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Un omicidio a novembre di Simon Mason. Recensione di Alessandria today
La prima indagine della coppia più improbabile di Oxford Un mistero avvolto nel prestigio e nelle ipocrisie di Barnabas Hall. Simon Mason, già noto per la sua abilità nel creare intrecci avvincenti, ci introduce al suo primo romanzo della serie che vede protagonisti l’ispettore Ryan Wilkins e il suo collega Ray Wilkins (nessuna parentela). Un’indagine che si snoda tra intrighi accademici,…
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Idee per Natale
Ecco le nostre proposte per questo periodo: si tratta di ristampe di autori noti, da riscoprire o di nuove pubblicazioni. Qualche classico non guasta mai e non manca anche un film e una nuova serie: ce n’è per tutti i gusti. Buone feste!
Appena ristampato da La nave di Teseo, Lo scandalo dell’osservatorio astronomico è diverso dagli altri gialli di Giorgio Scerbanenco: un manoscritto ritrovato dai figli dell’autore e stampato postumo da Sellerio nel 2011. È il sesto giallo della serie di Arthur Jelling, archivista di Boston “prestato” alla polizia, che ama definirsi consulente di giustizia. Un detective timido e intrinsecamente ottimista, che crede nella possibilità di una vittoria del bene sul male. Si distingue perciò dal suo collega Duca Lamberti, che con la serie della “Milano nera” inaugura di fatto il noir italiano, non solo letterario, ma anche cinematografico. Lettura assai gradevole e non priva di tratti ironici.
Dallo scaffale degli scrittori un po' dimenticati ripeschiamo Il tè delle tre vecchie signore di Friedrich Glauser, autore dall’esistenza piuttosto travagliata. Ambientato a Ginevra, città dove l’autore, il Simenon svizzero, visse per un certo periodo. Un bel giallo, scritto molto bene e intricato quanto basta. Diplomatici, poliziotti, medici, avvocati, stregoni, principi indiani e inquietanti vecchie signore si avvicendano in questo noir da leggere tutto di seguito per non perdersi nei suoi avviluppati, ma seducenti meandri.
Giustamente ripubblicato da Sellerio nel 2021, L’ultima corsa per Woodstock di Colin Dexter ci ripropone il saputissimo ispettore Morse, di cui non possiamo non sentire la mancanza. Il cadavere di una vistosa ragazza bionda viene ritrovato nei pressi di un locale assai frequentato. Molti sono i sospettati coinvolti nelle indagini, ma forse nessun lettore potrebbe indovinare l’identità del vero assassino… Finale a sorpresa e qualche lacrimuccia anche per il coriaceo ispettore di Oxford. Giallo di gran classe.
È ambientata a Milano nel 2015 alla fine di Expo l’ultima fatica di Paolo Roversi Una morte onorevole: il fascinoso commissario Botero, detto Amish per la sua nota avversione verso la tecnologia, deve sbrogliare l’intricata matassa di un delitto “vip”, consumato in un albergo extra lusso durante una festa privata destinata al divertimento di ospiti selezionatissimi; ça va sans dire, la fastosa suite è dotata di un’ampia quanto pericolosa piscina. Una curiosità: il nome del terrorista polacco che perseguita Botero e la sua squadra, Kaminski, ci pare un omaggio al giallista americano Stuart M. Kaminsky, che ha ambientato gran parte dei suoi romanzi nel mondo di Hollywood, e di cui abbiamo avuto modo di parlare in un altro post.
Ben tre sono i libri di Simenon recentemente pubblicati da Adelphi: la raccolta di racconti tradotti per la prima volta in italiano La cantante di Pigalle, in cui il maestro del giallo introduce una giovane investigatrice dilettante, Lili, figlia di un ex dirigente della Squadra anticrimine. La prima novella, Sette crocette su un taccuino ha vinto il premio Edgar Allan Poe e ha avuto diverse trasposizioni cinematografiche. La porta, un ménage di coppia in cui apparentemente non succede nulla fino a che la situazione non esplode perché le difficoltà del protagonista hanno scavato negli anni un solco fatto di silenzi, incomprensioni e soffocanti abitudini che non può più essere ignorato. In fondo cos’è la gelosia, se non una profonda insicurezza che ci fa sentire immeritevoli di un amore ricambiato? Simenon, come sempre, fine psicologo. In Malempin non solo il passato, come scrisse André Gide, “fa luce sul presente”, ma lo condiziona in maniera particolare, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la famiglia. Ed è proprio la malattia del figlio a scatenare nel protagonista, il dottor Malempin, una ridda confusa di ricordi ancora da interpretare: è uno scavo “alla ricerca del tempo perduto”, un ritorno all’infanzia, scatenato da un evento traumatico.
È tornato, attesissimo dai suoi numerosi fan, il commissario Soneri in Vuoti di memoria di Valerio Varesi: l’indagine sul presunto omicidio di un mafioso lo porterà a interrogarsi sugli scherzi della memoria, in un alterno rincorrersi tra ricordi personali e amnesie altrui. Come sempre, scritto molto bene: “Il commissario Soneri pensava a tutto ciò osservando la gramigna forare l’asfalto per riappropriarsi della sua parte di sole. Appariva ammirevole la caparbietà con cui crivellava il sarcofago di bitume che la ricopriva crescendo a chiazze come la barba di un adolescente”. Curiosamente, anche Soneri come Botero è allergico alla tecnologia.
La trama di Bébi, il primo amore di Sándor Márai (appena ripubblicato da Adelphi) ricorda quella di Morte a Venezia di Mann: si tratta cioè di un amore “tardivo”, per non dire quasi senile considerati i tempi in cui la storia è ambientata, di cui la letteratura è ricca, basti ricordare lo splendido Un amore di Buzzati e il classico Senilità di Svevo. “Appena ventottenne e al suo proimo romanzo, Márai si rivela un acutissimo indagatore d’anime, e un magistrale narratore”.
La serie dell’ispettore Stucky, magistralmente interpretato da Giuseppe Battiston (già soprannominato il Colombo italiano) in una Treviso seducente e godereccia, ha riportato in auge i gialli di Fulvio Ervas. Autore di sette romanzi e dieci polizieschi, dalle sue opere sono stati tratti due adattamenti cinematografici: Finché c’è prosecco c’è speranza, sempre interpretato da Battiston (2017) e Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores, con Valeria Golino, Diego Abatantuono e Claudio Santamaria (2019). Commesse di Treviso, per citare solo uno dei gialli dell’ispettore Stucky, è ambientato proprio durante il periodo natalizio.
#scerbanenco#glauser#paolo roversi#colin dexter#georges simenon#valerio varesi#sandor marai#fulvio ervas#giuseppe battiston#thomas mann
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CRISTINA ITALIANI , flautista e performer di formazione classica , laureata giovanissima in flauto al Conservatorio L. D’ Annunzio di Pescara , con corsi di perfezionamento in Accademie all’estero ( Francia e Germania ) , dalle partecipazioni ai festival musicali internazionali si è velocemente unita ad alcune Orchestre in Italia ed in Germania ( Schleswig Holstein, Bayreuth ).
Ha fatto parte di numerosi collettivi Jazz (o di Musica creativa ) tra i quali
Da-i-da Orchestra ( al Pinocchio Jazz a Firenze ) e l’etichetta Improvvisatore Involontario.
Attiva nell’ambito dell’interdisciplinarietà artistica , ha realizzato numerosi lavori di -creazione e sonorizzazione per eventi teatrali ( Theatre de Nanterre e Friche de la Belle de Mai a Marseille)
-spettacoli di danza (Florence Dance Festival al Teatro Romano di Fiesole, Gaia Scuderi alla
Limonaia di Villa Strozzi etc.) spettacoli di mimo (con Bianca Francioni )
-reading musicali sonorizzazioni live al Caffè Letterario Le Murate di Firenze in occasione di presentazione di libri con la Nottola di Minerva ( Biblioteca delle Oblate e Abbazia di San Miniato al Monte)
Dal 2015 è membro del Duo Hayet con il virtuoso dell'oud algerino Hafid Moussaoui in numerosi Festival e trasmissioni radiofoniche - Terra Mia, Piazza Verdi su Rai Radio 3, Mediterranean Orchestra.
Nel 2019 ha composto la colonna sonora per la mostra ''The Global Eye presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, organizzata da Angelo Cattaneo e Sabrina Corbellini e, come solista, ha partecipato alla Conferenza internazionale.
Ha fondato l'Ensemble "Shababik" con la Good World Citizen Association con cui ha vinto un grant della Fondazione Anna Lindh per Mediterranean Day nel 2022 e 2023.
Il suono del suo flauto è nella colonna sonora di "La cinquieme saison" del regista algerino Ahmed Benkalma per il Centro di Cinematografia d'Algeria.
L'artista prosegue la sua attività con progetti interculturali, collaborando sia con la Good World Citizen Association che con l'Università di Firenze.
Ha partecipato con la Good World Citizen Association e il prof. Angelo Cattaneo (Isem Cnr - Unifi - Yale University) a
un importante evento su Muhammad Al Idrisi e il Mediterraneo organizzato dal Dipartimento Sagas - Unifi.
L’artista ha vinto numerosi grant trascorrendo diversi periodi di residenza all’estero per Fondazioni internazionali come Culture Moves Europe – Goethe Institut, Anna Lindh Foundation e Ionion Center of Culture and arts ( Kefalonia )
Alcuni brani composti da Cristina Italiani sono stati selezionali per Progetto internazionale Cities and Memory dell’ University Oxford ed , in particolare il brano ‘’ A new Beginning of Xiamen ‘’ ha fatto parte dell’installazione al Pitt River Museum di Oxford
Appassionata di performance artistica e arti visive in generale, integra nella sua pratica il modo di pensare la musica e le arti visive, la scenografia e performance così come la poesia della risonanza tra tutti questi campi.
La spinta artistica e il desiderio di connessione con altri artisti e lo scambio di energia col pubblico rappresentano per Cristina Italiani una forte motivazione alla crescita musicale e umana .
https://www.instagram.com/portraits_marika?igsh=bGxzd3U5NW9oODRr
@Cristina Italiani Music
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“Dopotutto, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.” – Albus Silente
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Di Pietro Nigro È dedicata ai "Due volti dell'industria cinematografica italiana del Dopoguerra: Dino De Laurentiis e Suso Cecchi D'Amico la Leconfield Lecture 2024 della British Italian Society che si terrà il 6 novembre all'Istituto Italiano di Cultura di Londra. Torna la Leconfield lecture della Bis: il 6 novembre obiettivo sull'industria cinematografica italiana È dedicata ai "Due volti dell'industria cinematografica italiana del Dopoguerra: Dino De Laurentiis e Suso Cecchi D'Amico" la Leconfield Lecture di quest'anno della Bis, British Italian Society, che ha affidato il suo più importante evento culturale al professor Stephen Gundle. L'appuntamento di quest'anno si terrà il prossimo mercoledì 6 novembre all'Istituto Italiano di Cultura di Londra (39 Belgrave Square, London SW1X 8NX). Non è prevista una fee di ingresso ma è gradito un contributo spontaneo, ed è consigliata la prenotazione a questo link. Stephen Gundle è professore di studi cinematografici e televisivi alla Warwick University. Ha ricoperto posizioni accademiche a Cambridge, Nottingham, Oxford e Londra prima di trasferirsi a Warwick nel 2008. I suoi interessi di ricerca si trovano nei campi del cinema e della storia culturale e politica, con un'enfasi speciale sul cinema italiano e altri media ed è autore di libri tra cui Bellissima: Feminine Beauty and the Idea of Italy (2007) e Glamour: A History (2008), Mussolini's Dream Factory: Film Stardom in Fascist Italy (2013) e Fame amid the Ruins: Italian Film Stardom in the Age of Neorealism (2019). Molti dei suoi libri sono stati pubblicati anche in italiano. Negli ultimi anni ha diretto due importanti progetti di ricerca su produttori e pratiche di produzione nell'industria cinematografica italiana. Al centro della sua lecture, dunque, il cinema italiano e la sua attività di produzione nel periodo d'oro, quello degli anni Cinquanta, uscito dalle ceneri della guerra e dai primi esperimenti di neorealismo, e cresciuto fino a diventare uno dei più importanti e influenti al mondo. Con registi come Visconti, Fellini, Antonioni e molti altri è diventato sinonimo di arte e innovazione. Questa conferenza esaminerà due persone che hanno avuto un ruolo fondamentale in questo successo: il produttore Dino De Laurentiis (1919-2020) e la prolifica sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico (1914-2010). Ognuno di loro pensava più all'industria che all'arte e lavorava non solo con i direttori artistici, ma anche con i registi delle commedie e dei film di genere che erano il pane quotidiano della produzione cinematografica italiana. I loro modi di operare difficilmente avrebbero potuto essere più diversi: sgargianti e visionari nel caso di De Laurentiis, discreti e modesti nel caso di Cecchi D'Amico. Si suggerirà che queste modalità corrispondevano al modello di lavoro di genere nell'industria, in cui i contributi femminili, non importa quanto importanti, tendevano a essere invisibili. Mentre storicamente i produttori hanno ricevuto molto meno credito rispetto ai registi, i successi di De Laurentiis sono oggi più ampiamente riconosciuti. Tuttavia è difficile sopravvalutare il ruolo di Cecchi D'Amico nell'imprimere i marchi di qualità e umanità al cinema italiano che sono stati essenziali per i suoi successi mondiali nei decenni del dopoguerra. ... Continua a leggere su
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Aldous Huxley, tra LSD e satira
Lo scrittore che fu fondamentale nella storia della fantascienza del Novecento… Aldous Leonard Huxley, nacque a Godalming, in Inghilterra, il 26 luglio 1894, suo nonno era il noto zoologo Thomas Henry, uno dei più accesi sostenitori delle teorie darwiniane, mentre il padre, Leonard, aveva diretto la Cornhill Magazin, il fratello Julian Sorell era biologo di fama mondiale ed il fratellastro Andrew era Premio Nobel per la Medicina; la madre, Julia Arnold, era nipote del poeta Matthew Arnold. A 16 anni s'iscrisse alla Public School di Eton con l'intenzione di diventare medico ma, appena iniziati gli studi, fu vittima di una grave forma di cheratite e, nel giro di pochi mesi perse quasi completamente la vista. Huxley riuscì ugualmente a portare a termine gli studi imparando il braille, ma il sogno di una brillante carriera scientifica svanì ma, grazie all'uso di una lente d'ingrandimento, riuscì a recuperare l'uso di un occhio e si potè iscrivere al Balliol College di Oxford, dove, nel 1915, si laureò in Letteratura Inglese e Filologia. Iniziò a scrivere durante il primo periodo bellico, con recensioni di teatro, arte, musica e libri, e versi oscillanti fra vena romantica e abile satira e Crome Yellow, il suo primo romanzo apparve nel 1921, diventando famoso per le vivaci caratterizzazioni dei personaggi e la brillantezza delle conversazioni. Lo scrittore passò gran parte della sua vita viaggiando tra Francia, Italia, India e Usa, mentre visse in Italia tra il 1923 e il 1930, dove scrisse Point Counter Point, considerato come la miglior prova di Huxley nel campo del romanzo delle idee attraverso la contrapposizione dei tempi, gli umori dei personaggi e le scene. Durante il 1930 Aldous visse tra la Francia e l'Inghilterra e, nel 1932, scrisse il suo romanzo più noto, Brave New World, col quale raggiunse la notorietà internazionale, oltre a iniziare una serie di viaggi in CentroAmerica e, nel 1937, entrò in contatto con l'équipe medica del dottor Bates di New York, che con la sua terapia di Rafforzamento della Vista, curò in maniera efficace la malattia alla cornea dello scrittore ed a fargli recuperare quasi totalmente la vista. Nel 1944 Huxley si dedicò alla stesura di The Perennial Philosophy, una raccolta di saggi filosofici sugli ideali dell'uomo, che viene pubblicata poco dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale. Affascinato dagli studi storici e dal misticismo, nel 1952 lo scrittore pubblicò The Devils of Loudun, rigorosa ricostruzione storica di un processo per stregoneria nella Francia del Seicento. Huxley abbandonò progressivamente l'attività di narratore per dedicarsi sempre più a quella di saggista ed alla meditazione filosofica, convinto che la felicità e l'infelicità altro non fossero che il frutto di reazioni chimiche all'interno dell'organismo umano, oltre a sperimentare su sé stesso gli effetti della mescalina e LSD, come raccontò in due importanti saggi, Doors of Perception (1954) e Heaven and Hell (1956). Il successo di Brave New World spinse lo scrittore a pubblicare, nel 1959, la raccolta di saggi Brave New World Revisited, con cui riesaminò le sue profezie alla luce degli avvenimenti di quegli anni. Nel 1962 Huxley tornò alla narrativa con The island, un'usopia basata su un paradiso terrestre in un'isola deserta, in cui ci sono anche i temi sviluppati nei saggi. Allo scrittore nel 1960 fu diagnosticato un cancro alla lingua e Huxley morì ad Hollywood il 22 novembre 1963, lo stesso giorno in cui venne assassinato a Dallas il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Read the full article
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Masih Alinejad
https://www.unadonnalgiorno.it/masih-alinejad/
Le parole significano: perché sono una donna, fiorisco attraverso le mie ferite.
Masih Alinejad è l’attivista iraniana col fiore tra i capelli.
Esiliata dal 2009, è la donna più temuta dalla teocrazia al potere in Iran e tra le attiviste femministe più seguite al mondo.
La sua campagna contro la dittatura degli Allatoyah, Ali Khamenei, guida suprema del paese, ha emesso una fatwa nei suoi confronti, comprensiva di taglia.
Insignita con vari premi internazionali per il suo attivismo, in marzo 2023 è stata inserita nella lista delle dodici donne dell’anno scelte da Time per “l’impatto significativo sulle loro comunità“.
Nata col nome di Masoumeh Alinejad-Ghomi a Qomi Kola, l’11 settembre 1976, è una giornalista e scrittrice. Produce e presenta il VOA Persian Service, è corrispondente per Radio Farda, collabora per la televisione Manoto e per IranWire.
Dissidente sin da giovanissima, nel 1994 è stata arrestata per aver prodotto volantini critici nei confronti del governo.
Ha iniziato la sua carriera nella stampa nel 2001, è stata anche giornalista parlamentare fino a quando, nel 2005, è stata allontanata perché aveva sbugiardato i ministri che affermavano di aver subito tagli salariali mentre, in realtà, ricevevano considerevoli somme di denaro come bonus per qualsiasi cosa, dall’adempimento dei doveri religiosi all’inizio del nuovo anno.
Nel 2008, ha scritto un pezzo molto critico su un quotidiano in cui paragonava i seguaci di Mahmoud Ahmadinejad a delfini affamati che emettono suoni e si rendono ridicoli per afferrare un boccone di cibo dal loro addestratore. Il direttore del giornale è stato costretto a scusarsi pubblicamente e prenderne le distanze.
Dal 2009 è andata a vivere in Inghilterra, in quell’estate, mentre era negli Stati Uniti per un’intervista a Barack Obama che non è riuscita a fare, ha partecipato alle proteste contro il governo iraniano e tenuto un celebre discorso a San Francisco, dove, rivolgendosi alle autorità iraniane, diceva: “Abbiamo tremato per trent’anni, adesso tocca a voi” un atto considerato una tempesta d’aria fresca.
Si è laureata in Comunicazione, Media e Cultura presso la Oxford Brookes University.
Nel 2014, ha aperto la pagina Facebook My Stealthy Freedom, seguita da centinaia di migliaia di persone in cui invitava le donne iraniane a pubblicare foto di se stesse senza hijab.
Nel 2015, il Summit di Ginevra per i diritti umani e la democrazia, le ha conferito il Women’s Rights Award per “aver dato voce a chi non ha voce e risvegliato la coscienza dell’umanità per sostenere la lotta delle donne iraniane per i diritti umani fondamentali, la libertà e uguaglianza“.
Ha pubblicato quattro libri in persiano e nel 2018 è uscito, in lingua inglese, The Wind in My Hair tradotto anche in italiano col titolo Il vento fra i capelli. La mia lotta per la libertà nel moderno Iran, che tratta del suo viaggio da un minuscolo villaggio nel nord dell’Iran per diventare giornalista e la creazione della campagna social che ha scatenato un movimento di protesta a livello nazionale. The New York Times l’ha definito un vivido ritratto dell’Iran moderno scritto con una schietta onestà, caratteristica della vita e della scrittura di Masih Alinejad.
Nel 2022 è uscito il docufilm biografico Be My Voice ed è stata insignita del Moral Courage Award dell’American Jewish Committee per aver parlato senza paura a sostegno del popolo iraniano oppresso dal governo.
La sua famiglia d’origine, rimasta in Iran, sua madre che non vede dal 2009, hanno subito persecuzioni e ritorsioni. Ella stessa è stata oggetto di un rapimento sventato nel 2021 e il Dipartimento di Giustizia Usa ha affermato che c’è stata una cospirazione per assassinarla.
Ha partecipato alla marcia a Bruxelles che ha visto 30.000 persone chiedere all’Europa di inserire l’Irgc, i Pasdaran e il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, nella lista delle organizzazioni terroristiche europee, cosa già avvenuta negli Stati Uniti.
Masih Alinejad è diventata un’icona per la sua chioma riccia e “provocante” sempre fermata da un fiore, prendendo apertamente posizione contro il regime sui social network e in ogni occasione pubblica.
Attualmente, vive con il marito e il figlio negli Stati Uniti in un rifugio segreto dell’Fbi.
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Ehy! Incuriosita dai tuoi post, sono andata a cercarmi la pagina "wikipedia" della dark academia... e niente, più leggo più non capisco il senso di questa etichetta??
Tranqui, non l’ho capita neanche io :’D Ma in pratica dietro la patina pseudointellettuale è solo una questione di AestheticTM e moodboard tutti uguali featuring architettura medievaleggiante, dolcevita neri e scarpe Oxford, più qualche teschio e/o pozza di sangue per i più ~edgy. Tra l’altro prima ho sghignazzato parecchio sui libri etichettati a casaccio come dark academia, ma paradossalmente questa voglia di ampliare il “““canone””” potrebbe addirittura rappresentare un progresso rispetto a non troppo tempo fa, quando era pieno di gente che diceva che la dark academia era il loro genere preferito e poi finiva per citare sempre gli stessi tre libri: The Secret History, If We Were Villains e The Ninth House. Due su tre li ho letti anche io (TSH mi è piaciuto moltissimo, IWWV meno), eppure non ho votato la mia vita all’adorazione della dark academia (crazy, I know).
tl;dr imvho la Dark Academia è un’idea balorda che fa acqua da tutte le parti e non esiste come genere letterario o cinematografico
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Il cuore di un’ape di Helen Jukes
Una colonia è nebulosa e mutevole; quando si alza in volo per sciamare può sembrare che appartenga all'aria, come nessun’altra cosa nel mondo fisico. È impossibile disegnarci un cerchio intorno; è impossibile vederci un corpo.
“Il cuore di un’ape” è il resoconto di un anno da apicoltrice in città di Helen Jukes edito in Italia da Einaudi Editore. Come non ho mai nascosto, il mio amore per le api si è riversato da tempo anche sulle mie letture e immergermi in questo volume mi ha regalato una bella prospettiva su cosa significa essere un apicoltore di città e soprattutto saltare nel vuoto e abbracciare davvero una passione più grande di noi.
A trent’anni la vita di Helen sembrava girare a vuoto: lavori precari e amori fragili, tanti «contatti» ma pochi amici, città sempre diverse e nessun luogo da chiamare casa. Come tanti trentenni, in fondo. Poi un giorno, quando lo stress al lavoro è tale da svelare il suo vero volto di sfruttamento, Helen capisce che non puoi trovare una casa se non sei disposto a costruirtela tu. Decide così di procurarsi un’arnia e dedicarsi all’apicoltura urbana: forte degli insegnamenti di vecchi e nuovi amici, dei libri e di internet, tra passi falsi e preziose conquiste, impara a prendersi cura di una colonia di api. E, con loro, a prendersi cura di sé. In parte racconto della natura, in parte memoir, Il cuore di un’ape è una meditazione meravigliosamente sincera sulla responsabilità e sulla cura, sulla vulnerabilità e sulla fiducia, sulla creazione di legami e sul trovare nuove strade. Ma è anche una vera e propria guida pratica a come trovare il tempo e lo spazio, nella nostra quotidianità, nelle nostre città, per riallacciare un contatto con la natura attraverso questi animali così affascinanti e fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema.
La mia passione per le api ha origini abbastanza in là nel tempo, fin da quando ho avuto l’opportunità di vederle da vicino in una delle edizioni della mostra mercato di mieli e prodotti dell’alveare con cui ho collaborato per anni. Vedere la cura, la calma, la precisione con cui gli apicoltori si avvicinavano a questi microscopici insetti mi ha fornito il pretesto per studiarli e per farne un po’ il mio spirito guida. Accumulare letture a tema sta diventando una passione intensa e il volume nato dalle esperienze di Helen Jukes una prospettiva interessante da studiare. La Jukes vive in Inghilterra, immersa in un lavoro d’ufficio che non le offre grossi stimoli. Ma nel tempo libero si avvicina all’apicoltura grazie a quello che diventerà un po’ amico e un po’ mentore, quando decide di lanciarsi in questa nuova avventura. Alla periferia di Oxford, in una casa che non sente molto sua, la Jukes inizia a pensare a come sarebbe avere un’arnia nel suo giardino, come sarebbe prendersi cura di una colonia di api, come sarebbe veder crescere un intero sistema che dipende, anche, dalle sue cure. Mentre si sfogliano le pagine la Jukes fornisce aneddoti, racconti, spunti di riflessione, stille di informazioni che riguardano il mondo degli impollinatori e allo stesso tempo appunta la sua vita, i suoi incontri, le sue paure e la sua voglia di fare. Il parallelismo che si crea, tra scoperta di sé e scoperta dell’alveare, rivela ben presto la sua preziosità. La Jukes vive una vita costretta in un lavoro che non sopporta, con una coinquilina che non capisce a fondo e con una solitudine intima che deriva anche dalla sua incapacità di mostrarsi davvero al mondo, quella scorza che arriva dai traslochi frequenti e dal repentino ricollocarsi ogni poco tempo che deriva dalla precarietà del mondo lavorativo della generazione dei Millenials, sospesa tra il bisogno di radici e la volontà di gettarsi nel vuoto, quel tendere da un lato a sradicare le sicurezze dei propri genitori e dall’altro a temere di essere incredibilmente sperduti. Ed è per questo la Jukes decide, con una spinta da parte dei suoi amici, di prendersi cura di uno sciame di api, che con tanta difficoltà e tanta pazienza, diventa il centro di un intero anno, di una riscoperta di indipendenza, di passione, di cura, di felicità. La Jukes si interroga su cosa significa prendersi cura di un alveare, cosa significa prendersi cura di sé. Non è facile trovare l’equilibrio tra invasione e allontanamento, tra troppo e troppo poco, tra prendersi cura e sopraffare. E intanto si studia l’arnia, l’ape, la colonia, la regina, l’accoppiamento, il miele, mentre le stagioni ruotano e l’amore aumenta. E le operaie vanno in giro a bottinare e il favo si accresce.
Il particolare da non dimenticare? Uno vasetto di miele…
Il viaggio alla scoperta del mondo delle api, ma soprattutto della propria vita, in un caleidoscopio di esperienze e suggestioni, che appassionano e mostrano una nuova prospettiva. Se le api sono in pericolo, vuol dire che tutta la Terra lo è, in fondo gli impollinatori sono le sentinelle del nostro ecosistema.
Buona lettura guys!
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La storia della nascita del cosmo viene raccontata in genere più o meno così: quasi 14 miliardi di anni fa, un'enorme quantità di energia si materializzò come dal nulla. In un breve momento di rapidissima espansione, questa esplosione di energia gonfiò il cosmo come un palloncino. L'espansione spianò qualsiasi curvatura su larga scala, portando a una geometria che ora descriviamo come piatta. Anche la materia si rimescolò accuratamente, cosicché ora ...
La storia della nascita del cosmo viene raccontata in genere più o meno così: quasi 14 miliardi di anni fa, un'enorme quantità di energia si materializzò come dal nulla. In un breve momento di rapidissima espansione, questa esplosione di energia gonfiò il cosmo come un palloncino. L'espansione spianò qualsiasi curvatura su larga scala, portando a una geometria che ora descriviamo come piatta.
Anche la materia si rimescolò accuratamente, cosicché ora il cosmo appare in buona misura (anche se non del tutto) omogeneo. Qua e là, mucchi di particelle formarono galassie e stelle, ma sono solo puntini minuscoli su una tela cosmica che per il resto è immacolata.
Questa teoria, che i libri di testo chiamano inflazione, corrisponde fino a oggi a tutte le osservazioni ed è la preferita della maggior parte dei cosmologi. Ha però implicazioni concettuali che alcuni trovano inquietanti. Nella maggior parte delle regioni dello spazio-tempo, la rapida espansione non si fermerebbe mai e di conseguenza l'inflazione non può fare a meno di produrre un multiverso: uno stato di cose complessissimo, con una varietà infinita di universi isolati, uno dei quali è la nostra casa.
Secondo i critici, usando l'inflazione si prevede qualsiasi cosa, e ciò significa che in fin dei conti non si prevede nulla. "L'inflazione non funziona come avrebbe dovuto", secondo Paul Steinhardt, un fautore dell'inflazione che poi ne è diventato uno dei critici più noti.
di George F.R. Ellis
Negli ultimi anni Steinhardt e altri hanno sviluppato una storia diversa su come nacque il nostro universo. Hanno riesumato l'idea di un universo ciclico, che cresce e si contrae periodicamente. Sperano di riprodurre l'universo che vediamo – piatto e omogeneo – senza le conseguenze che derivano dall'esplosione iniziale.
A questo scopo Steinhardt e i suoi collaboratori di recente hanno unito le forze con ricercatori specializzati in modelli computazionali della gravità; hanno analizzato il modo in cui un universo in collasso cambierebbe la propria struttura e alla fine hanno scoperto che la contrazione può funzionare meglio dell'inflazione. Indipendentemente dall'aspetto bizzarro e contorto dell'universo prima di contrarsi, il collasso sarebbe efficiente nel cancellare una grande varietà di rughe primordiali.
"Quello che dicono di essere riusciti a fare è molto importante", commenta Leonardo Senatore, cosmologo della Stanford University che ha analizzato l'inflazione adottando un approccio simile. Dice di non aver avuto ancora la possibilità di approfondire vari aspetti del lavoro, ma a prima vista "sembra che ce l'abbiano fatta".
Tutto si contrae Nell'ultimo anno e mezzo, da una collaborazione tra Steinhardt, Anna Ijjas, cosmologa al Max-Planck-Institut per la fisica gravitazionale, e altri, è nato un nuovo approccio all'universo ciclico, o "ecpirotico", in cui si verifica un rinnovamento senza bisogno di un collasso.
Volendo visualizzare l'espansione e la contrazione, in genere si pensa a un universo simile a un palloncino, in cui il cambiamento di dimensioni è descritto da un "fattore di scala", mentre una seconda misura – il raggio di Hubble, cioè la massima distanza osservabile – viene spesso ignorata. Le equazioni della relatività generale consentono ai due parametri di evolversi indipendentemente e, soprattutto, si può rendere piatto l'universo cambiando uno qualsiasi dei due.
Immaginiamo una formica su un palloncino. L'inflazione corrisponde a gonfiare il palloncino: è soprattutto il rigonfiarsi del cosmo che lo deve rendere omogeneo e piatto. Nell'universo ciclico, invece, l'omogeneizzazione si verifica durante un periodo di contrazione: in questa fase il palloncino si sgonfia in misura modesta, mentre il vero lavoro è svolto da un orizzonte che si restringe drasticamente. È come se la formica vedesse tutto attraverso una lente d'ingrandimento sempre più potente. La distanza che può osservare si restringe e allo stesso tempo il suo mondo diventa sempre più omogeneo.
Steinhardt e colleghi immaginano un universo che si espande forse per mille miliardi di anni, alimentato dall'energia di un campo onnipresente (e ipotetico), il cui comportamento è attribuito attualmente all'energia oscura. Quando questo campo di energia alla fine si dirada, il cosmo inizia a sgonfiarsi gradualmente. Nel corso di miliardi di anni un fattore di scala in contrazione avvicina ogni cosa a ogni altra, ma senza ridurre tutto a un singolo punto. Il cambiamento estremo proviene dal raggio di Hubble, che collassa e alla fine diventa microscopico. La contrazione dell'universo ricarica il campo di energia, che riscalda il cosmo e ne vaporizza gli atomi. A questo punto si verifica un rimbalzo e il ciclo ricomincia.
Nel modello del rimbalzo, il microscopico raggio di Hubble garantisce l'omogeneità e la piattezza. E mentre l'inflazione fa esplodere molte imperfezioni iniziali fino a farle diventare giganteschi appezzamenti di multiverso, la lenta contrazione li compatta fino a farli praticamente smettere di esistere. Rimaniamo con un cosmo che non ha inizio, né fine, né un singolarità nel big bang, e senza multiverso.
Da un cosmo qualsiasi al nostro universo Un problema delle cosmologie dell'inflazione e del rimbalzo è mostrare che i rispettivi campi di energia creano l'universo giusto, indipendentemente da come iniziano. "La nostra filosofia è che non ci debba essere una filosofia", riassume Ijjas. "Sappiamo che funziona quando non dobbiamo chiederci in quali condizioni funziona."
Lei e Steinhardt criticano l'inflazione perché raggiunge il suo obiettivo solo in casi speciali, come quando il relativo campo di energia si forma senza caratteristiche particolari e con poco movimento. I teorici hanno esaminato queste situazioni in modo più approfondito, in parte perché sono gli unici esempi in cui i calcoli si possono svolgere con carta e penna.
In recenti simulazioni al computer, che Ijjas e Steinhardt descrivono in una coppia di preprint ("Supersmoothing through Slow Contraction" e "Robustness of slow contraction to cosmic initial conditions") pubblicati online a giugno, i ricercatori hanno sottoposto a verifiche severe il loro modello a contrazione lenta con una varietà di universi neonati troppo complessi per l'analisi con carta e penna.
Adattando programmi sviluppati da Frans Pretorius, un fisico teorico dell'Università di Princeton specializzato in modelli computazionali della relatività generale, la collaborazione ha esplorato campi contorti e pieni di grumi, campi che si muovono nella direzione sbagliata e persino campi che partono con due metà che vanno in direzioni opposte. In quasi tutti i casi la contrazione ha prodotto rapidamente un universo noioso come il nostro. "Lo lasciamo andare e... bam! In pochi istanti cosmici di lenta contrazione diventa liscio come la seta", commenta Steinhardt.
Katy Clough, cosmologa all'Università di Oxford, specializzata anche in soluzioni numeriche delle equazioni della relatività generale, ha definito le nuove simulazioni "molto complete", ma ha anche osservato che i progressi computazionali hanno reso possibile solo di recente questo tipo di analisi e quindi non è ancora stata esplorata l'intera gamma di condizioni che l'inflazione è in grado di gestire. "È stata in parte affrontata, ma c'è ancora bisogno di molto lavoro."
Non tutti mostrano lo stesso interesse per il modello di Ijjas e Steinhardt, ma la maggior parte dei cosmologi concorda che l'inflazione rimane il paradigma da battere. "Ora come ora, [la contrazione lenta] non è un concorrente alla pari", dice Gregory Gabadadze, cosmologo alla New York University.
La collaborazione intende ora descrivere meglio il rimbalzo, una fase più complessa che richiede interazioni mai viste per ricominciare ad allontanare ogni cosa da tutto il resto. Ijjas ha già una teoria del rimbalzo che migliora la relatività generale con una nuova interazione tra materia e spaziotempo, ma sospetta che esistano anche altri meccanismi. Ha in programma di costruire presto una versione informatica del suo modello per comprenderne il comportamento in dettaglio.
Il gruppo di ricerca spera che, dopo aver saldato insieme le fasi di contrazione ed espansione, si riescano a identificare alcune caratteristiche distintive di un universo che rimbalza, che potranno poi essere osservate dagli astronomi.
La collaborazione non ha elaborato tutti i dettagli di un cosmo ciclico senza un "bang" iniziale e finale, e tanto meno dimostrato che è fatto così quello in cui viviamo. Ma Steinhardt ora è ottimista che il modello offrirà presto una valida alternativa al multiverso. "Gli ostacoli che mi preoccupavano di più sono stati superati", commenta. "Non mi tengono più sveglio la notte."
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via https://www.lescienze.it/news/2020/08/21/news/universo_ciclico_cosmo_big_bang_bounce_rimbalzo_contrazione_espansione-4782035/
(L'originale di questo articolo è stato pubblicato il 4 agosto 2020 da QuantaMagazine.org, una pubblicazione editoriale indipendente online promossa dalla Fondazione Simons per migliorare la comprensione pubblica della scienza. Traduzione di Daniele A. Gewurz, editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)
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Maurizio Pasca (Silb): Salva Italia? Le tasse sono sopra la media, 400.000 lavoratori dimenticati e gli imprenditori ad un passo dal fallimento (…)
"Il valore dell'intrattenimento in Italia ammonta a 4 miliardi di euro. Sono 3mila i locali ed hanno un gettito fiscale di 800 milioni. Tra dj, pr, organizzatori, vocalist, promoter e barman, sono 50mila le persone occupate nel nostro settore. Non rientrano però in nessun dei nessuno degli ammortizzatori sociali, per loro nemmeno la mancetta delle 600 euro che lo stato ha destinato a certe partite iva. Il Governo sta condannando l'intero settore dell'intrattenimento al fallimento, mentre altrove lo si considera una risorsa importante per il PIL, e parte integrante del turismo". Maurizio Pasca, presidente Silb (Sindacato Italiano dei Locali da Ballo)
Qual è il valore economico e sociale della voce intrattenimento?
Nel complesso, considerati non solo locali e indotto ma eventi in senso lato, si tratta di un giro d'affari di 65,5 miliardi di euro con un impatto sul PIL di 36,2, per un totale di occupati pari a 569mila addetti (stima su dati Oxford Economics e Istituto Astra Ricerche/ADC Group).
Di questi, i soli locali coprono 7 miliardi e mezzo per un totale di 400.000 occupati. Se consideriamo solo le discoteche aderenti a Silb, il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo, sono 50.000 addetti e 4 miliardi di fatturato.
Numeri importanti. Famiglie non solo di imprenditori, ma baristi, camerieri, addetti alla sicurezza, dj, scenografi, ballerini, musicisti, imprese di catering e di beverage, tecnici.
Ebbene, nulla è stato dato a queste aziende per evitare il fallimento. Né alle persone che vi lavorano, che non sono rientrate in alcun decreto!
Il Decreto Liquidità fondamentalmente offre la garanzia del Governo per prestiti che imboccano la tradizionale via di accesso al credito, senza deviare dalle procedure bancarie e con agevolazioni solo per chi ha il 100% delle garanzie. Ma ci si trova in una situazione di emergenza pari a una guerra! E i provvedimenti non possono essere ordinari.
Le categorie cui fanno capo questi lavoratori hanno avanzato istanze precise alle istituzioni. Pace fiscale per i mesi di chiusura forzata, che nel caso delle discoteche sono ormai oltre due perché la serrata è avvenuta a fine febbraio. La sospensione delle utenze, l'inibitoria dello sfratto per morosità e la sospensione delle esecuzioni immobiliari, perché le aziende con fatturato zero sono tenute a pagare anche gli affitti, oltre agli stipendi.
Sapevate che IN ITALIA CHI FA INTRATTENIMENTO PAGA IL 16% IN PIÙ DI TASSE CON UNA IMPOSTA RITENUTA ILLECITA DALLA UE?
In Italia chi fa intrattenimento paga il 16% in più di tasse! Silb chiede la sospensione dell'ISI, la tassa sull'intrattenimento pari al 16% che grava sulle aziende in sfregio alla direttiva europea 112 del 18/11/2006 portando una differenza fra spettacolo e intrattenimento (uno coinvolge lo spettatore, l'altro no e per questo è tassato!)e una sperequazione a danno di quest'ultimo.
E la riduzione dell'IVA al 10%, come avviene per cinema e teatri: il linguaggio della musica è occasione formativa, dovunque si esplichi. E per i supporti fisici e digitali in ambito musicale, Silb chiede un adeguamento all'aliquota prevista per i libri, ovvero il 4%.
Infine, Silb chiede il saldo dei pagamenti arretrati dovuti dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici alle imprese, la previsione di un credito di imposta su locali e botteghenonché per i premi assicurativi e un buono a fondo perduto per le imprese dello spettacolo e dell'intrattenimento. È fondamentale per l'intero settore dello spettacolo ed intrattenimento che le imprese (come sopra definite) siano supportate con provvedimenti atti a bilanciare il danno subito a causa dell'emergenza, che per la fine dell'anno potrebbe superare quota 600 milioni.
Inoltre, il comparto fa notare che la parola discoteca non è mai stata nemmeno citata nei decreti emessi. Il frutto di una campagna demonizzante verso la categoria, capro espiatorio di una serie di problemi sociali legati a derive giovanili, alcolismo e droga, che devono trovare soluzione fuori dalla discoteca, non al suo interno.
Silb e le altre insegne hanno infatti firmato un Protocollo per la sicurezza con il precedente Governo, al fine di istituire le Discoteche Bollino blu e di creare addirittura un albo per garantire il divertimento in sicurezza. Il luogo comune che la discoteca sia fonte di ogni danno e comportamento delittuoso è da sradicare, perché statistiche e numeri evidenziano ogni anno che le fattispecie di reato o di comportamento socialmente e individualmente dannoso avvengono in minima parte all'interno di una discoteca. La discoteca è un'azienda che ormai fa spettacolo, ha oneri enormi e una burocrazia capillare da gestire, paga tasse più di ogni altra categoria: IRPEF, ISI, SIAE, IVA! Far divertire le persone non è un crimine, è un lavoro anzi un mestiere che in alcuni paesi europei viene assimilato al Turismo che gran parte degli imprenditori svolge con responsabilità e competenza.
DUE NUMERI SUI REATI: POCHISSIMI IN DISCOTECA!
Droga: Le discoteche sono marginali!
Nel corso del 2019, il sistema di rilevamento di GeOverdose ha registrato 253 decessi acuti riconducibili ad assunzione di droghe. Di questi 253 decessi, 9 (3,6%) hanno riguardato persone senza una dimora stabile e sono stati tutti dovuti all'eroina, mentre 5 (2,4%) sono avvenuti nell'immediatezza dell'uscita dalla comunità terapeutica. Anche in questo caso i decessi sono tutti attribuibili all'eroina. I decessi avvenuti in carcere, agli arresti domiciliari o nell'immediatezza dalla scarcerazione, invece, sono stati 10 (3,9% del totale). I decessi avvenuti all'interno di overdose simultanee, ovvero di eventi in cui due o più persone hanno sviluppato contemporaneamente un'overdose, sono stati 11 (4,3%). Infine, quelli avvenuti all'interno di un treno, di una stazione o nell'area circostante la stazione stessa sono stati 20 (7,9%).
L'età media dei 253 soggetti deceduti nel 2019 è 39 anni, l'età media di chi frequenta una discoteca è di 22 anni. Inoltre nelle discoteche c'è molta attenzione sulla sicurezza dei giovani che partecipano, perché siamo passibili, per qualsiasi cosa avvenga all'interno dei nostri locali, del famigerato art. 100 del TULPS.
Omicidi: Di fronte ai 297 omicidi avvenuti in Italia, la maggior parte avvenuti in famiglia e dentro la stessa casa, solo un omicidio è avvenuto all'interno di una discoteca (Prov. di Sassari) nel 2019 e per fatti non derivanti alla stessa discoteca, dove il gestore si è costituito parte civile nel procedimento penale nei confronti dell'omicida.
Alcool: Nel 2018 il binge drinking (Il binge drinking è l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve) è avvenuto in pub, bar, case private. Nei nostri locali la somministrazione di alcol avviene in maniera moderata e controllata, con esclusione radicale della somministrazione ai minorenni e le consumazioni alcoliche hanno un costo abbastanza elevato.
I ragazzi arrivano in ora tarda e già in stato etilico compromesso, tanto da indurci a piazzare telecamere anche nei parcheggi o a monitorarli con timbri e controlli affinché non portinobottiglie da fuori all'interno dei locali.
Da anni conduciamo una battaglia contro I negozi gestiti da extracomunitari che smerciano alcol a basso costo fino a tarda ora e contro gli abusivi che somministrano sostanze alcoliche ai minorenni. Agli inizi dell'emergenza coronavirus ci siamo battuti contro abusivi che esortavano i ragazzi a bypassare l'emergenza recandosi a feste dove -così scrivevano gli inviti- l'alcol era libero.
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Unitevi a noi nel festeggiare il “Giorno del pubblico dominio” 2021.
Aggiungete un’altra festa al vostro calendario e venite a festeggiare con noi il “Giorno del Pubblico dominio”, ovviamente in compagnia di Tarzan, John Carter di Marte, Palla di Neve e molti altri.
Anche per il 2021 vogliamo condividere con voi la festa del “Public Domain Day”. Il giorno, convenzionalmente fissato il primo di gennaio, in cui si elencano le opere che nel corso dell’anno precedente sono entrate a far parte del pubblico dominio; e ogni anno la lista diventa sempre più lunga, perché i vincoli di copyright e di brevetto decadono dopo un po’ di tempo dalla morte dell’autore.
Ma quando si può parlare di pubblico dominio?
Argomento infinito, ma possiamo riassumere molto brevemente:
“Un’opera dell’ingegno si dice di pubblico dominio quando non è più oggetto di protezione del diritto d’autore. L’opera diventa liberamente accessibile e tutti la possono utilizzare, modificare e riprodurre senza la necessità di deroghe o autorizzazioni. L’opera diventa proprietà di tutti, non più del singolo autore o editore”.
Leggendo questa definizione il concetto può sembrare semplice, ma vi assicuriamo che non è cosi: la legislazione sui diritti d’autore e licenze di utilizzo è una delle cose più complesse e bizantine in cui possiamo imbatterci sulla faccia della terra; pensate semplicemente che i termini di protezione variano da stato a stato (o da unioni di stati) dai 50 anni dei fortunati Canadesi e altri ai 100 dei Messicani, noi europei siamo nel mezzo: 70 anni.
Bel guazzabuglio di colori vero? Per rendere più comprensibile in concetto, l’Unione delle Università Australiane ha realizzato un divertente filmato che ha come attore principale proprio Mr. Copyright
… e gli Stati Uniti? Storia a parte per il paese con la legislazione più attenta al mercato. Dopo un embargo di 20 anni dovuto alla legge del 1998 finalmente si aggiungono all’elenco le opere del 1925 e molte sono pezzi da 90 come The Great Gatsby (Il grande Gatsby) di F. Scott Fitzgerald, In Our Time (Nel nostro Tempo) di Ernest Hemingway, il film di Buster Keaton Go West e la canzone Always (Sempre) di Irving Berlin.
Se volete rimanere sempre informati e avere una panoramica su questa tipologia di opere e i progetti a loro dedicati vi consigliamo di seguire: The Public Domain Review.
Dove troverete delle vere e proprie perle come:
“Yellow Journalism: The "Fake News" of the 19th Century”
e “Don Quixote in the 20th Century”
Non rimane quindi che celebrare questa inesauribile risorsa: gli autori e le loro composizioni che “in formato originale” escono dalla tutela di copyright e diritto d’autore durante il Public Domain Day.
Per il 2021 diamo il benvenuto nella famiglia delle opere “liberate”, alle musiche di Francesco Cilea, alle poesie di John Gould Fletcher, agli scritti di Edgar Rice Burroughs, Edgar Lee Masters, George Orwell, Cesare Pavese, per non dimenticare Trilussa e ai tanti altri che potete trovare qui.
Bene, ma tutto questo ben di Dio come si trova?
Parlando di libri, possiamo sperare che siamo stati scannerizzati e resi disponibili attraverso un progetto di biblioteca digitale e vi assicuriamo che ve ne sono per soddisfare ogni esigenza: dal primo “Il progetto Gutenberg” circa 60.000 libri in maggioranza letteratura in lingua inglese, al “Progetto Runeberg” per gli amanti delle lingue scandinave. Dall’enorme “Gallica” della Biblioteca Nazionale di Francia con 2 milioni di testi, al piccolo ma fornito “Early Manuscripts at Oxford University” per i seguaci dell’epica medievale, senza dimenticarci l’archivio di articoli scientifici della “Cornel University”.
E per gli Italiani? Iniziate da “Liber Liber”, magari dando una sbirciatina anche alla sezione Audiolibri, per poi passare alla “Biblioteca Italiana “ progetto a cura del Centro Interuniversitario Biblioteca italiana Telematica (CIBIT)
Finiamo con un consiglio per gli “amanti” di Milano e delle sue storie: non perdetevi la nostra raccolta di testi pubblicata su “Digitami”.
Buona lettura.
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“Ho ritrovato il celeste e il selvaggio”. Catherine Pozzi, la poetessa della notte
Un secolo fa, nel 1920, incontra Paul Valéry, non ne è l’amante né la musa, piuttosto, il totem. Lo incontra il giorno del suo trentottesimo compleanno, la sua è una bellezza trasparente, elfica, d’androgino. Gli occhi sembrano un espediente della notte. Famiglia abbiente, quella di Catherine Pozzi: il padre, Samuel, chirurgo d’alta fama, amico di Clemenceau, eletto in stima da Robert Proust, il fratello di Marcel – che era solito frequentare il salotto di casa Pozzi – è dipinto in una affascinante vestaglia rossa da John Singer Sargent, è ammazzato, il giorno del compleanno della prima figlia, Catherine, nel 1918, da un paziente, un malato psichico.
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Figura di donna astratta, inflessibile e in fuga, Catherine: pratica la scrittura giovanissima, passa gli esperimenti poetici al vaglio del fuoco, studia a Oxford, si sposa nel 1909 con Édouard Bourdet, incerto drammaturgo, per noia, svogliatamente gli dà un figlio, Claude, preferendo la compagnia di Marcel Schwob. Destinata agli amori dispari, a stivare il corpo nella mandorla della mente, Catherine si fa incantare da André Fernet, letterato e ardito che nel 1916 muore durante un duello aereo. Nel 1921 pone fine al matrimonio con Bourdet, si unisce a Valéry – coniugato a Jeannie – ed è già rosa dalla tubercolosi che se la mangia, a Parigi, il 3 dicembre del 1934.
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Scrittrice iperborea, esoterica, che inietta il verbo in atto magico – perciò nascosto –, ardente nel carisma dell’autodistruzione, l’opera di Catherine Pozzi, di traslucida violenza, è del tutto postuma, prima nei Poèmes, per Gallimard, nel 1959, poi nell’Oeuvre poétique curata da Lawrence Joseph nel 1989. Il primo dicembre del 1929 è pubblica sulla “NRF” la sola poesia edita in vita dalla Pozzi – nome che s’incardina nel caso di quell’altra Pozzi, Antonia. La poesia s’intitola Ave, ha porzioni di indifesa grandezza, come se dagli occhi si potesse mungere vetro:
Quando sarò per me stessa perduta E divisa nell’abisso infinito Infinitamente, quando sarò sconfitta Quando il presente di cui sono rivestita Avrà tradito,
Per l’universo in mille corpi frantumata Di innumerevoli istanti non ancora riuniti Di cenere setacciata nei cieli fino al nulla Rifarete per una strana stagione Un solo tesoro
Rifarete il mio nome e la mia immagine Con mille corpi portati alla luce Viva unità senza nome e volto Cuore dello spirito, oh centro del miraggio Altissimo amore.
*
Quindi va distillata come un arcano, da ispirati che leccano la provvisorietà della parola, Catherine Pozzi. Intorno ad Ave Michel de Certeau, concludendo Fabula mistica, scrive Ouverture a una poetica del corpo. Scrive, tra l’altro: “È mistico colui o colei che non può fermare il cammino e che, con la certezza di ciò che gli/le manca, sa di ogni luogo e di ogni oggetto che non è questo, che qui non si può risiedere né contentarsi di quello. Il desiderio crea un eccesso. Eccede, passa e perde i luoghi. Fa andare più lontano, altrove. Non abita da nessuna parte”. Per questo è appropriato che la poesia della Pozzi, specie di lamina orfica, lunare, non si faccia leggere, chieda di andare alla macchia – e cercarla.
*
Tre anni prima di Ave, la Pozzi, “Sotto influsso della morfina scrive Vale, la prima delle poesie maggiori. Rifiuta di pubblicarla perché prefigura la rottura con Valéry” (Marco Dotti).
Ho ritrovato il celeste e il selvaggio Il paradiso dove l’angoscia è desiderio. Il passato che cresce di tempo in tempo È il mio corpo e sarà la mia sorte, Dopo il morire.
Quando in un corpo, mia delizia obliata, Dove fu il tuo nome, prenderà forma di cuore Rivivrò il nostro grande momento E questo amore che ti avevo dato Per il dolore.
*
La pubblicazione della Correspondance tra la Pozzi e Valéry, La flamme et la cendre (Gallimard, 2006) fu un evento, stipato in un malloppo di oltre 700 pagine. “Distrutto? Perduto? Sequestrato negli abissi di una biblioteca pubblica? Per tre quarti di secolo si sono sommate voci, sono esplosi pettegolezzi intorno a questo epistolario solforoso… Sullo sfondo dei salotti parigini e delle opulente stazioni di villeggiatura popolate dal bel mondo delle teste pensanti degli anni Venti, si sviluppa una relazione turbata, turbolenta, di insondabile disperazione, di indicibile pienezza. Diciamolo: queste lettere costituiscono, nel loro campo, un capolavoro”, scrive il curatore, Lawrence Joseph.
*
In Italia, l’esigua opera poetica della Pozzi è stampata in due libri, Il mio inferno (Medusa, 2006; per la cura di Marco Dotti) e Nyx e altre poesie (Via del Vento, 2013; a cura di Claudia Ciardi). Legata a Rainer Maria Rilke, di lui più glaciale – la Correspondance 1924-1925 è edita nel 1990 da La Différence –, installata da Cristina Campo tra gli spettri santi, la vita letteraria della Pozzi, che chiede il culto tributato alle divinità del sogno, è relegata nelle lettere – vasta la corrispondenza pure con Jean Paulhan – e soprattutto nel diario (edito nel 1987 come Journal: 1913-1934), pieno di agnizioni, di ulcere, di devote fratture. Da alcuni frammenti del diario, sembra che sia lì il diamante nero del carisma: “Io sono uno di quei punti particolari attraverso cui si irradia la sofferenza del pianeta”. Qui, in Agnès: “Tutto l’amore che nessuno raccoglie, chi sa mai dove va a finire? Ma io, io vi costringo anzitempo… Quando l’ora verrà, quando sarò pronta, con il vestito e col cuore – quando dirò: ‘adesso, adesso’, e voi non verrete (come tante altre volte in cui non siete venuto), non lascerò quel che ho di migliore dissiparsi fino all’altra riva del mondo”. Qui scrive di Valéry: “Parla, parla della sua potenza: un’ambizione implacabile improvvisamente alzata come un grande vento dietro questo spirito di cristallo, questo sentimento insensibile, questa impotenza della volontà. Vedo l’estremità della sua intelligenza. Il resto: vuoto assoluto”. Da qui andrebbero estratti materiali, macerie epistolari, per un grande libro su Catherine Pozzi.
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Fu adorata da tutti – da Julien Benda a Ernst Robert Curtius e Paulhan – come l’altro che viene a screziare la fiducia nel mezzogiorno, come il veleno che rende sfrenata la gioia, sfuggente, in adempimento ai lutti. (d.b.)
L'articolo “Ho ritrovato il celeste e il selvaggio”. Catherine Pozzi, la poetessa della notte proviene da Pangea.
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A discovery of witches
Interessanti novità in arrivo su Sky Italia. Dal 29 gennaio 2020 andrà in onda anche nel nostro paese e in lingua italiana la serie televisiva tratta dai libri di Deborah Harkness, libri pubblicati anche in Italia con discreto successo qualche anno fa.
Il telefilm si intitola come il primo libro della trilogia letteraria da cui è tratto: A DISCOVERY OF WITCHES
Ho letto i primi due libri della serie (All souls trilogy) ormai diversi anni fa, cinque o sei credo, in lingua originale e ve parlai anche sul blog. I libri poi arrivarono in Italia editi da Piemme nel 2012 ed ebbero un discreto seguito.
Personalmente i primi due libri non mi avevano conquistato del tutto. L’idea alla base era semplice ma geniale: vampiri, streghe, amore proibito, viaggi nel tempo, misteri da risolvere legati a dei libri di magia…. Avevano tutti gli elementi per piacermi davvero, ma li ho trovati pesanti e così non ho mai letto il terzo, e ad oggi ricordo pure molto poco delle trame dei primi due. Il che non è un buon segno.
Avevo impiegato ben 15 giorni per leggere il primo libro A discovery of withches, il che per me che sono molto veloce nel leggere, è quasi un record di lentezza, ma si trattava di un libro di più di 600 pagine, e molto denso.
Sì denso è una parola adatta per descriverlo, denso e ricco. Non si trattava di un urban fantasy ma di un misto di molti generi, dal trattato scientifico, alle fiabe, al testo alchemico o evoluzionista, al romanzo storico, fantasy, mistery, al’urban…..molti generi si intrecciavano in questo libro veramente unico nel suo genere. E io amo i libri diversi da tutti gli altri.
Ricordo di aver pensato che sarebbe stato bello se ne avessero tratto una serie televisiva, in quanto quella avrebbe perso la pesantezza del libro per strada con tutti i pensieri interiori dei protagonisti o i pezxzi di testi storici, e avrebbe reso la storia molto più piacevole e godibile.
E l’hanno creata, solo mantenendo la pesantezza e lentezza dei libri.
Forse sono troppo dura, e il mio giudizio può essere intaccato dal fatto che l’ho vista l’estate scorsa in lingua originale, e l’accento britannico a volte mi è ostico ma.....è lenta. Non c’è altro da dire, forse pesante è un aggettivo troppo forte, ma la serie tv è molto lenta in alcuni punti dove proprio non dovrebbe esserlo, e gli attori non mi hanno conquistato. Questa è la verità.
Ma magari a voi la serie piacerà.
Intanto qui sotto ve presento meglio i libri da cui è tratta nel caso voleste leggerli e preparvi al meglio per il telefilm:
1. Il libro della vita e della morte
Titolo originale: A discovery of witches
Trama: L’autrice con questo libro è riuscita a creare qualcosa di nuovo. La base è un romanzo moderno e storico al tempo stesso, qulacosa che può ricordare come atmosfere La bibliteca dei morti, per intenderci. Siamo in una città universitaria inglese e una storica di testi alcheici che frequenta tutti i giorni la biblioteca dell’università un giorno si ritrova tra le mani un libro alchemico che ne nasconde un altro, e si accorge che il libro è protetto dalla magia. Non ne rimane sorpresa visto che lei stessa è una strega, ma , dal momento che ha scelto di non usare più i suoi poteri e non vuole avere a che fare con al magia, lo ripone e vuole solo dimenticare di averlo visto. Purtroppo non potrà farlo visto che tutti sembrano volere che lei lo richiami poichè si tratta di un testo magico potentissimo che forse racchiude i segreti e le orgini delle tre razze soprannaturali: streghe, vampiri e demoni. E così vampiri, streghe e demoni l’assillano notte e giorno…..lei deve allearsi con un vampiro per tenerli a bada, Matthew un famoso genetista….e finirà con l’nnamorarsi di lui, cosa proibita visto che tra razze supernaturali diverse è proibilto mischiarsi… Ma questa mia sintesi della trama potrebbe trarvi in inganno, questo non è un semplice libro d’amore, anche se lo contiene. Si parla di evoluzionismo, genetica, si attraversano le epoche storiche e si combatte senza esclusione di colpi. A tratti il libro è piuttosto lento e prolissimo visti gli argomenti alti di cui parla e non lo vedo adatto ad un pubblico giovane sinceramente, ma è veramente affascinante. Vi siete mai chiesti in cosa crede un vampiro? E un demone? Si chiedono da dove vengono e dove vanno? E se fosse geneticamente possibile risalire ai loro antenati cosa scopriorebbero? similitudini o differnze? E se la genetica rivelasse loro che stanno per estinguersi, si arrenderbbero all’evoluzione che li vuole vedere scomparire o muterebbero per sopravvivere? Se a questi temi poi si aggiunge la possibilità di vedere il futro e viaggiare nel tempo….capirete anche voi che questo libro contiene veramente di tutto.
2. L’ombra della notte
Titolo originale: Shadow of the night
Trama: Nella biblioteca Bodleiana di Oxford, Diana Bishop, giovane storica e studiosa di alchimia, scopre un misterioso manoscritto: prima di restituire il libro, il tocco della sua mano sulla copertina riaccende in lei la magia che aveva tentato invano di bandire dalla sua vita dopo la morte dei genitori. Diana discende infatti da una nota stirpe di streghe, e non è l'unica a essere fatalmente legata all'Ashmole 782, di cui nel frattempo si sono perse le tracce: demoni, vampiri e streghe ne subiscono il fascino e cercano di decifrarne i contenuti sibillini. Tra questi, l'affascinante professore di genetica Matthew Clairmont, vampiro eternamente giovane. Il libro regola l'esistenza delle creature ultraterrene e nasconde i segreti per scongiurarne l'estinzione. Diana e Matthew si innamorano e si scelgono per la vita secondo il disegno di un destino a loro sconosciuto. Ma la loro unione è bandita dalla legge delle streghe e dei vampiri. Alla ricerca del prezioso volume, i due innamorati si catapultano nel cuore dell'Inghilterra elisabettiana del 1591, alla corte della regina. Li accoglie un esclusivo circolo di personaggi: la misteriosa “Scuola della Notte”, tra cui spiccano il drammaturgo Christopher Marlowe, il poeta George Chapman, l'astronomo e matematico Thomas Harriot. Ma il XVI secolo non è un posto sicuro: in quegli anni di spietata caccia alle streghe e diffuso pregiudizio, l'unione dei due giovani rischia di scatenare un conflitto di proporzioni inimmaginabili.
3. Il bacio delle tenebre
Titolo originale: The book of life
Trama: Quando la giovane studiosa di alchimia Diana Bishop ritrovò nella biblioteca Bodleiana di Oxford un manoscritto rimasto nascosto da secoli, la sua vita cambiò completamente: non solo perché il potere di quel manoscritto le permise di accettare la sua vera natura di strega, ma anche perché grazie a esso conobbe Matthew Clairmont, vampiro, professore di genetica appassionato di Darwin. Da allora, in un viaggio attraverso un mondo popolato di umani ma anche di creature ultraterrene, hanno condiviso un grande amore proibito, e insieme hanno tentato di scoprire i segreti celati nel manoscritto da cui tutto ebbe inizio. Oggi sono tornati: pronti ad affrontare una nuova minaccia, quella dell'estinzione della loro specie. Sempre più incombente, soprattutto ora che alcune pagine del codice Ashmole 782, in cui è contenuto il segreto della loro sopravvivenza, sono scomparse. Tra dimore cariche di segreti, e antiche e misteriose biblioteche, Diana e Matthew continueranno la loro battaglia.
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Le avventure culinarie di Antonio Carluccio proiettate in occasione della Settimana della Cucina Italiana
Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Settimana della Cucina Italiana, all'Istituto di Cultura di Londra la proiezione delle avventure culinarie di Antonio Carluccio. Le avventure culinarie di Antonio Carluccio proiettate in occasione della Settimana della Cucina Italiana Non si è ancora conclusa la Settimana della Cucina Italiana nel mondo, che nel Regno Unito ha preso il via lo scorso 14 novembre: il prossimo 24 novembre, infatti, è la volta delle avventure culinarie di Antonio Carluccio in Australia, che saranno proiettate all’Istituto Italiano di Cultura di Londra. In programma, la proiezione di due episodi di Antonio Carluccio's Six Seasons, prodotti e diretti da Carmelo Musca, a cui seguirà una conversazione con Sabine Stevenson, fiduciaria fondatrice della Fondazione Antonio Carluccio, e Annabel Valentine, archivista della Oxford Brookes University. Ci sarà un'introduzione alla Fondazione Antonio Carluccio, alla sua vita e all'archivio della Oxford Brookes e saranno esposti alcuni oggetti personali del cuoco originario della costiera amalfitana. È possibile prenotare il biglietto, gratuitamente, a questo link. Antonio Carluccio’s Six Seasons per la prima volta in Uk Antonio Carluccio's Six Seasons è stata l'ultima serie televisiva che Antonio Carluccio ha girato per la SBS in Australia. Questa serie esplora la cultura alimentare degli indigeni australiani e le loro pratiche di foraggiamento alla luce dei loro antichi modi di vita sostenibili. Girato, prodotto e trasmesso dalla SBS in Australia, è stato lanciato in prima serata da numerose emittenti internazionali worldwide. Nonostante ciò, non è mai andato in onda nel Regno Unito. Antonio Carluccio, scomparso nel 2017, ha vissuto e lavorato per decenni a Londra, ottenendo nel 2007 l’Ordine dell’Impero Britannico. Nella sua carriera decennale ha scritto numerosi libri ed è apparso in svariate produzioni televisive, tra cui proprio Six Seasons. Le avventure culinarie di Antonio Carluccio: chi sono gli ospiti della serata Chi ospiti che accompagneranno lo screening durante la serata sono Sabine Stevenson e Annabel Valentine. Sabine Stevenson è nata in Germania ed è arrivata a Londra nel 1983. Fisioterapista di formazione con esperienza al Guy's e al St Georges Hospital di Londra, vive nell'East Hampshire ed è ricercatrice di dottorato in archeologia preistorica. Ha creato l'archivio di Antonio e, insieme alla Fondazione Antonio Carluccio, mira a portare avanti e divulgare il suo lascito. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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Il fascino di A Discovery of Witches - Il Manoscritto delle Streghe: il primo fantasy in cui l'origine storica della magia è trattata come si deve
Il fascino di A Discovery of Witches – Il Manoscritto delle Streghe: il primo fantasy in cui l’origine storica della magia è trattata come si deve
Disclaimer: parlo solo della serie perché devo ancora leggere i libri. Un mese fa, facendo un sondaggio sulle serie dedicate alle streghe, mi è stato consigliato il prodotto di Sky One, A Discovery of Witches – Il Manoscritto delle Streghe su Now TV. Tratto dalla trilogia The All Souls di Deborah Harkness, la storia narra di Diana Bishop, ricercatrice dell’Università di Yale ad Oxford, che trova…
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