#legge 2024 Italia
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Italia tra Referendum e Nuove Leggi: Autonomia Differenziata e Concorrenza al Centro del Dibattito
La Corte di Cassazione legittima il referendum sull’Autonomia differenziata, mentre il Parlamento approva la legge sulla Concorrenza: due fronti che ridefiniscono il futuro legislativo italiano.
La Corte di Cassazione legittima il referendum sull’Autonomia differenziata, mentre il Parlamento approva la legge sulla Concorrenza: due fronti che ridefiniscono il futuro legislativo italiano. L’Italia è protagonista di importanti sviluppi legislativi su due fronti cruciali: l’Autonomia differenziata e la legge sulla Concorrenza. Da un lato, la Corte di Cassazione ha dichiarato legittimo il…
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aliciasgard · 2 months ago
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Matilda de Angelis at "La legge di Lidia Poët" season 2 red carpet during the 22nd Alice nella città in Rome (October 24, 2024)
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divulgatoriseriali · 8 months ago
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Legge 15/2024: Cosa Cambia nell'educazione pedagogica con l'ordine professionale?
Il disegno di legge (DDL) 788, approvato il 9 aprile scorso, ha riconosciuto ed approvato la duplice istituzione dell’albo e dell’ordine professionale degli educatori e dei pedagogisti. Da esso è stata partorita la legge 15 aprile 2024, n.55 (in breve, Legge 15/2024 sull’educazione pedagogica): Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei…
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curiositasmundi · 4 months ago
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Un’inchiesta condotta in Tunisia del quotidiano britannico The Guardian denuncia stupri e torture compiuti della Guardia nazionale tunisina a danno dei migranti. La stessa Guardia nazionale finanziata direttamente dall’Unione europea con l’intento di frenare le partenze verso le coste italiane. Abusi di cui l’Ue sarebbe al corrente, scrivono gli autori, decidendo però di chiudere gli occhi e vantare piuttosto la riduzione degli sbarchi come fa il governo italiano. “Secondo Yasmine, che ha creato un’organizzazione sanitaria a Sfax, negli ultimi 18 mesi centinaia di donne migranti sub-sahariane sono state violentate dalle forze di sicurezza tunisine”, si legge nell’articolo che riporta le testimonianze di donne stuprate in pieno giorno: “Veniamo violentate in gran numero; la guardia nazionale ci porta via tutto”. Così, dopo i raid e le deportazioni per abbandonare i migranti in zone desertiche ai confini con Algeria e Libia, già costate vite umane, il controverso accordo siglato l’anno scorso tra Tunisi e Ue con la benedizione di Giorgia Meloni presenta nuovamente il conto in termini di diritti violati. E tuttavia continua a incassare entusiasmi, come quello che il premier britannico Keir Starmerha manifestato a Meloni durante la sua visita a Roma. Del resto, sulle deportazioni in aree desertiche di confine la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha già negato ogni corresponsabilità perché “l’Ue non sponsorizza le espulsioni”, né vede “effetti negativi dei finanziamenti Ue sul fronte dei diritti fondamentali”. Potrà mai ammettere corresponsabilità di fronte a stupri e torture? Più importante è il fatto che quanto emerge da inchieste come quella del Guardian confermi una situazione in netto peggioramento. Una cosa nota anche al governo italiano, come ricordano le ordinanze di alcuni nostri tribunali, che tuttavia conferma la Tunisia nella lista dei Paesi d’origine considerati sicuri al fine di trattenimenti dei richiedenti e degli eventuali rimpatri.
Secondo il Guardian, una parte consistente degli oltre 100 milioni già stanziati grazie al memorandum Ue-Tunisia sarebbe andata proprio alla Guardia nazionale, quelli che dovrebbero combattere i trafficanti. Ma lo stesso quotidiano ha già sostenuto “che gli ufficiali della Guardia Nazionale siano in combutta con i contrabbandieri per organizzare i viaggi in barca dei migranti”. Un’evoluzione già vista in Libia, dove i soldi dell’Italia e dell’Europa sono finiti in mano alle milizie che controllano il territorio, i ministeri, la guardia costiera libica e i famigerati centri di detenzione dove i migranti subiscono torture ed estorsioni prima di finire imbarcati, ripresi e imprigionati un’altra volta.
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Tra le testimonianze, anche quelle di chi, in mare, aveva davanti a sé i fari delle motovedette della guardia costiera italiana. Ma è finito lo stesso a bordo di quelle della guardia tunisina che, una volta riportato a terra lo ha ammanettato, caricato sugli autobus e deportato nel mezzo del nulla. “Il 28enne di Conakry, in Guinea, era a bordo di una delle quattro imbarcazioni intercettate al largo di Sfax nella notte del 6 febbraio 2024. Gli occupanti – circa 150 tra uomini, donne e bambini – sono stati portati a terra a Sfax, ammanettati e fatti salire su autobus“, racconta l’articolo. “Verso le 2 del mattino sono arrivati in una base della Guardia Nazionale vicino al confine con l’Algeria. Poco dopo, racconta Moussa, le forze di sicurezza tunisine hanno iniziato a violentare sistematicamente le donne. In seguito Moussa racconta che alcune riuscivano a malapena a camminare”. Ancora: ““C’era una donna incinta e l’hanno picchiata fino a quando il sangue ha iniziato a uscire dalle sue gambe. È svenuta”, sussurra Moussa al piano superiore di un caffè di Sfax. I media stranieri non sono benvenuti in città. Il suo racconto è confermato dalle organizzazioni di Sfax che lavorano con i migranti sub-sahariani”. Secondo l’organizzazione sanitaria di Sfax che cura le ferite delle donne vittime di violenza, “nove su dieci” delle donne africane migranti arrestate nei dintorni di Sfax hanno subito violenze sessuali o “torture” da parte delle forze di sicurezza”. Quanto ai pestaggi, sarebbero quotidiani, senza risparmiare vecchi e bambini. Come ha dichiarato alla firma del memorandum, l’Ue intende anche migliorare il codice di condotta per la polizia tunisina, un’ambizione che include la formazione sui diritti umani. “I trafficanti di Sfax, tuttavia, raccontano al Guardian di una corruzione diffusa e sistematica tra loro e la guardia nazionale”. ““La guardia nazionale organizza le imbarcazioni del Mediterraneo. Le guardano entrare in acqua, poi prendono la barca e il motore e li rivendono a noi”, dice Youssef. Spesso, dice, la scarsità di motori da 2.000 sterline a Sfax fa sì che la guardia nazionale sia l’unico venditore. “I contrabbandieri chiamano la polizia per avere motori di ricambio. Un contrabbandiere potrebbe comprare lo stesso motore quattro volte dalla guardia nazionale””.
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rideretremando · 12 days ago
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Lo so, il cerimoniale di Capodanno pretende elenchi di speranze. Per quale ragione bisognerebbe sperare? La speranza è un inganno inventato dai padroni, suggeriva Monicelli, la speranza è una brutta parola che non deve essere usata, è trappola per ammorbidirsi, spostare altrove ciò che ora bisogna costruire, immaginare soltanto ciò che domattina merita pretesa, confortare nel sogno ciò che si ha paura di ottenere. Non si può sperare di vivere, si deve vivere. Circa me, incapace lo sono stato sino ad ora, incapace continuerò ad esserlo. In gabbia sono stato nel 2024 e in gabbia continuerò a stare nel 2025. Ingenuo nel dar fiducia alle parole, superbo nel credere nelle alleanze, ambizioso nel considerare possibile la qualità dell’impegno. Questo governo infame ha ottenuto consenso terrorizzando, parlando di invasione, nascondendo l’orrore della corruzione spostandola su inermi in fuga. Infame come chi sceglie di render nemico l’innocente. Sputeró sulle vostre tombe, come suona Vian. Tutto mi disgusta e la somma dei più la mal sopporto. Non voglio esservi numerato. Risolvi i problemi analizzando direbbe il terapeuta non insorgendo contro te stesso, è sempre andata così chioserebbe il teosofo offrendomi il perdono, abbracciami suggerirebbe se fosse qui, chi mi ha voluto bene. Il mio augurio non è d’aver sorte migliore ma di darvi tempo, di diffidare dei pensieri scontati, facili, ridondanti e banalmente ideologici, di rifiutare la divulgazione dell’ovvio, leggete, maledizione, non accontentatevi dei riassunti, immaginate leggendo, non ascoltate i mille rivoli dei sintetizzatori, leggete, provate nausea per i puri, disgusto per i furbi, non considerate tutto complice, sporcatevi, compromettetevi, setacciate ciò che vale da ciò che sembra valere. Scegliete il complicato, mollate l’ascoltato. A chi può scappi via da questo paese che come merita sta scomparendo senza più ossigeno demografico. Alla fine resta solo l’eterna legge per chi nasce: fregare o essere fregati, questa è la sola cittadinanza. Vi conforta il cibo e il bel mare, paese che preferisce il mito alla terra. Sprofonda Italia - dice il poeta delle tre P - in questo tuo bel mare, libera il mondo. Auguri
Roberto Saviano
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anchesetuttinoino · 8 months ago
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Che cosa la Cgil non ha capito del Jobs Act e del lavoro in Italia
I quesiti del referendum promosso da Landini e compagni, la lettura errata della realtà del paese da parte del sindacato “antagonista”, la battaglia radicalmente diversa della Cisl
Nella Gazzetta ufficiale del 13 aprile 2024 sono riportati i quattro annunci di richiesta di referendum abrogativi presentati dalla Cgil alla Suprema Corte di Cassazione.
Il quesito contro il Jobs Act
Il primo, diventato velocemente il simbolo comunicativo della campagna di raccolta firme attivata dal sindacato per proseguire l’iter di approvazione, concerne l’abrogazione del contratto a tutele crescenti regolato dal Jobs Act. Si tratta, indubbiamente, di una delle più rilevanti novità della riforma varata nel 2015 dal governo Renzi (che si compone di una legge delega, otto decreti delegati e diversi correttivi e collegati, quindi è ben più complessa): questa scelta ha perciò giustificato il ricorso allo slogan “referendum contro il Jobs Act”.
Più forzata la sintesi del ���ritorno all’articolo 18”: invero si verificherebbe il ripristino per tutti i lavoratori impiegati in aziende con più di 15 dipendenti del regime sanzionatorio per i licenziamenti illegittimi previsti non dall’originale articolo 18 della legge 300 del 1970 (Statuto dei lavoratori), ma dalla versione modificata nel 2012 dalla riforma Fornero, ove è certamente più forte la tutela reintegratoria rispetto al Jobs Act, ma comunque non prevista per tutte le fattispecie di illegittimo licenziamento (per esempio non interviene in caso di licenziamento economico).
Il quesito sui licenziamenti illegittimi
Il secondo quesito interessa esclusivamente i lavoratori che operano nelle imprese al di sotto dei quindici dipendenti: la Cgil propone l’eliminazione del tetto massimo delle sei mensilità e del tetto alle maggiorazioni per i lavoratori con una certa anzianità in caso di licenziamenti illegittimi, lasciando perciò maggiore libertà al giudice nella individuazione della indennità.
Il quesito sui contratti a termine
La terza proposta intende impedire di stipulare un contratto a termine acausale superiore a dodici mesi, nonché estende l’ambito applicativo del regime di causalità anche alle ipotesi di rinnovo o proroga del contratto a termine che implicano una durata complessiva inferiore o uguale a un anno. È a questo quesito che si riferisce la Cgil quando sui media parla (assai forzatamente) di “superamento della precarietà”.
Il quesito su sicurezza e subappalti
L’ultima proposta concerne la sicurezza sul lavoro negli appalti e prevede la responsabilità diretta del committente ultimo anche in caso di subappalto, di modo che sia più accurata la scelta dei fornitori.
Prossimi obiettivi e scadenze
Perché i quesiti possano essere effettivamente rivolti agli elettori, la Cgil dovrà raccogliere 500 mila firme certificate entro 3 mesi dalla prima vidima, quindi pressappoco entro la metà di luglio. Non c’è ragione di credere che l’obiettivo non sia raggiunto e superato. Entro il 30 settembre le firme dovranno essere consegnate in Corte di Cassazione, che avrà a disposizione massimo tre mesi per la verifica e la vidima. A quel punto sarà la Corte costituzionale a convocare entro il 20 gennaio 2025 l’udienza sul giudizio di ammissibilità dei quesiti e ad esprimersi a questo riguardo entro il 10 febbraio 2025. Se i quesiti saranno confermati (non è scontato: nel 2017 non tutti quelli presentati dalla stessa Cgil furono accettati), la consultazione popolare si svolgerà nella primavera del 2025.
Il falso problema della “quantità” di lavoro
Accanto alla fredda cronaca tecnica, si permettano alcune valutazioni di merito.
La prima concerne la coerenza “storica” dei quesiti, la loro capacità di leggere le difficoltà del diritto del lavoro. Come chiarito da tutti gli osservatori statistici nazionali e internazionali (si veda, solo perché più recente, il Rapporto Istat 2024), in Italia oggi non c’è alcun problema di occupazione e disoccupazione, ossia di “quantità” del lavoro. Mai nella sua storia si erano conteggiati nel nostro paese quasi 24 milioni di occupati. Il Jobs Act, quindi, non ha determinato un impoverimento delle opportunità di lavoro. Allorquando, per ragioni politiche o giuridiche, non si volesse assegnargli meriti particolari, comunque non si potrebbe rivolgergli particolari colpe in termini di quantità del lavoro. Paradossalmente la Cgil fa lo stesso errore del governo: entrambi si concentrano sull’incremento della occupazione (la prima negli slogan associati al referendum, il secondo con il generoso pacchetto di incentivi a tempo previsti nel cosiddetto decreto Primo Maggio), quando questa non è oggi il problema del mercato del lavoro italiano.
L’equivoco della precarietà
Il quesito sul contratto a termine, invece, mette al centro dell’azione sindacale la “qualità del lavoro”, sempre e solo intesa come una dimensione che dipende dalla tipologia contrattuale utilizzata. Ebbene, i dati Istat certificano che la crescita dell’occupazione degli ultimi anni non è spinta dall’incremento dei contratti a termine e dei part-time, entrambi in costante diminuzione e in media con le percentuali europee. Anche in questo caso, quindi, è fuori bersaglio la proposta tecnica (può invece raggiungere lo scopo la strategia politica, ma è tutt’altro discorso).
Il nodo dei salari poveri e come scioglierlo
Quel che invece è segnalato dai numeri come il problema di oggi è la (scarsa) ricchezza dei salari, che in Italia sono cresciuti negli anni assai meno che nel resto d’Europa, troppo poco rispetto alla crescita del costo della vita. Per alzare le retribuzioni medie e mediane (cosa ben diversa dall’intervento di legge sul salario minimo, altra infatuazione recente della Cgil) occorrono innovazione (politica industriale e sostegno alle imprese), competenze sempre più evolute dei lavoratori e degli imprenditori (centralità della formazione) e, soprattutto, maggiore forza della contrattazione a livello aziendale, dove la ricchezza viene prodotta e, a quanto pare guardando i numeri, troppo poco redistribuita a chi ha partecipato al suo conseguimento.
Per questo la Cisl ha scommesso tutto sulla “partecipazione”: partecipazione dei lavoratori alle decisioni in azienda perché la competitività non sia a scapito dei lavoratori; partecipazione diretta ai risultati aziendali mediante la distribuzione degli utili o di quote di capitale; partecipazione organizzativa per il miglioramento di prodotti e processi al fine di incrementare i margini da spartire; partecipazione consultiva obbligatoria perché siano noti i dati sulle performance dell’azienda e nessuno possa nascondere eventuali “extra-profitti”.
La differenza tra Cgil e Cisl
Ecco allora la seconda osservazione, che concerne la differenza di concezione e di azione tra Cgil e Cisl. Entrambe hanno deciso di chiedere ai cittadini italiani di sottoscrivere le proprie proposte: prima la Cisl con la raccolta di oltre 400 mila firme utili alla presentazione della legge di iniziativa popolare in materia di partecipazione che entro l’estate sarà discussa e votata alla Camera dei deputati; poi la Cgil, che conta di superare le 500 mila firme necessarie perché possano essere votati nella prossima primavera i quattro quesiti abrogativi proposti.
La prima azione è construens: la Cisl, che non a caso è figlia di una tradizione di riformismo cattolico, non intende regolare i conti del passato, ma proporre qualcosa per il futuro, coerente con una chiave di lettura del presente (la necessità di alzare i salari medi dei lavoratori). La seconda azione è invece destruens: la Cgil, che per statuto è sindacato antagonista e politico, propone un ritorno al passato, sfidando una legge approvata dieci anni prima del referendum che intende abrogarla, in tutt’altra epoca storica (pre-Covid, pre-inflazione, pre-governo di centrodestra, eccetera).
Sono entrambe azioni legittime, utili a dimostrare che il sindacato non è morto, ma è anzi uno dei corpi sociali ancora più attivi e popolari (quale partito raccoglierebbe questo numero di firme in pochi mesi?). Ciò detto, è molto diverso provare a progettare un futuro nuovo o combattere per la restaurazione del passato.
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cambiamolanostraitalia · 7 months ago
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Elezioni Europee 2024 – Il solito doppio gioco di Giorgia
Facendo seguito al post precedente (Elezioni Europee 2024 - Io voto Giorgia, ma sbaglio perché il voto non è valido scrivendo solo il nome?) ed a correzione dello stesso, dove mi sembrava strano che nel votare una preferenza bastava scrivere anche solo il nome, mi sbagliavo perché purtroppo è così, la legge elettorale italiana consente di votare un candidato anche scrivendo un nomignolo, un soprannome o qualsiasi altra cosa lo individui, che a mio parere mi sembra una cosa poco seria per eventi importanti come le elezioni, ma vabbè ormai l’Italia è tutto un teatrino e barzelletta!
Diciamo che quindi Giorgia è il nome d’arte di Giorgia Meloni, come Madonna è il nome d’arte di Madonna Louise Veronica Ciccone, però Giorgia è Giorgia è non avrai altra Giorgia al di fuori di lei!
Ma mentre Madonna “Artista” vera ha entusiasmato e continua ad entusiasmare con il suo “lavoro” e le sue canzoni milioni e milioni di fan veri in tutto il mondo, Giorgia “artista” politica ha raggirato e continua a raggirare con le sue canzonette qualche milione di italiani che ancora corrono dietro alla sua “coerenza” (GOVERNO MELONI “Un governo di promesse”)
A conferma di ciò, ecco le parole dette stasera dal presidente del consiglio Meloni al TG LA7 di Mentana dove era ospite senza controparte, dove ha confermato che quando era all'opposizione diceva sempre quello che pensava, ed adesso che è capo di un governo dice sempre quello che pensa! Questo l'abbiamo capito tutti e nessuno lo nega, il problema di Giorgia è che dice quello che pensa e fa quello che non dice! 
Continua a leggere: Elezioni Europee 2024 – Il solito doppio gioco di Giorgia
cambiamolanostraitalia.org
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abr · 1 year ago
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A dirla tutta, il governo di Giorgia Meloni viene sempre più visto come una potenziale cura ai mali (europei) (...). Il progetto di un centrodestra che unisca moderati e conservatori sta guadagnando sostegno in giro per il continente, soprattutto si unisce alla paura dei centristi di perdere il contatto con quella fetta di elettorato europeo sempre più indebolita a livello economica, e impaurita da migranti e misure ecologiste.
Una sorta di laboratorio è quello che succedendo al Parlamento europeo, dove questa settimana il leader del Ppe, il principale partito Ue di centrodestra, ha provato a mostrare i muscoli e a spaccare la (sue stessa) maggioranza che governa a Bruxelles e a Strasburgo, ossia quella composta dagli stessi popolari del Ppe insieme a socialisti e liberali.
Da tempo, Weber sostiene un avvicinamento con i conservatori di Meloni, e per dimostrare che un'alleanza del genere è possibile non solo in Italia, ma anche in Europa, ha deciso di prendere di mira una delle leggi fondamentali del Green deal, quella sul ripristino della natura.
(...) un pezzo dei popolari e buona parte dei liberali, la famiglia politica di Emmanuel Macron, hanno fatto asse con socialisti, sinistra e verdi e salvato la legge. Il margine (però) è stato minimo e il compromesso raggiunto per far passare il testo ha ridotto le ambizioni green della legge. (Weber ha quindi ottenuto il suo obiettivo: lanciare al Ppe tutto un segnale chiaro in ottica 2024. Ma questo il giornalaio mainstream non può dirlo, ndr).
le notizie/indicazioni di ciò che succede nel mainstream le trovi, ma solo tra le righe; via https://www.today.it/opinioni/malattia-italia-contagia-politica-europea.html
Da noi e in giro per l'Europa, la stampa mainstream era tutta celebrativa, 'amo vinto; nessuno segnala la spaccatura nella maggioranza (anzi, al contrario, tutti a rimarcare "i popolari sconfitti da una ventina di loro fuoriusciti": è accaduto esattamente l'opposto), nessuno considera quanto ammaccati ne siano usciti i vincitori.
DAI CHE NEL 2024 IL MONDO PUO' CAMBIARE: a casa Bidet e i socialisti europei, la guerra ucragna finisce nel giro di una settimana (Putin non fa' cazzate e sii vigile).
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ilfascinodelvago · 2 years ago
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Zanotelli: «Serve un unico, forte movimento per la pace e l’ambiente»
«Siamo sull’orlo di due abissi: l’inverno nucleare, basta un incidente e ci siamo, e l’estate incandescente per la crisi climatica. Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente»: così il missionario comboniano Alex Zanotelli fotografa l’attuale momento storico.
Festeggiamo la Repubblica, che vieta la guerra come mezzo di offesa ma anche di risoluzione delle controversie, con una parata militare.
È assurdo e l’ho sempre detto in questi anni. Ma cos’ha a che fare la parata militare con la festa della Repubblica italiana? Una repubblica che è bastata sull’articolo 11, che ripudia la guerra, mentre invece siamo in guerra da tutte le parti. Una contraddizione totale.
Il conflitto in Ucraina va avanti da più di un anno, si riaccende l’ex Jugoslavia. In Italia non c’è un vero dibattito.
C’è una narrativa in questo paese in cui incredibilmente la parola pace è scomparsa. La guerra in Ucraina ha riarmato l’Europa, quello che sta avvenendo fa paura. Secondo il rapporto Sipri, nel 2022 la spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari, per la prima volta ha superato quella del 1989. A questo ha contribuito anche l’imposizione dettata dalla Nato di impiegare il 2% del Pil in armamenti. Il presidente Usa Biden ha detto «voglio che la guerra in Ucraina continui per indebolire la Russia per poi fronteggiare la Cina» e questo sta infiammando tutto l’Indopacifico. Gli Usa hanno dato i sottomarini atomici all’Australia e hanno chiesto alle Filippine di installare altre 5 basi militari. Si sta armando fino ai denti il Giappone, che ha una costituzione pacifista. Si sta armando anche la Germania, che pure ha una costituzione pacifista, mettendo sul piatto 100 miliardi. Una Germania che si arma è pericolosa per l’Europa. Giochiamo tutti col fuoco.
Il parlamento Ue ha approvato il progetto di legge Asap a sostegno della produzione di munizioni anche con i fondi del Pnrr.
Una cosa di una gravità estrema. Quei fondi dovevano servire per scuola, sanità, creare possibilità di vita. Invece si potranno dirottare verso l’industria bellica, ci sono già 500 milioni di euro preventivati, una bestemmia. Mi preoccupa come il Pd sta votando: il Partito democratico e la sinistra devono svoltare su questi temi. Non è concepibile barcamenarsi tra visioni opposte.
La giustificazione del provvedimento sono gli arsenali vuoti. Stiamo ristrutturando l’industria europea verso il settore militare?
Siamo dentro un’economia di guerra, del resto basta vedere quante porte girevoli ci sono nel governo verso Leonardo, uno dei maggiori player della sicurezza. Papa Francesco ha detto «siamo già dentro la Terza guerra mondiale». E Gutierrez, il segretario Onu, afferma che stiamo andando «a occhi aperti» verso una nuova guerra mondiale.
Nel 2024 ci sono le elezioni europee che potrebbero segnare un cambio radicale verso destra.
Nel mio libro Lettera alla tribù bianca racconto come il suprematismo sta invadendo il mondo: Bolsonaro, Trump, i paesi europei come Polonia e Ungheria. Se in Spagna vincesse Vox rischiamo che l’ultradestra travolga le stesse istituzioni Ue. Dobbiamo dire «gente, vogliamo davvero andare verso il disastro totale?». Non solo l’olocausto nucleare ma anche l’estate incandescente. Spese militari, guerre, voli di aerei da combattimento stanno pesando sull’ecosistema tanto quanto lo stile di vita del 10% più ricco del mondo. Il pianeta non sopporta più la presenza dell’homo sapiens, divenuto demens.
Industria di guerra, cambiamento climatico provocheranno nuovi movimenti migratori a cui l’Europa risponde chiudendo i confini.
I migranti superano già i 100 milioni, immaginiamo cosa succederà quando il calore crescerà nella zona saheliana. La gente scapperà e vale lo stesso per i conflitti. Fuggono da guerre che facciamo noi, da cambiamenti climatici che provochiamo noi nel nord del mondo. L’Africa nel prossimo secolo potrebbe raggiungere oltre 2 miliardi di persone ma chi ci potrà vivere se si va avanti in questo modo? Ai nostri politici interessa il profitto, se arriva dagli armamenti non importa. Questi sono gli ultimi dati di spesa in Italia: 4 miliardi e 200 milioni destinati all’esercito per 200 carrarmati; alla marina 12 miliardi per la terza portaerei e il raddoppio della flotta; all’aeronautica 8 miliardi e 700 milioni per F35 e Eurofighter Typhoon. È follia.
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avvloscerbo · 6 days ago
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Residenza Fittizia e Rinnovo del Permesso di Soggiorno: La Svolta del TAR del Lazio
Titolo: Residenza Fittizia e Rinnovo del Permesso di Soggiorno: La Svolta del TAR del Lazio
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, con la sentenza n. 18887 del 28 ottobre 2024, ha sancito l'illegittimità del rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno basato esclusivamente sulla presenza di una residenza fittizia. Questo pronunciamento rappresenta una svolta importante per i cittadini stranieri in Italia, spesso penalizzati da prassi amministrative restrittive e non conformi alla normativa vigente.
La controversia
Molte Questure, tra cui quella di Roma, hanno adottato la prassi di negare il rinnovo del permesso di soggiorno a individui che, pur soddisfacendo tutti i requisiti legali, risultano registrati presso indirizzi fittizi istituiti dai comuni per le persone senza fissa dimora. Un esempio emblematico è l'indirizzo di Via Modesta Valenti a Roma, utilizzato per garantire una residenza formale a chi non ha un'abitazione stabile.
Secondo tali prassi, l'assenza di una dimora reale veniva considerata motivo sufficiente per rigettare le istanze di rinnovo, causando gravi disagi ai richiedenti.
La decisione del TAR
Il TAR del Lazio ha chiarito che la richiesta di una dimora effettiva non ha fondamento nella normativa vigente. La residenza virtuale, certificata dal comune, è pienamente legittima e deve essere riconosciuta ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno.
Il Tribunale ha sottolineato che imporre requisiti ulteriori, come la dimostrazione di una residenza reale, non solo contrasta con le disposizioni di legge, ma rappresenta una violazione dei diritti fondamentali degli stranieri, privandoli della possibilità di regolarizzare la propria posizione sul territorio italiano.
Implicazioni della sentenza
Questa pronuncia non solo restituisce dignità ai cittadini stranieri senza fissa dimora, ma costituisce anche un importante monito per le Questure. L’obbligo è ora quello di accettare la validità delle residenze fittizie e di non rigettare automaticamente le richieste di rinnovo basandosi su criteri non previsti dalla legge.
Conclusioni
La sentenza del TAR del Lazio rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti degli stranieri, garantendo loro maggiore certezza giuridica e contrastando prassi discriminatorie. Questa decisione dovrebbe spingere le amministrazioni locali e centrali a rivedere le proprie procedure, uniformandole ai principi di legalità e buon andamento della Pubblica Amministrazione.
Avv. Fabio Loscerbo
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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15° Congresso Nazionale AIMO: Premiato il Professor Mario Stirpe per i suoi Contributi alla Chirurgia Vitreoretinica
Un riconoscimento per una carriera dedicata all’innovazione e alla formazione dei giovani oculisti
Un riconoscimento per una carriera dedicata all’innovazione e alla formazione dei giovani oculisti Un premio che celebra l’eccellenza in oftalmologiaIl Premio AIMO 2024 è stato conferito al professor Mario Stirpe, pioniere della chirurgia vitreoretinica in Italia e figura di spicco nel panorama oftalmologico internazionale. La cerimonia si è svolta il 15 novembre presso l’Auditorium Capitalis…
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forzaitaliatoscana · 22 days ago
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Salvini assolto, Tenerini: un trionfo per la democrazia
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Salvini assolto, la deputata toscana di Forza Italia Chiara Tenerini: "Un trionfo per la democrazia, la sentenza odierna segna un punto di non ritorno" Venerdì 20 dicembre 2024 il tribunale di Palermo ha emesso una sentenza che ha risonanza ben oltre il palazzo di giustizia: Matteo Salvini è stato assolto dalle accuse che lo vedevano imputato. L'onorevole Chiara Tenerini di Forza Italia ha commentato l'evento con un comunicato stampa, sottolineando l'importanza di questa decisione per il tessuto democratico del nostro paese. Secondo Tenerini, l'assoluzione segna "una giornata di giustizia e di orgoglio" per Forza Italia e per chiunque creda nella presunzione di innocenza. La deputata ha espresso solidarietà al Ministro Salvini, evidenziando come le accuse contro di lui fossero "infondate" e il processo stesso sia stato caratterizzato da un "abuso politico". Questo verdetto è visto come una chiamata a un'urgente riforma del sistema giudiziario italiano. Tenerini ha sottolineato la necessità di evitare che la giustizia diventi un "strumento di lotta politica", ribadendo che il potere giudiziario dovrebbe operare in "sinergia" con gli altri poteri dello Stato per il bene comune. La sentenza, secondo fonti come "Il Sole 24 Ore", non solo riafferma la correttezza delle azioni di Salvini ma anche la necessità di riforme per garantire una giustizia più equa e meno soggetta a manovre politiche. L'assoluzione di Salvini, dopo un processo lungo e controverso, pone l'accento sulla necessità di un sistema giudiziario che rispetti la separazione dei poteri e la sovranità della legge. Chiara Tenerini ha concluso il suo comunicato con un abbraccio simbolico a Salvini, riconoscendo il suo "coraggio" e "determinazione". La vittoria legale del Ministro è vista come una spinta verso un'Italia che possa credere nella giustizia, nella verità e nel rispetto delle regole. Edoardo Fabbri Nitti Coordinamento regionale Forza Italia Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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notiziariofinanziario · 24 days ago
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Relativamente alla designazione dei Paesi sicuri, il giudice ordinario non può sostituirsi al ministro degli Affari esteri. Non può neppure annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale. Può tuttavia", "valutare la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione, ed eventualmente disapplicare in via incidentale, in parte qua, il decreto ministeriale recante la lista dei paesi sicuri, allorché la designazione operata dall'autorità governativa contrasti in modo manifesto", "con i criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea o nazionale". Lo ha reso noto la Corte di Cassazione che ha risposto ad un rinvio pregiudiziale del tribunale di Roma precedente il decreto con cui il governo ha modificato la lista dei paesi sicuri. La sentenza è stata depositata nelle giornata di giovedì 19 dicembre. La Corte di cassazione ha risposto al rinvio pregiudiziale sollevato dal Tribunale di Roma il 1° luglio 2024. La Prima Sezione civile della Corte di Cassazione, nel ribadire che il giudice ordinario è il garante dell'effettività, nel singolo caso concreto al suo esame, dei diritti fondamentali del richiedente asilo, ha affermato che è riservata al circuito democratico della rappresentanza popolare la scelta politica di prevedere, in conformità della disciplina europea, un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da paesi di origine designati come sicuri". Per i giudici della Cassazione quindi, "a garanzia dell'effettività del ricorso e della tutela, il giudice conserva l'istituzionale potere cognitorio, ispirato al principio di cooperazione istruttoria, là dove il richiedente abbia adeguatamente dedotto l'insicurezza nelle circostanze specifiche in cui egli si trova. In quest'ultimo caso, pertanto, la valutazione governativa circa la natura sicura del paese di origine non è decisiva, sicché non si pone un problema di disapplicazione del decreto ministeriale". Bonelli: la Cassazione smentisce Meloni  "La sentenza della Cassazione sui Paesi sicuri smaschera per l'ennesima volta l'arroganza del governo Meloni. Questo Esecutivo calpesta la legge e tenta di delegittimare la magistratura, ma solo nei regimi un governo può ritenersi al di sopra della legge e sostituirsi alla magistratura come sta accadendo in Italia. La Cassazione ha stabilito che i giudici possono verificare se un Paese sia davvero sicuro per chi chiede asilo e disapplicare i decreti ministeriali quando violano la normativa europea e nazionale. Una sconfitta evidente per un governo che punta solo alla propaganda e all'attacco ai diritti fondamentali". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde. Read the full article
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londranotizie24 · 1 month ago
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mezzopieno-news · 5 months ago
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NASCE IL FESTIVAL PER SALVARE LE MINORANZE LINGUISTICHE IN ITALIA
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In Italia esistono 12 minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge, comunità storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche che vivono nel territorio del nostro Paese. Queste realtà hanno una forte identità e tradizioni spesso antiche che conservano e tramandano al di fuori di confini dei Paesi da cui sono provenute, a volte uniche superstiti di culture che si stanno perdendo. Per salvare questi scrigni di storia è nato in Basilicata ‘Il borgo dei suoni’ un progetto che a San Costantino Albanese, un piccolo Comune in provincia di Potenza, sta recuperando cultura e folklore di tante comunità linguistiche a rischio di scomparsa.
Tutto è iniziato intorno a una comunità arbëreshe (albanesi d’Italia) sorta a metà Cinquecento da un insediamento di popolazioni albanesi in fuga dall’invasione ottomana che conserva tratti ed elementi fondamentali della cultura di provenienza ma che, allo stesso tempo, si è rivelata ricettiva e sensibile alle influenze dell’area circostante da risultare anche un’espressione specifica della cultura della Val Sarmento. Qui è nato ad agosto 2024 il primo festival delle minoranze linguistiche, un incontro di gruppi da tutta Italia e un programma di iniziative che prevede, tra le altre, una scuola internazionale di etnografia audiovisuale realizzata con l’Università di Milano, la realizzazione di un archivio sonoro, incontri culturali, concorsi per le scuole e molta musica e canti tradizionali. Minoranze delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo condividono le proprie radici.
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Fonte: Regione Basilicata; Diffusioni musicali; foto di Wojciech Pedzich 
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tempi-dispari · 1 month ago
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È Elio e le Storie Tese: il Frank Zappa italiano?
Frank Zappa un mito della musica, Elio e le storie tese, una band che crea musica demenziale. Perché questa differenza? Eppure i due hanno molto, moltissimo in comune. Tuttavia l’Elio nazionale è troppo spesso relegato al ruolo di giullare. Dal mio punto di vista è un errore. Zappa è sempre stato visto come un dissacratore, un elemento di rottura verso il mercato musicale. Una scelta che non gli ha impedito di diventare una vera propria star. Elio e le storie tese non sono da meno. Il problema sta forse nella percezione che si ha dei due gruppi. O, probabilmente, nel fatto che i testi di Zappa non vengono colti perché in inglese risultando più ‘intellettuali’. D’altra parte quelli di EELST, essendo in italiano, sono immediatamente fruibili anche se ciò che rimane impresso è l’aspetto più superficiale. Da tenere bene in considerazione, poi, un altro aspetto. La preparazione dei musicisti. Zappa era un maestro non solo della chitarra ma della composizione. Elio, sul secondo aspetto, non essendo un chitarrista, non è da meno. Quindi resta la domanda: perché non è considerato allo stesso modo di Zappa?
Entrambe sono accomunati da una incredibile capacità di mescolare generi, linguaggi e ironia in maniera dissacrante e geniale. Ma cosa rende davvero questo confronto pertinente?
Questa l’ide di Elio:
‘Quel che è certo è che non ho mai detto che siamo discepoli di Zappa, come si legge da qualche parte. Di espressamente zappiano nel nostro repertorio non c’è molto se non, volendo, lo spirito: certe robe complicate che facevamo all’inizio, con storie che non avevano senso come Cateto o Piattaforma. Di Zappa ho casomai cercato di fare mie alcune lezioni, la principale delle quali potrebbe essere sintetizzata in un principio: il massimo impegno per fare delle cose inutili”.
Un eclettismo musicale senza confini
Frank Zappa è noto per la sua abilità nel fondere rock, jazz, blues, classica e avanguardia, creando opere dal sapore unico e spesso spiazzante. Allo stesso modo, Elio e le Storie Tese (EELST) hanno costruito una carriera decennale mescolando pop, prog, funky, e perfino sigle televisive, senza mai perdere la loro vena ironica e surreale. Basti pensare a brani come La terra dei cachi, che passa con disinvoltura da melodie pop orecchiabili a virtuosismi strumentali degni dei migliori musicisti prog.
Zappa e Elio condividono anche un’attitudine sperimentale che li ha portati a non avere mai paura di osare. Se Zappa poteva passare da un’orchestra sinfonica a una band di rock psichedelico, EELST hanno saputo esplorare territori musicali sempre nuovi, dal rock di Servi della gleba al jazz swing inframezzato al prog di Il vitello dai piedi di balsa.
Ironia e satira: l’arte del dissacrante
Un altro elemento fondamentale che li accomuna è la satira pungente e l’ironia dissacrante. Zappa, attraverso testi spesso grotteschi e provocatori, ha messo alla berlina il sistema americano, il perbenismo e i cliché della società. Elio e le Storie Tese hanno fatto lo stesso in Italia, affrontando temi come il conformismo, la politica e le ipocrisie della cultura popolare.
Brani come Parco Sempione e Complesso del primo maggio sono esempi lampanti di come EELST abbiano saputo usare la musica per riflettere, sempre con il sorriso sulle labbra, su problematiche sociali e culturali. Anche l’utilizzo del dialetto e di giochi di parole è un elemento che li avvicina a Zappa, noto per i suoi testi pieni di riferimenti criptici e doppi sensi.
Il rapporto con il pubblico: tra culto e nicchia
Sia Zappa che EELST hanno sempre goduto di una fama particolare: da un lato, artisti di culto per un pubblico appassionato e fedele; dall’altro, figure difficili da incasellare nei circuiti mainstream. Nonostante il successo commerciale di alcuni brani, come La terra dei cachi al Festival di Sanremo del 1996, EELST sono rimasti fedeli a un’attitudine “indipendente”, molto simile a quella di Zappa, che non ha mai cercato il compromesso con il mercato discografico.
L’importanza dei musicisti: tecnica e virtuosismo
Un’altra analogia significativa riguarda la qualità tecnica dei musicisti. Zappa ha sempre lavorato con artisti di altissimo livello, richiedendo loro una precisione e una versatilità eccezionali. Allo stesso modo, Elio e le Storie Tese sono composti da musicisti straordinari, come Rocco Tanica alle tastiere e Faso al basso, capaci di eseguire brani complessi e pieni di cambi di tempo, di stile e di atmosfera.
Quindi esiste un’eredità condivisa
In definitiva, definire Elio e le Storie Tese come i “Frank Zappa italiani” non è solo una questione di provocazione, ma un riconoscimento di come entrambe le realtà abbiano saputo trasformare la musica in qualcosa di più di un semplice intrattenimento. Hanno creato un mondo sonoro unico, dove l’intelligenza e l’ironia convivono con la tecnica e la creatività più sfrenata.
Se Zappa ha lasciato un segno indelebile nella cultura musicale americana e mondiale, Elio e le Storie Tese hanno fatto lo stesso in Italia, dimostrando che anche la musica “leggera” può essere profonda, intelligente e soprattutto libera.
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