Tumgik
#iconica a suo modo
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la maglia della dea con la scritta LETE gigante rossa :')
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multiverseofseries · 11 days
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Beetlejuice Beetlejuice: il ritorno del cult di Tim Burton è un sentito omaggio
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Il classico di Tim Burton degli anni '80 torna con parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, oltre alla new entry Jenna Ortega. Presentato al Festival di Venezia 2024.
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La musica incalzante di Danny Elfman, la camera che scivola sulla cittadina di Winter River. È con un brivido che si accoglie l'apertura di Beetlejuice Beetlejuice, da fan di vecchia data del cult di Tim Burton e da amanti della filmografia del regista. Perché si capisce subito che è proprio ai fan di vecchia data che parlerà in prima battuta il film, questo ritorno che si affida a buona parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, con delle new entry d'eccezione come Willem Dafoe, Jenna Ortega e, ovviamente, Monica Bellucci.
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Winona Ryder torna nel sequel
Una trama (troppo?) elaborata per Beetlejuice Beetlejuice
Partiamo dallo spunto e l'intreccio, che ci hanno lasciato sensazioni contrastanti: ci è piaciuto lo spunto iniziale di tornare ai personaggi iconici di Beetlejuice a distanza di tanti anni, per ritrovare i Deetz e vedere come sono diventate le loro vite, dalla madre Delia che ancora insegue le sue pulsioni artistiche alla figlia Lydia la cui esistenza è ancora avvolta in quell'alone oscuro che avevamo amato negli anni '80, convogliato nella sua attività professionale. A loro si aggiunge una terza generazione di Deetz, rappresentata dalla figlia di Lydia, Astrid, tutte raccolta nuovamente a Winter River.
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Una sequenza di Beetlejuice Beetleuice
Lì la ragazza scopre il plastico dei Maitland ed entra in contatto con il mondo del soprannaturale in modi inaspettati, aprendo le porte al ritorno di Beetlejuice che è intanto alle prese con l'unico essere che riesce a spaventarlo: la sua ex moglie Delores. Più linee narrative che a tratti non trovano lo spazio e l'equilibrio necessario, come se la voglia di aggiungere idee e spunti avesse preso il sopravvento sulla compattezza narrativa. Un difetto che emerge soprattutto nel secondo atto, per poi sfociare con energia in un gran finale che rende giustizia alla potenza iconica dell'originale.
Un sequel tra evoluzione e omaggio
Abbiamo subito accennato a quello che ci è sembrato l'unico difetto di un film che nel complesso funziona: lo fa in quanto commedia macabra, con il gusto dark di Tim Burton che riemerge come in passato; lo fa in quanto omaggio in grado di parlare ai fan dell'originale, con richiami continui e sensati che i conoscitori sapranno identificare e amare; lo fa, ancora, come evoluzione di quei personaggi a cui ci sentiamo legati e che ritroviamo con emozione. In Beetlejuice Beetlejuice si nota, più che in altre produzioni recenti del regista, la voglia di costruire sequenze di grande impatto e nel divertimento che proviamo scorgiamo quello dello stesso Burton.
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Jenna Ortega è una delle new entry del film di Tim Burton
Parallelamente și percepisce la riflessione di un autore più maturo alle prese con personaggi che hanno abituato il suo passato e che esplora con curiosità a distanza di anni. Una riflessione che riguarda loro, ma in parallelo anche se stesso, un modo per ripensare alla sua vita e la sua carriera dal punto di vista privilegiato dell'autore più maturo.
La forza iconografica di Beetlejuice
È indubbio che il primo film abbia una forza iconografica incredibile, che abbia proposto al pubblico una sequenza da storia del cinema (la celebre, impagabile, cena/ballo) e il timore era che il sequel di Beetlejuice non riuscisse a rivaleggiare col suo predecessore su questo fronte. Seppur ovvio che qualcosa di quella potenza sia inarrivabile, non mancano i grandi momenti in questo nuovo film: una sequenza vede protagonista Monica Bellucci, un regalo di Burton all'attuale compagna, un altro è il gran finale, una cerimonia a ritmo di musica.
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Beetlejuice Beetlejuice: un'apparizione di Danny DeVito
Insomma un'operazione riuscita, un film compiuto al di là di qualche problema di gestione delle diverse linee narrative, ma soprattutto un film che i fan di Tim Burton e del primo Beetlejuice - Spiritello porcello apprezzeranno. Da estimatori non possiamo che esserne felici!
Conclusioni
In conclusione Beetlejuice Beetlejuice è un sentito omaggio di Tim Burton al suo film degli anni ’80 e a quel pubblico che l’ha seguito sin dagli esordi. Il cast originale conferma il lavoro fatto sui personaggi e ne evolve la portata, le new entry completano il quadro in termini di evoluzione della storia. Qualche incertezza di scrittura, soprattutto nella parte centrale della storia, non rovina un film che diverte ed evoca quelle sensazioni che dal sequel di Beetlejuice ci saremmo aspettati.
👍🏻
L’estetica di Tim Burton, che ritroviamo con piacere.
Quel gusto per la commedia dark, tipica dell’autore.
Michael Keaton, Winona Ryder e il cast originale.
Un paio di sequenze potenzialmente cult.
👎🏻
Alcune storyline meno sfruttate.
Qualche problema di equilibrio tra vecchi e nuovi personaggi.
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Un padre, finita la festa di laurea della propria figlia, le disse:
“Ti sei laureata con il massimo dei voti!
Ecco il tuo regalo.
Un’auto che ho acquistato molti anni fa!
Ha diversi anni, ma prima che te la dia, portala nel parcheggio delle auto usate in centro e dì loro che voglio venderla, poi fammi sapere quanto ti offrono.”
La figlia andò al parcheggio delle auto usate, tornò da suo padre e disse:
“Mi hanno offerto mille euro (1.000,00 €) perché sembra molto logora!”
Il padre, prontamente, le disse:
“Portala al banco dei pegni.”
La figlia andò al banco dei pegni, tornò da suo padre e gli disse:
“Il banco dei pegni mi ha offerto cento euro (100,00 €), dato che è una macchina molto vecchia!”
Il padre chiese a sua figlia di andare in un club automobilistico e mostrare loro l’auto.
La figlia portò la macchina al club, tornò da suo padre e gli disse:
“Alcune persone nel club hanno offerto centomila euro (100.000,00 €) per questa auto, dato che è una Lamborghini, un’auto iconica e ricercata da molti!”
Il padre, allora, disse alla figlia:
“Volevo che tu sapessi che il posto giusto ti valorizza nel modo giusto.
Se non sei valutata, non essere arrabbiata, significa che sei nel posto sbagliato.
Chi conosce il tuo valore ti apprezza.
Non stare mai in un posto dove nessuno vede il tuo valore!”
web
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fashionbooksmilano · 1 year
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Models Matter
Christopher Niquet
Prefazione di Steven Meisel
Damiani, Bologna 2016, 124 pagine, 70 illustrazioni, 24,3x30cm, Brossura, Inglese, ISBN 9788862085199
euro 35,00
email if you want to buy : [email protected]
Il progetto 'Models Matter' nasce in modo fortuito nel 2008 quando lo stilista francese Christopher Niquet chiese il suo primo autografo alla modella Peggy Moffit a Beverly Hills. Niquet non era mai stato un cacciatore di autografi, ma da quel momento si lancia in una ricerca metodica e su scala mondiale delle più importanti icone delle passerelle internazionali per ottenerne gli autografi. Nel volume ogni autografo è presentato incorniciato e accompagnato da un'immagine iconica della modella. Tra le protagoniste di 'Models Matter': Jerry Hall, Linda Evangelista, Naomi Campbell, Jean Shrimpton, Anita Pallenberg, Isabella Rossellini, Claudia Schiffer, Twiggy, Veruschka, Pat Cleveland ...
In 2008, Christopher Niquet, a well-known French stylist, spotted the 1960s supermodel Peggy Moffitt in a Beverly Hills restaurant. Never an autograph chaser, he nonetheless felt compelled to ask for hers. This candid moment ignited an obsessive, ongoing quest. Niquet began to reach out to the models he considered quintessential figures in his industry, for their epic beauty and remote auras. Deploying a sleuth's methods to locate these models around the globe, he collected 100 signatures, most of which are framed along with an iconic portrait.
06/09/23
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jazzluca · 6 months
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OPTIMUS PRIME ( Voyager ) LEGACY UNITED *Animated*
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A cementare la presenza degli Animated nei Legacy arriva il loro OPTIMUS PRIME, ed abbiamo anche qui un interessante ibrido fra il classico stile Generations e quello stilizzato della serie animata del 2008, forse maggiormente in risalto in questo Voyager.
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Anche se devo dire che di primo acchito, dalle iniziali immagini promozionali, non è che il ROBOT mi ispirasse tantissimo, ma dal vivo esprime al meglio le sue peculiarità, dato che è bello grosso e massiccio, ma forse è l'effetto della plastica blu di braccia e gambe che un po' mi da la sensazione di leggerezza e / o di pochezza: plastica con un blu spento che è fedele a quello dei cartoni, rispetto a quello scuro o più acceso dei Prime di altre serie, ma che appunto sminuisce l'estetica del robot, cui vanno aggiunte pure le ruote ai lati delle caviglie senza i cerchioni argentati, o anche altre piccole cose come i dettagli neri attorno ai piedi o quelli gialli sul collo dei piedi e sul dorso delle mani.
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Ma per fortuna non è tutto un macello, dato che torso e viso sono ricchi di dettagli e ottimamente dipinti, con una testa che è una bella sintesi fra un Commander classico e quella dell'originale Animated, ed il rosso di torso e spalle e un po' scuro e bilancia il succitato blu spento.
Carini pure i dettagli su avambracci e gambe, che sono quelli del classico Op G1, laddove sennò quelle parti, a guardare l'Animated, sarebbe dovute rimanere lisce e glabre.
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Da buon Generations post WfC il nostro ha i classici fori sparsi nei soliti posti standard, con in più quelli delle ruote all'altezza delle caviglie, mentre sugli avambracci appaiono subito prima dei pugni, una posizione non casuale forse, dato che nei cartoni Optimus sparava rampini ed altri gadget dai polsi, ma neanche in questo modello Prime esibisce questa particolarità, quindi si spera in eventuali accessori successivi o in versioni repaint con questa gimmick.
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Infatti gli accessori di questo Voyager sono il pannellino coi lampeggianti da piazzare sulla schiena ( che copre 3 fori ma ne ha poi uno di suo ) e l'ascia iconica del personaggio, una signora asciona fedele con la lama in plastica trasparente blu e con il manico un po' troppo grosso, sì, ma questo perchè poi può allungarsi, sempre come visto nei cartoni!
L'ascia, infine, ha due spine ai lati del manico largo ed un'altra in cima al supporto della lama, così come dietro di questo c'è un foro per metterci l'effetto di esplosione in plastica trasparente, seeeeeeempre per ricreare quanto si vede in tv. ^^
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La posabilità è nella norma, ma sorprendono i polsi che ruotano, più che altro perchè nella TRASFORMAZIONE rientrano nei pannelli restando sulla loro base di balljoint, un metodo questo che dovrebbe essere lo standard per tutti i Generations dai Voyager in su, minimo! Il busto si converte nella cabina del camion alla maniera del Deluxe Cybertroniano e quello Battle Damage, con il pannello del petto che si solleva a coprire la testa, idem quello della testa e ai lati le braccia ripiegate. Le gambe invece hanno una trasformazione davvero interessante ripresa da Siege Hound, srotolandosi lateralmente in modo che le ruote che erano sulle caviglie siano ora allineate.
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Peccato solo per i piedi in vista sopra la parte posteriore della MOTRICE DI UN CAMION DEI POMPIERI, dato che a parte questo difetto estetico ( perdonabile vista la trasformazione, però ), il veicolo è davvero somigliante a quello visto in tv, sopratutto per via delle succitate ruote vicine e alla presunta assenza di quelle anteriori, nascote nel modulo grigio inferiore.
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L'ascia così grossa non si può nascondere neanche vagamente come nel succitato Deluxe originale e quindi semplicemente si appoggia sul retro del veicolo, o ai lati dello stesso tramite i numero fori.
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Se i vari Optimus Generations avevano Matrici scolpite all'interno del torso e robe così, il nostro Animated qui ha invece un altro tipo di finezza, ovvero i dettagli della cabina scolpiti all'interno, con i sedili sul retro delle spalle e nel pannello frontale il volante da una parte e lo stereo dall'altra!!
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Ancora, davvero un peccato per le ruote senza i cerchioni argentati, che sminuiscono parecchio un veicolo altrimenti davvero indovinato, pannelli dei piedi a parte, così come il succitato il blu spento non aiuta l'estetica del robot, ma per il resto è davvero una buona versione Generations dello storico Animated, anche se magari ci sono indizi di un'eventuale versione magari Leader con altri accessori, quindi al limite aspettiamo di vedere cosa e se sforneranno in futuro per questo personaggio.
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jamessixx · 10 months
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Toxicity cover di una canzone dei System of a Down. Esplora il mio approfondito articolo sulla "Toxicity", dove gettiamo luce sui diversi aspetti di questo tema rilevante. Dai consigli pratici per gestire la tossicità nelle relazioni personali alle strategie per affrontare l'ambiente tossico online, il nostro contenuto offre un'analisi approfondita. Scopri come riconoscere segnali di tossicità e apprendi metodi efficaci per preservare il benessere emotivo. Affronta la "Toxicity" con saggezza, navigando attraverso il nostro articolo informativo e ricevendo strumenti utili per coltivare relazioni sane e uno stile di vita equilibrato.
Quindi, conosci l'incisivo e potente mondo musicale dei System of a Down con la nostra analisi approfondita della canzone "Toxicity". Scopri le sfumature testuali e musicali che rendono questo brano un'icona del genere metal. Approfondiamo il significato delle parole, la struttura sonora e l'impatto che "Toxicity" ha avuto sulla scena musicale. Immergiti nell'analisi dettagliata di questa traccia epica, un viaggio sonoro che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica. Esploriamo insieme la "Toxicity" dei System of a Down e scopriamo cosa la rende una pietra miliare nel panorama musicale moderno.
Poiché, esso è un universo sonoro unico dei System of a Down con la loro intensa canzone "Toxicity". Immergiti in un viaggio musicale che cattura l'essenza della complessità emotiva, con riff potenti e testi incisivi. La "Toxicity" dei System of a Down è un'esperienza sonora avvincente che sfida i confini musicali e offre un'immersione profonda nell'energia cruda e nella creatività della band. Scopri di più su questa traccia iconica e lasciati trasportare dall'intensità delle emozioni evocate dalla "Toxicity" dei System of a Down. Entra nel mondo avvincente della musica che ha reso questa band una delle più riconosciute nel panorama rock alternativo.
Inoltre, scopri il significato profondo di "Toxicity" dei System of a Down con la nostra esclusiva analisi. Immersi nella potenza espressiva delle parole e delle note, esploriamo il contesto dietro questo brano iconico. Approfondisci il messaggio di protesta e riflessione sociale, mentre sveliamo strati nascosti di significato. Attraverso il nostro articolo informativo, sarai guidato nel comprendere la "Toxicity" dei System of a Down in modo completo e coinvolgente. Entra nel cuore di questa potente composizione e scopri il suo impatto duraturo sulla cultura musicale.
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magliacal · 12 days
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Tra Storia e Innovazione: La Maglia che Rappresenta gli Spurs
1. Introduzione
La maglia del Tottenham Hotspur è molto più di un semplice indumento sportivo. Per i tifosi degli Spurs, rappresenta un simbolo di tradizione, appartenenza e orgoglio. Da oltre un secolo, il Tottenham ha costruito la propria identità non solo attraverso le vittorie e i successi, ma anche tramite il legame profondo tra il club e la sua comunità. La maglia bianca, con il suo design semplice ma iconico, incarna lo spirito del club e riflette i valori che i giocatori portano in campo. Ogni dettaglio, dal colore al logo del gallo, racconta una storia di continuità e innovazione, rendendo la maglia un vero e proprio simbolo di tradizione. In questo articolo, esploreremo l'evoluzione della maglia del Tottenham Hotspur, il suo significato storico e culturale, e come essa continui a influenzare la passione e l'identità dei tifosi in tutto il mondo.
2. Le Origini della Maglia: Simbolo di Unità
Le origini della maglia del Tottenham Hotspur risalgono alla fondazione del club nel 1882, un periodo in cui il calcio inglese stava cominciando a strutturarsi in modo formale. Fin dagli inizi, la maglia del Tottenham ha rappresentato non solo l'identità visiva della squadra, ma anche i valori di unità, appartenenza e coesione che avrebbero definito il club.
All'inizio, il Tottenham indossava divise a strisce blu scuro e bianco, una combinazione cromatica utilizzata per differenziarsi dai club rivali e affermare un senso di identità unica. Tuttavia, la svolta più significativa avvenne nel 1898, quando il Tottenham adottò la sua iconica maglia completamente bianca, ispirata al Real Madrid, uno dei club più rispettati a livello internazionale. Questo cambiamento non fu solo una questione estetica, ma una dichiarazione di ambizione e professionalità.
Il bianco, simbolo di purezza e semplicità, divenne il colore distintivo degli Spurs. Questa scelta cromatica rifletteva una mentalità collettiva in cui l'unità e il gioco di squadra erano prioritari. La maglia bianca incarnava l’idea di un gruppo di giocatori che si muoveva come una forza unitaria, senza fare distinzioni individuali, e questa immagine era condivisa anche dai tifosi.
La semplicità del design iniziale sottolineava una filosofia calcistica centrata su uno stile di gioco essenziale, privo di orpelli, ma estremamente efficace. L'introduzione della maglia bianca consolidò l'identità del Tottenham non solo come squadra di calcio, ma come comunità che abbracciava i suoi tifosi. L’uniforme divenne un simbolo di appartenenza e orgoglio, rafforzando il legame tra giocatori e tifosi.
Fin dai suoi albori, quindi, la maglia del Tottenham ha rappresentato molto più di un semplice capo di abbigliamento sportivo. Ha simboleggiato l'unità, il senso di appartenenza a un gruppo coeso e l’ambizione di competere ai massimi livelli. Anche oggi, la maglia bianca continua a essere un vessillo di orgoglio, tramandando i valori tradizionali del club e rafforzando il legame con la sua lunga storia.
3. Evoluzione del Design e l’Influenza del Contesto Storico
La maglia del Tottenham Hotspur ha subito numerose trasformazioni nel corso degli anni, riflettendo non solo i cambiamenti estetici, ma anche l'influenza dei contesti storici e culturali in cui il club si è sviluppato. Dalle origini umili fino alle sofisticate maglie moderne, il design della divisa degli Spurs ha saputo evolversi mantenendo saldo il legame con la tradizione del club.
Nei primi anni, la maglia subì diverse modifiche, passando da un modello a strisce blu e bianco a una casacca completamente bianca introdotta nel 1898. Questo cambiamento segnò il primo passo verso l'identità iconica del club. L'adozione del bianco, ispirata dal Real Madrid, rappresentava una dichiarazione di professionalità e una volontà di emulare i migliori club del mondo. Inoltre, il design sobrio ed elegante incarnava valori di disciplina e unità.
L'evoluzione del design della maglia del Tottenham è strettamente legata alle epoche che il club ha attraversato. Negli anni '60, una delle ere d'oro del club, con la vittoria del campionato inglese nel 1961 e della Coppa delle Coppe nel 1963, la maglia era simbolo di un'identità vincente. Il design rimaneva semplice, con il bianco a dominare, ma i successi internazionali accrescevano l'importanza simbolica di quella maglia, che ormai era riconosciuta come sinonimo di prestigio.
Negli anni '70 e '80, il contesto economico e sociale influenzò notevolmente il design delle maglie. L'introduzione degli sponsor commerciali nel calcio portò a un cambiamento significativo. Nel 1983, la maglia del Tottenham fu una delle prime ad avere uno sponsor, che introdusse una dimensione commerciale al design pur mantenendo i tradizionali colori del club. Questo passaggio segnava l'entrata del calcio nel mondo della globalizzazione economica, riflettendo i cambiamenti nel modo in cui il calcio era percepito e consumato a livello mondiale.
Durante gli anni '90 e 2000, la tecnologia cominciò a giocare un ruolo cruciale nell’evoluzione della maglia. I tessuti divennero più leggeri e traspiranti, migliorando le prestazioni dei giocatori in campo. Anche il design divenne più innovativo, con l'introduzione di dettagli moderni, ma sempre rispettando il carattere tradizionale del bianco. In quegli anni, la maglia degli Spurs riuscì a coniugare innovazione e tradizione, risultando sempre più versatile e adatta alle esigenze del calcio moderno.
Oggi, la maglia del Tottenham continua a evolversi, integrando nuove tecnologie come tessuti sostenibili e design ergonomici, pur mantenendo l'essenza storica che la caratterizza. Gli ultimi decenni hanno visto una crescente attenzione verso l'eco-sostenibilità, con Nike, l'attuale fornitore tecnico, che ha introdotto materiali riciclati nelle divise. Questo aspetto sottolinea l'impegno del club non solo verso la performance sportiva, ma anche verso la responsabilità sociale e ambientale.
In sintesi, l'evoluzione del design della maglia Tottenham Hotspur è il risultato di una fusione tra tradizione e modernità, influenzata dal contesto storico e dalle tendenze globali. Nonostante i cambiamenti nel corso del tempo, la maglia ha sempre rappresentato un simbolo di appartenenza e orgoglio, riflettendo i valori e l'identità del club attraverso i decenni.
4. Il Significato del Colore e dei Simboli
Il colore e i simboli della completini calcio sono elementi fondamentali della sua identità e portano con sé significati profondi e storici. Ogni dettaglio della maglia racconta una parte della storia del club e dei suoi valori, contribuendo a costruire un legame duraturo tra il Tottenham e i suoi tifosi.
Il Colore Bianco
Il bianco, il colore predominante nella maglia del Tottenham, è più di una semplice scelta estetica. Introdotto ufficialmente nel 1898, il bianco rappresenta la purezza, la semplicità e l’unità. Quando il Tottenham decise di adottare una maglia completamente bianca, stava non solo cercando di emulare l'iconico Real Madrid, ma anche di stabilire un'identità visiva distintiva e riconoscibile. Il bianco è associato a valori di integrità e coesione, e ha contribuito a consolidare l’immagine del club come una squadra che si muove unita e senza fronzoli.
Nel corso degli anni, il bianco ha subito varie interpretazioni, ma ha sempre mantenuto il suo significato centrale. Durante le ere di grande successo, come negli anni '60, la maglia bianca è diventata un simbolo di prestigio e vittoria. In tempi più recenti, il bianco è stato mantenuto come colore predominante, riflettendo un impegno per la tradizione e un rispetto per il passato del club, pur evolvendosi con le nuove tecnologie e tendenze.
Il Simbolo del Cormorano
Il cormorano, l'uccello rappresentato nel logo del club, è un altro simbolo significativo. Il cormorano, che si trova in cima al logo del Tottenham, è un emblema di determinazione e grazia. Questo simbolo è stato scelto perché il cormorano è un uccello noto per la sua abilità di adattarsi a diversi ambienti, riflettendo la versatilità e la resilienza del club. Inoltre, il cormorano è un richiamo al nome del club, "Hotspur", che fa riferimento a Sir Henry Percy, soprannominato "Hotspur" per la sua energia e ardore.
Il Logo e le Modifiche
Nel corso degli anni, il design del logo del Tottenham ha subito varie modifiche. Sebbene il cormorano sia sempre stato presente, le sue rappresentazioni sono cambiate. Le versioni storiche del logo erano più elaborate, mentre le versioni più recenti hanno semplificato il design, mantenendo però l'essenza del simbolo. Questa evoluzione riflette il cambiamento nella percezione visiva e l’adattamento alle nuove norme estetiche senza perdere il legame con la tradizione.
Dettagli Aggiuntivi e Sponsor
Il design della maglia ha anche visto l'inclusione di sponsor commerciali nel corso degli anni, un elemento che, sebbene spesso controverso tra i puristi, ha contribuito a finanziarie l’espansione e la modernizzazione del club. Gli sponsor sono stati inseriti con attenzione per non compromettere l’identità tradizionale della maglia, e spesso i loro loghi sono stati progettati per armonizzarsi con il design storico.
In sintesi, il colore bianco e i simboli presenti nella maglia del Tottenham Hotspur sono carichi di significato e riflettono valori di unità, integrità e tradizione. Ogni elemento della maglia non solo contribuisce a definire l'identità visiva del club, ma racconta anche una parte della sua lunga e ricca storia. Questi simboli aiutano a mantenere vivo il legame tra il club e i suoi tifosi, celebrando la tradizione mentre si guarda verso il futuro.
5. L'Influenza della Maglia sulla Cultura dei Tifosi
La maglia del Tottenham Hotspur non è solo un indumento sportivo, ma un potente simbolo che ha un impatto profondo sulla cultura dei tifosi. Per i sostenitori degli Spurs, la maglia rappresenta molto più di un’identità visiva: è un elemento che rafforza il senso di appartenenza, orgoglio e passione per la squadra, riflettendo il legame tra il club e la sua comunità.
Un Simbolo di Identità e Appartenenza
Indossare la maglia del Tottenham è un atto di affermazione dell’identità. Per i tifosi, la maglia bianca e blu rappresenta un filo conduttore che li lega al club e agli altri sostenitori, un simbolo di appartenenza a una comunità globale di appassionati. La maglia diventa un segno di riconoscimento, sia sugli spalti del Tottenham Hotspur Stadium che per le strade di Londra e del mondo. Essa racchiude valori di lealtà e dedizione, e per molti tifosi rappresenta il loro impegno verso la squadra, indipendentemente dai risultati sportivi.
La Maglia come Ponte Generazionale
Uno degli aspetti più affascinanti della maglia del Tottenham è il suo ruolo nel tramandare la tradizione di generazione in generazione. Per molti tifosi, la prima maglia è un ricordo che li lega ai momenti speciali vissuti con il club: le vittorie memorabili, le sconfitte amare, i giocatori iconici che hanno fatto la storia del Tottenham. I genitori passano spesso la passione per gli Spurs ai figli, e la maglia diventa il simbolo tangibile di questa eredità. Indossarla significa non solo celebrare il presente, ma onorare il passato e prepararsi al futuro.
La Maglia nelle Vittorie e nelle Sconfitte
La maglia del Tottenham non è solo celebrata nelle vittorie, ma anche nelle sconfitte, e questo ha un impatto significativo sulla cultura dei tifosi. Nei momenti di successo, come durante la storica vittoria della Coppa di Lega del 2008 o la finale di Champions League nel 2019, la maglia è portatrice di orgoglio e celebrazione. Tuttavia, anche nei momenti di difficoltà, i tifosi continuano a indossarla come segno di resilienza e fedeltà. La maglia diventa quindi un simbolo di solidarietà, ricordando ai tifosi che il loro sostegno è essenziale, a prescindere dai risultati sul campo.
La Maglia nei Riti e Tradizioni dei Tifosi
Per molti tifosi, indossare la maglia del Tottenham è un rituale che fa parte del giorno della partita. Prepararsi per il match include non solo il viaggio allo stadio, ma anche il gesto di indossare la maglia come parte di una tradizione collettiva. Questa ritualità si estende anche al ruolo della maglia nei cori, negli incontri pre-partita nei pub e nelle celebrazioni post-gara. La maglia rappresenta, così, un mezzo attraverso il quale i tifosi si connettono tra loro, condividendo emozioni e speranze per la squadra.
La Maglia come Espressione di Stile e Moda
Oltre al suo valore simbolico, la maglia del Tottenham ha avuto un impatto significativo anche nel mondo della moda. Negli ultimi decenni, le maglie da calcio hanno acquisito uno status iconico anche al di fuori del contesto sportivo, diventando un elemento di stile urbano. I tifosi indossano la maglia non solo durante le partite, ma anche nella vita quotidiana, mescolando il calcio con la cultura popolare e la moda. Questo trend ha rafforzato ulteriormente il legame tra il Tottenham e i suoi sostenitori, facendo della maglia un oggetto di desiderio non solo per il suo significato sportivo, ma anche per il suo impatto estetico.
Un Mezzo di Connessione Globale
Con la globalizzazione del calcio e l’espansione del seguito internazionale del Tottenham Hotspur, la maglia è diventata un simbolo di connessione tra tifosi di tutto il mondo. Indossare la maglia degli Spurs permette ai tifosi di riconoscersi e connettersi, sia che si trovino a Londra, a New York o a Tokyo. Questo rafforza l’idea che la maglia del Tottenham rappresenta non solo una squadra, ma una comunità globale unita dalla passione per gli Spurs.
In conclusione, la maglia del Tottenham Hotspur ha un’influenza profonda sulla cultura dei tifosi, fungendo da simbolo di identità, appartenenza e orgoglio. Attraverso i suoi colori, i suoi simboli e il suo design, la maglia non solo lega i tifosi alla storia del club, ma ne rappresenta anche il cuore pulsante. La maglia, in definitiva, è molto più di un indumento sportivo: è l’espressione tangibile della passione e della lealtà che definiscono la cultura degli Spurs.
6. Innovazione e Tradizione nel Design Moderno
Il design della maglia del Tottenham Hotspur rappresenta un perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione, mantenendo sempre vivo il legame con la storia del club mentre si adatta alle esigenze del calcio moderno. Negli ultimi anni, il Tottenham ha lavorato con alcuni dei migliori brand sportivi per sviluppare maglie che combinano tecnologia avanzata, sostenibilità e uno stile che onora le radici del club.
L'importanza della Tradizione
Nonostante le numerose innovazioni nel design e nei materiali, il Tottenham ha sempre mantenuto un forte impegno verso la tradizione. L'iconica maglia bianca, adottata per la prima volta alla fine del XIX secolo, rimane il cuore pulsante del kit. Questo colore rappresenta l’identità storica del club e viene preservato anno dopo anno per non alienare i tifosi e mantenere il legame con il passato. Anche piccoli dettagli, come il cormorano nel logo del club, sono stati mantenuti nel tempo, riflettendo il rispetto per la storia e le origini degli Spurs.
Allo stesso tempo, il club ha saputo modernizzare questo simbolo di tradizione, apportando cambiamenti nel design che rispettano la struttura classica della maglia. Dettagli come colletto e maniche vengono costantemente aggiornati per allinearsi alle tendenze contemporanee, senza però mai compromettere l'essenza originaria della maglia.
Innovazione nei Materiali e nella Tecnologia
Il calcio moderno richiede una continua evoluzione dei materiali utilizzati nelle maglie, e il Tottenham è all’avanguardia in questo campo. Le maglie attuali sono realizzate con tessuti tecnici progettati per migliorare le prestazioni degli atleti. I materiali leggeri e traspiranti, spesso derivati da tessuti riciclati, permettono ai giocatori di mantenere una temperatura corporea ideale durante il gioco, migliorando il comfort e le prestazioni in campo.
Un esempio di questo è l’uso della tecnologia Nike Dri-FIT, che consente di allontanare il sudore dal corpo, mantenendo i giocatori asciutti e freschi anche nelle situazioni di massimo sforzo fisico. Questi miglioramenti non sono solo pensati per gli atleti professionisti, ma anche per i tifosi, che possono beneficiare di una maggiore comodità quando indossano la maglia per mostrare il loro sostegno.
Sostenibilità e Innovazione Ecologica
Negli ultimi anni, il tema della sostenibilità è diventato centrale nel design delle maglie del Tottenham. Il club, in collaborazione con Nike, ha introdotto l’utilizzo di materiali riciclati per la produzione delle sue divise. Questo è un passo importante non solo dal punto di vista ambientale, ma anche per la reputazione del club come entità moderna e responsabile. Le maglie sono oggi prodotte utilizzando bottiglie di plastica riciclate, riducendo così l'impatto ambientale senza compromettere le prestazioni.
Questo approccio non solo soddisfa le esigenze di un calcio sempre più consapevole dal punto di vista ecologico, ma risponde anche alle aspettative di una nuova generazione di tifosi che sono attenti alle questioni ambientali. In questo modo, il Tottenham riesce a integrare valori di sostenibilità con il rispetto della tradizione.
Design Minimalista e Contemporaneo
Il design moderno delle maglie del Tottenham si distingue per il suo stile minimalista e pulito, che è diventato una firma negli ultimi anni. Il colore bianco dominante è spesso accompagnato da dettagli sottili, come accenti blu navy o dettagli gialli, che riflettono i colori storici del club. Questa semplicità nel design è apprezzata non solo per il suo legame con la tradizione, ma anche per la sua versatilità, rendendo la maglia un elemento di moda che può essere indossato anche al di fuori del contesto sportivo.
Le versioni delle maglie per le competizioni europee e quelle per i tornei nazionali talvolta presentano variazioni uniche, come disegni geometrici o texture sottili, che danno un tocco di modernità senza allontanarsi troppo dall’identità visiva consolidata del club.
Collaborazioni e Edizioni Speciali
Negli ultimi anni, il Tottenham ha anche sperimentato con edizioni limitate e collaborazioni speciali, che hanno dato vita a maglie uniche e molto apprezzate dai collezionisti. Questi design speciali, pur rispettando i canoni estetici del club, incorporano spesso elementi di design innovativi o rendono omaggio a momenti particolari della storia degli Spurs. Queste maglie speciali rappresentano un ponte tra passato e futuro, con uno sguardo sempre rivolto verso l’innovazione e le tendenze contemporanee.
Conclusione
La maglia del Tottenham Hotspur è un esempio di come un club possa bilanciare tradizione e innovazione, rispettando le proprie radici mentre abbraccia il futuro. Le innovazioni nei materiali, il design ecologico e la costante attenzione alla modernità nel mondo della moda sportiva fanno sì che la maglia degli Spurs rimanga un'icona nel calcio mondiale, onorando il passato mentre guida il club verso nuove vette.
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danzameccanica · 10 years
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Della prima iconica, (dis)sacra(nte) e intoccabile trilogia dei Satyricon The Shadowthrone è stato l’ultimo disco ad aver ascoltato, dopo Nemesis Divina e Dark Medieval Times. The Shadowthrone è l’album più medievale, più tipicamente anni ’90, con un’ottima fusione fra chitarre, tastiere e atmosfera lugubre ma con una certa monumentalità. I synth avvolgono tutte le chitarre enfatizzando le melodie lunghe e corpose. Già "Hvite Krists Død", brano diventato classico, ha delle particolarità che si erano già sentiti precedentemente e che diventeranno un marchio di fabbrica dei Satyricon: i riff molto lunghi, il principale è addirittura in 24/4. Ed è quel cambio successivo in 13/4 che ti entra in testa come un coltello, che ti fa dire “ma, c’è qualcosa di strano” (ricordiamoci sempre che il blackmetal è in genere semplice, lineare, che punta sull’atmosfera, spesso sugli stessi riff a velocità diversa ecc…) e che rende The Shadowthrone speciale. Anche la successiva "The Mist my the Hills" è interamente costruita attorno allo stesso riff; all’epoca alcuni avvicinavano i Satyricon agli Emperor, soprattutto per l’uso dei synth e per l’aiuto di Samoth quale bassista in questo album. In realtà il bello della scena norvegese della prima metà degli anni ’90 è che benché si sentano piccole influenze provenire dalle solite band seminali (Mayhem, Burzum, Immortal, Darkthrone, Enslaved…) poi ogni gruppo aveva un modo personale di svilupparle.
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I Satyricon, in questo momento, hanno sviluppato il lato folk, con chitarre acustiche spesso presenti ("Woods of Eternity"), flauti e rumori ambientali. "Dominions of Satyricon" è uno dei pezzi più epici di tutto il black metal con tanto di trombe e tamburi; fanfare squillanti che ricordano Anthems ma che qui sono molto più spoglie e lugubri. Parliamo di due eleganze molto diverse, quella degli Emperor raffinata come una corte europea, quella dei Satyricon possente come un castello fra le rocce. Il songwriting è eccezionale fra stop e ripartenze; Frost accentua perfettamente le parti terminali di giri; i synth in chiusura creano un outro perfetto: una mini-traccia a sé stante isolata dal resto del brano ma con un sentore di continuità.
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Eccelsa anche "The King of Satyricon" con quel suo secondo riff pazzesco che va già ad anticipare il modo di comporre in Nemesis Divina e il finale che verrà raddoppiato dai violoncelli e dalla chitarra acustica. Chiude la strumentale di soli sintetizzatori "I en Svart Kiste": solennità, monumentalità, viaggio nel passato cavalleresco che ben poche band hanno saputo descrivere così. I synth assomigliano a oboi e viole e descrivono questi immensi paesaggi medievali, nei quali il cielo spinge potentemente sulle rocce e sui prati. Questo outro sarà l’anello di collegamento con l'unico album solista di Satyr sotto lo pseudonimo di Wongraven (che in realtà è il suo cognome): una piccola gemma di musica medievale suonata coi synth; o in altre parole il modo di concepire riff black metal ma riadattati alla tasteira. The Shadowthrone è uno dei paradigmi del black metal norvegese anni ’90, prima che tutto il genere diventasse più aggressivo, più digitale, più legato al death e al thrash. Questo si vedrà dal 1997 quando i Dimmu Borgir inaugureranno le registrazioni agli Abyss Studios e riempiranno i loro riff col palm-mute. The Shadowthrone rappresenta ancora il mondo precedente, quando le composizioni erano aperte, ispirate e primitive; senza mancare di austerità e magniloquenza. Un perfetto bilanciamento con ancora echi naïf e con l’incredibile forza creatrice pura e incontaminata di alcuni ragazzi che conoscevano solo il proprio mondo, e lo sapevano descrivere davvero bene.
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scontomio · 24 days
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lemaclinic · 2 months
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Kendall Jenner, membro del famoso clan Kardashian Jenner, è sempre stata sotto i riflettori per la sua carriera di modella e le sue apparizioni nei reality. Nonostante la sua bellezza naturale, il sorriso di Kendall Jenner, in particolare i suoi denti, era per lei fonte di insicurezza personale. Con un occhio attento all'estetica, i denti di Kendall Jenner, soprattutto quelli inferiori, erano storti, il che l'ha portata a cercare l'odontoiatria estetica. Questa decisione di valorizzare il suo sorriso dimostra come anche celebrità come Kendall Jenner si adoperino per ottenere il sorriso perfetto, sottolineando l'importanza della salute e dell'estetica dentale nel mondo del glamour. Kendall Jenner Viaggio di trasformazione del sorriso L'impegno di Kendall Jenner per la sua salute dentale è iniziato presto nella sua vita, con il suo viaggio iniziato alla giovane età di 14 anni. Ha costantemente dato priorità ai controlli e alle cure dentistiche regolari, assicurandosi che il suo sorriso rimanga in ottime condizioni. Una parte fondamentale del suo regime dentale sono state le regolari procedure di sbiancamento dei denti, che hanno svolto un ruolo significativo nel mantenere il suo sorriso splendido e fotogenico. La trasformazione di Kendall Jenner nella figura accattivante che vediamo oggi va oltre la moda e la fama per includere cambiamenti significativi nella sua estetica dentale, in particolare nel suo sorriso. Conosciuta per i suoi ruoli di alto profilo nella moda e nei reality, i denti e il sorriso di Kendall Jenner hanno subito un'evoluzione impressionante. A partire dallo sbiancamento dei denti, questa procedura cosmetica è stata fondamentale per migliorare la luminosità e il fascino del sorriso di Kendall Jenner. L'impatto dello sbiancamento dei denti sul suo aspetto generale è inconfondibile e contribuisce in modo significativo al suo aspetto abbagliante e pronto per la fotocamera. Un elemento chiave nell'evoluzione del sorriso di Kendall Jenner è la scelta delle faccette. Le faccette Kendall Jenner hanno svolto un ruolo essenziale nel raggiungimento del perfetto allineamento e dell'aspetto incontaminato dei suoi denti. Questa soluzione cosmetica è stata determinante nel trasformare il sorriso di Kendall Jenner nell'immagine iconica che è oggi. Inoltre, il percorso dentale di Kendall Jenner include l’uso di Invisalign. La scelta del trattamento Invisalign di Kendall Jenner riflette la sua preferenza per un metodo meno invasivo ed esteticamente più gradevole per correggere l'allineamento dentale. Questa terapia con allineatori trasparenti è stata un passo cruciale verso il perfezionamento dei denti di Kendall Jenner. La frase Nuovi denti di Kendall Jenner racchiude la trasformazione completa che il suo sorriso ha subito. Questo viaggio, caratterizzato da importanti procedure odontoiatriche cosmetiche e da cure odontoiatriche regolari, mette in mostra il potere di trasformazione dell’odontoiatria moderna. Il dentista Kendall Jenner ha svolto un ruolo fondamentale in questo processo, assicurando che ogni passaggio contribuisse al suo sorriso splendido e sano. Kendall Jenner Denti prima I denti di Kendall Jenner prima della sua ascesa alla fama come modella e celebrità di alto profilo mostravano un aspetto dentale più naturale e riconoscibile. Come molte persone, il suo sorriso iniziale aveva le sue caratteristiche uniche, comprese imperfezioni naturali e problemi di allineamento visibili nelle sue prime apparizioni pubbliche. La trasformazione dei denti di Kendall Jenner nel corso degli anni è stata significativa, con le faccette di Kendall Jenner che svolgono un ruolo cruciale nel raggiungimento del suo attuale sorriso impeccabile. Queste faccette, una scelta popolare in odontoiatria estetica, sono sottili gusci su misura progettati per coprire la superficie anteriore dei denti, fornendo un immediato miglioramento dell'aspetto. Le faccette di Kendall Jenner hanno effettivamente trasformato il suo sorriso dal suo stato naturale all'aspetto iconico e perfettamente allineato per cui è celebrata oggi.
Questo cambiamento non solo ha migliorato il suo aspetto, ma si è anche allineato perfettamente con il suo crescente status nel settore della moda e dell'intrattenimento, dove un sorriso perfetto è spesso considerato una risorsa essenziale. Kendall Jenner fa lo sbiancamento dei denti? Kendall Jenner, una figura di spicco della famiglia Kardashian, nota per le sue apparizioni nello show televisivo Kardashian, è spesso ammirata per il suo sorriso radioso. È ampiamente noto dalle sue apparizioni pubbliche e dagli episodi dello show televisivo Kardashians che Kendall Jenner si sottopone regolarmente a trattamenti di sbiancamento dei denti. Questa procedura cosmetica gioca un ruolo significativo nel mantenere la luminosità e l'attrattiva del suo sorriso, allineandosi con gli elevati standard di appeal estetico visti nel settore dell'intrattenimento. Il suo impegno nei trattamenti regolari di sbiancamento dei denti è una parte essenziale del suo regime di bellezza, contribuendo al suo aspetto sicuro e pronto per la fotocamera. Clinica odontoiatrica Lema La migliore destinazione per lo sbiancamento dentale professionale Quando si tratta di ottenere uno smagliante sorriso hollywoodiano, la clinica dentale Lema in Turchia si distingue come una delle principali destinazioni. La clinica è specializzata nello sbiancamento dentale professionale, un servizio fondamentale per chiunque desideri illuminare il proprio sorriso. L’approccio di Lema Dental Clinic alle cure odontoiatriche va oltre il semplice trattamento; offre un'esperienza olistica che combina il lusso con i più alti standard degli studi dentistici. Una delle caratteristiche distintive della Lema Dental Clinic è il suo servizio di trasferimento VIP. Questo servizio garantisce che i pazienti godano di un trasporto comodo e senza problemi durante la loro visita dentistica in Turchia. Che si tratti dell’aeroporto o dell’hotel, Lema Dental Clinic si assicura che ogni viaggio sia agevole come la procedura dentale stessa. Parlando di hotel, i pazienti della Lema Dental Clinic Turkey ricevono sistemazioni in hotel a 5 stelle. Questo alloggio di lusso completa la loro visita dentistica, garantendo ai pazienti un soggiorno rilassato e coccolato, contribuendo a un'esperienza dentale senza stress. Al centro dei servizi di Lema Dental Clinic c’è la progettazione del sorriso 100% digitale. Questa tecnologia all’avanguardia consente precisione e personalizzazione nei trattamenti, garantendo che ogni procedura Hollywood Smile o faccette sia adattata alle esigenze e agli obiettivi estetici dell’individuo. L'ambiente clinico è un altro aspetto in cui Lema Dental Clinic eccelle. Forniscono un ambiente clinico igienico e confortevole, garantendo che i pazienti si sentano a proprio agio durante i trattamenti di sbiancamento dei denti o di faccette. Questo impegno per un ambiente pulito e accogliente riflette la loro dedizione alla cura e alla soddisfazione del paziente. Per superare eventuali barriere comunicative, Lema Dental Clinic offre servizi di assistente personale a ciascun paziente. Questo supporto personalizzato garantisce che la lingua non sia un ostacolo e che le esigenze e le domande di ogni paziente vengano tempestivamente affrontate. Il servizio di sbiancamento dentale professionale presso Lema Dental Clinic è progettato per soddisfare le esigenze uniche di ogni paziente. Vengono sviluppati piani di trattamento su misura per garantire che ogni individuo raggiunga i risultati desiderati, sia che stia cercando un sorriso hollywoodiano o semplicemente stia cercando di schiarire i propri denti.
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stillucestore · 2 months
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"Un occhiolino è un gesto fortemente rappresentativo, un clic istantaneo dai molteplici significati, pieno di energia e che stabilisce una connessione istantanea tra due persone. Grace è una Dea che scende dal suo piedistallo e mentre fa un palloncino con una gomma da masticare ci fa l'occhiolino e ci fa sentire un po' speciali". Uto Balmoral.
Grace Lamp di Seletti è una lampada iconica realizzata da Uto Balmoral.
La lampada raffigura il volto della Dea Grace realizzata in resina bianca, mentre la gomma da masticare è in vetro soffiato e contiene una luce LED dalla tonalità calda.
Un bel modo per iniziare questa caldissima giornata non trovi? 😉
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La Casa comincia dalla Luce.
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enkeynetwork · 3 months
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Mina: La Tigre di Cremona che ha conquistato il mondo
Mina, pseudonimo di Mina Anna Maria Mazzini, è una cantante, produttrice discografica, conduttrice televisiva e attrice italiana. Considerata da molti la più grande interprete della storia della musica pop italiana, vanta una carriera costellata di successi e innovazioni. Mina, vita e storia della più grande cantante italiana Nata a Busto Arsizio il 25 marzo 1940, Mina si è affermata fin da giovanissima con la sua voce potente e duttile, capace di spaziare dal jazz al rock, dal pop alla musica leggera. Nel corso della sua carriera ha pubblicato oltre 1000 brani, collaborando con alcuni dei più grandi artisti italiani e internazionali. Tra i suoi successi più celebri ricordiamo "Tintarella di luna", "Il cielo in una stanza", "Parole parole", "Ancora ancora ancora", "La voce del silenzio" e "E poi...". Mina ha inoltre reinterpretato con maestria brani di altri artisti, dando nuova vita a classici come "Yesterday" dei Beatles e "My Way" di Frank Sinatra. La sua personalità Oltre al talento musicale, Mina si è distinta per la sua personalità istrionica e anticonformista. Ha rivoluzionato il modo di stare sul palco, con le sue performance energiche e coinvolgenti, e ha sempre avuto il coraggio di osare, sperimentando nuovi generi musicali e look audaci. La sua vita privata è stata spesso oggetto di gossip, ma Mina ha sempre saputo mantenere la sua riservatezza. Ha avuto due matrimoni, dal primo dei quali è nata la figlia Benedetta, e ha vissuto per molti anni in Svizzera, dove si è ritirata dalle scene nel 1978. Nonostante il ritiro dalle scene, Mina continua a essere una delle artiste più amate e influenti in Italia. La sua voce inconfondibile e il suo stile unico continuano ad ispirare generazioni di cantanti e musicisti. Alcuni aspetti salienti della carriera: - Ha venduto oltre 150 milioni di dischi in tutto il mondo. - Ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Lunezia. - È stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame italiana. - È stata definita "la più grande cantante italiana di tutti i tempi" da critici e musicisti. Mina: un'icona senza tempo Mina è un'artista a tutto tondo che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana. La sua voce, il suo stile e la sua personalità hanno influenzato generazioni di cantanti e musicisti. A 83 anni, Mina continua ad essere una figura iconica e amatissima dal pubblico italiano. Foto di freestocks-photos da Pixabay Read the full article
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scenariopubblico · 10 months
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Intervista alla Compañia Poyo Rojo
Domenica pomeriggio, prima della seconda replica di Un Poyo Rojo a Scenario Pubblico, abbiamo incontrato Luciano Rosso, Alfonso Barón, interpreti dello spettacolo, e il regista Hermes Gaido. La Compañia Poyo Rojo fondata nel 2008 è composta da artisti coesi come una piccola famiglia, benché eterogenei nella formazione artistica basata tra danza, teatro, musica e sport. Il loro spettacolo è stato portato in scena, con più di 1400 repliche, in teatri di tutto il mondo. Dialogando con loro abbiamo scoperto qualcosa di più sulla storia della loro iconica creazione. Prima di lasciare loro la parola, una piccola premessa:
- Luciano Rosso ha interpretato inizialmente lo spettacolo insieme a Nicholas Poggi, suo partner anche fuori dalla scena. - Da loro deriva il titolo dello spettacolo – nonché il nome della compagnia: Nicholas Poggi - Luciano Rosso - Un Poyo Rojo... è un gioco di parole. - Insieme a Hermes hanno creato lo spettacolo in poco più di un anno a Buenos Aires. - Oggi in scena insieme a Luciano c’è Alfonso Barón, entrato all’interno della performance dopo aver visto la prima versione della stessa.
Come avete sviluppato il processo creativo? Luciano Rosso: all'inizio volevamo fare uno spettacolo di danza contemporanea, con un linguaggio astratto ma poi abbiamo virato verso qualcosa di più teatrale perché eravamo interessati a raccontare una storia più narrativa o, meglio, una relazione. All'inizio del lavoro, infatti, c’eravamo io e il mio partner e Hermes era il regista.
Hermes Gaido: Nicholas non si sentiva a suo agio con l'umorismo. È stato un problema perché voleva lavorare su qualcosa di più astratto. Così Alfonso ha imparato la parte di Nicholas.
Alfonso Barón: Nel pezzo originale ho visto una relazione reale sul palco. Ma io e Luciano non siamo una coppia. Con la regia di Hermes, abbiamo iniziato a cambiare il rapporto tra i due personaggi. C'era più resistenza, più conflitto, quindi più teatro. Abbiamo mantenuto la struttura originale, ma io ho un background diverso, un corpo diverso. Io e Luciano abbiamo trovato il nostro modo di raccontare quella storia. All'inizio ho impiegato molto tempo per capire lo spettacolo e poi per lavorarci, è stato davvero difficile. È stato semplice invece imparare le parti tecniche, ma non è questo il punto di Un Poyo Rojo. L'aspetto principale è il lavoro sull'interpretazione e la relazione tra i personaggi.
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Riguardo la ricezione del pubblico, avete notato differenze nel corso degli anni e nei diversi luoghi? Luciano Rosso: direi che dipende più dai luoghi in cui ci esibiamo che dalla cultura del posto. In America Latina il pubblico è solitamente molto espressivo e partecipe, mentre in alcune zone d'Europa, come la Germania o il Belgio, le persone sono più tranquille, ma alla fine ti rendi conto che gli spettatori hanno apprezzato molto lo spettacolo e che lo hanno espresso in un altro modo, quindi sì, è sempre diverso.
Alfonso Barón: in generale c'è molta accettazione ed è molto bello anche perché è uno spettacolo che può essere recepito in tanti termini. Per esempio i bambini piccoli ci vedono come un cartone animato...Gli altri spettatori colgono vari aspetti: la parte tecnica, quella “poetica”, quella erotica… si passa attraverso un sacco di colori e texture per raccontare una storia semplice.
E in merito alla critica? Alfonso Barón: Abbiamo iniziato molti anni fa quando in Argentina non si accettava ancora il matrimonio tra uomini per esempio. Alcune critiche dicevano che questo spettacolo è omofobo o è contro la comunità LGBTQ+, perché ritenevano che avessimo un'immagine di retroguardia o che ci prendevamo gioco di loro. Comunque abbiamo avuto pochi commenti di questo tipo, ma non ne capisco ancora il motivo. Non attacchiamo nessuno e non veicoliamo un'informazione specifica per dire ai gay che abbiamo il diritto di baciarci o di non farlo affatto. E anche per i bambini, cosa c'è di nuovo? Siamo come cartoni animati…potremmo somigliare a Tom e Jerry, Bugs Bunny e Topolino! È una storia d'amore, la storia del primo bacio tra due uomini.
C'è stata qualche reazione particolare che ricordi di uno degli spettacoli che avete fatto negli anni? Alfonso Barón: Ho l’immagine in testa di una madre o un padre, non ricordo, che cercava di mettere le mani sugli occhi del figlio per non far vedere…e il bambino si dimenava come a dire: fammi vedere!
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Come vi posizionate rispetto ai messaggi che arrivano al pubblico? Alfonso Barón: noi trattiamo la storia in modo fresco, cosicché sia naturale e facile da vedere. Tecnicamente ci sono molte cose che possono essere interessanti, ma noi raccontiamo la storia senza pretenziosità rispetto a temi dell'umanità, è come un gioco ma allo stesso tempo è politico e diciamo cose, diciamo un sacco di cose ma in una specie di modo cool, ecco perché è come se fosse facile da vedere.
A proposito di questo secondo voi che ruolo dovrebbe avere la danza nella società di oggi? Luciano Rosso: Personalmente penso che la danza faccia parte del teatro, si può usare o non usare… come la musica o come tutte le espressioni. Personalmente sono un po' confuso sul ruolo della danza…
Hermes Gaido: Stiamo vivendo in un momento in cui tutte le accademie di musica, teatro, danza stanno andando in frantumi, perché a volte c'è gente che balla con la street dance o che fa musica con il cellulare. Tutto sta cambiando. Ricordo che mia nonna mi ha raccontato quando ero in Argentina che era molto comune che la gente finisse di mangiare e portasse via il tavolo per ballare. Abbiamo perso questa dimensione...nessuno lo fa più, o cerca di riportare questa sensazione.
E dato che il vostro lavoro mostra la danza e il teatro insieme mentre forse la nostra cultura li considera come generi indipendenti, pensate che la danza e il teatro possano vivere l'uno senza l'altro o hanno bisogno di coesistere? Alfonso Barón: dipende dalla tua decisione personale. Puoi decidere di usare un modo strettamente teatrale, togliere il movimento, sentirti bene in un testo o qualcosa di super classico senza espressione fisica. Noi tre veniamo dal mondo del teatro e non dalla danza. All'inizio con il teatro stavamo imparando a rompere le regole.
Perché in teatro la regola è che non ci sono regole.
Penso che nella danza si viene educati in un modo più rigido, ecco perché i ballerini hanno paura di allontanarsi da quelle regole. Noi rompiamo le regole e usiamo la danza per andare in un "modo nuovo". Credo che noi siamo coraggiosi nel senso che ci permettiamo di rompere le regole e di non pensare a noi stessi come danzatori, clown, acrobati, quindi ci piace dire che ci chiamiamo "interprete fisico". Il corpo è il nostro strumento e possiamo fare quello che vogliamo.
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Avete dei modelli di riferimento nel vostro lavoro? Qualcuno che vi ispira? Hermes Gaido: per me sicuramente i film di Chaplin e tutto il genere di cinema classico muto, come il vecchio teatro basato sulla pantomima.
Luciano Rosso: tutti i cartoni animati che guardavo da bambino, tutti i film di Buster Keaton o della Pantera Rosa, ma anche i miei amici, la mia famiglia. Posso ispirarmi a tutto ciò che mi circonda. Non credo di avere un modello di riferimento...Beyoncé, lei potrebbe essere.
Alfonso Barón: per me i supereroi sono super potenti, pensavo sempre a cosa avrei fatto se avessi avuto un superpotere. Mi sarebbe piaciuto avere un superpotere come quello di volare o di arrampicarmi.
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a cura di Luca Occhipinti e Sofia Bordieri
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jazzluca · 5 months
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WHEELJACK *ORIGIN* ( Voyager ) Generations LEGACY UNITED *G1*
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E con questo WHEELJACK Origins si può dire che si chiude il capitolo di quel pugno di Transformers apparso nel primissimo episodio dei cartoni G1 esibendo delle modalità alternative Cybertroniane, dopo i precedenti Bumblebee e Jazz Origins da una parte ed i Decepticon Seeker e Soundwave visti in WfC Siege dall'altra ( salvo che magari poi per sfizio non vanno a rifare pure questi, vai a sapere! ).
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Forse non è un caso che Saetta sia l'ultimo, dato che la sua modalità nativa era probabilmente quella più complicata da realizzare, ovvero una sorta di FURGONCINO hovercraft effettivamente poco attinente con l'alt mode di auto sportiva che assumerà poi sul nostro pianeta, ovvero la celeberrima Lancia Stratos Turbo.
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Col senno di poi, forse sarebbe stato più consono mettere un Ironhide al suo posto, nell'iconica scena iniziale dove carica su Maggiolino, ma rimpianti a parte, il veicolo si presenta davvero bene e fedele a com'era nei cartoni, forte anche della sua classe di Voyager, che magari inizialmente può sembra esagerata, ma a conti fatti è stata decisamente necessaria.
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Il veicolo infatti è bello grosso ed è nella media di un Voyager, così come aiutano a rimpinguare la massa i vari accessori, nella forma di una pistola laser da montare sul tettuccio ( che diverrà poi l'iconico cannone da spalla del robot ), più un paio di eliche da sistemare frontalmente a ricreare quanto visto nella sua breve apparizione iniziale, dove faceva uscire dal muso questi rotori per sbaragliare un "posto di blocco" Decepticon.
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E sempre come visto nel cartone, è possibile applicare un'apposito pannello a 3 pieghevole che simula la modalità blindata che il veicolo assume ad un certo punto della sua fuga dai Seeker: staccando e ricombinando i pannelli esterni questa diventa inoltre una sorta di pista, come le strade che i nostri due Autobot attraversano per le vie di Cybertron! Magari è un po' forzato quest'ultima cosa, ma è un modo come un altro per "trasformare" quei 3 pannelli che non solo nel succitato scudo.
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Ma la gimmick principale che giustifica la classe Voyager di questo Saetta è sopratutto quella di poter aprire il portellone posteriore e contenere così la modalità veicolare di Bumblebee Origins ( con le estremità debitamente ripiegate ) sempre come si vede in quell'iconica sequenza!
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Detto ciò, il veicolo non è che sia FEDELISSIMISSIMO a quello del cartone, a dire il vero: se da una parte abbiamo il bel tocco delle finestre laterali verticali in plastica trasparente, a dover spaccare il capello in quattro il parabrezza è un semplice rettangolo e non si estende verso i lati ( anche se in un'inquadratura dall'alto del cartone si vede così… ), così come l'alettone posteriore è chiuso posteriormente e non si allarga anche lui verso le pareti laterali, come ad esempio anche nel veicolo di Jazz Origins. In compenso, sempre per legarlo al modello di Bee, ai lati dell'alettone ci sono delle scalette apposite per potervi sistemare le barre di Energon che erano allegate al modello di Maggiolino Origins. ^^
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Anche la TRASFORMAZIONE omaggia le mitiche primissime sequenze del cartone, dato che il muso del veicolo si divide in due e diventa le braccia del robot, diversamente dalla trasformazione iconica del WJ terrestre, ma appunto mimando ciò che si vedeva in tv. Il resto del veicolo invece vede dispiegarsi i pannelli laterali e posteriori che in maniera egregia finiscono ripiegati nelle gambe, mentre parabrezza e tettuccio semplicemente si ripiegano sulla schiena.
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Ricordando che la bizzarria di quei pochi Cybertroniani che nei primi 5 minuti del primo episodio si trasformavano era proprio quella di avere i ROBOT con sui corpi i dettagli dei veicoli terrestri a venire, anche Wheeljack frontalmente è una bella resa del settei G1, ma ovviamente oberato da delle gambone e da un zainone non indifferente, come accennato sopra.
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Certo, riesce a mantenere dettagli fondamentali come le alette sulla schiena, così come il cannone si posiziona sulla spalla destra ( e solo quella, però, che solo lì c'è il foro, mah! ), ed è più fedele come forma rispetto all'Earthrise, ed anche il parabrezza sul torso, con la scusa che è farlocco, è più fedele che non quello squadrato sempre dell'ER. Peccato per l'assenza delle strisce verdi sugli stinchi, ed ironicamente è un millimetro più piccolo del Deluxe Generations precedente, nonostante sia un Voyager, ma appunto sappiamo dove va il grosso della massa…
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Però è snodato al meglio come Generations, con tanto di rotazione dei polsi, e riesce ad avere qualche foro per armi ai lati di gambe ed avambracci, oltre ai classici sotto i piedi e dietro la schiena / zainone: qui inoltre trovano posto a riposo le elichette di qui sopra ( che volendo possono sistemarsi sulla punta del cannone ), così come la copertura blindata, che aperta e con i pannelli esterni diagonali diventa… un bel paio di ali aggiuntive! ^^'
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Vabbè, perlomeno in qualche maniera non vanno persi sti accessori, ecco, e così tozzo questo Saetta sembra ancor più piccolo di quel che è, ma abbiamo già detto che il meglio di se' e la sua ragion d'essere è la modalità veicolare, anche se il robot è indubbiamente fatto al meglio di quel che si possa riuscire.
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Insomma, assodato che la sua mancanza di grazia robotica è dovuta all'ingombrante alt mode, e che questo rispecchia al meglio quanto visto in tv, in definitiva è un must per i fan della primissima apparizione di Wheeljack e di quei Tf in generale, un omaggio doveroso che accettiamo volentieri nei limiti del suo design originale.
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jamessixx · 10 months
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Wicked Game l'incantevole universo di una canzone intramontabile che ha catturato il cuore di milioni di appassionati di musica. In questo approfondito articolo, ci immergeremo nei toni suggestivi di Chris Isaak e nella magia che circonda questa traccia iconica. Attraverso un'analisi dettagliata della sua genesi e del suo impatto culturale duraturo, scopriremo perché 'Wicked Game' continua ad essere una presenza influente nella scena musicale. Con una serie di parole di transizione fluide, esploreremo le sfumature della sua melodia avvolgente e sveleremo gli elementi distintivi che la rendono un capolavoro senza tempo. Un viaggio attraverso la storia e l'eredità di 'Wicked Game', perché, a volte, la musica può essere il veicolo che ci trasporta in emozioni indelebili e momenti indimenticabili.
L'incantevole universo di 'Wicked Game', un capolavoro musicale che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica. In questo approfondito articolo, ci immergeremo nella melodia avvolgente e nei testi intensi di questo brano iconico. Attraverso un'esplorazione delle origini di 'Wicked Game' e delle interpretazioni memorabili, scopriremo perché continua ad essere una pietra miliare nell'industria musicale. Con parole di transizione fluide, viaggeremo attraverso i momenti salienti della carriera di Chris Isaak e approfondiremo il significato dietro le emozionanti parole del brano. Concluderemo con un'analisi del suo impatto duraturo sulla cultura pop e perché 'Wicked Game' resta una delle canzoni più amate di tutti i tempi. Un'avventura emozionante tra note avvolgenti e riflessioni profonde, perché, a volte, la musica può davvero cambiare il gioco della nostra esperienza emotiva.
Dunque, l'atmosfera avvolgente di 'Wicked Game' di Chris Isaak, un brano intramontabile che ha conquistato il cuore degli appassionati di musica di tutto il mondo. In questo approfondito articolo, ci immergeremo nelle sfumature sonore e nei testi suggestivi di questa iconica canzone. Inizieremo con un viaggio nel percorso creativo di Chris Isaak, delineando le influenze e le ispirazioni che hanno plasmato questo capolavoro. Attraverso un'analisi delle interpretazioni più celebri e delle evoluzioni del brano nel corso degli anni, scopriremo come 'Wicked Game' abbia resistito alla prova del tempo. Con parole di transizione fluide, esploreremo le emozioni catturate nella melodia e sveleremo i dettagli dietro le parole evocative. Chiuderemo con un'occhiata all'impatto duraturo di questa canzone nella cultura pop e nel cuore degli ascoltatori. Un viaggio avvincente tra note seducenti e storytelling musicale, perché 'Wicked Game' di Chris Isaak è molto più di una canzone: è un'esperienza emozionale senza tempo.
Wicked Game da parte degli HIM, una band che ha conferito al brano un tocco distintivo. In questo approfondito articolo, ci addentreremo nella reinterpretazione appassionata di questo classico da parte della band finlandese. Inizieremo con un'esplorazione del percorso musicale degli HIM e di come abbiano trasformato la melodia di Chris Isaak in una potente espressione del loro stile unico. Con parole di transizione fluide, analizzeremo le scelte interpretative che hanno reso la loro versione di 'Wicked Game' così iconica. Approfondiremo anche il modo in cui la band ha reso il brano proprio, aggiungendo nuove sfumature all'atmosfera suggestiva della canzone originale. Chiuderemo con un'occhiata all'impatto della versione degli HIM sulla scena musicale e al motivo per cui continua a conquistare i fan di tutto il mondo. Un viaggio avvincente attraverso la reinterpretazione affascinante di 'Wicked Game' da parte degli HIM, perché a volte la magia di una canzone può essere ridefinita attraverso la creatività di artisti straordinari.
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