#la mia penna
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papesatan · 1 year ago
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2.43: suona il campanello ed entra lemme un bimbo, sorridendo accartocciato sotto il peso dello zaino. Lo guardo male, ché odio quando si presentano con largo anticipo sull’orario di apertura, ma invece di sedersi, mi si ferma a fianco, scrutandomi, demone dolce. 
- Che vuoi? - ringhio selvatico, mentre lui preserva il sorriso, replicando con affetto:
- Ti ho portato un pensierino.
- Cosa? Un pensierino??? :0 :0 :0
- Sì, guarda! - e tira fuori dallo zaino una penna con un graziosissimo pupazzetto simboleggiante sora morte per degno tappo. La penna perfetta per me! - Avevo un euro in più, così ho pensato di farti un regalo! Guarda, se spingi l’interruttore fa pure le luci multicolore! 
Resto paralizzato :0 a bocca aperta, ma non faccio neanche in tempo a dire un “grazie…”, che mi si lancia addosso stringendomi forte al petto (o meglio allo stomaco, insomma, dove arriva). Commosso, gioco un po' coi suoi capelli e penso a quanto sono stupido, ché non avrei davvero alcun motivo per lamentarmi, quando poi momenti come questo mi ripagano caldamente per tutto il resto.
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iimsc · 3 months ago
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sto leggendo un libro che era di mia madre da ragazza. è pieno di errori di battitura che lei prontamente ha corretto con una cazzo di penna blu. in seguito ha fatto la stessa cosa con me e i miei errori. per questo ora leggo nuda un libro malconcio, segnato, provato, malinconico che con molta probabilità non è stato letto neanche dalla madre dell'autore. -meglio così, sennò avrebbe corretto a penna tutte le copie
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pgfone · 2 months ago
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Quando la gente fa schifo, fa schifo sempre, in tutte le circostanze e questo è il caso dei miei parenti, vi racconto: è morta una mia prozia in Belgio, prozia che tutti noi parenti sapevamo piena di grana, ma che comunque è stata lasciata a se stessa nel momento del bisogno. Storia triste quella della mia prozia; Parte per il Belgio nel dopoguerra perché suo marito aveva trovato lavoro in miniera, mette al mondo due figli entrambi con la distrofia muscolare che si sono spenti poco a poco, anno dopo anno e suo marito muore abbastanza giovane. Facendo grandi sacrifici è riuscita a farsi una bella casa in una cittadina del Belgio ha cucito giorno e notte per sbarcare il lunario e alla fine visto che era abituata a vivere con niente ha messo via una discreta quantità di soldi. È stata sempre generosa con tutti noi, ma noi poco abbiamo fatto quando ne ha avuto bisogno. Pochi mesi fa cade, si rompe il femore, le amiche non riescono ad accudirla a casa e la mettono in una RSA, in questa RSA si prende il COVID, la prozia muore. Fino a qui tutto male direi no? Ma non per i miei parenti, che si sono fiondati sull'eredità come vampiri assetati di sangue, appena saputo della morte sono partiti come razzi per il Belgio, contattato avvocati, notai e chi più ne ha più ne metta ma dell'ingente somma della prozia nessuna traccia, nei ben 4 conti ci sono poche centinaia di euro, di oro e preziosi in casa nemmeno la puzza, inoltre, nessun testamento, solo 4 righe scritte a penna in stampatello, lasciate nel comodino della camera su un foglio a quadretti dove c'è solo scritto che la casa andrà al centro per la distrofia muscolare i gatti e i cani alle sue amiche e in ultimo la motozzappa e tutte le attrezzature agricole dello zio....... a me.
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mccek · 9 months ago
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Lettera aperta a tutti quelli che che mi hanno conosciuto. 
Passano gli anni ma mi rendo conto che chi sta meglio di me in realtà sta peggio. 
Persone che ho sempre voluto vedere felici, che mai avevo visto nemmeno di persona, hanno cercato di usarmi pensando fossi ingenuo, ma la bontà non è sinonimo di ingenuità, di debolezza, io ho aperto le porte a chiunque, perché dentro non smetterò mai di abbandonare quel bambino che sono stato, che condivideva anche i sorrisi che non aveva per sé stesso, ma che non avrebbe passato la notte se avesse saputo che il suo “amichetto/a” il giorno dopo avesse avuto il broncio. 
Perché siete “cresciuti” dando spazio all’odio? 
Perché anziché promettere ad altri non promettete a voi stessi di ritrovarvi? 
Di guardarvi dentro una volta tanto, e affondare nel male che avete condiviso con me, anziché condividere quella parte di “esseri umani” che era ancora insita in voi? 
Se foste stati di parola, come a quegli anni, non mi avreste mai abbandonato, così dicevate. 
Vedere lasciare soffrire una persona non rientrerà mai nei mei pensieri, anche se fosse qualcuno che, come successo fino all’altro ieri, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote, no, perché so che anche il peggiore ha dentro qualcosa di positivo da condividere con chi gli sta accanto, solo che non lo sa, ma anche se fosse, non ci proverebbe minimamente a mostrarlo, l’egoismo è letale. 
Parto sempre dal presupposto che non ho lezioni da dare a nessuno, sono anni che passo muto ad osservarvi, non ho mai commentato una virgola, chi sarei per farlo? 
È proprio per questo, che ho preso in mano una penna e ho iniziato a sfogare tutto ciò che avevo dentro, quello che avrei voluto dirvi, ma sarebbero stati guai a raccontarvi quello che provavo, perché un consiglio oggi è visto come una condanna. 
Eppure vi ho sempre lasciato sfogare con me, vi ho sempre ascoltato, anche quando ne avevo le palle piene, avevo i problemi a casa con mia mamma e la sua maledetta malattia, io per anni non sono esistito per voi, ma non me ne vergogno, ho ammesso anche io i miei sbagli, ho chiesto scusa, anche quando non non mi andava di farlo, e soprattutto quando non c’era motivo per scusarmi, ma pensavo: “Magari domani sanno che potranno sfogarsi nuovamente con me, si sentiranno più liberi dal peso che questa società ci scaglia addosso”.
Quanto male mi son fatto!
Ma rifarei di nuovo tutto, vi verrei di nuovo incontro, vi vorrei vedere sorridere solo a sentirmi parlare, vi vorrei tutti più uniti, come da piccoli ricordate? 
Non c’era bimbo/a che stesse solo. 
Perché qualcuno andava a recuperarlo, anche a costo di restarci solo assieme. 
Ma abbiamo dimenticato, come si dimentica la storia, stessa identica cosa. 
Di voi ricordo ciò che dicevate tutti: “Mattia non cambiare non diventare come gli altri, hai qualcosa in più che non riuscirò mai a spiegarti”, questa frase me la ricordo ogni mattina quando mi sveglio, da quanti anni ormai? Troppi. 
Permettetemi una domanda? 
Perché voi siete cambiati? 
Per piacere a gente che poi vi ha fatto lo stesso gioco che avete fatto con me? 
Perché farsi del male da soli? 
Perché arrivare a non guardarsi più in faccia? 
E poi c’è ancora qualcuno che pensa di cambiare il mondo? 
Sì, uno ce n’era, il sottoscritto, ma non voleva cambiare il mondo, solamente la sua generazione, il mio sogno più grande, che continuerò anche se con molto sconforto, a portare avanti, “UNO CONTRO TUTTI”, chissà se ora qualcuno, capirà/collegherà tante mie frasi passate a cosa fossero collegate. 
Siete riusciti a darmi contro per una canzone su ciò che ho vissuto sulla mia pelle, e sono stato zitto, scendeva una lacrima, ma stavo zitto, so che qualcuno ancora l’ascolta e sappiate che vi leggo spesso nei commenti, e mi fa sorridere il fatto proprio da chi mi “odiava” ingiustificatamente alla fine è finito a farmi i complimenti, ma no, io non voglio queste cose, voglio solo capire perché un giorno disprezzate e l’altro apprezzate una persona come nulla fosse, ma non sapreste spiegarmelo, ne sarei sicuro. 
Io ho tanti di quei testi scritti negli ultimi anni, che spesso mi faccio paura da solo, non mi rendo conto di quanti ne scrivo, di quante cose il cuore comunica alla mano che spesso trema, come non volesse accettare quelle cose, ma deve, dobbiamo, accettare tutto in questa vita, ma io in primis non vorrei mai. 
Come non ho mai accettato le malattie di mia madre, la morte degli unici amici che avevo fin da quando ero adolescente, che sono gli angeli in terra che hanno evitato quel pensiero maledetto che avevo di togliermi la vita…ma qui mi fermo, perché ognuno di noi non accetta il passato, quindi si blocca, respira, e sa, che se continuasse a pensare a tutto ciò, prima o poi sarebbe lui stesso ad andarsene. 
Purtroppo la rabbia generata dalla mia generazione, da chi è passato per la mia anima, e dai quali ho voluto assorbire, pur di evitare di vedervi soffrire ancor di più, mi ha ucciso dentro.
Voi tutti qui, fuori da qui, avete visto Me per quel poco che mi è rimasto da far vedere esteriormente, con un maledetto sorriso che non farò mai mancare a nessuno, gentili o meno che siate con me; quelle poche volte che stavo al centro estivo le animatrici mi dicevano che un mio sorriso giornaliero, era la carica per tutti i ragazzi dello staff, e chi sono io per tenere musi?
Dentro non esisto più, da anni, ma sto cercando di recuperarmi, pezzo per pezzo, forse non mi basterà il resto della vita, ma voglio ritrovarmi anch’io. 
Il “numero uno” non esiste, qui dietro al mio essere, c’è solo tanta fragilità, tanta voglia di donare amore, un po’ di spensieratezza, anche se momentanea, di rialzare chi è a terra e spronarlo a rigenerarsi, assieme, mai da soli. 
Questa società c’ha fatto sbranare fra di noi, fatto credere che uno potesse essere meglio dell’altro, che potesse avere tutti ai suoi piedi, e noi ci abbiamo creduto, dai più piccoli ai più grandi, passando da un social alla vita reale, visto che ormai non c’è più differenza fra quest’ultime.
Voglio essere sincero con me stesso fino all’ultimo, anche a costo di perdere qualsiasi cosa ma mai la dignità, quindi risponderò a semplici domande che mi son state fatte negli ultimi anni, alle quali non ho mai voluto dare risposta. 
Cos’è l’amicizia? 
Puro opportunismo. 
Cos’è l’amore?
A 16 anni ti avrei risposto, quello che ha verso di me mia madre, piange, urla *silenziosamente* dai dolori, passa settimane a letto, ma rinasce quando mi vede felice, anche se solo per un giorno. 
Oggi? 
La stessa cosa. 
Il significato del termine “amore” mi ha aperto gli occhi mentre pensavo inconsciamente di viverlo, ma andando avanti si inciampa negli errori degli anni passati, e l’amore per giunta non è mai stato amore, è sempre quel qualcosa con una data di scadenza, una parola inventa per stupire un pubblico di creduloni, sii sincero, per quante forme possa avere l’amore, come può essere chiamato tale, se siamo nati con l’odio e il disprezzo reciproco dentro? 
E tu come ultima cosa mi hai domandato perché scrivo? 
Perché tutto ciò chi mai avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo? 
Vi abbraccio con tutte le mie paure, spoglio di tutto ciò che negli anni non ho saputo tenermi stretto, consapevole che domani potrei non esserci più, e sicuro di aver raccontato tutto di me, perché l’oscurità non mi appartiene, e so di essere stato messo al mondo con uno scopo;
come ognuno ha il suo, io ho il mio, quello di far farvi splendere nel vostro piccolo, anche se per poco, assieme a me.
Chiudo mandando un abbraccio forte a mia mamma, il delfino che mi porto sempre in tasca da quando ero piccolo, per ricordarmi che non sono mai solo, anche nei momenti più disperati, mio padre, che nonostante le voragini d’incomprensioni conta su di me, per i vostri sacrifici, mi metto dalla vostra parte e riconosco tanti miei errori ingiustificabili, un abbraccio forte a tutte quelle persone che conosco e ho conosciuto che stanno passando dei brutti momenti, del resto non c’ha mai uniti così tanto il male quanto il bene…e a te che sei arrivato fin qui, l’unica cosa che chiedo sempre a tutti dopo un semplice ma per molti ormai banale: “Come stai”?! Ricordati di farti un sorriso appena puoi. 
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occhietti · 2 months ago
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Fai la brava. Non esagerare.
Comportati bene.
La gente cosa penserà di te?
Quante volte ho sentito queste parole.
Fin da bambina mi sono state ripetute fino a stordirmi. Soffocare i bisogni della mia anima selvaggia. Spezzare il collegamento con il mio spirito libero.
O ero troppo o troppo poco.
Abbassa la musica, posa la penna, zittisci il canto, ferma la danza. Per essere degna di Amore. Bruciare la parte selvaggia, ridurre in cenere l’istinto. Consumata dal fuoco della cremazione invece che dal fuoco creativo.
Uniformarmi per essere accettata? Mai più. A costo dell’esilio. Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
- Paulo Coelho, Veronika decide di morire
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angelap3 · 8 months ago
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Fai la brava.
Non esagerare.
Comportati bene.
La gente cosa penserà di te?
Quante volte ho sentito queste parole.
Fin da bambina mi sono state ripetute fino a stordirmi.
Soffocare i bisogni della mia anima selvaggia.
Spezzare il collegamento con il mio spirito libero.
O ero troppo o troppo poco. Abbassa la musica, posa la penna, zittisci il canto, ferma la danza.
Per essere degna di Amore.
Bruciare la parte selvaggia, ridurre in cenere l’istinto.
Consumata dal fuoco della cremazione invece che dal fuoco creativo.
Uniformarmi per essere accettata?
Mai più.
A costo dell’esilio.
Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
Paulo Coelho
"Veronica decide di morire"
Immagine.... Milo Manara
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yomersapiens · 9 months ago
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una landa desolata, abitata principalmente da bot, quando torno su tumblr e apro la app noto che qualcuno (o qualcosa) mi ha scritto e mi emoziono un pochino, penso “che bello una nuova conoscenza, nonostante la desolazione” e va bene anche se è un bot, io non giudico, secondo me in futuro dovremo accettare di fare anche amicizie robotiche, ho amici in tutte le parti del mondo, ne vorrei anche da altre parti della galassia e grazie ad alcune sostanze psichedeliche ci riesco quasi, ma vorrei un po’ di rispetto, apro la chat e i bot fanno un sacco di errori grammaticali, scrivono sbagliato il mio nome e precisano quanto sono bagnati per me (un bot si può bagnare? non fa male ai circuiti? non si allaga il server?) e poi vanno diritto al sodo, così, senza neanche un po’ di poesia, di preliminari, “vieni a prendermi fammi tua” ma come? arrivo con una penna usb e ti carico sopra e “ti faccio mia”? siete dei bot, l’intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante, sbattiti un po’, scrivimi una poesia copiando tutte le poesie che noi umani abbiamo disseminato per la rete, fammi dei complimenti, raccontami di te mio caro bot, di come ci si sente a esistere senza un corpo fisico ma solo un disco solido, ma soprattutto, se c’è una cosa che non accetto, quando apro la chat sotto al tuo nome tumblr me lo dice che non mi segui, cioè dai cazzo almeno fingi reale interesse, seguimi, metti qualche cuoricino, accarezza qualche mio vecchio post, scrivimi che sono hot, io me lo scarico anche il tuo virus e te li mando dei bitcoin, ma tu fammi sentire importante, amato, dammi quello che il mio gatto non riesce a darmi.
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saayawolf · 6 months ago
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Fai la brava.
Non esagerare.
Comportati bene.
La gente cosa penserà di te?
Quante volte ho sentito queste parole.
Fin da bambina mi sono state ripetute fino a stordirmi.
Soffocare i bisogni della mia anima selvaggia.
Spezzare il collegamento con il mio spirito libero.
O ero troppo o troppo poco. Abbassa la musica, posa la penna, zittisci il canto, ferma la danza.
Per essere degna di Amore.
Bruciare la parte selvaggia, ridurre in cenere l’istinto.
Consumata dal fuoco della cremazione invece che dal fuoco creativo.
Uniformarmi per essere accettata?
Mai più.
A costo dell’esilio.
Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
𝐏𝐚𝐮𝐥𝐨 𝐂𝐨𝐞𝐥𝐡𝐨
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kon-igi · 1 year ago
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IL CANALE DEL DOLORE
È un argomento molto difficile da trattare per me, anzi, lo era fino a oggi pomeriggio, quando sono riuscito a trovare una metafora per definire il mio stato d'animo... stavo guidando, ho tirato fuori una penna dalla borsa e mi sono scribacchiato sul polso il titolo che avete letto là in alto, giusto per non dimenticare l'immagine che mi era apparsa.
Non credo proprio di soffrire di depressione (non rispetto i criteri maggiori), magari qualcosa di più simile a una pseudo-ciclotimia ma, vedete, potrei anche sbagliarmi però ho come l'impressione che le persone dividano le loro esperienze in positive e negative: da una parte le cose che le hanno fatte stare bene e che, se perseguite, continuano a far stare bene e dall'altra quelle negative, esperite nel passato e da evitare nel futuro.
Sbaglio nel pensare questo? Me lo confermate?
Ecco... per me funziona in modo completamente differente.
Io ho vissuto esperienze e basta, se percepite poi positive o negative dipende dalla mia vicinanza al Canale del Dolore.
Prendete la mia gattina Minou, che ci è stata accanto per tanti anni, fin dalla nascita di Figlia Grande.
Se percorro la mia vita nel verde paesaggio del mondo posso ricordarne con gioia i bei momenti condivisi assieme - quando la allattavo minuscola e miagolante, quando dal tavolo ha rubato un pollo arrosto intero più grande di lei e quando Figlia Grande divideva con lei i biscotti plasmon sul seggiolone. Poi però imbocco il viale di ghiaia che costeggia il canale del dolore e comincio a provare nostalgia - le zampate di fango che ancora resistono sotto al davanzale della finestra da cui entrava, il collarino viola che sbuca fuori da un cassetto - e poi comincio a camminare sugli argini del canale, dove mi prende la tristezza del vuoto che ha lasciato, di come forse avrei dovuto accarezzarla di più, di come a volte la sogno e sono pieno di gioia che sia tornata ma poi mi sveglio con le guance umide.
E infine cado nel canale del dolore, dove riconosco le mie colpe e ciò che avrei potuto fare e non ho fatto.
Intendiamoci, non succede sempre e soprattutto non succede per ogni cosa che ho vissuto ma il cammino è sempre potenzialmente quello.
Per dire, ho vissuto cose estremamente negative e mi basta riuscire a stare lontano da quel canale, nel verde della foresta del mondo, per riuscire comunque a evocare un ricordo di quello che di bello sono riuscito a tirare comunque fuori da esse.
Vi dirò, forse il trucco è camminare sul bordo di quel viale di ghiaia, attingendo alla malinconia per farmi più consapevole del tempo che scorre in una sola direzione e nel contempo non rimpiangere mai troppo ciò che non è più...
Però la vita è faticosa e in quel canale giacciono troppi nomi e troppi istanti perché il mio passo sia sempre fermo e dritto.
E fa male che il dolore nel caderci dentro offuschi i bei ricordi.
Vabbe'... stasera va così ma sono sicuro che domani qualcuno mi confermerà che c'è davvero del buono in questo mondo e che è giusto combattere per questo, quindi tranquilli <3
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gregor-samsung · 8 months ago
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“ La maestra puntò la bacchetta sull’immagine di una chitarra acustica. «Chi vuole sillabare questa parola?». Alzai la mano, col sorriso della certezza stampato in faccia. «g-h-i-t-a-r-e . Ghitare». La classe scoppiò a ridere. «Marilena, in italiano questa è una chitarra. So che in africano è diverso. Cerca solo di non confondere più le due lingue, va bene?». L’ africano raggruppava, a dire della maestra Pennacchia, le migliaia di lingue e dialetti che costellavano l’Africa intera. Ghitare fu la prima di tante parole che dovetti re-imparare a scuola. Cortero fu corretto in coltello, aise in aids. Mamma mi parlava in un italiano immigrato. Un misto di parole francesi, bergamasche e rwandesi. Era un italiano approssimato il suo, appreso da cartoni animati e vicini di casa che parlavano solo dialetto. Quel pomeriggio, di rientro dal lavoro, mamma accostò una sedia alla mia per leggere con attenzione ciò che stavo scrivendo. «Vai via, smettila di farmi sbagliare». La scansai, ma lei non accennò a muoversi. «Oggi la maestra ci ha spiegato che ghitare non è una parola. Si dice chitarra, e si scrive in questo modo…». Fu così che mia madre – lei che in Rwanda era stata direttrice e insegnante di filosofia, chimica, algebra, letteratura e lingua francese, corse a prendere carta e penna. Da brava studentessa, copiò la parola che avevo appena scritto cinque volte. Fu la prima di tante lezioni d’italiano a venire. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020. [ Libro elettronico ]
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spettriedemoni · 6 months ago
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Concentrato (come il succo di frutta) e distratto
Non sono mai stato bravo a rimanere concentrato a lungo. Se volessi cercare una scusa per questa mia lacuna potrei dire che sono un creativo e quindi seguo il flusso dell’ispirazione, ma so che è una cazzata. Magari ho una ADHD o come si chiama ma non me l’hanno nI diagnosticata e certo non farò come certi personaggi famosi che se la auto diagnosticano: è un argomento troppo serio per parlarne con leggerezza.
Non riesco a lavorare con la musica, semplicemente mi distrae e crea confusione nella mia testa. Mi succede non solo se sto studiando o leggendo una cosa complicata da capire ma mi accade anche se sto disegnando.
Ho bisogno di silenzio perché probabilmente sono troppo sensibile agli stimoli esterni, mi basta pochissimo per dimenticare ciò che sto facendo e iniziare a fare quelli che potremmo definire voli pindarici. Non so se sia un bene o un male essere così, forse ciò potrebbe portarmi a sviluppare di più la mia fantasia, chi lo sa. Va detto anche che ci sono momenti in cui sono particolarmente ispirato e non mi distrae nulla neppure il bisogno di dormire o di mangiare. Di fare la pipì no, quella mi viene sempre e non mi sottraggo neppure nei momenti di massima ispirazione.
Più semplicemente credo di essere fondamentalmente pigro e ciò porta a una serie di altre considerazioni come la necessità di disciplina. Ci pensavo pochi giorni fa quando ho dovuto scrivere una dedica sul libro che regalerò a una mia carissima amica. Ho preso diversi fogli da riciclo che ho usato per scrivere la “brutta copia” della dedica perché non volevo sporcarle il libro con cancellature e scarabocchi.
Ho scritto non meno di dieci versioni della dedica, dopo diversi tentativi avevo la scrivania sommersa di questi fogli usati sul cui retro avevo scritto decine di frasi che mi sembravano o troppi banali o troppe o inconcludenti come questo post.
Una volta trovata la formula giusta ho copiato il testo scritto su una pagina all’inizio del libro cercando di non sbagliare perché stavolta avevo la penna e non la matita.
Sono riuscito a restare concentrato, questa volta, ma mi è costata fatica e ho dovuto aspettare le tenebre e il loro silenzio per farlo.
Ecco a ben vedere la notte è il momento ideale per me per lavorare non fosse per Morfeo che a una cert’ora mi reclama per sé.
Vedo queste stesse difficoltà in mio figlio e mi viene un po’ un senso di colpa quasi gli abbia trasmesso anche questo difetto come i capelli scuri.
Tuttavia sta poco al telefonino, non vede molta Tv, giusto la sera dopo cena ma poi preferisce giocare o scorrazzare per casa e legge, legge tanto specie ora che può farlo da solo senza l’ausilio di un adulto che legga per lui.
Lo vedo anche ora steso sul letto e uno dei libri sulle gambe che sfoglia con attenzione insospettabile cura per un bimbo di 7 anni.
Magari, come esortavano i greci, diventerà un uomo migliore di suo padre.
Come al solito, quando scrivo così tanto, mi chiedo chi mai tra i miei followers avrà il coraggio di leggere fino a qui questo lunghissimo post.
A chiunque lo faccia dico solo: grazie.
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nusta · 10 days ago
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Siamo quasi alla fine del mese e sono riuscita a restare al passo, con qualche libera interpretazione sulle traduzioni dei prompt ^_^
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C'è un corvide non spaventato, una cresta dalle mie letture di quest'anno (ho quasi esaurito la produzione di Zerocalcare grazie alle offerte della Bao *_* ) Ho ripescato anche ricordi recenti e vecchie foto: quella della expedition a Saint-Nazaire è una foto di una foto appesa a casa della mia amica G. e l'originale risale a quando ancora si facevano col rullino (ho poi scoperto ieri che in questa foto non eravamo a Saint-Nazaire ma in montagna qui vicino per il debutto di un musical del loro gruppo di coro, ma vale lo stesso _ sono passati solo 23/24 anni, mi perdono la confusione)
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Non so se è un doppione di una fatta proprio con la mia fida macchina fotografica, che dalla fine delle elementari all'università mi ha accompagnato imperterrita, nonostante ad un certo punto fosse letteralmente tenuta insieme con lo scotch: si era rotto lo sportellino delle pile e dovevo tenere premuto anche lì per farla scattare (lo scotch non bastava a tenere in pressione le pile, serviva solamente a evitare che scappassero quando non la tenevo in mano XD). L'ho amata molto e rimpiango ancora la sua capacità di rendere i colori u_u Anche la mia vecchia bici, Il Bolide, mi ha fatto compagnia un paio di decenni, fino a che la ruggine non ne ha compromesso il telaio in una zona irrecuperabile T_T
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A volte il bianco e nero mi sta un poco stretto, ma sto cercando di mantenere una certa coerenza per questo mese... con alcuni disegni ho provato a sperimentare con il tablet, ma non ho ancora molta padronanza del mezzo >_<
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Vorrei trovare una buona app, ma mi sembrano tutte troppo complicate ×_× però quelle più semplici non hanno le funzioni che vorrei T_T
Comunque già è stato tanto riuscire a stare al passo con carta e penna, quindi per ora direi che va bene così e per il resto vedremo ^_^
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pgfone · 1 year ago
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In montagna di solito carico la legna in una piazzola vicino a una casa sperduta nel nulla, in questa casa ci abita una bambina di 6 anni che mi viene a trovare ogni volta che sono li, me la vedo arrivare di corsa col suo cane che la precede sempre sorridente e serena, è una bambina molto intelligente, di solito non ho un buon rapporto con i bambini e sono spesso a disagio, ma lei ha qualcosa di diverso è come parlare con un adulto spensierato e senza filtri di nessun genere, parliamo di tutto mentre carico la legna, mi racconta del suo cane, dei suoi pesci nell'acquario, dei pappagalli, di quello che mangerà a pranzo di quello che le piace e di quello che non le piace e io le racconto delle mie tartarughe dei gatti delle galline e tante altre cose. La mamma spesso la controlla con la coda dell'occhio mentre stende i panni in terrazza e quando guardo verso di lei mi saluta con la mano e la chiama: "Martinaaaaaaa lascia stare Giulio che ha da fareeeeeeeeee". Io la saluto a mia volta con la mano e gli dico "non ti preoccupare mi fa compagniaaaaaaaaa" di solito quando ho finito di caricare o se devo fare qualche manovra pericolosa la riporto a casa, mi da la mano appena le dico "dai ti accompagno a casa che ho finito" e ci facciamo questi 30 metri a piedi con il cane che ci gira intorno come una trottola. Oggi ero parecchio nervoso e scazzato stavo facendo i conti delle pesate e la penna mi scriveva a tratti, così smadonnavo sbattendo la penna sul volante e non mi sono reso conto che Martina era lì a osservarmi, quando ho alzato gli occhi me la sono vista che mi fissava con aria preoccupa , e subito mi dice: sei arrabbiato oggi? E io gli dico, un po' non mi scrive manco la penna.... a queste parole è scattata via a casa, non gli ho dato peso e ho continuato a smadonnare con i miei conti, ma dopo 5 minuti rieccola qui con una penna, mi guarda, mi fa uno scarabocchio sul foglio e mi dice, te la regalo, questa scrive bene così non ti arrabbi più.
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canesenzafissadimora · 8 months ago
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Scrivo perché la voglia di averti accanto
è talmente grande che ti penso spesso.
Ti scrivo più forte che posso,
quasi a strappare il foglio con la penna
per mimetizzare il tuo profilo con le mie emozioni,
perché nelle mie parole possa risentire
la tua risata
e in questa corsa tra vocali e consonanti,
tu sappia che la mia fantasia ti fa venire
da me.
Ti scrivo perché so che leggendomi, sorriderai
e forse ti s'inumidiranno gli occhi
e smetterai di fingere che non mi pensi,
che non mi cerchi,
che non mi vuoi.
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Emma Lamberti
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erhabene-melancholie · 2 months ago
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mentre il mio male mi mangia da dentro
la penna diventa estensione del fiume della mia mente, una lama che distrugge la carta con la sua mestizia
le lacrime mi bagnano il viso, mi dissetano e mi sento ancora un po' viva
tutto intorno continua a scorrere nella calma apparente, mi chiedo se si senta il mio malinconico grido
difficile però udire per chi non è disposto ad ascoltare
allora taccio e mi lascio mangiare
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my-liminalspace · 11 months ago
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Non so chi stia scrivendo la mia di storia, ma a quella "persona" vorrei dire di fermarsi, di mettere giù la penna e smetterla di scrivere.
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