#identità e appartenenza
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"La Via Antica" di Umberto Saba: Un viaggio poetico attraverso memoria e identità. Recensione di Alessandria today
Umberto Saba (1883-1957) è uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. Nato a Trieste, ha vissuto la transizione della sua città natale tra culture diverse, un elemento che ha profondamente influenzato la sua poetica
Ritornare alle origini con la poesia.La poesia “La Via Antica”, attribuita al grande poeta Umberto Saba, ci trasporta tra i vicoli di una città lontana nel tempo, intrecciando immagini di quotidianità e memorie di un passato intriso di emozioni. Con un linguaggio evocativo e ricco di simbolismo, Saba esplora il senso di appartenenza, il rapporto tra l’uomo e le sue radici, e l’intima connessione…
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occhietti · 21 days ago
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La gentilezza
è una provocazione imprescindibile perché, al contrario, crea appartenenza, consenso e identità in base alla capacità di prendersi cura degli altri.
La gentilezza è contagiosa.
- Daniel Lumera, 7 respiri
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scogito · 2 years ago
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"Lo spettro dell'omofobia ormai è una psicosi collettiva.
Sono stato in prima linea a livello tanto pubblico quanto personale a combattere ogni forma di discriminazione delle inclinazioni sessuali fin dagli anni '90, e quel che sta avvenendo oggi ha a che fare con quella lotta quanto fornire armi ai nazisti ucraini ha a che fare con la pace: è soltanto una becera, stupida, offensiva, contraddittoria e oltretutto illogica strumentalizzazione.
Quel che si fa oggi, dai testi di scuola ai contenuti delle serie TV, è destrutturazione programmata di qualsiasi modello di riferimento identitario ad ogni livello concepibile. E non è solo del tutto controproducente riguardo all'evitare discriminazioni di ogni genere (di fatto le rende molto più socialmente accettabili, come abbiamo visto negli ultimi anni) ma è anche e soprattutto una operazione psicosociale assai pericolosa: senza un modello di riferimento non puoi né accettare né rifiutare, senza un "altro da te" non c'è nemmeno un "te". Questi non stanno difendendo identità di minoranza, stanno cancellando il concetto stesso di identità individuale.
(Stefano Re).
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In questa società tutto è possibile poiché si arriva a capire il senso delle cose sempre troppo tardi.
La gente non impara né dai propri errori, né da quelli della comunità.
Se oggi si destruttura l'identità delle persone è solo perché non c'è mai stata prima. Le persone hanno una falsa identità di massa, che non è la stessa cosa di quella individuale.
Cioè la gente non ha capito né ha imparato che doveva creare la propria identità, anche a costo di lasciare il branco di appartenenza.
Perciò la maggioranza oggi non ha un ego, oppure ce l'ha distorto.
Una società senza ego è una massa informe di manipolabili privi di buon senso e di criterio logico;
Una società con ego distorto annienta se stessa perché pensa solo al potere personale e non rispetta niente e nessuno.
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telefonamitra20anni · 11 months ago
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From Rome to Paris (andata e ritorno).
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Marcello, per le strade romane in un febbraio del 1958.
Una stretta linea di fluido confine con la quale Marcello ha tessuto una storia di vita e arte, che ha attraversato i confini geografici e culturali, era la sua vita divisa tra Roma e Parigi. Non si trattava di una spontanea collocazione geografica, ma piuttosto di un percorso emotivo, che ha plasmato in qualche modo la sua identità, come uomo e come artista.
ROMA, cap 1.
Roma lo ha cullato. Ha assecondato tutti i sogni che portavano verso Cinecittà, è sempre stata la "casa madre" dove far ritorno non appena fosse stato possibile, permeando così, tra consuete abitudini e legami profondissimi, la sua esistenza. Sebbene fosse di origini ciociare, Marcello era riconosciuto come "il romano tranquillo", con ogni vizio e virtù del vero romano. A Roma respirava aria impregnata di bellezza, glamour, storia, arte, passione e tra le strade che celano i suoi ricordi e i vicoli pittoreschi, la sua predilezione per il cinema e per il teatro crescevano, e con lui, diventavano grandi. Qui Marcello, consolida le più importanti collaborazioni con i più rilevanti maestri del cinema italiano, pianta radici profondissime, legami inossidabili, costruisce quel rifugio sicuro, condiviso, chiamato casa.
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Ma il suo mestiere lo porta lontano e lo fa sentire appartenente, europeo, cittadino, turista, uomo libero.
PARIGI, cap 1.
Per un "romano tranquillo" la fervente Metropolis creativa, la "ville de l' elegance", era fortemente attrattiva. Se Roma lo ha cullato e reso celebre, Parigi lo ha accolto, lo ha fatto innamorare, in tutti i sensi, dandogli opportuno spazio artistico, stimolando la sua sete di curiosità spontanea. Era per lui, la giusta collocazione dove cominciare, rimettersi in gioco, dove la sua immagine divistica era in qualche modo più ridimensionata ma non sottovalutata, dove nuove abitudini e meraviglie si fanno concrete. Parigi era un orizzonte allargato, che dilatava nel suo cuore quel confine di appartenenza. A Parigi Marcello, era il "docile ragazzo" con tutti i vizi e virtù di un comune italiano, che amava mescolarsi tra le strade del suo quartiere in rue de la Seine, e da buon italiano, prendere un caffè al mattino, nel suo solito bar, al suo solito tavolino, riservato amorevolmente per lui, dove ci sarebbe stato sempre spazio. Come Roma, Parigi ha custodito i suoi riti, le sue consuetudini, segreti, affetti, partenze e ritorni, arte e bellezza dal primo ciao, all'ultimo arrivederci.
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innamoratadellenuvole · 11 months ago
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Da uomo, ho sempre bramato di possedere un qualcosa di simile anche io. Essere forti: è questo il prezzo? Sai cosa significa vivere senza provare nulla? Uomo, o donna che tu sia, vivere così non ha il benché minimo valore. Credimi, lo vivo sulla mia pelle. Se non si ha cura in tutto questo, di che cosa si deve aver cura, "donna"? Sarai la classica milanese che pensa alle cagate immani, al disco di Simba e alla borsetta che il papi o il ragazzo di turno le regala. Quanta pena che mi fai.
Questa gente non ha capito un cazzo della vita.
È vero, a volte essere sensibili fa male, non lo nego ma ha anche molti lati positivi.
Mi permette di cogliere le piccole cose belle della vita, di sorriderne e gioirne con la stessa forza con cui soffro per quelle brutte.
L'empatia, l'intelligenza emotiva, sono un valore aggiunto.
Ringrazio tutte le donne che nel corso della storia con la loro sensibilità hanno reso il mondo un posto migliore e chi lo fa tutt'oggi ogni singolo giorno.
Dove saremmo senza di loro?
Emozionatevi più che potete.
Vorrei ricordare a colei che ha scritto il messaggio precedente che l'apatia non è forza, non è la soluzione, è solo un meccanismo di difesa di chi ha troppa paura di soffrire.
E non sei affatto femminista mia cara, nel dire che la sensibilità è debolezza e permettere alle bambine di esprimersi è una colpa.
Se sei una di quelle che va per strada a protestare per i diritti delle donne, beh sappi che con quelle parole rafforzi l'ideologia patriarcale.
Impara a comprendere meglio e ad apprezzare il tuo genere di appartenenza, io sono orgogliosa di essere una donna, dovresti esserlo anche tu.
(Ps: grazie del contributo Mr sorriso, ti posso chiamare così? Anche se il tuo vero nome è uno di quelli che mi piacciono di più, non voglio rivelare la tua identità dato che mi scrivi in anonimo 😅
Vorrei parlarti di un sacco di cose a proposito di ciò che hai appena scritto ma forse è meglio di no...)
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curiositasmundi · 1 year ago
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Non c’è un’accezione amabile della patria, e se c’è è forse proprio quella che dovremmo temere di più. La terra dei padri, questo significa patria, è un concetto letterario le cui ambiguità è utile tenere ancora presenti, se non altro perché dimenticarle ci ha dato lezioni amare per tutto il ’900. La prima ambiguità è nelle parole stesse: la patria non è una terra, ma una percezione di appartenenza, un concetto astratto, tutto culturale, che si impara dentro alle relazioni sociali in cui si nasce e dentro alle quali, riconosciuti, ci si riconosce. In un mondo dove i rapporti di confine tra le terre sono cambiati mille volte e le culture si sono altrettanto intrecciate, dire “la mia patria” riferendosi a una terra significa creare di sé un falso logico, oltreché geologico.
La seconda ambiguità è in quel plurale monogenitoriale, quel categorico “padri” che solleva simbolicamente dalle loro tombe un’infinita schiera di vecchi maschi dal cipiglio accusatorio rivolto alla generazione presente. Le madri nella parola patria non ci sono, benché per definizione siano sempre certe, né generano appartenenza, nonostante ce ne sia una sola per ognuno di noi. Non possono esserci perché nell’idea del patriottismo è innestata la convinzione profonda che la donna sia natura e l’uomo cultura, cioè che la madre generi perché è il suo destino e l’uomo riconosca la sua generazione per volontà e autorità, riordinando col suo nome il caso biologico di cui la donna è portatrice.
È in quanto estensione del maschile genitoriale che la patria è divenuta fonte del diritto di identità, perché è il riconoscimento di paternità che per secoli ci ha resi figli legittimi, né è un caso che le rivoluzioni culturali post psicanalisi si definissero anche come “uccisioni dei padri”. Gli apolidi dentro questa cornice si portano inevitabilmente addosso l’aura del figlio bastardo, gli espatriati per volontà sono sempre traditori della patria e gli emigrati economici hanno il dovere morale di coltivare e manifestare a chi è rimasto a casa un desiderio di ritorno, pena il passare per rinnegati.
E se per una volta - solo una, giusto per vedere l’effetto che fa - provassimo a uscire dalla linea di significati creata dal concetto di patria? Averlo caro del resto non ha alcuna attualità; appartiene a un mondo dove il diritto di sopraffazione e la disuguaglianza sociale ed economica erano voci non solo agenti, ma indiscutibilmente cogenti: per metterle in crisi ci sono volute rivoluzioni di pensiero prima ancora che di piazza, e quelle rivoluzioni ci hanno lasciato in eredità il dovere di fare un atto creativo nei confronti di tutte le categorie che non bastano più a raccontare la complessità in cui siamo. E se proprio non è possibile uscire dalla percezione genitoriale dell’appartenenza collettiva - padre, ma anche l’ossimoro madre patria - potrebbe essere interessante cominciare a parlare di Matria.
[...]
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dvlcinea · 2 years ago
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TORO
Ripropongo la mia descrizione del Toro con la metafora del bambino e allora rieccoci a descrivere il valore di questo segno paragonandolo a un essere umano che cresce.
Nel post sull' Ariete usavo il bimbo appena nato come metafora della spinta vitale e indifferenziata del segno.
Adesso immaginate che il bambino, finora pieno di energia, che scappava da tutte le parti, si arrampicava e rischiava di stare mezzo ciondoloni dalla finestra, sia cresciuto un po'.
Adesso il bambino sta a terra o seduto e gioca con gli oggetti perché è la fase di conoscenza delle cose che lo circondano. Non le rompe come un Ariete, vuole sentirle, toccarle, e sopratutto usa la bocca per conoscerle.
Il Toro rappresenta la presa di coscienza della materia, la vuol conoscere e usare per costruire qualcosa.
Non è più solo su tutto.
È uno nel tutto e riconosce il tutto come esterno ma che può toccare e conoscere.
Il bambino tocca gli oggetti e dice, se gli piace, "mio".
Il Toro comincia ad avere un concetto di proprietà, non è egoista, ancora no, ha solo forte il senso di appartenenza al mondo materiale e riconosce anche negli altri il concetto di proprietà.
Il bambino usa molto la bocca per conoscere oggetti e materiali.
Il Toro rappresenta la fase orale, ama mangiare, nutrirsi, è un gaudente.
Il bambino non sbatte le cose, le ordina o le mette una su l' altra.
Il Toro è un costruttore, un concreto che elabora la materia
Il bambino tocca molto, tutto.
Il Toro , lasciata la spinta muscolare fisica dell' Ariete comincia a usare i sensi, è un segno sensuale. Annusa, tocca, ascolta, osserva.
Il bambino comincia a rispettare le fasi giorno- notte.
Il Toro adora il pisolino, non s' ammazza fisicamente ma adora riposare e rilassarsi, mentre l' Ariete la prenderebbe come un' inutile perdita di tempo.
Il bambino in questa fase sa imporre un proprio desiderio, dice MIO, dice FAME o fa capir che ha sonno.
Il Toro è testardo e cocciuto ma sa sempre con chiarezza ciò che vuole e non sta tanto a fare discorsi di contorno. Schietto e sintetico.
Quindi dopo la spinta vitale di nascita FUOCO ecco un tempo di conoscenza e apprendimento TERRA che gli dà le fondamenta e le sicurezze per continuare a crescere.
Mai pensare che un bimbo piccolo sia egoista nel dire MIO, mai dire "è di tutti" timorosi di vederlo crescere egoico, no, mentre dice MIO, in questa fase sta dicendo che lui sente di avere un peso, di valere e quindi di avere qualcosa di suo.
Percorso più differenziato.
Dicendo MIO sa di esistere individualmente.
L' Autostima ce la costruiamo dandoci un valore e non pensando di essere pecore indifferenziate.
Il Toro ha solitamente una concezione chiara di sé, come il bambino ancora piccolo capisce di avere una identità e una sua dimensione grazie al suo interagire con la natura e ciò che lo circonda.
Grandi lavoratori, spesso imprenditori, solidi e concreti, vanno al "dunque", non amano perdersi in questioni inutili, e quindi spesso sono categorici e testardi. Non amano fare chiacchiere inutili e credono nel proprio pensiero perché ne conoscono la validità.
Sensualissimi, e per questo anche molto sensibili all'arte e alle manifestazioni delle proprie emozioni.
— Cecilia Sicuteri
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studentessamatta · 5 days ago
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Join the Matta Spring 2025 Italian Book Club Join a Private One-on-One Book Club to Read This Book ANY TIME! The selection for the Matta Spring 2025 Book Club “Il treno dei Bambini” by Viola Ardone Sali a bordo di Il Treno dei Bambini e viaggia nell’Italia del dopoguerra con il giovane Amerigo—una storia indimenticabile che conquisterà il tuo cuore e affinerà le tue abilità in italiano. Unisciti al Matta Book Club questa primavera per discussioni coinvolgenti e un'immersione più profonda nella lingua e nella cultura!Step aboard Il Treno dei Bambini and journey through post-war Italy with young Amerigo—an unforgettable story that will captivate your heart and sharpen your Italian skills. Join the Matta Book Club this spring for engaging discussions and a deeper dive into language and culture! Lettura perfetta per il nostro gruppoThe Perfect Read for our group Il Treno dei Bambini di Viola Ardone è un avvincente romanzo storico ispirato a fatti reali nell'Italia del dopoguerra. Seguendo il viaggio del giovane Amerigo, non solo sarai rapito dalla sua storia, ma migliorerai anche le tue abilità di lettura e conversazione in italiano. Che tu sia un principiante avanzato o a livello intermedio, questo libro offre il perfetto equilibrio tra narrazione coinvolgente e crescita linguistica. Unisciti al Matta Book Club per discussioni animate e un'immersione più profonda nella cultura e nella storia italiana!Il Treno dei Bambini by Viola Ardone is a gripping historical novel based on true events in post-war Italy. As you follow young Amerigo’s journey, you'll not only be captivated by his story but also enhance your Italian reading and conversation skills. Whether you're an advanced beginner or an intermediate learner, this book strikes the perfect balance between compelling storytelling and language growth. Join the Matta Book Club for lively discussions and a deeper dive into Italian culture and history! “A Sneak Peek into the Plot of “Il treno dei bambini” In Il Treno dei Bambini, Viola Ardone ci trasporta nell’Italia del dopoguerra attraverso gli occhi di Amerigo Speranza, un bambino di sette anni vivace e curioso, nato e cresciuto tra le difficoltà delle strade di Napoli. Tra fame e privazioni, Amerigo è uno dei tanti bambini del sud inviati al nord su un treno, nell’ambito di un’iniziativa reale volta a offrire loro una vita migliore presso famiglie più benestanti. Lasciando alle spalle sua madre e tutto ciò che gli è familiare, si ritrova in un mondo nuovo, fatto di calore, istruzione e inaspettata gentilezza.In Il Treno dei Bambini, Viola Ardone transports us to post-war Italy through the eyes of Amerigo Speranza, a sharp and inquisitive seven-year-old boy from Naples. Struggling with hunger and hardship in the impoverished streets of his hometown, Amerigo is one of thousands of children sent north on a train as part of a real-life initiative to give them a chance at a better life with wealthier families. Leaving behind his mother and everything familiar, he finds himself in a world of warmth, learning, and unexpected kindness.Eppure, mentre Amerigo si adatta alla sua nuova realtà, il divario tra il passato e il presente si fa sempre più evidente. Il nord gli offre stabilità, cultura e nuove opportunità, ma lo costringe anche a interrogarsi sulla propria identità, sul senso di appartenenza e sulla lealtà verso le sue origini. Crescendo, Amerigo dovrà fare i conti con il bambino che è stato e l’uomo che sta diventando, affrontando un commovente percorso di crescita in cui amore, famiglia e scelte determinanti si intrecciano. Attraverso la sua voce innocente ma penetrante, Il Treno dei Bambini racconta il dolceamaro viaggio verso l’età adulta e ci mostra come anche le decisioni più piccole possano lasciare un segno indelebile nel nostro cuore.Yet, as Amerigo adapts to his new reality, the contrast between his past and present grows sharper. While the north offers him education, stability, and opportunity, it also forces him to grapple with questions of identity, loyalty, and belonging. As he matures, Amerigo must reconcile the boy he once was with the man he is becoming, leading to a poignant and deeply personal reckoning with love, family, and the choices that shape us. Through his innocent yet perceptive voice, Il Treno dei Bambini captures the bittersweet journey of growing up, showing how even the smallest decisions can leave lasting echoes in our hearts. Unisciti a noi! Join the Matta Italian Book Club! Join the group book club for five weeks of lively discussions, where you can connect with fellow Italian language lovers from around the world. Our Zoom meetings, held in small groups of 2-3 readers, provide an intimate setting for personalized learning, ensuring that everyone gets a chance to participate and improve their language abilities.If you have a group of friends or study buddies ready to dive into this literary adventure, I’m delighted to organize a private book club just for you. You can choose this season’s selection or any of our previous reads, with me guiding your journey through exclusive summaries, discussion topics, and insights to boost your Italian skills.For an even more personalized experience, you can opt for a one-on-one book club with me. In this tailored format, you’ll take center stage in focused discussions, diving deeper into the book while honing your Italian language skills. If you want an experience that’s all about your progress, this is the perfect choice! Join me, Amerigo and mamma Antonietta this spring 2025 for the next Matta Book Italian Group Club! Join me anytime to read “Il treno dei Bambini" for a one-on-one private bookclub experience! Matta Club di libri italiani Matta Italian Language Book Club Level up Your Italian: Read, Chat, Learn! Read the full article
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magliacal · 13 days ago
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Southampton in Rosso e Bianco: Come la Maglia Ha Forgiato l'Identità del Club
1. Introduzione
Il Southampton FC, conosciuto anche come "The Saints", non è solo un club calcistico che vanta una lunga e rispettata storia, ma anche un simbolo per la città di Southampton, il cui legame con il calcio affonda radici profonde. La maglia del Southampton, con i suoi colori distintivi rosso e bianco, è più di un semplice capo d’abbigliamento: è una vera e propria dichiarazione di identità e orgoglio. In questo articolo, esploreremo come la maglia del Southampton FC non solo rifletta la tradizione del club, ma anche come sia diventata un elemento fondamentale nella cultura calcistica e popolare, unendo il passato con le innovazioni moderne. Dalla sua evoluzione nel design, passando per il ruolo degli sponsor, fino al suo impatto sul tifoso e sulla comunità, la maglia racconta una storia di passione, innovazione e appartenenza. Scopriremo insieme come il rosso e bianco della maglia del Southampton siano più di un semplice simbolo sportivo: sono un legame visibile e tangibile tra il club e la sua città, in un viaggio che attraversa decenni di successi, difficoltà e cambiamenti.
2. Storia della Maglia del Southampton FC
Fondato nel 1885, il Southampton FC ha una lunga e prestigiosa storia che lo ha visto crescere da una piccola squadra di calcio locale a uno dei club più rispettati della Premier League. Conosciuti affettuosamente come "The Saints", i giocatori del Southampton sono sempre stati ammirati per il loro spirito di squadra e il loro impegno in campo, incarnando il vero significato di passione calcistica.
Il club ha avuto un impatto significativo nel calcio inglese, non solo per i suoi successi in competizioni nazionali, ma anche per il suo contributo alla formazione e allo sviluppo di talenti. La squadra ha forgiato una solida tradizione di promuovere giovani calciatori provenienti dalla sua accademia, dando vita a carriere illustri. Giocatori come Alan Shearer, Matt Le Tissier e Theo Walcott sono solo alcuni degli esempi di talenti che hanno iniziato la loro carriera con il Southampton, dimostrando l'importanza del club nell'ambito della crescita e sviluppo calcistico.
Nel corso degli anni, il Southampton ha conosciuto periodi di grande successo, con diverse promozioni e retrocessioni, ma ha sempre mantenuto una solida identità. La sua posizione geografica, situata nel sud dell'Inghilterra, gli ha permesso di costruire una base di tifosi fedeli, che rappresentano l’anima del club. La squadra ha un legame forte con la città di Southampton, tanto che ogni partita giocata allo St Mary's Stadium è un vero e proprio evento per la comunità locale.
La maglia del Southampton è sempre stata un elemento distintivo, tanto dentro quanto fuori dal campo, fungendo da simbolo di appartenenza per i tifosi e di orgoglio per i giocatori. Ogni stagione, la squadra porta avanti non solo il proprio spirito competitivo, ma anche la tradizione che si riflette in ogni aspetto, a partire dalla maglia indossata in campo.
3. Design e Aestetica
Il design della maglia Southampton FC è un elemento cruciale nella sua identità visiva, e la sua evoluzione nel corso degli anni ha riflesso i cambiamenti culturali, tecnologici e stilistici del calcio moderno. Storicamente, la maglia del Southampton è sempre stata caratterizzata dai suoi colori tradizionali rosso e bianco, che richiamano immediatamente la squadra e la sua città. Questi colori sono diventati un simbolo di appartenenza per i tifosi e un tratto distintivo del club, con il rosso che simboleggia l'energia e la passione, e il bianco che rappresenta la purezza e l'unità.
Nel corso degli anni, tuttavia, il design della maglia è stato soggetto a diverse reinterpretazioni, pur mantenendo sempre questi due colori predominanti. Le completini calcio sono passate da modelli più semplici a versioni sempre più moderne e stilizzate, includendo nuove tecnologie nei materiali e cambiamenti nei dettagli grafici. Un esempio significativo di questa evoluzione è l'introduzione di linee sottili o strisce diagonali, che hanno aggiunto dinamicità al design, mantenendo al contempo un legame con la tradizione visiva del club.
Uno degli aspetti più interessanti del design della maglia del Southampton è l'uso di dettagli distintivi, come il colletto, che spesso viene reinterpretato per riflettere le tendenze più attuali del momento. Il colletto a polo o a V, per esempio, è stato una scelta popolare negli anni ’90 e ha dato un tocco di classe e raffinatezza alla maglia. Altri elementi stilistici includono la posizione e la forma del logo del club, che è stato modificato nel tempo per adattarsi meglio al design complessivo della maglia, mantenendo però sempre un forte legame con la tradizione.
Oltre alla parte estetica, anche la funzionalità ha giocato un ruolo fondamentale nell'evoluzione del design della maglia. I materiali utilizzati nelle maglie del Southampton sono passati dai tradizionali cotoni a tessuti tecnici più leggeri e traspiranti, che favoriscono la performance degli atleti. Oggi, le maglie sono realizzate con fibre moderne che regolano la temperatura corporea e migliorano la comodità, rendendo l’esperienza di gioco più confortevole.
Il design della maglia non è solo una questione di estetica e funzionalità, ma anche un'espressione di ciò che il club rappresenta. Ogni nuova stagione porta con sé un'opportunità per i designer di reinterpretare il look del Southampton, pur mantenendo intatti i valori di tradizione e identità che sono al cuore del club.
4. La Maglia come Simbolo di Identità
La maglia del Southampton FC non è solo un pezzo di abbigliamento sportivo: è un emblema che racchiude l’essenza del club, della città e dei suoi tifosi. Ogni singola striscia di rosso e bianco racconta una storia di tradizione, orgoglio e passione. Questa maglia ha un’identità che trascende il campo da gioco, diventando un simbolo di appartenenza che unisce la comunità di Southampton in un legame visivo e culturale profondo.
Il legame tra il club e la città è testimoniato dalla continuità e dalla coerenza dei colori della maglia. Rosso e bianco sono i colori che rappresentano non solo la squadra, ma anche la città stessa, simbolizzando il cuore pulsante di Southampton. Questi colori sono stati scelti inizialmente come segno di forza, passione e determinazione, e sono rimasti invariati per gran parte della storia del club, diventando un marchio di fabbrica che i tifosi sono fieri di indossare.
La maglia del Southampton FC è anche un simbolo di resilienza. Ogni stagione, anche nei periodi più difficili, il club e i suoi tifosi indossano con orgoglio il kit della squadra come segno di speranza e impegno per il futuro. È la maglia che i calciatori indossano con fierezza, ma è anche quella che i tifosi portano con orgoglio sugli spalti e nelle strade della città. Ogni partita, ogni gol, ogni vittoria o sconfitta è vissuta insieme, come una comunità che si riconosce in questo simbolo.
La maglia non rappresenta solo il club calcistico, ma anche una cultura. La sua presenza in città e nel paese va oltre la semplice identità sportiva, diventando un segno di appartenenza e di riconoscimento. Tifare per il Southampton non significa solo supportare una squadra di calcio, ma far parte di un gruppo che si riconosce nei valori della lealtà, del coraggio e della determinazione. La maglia è un punto di incontro, un modo per i tifosi di manifestare il loro supporto, ma anche per condividere una storia collettiva.
Inoltre, la maglia è anche un oggetto di tradizione familiare per molti tifosi. Dai genitori ai figli, la maglia del Southampton passa di generazione in generazione, portando con sé un bagaglio di ricordi e di momenti vissuti insieme. Indossarla è un modo per ricordare i successi passati e per sperare in quelli futuri, creando un ciclo di continuità che rinsalda l’identità del club e della sua tifoseria.
In definitiva, la maglia del Southampton FC non è semplicemente un capo di abbigliamento, ma un autentico simbolo di identità che incarna la storia, la cultura e la passione del club. Ogni volta che un tifoso la indossa, non sta solo supportando la squadra: sta portando avanti una tradizione, un valore e un legame che definisce chi sono, sia dentro che fuori dal campo.
5. Il Ruolo degli Sponsor
Gli sponsor hanno da sempre svolto un ruolo cruciale nella storia del Southampton FC, non solo dal punto di vista economico, ma anche nell’influenzare l’estetica e l’identità della maglia della squadra. La presenza degli sponsor sulla maglia non è solo un aspetto commerciale, ma un simbolo di partnership strategiche che hanno accompagnato il club nelle sue sfide, sia sul campo che fuori.
Fin dai primi anni, il Southampton ha attratto sponsor che hanno contribuito al sostegno finanziario necessario per affrontare le sfide della competizione calcistica ad alti livelli. L’inclusione di loghi aziendali sulla maglia, che inizialmente era una novità, ha trasformato la maglia in una vetrina per i marchi. Con il passare degli anni, però, questa collaborazione si è evoluta, diventando un elemento più integrato nel design della maglia, tanto da influenzarne in parte l’aspetto e la percezione.
Ogni sponsor che ha scelto di associare il proprio marchio al Southampton FC ha avuto un impatto diretto sull’immagine del club. La scelta degli sponsor non è mai casuale: i marchi che si uniscono a un club calcistico come il Southampton cercano di associarsi a un’identità che rispecchi i loro valori e obiettivi aziendali. Alcuni sponsor, ad esempio, hanno cercato di enfatizzare l'innovazione e la modernità, mentre altri hanno puntato sull’affiliazione a una tradizione consolidata, legandosi così all'immagine storica del club.
Il logo dello sponsor è posizionato strategicamente sulla maglia, ma la sua influenza va ben oltre la semplice visibilità. Esso diventa parte integrante della narrazione visiva della maglia stessa, influenzando il modo in cui i tifosi percepiscono l’insieme dell’aspetto estetico della squadra. La collocazione dello sponsor, spesso sul petto o sulle maniche, è stata oggetto di discussione e adattamento negli anni, ed è un esempio di come la simbiosi tra sport e business abbia preso piede nel calcio moderno.
Nonostante alcune critiche da parte dei puristi, che sostengono che l’ingresso degli sponsor possa sminuire la tradizione delle maglie da calcio, è innegabile che questa relazione commerciale abbia permesso al Southampton FC di crescere economicamente e di competere a livello nazionale e internazionale. Gli sponsor non sono solo una fonte di reddito, ma anche partner strategici che, attraverso il loro supporto, consentono al club di investire in risorse per migliorare la qualità del gioco, delle infrastrutture e del marketing.
Inoltre, il ruolo degli sponsor ha portato anche all'introduzione di nuove tecnologie e materiali nelle maglie stesse. Sponsorizzazioni con marchi di abbigliamento sportivo, come Nike o Adidas, per esempio, hanno introdotto tessuti innovativi e performance migliorate, che hanno fatto evolvere il design delle maglie nel corso degli anni. La collaborazione tra club e sponsor, quindi, non solo ha avuto implicazioni economiche, ma ha anche contribuito a un'evoluzione tecnologica che ha reso le maglie più leggere, resistenti e comode per i giocatori.
In sintesi, il ruolo degli sponsor nella storia della maglia del Southampton FC è andato ben oltre l'aspetto economico. Essi sono diventati parte integrante della tradizione e dell'evoluzione del club, influenzando non solo le risorse finanziarie, ma anche l'aspetto visivo e il legame con i tifosi. La maglia, grazie agli sponsor, è diventata un simbolo di continuità e innovazione, mantenendo al contempo l’essenza storica del club.
6. La Maglia nel Contesto della Cultura Calcistica
La maglia del Southampton FC ha assunto, nel corso degli anni, un’importanza che va ben oltre il semplice ambito sportivo, diventando un elemento di rilevanza nella cultura calcistica globale. Questo capo d’abbigliamento ha rappresentato un punto di riferimento, non solo per i tifosi della squadra, ma anche per gli appassionati di calcio in generale, simbolizzando valori di orgoglio, tradizione e passione calcistica. La maglia del Southampton è un esempio lampante di come l’abbigliamento sportivo possa diventare un segno distintivo, capace di influenzare l'immagine culturale del calcio nel suo complesso.
Nel "concorso" della calcistica culturale, ovvero la competizione non ufficiale che si svolge tra i vari club per guadagnarsi un posto nell’immaginario collettivo come icona del calcio, la maglia del Southampton ha giocato un ruolo fondamentale. Non è solo il simbolo della squadra che scende in campo ogni domenica, ma un simbolo di appartenenza che fa parte di una narrazione molto più ampia che abbraccia la storia calcistica britannica.
L'evoluzione della maglia del Southampton FC ha visto un continuo adattamento alle tendenze del momento, ma al tempo stesso ha mantenuto un forte legame con le sue origini. L’introduzione di linee, modelli e colori distintivi è stata accompagnata da un messaggio di coerenza con il passato, facendo sì che la maglia sia diventata un elemento iconico del club. Ogni aggiornamento al design ha avuto un impatto significativo nella percezione del pubblico, non solo come una divisa da gioco, ma come un vero e proprio oggetto culturale che comunica lo spirito e la storia del club.
Il "concorso" calcistico culturale va oltre le vittorie in campo; riguarda il modo in cui un club riesce a legare il proprio marchio con i tifosi e con una comunità globale di appassionati di calcio. La maglia del Southampton è stata un veicolo per raccontare storie, esperienze e leggende, diventando così un portatore di significato anche al di fuori del contesto sportivo. L’uso dei colori tradizionali, il rosso e il bianco, che da sempre identificano la squadra, ha reso la maglia facilmente riconoscibile e ha creato un legame emotivo profondo tra il club e la sua tifoseria. Questo legame si estende ben oltre i confini di Southampton, rendendo la maglia un simbolo calcistico di riferimento.
La maglia, inoltre, ha anche assunto un’importanza nella cultura pop. Con l’evoluzione della moda calcistica, le maglie dei club sono diventate pezzi da collezione, indossate in contesti ben lontani dal campo da gioco. I fan le indossano come simboli di identità e appartenenza, ma anche come oggetti da sfoggiare nella vita di tutti i giorni. La maglia del Southampton, grazie alla sua estetica e alla sua storia, è stata in grado di inserirsi in questo contesto culturale, trovando un posto nell’immaginario di chi apprezza la cultura calcistica anche al di fuori del puro tifo sportivo.
Il club, e con esso la sua maglia, è diventato quindi un vero e proprio protagonista nel concorso culturale calcistico, riuscendo a raccogliere consensi e a mantenere un’identità ben definita nel panorama calcistico globale. Questa maglia non è solo un simbolo del Southampton, ma un pezzo di storia che ha contribuito a scrivere le pagine più significative della cultura calcistica.
In definitiva, la maglia del Southampton FC non è solo una divisa da calcio, ma un emblema che ha saputo conquistare un posto di rilievo nel concorso culturale calcistico. Un simbolo che, partendo dal campo, ha trovato la sua collocazione nell’immaginario di milioni di tifosi, diventando una parte integrante della cultura calcistica internazionale.
7. La Maglia del Southampton nella Pop-Cultura
La cultura pop a Southampton è da sempre stata un riflesso delle influenze globali, ma anche un’espressione unica della città e della sua comunità. La maglia del Southampton FC ha avuto un ruolo centrale in questo scenario, diventando un simbolo che si estende ben oltre lo sport e si inserisce perfettamente nelle dinamiche della cultura popolare. Questo fenomeno non riguarda solo i tifosi di calcio, ma abbraccia una più ampia platea che comprende appassionati di musica, moda e arte.
A partire dalla sua fondazione, la squadra ha acquisito una forte identità che ha permeato ogni aspetto della vita cittadina. I colori rosso e bianco, che caratterizzano la maglia, sono diventati simboli iconici che sono stati adottati non solo dai tifosi, ma anche dalla città stessa. Non è raro vedere persone che, pur non essendo tifosi sfegatati, scelgono di indossare la maglia del Southampton come un’espressione di appartenenza e orgoglio locale. Questo fenomeno dimostra come la maglia del club sia riuscita a entrare nella cultura pop, diventando un accessorio stilistico che ha un significato molto più profondo rispetto al semplice abbigliamento sportivo.
La cultura pop di Southampton è anche influenzata dalla musica, e il club ha sempre mantenuto un legame stretto con il panorama musicale. Concerti, eventi e iniziative artistiche hanno visto spesso la maglia del Southampton indossata da artisti e fan in contesti che esulano dallo stadio. Dalla scena musicale emergente alla musica rock e indie che ha caratterizzato la città, la maglia è diventata un simbolo di comunità, rappresentando un punto di riferimento per le generazioni di fan e appassionati.
Inoltre, il Southampton FC è stato protagonista in varie produzioni mediatiche, dai film alle serie TV, dove la maglia del club ha fatto spesso la sua comparsa, unendo il calcio alla narrazione popolare. Le immagini dei giocatori con indosso la maglia del Southampton sono diventate parte integrante del racconto visivo che riguarda la cultura calcistica e non solo, contribuendo a rendere il club un’icona della cultura pop non solo in Gran Bretagna, ma anche all’estero.
Anche la moda ha abbracciato la maglia del Southampton FC. I fan e gli appassionati di streetwear hanno fatto della maglia del club un pezzo di tendenza, spesso abbinandola a stili casual e moderni. La tradizione calcistica si fonde con il gusto estetico contemporaneo, dando vita a un mix che ha reso la maglia un elemento distintivo nelle vetrine di negozi di abbigliamento, nelle strade e persino nei social media, dove il look ispirato al calcio trova sempre più consensi tra le nuove generazioni.
Questa fusione tra calcio e cultura popolare si riflette anche nei numerosi eventi sociali e culturali che ruotano intorno alla squadra. I tifosi di ogni età si radunano per celebrare insieme la passione per il Southampton, spesso coinvolgendo anche aspetti artistici, musica e moda. Eventi che vanno oltre la partita e che mettono in evidenza l’importanza del club come punto di riferimento culturale, un simbolo che unisce e rappresenta la comunità di Southampton, ma che è anche un fenomeno che travalica i confini dello sport.
In sintesi, la maglia del Southampton FC non è solo un indumento sportivo, ma un elemento che ha permeato la cultura popolare della città e non solo. Rappresenta un simbolo di appartenenza che si è adattato ai tempi, diventando parte integrante della moda, della musica e dei media, e lasciando un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo di chiunque si identifichi con il Southampton, anche al di fuori dei confini del calcio.
8. Innovazioni e Futuro della Maglia del Southampton
L'innovazione e lo sviluppo della Southampton Magistrates' Association (SMA) rappresentano un aspetto interessante e relativamente trascurato del legame tra la città di Southampton e il suo club calcistico. Sebbene la SMA sia un'organizzazione principalmente focalizzata sul supporto e la gestione del sistema giudiziario locale, il suo impegno nella comunità ha intersecato, in modo sorprendente, l'evoluzione culturale e sociale di Southampton, contribuendo anche alla promozione e alla valorizzazione di elementi chiave della storia del club, come la maglia del Southampton FC.
L'introduzione di iniziative innovative nell'ambito della SMA ha portato a un rafforzamento dei legami tra le istituzioni locali, la cittadinanza e il mondo dello sport. Il club di calcio ha svolto un ruolo fondamentale in questo contesto, fungendo da catalizzatore per progetti che non solo riguardano il sistema giudiziario, ma anche la promozione di valori fondamentali come il rispetto, l'integrazione e l'inclusività. L'influenza del Southampton FC è stata particolarmente evidente in eventi e programmi educativi supportati dalla SMA, dove la maglia del club, con il suo forte simbolismo, è diventata un emblema di unione e comunità.
Inoltre, la SMA ha lavorato per sviluppare nuove modalità di coinvolgimento dei cittadini, utilizzando la visibilità e il richiamo delle figure pubbliche legate al Southampton FC per attrarre attenzione e risorse. L’integrazione della maglia del club in tali iniziative ha permesso di creare una connessione emotiva tra la giustizia locale e i cittadini, contribuendo alla costruzione di una cultura che unisce sport, giustizia e cittadinanza attiva. Le partnership tra la SMA e il Southampton FC si sono tradotte in eventi di sensibilizzazione in cui le maglie del club sono state utilizzate come parte di campagne che promuovono la legalità e la responsabilità sociale.
Un aspetto innovativo in questa collaborazione è stato l'inserimento di programmi educativi che coinvolgevano i giovani, incentrati sul rispetto delle regole, sullo sport e sull'importanza di un comportamento etico. La maglia del Southampton FC, simbolo di un'istituzione storica e di valori solidi, ha fornito un potente strumento di comunicazione per le scuole locali e per le iniziative di riforma sociale promosse dalla SMA.
Oltre a questo, la SMA ha anche sfruttato il potenziale mediatico di eventi legati al club, come le partite e le celebrazioni dei successi del Southampton FC, per sensibilizzare il pubblico su temi come l'accesso alla giustizia, l'inclusività nel sistema legale e il supporto alla comunità. Attraverso questi eventi, l'associazione ha potuto raccogliere fondi e promuovere una visione di giustizia che non fosse solo retributiva, ma anche educativa e preventiva.
La maglia del Southampton FC, in questo contesto, non è solo un pezzo di abbigliamento sportivo, ma un veicolo di comunicazione che contribuisce a raccontare la storia di una città che non si limita a vincere sul campo da gioco, ma che mira a vincere anche nelle sfide sociali e culturali. La SMA, con il suo impegno, ha contribuito a mantenere viva questa connessione tra calcio, giustizia e cultura, dimostrando che lo sport, in tutte le sue forme, può essere un potente motore di cambiamento sociale.
In conclusione, l'innovazione della Southampton Magistrates' Association nell'integrare valori sportivi e legali ha avuto un impatto profondo sulla comunità, e la maglia del Southampton FC ha svolto un ruolo chiave in questo processo, diventando simbolo di speranza, inclusività e progresso per la città. Il lavoro sinergico tra il club e la SMA ha permesso di creare una rete di sostegno che va oltre il calcio, promuovendo valori di giustizia, educazione e comunità.
9. Conclusione
La maglia del Southampton FC, con il suo iconico rosso e bianco, è diventata molto più di un semplice indumento da gioco: è un simbolo che rappresenta l'identità, la storia e la cultura di una città e di una squadra che hanno attraversato decenni di successi, sfide e trasformazioni. Ogni striscia, ogni dettaglio della maglia non solo racconta la passione e l'impegno dei giocatori sul campo, ma anche l'incredibile legame che unisce i tifosi al loro club, creando una comunità che va oltre i confini dello sport.
L'interconnessione tra la maglia e la storia del Southampton FC evidenzia come, nel corso degli anni, il design, l'estetica e gli sponsor abbiano contribuito a plasmare l'immagine del club. La maglia non è solo un simbolo di appartenenza alla squadra, ma è diventata anche un elemento fondamentale nella cultura calcistica locale e nazionale. In particolare, l'evoluzione della maglia del Southampton ha avuto un impatto significativo, rafforzando l'identità del club e fungendo da ponte tra il calcio e la cultura pop, senza dimenticare il ruolo di veicolo di valori sociali e comunitari.
Il coinvolgimento della Southampton Magistrates' Association e il suo lavoro innovativo con il club, il calcio e la comunità hanno ulteriormente confermato il potere simbolico della maglia. Essa non è più solo un elemento visivo, ma un potente strumento di cambiamento sociale e culturale, che unisce sport e giustizia, tradizione e innovazione.
Nel panorama calcistico e sociale, la maglia del Southampton FC continua a essere un punto di riferimento, non solo come elemento di orgoglio per i tifosi, ma anche come emblema di una città che vive il calcio come parte integrante della sua storia e della sua cultura. Guardando al futuro, è probabile che il legame tra la maglia, il club e la comunità rimarrà una costante, evolvendosi per riflettere nuovi valori e nuove sfide, ma mantenendo sempre viva la tradizione che la rende unica.
In conclusione, la maglia del Southampton FC non è solo un oggetto da indossare, ma un pezzo di storia che rappresenta il cuore e l'anima di un club che continua a evolversi, ma che non dimentica mai le sue radici. Un simbolo che continua a segnare il passo e a ispirare ogni tifoso, giovane o adulto, nel mantenere viva la passione per il Southampton FC e la città che lo ha visto nascere e crescere.
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mccampus-blog · 19 days ago
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Un Nuovo Inizio: La Fine di un Viaggio, l’Inizio di una Connessione
Lasciare Salamanca è stato come lasciare un pezzo del mio cuore, ma con la consapevolezza di portarne via molto di più. Questo viaggio non è stato una fine, ma un punto di partenza, una riscoperta di chi sono e di cosa significa appartenere. Mi ha regalato un senso di identità, un legame più profondo con mia madre e la certezza che, anche se le radici possono sembrare lontane, il loro richiamo è sempre lì, pronto a guidarci. Porto con me non solo il ricordo delle sue strade e delle sue piazze, ma anche quello dei tramonti sul fiume Tormes, del calore delle persone, e del senso di appartenenza che non avevo mai provato così forte. Questo viaggio mi ha cambiata, mi ha arricchita. E so che non è un addio: Salamanca sarà sempre lì, ad aspettarmi, perché non è più solo la città di mia madre, è anche un po’ la mia casa.
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Maurizio Carucci Presenta "Non esiste un posto al mondo" ad Alessandria: Un Viaggio tra Natura e Anima
Il 9 novembre alla Ristorazione Sociale di Alessandria, Maurizio Carucci dialogherà con Pierluigi Pasino sul suo nuovo libro, un viaggio intimo e paesaggistico.
Il 9 novembre alla Ristorazione Sociale di Alessandria, Maurizio Carucci dialogherà con Pierluigi Pasino sul suo nuovo libro, un viaggio intimo e paesaggistico. Il 9 novembre, alle ore 18:30, Maurizio Carucci sarà ospite della Ristorazione Sociale di Alessandria per presentare il suo ultimo libro, Non esiste un posto al mondo, edito da HarperCollins. Conosciuto come cantautore e fondatore della…
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sofiamonteforte2002 · 19 days ago
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Un Nuovo Inizio: La Fine di un Viaggio, l’Inizio di una Connessione
Lasciare Salamanca è stato come lasciare un pezzo del mio cuore, ma con la consapevolezza di portarne via molto di più. Questo viaggio non è stato una fine, ma un punto di partenza, una riscoperta di chi sono e di cosa significa appartenere. Mi ha regalato un senso di identità, un legame più profondo con mia madre e la certezza che, anche se le radici possono sembrare lontane, il loro richiamo è sempre lì, pronto a guidarci.
Porto con me non solo il ricordo delle sue strade e delle sue piazze, ma anche quello dei tramonti sul fiume Tormes, del calore delle persone, e del senso di appartenenza che non avevo mai provato così forte. Questo viaggio mi ha cambiata, mi ha arricchita. E so che non è un addio: Salamanca sarà sempre lì, ad aspettarmi, perché non è più solo la città di mia madre, è anche un po’ la mia casa.
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memoriedifrancesca · 19 days ago
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Concludiamo questa tappa del nostro viaggio 🌿
Con questo episodio, si chiude il primo capitolo di *Radici e Memorie*. Abbiamo attraversato insieme ricordi di famiglia, tradizioni e storie che ci legano alle nostre radici. Abbiamo scoperto come queste esperienze ci aiutino a capire chi siamo, da dove veniamo e come possiamo intrecciare passato e presente in una nuova visione di casa e identità.
È stato un viaggio ricco di emozioni, racconti intimi e riflessioni profonde. Ma non è la fine: è solo l'inizio di un dialogo.
🎙️ Cosa aspettarsi dal futuro?
Nel prossimo episodio, continueremo a esplorare storie che parlano di identità, appartenenza e crescita personale. Ogni racconto porterà una nuova prospettiva, una nuova luce sulle sfide e sulle gioie che ci accomunano.
💬 Grazie a tutti voi che ci avete accompagnato fin qui.
Le vostre riflessioni, i vostri commenti e il vostro supporto rendono questo progetto ancora più speciale.
📌 Rimani connesso per scoprire quando uscirà il prossimo episodio. Segui la nostra pagina per aggiornamenti e anteprime esclusive.
Ci vediamo presto! 🌟
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micro961 · 24 days ago
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Il romanzo “La Solitudine delle Stelle a Mezzanotte” di Anthea D'Arrigo
La complessità delle connessioni umane e della propria identità nella suggestiva cornice della Genova degli anni ‘90
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Anthea D'Arrigo, scrittrice di origine siciliana, invita i lettori a un viaggio emotivo immersivo nel suo romanzo “La Solitudine delle Stelle a Mezzanotte”. Il primo volume di una saga in sette parti, uscito nel 2021, ha subito catturato l'attenzione per la sua profonda esplorazione di temi cardine come l'accettazione di sé, l'identità LGBTQ+, la violenza di genere e le intricate dinamiche familiari. Ambientato sullo sfondo pittoresco della Genova degli anni ‘90, il romanzo ripercorre la crescita emotiva e psicologica della sua protagonista Giulia Nicolini.
Giulia è un'adolescente i cui straordinari occhi azzurri nascondono le vulnerabilità e i segreti che tiene chiusi tra le pagine del suo diario. Entrando per la prima volta al liceo Colombo, incontra due figure fondamentali della sua vita, Claudia Ferraris e Sarah Gardella, stringendo amicizie che sembrano promettere luce e risate. Ma sotto questo cameratismo giovanile si nasconde la lotta di Giulia con la sua identità sessuale, una verità che tiene nascosta per paura e giudizio sociale, soprattutto in una casa in cui l’accettazione è dolorosamente assente. La disapprovazione di sua madre e l’assenza di un padre distante creano un ambiente in cui l’amore sembra condizionato e incompleto.
In mezzo a questo tumulto, Giulia scopre un’ancora di salvezza in sua sorella maggiore, Silvia, la cui comprensione e compassione creano un ponte verso nuove relazioni e rivelazioni. Attraverso Silvia, Giulia incontra Manuela Bernardini, una studentessa di medicina legata alla famiglia Nicolini da un oscuro passato comune. Insieme, le loro vite si intrecciano in modi che svelano segreti a lungo sepolti, costringendo Giulia a confrontarsi con i complessi legami tra le decisioni passate e la realtà attuale. Ciò che si dispiega è un'esplorazione toccante di come le nostre relazioni, familiari, platoniche o romantiche, forgiano le basi per il nostro senso di appartenenza.
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Ciò che distingue “La Solitudine delle Stelle a Mezzanotte” è la sua gestione profondamente sensibile di varie tematiche delicate e importanti, con un approccio della scrittrice tutt'altro che pesante. Il suo stile narrativo, radicato in una narrazione cinematografica, immerge il lettore con descrizioni ricche ed evocative e dialoghi così avvincenti e curati che sembra di entrare in un film.
Per le strade di Genova e i corridoi della vita dei suoi personaggi, Anthea D'Arrigo costruisce una storia di coraggio, amore e introspezione. La storia di Giulia non è solo quella di trovare il suo posto nel mondo, ma anche di riconoscere la bellezza della propria identità.
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Lettera del prof. Giancarlo Burghi, del liceo T.Tasso di Roma. 18 Dicembre 2024
Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica.
L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”. Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet).
Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale “. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.
Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social- comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare.
La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!»
Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti.
Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria.
Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”. Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”.
Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.
P. S.
Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
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mtonino · 3 months ago
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