#libri e conoscenza
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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La Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna si prepara ad accogliere un ciclo di incontri culturali imperdibilinell’ambito della rassegna "La Domus dei Libri", dedicata alle presentazioni di volumi e conversazioni con gli autori. Un’occasione per immergersi nella letteratura e nella storia, accompagnati da visite tematiche ai mosaici antichi, che arricchiranno l’esperienza dei partecipanti.
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unaragazzadaicapellimossi · 10 months ago
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la quantità di voglia di conoscere le persone, seppur non quantificabile, è uguale alla voglia di non conoscerle e parlarci.
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b0ringasfuck · 8 months ago
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Pare che Vannacci abbia fatto arrivare in casa degli italiani 250000 copie dei suoi libri.
Un libro di Vespa vende dalle 30000 alle 100000 copie. Chi ci sta nell'altro 35%?
Dal canto mio, leggere dall'inizio alla fine un libro mi capita veramente di rado. Se leggere un libro dalla prima all'ultima pagina fosse un requisito per dire di aver letto un libro, per la maggior parte degli anni che mi separano dall'Uni ad oggi finirei tra la maggiornanza dei non lettori.
Se uno ha come scopo quello di imparare, leggere non è facile. Se uno vuole solo divertirsi, si guarda una serie.
La riduzione del numero di lettori va di pari passo con l'offerta di altro. Il rapporto tra epoche e qualità della roba scritta non è così banale dal rifugiarsi nel "si leggeva meglio quando si stava peggio".
L'anno scorso ho fatto un'incredibile eccezione e mi sono letto tutti i libri di Cixin Liu su cui sono riuscito a mettere mano. Sarà per ignoranza ma non mi pare ci siano autori cinesi ben integrati nel sistema cinese e popolari che vengono tradotti, tanto meno di fantascienza. Three-body problem urlava "sono una finestra sulla Cina e come si vede".
La letteratura in genere non ha questo rapporto chiaro tra numero di pagine lette e cosa impari. Specialmente tenendo conto di quanta poca gente legga, ma mica solo da noi, ormai ha anche un rapporto "distaccato" con la società.
È un po' come avere la pretesa di capire cosa succedeva nel 1600 leggendo i Promessi Sposi. Ma pure cosa succedeva nel 1800. Se volevi capire la società italiana degli anni '90 era più utille guardare Mediaset che non leggere Baricco. Barrico è la mosc ciliegina sulla torta.
Se sei uno storico di mestiere, ti attacchi a tutto per avere un'idea più completa e coerente. Se non lo sei... ti cerchi un "bigino".
Ma scegliersi un "bigino" non è mica banale.
Per dire, ho studiato fisica, dello stato solido. Per altro il mio breve stint con la ricerca mi ha portato a fare altro. Dopo ho fatto altro ancora. Perchè sono una persona curiosa ho comunque continuato a leggere di fisica e matematica (che comunque finisce per darmi strumenti pragmaticamente utili).
Volessi interessarmi di storia medioevale, la prima cosa che farei, sarebbe cercarmi quali sono i libri di testo che scelgono alla facoltà di storia. E poi?
Per quello che mi riguarda, sono già oltre "quali libri di testo si scelgono a fisica". Ma se ho un interesse per la teoria dei gruppi e vado su stackexchange a chiedere consiglio, sembra incredibile ma chi ha competenza di teoria dei gruppi, mi guarderebbe come un bimbo delle elementari. Perchè chi ha proseguito il suo percorso di studi in quell'ambito si è già visto assegnare dei libri, ha seguito delle lezioni e si presuppone un livello di conoscenze più alto di quello che un cialtrone hobbista come me possa avere.
Poi c'è gente che forse ha studiato economia... forse... che fa cherry picking su ArXiv per sostenere che il cambiamento climatico è una bufala.
Trovare da leggere per certi versi oggi con internet è MOOOOLTO più facile. Ma c'è anche TROPPA roba e tanto rumore.
Ho diverse migliaia di libri, alcuni li comincio e li pianto li perchè capisco che non sono ancora pronto, altri li pianto li perchè mi accorgo che sono scritti male, altri ci impiego molto a leggerli. Perchè 1400 pagine di Guerra e pace non sono 400 pagine di An introduction to manifolds. Altri li consulto.
Lasciamo perdere poi come e cosa si legga per lavoro... che non è magari un libro, ma 10 pagine qua, 10 pagine la, un articolo di giornale, 3 email... ma a seconda di cosa e come lo si legga può essere più educativo di un libro di Vespa o può essere solo roba da travet. E gran parte del lavoro di contadini e operai non consiste nel leggere, ma la fetta di terziario non è più quella di una volta.Se da un lato sono d'accordo che l'istruzione non debba essere finalizzata esclusivamente al lavoro, a me piacciono poco i discorsi elitisti per cui si studia perchè è una roba "nobile". Per altro secondo me si sopravvaluta anche quanto l'istruzione nella nostra società sia finalizzata al lavoro e invece quanto sia finalizzata al mantenimento di una struttura di potere, lo si vede da quanto in realtà non si punti anche sui posti di lavoro alla massima produttività ed efficienza (pure nel privato eh), ma appunto ci sia una buona fetta di energie dedicata alle "social relationship".
Leggere per imparare è FATICOSO. Leggere per divertirsi è sopravvalutato, specialmente oggi con così tante alternative.
Dopo anni di Drive In, veline, calciatori, influencer leggere per imparare non ha più questo grande appeal nei confronti di gente che non sa quando e come andrà in pensione.
Per certi versi smettere di leggere è una scelta più razionale che non continuare a leggere senza dargli un fine se non quello di poter dire che si è "meglio" degli altri.
Poi... siamo sempre li... smettere di leggere è "meno peggio" di leggere con le stesse finalità con cui si compera una borsa di Prada.
Aspettarsi che la gente si rimetta a leggere libri e investire li le proprie risorse è tempo buttato al cesso. Per chi cercasse di aumentare il numero di lettori e per la platea a cui ci si rivolge avrebbe un ROI molto basso e la gente è purtroppo rimbambita, ma NON così tanto. E se quello che gli viene offerto è una versione "intellettuale" della borsa di Prada, forse i più scemi sarebbero quelli che glie lo offrono.
P.S. quello che scrive la gente nel 1800 andrebbe anche attualizzato. Non è che Miguel de Unamuno così come von Hayek avessero torto, ma alla fine non si può fare a meno che aggiustare un po' il tiro.
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Siamo agli ultimi posti per libri letti in Europa [...].
Di questo passo il numero di lettori forti sarà più esiguo del numero di coloro che scrivono e pubblicano libri; con la conseguenza che ogni anno verranno sfornati decine di migliaia di testi destinati a fare le belle statuine sugli scaffali o ad andare al macero.
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A pensarci bene, si tratta di statistiche da cui si capiscono molti fatti, che non mi pare nemmeno il caso di illustrare.
"El fascismo se cura leyendo y el racismo se cura viajando", diceva Miguel de Unamuno. [...]
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ambrenoir · 7 months ago
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« Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana. »
Christophe Clavé
Tratto da pagina fb Filosofia e storia della filosofia
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angelap3 · 28 days ago
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Ecco la traduzione con la parola "intimità" al posto di "sesso":
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Si racconta che Marilyn disse a Einstein, con una franchezza affascinante:
"Tu ed io potremmo avere un figlio: nascerebbe con la mia bellezza e la tua intelligenza."
Al che il padre della relatività e della bomba atomica rispose:
"Magari nascerà con la mia bellezza e la tua intelligenza."
All’epoca ancora non si sapeva (le prove vennero fatte più tardi) che il quoziente intellettivo di Marilyn Monroe era di 165, cinque punti in più rispetto al “più grande genio di tutti i tempi”!
Marilyn Monroe (Norma Jeane Baker, 1926-1962) era una grande lettrice.
Nella sua casa aveva una biblioteca con circa mille libri e trascorreva molte ore leggendo opere di letteratura, poesia, teatro e filosofia, poiché il suo spirito, oltre ad avere un'irrefrenabile voglia di vivere, era animato da una curiosità insaziabile e una fame incessante di conoscenza.
Ecco alcune delle meravigliose citazioni di questa grande donna:
1. Una delle cose migliori che mi siano capitate è essere una donna. È così che dovrebbero sentirsi tutte le donne.
2. La gente iniziò a dire che ero lesbica. Sorrisi. Non esiste un'intimità sbagliata, se c’è amore.
3. I cani non mordono. Solo gli esseri umani lo fanno.
4. Non mi sento come la primavera. Mi sento come un caldo autunno di colore rosso.
5. Ridi quando sei triste. Piangere è troppo facile.
6. Voglio invecchiare senza lifting. Voglio avere il coraggio di essere fedele al volto che ho costruito.
7. Nessuno mi disse che ero bella quando ero bambina. A tutti i bambini dovrebbe essere detto che sono belli, anche se non lo sono.
8. Un simbolo sessuale diventa un oggetto. Odio essere un oggetto.
9. Essere un simbolo sessuale è un peso difficile da portare, soprattutto quando si è stanchi, feriti e confusi.
10. È meglio stare soli che essere infelici con qualcuno.
11. L'imperfezione è bellezza, la follia è genialità. È meglio essere ridicoli che noiosi.
12. Le delusioni ti fanno aprire gli occhi e chiudere il cuore.
13. Sono una ragazza piccola in un mondo grande che cerca qualcuno da amare.
14. L'intimità fa parte della natura. E io vado d’accordo con la natura.
15. Non ho mai abbandonato nessuno in cui ho creduto.
16. Non ho mai ingannato nessuno. A volte ho lasciato che gli uomini si ingannassero da soli.
17. Se avessi seguito tutte le regole, non sarei mai arrivata da nessuna parte.
18. È più facile amare un uomo che viverci insieme.
19. Tieni la testa alta, il mento in su, mantieni il sorriso, perché la vita è una cosa meravigliosa e ci sono tante ragioni per cui sorridere.
Ricordate di non avere pregiudizi: le persone valgono per ciò che sono, non per ciò che gli altri inventano su di loro.
Buona serata!!!
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falcemartello · 1 year ago
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(Caprichos di Francisco Goya, l’Asino)
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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saayawolf · 24 days ago
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C'è una sottile poesia nel comprare libri che forse non leggeremo mai, tanto che i giapponesi hanno creato una parola specifica: "tsundoku", nata dalla fusione di "tsunde-oku" (accumulare) e "dokusho" (leggere).
Non è semplicemente disordine o accumulo compulsivo, e nemmeno bibliomania. È piuttosto un'espressione d'amore per i libri e la lettura, dove ogni volume viene acquistato con la genuina intenzione di leggerlo, prima o poi. È come creare un museo personale di possibilità, dove ogni libro rappresenta un mondo ancora da esplorare, una promessa di conoscenza futura.
In fondo, ogni libro non letto sulla nostra mensola è come un piccolo tesoro che custodisce infinite potenzialità, un invito perpetuo all'avventura. La prossima volta che guarderete la vostra pila di libri in attesa, ricordatevi che non siete soli: state praticando una bella abitudine giapponese che celebra l'amore per la lettura e la speranza di future scoperte.
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animanuda · 30 days ago
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Tutti viviamo nella menzogna di qualcosa che non conosciamo, e spesso la conoscenza non dipende solo da noi. Possiamo essere colti, maturi, aver vissuto esperienze difficili, letto libri, eppure continuare a ignorare qualcosa. Dopotutto, se sapessimo tutto, che senso avrebbe la vita?
Ma c’è una differenza tra il non sapere e il rifiutarsi di conoscere. La paura, l’abitudine, la comodità possono diventare una prigione, una menzogna che scegliamo di raccontarci. E vi assicuro che arriverà un momento in cui desidererete un’altra opportunità per superare quei timori che vi separano dall’intensità delle emozioni.
Non a tutti è stata concessa questa possibilità, e alcuni non l’hanno mai avuta. Ma per chi ce l’ha, ogni momento è buono per iniziare. Chissà, magari proprio questo post potrà ispirarvi…
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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“Pellegrini verso le antiche terre di Maria De Zio”. Un avvincente romanzo ricco di avventure e sentimenti
Si arricchisce di un nuovo romanzo storico la collana “Gli Emersi – Narrativa” dell’Aletti editore, con l’opera “Pellegrini verso le antiche terre”, scritta da Maria De Zio. E’ la storia del viaggio di alcuni pellegrini, fra cui dei ragazzi, che percorrono la Francia e l’Italia, partendo dalla zona di Reims fino alla Puglia. Le vicende personali dei protagonisti si intersecano con eventi storici…
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mucillo · 1 year ago
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“Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual è lo scopo della lettura?”
Fu questa la domanda che un allievo una volta fece al suo Maestro.
Il Maestro in quel momento non rispose. Dopo qualche giorno, però, mentre lui e il giovane allievo se ne stavano seduti vicino ad un fiume, egli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell’acqua usando un vecchio setaccio tutto sporco che era lì in terra.
L’allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica.
Tuttavia, non poteva contraddire il proprio Maestro e, preso il setaccio, iniziò a compiere questo assurdo compito. Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume per tirarne su dell’acqua da portare al suo Maestro, non riusciva a fare nemmeno un passo verso di lui che già nel setaccio non ne rimaneva neanche una goccia.
Provò e riprovò decine di volte ma, per quanto cercasse di correre più veloce dalla riva fino al proprio Maestro, l’acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto.
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito”
“No – rispose il vecchio sorridendo – tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L’acqua, filtrando dai suoi buchi lo ha ripulito”
“Quando leggi dei libri – continuò il vecchio Maestro – tu sei come il setaccio ed essi sono come l’acqua del fiume”
“Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l’acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata".
Questo è lo scopo della lettura”....
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francescacammisa1 · 2 months ago
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Il mantello del passato è fatto con il tessuto delle emozioni della nostra vita e cucito con fili enigmatici del tempo. In genere non possiamo fare altro che avvolgercelo attorno alle spalle per trarne conforto, o trascinarcelo dietro mentre ci sforziamo di proseguire il nostro cammino. Ma tutto ha una causa e un senso. Ogni vita, ogni amore, ogni azione, ogni emozione e pensiero hanno una ragione e un significato. E a volte riusciamo a vederli. A volte vediamo il passato con tale chiarezza, e le parti che lo compongono ci appaiono con tale limpidezza che ogni cucitura del tempo rivela il suo scopo, il messaggio che contiene. Nella vita ognuno di noi – poca importa che sia vissuta nell’abbondanza o nella miseria – nulla porta più conoscenza del fallimento, e più chiarezza del dolore. E nella minuscola, preziosa saggezza che otteniamo, quei nemici temuti e odiati – dolore e fallimento – hanno diritto e ragione di esistere.
Gregory David Roberts – Shantaram
Ph Koto Bolofo
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canesenzafissadimora · 2 years ago
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Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Christophe Clavé
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the-lived-abstractionism · 1 year ago
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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thegianpieromennitipolis · 9 months ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
IL SACRO NELL' ARTE DEL PRIMO NOVECENTO
Non è la prima volta che il sentimento del "sacro" e le espressioni dell'arte contemporanea s'incrocino nelle mie ricerche critiche.
È stato tema di almeno due conferenze, di un lungo video che lasciato sul mio canale YouTube, di riflessioni sparse nei libri che ho pubblicato.
Non si tratta di teologia: l'arte nasce dall'impulso a rendere contemplabile l'invisibile, le immagini di pensiero, l'anelito verso la forma irrealizzabile, il noumeno, l'archè (ἀρχή).
Ma non basta.
L'indagine scientifica sempre più fitta e profonda, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, seminò dubbi sulla validità dei modelli "causali" tradizionali per introdurre alla conoscenza dell'incorporeo, dell'immateriale, del nascosto.
Questi due elementi, l'antico afflato religioso e l'approccio alla fisica atomica e alla rivelazione di nuove frontiere nella percezione dello spazio-tempo, influenzarono varie correnti spiritualiste come l'antroposofia e la teosofia oltre a movimenti artistici impegnati in un esasperato simbolismo, l'attività dei "Nabis" e così di tutto l'espressionismo che caratterizzò quell'epoca di passaggio - da Munch a van Gogh a Gauguin, da Kandinsky a Mondrian a Malevic - nel contesto generico della febbrile indagine "modernista".
In quel crogiolo maturò anche la figura della svedese Hilma af Klint, la prima ad aver concepito la pittura astratta, prima di Wassily Kandinsky, eppure rimasta sconosciuta al pubblico per moltissimi decenni.
Nata nel 1862, perì in un incidente stradale nel 1944.
Lasciò le sue tele, circa 1.200, con la clausola della loro diffusione a distanza di vent'anni dalla sua morte, a un nipote.
Tuttavia, la scomparsa prematura di quest'ultimo depositò su quelle opere la patina silenziosa dell'oblio per altri decenni, fino alla metà degli anni '80 dello scorso secolo.
Al loro apparire, quei dipinti offrirono scorci di uno sguardo intensamente originale, maturato nella congerie di una struggente riflessione artistica: come un respiro bloccato, come desiderio imprecisato, come inquieta esplorazione di forme inattingibili.
Eppure, queste sorgono alla vista.
E affermano per l'arte il suo esserci come segno del "sacro", il "distante" che diviene manifesto dell'impossibile.
- Caos primordiale, n.16, 1906/07; Albero della conoscenza, n.1, 1913/15; Gruppo X, n.1, Pala d'altare, 1915; Caos Primordiale n. 7, 1906/07; Gruppo X, n. 2, Pala d'altare, 1915
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sayitaliano · 7 months ago
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Ciao!
Sono una studentessa spagnola che ha 10 giorni per imparare l'italiano prima di partire per l'eramus. Avete qualche raccomandazione per buoni libri di grammatica online e gratuiti? (ho già iniziato a studiare e sto ascoltando i podcast, ma ho bisogno di qualcosa di intensivo hahaha)
Ciao!
Tutte le risorse di cui sono a conoscenza per studiare la lingua italiana sono nel masterpost delle risorse qui (libri anche per studiare, etc). Invece la grammatica la trovi qui. In generale ti suggerisco questo post (i vari vocabulary/words list che trovi su @sayitalianohome possono aiutarti nel capire e nello scrivere parole simili tra loro per esempio)!
Se qualcuno dei miei followers vuole suggerire qualcosa di specifico, si faccia pure avanti nei commenti o mandi un ask!
Mi sembri già a un ottimo livello comunque, non mi preoccuperei troppo della grammatica fossi in te (non la conosciamo così bene nemmeno noi... sicuro non la pretendiamo perfetta dagli stranieri)! Continua a scrivere (qualsiasi cosa), pensare/parlare con te stessa o altri e ad ascoltare musica/podcast/film/serie tv (ciò che preferisci) in italiano giusto per sfizio e andrai alla grande ;)
P.S. L'unica cosa che posso dirti è: dammi pure del tu! Come mi hai scritto "ciao" usa pure il verbo "hai *tu*" e non "avete *voi*" (a meno che tu non volessi rivolgerti a tutti gli italiani e studenti che leggeranno la tua domanda! In questo caso, tutto perfetto! in caso contrario il "voi" non si usa più molto nel linguaggio formale, al massimo si dà del "lei" -ma troverai tutto nei link che ti ho messo sopra). Voglio darti lo stesso suggerimento che darei alla me che stava "studiacchiando" spagnolo un po' di anni fa: i verbi sono il vero problema, non li lasciare da parte (cosa che ho fatto purtroppo, e ne pago le "conseguenze" ora ahaha -nulla di grave ovvio, ma li devo rivedere tutti ogni santa volta). Suerte!
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valentina-lauricella · 7 months ago
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Letture femminili
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Il binge reading non ha senso. Io direi: a meno che non sia per doveri di studio, non divorateli, i libri. Non dovete dimostrare niente a nessuno. Io ho vissuto tranquillamente anni senza toccare un libro, leggendo solo Grazia e TuStyle, e non mi sentivo più o meno giustificata nella mia esistenza rispetto a ora. Sapevo, confusamente, che nella mia vita avrei incontrato Leopardi e Pavese, e ne rimandavo continuamente la conoscenza reale attraverso le opere, perché li consideravo due sicurezze, due capisaldi del mio destino. Razionalmente, non mi piace sostenere la tesi della reincarnazione o della conoscenza pregressa di un "programma di vita"; credo, semplicemente, che da bambini ci accadano delle cose di cui poi ci dimentichiamo, e che vanno a costituire bagaglio inconscio: sarebbe questo, in definitiva, il presunto ricordo di vite passate o conoscenze fatte in un mondo spirituale. È stato detto, da qualche anima, che l'aldilà è il mondo dell'inconscio: rivelazione e conferma di una verità o di un'illusione? Lungo discorso.
Dunque, come avrei conosciuto Leopardi e Pavese nella mia infanzia? Posso azzardare la ricostruzione delle circostanze. I miei acquistavano, quasi settimanalmente, L'Espresso. Al fondo dell'Espresso c'era la famosa rubrica di Umberto Eco, La bustina di Minerva: la leggevo per prima perché m'ingolosiva quel modo succoso, allusivo e sagace di parlare di cultura. Mi attirava, del suo autore, quell'aria di "saperla lunga". Allora, fu probabilmente durante la lettura di uno o più di questi articoli, che venne solleticata la mia curiosità sui poveri e incolpevoli Leopardi e Pavese. Probabilmente Eco, da vecchio volpone, avrà concesso ai suoi lettori qualche indiscrezione pruriginosa, velata di sadismo, sulla vita sessuale dei due scrittori, notoriamente faticosa. Bastò questa curiosità, suscitata nella mia mente di bambina/preadolescente, a gettare le basi della sensazione di una conoscenza pregressa e del mio grande interesse per loro.
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