#identità e appartenenza
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pier-carlo-universe · 2 hours ago
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"La Via Antica" di Umberto Saba: Un viaggio poetico attraverso memoria e identità. Recensione di Alessandria today
Umberto Saba (1883-1957) è uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. Nato a Trieste, ha vissuto la transizione della sua città natale tra culture diverse, un elemento che ha profondamente influenzato la sua poetica
Ritornare alle origini con la poesia.La poesia “La Via Antica”, attribuita al grande poeta Umberto Saba, ci trasporta tra i vicoli di una città lontana nel tempo, intrecciando immagini di quotidianità e memorie di un passato intriso di emozioni. Con un linguaggio evocativo e ricco di simbolismo, Saba esplora il senso di appartenenza, il rapporto tra l’uomo e le sue radici, e l’intima connessione…
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scogito · 2 years ago
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"Lo spettro dell'omofobia ormai è una psicosi collettiva.
Sono stato in prima linea a livello tanto pubblico quanto personale a combattere ogni forma di discriminazione delle inclinazioni sessuali fin dagli anni '90, e quel che sta avvenendo oggi ha a che fare con quella lotta quanto fornire armi ai nazisti ucraini ha a che fare con la pace: è soltanto una becera, stupida, offensiva, contraddittoria e oltretutto illogica strumentalizzazione.
Quel che si fa oggi, dai testi di scuola ai contenuti delle serie TV, è destrutturazione programmata di qualsiasi modello di riferimento identitario ad ogni livello concepibile. E non è solo del tutto controproducente riguardo all'evitare discriminazioni di ogni genere (di fatto le rende molto più socialmente accettabili, come abbiamo visto negli ultimi anni) ma è anche e soprattutto una operazione psicosociale assai pericolosa: senza un modello di riferimento non puoi né accettare né rifiutare, senza un "altro da te" non c'è nemmeno un "te". Questi non stanno difendendo identità di minoranza, stanno cancellando il concetto stesso di identità individuale.
(Stefano Re).
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In questa società tutto è possibile poiché si arriva a capire il senso delle cose sempre troppo tardi.
La gente non impara né dai propri errori, né da quelli della comunità.
Se oggi si destruttura l'identità delle persone è solo perché non c'è mai stata prima. Le persone hanno una falsa identità di massa, che non è la stessa cosa di quella individuale.
Cioè la gente non ha capito né ha imparato che doveva creare la propria identità, anche a costo di lasciare il branco di appartenenza.
Perciò la maggioranza oggi non ha un ego, oppure ce l'ha distorto.
Una società senza ego è una massa informe di manipolabili privi di buon senso e di criterio logico;
Una società con ego distorto annienta se stessa perché pensa solo al potere personale e non rispetta niente e nessuno.
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telefonamitra20anni · 9 months ago
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From Rome to Paris (andata e ritorno).
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Marcello, per le strade romane in un febbraio del 1958.
Una stretta linea di fluido confine con la quale Marcello ha tessuto una storia di vita e arte, che ha attraversato i confini geografici e culturali, era la sua vita divisa tra Roma e Parigi. Non si trattava di una spontanea collocazione geografica, ma piuttosto di un percorso emotivo, che ha plasmato in qualche modo la sua identità, come uomo e come artista.
ROMA, cap 1.
Roma lo ha cullato. Ha assecondato tutti i sogni che portavano verso Cinecittà, è sempre stata la "casa madre" dove far ritorno non appena fosse stato possibile, permeando così, tra consuete abitudini e legami profondissimi, la sua esistenza. Sebbene fosse di origini ciociare, Marcello era riconosciuto come "il romano tranquillo", con ogni vizio e virtù del vero romano. A Roma respirava aria impregnata di bellezza, glamour, storia, arte, passione e tra le strade che celano i suoi ricordi e i vicoli pittoreschi, la sua predilezione per il cinema e per il teatro crescevano, e con lui, diventavano grandi. Qui Marcello, consolida le più importanti collaborazioni con i più rilevanti maestri del cinema italiano, pianta radici profondissime, legami inossidabili, costruisce quel rifugio sicuro, condiviso, chiamato casa.
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Ma il suo mestiere lo porta lontano e lo fa sentire appartenente, europeo, cittadino, turista, uomo libero.
PARIGI, cap 1.
Per un "romano tranquillo" la fervente Metropolis creativa, la "ville de l' elegance", era fortemente attrattiva. Se Roma lo ha cullato e reso celebre, Parigi lo ha accolto, lo ha fatto innamorare, in tutti i sensi, dandogli opportuno spazio artistico, stimolando la sua sete di curiosità spontanea. Era per lui, la giusta collocazione dove cominciare, rimettersi in gioco, dove la sua immagine divistica era in qualche modo più ridimensionata ma non sottovalutata, dove nuove abitudini e meraviglie si fanno concrete. Parigi era un orizzonte allargato, che dilatava nel suo cuore quel confine di appartenenza. A Parigi Marcello, era il "docile ragazzo" con tutti i vizi e virtù di un comune italiano, che amava mescolarsi tra le strade del suo quartiere in rue de la Seine, e da buon italiano, prendere un caffè al mattino, nel suo solito bar, al suo solito tavolino, riservato amorevolmente per lui, dove ci sarebbe stato sempre spazio. Come Roma, Parigi ha custodito i suoi riti, le sue consuetudini, segreti, affetti, partenze e ritorni, arte e bellezza dal primo ciao, all'ultimo arrivederci.
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innamoratadellenuvole · 10 months ago
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Da uomo, ho sempre bramato di possedere un qualcosa di simile anche io. Essere forti: è questo il prezzo? Sai cosa significa vivere senza provare nulla? Uomo, o donna che tu sia, vivere così non ha il benché minimo valore. Credimi, lo vivo sulla mia pelle. Se non si ha cura in tutto questo, di che cosa si deve aver cura, "donna"? Sarai la classica milanese che pensa alle cagate immani, al disco di Simba e alla borsetta che il papi o il ragazzo di turno le regala. Quanta pena che mi fai.
Questa gente non ha capito un cazzo della vita.
È vero, a volte essere sensibili fa male, non lo nego ma ha anche molti lati positivi.
Mi permette di cogliere le piccole cose belle della vita, di sorriderne e gioirne con la stessa forza con cui soffro per quelle brutte.
L'empatia, l'intelligenza emotiva, sono un valore aggiunto.
Ringrazio tutte le donne che nel corso della storia con la loro sensibilità hanno reso il mondo un posto migliore e chi lo fa tutt'oggi ogni singolo giorno.
Dove saremmo senza di loro?
Emozionatevi più che potete.
Vorrei ricordare a colei che ha scritto il messaggio precedente che l'apatia non è forza, non è la soluzione, è solo un meccanismo di difesa di chi ha troppa paura di soffrire.
E non sei affatto femminista mia cara, nel dire che la sensibilità è debolezza e permettere alle bambine di esprimersi è una colpa.
Se sei una di quelle che va per strada a protestare per i diritti delle donne, beh sappi che con quelle parole rafforzi l'ideologia patriarcale.
Impara a comprendere meglio e ad apprezzare il tuo genere di appartenenza, io sono orgogliosa di essere una donna, dovresti esserlo anche tu.
(Ps: grazie del contributo Mr sorriso, ti posso chiamare così? Anche se il tuo vero nome è uno di quelli che mi piacciono di più, non voglio rivelare la tua identità dato che mi scrivi in anonimo 😅
Vorrei parlarti di un sacco di cose a proposito di ciò che hai appena scritto ma forse è meglio di no...)
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curiositasmundi · 1 year ago
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Non c’è un’accezione amabile della patria, e se c’è è forse proprio quella che dovremmo temere di più. La terra dei padri, questo significa patria, è un concetto letterario le cui ambiguità è utile tenere ancora presenti, se non altro perché dimenticarle ci ha dato lezioni amare per tutto il ’900. La prima ambiguità è nelle parole stesse: la patria non è una terra, ma una percezione di appartenenza, un concetto astratto, tutto culturale, che si impara dentro alle relazioni sociali in cui si nasce e dentro alle quali, riconosciuti, ci si riconosce. In un mondo dove i rapporti di confine tra le terre sono cambiati mille volte e le culture si sono altrettanto intrecciate, dire “la mia patria” riferendosi a una terra significa creare di sé un falso logico, oltreché geologico.
La seconda ambiguità è in quel plurale monogenitoriale, quel categorico “padri” che solleva simbolicamente dalle loro tombe un’infinita schiera di vecchi maschi dal cipiglio accusatorio rivolto alla generazione presente. Le madri nella parola patria non ci sono, benché per definizione siano sempre certe, né generano appartenenza, nonostante ce ne sia una sola per ognuno di noi. Non possono esserci perché nell’idea del patriottismo è innestata la convinzione profonda che la donna sia natura e l’uomo cultura, cioè che la madre generi perché è il suo destino e l’uomo riconosca la sua generazione per volontà e autorità, riordinando col suo nome il caso biologico di cui la donna è portatrice.
È in quanto estensione del maschile genitoriale che la patria è divenuta fonte del diritto di identità, perché è il riconoscimento di paternità che per secoli ci ha resi figli legittimi, né è un caso che le rivoluzioni culturali post psicanalisi si definissero anche come “uccisioni dei padri”. Gli apolidi dentro questa cornice si portano inevitabilmente addosso l’aura del figlio bastardo, gli espatriati per volontà sono sempre traditori della patria e gli emigrati economici hanno il dovere morale di coltivare e manifestare a chi è rimasto a casa un desiderio di ritorno, pena il passare per rinnegati.
E se per una volta - solo una, giusto per vedere l’effetto che fa - provassimo a uscire dalla linea di significati creata dal concetto di patria? Averlo caro del resto non ha alcuna attualità; appartiene a un mondo dove il diritto di sopraffazione e la disuguaglianza sociale ed economica erano voci non solo agenti, ma indiscutibilmente cogenti: per metterle in crisi ci sono volute rivoluzioni di pensiero prima ancora che di piazza, e quelle rivoluzioni ci hanno lasciato in eredità il dovere di fare un atto creativo nei confronti di tutte le categorie che non bastano più a raccontare la complessità in cui siamo. E se proprio non è possibile uscire dalla percezione genitoriale dell’appartenenza collettiva - padre, ma anche l’ossimoro madre patria - potrebbe essere interessante cominciare a parlare di Matria.
[...]
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dvlcinea · 2 years ago
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TORO
Ripropongo la mia descrizione del Toro con la metafora del bambino e allora rieccoci a descrivere il valore di questo segno paragonandolo a un essere umano che cresce.
Nel post sull' Ariete usavo il bimbo appena nato come metafora della spinta vitale e indifferenziata del segno.
Adesso immaginate che il bambino, finora pieno di energia, che scappava da tutte le parti, si arrampicava e rischiava di stare mezzo ciondoloni dalla finestra, sia cresciuto un po'.
Adesso il bambino sta a terra o seduto e gioca con gli oggetti perché è la fase di conoscenza delle cose che lo circondano. Non le rompe come un Ariete, vuole sentirle, toccarle, e sopratutto usa la bocca per conoscerle.
Il Toro rappresenta la presa di coscienza della materia, la vuol conoscere e usare per costruire qualcosa.
Non è più solo su tutto.
È uno nel tutto e riconosce il tutto come esterno ma che può toccare e conoscere.
Il bambino tocca gli oggetti e dice, se gli piace, "mio".
Il Toro comincia ad avere un concetto di proprietà, non è egoista, ancora no, ha solo forte il senso di appartenenza al mondo materiale e riconosce anche negli altri il concetto di proprietà.
Il bambino usa molto la bocca per conoscere oggetti e materiali.
Il Toro rappresenta la fase orale, ama mangiare, nutrirsi, è un gaudente.
Il bambino non sbatte le cose, le ordina o le mette una su l' altra.
Il Toro è un costruttore, un concreto che elabora la materia
Il bambino tocca molto, tutto.
Il Toro , lasciata la spinta muscolare fisica dell' Ariete comincia a usare i sensi, è un segno sensuale. Annusa, tocca, ascolta, osserva.
Il bambino comincia a rispettare le fasi giorno- notte.
Il Toro adora il pisolino, non s' ammazza fisicamente ma adora riposare e rilassarsi, mentre l' Ariete la prenderebbe come un' inutile perdita di tempo.
Il bambino in questa fase sa imporre un proprio desiderio, dice MIO, dice FAME o fa capir che ha sonno.
Il Toro è testardo e cocciuto ma sa sempre con chiarezza ciò che vuole e non sta tanto a fare discorsi di contorno. Schietto e sintetico.
Quindi dopo la spinta vitale di nascita FUOCO ecco un tempo di conoscenza e apprendimento TERRA che gli dà le fondamenta e le sicurezze per continuare a crescere.
Mai pensare che un bimbo piccolo sia egoista nel dire MIO, mai dire "è di tutti" timorosi di vederlo crescere egoico, no, mentre dice MIO, in questa fase sta dicendo che lui sente di avere un peso, di valere e quindi di avere qualcosa di suo.
Percorso più differenziato.
Dicendo MIO sa di esistere individualmente.
L' Autostima ce la costruiamo dandoci un valore e non pensando di essere pecore indifferenziate.
Il Toro ha solitamente una concezione chiara di sé, come il bambino ancora piccolo capisce di avere una identità e una sua dimensione grazie al suo interagire con la natura e ciò che lo circonda.
Grandi lavoratori, spesso imprenditori, solidi e concreti, vanno al "dunque", non amano perdersi in questioni inutili, e quindi spesso sono categorici e testardi. Non amano fare chiacchiere inutili e credono nel proprio pensiero perché ne conoscono la validità.
Sensualissimi, e per questo anche molto sensibili all'arte e alle manifestazioni delle proprie emozioni.
— Cecilia Sicuteri
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magliacal · 3 days ago
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Bayern Monaco: La Maglia che Racconta una Storia di Gloria
Il Bayern Monaco, uno dei club più prestigiosi e vincenti nella storia del calcio, è conosciuto per la sua tradizione, i suoi successi internazionali e la sua passione travolgente. Ma dietro a ogni vittoria, dietro ogni celebrazione, c'è un elemento che incarna l'essenza stessa del club: i suoi colori. Il rosso e il bianco del Bayern Monaco non sono semplici tonalità di un kit, ma rappresentano la forza, la gloria e la determinazione che il club ha mostrato in ogni partita e che sono profondamente radicate nella sua storia.
I.Un Legame Storico con il Colore Rosso
Il rosso, protagonista indiscusso delle maglie del Bayern Monaco, non è solo un colore: è un simbolo profondo e un elemento di continuità che attraversa tutta la storia del club. Quando il Bayern fu fondato nel 1900, la scelta del rosso come colore ufficiale non fu casuale. Il colore rappresentava il dinamismo, la passione e l'energia che avrebbero caratterizzato il club, valori che sono diventati parte integrante dell'identità della squadra. In un'epoca in cui il calcio tedesco stava appena cominciando a prendere forma, il rosso si rivelò subito come un colore distintivo, capace di trasmettere forza e determinazione.
Le Origini del Colore Rosso: Un Segno di Distinzione
Il rosso fu scelto fin dagli inizi per dare al Bayern Monaco una propria identità visiva, e da quel momento ha cominciato a rappresentare la passione e l'impegno del club sul campo. Nella storia dei club calcistici, il colore della maglia è sempre stato un potente simbolo di appartenenza. Per il Bayern, il rosso ha incarnato la sua ambizione di diventare una delle formazioni più rispettate in Germania e nel mondo. L'adozione del rosso, infatti, non fu solo una questione estetica, ma un vero e proprio atto di affermazione: il Bayern intendeva segnare la sua differenza rispetto agli altri club di Monaco e della Baviera, e il rosso divenne così il colore che rappresentava questa aspirazione a emergere.
Il Rosso come Simbolo di Forza e Resilienza
Nel corso degli anni, il rosso delle maglie del Bayern Monaco ha acquisito un significato sempre più profondo, legandosi indissolubilmente con le vittorie e i trionfi del club. La passione con cui il Bayern ha affrontato ogni competizione è stata simboleggiata da questo colore vibrante, che ha accompagnato i giocatori in momenti di grande gloria, ma anche di difficoltà. Il rosso ha sempre rappresentato la forza di superare gli ostacoli e la determinazione di vincere, anche quando le sfide sembrano insormontabili.
Le prime vittorie importanti del Bayern, tra cui il trionfo nella Bundesliga e le prime affermazioni nelle competizioni internazionali, hanno visto i giocatori indossare con orgoglio il rosso. Ogni trofeo conquistato con quella maglia era come una dichiarazione di forza, ma anche di resilienza. La maglia rossa divenne il simbolo di una squadra capace di riprendersi dalle difficoltà e di affrontare con coraggio le avversità, sia sul piano nazionale che internazionale.
Il Rosso come Colore della Tradizione Bavarese
Il rosso non è solo il colore del Bayern, ma anche quello della Baviera. La regione, nota per la sua storia e tradizione, è simbolicamente legata a un’identità di orgoglio, tenacia e passione, caratteristiche che sono state pienamente incarnate dal Bayern Monaco nel corso della sua storia. Il club ha sempre visto se stesso come un ambasciatore della cultura bavarese, e la maglia rossa rappresenta appieno questo legame indissolubile con la sua terra d’origine.
Anche nel calcio moderno, dove i club sono sempre più globalizzati e i legami con la tradizione locale si indeboliscono, il Bayern Monaco ha saputo mantenere viva questa connessione con le proprie radici. Il rosso delle maglie non è solo un simbolo della squadra, ma una celebrazione della cultura bavarese e dei valori che essa promuove: l'onore, il rispetto e la passione per lo sport.
Il Rosso nel Cuore dei Tifosi
Per i tifosi del Bayern Monaco, il rosso non è solo un colore sulla maglia, ma una parte della loro identità. Indossare la maglia rossa del Bayern significa far parte di una famiglia globale di appassionati, uniti dalla stessa passione per il club e dalla stessa voglia di vincere. Il rosso è un colore che risuona nel cuore di ogni tifoso, che lo vede come il simbolo di una squadra che ha costruito una tradizione fatta di successi, ma anche di sfide vinte contro ogni pronostico.
Ogni volta che il Bayern scende in campo con la sua maglia rossa, i tifosi sanno che quella maglia rappresenta molto più di un semplice indumento sportivo. È un segno di orgoglio, di storia e di speranza per il futuro. Il rosso incarna lo spirito di lotta del Bayern e la sua capacità di affrontare qualsiasi avversario con la stessa determinazione che ha caratterizzato il club fin dai suoi albori.
Conclusione
Il rosso del Bayern Monaco non è solo il colore di una maglia, ma il simbolo di una storia ricca di successi, sfide e vittorie. È un colore che rappresenta la forza, la passione e la determinazione del club, ma anche la sua connessione con la tradizione bavarese. Da un piccolo club locale a una delle squadre più grandi del mondo, il Bayern Monaco ha sempre trovato nel rosso il colore che meglio rappresenta la sua essenza. Un legame storico che continua a vivere oggi, ogni volta che il Bayern scende in campo, portando con sé l’eredità di oltre un secolo di successi sotto il segno del rosso.
II.Il Bianco: Eleganza e Tradizione
Nel cuore della divisa del Bayern Monaco, accanto al vibrante rosso, c'è un altro colore fondamentale che non può passare inosservato: il bianco. Sebbene il rosso sia il protagonista assoluto nelle maglie del club, il bianco gioca un ruolo altrettanto importante nel definire l'identità visiva del Bayern. Il bianco, infatti, non è solo una tonalità di contrasto, ma un elemento che evoca eleganza, tradizione e stabilità, valori che sono profondamente radicati nella storia del club.
Il Bianco come Simbolo di Purezza e Tradizione
Il bianco, associato al Bayern Monaco fin dalle sue origini, è più di un semplice colore secondario: è un simbolo di purezza e integrità. Nel calcio, il bianco è spesso legato a tradizione e onore, ed è proprio attraverso questo colore che il club bavarese ha inteso onorare il proprio passato e la sua lunga storia di successi. La presenza del bianco nelle divise del Bayern richiama l'idea di equilibrio, neutralità e armonia, concetti che il club ha sempre cercato di incarnare sia dentro che fuori dal campo.
Il bianco, pur non dominando come il rosso, ha sempre avuto un posto d'onore nella maglia del Bayern Monaco, rappresentando l'eleganza intrinseca di una squadra che ha saputo coniugare tradizione e innovazione nel corso degli anni. La combinazione di rosso e bianco nella divisa non è solo una questione estetica, ma un equilibrio che riflette la filosofia del club: passione e grinta (simbolizzate dal rosso), ma anche compostezza, rispetto e classe (rappresentati dal bianco).
Il Bianco come Riflessione della Storia del Club
Dal punto di vista storico, il bianco è sempre stato una presenza costante nelle maglie del Bayern Monaco, anche nei momenti più significativi. Sebbene il club sia noto per il suo predominante uso del rosso, è stato il bianco ad accompagnare alcune delle sue vittorie più iconiche, creando un contrasto che ha reso ogni divisa un simbolo di successo. Il bianco si è rivelato un elemento che non solo bilancia visivamente il rosso, ma che gli conferisce anche una dimensione più solenne, creando un legame tra la forza e l'eleganza, tra la passione e la raffinatezza.
Nel corso dei decenni, le maglie del Bayern hanno visto l'alternarsi di varie tonalità di bianco, a seconda delle epoche e delle mode del momento. Tuttavia, il bianco è sempre rimasto una costante, simbolo di una squadra che non ha mai dimenticato le proprie radici e che ha sempre rispettato la propria tradizione, pur adattandosi ai cambiamenti del calcio moderno.
Il Bianco nella Filosofia del Gioco del Bayern
La presenza del bianco nelle maglie del Bayern non è solo un richiamo estetico, ma riflette anche la filosofia di gioco della squadra. Il Bayern Monaco è noto per il suo approccio equilibrato al calcio: una combinazione di forza fisica e intelligenza tattica, aggressività e disciplina. Il bianco, in questo contesto, rappresenta l'idea di un gioco pulito, elegante e razionale, capace di adattarsi alle sfide senza mai rinunciare alla propria identità.
Nel corso degli anni, i giocatori che hanno indossato la maglia bianca del Bayern Monaco sono stati esemplari non solo per la loro abilità tecnica, ma anche per il loro spirito di squadra e la loro compostezza in campo. Che si trattasse di grandi campioni come Franz Beckenbauer o degli attuali protagonisti, il bianco è sempre stato un colore che ha accompagnato la parte più riflessiva e razionale del gioco, equilibrando la furia agonistica del rosso con un'armonia che ha reso il Bayern una squadra completa e versatile.
Il Bianco come Colore della Continuità e della Stabilità
Il bianco, nella sua semplicità, evoca un senso di stabilità e continuità che è alla base del successo del Bayern Monaco. Mentre il rosso simboleggia l'energia, il bianco rappresenta la continuità del club nel tempo, il suo impegno a restare sempre al vertice, stagione dopo stagione. Sebbene il calcio moderno sia spesso caratterizzato da cambiamenti rapidi e rivoluzioni stilistiche, il bianco nella divisa del Bayern è sempre stato un segno di coerenza, una base solida su cui il club ha costruito la propria storia.
Le maglia FC Bayern München, sebbene meno frequentemente esposte rispetto alle versioni rosse, sono sempre state indossate con grande orgoglio. L'uso del bianco non è mai stato solo un segno di eleganza, ma anche di stabilità: una dichiarazione che il club non è solo un’entità vincente nel presente, ma una realtà consolidata e rispettata, con una lunga tradizione alle spalle.
Il Bianco e la Cultura del Bayern: Un Ponte tra Passato e Futuro
Nel corso degli anni, il bianco ha anche rappresentato la connessione del Bayern Monaco con il suo passato e con la sua visione futura. Se da un lato il rosso è stato il colore che ha portato il club verso la modernità e la globalizzazione, il bianco ha continuato a mantenere il legame con la tradizione. Ogni volta che una nuova generazione di giocatori ha indossato la completini calcio bianca del Bayern, si è sentito l'influsso della storia, ma anche il desiderio di proseguire su una strada di successo e di innovazione.
Il bianco, in questo senso, agisce come un ponte tra le generazioni: da un lato, si riflette nel ricordo delle grandi glorie del passato, dall'altro, offre una base stabile su cui costruire il futuro del Bayern Monaco. Con il bianco sulle sue maglie, il club esprime il suo desiderio di onorare il passato mentre guarda con ottimismo al futuro.
Conclusione
Il bianco, sebbene spesso considerato un colore complementare al rosso, è in realtà un elemento essenziale dell'identità visiva e culturale del Bayern Monaco. Rappresenta l'eleganza, la tradizione e la stabilità di un club che ha costruito la propria grandezza sulla solidità e sulla continuità. Insieme al rosso, il bianco non solo arricchisce la divisa, ma conferisce a essa una profondità simbolica che va oltre l'estetica, evocando il rispetto per il passato, ma anche la fiducia nel futuro. Il Bayern Monaco è una squadra che guarda avanti, ma senza mai dimenticare le radici che l'hanno resa una delle formazioni più gloriose del calcio mondiale.
III.Il Significato del Rosso e Bianco nella Cultura del Club
Il rosso e il bianco non sono solo colori che definiscono l’aspetto estetico della divisa del Bayern Monaco, ma sono veri e propri simboli che racchiudono l’essenza della cultura e dell’identità del club. Questi colori, infatti, sono profondamente legati alla filosofia, alla storia e ai valori che il Bayern Monaco ha sempre incarnato: la passione, la determinazione, la tradizione e l’eleganza. Insieme, il rosso e il bianco raccontano la storia di un club che, pur affondando le radici nella cultura bavarese, ha saputo guardare oltre, diventando un simbolo globale di successo e prestigio.
Il Rosso: Passione, Energia e Lottatori
Il rosso è il colore che definisce la passione e la forza bruta del Bayern Monaco. Questo colore è sempre stato sinonimo di energia e determinazione, qualità che hanno caratterizzato il club fin dai suoi primi passi nella storia del calcio. Il Bayern è una squadra che ha sempre affrontato ogni sfida con una grinta invidiabile, capace di trascinare il proprio pubblico con ogni partita. Il rosso, quindi, non è solo un colore, ma una rappresentazione visiva della ferocia agonistica e della volontà di vincere, che il Bayern ha sempre messo in campo, sia a livello nazionale che internazionale.
La connessione tra il rosso e la cultura del Bayern Monaco è ancora più evidente quando si guarda al comportamento dei tifosi. La passione che li unisce, la loro fedeltà incrollabile alla squadra, la loro energia allo stadio, sono tutte manifestazioni della forza simbolica che il rosso rappresenta. Non è solo un colore per i tifosi, è una dichiarazione di appartenenza a un movimento che non conosce paura, che affronta ogni partita con il cuore, con la convinzione che la vittoria è il solo risultato accettabile.
Il rosso è, quindi, il colore della battaglia. Ogni volta che i giocatori scendono in campo con la maglia rossa, il club e i suoi tifosi sono pronti a combattere con tutto ciò che hanno, incarnando lo spirito guerriero che ha reso il Bayern Monaco una delle squadre più temute al mondo.
Il Bianco: Eleganza, Tradizione e Identità Bavarese
Il bianco, sebbene meno predominante rispetto al rosso, svolge un ruolo cruciale nella cultura del Bayern Monaco. Rappresenta l’eleganza, la tradizione e la solidità che contraddistinguono il club, ma anche la sua stretta connessione con la cultura bavarese. La Baviera, con la sua storia di rigore, compostezza e raffinatezza, ha sempre trovato nel bianco un simbolo di purità e continuità. Non a caso, la maglia bianca del Bayern evoca l’idea di una squadra che, pur vincendo e dominando, non perde mai di vista il proprio rispetto per la tradizione.
Il bianco, quindi, funge da contrappunto al rosso. Mentre il rosso rappresenta l'energia e la passione, il bianco esprime il controllo, la disciplina e l'eleganza. È il segno di una squadra che, pur nella sua furia agonistica, ha sempre saputo mantenere la compostezza e il fair play, tanto in campo quanto fuori. Il Bayern non è solo una squadra che vince, ma è anche una squadra che gioca con dignità, che rispetta le regole del gioco e che cerca sempre di eccellere con classe.
Il bianco nelle maglie del Bayern è anche un simbolo della sua stabilità. Nel calcio moderno, dove cambiamenti rapidi e pressioni esterne possono destabilizzare anche i club più prestigiosi, il bianco rappresenta una certezza, un riferimento solido. È la base su cui si costruiscono le vittorie, ma anche la solidità della tradizione che il Bayern Monaco ha sempre onorato. Questo colore è legato alla visione del club di essere una forza stabile nel calcio mondiale, che non perde mai di vista i propri principi, pur evolvendosi con il tempo.
Un Abbinamento Simbolico: Passione e Tradizione
La combinazione del rosso e del bianco nella maglia del Bayern Monaco non è solo una questione di estetica, ma riflette una sintesi di due aspetti fondamentali della cultura del club. Il rosso porta con sé l'emozione, la passione, l’intensità, mentre il bianco conferisce una sobrietà che esprime la forza della tradizione e della disciplina. Insieme, questi colori rappresentano un equilibrio perfetto tra la voglia di vincere e il rispetto per il gioco, tra la forza fisica e l’eleganza mentale.
Questa combinazione simbolica è rispecchiata anche nel comportamento della squadra. Il Bayern Monaco non è mai stato un club che ha vinto solo grazie alla sua potenza fisica o alla sua superiorità tecnica: il suo successo è stato sempre il risultato di un mix di forza mentale, visione tattica e capacità di adattarsi alle situazioni. Il rosso e il bianco sono quindi l’espressione visiva di una filosofia di gioco che abbraccia l’intero club: un’armonia tra potenza e classe, tra spirito combattivo e rispetto per la tradizione.
Il Rosso e Bianco: Un’Identità Globale
Nel corso degli anni, l’unione di rosso e bianco ha permesso al Bayern Monaco di diventare un simbolo riconosciuto a livello mondiale. Ogni tifoso del Bayern, che sia a Monaco o in qualsiasi parte del mondo, rico nosce immediatamente la maglia rossa e bianca come un segno distintivo di qualità e successo. Questa identità visiva ha contribuito a costruire una comunità globale di tifosi, uniti dal legame con i colori del club.
Il successo internazionale del Bayern, che ha visto il club trionfare in tutte le competizioni più prestigiose, è anche una testimonianza del potere simbolico di questi colori. Ovunque il Bayern gioca, i suoi colori sono un segno di orgoglio e appartenenza. Il rosso e il bianco rappresentano la forza e la tradizione che i tifosi amano celebrare e difendere, e sono anche un segno del cammino vincente che il Bayern ha intrapreso da oltre un secolo.
Conclusione
Il rosso e il bianco nella cultura del Bayern Monaco non sono solo colori della maglia, ma sono il riflesso della sua identità, della sua filosofia di gioco e dei suoi valori. Il rosso incarna la passione, la forza e la determinazione, mentre il bianco rappresenta l’eleganza, la tradizione e la stabilità. Insieme, questi colori formano una combinazione perfetta che racconta la storia di un club che, pur essendo radicato nel suo territorio, ha saputo affermarsi a livello mondiale grazie alla sua capacità di fondere passione e tradizione, forza e classe. Il rosso e il bianco sono la chiave della cultura del Bayern Monaco: due colori che raccontano la sua storia, e che continuano a definirne il futuro.
IV.Il Rosso e Bianco nel Cuore del Mondo del Calcio
Nel panorama calcistico mondiale, alcuni colori diventano molto più di semplici tonalità: diventano simboli, marchi riconoscibili e forze trainanti che attraversano generazioni. Il rosso e il bianco del Bayern Monaco non sono solo i colori della maglia del club, ma rappresentano un legame profondo con la cultura globale del calcio, un'identità che ha superato i confini nazionali e si è radicata nel cuore di milioni di tifosi. La combinazione di rosso e bianco nel mondo del calcio è diventata un emblema di successo, potenza e tradizione, un segno distintivo che parla di vittorie, di un percorso costruito su solidità e ambizione.
L'Internazionalizzazione del Rosso e Bianco
Con il Bayern Monaco, il rosso e il bianco sono diventati sinonimi di calcio d’élite, non solo in Germania, ma in tutto il mondo. Quando si parla di grandi squadre di calcio, la maglia rossa e bianca del Bayern evoca immediatamente l'immagine di un club vincente, capace di conquistare trofei e cuori ovunque. La squadra bavarese, con le sue leggende e i suoi successi internazionali, ha trasformato questi colori in un marchio globale, riconosciuto nei cinque continenti.
Ogni volta che il Bayern gioca in trasferta, che si tratti di una Champions League a Madrid, Londra o Buenos Aires, il rosso e il bianco si stagliano tra le folle di tifosi, portando con sé l'eredità di un club che ha dominato in Europa e nel mondo. La visibilità di questi colori ha permesso al Bayern Monaco di espandere il proprio marchio ben oltre i confini tedeschi, facendolo diventare una delle squadre più seguite al mondo.
Il Rosso e il Bianco nelle Grandi Vittorie del Bayern
Il successo internazionale del Bayern Monaco è strettamente legato a questi colori, che sono stati testimoni di alcune delle vittorie più importanti della storia del calcio. Dalla storica vittoria in Coppa dei Campioni nel 1974 fino agli ultimi trionfi in Champions League, il Bayern ha sempre portato il rosso e il bianco con orgoglio. Questi colori non solo rappresentano la squadra, ma sono diventati il simbolo di una nazione calcistica che ha saputo imporsi sulla scena mondiale.
Nel corso degli anni, il Bayern ha vinto numerosi titoli internazionali, ma ogni vittoria è stata accompagnata da una specifica carica simbolica: il trionfo non era solo una vittoria sportiva, ma una riaffermazione dell'importanza e dell'influenza del club sulla scena calcistica mondiale. Ogni trofeo conquistato ha esaltato il legame tra il club e i suoi colori, con i tifosi che, ovunque nel mondo, celebravano le vittorie del Bayern come una vittoria di passione, energia e tradizione.
Un’Icona di Potenza e Tradizione per le Nuove Generazioni
Il Bayern Monaco, attraverso il suo uso del rosso e bianco, ha saputo affermarsi come una delle squadre più potenti e influenti non solo in Germania, ma anche a livello internazionale. La forza dei suoi colori, che rappresentano passione e tradizione, continua a risuonare nelle nuove generazioni di tifosi. Ogni bambino che cresce vedendo il Bayern giocare sogna di vestire quei colori e di portare sul campo la stessa determinazione e lo stesso spirito di vittoria che hanno caratterizzato i grandi campioni della squadra.
Il legame tra il Bayern e il mondo del calcio non è solo legato alla sua storia, ma anche alla sua capacità di adattarsi e di innovarsi. Mentre i colori rosso e bianco rimangono un'ancora di stabilità, il club ha sempre saputo aggiornare il suo stile, mantenendo al contempo il rispetto per la propria tradizione. In questo modo, i tifosi di tutto il mondo, giovani e meno giovani, continuano a identificarsi con il Bayern Monaco e con i suoi colori, creando una connessione che va al di là delle semplici partite.
Rosso e Bianco nel Calcio Globale: Un Linguaggio Universale
Il rosso e il bianco, attraverso il Bayern Monaco, sono diventati un linguaggio universale nel calcio. Sono colori che raccontano storie di gloria, successi e tradizione, ma anche di lotte, sacrifici e ambizioni. Ovunque nel mondo, quando si vedono questi colori, si sa che si sta guardando una squadra con una storia ricca e un futuro promettente.
Non è un caso che i tifosi di diverse nazionalità riconoscano immediatamente la maglia rossa e bianca del Bayern come simbolo di qualità, di vittoria e di classe. Questi colori sono diventati un marchio riconoscibile non solo per chi ama il calcio, ma per chi apprezza l'impegno, la passione e la determinazione che ogni partita del Bayern Monaco porta con sé. In ogni angolo del globo, il Bayern è visto come una squadra che sa come vincere, che sa come combattere per ogni trofeo, ma che lo fa sempre con stile e rispetto per il gioco.
La Maglia Rosso e Bianco come Riferimento nel Design Calcistico
Oltre alla sua valenza simbolica, la maglia rosso e bianca del Bayern Monaco ha anche influenzato il design delle divise nel calcio. La combinazione di questi colori ha ispirato molte altre squadre a ricercare una simile semplicità ed efficacia nel proprio abbigliamen to sportivo. La maglia del Bayern Monaco, con il suo stile elegante e la sua forza visiva, ha mostrato come un design minimalista, basato su due colori chiari e distintivi, possa essere estremamente potente. Questi colori, infatti, sono facilmente riconoscibili e diventano il tratto distintivo di una squadra che, pur nel cambiamento, sa mantenere una forte identità visiva.
Inoltre, il successo di questa combinazione cromatica ha spinto anche altre società di calcio a riflettere su come i colori possano influenzare l'immagine di un club. La maglia rossa e bianca del Bayern è diventata un esempio da seguire, non solo per la sua estetica, ma per il messaggio che trasmette: forza, eleganza e tradizione.
Conclusione
Il rosso e il bianco nel cuore del mondo del calcio sono diventati molto più che colori: sono simboli di una cultura calcistica che unisce passione, eleganza e vittoria. Attraverso la maglia del Bayern Monaco, questi colori sono riusciti a superare i confini geografici e a stabilire una connessione emotiva con milioni di tifosi in tutto il mondo. Ogni partita giocata dal Bayern, ogni trofeo vinto, e ogni nuova generazione che cresce con questi colori, contribuisce a mantenere vivo il legame tra il Bayern Monaco e il cuore pulsante del calcio mondiale. La forza e la tradizione incarnate dal rosso e bianco continueranno a rappresentare il Bayern Monaco come un'icona globale del calcio, capace di ispirare passione e rispetto ovunque nel mondo.
V.La Maglia come Simbolo di Forza e Gloria
Nel mondo del calcio, la maglia di una squadra va ben oltre il semplice abbigliamento sportivo: è un simbolo, un emblema che rappresenta la storia, i valori e l'identità di un club. Per il Bayern Monaco, la maglia rossa e bianca non è solo un capo di abbigliamento, ma una vera e propria bandiera che sventola con orgoglio, portando con sé decenni di successi, sacrifici e vittorie indimenticabili. La maglia del Bayern Monaco è il simbolo di una squadra che ha conquistato il mondo e ha scritto la propria leggenda, sia in Germania che a livello internazionale. Ogni striscia di rosso e bianco sulla divisa racconta storie di gloria, forza, determinazione e passione.
La Maglia come Rappresentazione della Tradizione e della Cultura del Club
Ogni dettaglio della maglia del Bayern Monaco è intriso di significato. Il rosso, che evoca la passione e la determinazione, si mescola con il bianco, simbolo di eleganza e tradizione. Insieme, questi colori raccontano la storia di un club che ha saputo evolversi, ma senza mai dimenticare le proprie radici. La maglia, indossata dai campioni più leggendari della storia del calcio, è il legame che unisce la squadra alle generazioni di tifosi che, nel corso degli anni, hanno seguito il Bayern ovunque nel mondo.
La maglia è anche una forma di continuità: mentre il calcio evolve, la divisa del Bayern Monaco rimane un punto fermo, un richiamo alla tradizione. Il club, pur adottando nuovi design e tecnologie, ha mantenuto intatti i suoi valori. La maglia diventa un medium che veicola questi valori, trasformandosi in un simbolo di forza e gloria. Quando un giocatore del Bayern scende in campo, indossando quella maglia, sa che sta portando con sé una parte di questa tradizione, e lo fa con il peso di un’eredità che ha segnato la storia del calcio.
La Maglia come Potere Emotivo per i Tifosi
Per i tifosi del Bayern Monaco, la maglia è molto più di un semplice indumento. È il simbolo della loro appartenenza a una comunità che vive, respira e sogna il calcio. Quando i tifosi indossano la maglia rossa e bianca, sentono di far parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Ogni partita diventa un’occasione per vivere l’emozione e il brivido della competizione, e il legame che unisce il tifoso alla squadra si rafforza con ogni vittoria e con ogni sconfitta. La maglia diventa un punto di riferimento emotivo, un segno tangibile dell’orgoglio di appartenere a una delle squadre più vincenti e prestigiose del calcio mondiale.
Nel calcio moderno, in cui la globalizzazione ha reso il tifo sempre più diffuso e la distanza geografica tra i tifosi e le squadre è spesso enorme, la maglia rimane l’unico elemento che permette ai tifosi di sentirsi vicini alla squadra, di viverla ogni giorno. La maglia del Bayern Monaco rappresenta, per chi la indossa o la vede, una promessa di appartenenza, di amore incondizionato per una squadra che ha scritto la storia.
Il Ruolo della Maglia nelle Vittorie e nei Trionfi Internazionali
La maglia del Bayern Monaco ha accompagnato il club in alcuni dei suoi trionfi più memorabili. Dalla vittoria della Coppa dei Campioni negli anni '70, alla storica impresa del 2001, fino al trionfo recente in Champions League, la maglia rossa e bianca è stata il simbolo di una squadra che ha saputo conquistare il mondo. Ogni trofeo vinto è diventato una testimonianza di ciò che rappresenta il Bayern: un club che non smette mai di lottare, che non teme alcuna sfida, che ha il coraggio di affrontare le più grandi squadre del mondo.
La maglia diventa quindi un portatore di gloria. Quando il Bayern Monaco vince, la maglia si trasforma in un simbolo di vittoria, ma anche di forza e determinazione. È il segno di un club che, con sudore e sacrificio, è riuscito a primeggiare in Europa e nel mondo, portando in alto la propria bandiera. Ogni vittoria diventa una sorta di consacrazione, non solo per i giocatori, ma anche per la maglia stessa, che si arricchisce di nuovi trionfi, nuovi ricordi e nuove storie.
La Maglia e il Legame con la Città di Monaco
La maglia rossa e bianca del Bayern Monaco è anche un segno di legame con la città di Monaco. La squadra rappresenta l’anima della capitale bavarese, una città che ha una lunga tradizione calcistica e una cultura che si riflette anche nel calcio. Quando i giocatori del Bayern scendono in campo, portano con sé l’orgoglio della città, la sua storia e la sua cultura. La maglia diventa un simbolo di appartenenza non solo al club, ma anche alla comunità locale, che sostiene il Bayern con passione e fedeltà.
I tifosi, che affollano l’Allianz Arena e che seguono la squadra ovunque, vedono nella maglia del Bayern un segno di identità. La maglia è lo specchio della città: una città che ha sempre guardato avanti, che ha saputo costruire un futuro solido pur rimanendo legata alla propria tradizione. La maglia del Bayern Monaco è la testimonianza di questo legame profondo tra la squadra e la sua città, un legame che si riflette nelle strade di Monaco e che si estende ben oltre i confini della Baviera.
La Maglia come Esempio di Eccellenza e Impegno
La maglia del Bayern Monaco rappresenta anche l’eccellenza in ogni aspetto del gioco. È il simbolo di una squadra che non si accontenta mai e che ha sempre cercato di migliorare. Il Bayern è una squadra che ha fatto della perfezione un obiettivo da perseguire costantemente, e la maglia che indossa è un riflesso di questa ricerca incessante. Ogni singolo dettaglio della maglia, dalle linee alla qualità dei materiali, è pensato per rispecchiare l’alto livello di professionalità del club.
Non si tratta solo di apparenza: la maglia, con la sua bellezza e il suo design iconico, è anche un richiamo alla preparazione e all’impegno che ogni giocatore deve mettere in campo. Indossare la maglia rossa e bianca non significa solo rappresentare il club, ma significa abbracciare una mentalità vincente, una mentalità che non lascia spazio alla mediocrità e che punta sempre alla gloria.
Conclusione
La maglia del Bayern Monaco è più di un semplice indumento sportivo: è un simbolo di forza, gloria e tradizione. Ogni volta che viene indossata, porta con sé l’eredità di un club che ha fatto della passione, della determinazione e dell’eccellenza i suoi punti di forza. La maglia rossa e bianca è un emblema di vittorie, ma anche di valori profondi che definiscono la cultura del Bayern Monaco. È il simbolo di una squadra che, pur nel cambiamento, non ha mai perso di vista le proprie radici e che continua a lottare per nuovi successi, sempre con la stessa passione e la stessa determinazione. La maglia, infine, rappresenta ciò che il Bayern Monaco incarna: una forza senza pari nel calcio mondiale, una squadra che ha conquistato il cuore dei tifosi e che continuerà a scrivere la propria storia di gloria e successi.
VI. Conclusione
La maglia rossa e bianca del Bayern Monaco è molto più di un semplice indumento sportivo: è il simbolo di un'identità forte e radicata, un marchio che incarna la storia, la cultura e i valori di uno dei club più prestigiosi al mondo. In ogni striscia di rosso e bianco c'è la passione di milioni di tifosi, la determinazione di centinaia di giocatori che hanno indossato questa maglia e la gloria di trofei conquistati su ogni campo del mondo. Ogni vittoria, ogni trofeo e ogni nuova generazione che cresce sognando di indossare quella maglia contribuisce a scrivere una storia che è destinata a rimanere nella leggenda del calcio.
Il rosso e il bianco non sono solo i colori del Bayern Monaco, ma sono diventati un linguaggio universale che parla di forza, tradizione ed eccellenza. Questi colori hanno attraversato i decenni, accompagnando la squadra in un viaggio che ha portato il Bayern Monaco a diventare una delle realtà calcistiche più influenti del pianeta. La maglia non è solo un simbolo per i giocatori e i tifosi, ma è anche il riflesso di una cultura calcistica che affonda le radici nella passione, nel lavoro di squadra e nell'ambizione di raggiungere l'eccellenza in ogni sfida.
Nel cuore del calcio globale, la maglia rossa e bianca rappresenta una vera e propria bandiera di vittoria e gloria. Il Bayern Monaco non è solo una squadra di calcio, ma un simbolo di ciò che significa essere parte di una tradizione che non smette mai di lottare, crescere e conquistare nuovi traguardi. In ogni partita, in ogni trofeo vinto, in ogni tifoso che indossa la maglia, il Bayern Monaco conferma il suo status di grandezza e prestigio, confermando che il rosso e il bianco sono i colori della sua indomita forza e della sua eterna gloria.
Guardando al futuro, il Bayern Monaco continuerà a portare con sé l'eredità di questi colori, con la consapevolezza che ogni nuova vittoria aggiungerà un altro capitolo a questa storia di passione e trionfi. Il rosso e il bianco non sono solo una combinazione cromatica: sono un simbolo che vivrà per sempre nel cuore del calcio e nei sogni di chi crede che la gloria e il successo non abbiano confini.
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Lettera del prof. Giancarlo Burghi, del liceo T.Tasso di Roma. 18 Dicembre 2024
Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica.
L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”. Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet).
Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale “. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.
Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social- comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare.
La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!»
Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti.
Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria.
Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”. Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”.
Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.
P. S.
Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
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mtonino · 2 months ago
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30° MedFilm Festival - concorso cortometraggi
The Smell of Fresh Paint (2024) Nada Petrovic - Emma si ribella ad una situazione familiare difficile, è ossessionata dall'idea di tornare nella vecchia casa di famiglia. Un toccante racconto di formazione nel quale i dettagli e la loro memoria sono strumenti per la costruzione di identità e appartenenza
Mango (2024) Randa Ali - Nel caldo afoso di Il Cairo Nadia è costretta a ripercorrere un passato doloroso per comprendere l'abbandono del padre. Attraverso una storia intima e personale la regista egiziana affronta il tema della gentrificazione in modo intelligente e poetico.
An Orange From Jaffa (2024) Mohammed Almughanni - L'incontro tra due uomini che per motivi diversi devono attraversare un checkpoint israeliano per uscire dalla Palestina. In pochi minuti il corto affronta l'assurdità della guerra e allo stesso tempo l'assurdità delle condizioni di vita quotidiana di un Paese ostaggio. Free Palestine
I corti sono disponibili per gli abbonati MyMovies One nei giorni del festival
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thebeautycove · 2 months ago
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FLORIS LONDON - GOLDEN AMBER - Eau de Parfum - Novità 2024 -
Don’t know exactly what magic is, but I do know that always starts when you don’t wanna leave. From places, from thoughts, from people. That goes for Golden Amber. A magic calm embrace.
...
Non so di preciso cosa sia la magia, ma so che inizia sempre quando non te ne vuoi più andare. Dai luoghi, dai pensieri, dalle persone.
Magia del luogo e identità olfattiva. Floris London immagina di immortalare, tra gli accordi della sua nuova creazione, lo spettacolare scenario del lago di Garda, la pacifica armonia del crepuscolo tinto d’oro, cornice impeccabile per Golden Amber, essenza che emana un’eleganza senza tempo, di ineccepibile raffinatezza.
Nel segno magistrale del brand si staglia lo sguardo contemplativo del profumiere Maison Nicola Pozzani, eccolo cogliere l’ispirazione tra le meraviglie della sua terra, indugiare sul morbido paesaggio lacustre, catturare la piena sensazione di calma e tranquillità che il Benaco trasmette.
Un benessere condiviso da illustri clienti Floris, Winston Churchill, Laurence Olivier e Vivien Leigh che amavano trascorrere qui le loro vacanze in un’atmosfera di rilassante serenità.
Eleganza e vitalità, calore e freschezza in perfetto equilibrio, espressi attraverso una palette aromatica che è uno splendido gemellaggio tra tonalità briose balsamiche mediterranee ed un emblematico romanticismo floreale inglese d’altri tempi.
Apertura ricca di accenti vegetali fruttati esperidati come riflessi sullo specchio d’acqua. Bergamotto, cassis e fico galleggiano sospinti da uno zefiro lieve a sfiorare un nostalgico accordo con rosa, fiore di mandorlo, neroli, geranio come a voler raccontare la vegetazione protagonista, cingere gioiosamente le sponde. Nella luce dorata del tramonto scoprire infine la profondità dell’orizzonte, una rassicurante amorevolezza ambrata con tonka, patchouli e sandalo assale i sensi, come patto di appartenenza perenne e, da lì, non voler andare più in nessun altro posto.
Creata da Nicola Pozzani.
Eau de Parfum 10, 100 ml. Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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mydenisv · 4 months ago
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Il benessere, il calcio, il tifoso: una storia di amori e conflitti, chi vincerà?
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Il Tifoso Moderno e la Salute Psicofisica: Una Relazione Complessa Il calcio è uno sport che appassiona milioni di persone in tutto il mondo, ma il suo impatto sulla salute psicofisica dei tifosi è un argomento ancora poco esplorato. Come può un semplice gioco influenzare la nostra mente e il nostro corpo? La risposta è più complessa di quanto si possa immaginare. L'esperienza sociale e identitaria del tifo Il tifo calcistico non è solo un hobby, ma un'esperienza sociale e identitaria che può avere un impatto significativo sulla nostra salute psicofisica. Quando siamo parte di una comunità di tifosi, ci sentiamo parte di qualcosa di più grande di noi stessi. Condividiamo emozioni, esperienze e valori con gli altri, il che può creare un senso di appartenenza e di identità. Il rovescio della medaglia: lo stress del tifoso Tuttavia, la vita del tifoso non è solo piena di gioia e connessioni. La frustrazione e lo stress possono essere alti quando la squadra perde, e lo stress prolungato può avere effetti negativi sulla nostra salute fisica e mentale. Ma come possiamo gestire lo stress e mantenere un equilibrio emotivo? L'equilibrio emotivo del tifoso La chiave per un equilibrio emotivo è trovare un modo per gestire le emozioni negative e positive. Possiamo imparare a riconoscere i segnali di stress e a prendere misure per ridurlo. Possiamo anche imparare a godere delle vittorie senza deprimerci troppo per le sconfitte. Conclusione: il calcio come parte di un'esperienza di vita Il calcio non è solo un gioco, ma una parte della nostra vita. Il suo impatto sulla nostra salute psicofisica dipende da come lo viviamo e lo integriamo nella nostra vita. Possiamo imparare a godere del calcio senza lasciarci consumare dalle emozioni negative. Possiamo imparare a trovare un equilibrio emotivo e a mantenere una salute psicofisica positiva. Fonti Fredrickson, B. L. (2001). The Broaden-and-Build Theory of Positive Emotions. American Psychologist. Block, M. L., & Grundlingh, L. (2019). The Role of Sports in Social Cohesion and Psychological Well-being. Social Science & Medicine. Fancourt, D., & Steptoe, A. (2019). Social Relationships and Health: A Review. Journal of Health Psychology. Wann, D. L., & Weaver, A. J. (2009). Understanding the Impact of Sports Fanship on Psychological Well-being. Journal of Sports Sciences. Read the full article
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Maurizio Carucci Presenta "Non esiste un posto al mondo" ad Alessandria: Un Viaggio tra Natura e Anima
Il 9 novembre alla Ristorazione Sociale di Alessandria, Maurizio Carucci dialogherà con Pierluigi Pasino sul suo nuovo libro, un viaggio intimo e paesaggistico.
Il 9 novembre alla Ristorazione Sociale di Alessandria, Maurizio Carucci dialogherà con Pierluigi Pasino sul suo nuovo libro, un viaggio intimo e paesaggistico. Il 9 novembre, alle ore 18:30, Maurizio Carucci sarà ospite della Ristorazione Sociale di Alessandria per presentare il suo ultimo libro, Non esiste un posto al mondo, edito da HarperCollins. Conosciuto come cantautore e fondatore della…
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metissagesanguemisto · 4 months ago
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Ciao Métissagers e un augurio per un splendido Settembre a tutti voi!
Vi presento la copia zero di “Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni”, da oggi disponibile online.
L'emozione di vedere pubblicato un libro che racchiude la propria esperienza professionale è un misto di orgoglio, sollievo e speranza. Orgoglio per aver trasformato il proprio percorso e le proprie conoscenze in qualcosa di tangibile, condivisibile con un pubblico più ampio; sollievo per aver finalmente completato un progetto che ha richiesto impegno e dedizione; e speranza, perché il desiderio è che il libro possa raggiungere ovunque ci sia interesse, bisogno o curiosità di conoscere mondi diversi. È un invito a esplorare nuove prospettive, a entrare in contatto con storie lontane dalla propria esperienza quotidiana, e a trovare modi nuovi per interagire e crescere attraverso il dialogo con l'altro.
La guida, frutto di 14 anni di intense e profonde ricerche sul tema della pluriculturalità e del mondo dell’interculturalità, rappresenta un’opera complessa e ricca di significato. È stato realizzato attraverso un'analisi meticolosa di esperienze vissute, studi teorici, interviste e raccolte di testimonianze da persone di culture diverse. Il processo di ricerca ha incluso l'osservazione sul campo, la partecipazione a progetti interculturali e la collaborazione con esperti e comunità da tutto il mondo. Questi 14 anni di lavoro hanno permesso di esplorare come le identità culturali si intrecciano e si influenzano reciprocamente in contesti sociali, educativi e professionali.
Il libro non solo documenta queste dinamiche, ma le analizza per evidenziare l'importanza dell'interculturalità nella costruzione di società più inclusive e rispettose delle diversità. La sua incidenza sulla vita di moltissime persone "Mixed" — ovvero con un background culturale misto — è stata profonda. Ha offerto a queste persone uno specchio in cui riconoscere la propria identità complessa e ha fornito strumenti per navigare le sfide quotidiane di appartenenza e riconoscimento culturale. Inoltre, ha ispirato dialoghi, riflessioni e politiche volte a valorizzare le differenze culturali come una risorsa piuttosto che come un ostacolo.
Educare l’identità culturale significa aiutare le persone a riconoscere, comprendere e valorizzare le proprie radici culturali e quelle degli altri, promuovendo una consapevolezza critica e una capacità di dialogo interculturale.
Significa fornire strumenti per esplorare e comprendere come le culture — intese come un insieme di valori, credenze, comportamenti, tradizioni, lingue e pratiche — influenzino l'identità personale e collettiva.
Significa promuovere la capacità di comunicare e interagire in modo efficace con persone di diverse culture. Questo implica sviluppare competenze di ascolto attivo, empatia, apertura mentale e la capacità di negoziare significati e valori differenti.
Significa insegnare a esaminare criticamente le proprie convinzioni e quelle della propria cultura, così come quelle degli altri, al fine di promuovere un pensiero autonomo, flessibile e aperto al cambiamento.
Significa anche promuovere l’inclusione, l’uguaglianza e la giustizia sociale, incoraggiando azioni che riducano le disparità culturali e sostengano il diritto di ogni individuo a essere rispettato nella sua unicità.
Significa includere l’insegnamento del rispetto per le altre culture, sfidando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Significa imparare ad apprezzare la diversità culturale come una fonte di arricchimento e di crescita personale e sociale.
Educare l’identità culturale è un processo che mira a formare persone consapevoli delle proprie radici e aperte al mondo, capaci di interagire con empatia e rispetto, contribuendo alla costruzione di comunità più inclusive e coese. La guida rappresenta un ponte che collega le esperienze interculturali, aprendo nuove vie di comprensione, accettazione e interazione tra mondi apparentemente lontani ma profondamente interconnessi.
L’ho concepito con grande passione e rispetto della mia esperienza personale e di quella di centinaia di Mentee che in tutti questi anni mi hanno dato fiducia ed hanno creduto che un futuro migliore, da qualche parte, esiste già.
Vorrei spendere due parole sulla copertina che tanto ha sollevato interrogativi e perplessità.
L’illustrazione è opera del bravissimo artista @Nicola Grotto, che ringrazio di vero cuore per aver colto ciò che voglio trasmettere e per la pazienza nel tradurre ogni particolare (colori inclusi) nel riferimento destinato. Sono rappresentati i miei tre ragazzi, Mixed (Quadroon a dirla precisamente), nella loro espressività naturale in temi particolarmente scomodi.
Mi è stato fatto più di un appunto sulla bimba con espressione di sorpresa nella copertina. Letteralmente è stato osservato che la sua mimica è inquietante ed il fatto di averlo messo in primo piano, rende le persone poco confortevoli.
Vorrei spiegarvi che tutto ciò che faccio, dico e condivido nella mia vita ha sempre un senso ben preciso. Senso, ovviamente per me, investita di libertà d’espressione come tutti i folli, visionari e outsiders audaci. Ma quel senso cerco di condividerlo e farlo interagire con il senso degli altri, nella speranza di imparare sempre qualcosa di nuovo e di trasmettere, a mi volta, qualche cos’altro. Quindi ringrazio quanti hanno espresso la loro opinione dandomi l’opportunità di spiegare il mio punto di vista.
L’espressione di quella bimba (il cui nome è Madison), con occhi sgranati e bocca aperta di stupore e incredulità, rappresenta un mix di sensazioni ed emozioni a affermazioni razziste, discriminatorie e vessatorie: lo stupore, il disagio e il fastidio che si prova dinnanzi a situazioni plateali di pregiudizi e disparità.
La sua espressività rappresenta una reazione spontanea e genuina di shock e incomprensione di fronte a parole o comportamenti che percepisce come ingiusti, crudeli o profondamente sbagliati. Rappresenta l’innocenza e la purezza data dalla loro visione del mondo, ancora priva di preconcetti negativi. Mostra come, agli occhi di un bambino, le affermazioni razziste o discriminatorie siano estranee e prive di senso. Racconta una forte empatia e sensibilità indicando che è profondamente toccata dalle parole offensive, anche se non direttamente rivolte a lei. Questa empatia può nascere dalla comprensione istintiva che tali affermazioni feriscono altre persone. Vuole simboleggiare, infine, rifiuto innato e immediato oltre il rifiuto di concetti negativi quali odio, ostilità o intolleranza, comunicando una volontà inconscia di prendere le distanze da idee e concetti che percepisce come ingiusti o moralmente sbagliati.
Insomma, non trovo nulla di inquietante se non uno stupore può essere particolarmente potente perché mostra quanto i pregiudizi siano estranei alla mente di un bambino, sottolineando che odio e discriminazione non sono istintivi, ma appresi.
Se lo leggerete, vi chiedo di lasciare una vostra riflessione e/o commento su quanto avete compreso.
“Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni” di Luisa Casagrande
Pagine: 346
Lingua: Italiano
ISBN: 979-8336328721
AMAZON STORE: https://amzn.eu/d/hcrLjoP
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safetyandpromo · 5 months ago
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Perché Scegliere Abbigliamento Personalizzato?
L’abbigliamento personalizzato va oltre la semplice estetica. Esso contribuisce a creare un'immagine professionale e coerente, migliorando la riconoscibilità del marchio e promuovendo un senso di appartenenza tra i dipendenti. I capi personalizzati possono essere utilizzati per eventi aziendali, uniformi di lavoro, o come omaggi promozionali. Ogni capo, dal polo alle giacche, può essere arricchito con loghi, slogan o design specifici che rappresentano al meglio la tua azienda.
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kinoko69saradasblog · 6 months ago
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Molte cose, negli ultimi tempi, ci hanno fatto arrabbiare. Cerchiamo di riassumere un po', con l'aiuto di Wikipedia, quel marasma di notizie online, alcune fin troppo datate.
Jk Rowling si dichiara ed è considerata politicamente a sinistra, ma alcune sue opinioni non sembrano seguire la stessa linea di pensiero. Per esempio, non è d'accordo con il boicottaggio culturale di Israele, considerandolo sbagliato a prescindere, inoltre poco efficace per gli scopi che si prefigge.
Nel 2019, la ricercatrice britannica Maya Forsater dichiarò: "il sesso biologico è un dato oggettivo e un trans non è una vera donna". Non è chiaro se lo fece in privato, in pubblico, in una platea online, in una chat aziendale oppure nel suo profilo facebook. Ognuna di queste possibilità comporta responsabilità diverse e, per quanto ci possa apparire ingiusto, se lo avesse affermato nel suo profilo avrebbe avuto ragione. Perché nel profilo personale mettiamo quello che vogliamo.
Ad ogni modo, la Forsater venne licenziata perché accusata di fare discriminazioni.
Intento' causa contro il suo capo e perse.
Jk Rowling espresse sostegno e solidarietà per lei.
Chiesto un appello, il giudice diede ragione alla Forsater e ritenne che fu lei ad essere stata licenziata per motivi discriminatori. La verità giudiziaria è sempre diversa dalla realtà quotidiana e qui si sta tentando di far passare una manifestazione di ignoranza per diritto di opinione.
Joanne afferma che la ricercatrice stia subendo ostracismo per aver dichiarato che "il sesso è reale". Il che è falso. Perché la faccenda riguarda il genere, non il sesso di appartenenza. Se noi li usiamo come sinonimi, sesso e genere, torniamo agli anni settanta, dando per scontato che le bambine debbano giocare con la bambola e le pentoline, mentre ai maschietti spettano i soldatini e i robot spaziali. E che qualunque infrazione di questo comportamento (che è un costrutto sociale, non genetico) comporta la diagnosi di malattia mentale. Un bambino che piange e che non si difende dai bulli, apparirà come una femminuccia. Una bambina che ama arrampicarsi e che esprime le proprie idee, sarà considerata invadente o iperattiva.
La stessa Jk Rowling, secondo questo modo di pensare, andrebbe considerata una donna viriloide, per aver scelto una professione "maschile" e per l'aggressività e l'ostinazione con cui diffonde le proprie idee.
<Cancellare il concetto di sesso - spiega la Rowling - significa non dare la possibilità a molti di discutere delle proprie vite.>
Peccato che nessuno voglia cancellare un bel niente e che sia lei a confondere un termine con un altro.
Ciò che probabilmente l'autrice non ha capito, è che il concetto di identità è cambiato nella Storia e che non siamo più definiti dall'esterno, ma siamo chiamati ad autodeterminarci. Così come io non devo (e non voglio) considerarmi cattolica, solo perché vivo nel paese dove risiede il Vaticano, allo stesso modo un individuo può decidere se vuole essere considerato maschio o femmina. La propria immagine, come ci presentiamo in pubblico, è un problema individuale: possiamo anche non capirlo, è legittimo. Non per questo siamo autorizzati a fare pressioni sulla vita di persone estranee.
Le parole di Jk Rowling hanno anche avuto l'effetto di negare rifugio ed assistenza a persone trans vittime di abusi, paventando il pericolo che siano esse a mettere a rischio le donne, perché ovviamente non esiste una casa protetta destinata ai soli transessuali.
Questa tendenza a considerare le rivendicazioni trans come un vezzo, un capriccio del momento, una fissazione, può portare a conseguenze tragiche se viene normalizzata dalla società.
Poco tempo fa, Stephen King - appassionato della sua serie di gialli - fece vivaci dichiarazioni contro le sue posizioni transfobiche. Jk Rowling tolse il follow al celebre scrittore horror.
Solo in questi giorni si apre uno spiraglio per una riconciliazione pubblica, poiché Stephen ha espresso il desiderio di leggere un nuovo libro giallo. "Sta arrivando", ha risposto laconicamente Joanne.
La riconciliazione è vicina?
Come anche la saga di Harry ci ha insegnato, quello che si dice in pubblico e quello che si esprime in privato non sono necessariamente la stessa cosa.
👇
Disegno: fan art su Severus Snape donna (e incinta).
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Questo articolo, senza il disegno, si puo' leggere anche alla sezione Mentions del sito Facebook di Jk Rowling. 😅 Almeno finche' non lo cancellano.
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queerographies · 7 months ago
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[Ragazzo solo][Lorenzo Giacinti]
"Ragazzo solo" di Lorenzo Giacinti narra la storia di Pier, un giovane inerme che scopre di essere incinto. L'autore, con una scrittura cinematografica, esplora temi come famiglia, identità e amore in un contesto di abbandono e appartenenza.
Il caso del ragazzo madre: la storia di un uomo incinto al centro del nuovo romanzo di Lorenzo Giacinti Titolo: Ragazzo soloScritto da: Lorenzo GiacintiEdito da: Edizioni RevolverAnno: 2024Pagine: 192ISBN: 9791281466029 La trama di Ragazzo solo di Lorenzo Giacinti Pier si annulla ogni notte: si ubriaca e si cala di tutto al Blackout, insieme ai ragazzi del quartiere, e al mattino è uno zombie…
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