per salvarsi la vita «l'uomo del flauto» non potrebbe aver riferito a grandi linee uno scenario credibile, ma mutando qualche «casella» nel racconto per non consentire l'individuazione dei protagonisti? In questo quadro, si spiega l'ostinazione del reo confesso nel non fare i nomi dei complici (paura) e si potrebbe ipotizzare il coinvolgimento nell'azione Orlandi-Gregori di ambienti diversi (gli stessi, ad esempio, che perorarono la sepoltura di De Pedis a Sant'Apollinare) e di quei servizi segreti (Sismi e Sisde) che nel dicembre 1981 andarono a trovare Agca in carcere a Rebibbia nell'ambito della famosa «imbeccata» (il presunto patto con il turco, in cambio della libertà, per accusare l'Est come mandante dell'attentato).  La parola a chi indaga Il materiale e le novità non mancano, come si vede. Il lato A della «cassetta delle sevizie» fornisce più spunti del lato B, evidentemente uno «specchietto per le allodole». Viaggio davvero concluso. Toccherà adesso alla commissione parlamentare tentare una sintesi, in attesa degli sviluppi delle inchieste aperte presso la Procura di Roma (pm Luciani) e in Vaticano (procuratore Diddi).  Read the full article
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cerentari · 2 months
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Ferri
Sarcastica e incontenibile ilarità dei chiodi, affondano  in chi vorrebbe nutrirsene, tanto sono duri indigesti come platani in future terre di nessuno. . I palazzi vivono sottotraccia cadono dalle loro finestre  insulti appesantiti per le tasche vuote. Maligna bellezza questo vivere ai saluti. . I ferri non fanno mai bene a chi li porta *
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im-tryingtoloveyou · 3 months
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Nono ma neanche io sono "delusa" o incazzata o altro anzi mi dispiace un casino anche perché per me lui (il centrocampo) di quest'anno é abbastanza insostituibile poi spero qualcosa faranno nel caso😭.
Non so come spiegarmi ma se tu dici di star benissimo e la società non ti considera sul mercato e tu "lavori sottotraccia" non mi piace granché come cosa, solo questo. Abbiamo visto comportamenti decisamente peggiori quindi non lo considero come certa gente per carità, poi aggiungici che sono anche stanca che ogni anno siamo in ste situazioni di merda satura veramente. Mi avessero detto 2 settimane fa che é più sicuro rimanga dumfries che cahla avrei riso di brutto. Ora piango come tutte le estati😭.
Comunque possono dire quello che vogliono ma siamo capitati anche in un girone di merda dai altre sono state non solo più sculate nei sorteggi ma anche nelle partite stesse tra autogol e livello basso di gioco. Che sfiga.
Non è che sia un lavoro sottotraccia se lo dici alla società già mesi fa (?), poi capisco che possa essere percepito così. Speriamo che la situazione sia più chiara entro qualche settimana, in moda da sapere di che morte morire 😅
La masterclass sarebbe far rimanere Dumfries e farlo andare via a zero il prossimo anno. Ne sarebbero capaci 🔪🔪🔪🔪🔪🔪Siamo forgiati a questi mercati di lacrime e sangue. Quest'anno non c'era bisogno di cedere un big così big ma vabbè, se ti capita l'occasione, la colgono.
A noi manca tutto: cul0, tecnica, grandi nomi. Impossibile competere così
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che-de-di-co · 3 months
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Diceva :
Mi’ padre me diceva: fa’ attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette
a chi dopo èsse entrato, fa: ‘permette?’;
a chi aribbarta spesso l’opinione
e a quello, co’ la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu’ le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ogni occasione
pe’ di’ de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre ‘so’ d’accordo’;
a chi s’atteggia come er più ber fico;
a chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello – er più balordo –
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
-Aldo Fabrizi
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