#i Meridiani Mondadori
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Jack Kerouac - Romanzi - I Meridiani Mondadori
Jack Kerouac – Romanzi I Meridiani – Mondadori “La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che io e mia moglie ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l’arrivo di Dean Moriartry ebbe inizio quella…
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[Tutte le poesie][Umberto Saba]
"Tutte le poesie" di Umberto Saba è una testimonianza della sua intensa vita interiore. Questo volume include l'opera completa del famoso poeta triestino, offrendo una ricca annotazione che documenta le varie fasi di composizione del suo Canzoniere. Un'op
L’opera poetica completa e annotata di Umberto Saba per una comprensione profonda Titolo: Tutte le poesieScritto da: Umberto SabaEdito da: MondadoriAnno: 2024Pagine: 1340ISBN: 9788804783664 La sinossi di Tutte le poesie di Umberto Saba Ha scritto di sé il grande poeta triestino di origine ebraica: «Saba ha commesso molti errori. Ma negare la poesia di Saba è negare l’evidenza di un fenomeno…
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Libri che vanno letti 58
Io le poesie di Giuseppe Ungaretti mica le avevo lette tutte. Soltanto quelle che la Mondadori aveva inserito in un Oscar intitolato Vita d'un uomo. Poco più d'un centinaio, se ricordo bene. Quando mi è stata offerta l'occasione di averle tutte a poco prezzo, non me la sono lasciata sfuggire.
L'edizione può essere questa, oppure quella nei Meridiani (sempre Mondadori). L'importante è possederle. E chiaramente conoscerle. Non si può non fare i nomi con certi nomi delle nostra letteratura. Non importa se si tratta di narratori o di poeti. Importa il loro peso nella cultura italiana. E poi, scusatemi tanto. Uno che scrive due endecasillabi perfetti e musicali come
Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro
non lo si può ignorare. Se si è lettori seri, beninteso.
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È cominciato ed è finito il Festival di Sanremo. Le città erano deserte; tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori. Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società.
Pier Paolo Pasolini, San Remo: povere idiozie", su "Tempo", n.7 15 febbraio 1969, ora in "Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società", Mondadori. I Meridiani, 1999, pp.1183-84.
Ph Pier Paolo Pasolini a Parigi nella conferenza stampa dopo la proiezione del suo film "Teorema", 3 febbraio 1969 © Chomarat MS/Bibliothèque municipale de Lyon/Tutti i diritti riservati
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Sì, sì, sì, abortiamo la TiVì
Quando gli operai di Torino o di Milano cominceranno a lottare anche per una reale democraticità di questo ente fascista che è la Tv, si potrà realmente cominciare a sperare. Ma finché tutti si ammasseranno davanti ai loro video, borghesi e operai, a lasciarsi umiliare in questo modo, non resta altra soluzione che la più impotente disperazione.
P. P. Pasolini, da Paese Sera, 8 ottobre 1972. Risposta a una inchiesta su Canzonissima, in: P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, Milano, Mondadori - I Meridiani, 1999
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Tu con tutto il cuore ti spaventi di aria che ti scuote e ti perde; giù per le facciate analfabete sprigionano i sogni, il sangue in grosse gocce che tu conti cadere a precipizio sulle mani ritirate dall’angoscia di sapere dov’è l’aria cosa muove perché parla, di mali così annaffiati da sembrare, tante cose insieme ma non una che si scordi quel tuo trascinare per immense giornate notte e sangue.
Amelia Rosselli, in Serie ospedaliera 1963-1965, Milano, Il Saggiatore, 1969 ora in L’opera poetica, I Meridiani, Milano, Mondadori, 2012
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Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima a cospetto di se stessa –
infinità finita.
Emily Dickinson
Traduzione di Margherita Guidacci
Da "Tutte le poesie" - " I Meridiani" Mondadori
Foto Pietro Donzelli
Nazim Hikmet e altri fb
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Pier Paolo Pasolini, "Siamo tutti in pericolo"
"È come quando in una città piove e si sono ingorgati i tombini. L'acqua sale, è un'acqua innocente, acqua piovana, non ha né la furia del mare né la cattiveria; delle correnti di un fiume. Però, per una ragione qualsiasi non scende ma sale.
È la stessa acqua piovana di tante poesiole infantili e delle musichette del "cantando sotto la pioggia". Ma sale e ti annega. Se siamo a questo punto io dico: non perdiamo tutto il tempo a mettere una etichetta qui e una là. Vediamo dove si sgorga questa maledetta vasca, prima che restiamo tutti annegati."
(Intervista rilasciata a Furio Colombo poche ore prima dell'assassinio e pubblicata postuma nella rivista "Tuttolibri" a novembre del '75. Ora in "Saggi sulla politica e sulla società" "Meridiani" Mondadori, 1999)
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«Si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare» di Giulio Cavalli Elsa Morante su Mussolini. O meglio: Elsa Morante su un tipo che fu anche, e non solo, Mussolini. (Tratto da: Elsa Morante, Opere, vol. I, Mondadori Meridiani, Milano 1988, L-LII) «Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare».
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Martin Buber - Storie e leggende chassidiche - Collana: I Meridiani - Mondadori
Martin Buber Storie e leggende chassidiche Traduttore: A. Lavagetto, G. Bemporad, E. Broseghini Mondadori Il senso della saggezza, in quell’epoca storica, e forse ancora oggi, era che colui che la possedeva, poteva intendere il linguaggio di tutte le creature e degli esseri che dimorano nella luce e, se poggiava l’orecchio sulla nuda roccia o sulla nera terra, poteva sentir salire a lui il…
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#A. Lavagetto#E. Broseghini#G. Bemporad#i Meridiani Mondadori#Martin Buber#Storie e leggende chassidiche
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[La montagna magica][La morte a Venezia][Thomas Mann]
"La montagna magica" di Thomas Mann offre al lettore un'esperienza filosofica straordinaria. Nel volume anche "La morte a Venezia", consentendo un confronto immediato.
Dalla grottesca Venezia alla montagna incantata: un viaggio nel mondo di Thomas Mann Titolo: La montagna magica con La morte a VeneziaScritto da: Thomas MannTradotto da: Renata Colorni e Emilio CastellaniEdito da: MondadoriAnno: 2024Pagine: 1740ISBN: 9788804783688 La sinossi di La montagna magica con La morte a Venezia di Thomas Mann L'”opera-mondo” di Thomas Mann – tradotta in Italia prima…
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Libri che vanno letti 43
Può darsi che il nome di John Fante vi dica poco o nulla. Se ne fece un gran parlare nel 2006, quando uscì il film tratto da quello che credo essere il suo romanzo più conosciuto: Chiedi alla polvere. Io il fllm non l’ho visto (per principio), ma il libro l’ho letto. E vi posso assicurare che merita. L’avevo trovato nell’edizione Marcos y Marcos, se ben ricordo. Mi era piaciuto così tanto da spingermi a prendere il volume dei Meridiani Mondadori che ne raccoglie i romanzi e i racconti.
Non vi so dire se raccolga proprio tutta la sua produzione narrativa. Sicuramente ci sono le opere più importanti. Se ve lo procurate non fate una cazzata. La fate se non ve lo procurate. Perché è uno di quegli autori che bisogna tornare a leggere. Sempre che si voglia imparare qualcosa, eh.
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“La pratica della poesia non è mai tanto auspicabile come nei periodi di eccesso del principio egoistico e calcolatore”: sia lode a Shelley (e al suo principesco traduttore)
Poco meno di duecento anni fa, Il 15 agosto 1822, arse la pira di Percy Shelley sulla battigia di Viareggio. Era naufragato al largo l’8 luglio nel suo “Don Juan” e il corpo era stato “straccato” a terra il 18 luglio, sepolto provvisoriamente, poi riesumato dopo uno scambio di carte bollate con le autorità sanitarie e cremato in una cassa di ferro appositamente realizzata dall’amico e biografo Trelawny (detto il Pirata). Una storia drammatica di cui si è continuato a favoleggiare. Byron che assiste alla macabra scena sotto il sole cocente e poi si getta in mare, Trelawny che strappa dal rogo ciò che resta del cuore e lo consegna alla vedova, le ceneri infine sepolte nel Cimitero degli Inglesi a Roma, non lontano da quelle dell’altro grande poeta perito giovanissimo, John Keats. A lui Shelley aveva dedicato nel 1821 il suo capolavoro, il poema “Adonais”, che è anche epitaffio commosso del sogno poetico neoclassico di Shelley stesso. Un po’ mortuari questi giovani romantici, Byron Shelley Keats, destinati a brillare molto ma per poco come le stelle cadenti d’agosto.
Tutti molto fortunati anche in Italia, Shelley grazie a Carducci, D’Annunzio e i loro compagni di eroici sogni d’arte. Ma anche pressoché popolari, nel loro mito. A Viareggio il busto di Shelley fu collocato nei pressi del luogo dove il suo corpo fu rinvenuto (con le poesie di Keats in tasca) e bruciato. A San Terenzo di Lerici possiamo contemplare il sacrario di Casa Magni (oggi B&B), dove Mary Shelley e Jane Williams attesero trepidanti il ritorno dei mariti su quello sfortunato Don Juan, inghiottito da un improvviso temporale. Strano a dirsi, Percy non aveva mai voluto imparare a nuotare, e ogni volta che veniva invitato a farlo si lasciava andare sul fondo, curioso, diceva, di far la prova di cosa c’era “di là”. Voleva morire e certo non fece nulla per salvarsi, mentre l’amico Williams, uomo di mare, e il mozzo inglese devono pur averci provato. Il Don Juan era stato costruito a Genova in base a un problematico progetto inglese su cui Williams si intestard��. Ciò non toglie che il veliero fu recuperato dopo esser finito per caso nelle reti di una paranza, fu restaurato e navigò ancora molti anni. Byron lo vide ormeggiato a Genova e ne soffrì, Shelley essendo l’amico di cui aveva la più alta affettuosa opinione. Che storie complesse e infiniti intrecci: Frankenstein, aborti, vampiri, incesti, suicidi, figli legittimi e no (come Allegra, la sfortunata deliziosa figlia di Byron perita di febbri in un convento dove il padre la relegò: da non perdere la biografia che ne scrisse Iris Origo, che ebbe anche una traduzione italiana).
Ma siamo qui per parlare dell’ultimo e maggior omaggio dedicato a Shelley italiano, due bei Meridiano Mondadori, Opere poetiche (pp. CXXXIX+1614, € 80,00), Teatro, prose e lettere (pp. LXIV+1326, € 80,00) curati da Francesco Rognoni, che ha fatto miracoli. Racconta con sensibilità la storia della poesia, poi offre una Cronologia in cui si troveranno ben ordinate e riferite le informazioni sopra riportate fra tante altre, con citazioni dei protagonisti. Un mondo abbastanza lontano, ma a noi in parte vicino geograficamente, minutamente ricostruito, con verve di scrittore che però non deborda mai nel compiacimento e nella strizzata d’occhio. Insomma critica seria, con il dono di interessare con fatti, giudizi, commenti.
E poi c’è la poesia, tutto quello che Shelley scrisse nei suoi pochi anni di attività febbrile. Scomunicato, ateo, adultero (queste le accuse…), soprattutto perennemente creativo e votato a ideali di libertà nell’Europa della Restaurazione. Leggeva Platone in originale e scriveva una tragedia sulla liberazione della Grecia, Hellas, sul modello dei Persiani di Eschilo… Oppure il meraviglioso paradiso del Prometeo liberato, altra risposta ad Eschilo. Tutta la cultura antica e moderna riviveva in lui.
Ma era anche un bel giovane giocoso e innamorato, autore di liriche che sono la gioia del lettore: “A Jane, con una chitarra”. Visioni dell’Italia, Roma, Pisa, il Serchio, Lerici con le lampare, le Alpi…. Titoli come “La Maga dell’Atlante”, “La sensitiva”… C’è di che sognare. E le traduzioni sono scritte in un bell’italiano moderno, sicché Shelley in italiano è un romantico più facile da leggere di Foscolo o Manzoni. Paradossi della traduzione. “La musica, quando soavi voci muoiono, / nella memoria vibra. / Profumi, quando sfioriscono le dolci viole, vivon nei sensi che han destato”. Music, when soft voices die…
Il lettore che si procurerà questi due Meridiani avrà il privilegio di assistere alla nascita di una delle più significative ricreazioni poetiche e critiche di questi anni. E avrà il piacere di perdervisi quando e quanto vorrà. Magari sostando a San Terenzo davanti alla fatale Villa Magni.
Massimo Bacigalupo
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Piccola nota per il lettore. Ho inseguito Francesco Rognoni la scorsa estate. Non potevo fare altrimenti. Di mestiere è ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore, insegna Letteratura anglo-americana e Letteratura inglese. Di fatto, è tra i massimi studiosi della letteratura anglofona in Italia. Il ‘capolavoro’ di Rognoni, che già ha curato le “Opere” di Shelley per la ‘Pléiade’ Einaudi, era il 1995, sono i due volumi Mondadori dei ‘Meridiani’ che raccolgono “TuttoShelley” – ma nel volume dedicato al “Teatro, prose e lettere” hanno cannato la copertina: non è lui il raffigurato… Insomma, preso da estro romantico ho ‘preteso’ una intervista da Rognoni. L’ho letteralmente inseguito, in effetti. Una volta era a Edimburgo, l’altra in Grecia, la terza altrove. Alla fine mi ha risposto, e ho tenuto le risposte in congelatore in attesa del momento opportuno. Eccolo. Le utilizzo ora, a corollario del pensiero critico di Bacigalupo (chi meglio di lui). (d.b.)
*
Percy Bysshe Shelley: come mai solo ora un ‘Meridiano’, per giunta doppio? Cosa ha ancora da dirci un poeta mitico, mitizzato, che diventa, nell’immaginario, l’emblema della poesia tout court?
Un Meridiano solo ora? Negli ultimi vent’anni c’è stata una Pléiade (che, per la verità, negli ultimi dieci era pressoché introvabile). E ci sono stati l’Oscar di Roberto Sanesi, e la breve BUR di Giuseppe Conte (che su Shelley ha scritto anche un romanzo)… In realtà i Meridiani non hanno mai prestato grande attenzione al Romanticismo inglese. Entro l’anno uscirà un “Keats”, ma continuano a mancare ‘Meridiani’ “Blake”, “Wordsworth”, “Coleridge” e “Byron”: se qualcuno se la sentisse di ritradurre il Don Juan, ne uscirebbe un Meridiano magnifico! E di Blake e Coleridge circolano traduzioni d’autore (Ungaretti il primo, Fenoglio e Giudici il secondo) che arricchirebbero un eventuale volume – un po’ come l’appendice di traduzioni storiche arricchisce il Meridiano “Dickinson”. Quanto a quello che Shelley ha ancora da dirci, direi che basta citare un paio di frasi dalla Difesa della poesia: “Ci manca la facoltà creativa per immaginare quello che già sappiamo; ci manca l’impulso generoso per mettere in pratica quello che immaginiamo; ci manca la poesia della vita. […] La pratica della poesia non è mai tanto auspicabile come nei periodi in cui, per un eccesso del principio egoistico e calcolatore, i materiali della vita esteriore si sono accumulati al punto di eccedere la capacità di assimilarli alle leggi interne della natura umana. Allora il corpo è diventato troppo ingombrante per lo spirito che lo anima”.
Soprattutto: cosa hai ‘scoperto’ di Shelley e cosa ci resta da leggere del grande poeta?
Cosa ho scoperto di Shelley? Che come poeta, e come autore tout court, mi affascina e convince ancor più adesso, a cinquantott’anni, di quanto mi affascinasse e convincesse fra i trenta e i trentacinque, gli anni che avevo quando ho lavorato alla Pléiade… E dire che, tradizionalmente, si dice che Shelley piace ai giovani, ma delude nella maturità… Se ci si prende la briga di leggere entrambi i Meridiani, credo che dovrebbe bastare… Ma può darsi che qualcuno trovi la forza e il coraggio di tradurre il lungo poema allegorico Laon and Cythna. In Francia lo hanno fatto qualche anno fa, nella collana di poesia della Gallimard: si sono basati sulla seconda edizione, dal titolo “attuale” The Revolt of Islam: in realtà, la versione più “rivoluzionaria” è la prima!
Che lettura diamo, oggi, del “Prometeo slegato”: ricordo una antica traduzione di Pavese, è buona? Che idea di poesia (prometeica?) attraversa l’opera di Shelley?
Ti confesso che non ho mai letto davvero la traduzione di Pavese. Benché ‘antica’, è stata pubblicata solo nel 1996, l’anno dopo la mia Pléiade, quando neanche con una pistola alla tempia qualcuno avrebbe potuto costringermi a rileggere il poema… Sono certo che Pavese ne abbia fatto tesoro per le sue teorie del mito, ma non sono in grado di dare un giudizio sulla traduzione. Gli anni Venti hanno visto la pubblicazione (presso Sansoni) delle traduzioni annotate di Raffaello Piccoli: quelle sì splendide, tuttora utilissime per i commenti (le analisi metriche del Piccoli restano insuperate). Di Prometheus Unbound sono possibili molte letture contemporaneamente: le più immediate, una lettura politica e una psicologica (se non già proprio psicanalitica). Entrambe restano vive; e aggiungerei almeno la lettura in chiave ambientalista (finché Prometeo resta incatenato, l’aria è terribilmente inquinata!), più necessaria ora che ai tempi di Shelley…
Come è nato l’amore per la letteratura anglo-americana? Quali sono gli autori che ha studiato di più, perché? In appendice, una domanda più provocatoria: non le pare che l’Italia sia afflitta da letteratura anglo-americana? Insomma, sono così bravi a scrivere solo negli Usa?
L’amore per la letteratura anglo-americana è nato dall’amore per il cinema. A vent’anni volevo fare il regista: sono stato assistente di Vancini, Damiani, Olmi, non ho avuto il coraggio di seguire quella strada e so che me ne porterò il rimpianto nella tomba… Ho studiato a lungo Elizabeth Bishop e Robert Lowell; ma forse l’ho fatto per le ragioni sbagliate, perché non credo di aver scritto cose davvero importanti su di loro…! Di certo non ho scritto quella storia della loro amicizia a cui mi ero preparato in anni non sospetti, quando il loro carteggio era inedito non solo in Italia ma anche negli USA, e agli archivi di Vassar e della Houghton Library ti permettevano ancora di lavorare sugli originali dei loro mss… Adesso ci lavorano in troppi, esiste una vera e propria “industria-Elizabeth-Bishop”, ma negli anni Ottanta era ancora una poetessa quasi segreta. Un po’ di quel lavoro (troppo poco!) è confluito nel mio commento a Day by Day, l’ultimo libro di Robert Lowell, la cui traduzione ho pubblicato negli Oscar nel 2002. Devo esser il maggior esperto vivente (lo dico con ironia!) di Anatole Broyard, uno scrittore quasi sconosciuto per l’eccellente ragione che non ha scritto quasi niente; o meglio, non ha scritto quello – il romanzo – che avrebbe voluto scrivere… Ho curato l’edizione italiana delle sue memorie di gioventù, Furoreggiava Kafka (ed. Bonnard) e dei suoi racconti (La morte asciutta, Rizzoli); ho anche creato un libro inedito, raccogliendo alcuni suoi pezzi dedicati all’amore per i libri: Giorno di trasloco e altre astuzie per vivere coi libri (Sedizioni). Il mio interesse per AB deve aver dei risvolti autobiografici: Broyard ha sofferto per tutta la vita di writer’s block, una malattia che conosco bene; ed era un nero che “passava” per bianco (s’è detto che a lui si sia ispirato Philip Roth per La macchia umana), mentre io sono un bianco che, almeno fino a qualche anno fa, veniva spesso preso per nero!
Sì, abbiamo un complesso di inferiorità rispetto agli USA… ma gli americani sono bravi davvero! Che ci piaccia o no, sono ancora loro al centro dell’impero…
Provo a ragionare sui tempi presenti. Cosa si legge oggi negli Usa? Che valore ha la letteratura e la poesia laggiù? Che senso ha, ancora, la ‘tradizione’ (penso, per dire, all’ansia canonizzante di Harold Bloom, che eleva il poeta americano a misura di tutte le scritture poetiche)?
Non sono sicuro di sapere cosa si legge negli USA al momento… Sono stato a NYC (che non è gli USA) un paio di settimane a giugno, non ci andavo da un po’ di anni: si vede dappertutto Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, che a me non sembra proprio un gran romanzo… Temo ci sia in giro troppa ideologia: l’aberrazione di un presidente come Trump è generata (anche) da una certa ideologia pseudo-progressista. Quando Harold Bloom parla di “canone”, mi sembra che voglia rivendicare il valore della “tradizione” sulla “ideologia” (o sulla “moda”). Bloom – straordinario insegnante – le sue cose migliori le ha scritte prima del suo Canone occidentale, che secondo me è stato soprattutto una scommessa editoriale vincente. Una collana come quella della NYRB Classics dà la salutare impressione che gli americani vogliano leggere anche al di fuori della loro tradizione: ma si tratta sempre di minoranza. O vogliano uscire dalla moda, dall’ossessione di generare autori sempre nuovi: penso, ad esempio, alla riscoperta dei magnifici romanzi di John Williams, che si deve proprio alla NYRB.
Ultima. A suo avviso, da lettore avveduto, in che stato versa la letteratura (poetica e in prosa) italiana recente?
La poesia mi sembra, come sempre, in buona salute: di recente ho letto l’ultima raccolta di Francesco Dalessandro e il volume delle poesie complete di Alba Donati – poeti molto diversi ma di mio pieno gradimento entrambi, ho letto i loro libri dall’inizio alla fine, come romanzi… Lo stesso non posso dire della condizione del romanzo, che in Italia non è mai stato davvero in buona salute… A mia memoria, l’ultimo romanzo italiano importante è Il cardillo addolorato della Ortese. Ma può darsi che ricordi male; e, se non mi fa difetto la memoria, è comunque certo che uno non ha mai letto abbastanza, c’è sempre un bel libro che non si conosce: anche perché, da almeno cinque o sei anni, io non leggo i giornali, tanto meno i supplementi letterari. Un bel romanzo relativamente recente: Il celeste scolaro di Emilio Jona (Neri Pozza), sulla vita del povero Federico Almansi – il fanciullo-poeta, amato da Umberto Saba, di cui io stesso ho curato l’opera poetica (Attesa, Sedizioni 2015). Un’opera narrativa diseguale ma assi convincente nel suo complesso: quella di Hans Tuzzi (pseudonimo di Adriano Bon), bibliofilo, giallista, romanziere, saggista… Ma, ahimè! mi accorgo che sto citando autori che conosco di persona – amici o quasi – e questo non è un buon segno!
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Caldo africano
Che il caldo fosse smodato, è necessario dirlo? Era africano: la ferocia del sole, non appena ci si allontanava dalla fresca striscia color indaco, era inesorabile al punto che i pochi passi dalla spiaggia al tavolo da pranzo, anche se fatti in pigiama, erano considerati un’impresa preoccupante. A loro piace questo? Piace per settimane? È il Sud, certo, il tempo classico, il clima della cultura umana al suo fiorire, il sole di Omero e via dicendo. Per me dopo un po’, non posso farci nulla, sono portato a trovare tutto ciò stupido.
T. Mann, [Mario und der Zauberer, 1930], Mario e il mago, in T. Mann, Romanzi brevi, Milano, Mondadori - I Meridiani, 1977 [Trad. G. Zampa].
Thomas Mann, ♱ 12 agosto 1955
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Modena, il Dondolo pubblica in e-book Pasolini
Modena, il Dondolo pubblica in e-book Pasolini. A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, il Dondolo, la casa editrice digitale del Comune di Modena diretta da Beppe Cottafavi, raccoglie e pubblica in un unico ebook evento i due testi che Pasolini ha dedicato ad Antonio Delfini: la "Lettera a Guttuso su Delfini e il Premio Viareggio", pubblicato su L’Unità il 4 settembre 1963, e "La dissacrazione e la grazia”, pronunciato a Modena il 27 ottobre 1963. Come commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Modena Andrea Bortolamasi, "il prezioso lavoro del Dondolo è il nostro modo di omaggiare un grande italiano nel centenario della sua nascita. Ricordiamo Pasolini attraverso le sue parole su Delfini, un’altra figura che, come lui, era unica, fuori dagli schemi, patrimonio della cultura del nostro Paese. L’opera inedita che pubblichiamo – prosegue l’assessore – racconta Delfini, proseguendo così il lavoro di valorizzazione della figura dello scrittore modenese con la pubblicazione di ebook che rendono le sue parole e i suoi lavori sempre più fruibili". L’ebook, che ha in copertina un ritratto di Pasolini regalo del pittore Tullio Pericoli, si intitola proprio "La dissacrazione e la grazia", il testo che Pasolini pronunciò a Modena, nella Sala di Cultura, il 27 ottobre 1963 in occasione della commemorazione organizzata dal Comune per onorare la memoria del vincitore del Premio Viareggio del 1963, morto nel febbraio di quello stesso anno. Il discorso di Pasolini su Delfini fu registrato da Mario Molinari, il sindaco di Fiumalbo grande amico di Delfini. Oltre a quello di Pasolini, la registrazione contiene gli interventi del sindaco di Modena Rubes Triva, di Carlo Bo, Alfonso Gatto, Ennio Lauricella, Giambattista Vicari, Vanni Scheiwiller. Alla commemorazione erano presenti anche Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Guido Cavani, Giansiro Ferrata, Carlo Emilio Gadda, Ugo Guandalini (l’editore Guanda), Mario Tobino, Giuseppe Ungaretti. Il discorso è stato pubblicato per la prima volta in "Antonio Delfini", a cura di Cinzia Pollicelli (Mucchi, 1990). La "Lettera a Guttuso su Delfini e il Premio Viareggio", oggi contenuta nei "Saggi sulla letteratura e sull’arte" (I Meridiani, Mondadori), uscì sull’Unità il 4 settembre 1963, dopo l’assegnazione postuma del Premio Viareggio a Delfini e fu scritta da Pasolini in risposta al pittore siciliano che sullo stesso giornale aveva lamentato la mancata assegnazione del premio a Guido Piovene per motivi politici.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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I cento anni di "Ulisse"
I cento anni di “Ulisse”
di ANNA LUISA CONTU ♦ Sono cento anni che “Ulisse” di Joyce è stato pubblicato, il 2 febbraio 1922. Io ricordo un magistrale corso monografico nell’anno accademico 1971/2 tenuto dal prof Agostino Lombardo all’università La Sapienza di Roma . Ci consigliò il testo tradotto da Giulio De Angelis ed edito da Mondadori nella collana dei Meridiani. È ancora lì dopo cinquantuno anni , nella mia…
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