#La morte a Venezia
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yorgunherakles · 7 months ago
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sevgi kendi derinliğini anlayamaz, ayrılık vakti gelene kadar.
thomas mann - la morte a venezia
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queerographies · 5 months ago
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[La montagna magica][La morte a Venezia][Thomas Mann]
"La montagna magica" di Thomas Mann offre al lettore un'esperienza filosofica straordinaria. Nel volume anche "La morte a Venezia", consentendo un confronto immediato.
Dalla grottesca Venezia alla montagna incantata: un viaggio nel mondo di Thomas Mann Titolo: La montagna magica con La morte a VeneziaScritto da: Thomas MannTradotto da: Renata Colorni e Emilio CastellaniEdito da: MondadoriAnno: 2024Pagine: 1740ISBN: 9788804783688 La sinossi di La montagna magica con La morte a Venezia di Thomas Mann L'”opera-mondo” di Thomas Mann – tradotta in Italia prima…
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falcemartello · 4 months ago
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Nel frattempo...
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Alla Biennale di Venezia ci tengono a farci sapere che la donna quintessenziale ha la minchia.
E no, non è che siamo borghesi scandalizzati. Siamo borghesi annoiati a morte da questo lavaggio del cervello, da questa prevedibilità, da questa predica continua.
Simone Lenzi
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mtonino · 4 months ago
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Morte a Venezia (1971) Luchino Visconti
Le idee di dolore, malattia, morte, riempiono la mente di forti emozioni di orrore e tali emozioni sono le più forti di tutte le passioni perché attengono alla sopravvivenza stessa del soggetto...Il diletto del terrore - del sublime - è prodotto da questa vicinanza-distanza dalla morte. Al limite, il vero sublime è la morte stessa.
Edmund Burke
Visconti sceglie di fotografare il braccio indicatore di Tadzio (min. 2.43) mentre si alza in posizione obliqua: l'immagine restituisce così, contemporaneamente, la duplice etimologia latina del termine sublime, riconducibile al composto di sub (sotto) e limen (soglia), ossia "che giunge fin sotto la soglia più alta"; oppure dall'unione di sub ("dal basso in alto") e limus ("obliquo") vale a dire "che sale in linea obliqua"
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fioredialabastro · 1 year ago
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La solitudine fa maturare l'originalità, la bellezza strana e inquietante, la poesia. Ma genera anche il contrario, lo sproporzionato, l'assurdo e l'illecito.
- Thomas Mann, La morte a Venezia, 1912
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viendiletto · 11 months ago
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Bibliografia
A. Colella, L’esodo dalle terre adriatiche – Rilevazioni statistiche, Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, 1958
A. Santin, Al tramonto. Ricordi autobiografici di un vescovo, 1978
L. Vivoda, L’esodo da Pola - agonia e morte di una città italiana, Nuova LitoEffe, 1989
S. Cella, La liberazione negata. L’azione del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, Tipografia Del Bianco, 1990
R. Pupo, Venezia Giulia 1945. Immagini e problemi, Editrice Goriziana, 1992
S. Cella, Dal plebiscito negato all’esodo, ANVGD Gorizia, 1993
G. Perselli, I Censimenti della popolazione dell’Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936, 1993
E. Bettiza, Esilio, Mondadori, 1996
R. Pupo, Violenza politica tra guerra e dopoguerra: foibe, deportazioni ed esodo delle popolazioni istriane e dalmate (1943-1956), in «Annali/Museo storico italiano della guerra», 1997
N. Milani, A. M. Mori, Bora. Istria, il vento dell’esilio, Marsilio, 1998
G. Nemec, Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio: Grisignana d’Istria (1930-1960), LEG Edizioni, 1998
F. Rocchi, L’esodo dei 350mila Giuliani Fiumani e Dalmati, Difesa Adriatica, 1998
F. Salimbeni, Le foibe, un problema storico, Unione degli Istriani, 1998
L. Vivoda, Campo profughi giuliani Caserma Ugo Botti, Istria Europa, 1998
N. Luxardo, Dietro gli scogli di Zara, Editrice Goriziana, 1999
A. Petacco, L’esodo, Mondadori, 1999
R. Spazzali, Epurazione di frontiera: le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948, LEG Edizioni, 2000
G. Rumici, Fratelli d’Istria: 1945-2000, italiani divisi, Ugo Mursia, 2001
M. Brugna, Memoria negata. Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani, Condaghes, 2002
G. Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria, Mondadori, 2002
G. Rumici, Infoibati (1943-1945): i nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti, Ugo Mursia, 2002
R. Pupo, R. Spazzali, Foibe, Mondadori, 2003
R. Marsetič, I bombardamenti alleati su Pola 1944-1945, 2004
E. Ratzenberger, Via Volta 2. Un’infanzia a Fiume, Edizioni Biografiche, 2005
G. Crainz, Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, 2005
E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell’esodo istriano a Torino, Franco Angeli, 2005
G. Paiano, La memoria degli Italiani di Buie d’Istria, 2005
M. Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007
L. Giuricin, La memoria di Goli Otok - Isola Calva, 2007
E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, Franco Angeli, 2007
E. Rover, Cronache istriane di un esule, L. G. Ambrosini & C. Tipografia Editrice, 2008
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Primo volume: dall’inizio del Novecento al Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2008
P. Sardos Albertini, Il rumore del silenzio: la storia dimenticata dell’Adriatico orientale, 2008
S. Tazzer, Tito e i rimasti. La difesa dell’identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia, Libreria Editrice Goriziana, 2008
R. Turcinovich Giuricin, La giustizia secondo Maria. Pola 1947: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton, Del Bianco Editore, 2008
L. Vivoda, Quel lungo viaggio verso l’esilio, Istria Europa, 2008
G. Rumici, M. Cuzzi, R. Spazzali, Istria, Quarnero, Dalmazia: storia di una regione contesa dal 1796 alla fine del XX secolo, LEG Edizioni, 2009
E. Miletto, Arrivare da lontano. L’esodo istriano, fiumano e dalmata nel biellese, nel Vercellese e in Valsesia, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”, 2010
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Secondo volume: il Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2010
G. Oliva, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, Mondadori, 2011
G. Nemec, Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965: storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, 2012
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Terzo volume: L’immediato dopoguerra, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2012
L. Vivoda, In Istria prima dell’Esodo. Autobiografia di un esule da Pola, Istria Europa, 2012
V. Facchinetti, Protagonisti senza protagonismo. La storia nella memoria di giuliani, istriani, fiumani e dalmati nel mondo, La Mongolfiera, 2014
V. Petaros Jeromela, 11 luglio 1920: l’incidente di Spalato e le scelte politico-militari, 2014
R. Turcinovich Giuricin, … e dopo semo andadi via, Edizioni Laguna – ANVGD Gorizia, 2014
F. Molinari, Istria contesa. La guerra, le foibe, l’esodo, Ugo Mursia, 2015
G. Nemec, Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970, Alpha & Beta, 2015
A. Cuk, Cuori senza frontiere: il cinema del confine orientale, 2016
E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960, 2017
O. Moscarda Oblak, Il “Potere Popolare” in Istria. 1945-1953, 2017
A. Cuk, La città dolente, Alcione Editore, 2020
R. Turcinovich Giuricin, R. Poletti, Tutto ciò che vidi. Parla Maria Pasquinelli. 1943-1945 fosse comuni, foibe, mare, Oltre Edizioni, 2020
R. Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Laterza, 2021
G. La Perna, Pola Istria Fiume 1943-1945. L’agonia di un lembo d’Italia e la tragedia delle foibe, Ugo Mursia, 2022
R. Pupo, Il lungo esodo: Istria : le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Rizzoli, 2022
R. Spazzali, Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47), Ares, 2022
R. Turcinovich Giuricin, Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria, Oltre Edizioni, 2022
E. Dionis Bernobi, Una vita appesa a un filo, 2023
R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
Siti utili
Archivio de L’Arena di Pola
Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio
Associazione delle Comunità Istriane
Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio
Associazione Giuliani nel Mondo
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Bologna
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Udine
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia
Associazione Triestini e Goriziani in Roma
Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata
Centro di ricerche storiche Rovigno
Circolo di Cultura Istroveneta “Istria”
Comitato 10 Febbraio
Comunità di Lussinpiccolo
Coordinamento Adriatico
Deputazione di Storia Patria
Elio Varutti
FederEsuli
Fondazione Giorgio Perlasca – Le Foibe e l’Esodo
Fondazione Rustia-Traine
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
L’Arena di Pola – Libero Comune di Pola in Esilio
Lega Nazionale
Mailing List Histria
Società Dalmata di Storia Patria
Società di Studi Fiumani
Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio
Unione Italiana
Università Popolare di Trieste
Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L’albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
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curiositasmundi · 8 months ago
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Il 9 maggio 1945 dovrebbe essere considerata come una delle più importanti e cruciali date di tutto il Novecento e anche dell’intera storia umana. Quel giorno memorabile le forze dell’Armata Rossa e delle brigate partigiane sovietiche sconfissero definitivamente i criminali eserciti nazifascisti sul vasto fronte orientale. Senza la straordinaria resistenza sovietica, l’esercito tedesco avrebbe potuto dilagare a Est, impadronirsi delle più preziose materie prime e sconfiggere gli alleati anglo-franco-americani. La Germania nazista era vicina alla realizzazione della bomba atomica e disponeva di una scienza missilistica di almeno 15 anni più avanzata di quella dei suoi nemici. Verosimilmente l’Europa sarebbe diventata un campo di morte, una terra disseminata di campi di sterminio, di camere a gas e forni crematori, non un solo ebreo sarebbe sopravvissuto, i popoli slavi avrebbero conosciuto una nuova schiavitù. Per contrastare questo incubo, i popoli sovietici hanno sacrificato 27 milioni di vite, di cui 12 milioni russe, hanno patito distruzioni e sofferenze inenarrabili e hanno affrontato una guerra il cui scopo era lo sterminio totale, questo era l’intento dichiarato di Adolf Hitler, soggiogare i popoli slavi, sterminare il popolo russo. L’eroismo dei combattenti dell’Armata Rossa e dei cittadini sovietici sfida le più iperboliche narrazioni di epopee eroiche. Si pensi a Stalingrado e se è possibile ancora di più a Leningrado, assediata per tre anni. Nella Venezia del Nord la resistenza dei cittadini oltre che dei combattenti fu sovrumana. In questa grandiosa città gli abitanti e chi li guidava riuscirono a concepire l’inaudito, edificarono una strada, la famosa “Via della Vita”, sul lago ghiacciato Ladoga per portare rifornimenti alla città martoriata. In seguito, a guerra non ancora terminata, appena morto Roosevelt, Henry Truman, nuovo presidente Usa individuò nell’Unione Sovietica il nemico ideale del dopoguerra. Gli apparati di propaganda del governo, del Pentagono e dei servizi segreti statunitensi approntarono un infernale campagna di propaganda basata su una miscela tossica di russofobia e anticomunismo isterico per rappresentare l’Urss come il regno del male. Alcune istituzioni, create espressamente, seminavano le menzogne più infami. L’Europa comunitaria progressivamente sintonizzandosi sulla temperie stelle e strisce ha finito con l’allinearsi alla stessa propaganda, sulla spinta di governi fascistoidi di alcuni paesi dell’Europa dell’Est, fino alla perversione di apparentare comunismo e nazismo con l’intenzione di criminalizzare la Federazione Russa. Tutto ciò ha portato a ignorare artatamente la ricorrenza del 9 di maggio, a gettare l’oblio sul sacrificio di 27 milioni di cittadini russi e sovietici. È nostra intenzione riparare a questa vergogna per restituire onore e giustizia a quegli straordinari esseri umani a cui ogni cittadino europeo e non solo deve imperitura gratitudine.
Moni Ovadia in un brano dell'intervento per la celebrezione della vittoria dell’Armata Rossa sui nazifascisti tenuto nella sede dell'Ambasciata Russa a Roma.
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mishimamiravenecia · 2 months ago
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On the corner of the Doge's Palace
En la esquina del Palacio Ducal
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(English / Español / Italiano)
On the corner of the Doge's Palace is this relief showing the biblical 'Judgement of Solomon'.
Venice was considered by all European states to be the Homeland of Justice. This was no small boast since even Doges, sons of Doges and patricians could be and were sentenced to death.
Justice at the Serenissima was something very serious! Considered incorruptible and absolutely impartial, it did not look anyone in the face, in the name of the most crystal-clear legality. The Republic, in fact, held a real hard fist towards malefactors and delinquents, whatever their social background.
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En la esquina del Palacio Ducal se encuentra este relieve que muestra el bíblico "Juicio de Salomón".
Venecia era considerada por todos los estados europeos como la Patria de la Justicia. No era para menos, ya que incluso los Dux, hijos de Dux y patricios podían ser y eran condenados a muerte.
La justicia en la Serenísima era algo muy serio. Considerada incorruptible y absolutamente imparcial, no miraba a nadie a la cara, en nombre de la más cristalina legalidad. La República, de hecho, mantenía un verdadero puño duro hacia los malhechores y delincuentes, fuera cual fuera su extracción social.
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Sull'angolo del Palazzo dei Dogi spicca questo rilievo che mostra il biblico "Giudizio di Salomone".
Venezia era considerata da tutti gli Stati Europei la Patria della Giustizia. Non era un vanto da poco visto che anche Dogi, figli di Dogi e Patrizi potevano essere e furono condannati a morte.
La giustizia alla Serenissima era qualcosa di molto serio! Considerata incorruttibile e assolutamente imparziale, non guardava i faccia a nessuno, in nome della più cristallina legalità. La Repubblica, infatti, teneva un vero pugno duro verso malfattori e delinquenti, di qualsiasi estrazione sociale questi fossero.
Fonte: VENEZIA Storia e Storie by Maurizio Biscaro
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fashionbooksmilano · 6 days ago
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Robert Rauschenberg
a cura di Dominique Stella
Catalogo a cura di Carlo Cambi
Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia 2015, 120 pagine, 28,5x25cm
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Galleria Agnellini Brescia 16 maggio - 31 ottobre 2015, in esposizione circa 20 opere polimateriche create dall’artista tra il 1973 e il 1988.
Il pensiero e l’opera di Robert Rauschenberg, nato a Port Arthur in Texas nel 1925, per la complessità dei temi affrontati e per l’originalità delle soluzioni prospettate, rivestono un ruolo primario nell’ambito della riflessione estetica della seconda metà del ‘900. L’artista salì alla ribalta nel periodo di transizione fra l’Espressionismo Astratto e la Pop Art degli anni '50. Allora Rauschenberg è conosciuto per i suoi Combines, nei quali utilizzava materiali non convenzionali e oggetti vari disposti in combinazioni innovative.
Rauschenberg ha lavorato anche con la fotografia, la stampa, la fabbricazione della carta e la performance. Nel 1962 utilizzò, per la prima volta, la tecnica della serigrafia su tela mescolata con pittura, collage e oggetti. Usata in precedenza solo in applicazioni commerciali, la serigrafia ha permesso a Rauschenberg di affrontare la riproducibilità delle immagini multiple e il conseguente appiattimento di esperienza che ciò comporta. Le immagini raccolte qua e là occupano un posto preminente nel suo linguaggio visivo, nel quale aggiunge le riproduzioni di giornali e riviste ai suoi disegni, alle sue opere grafiche e ai suoi dipinti, perfezionando la sua padronanza di varie tecniche come il trasferimento con il solvente, la litografia e la serigrafia. Egli concepì i suoi disegni basati sulla tecnica di trasferimento con il solvente nello stesso periodo dei suoi ultimi "Combine", e vi integrò il collage in uno spazio bidimensionale, con le immagini che seguono la superficie del lavoro e si mescolano ad aree disegnate o dipinte. La miscela di figurazione e astrazione rimarrà una caratteristica costante dello stile di Rauschenberg. Nel 1963 si tenne la sua prima retrospettiva europea alla Galerie Sonnabend di Parigi, portata anche al Jewish Museum di New York. Nel 1964 ebbe una retrospettiva alla Whitechapel Gallery, Londra, e vinse il Gran Premio alla Biennale di Venezia. Nel 1970 Rauschenberg lascia New York per stabilirsi a Captiva, un'isola nel Golfo della Florida, dove vive e lavora fino alla morte nel 2008, perfezionando la sua tavolozza di colori.
Lontano dall'immaginario urbano egli privilegia un linguaggio astratto e l'uso di fibre naturali, come tessuti e carta. Nella serie Hoarfrost, alla quale appartengono alcune delle opere del 1974 in mostra, Rauschenberg utilizza una varietà di tessuti trasparenti, traslucidi e opachi, che vanno dalla garza di cotone ad esotici raso e seta, su cui stampa testi e immagini ripresi da giornali e riviste. Altre opere della serie Airport, sempre del 1974, e della serie 7 characters, del 1982, hanno le stesse caratteristiche di assemblaggi di tessuti e oggetti vissuti incollati o serigrafati che riacquistano vita in montaggi e collages tipici della produzione dell’artista.
04/01/25
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stregh · 2 months ago
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Una pietra rossa che non va mai calpestata a Venezia.
Se camminando per Venezia non volete rischiare chissà quali sventure dovete tenere a mente che ci sono alcune pietre, inserite fra le lastre di trachite che pavimentano campi, campielli e calli della città , che non vanno assolutamente calpestate.
Una di queste, secondo quanto viene raccontato fermò addirittura una delle tante pestilenze che presero d’assalto la Serenissima nei secoli passati. In particolare il riferimento sarebbe rivolto alla peste del 1630 che proprio sopra quella pietra, di colore rosso, cadde sconfitta.  Non riuscendo così a valicare il confine del sottoportego di Corte Nova – prima della corte omonima – o sottoportego della Peste ma noto anche come sottoportego Zorzi. In quel del Sestiere di Castello che non registrò fra i contagiati e i morti, gli abitanti della Corte Nova che rimasero tutti indenni. Una pietra rossa, dunque, di un colore che a quel tempo simboleggiava il lutto, posta proprio per ricordare di come la stessa peste, foriera di morte, si sia paralizzata davanti alla sacra immagine della Vergine che era collocata nel sotoportego.  A pochi passi dalla chiesa di San Lorenzo dove ancora prima di quel tempo, era stata realizzata una sorta di cappella all’aperto dedicata alla Vergine e che già in precedenti pestilenze si era rivelata presenza divina salvatrice . Un angolo veneziano non grandemente noto al pubblico del mordi e fuggi, costruito come uno scrigno per un irripetibile ex voto popolare. Tanto che il soffitto a cassettoni di legno, un tempo, si mostrava ben più sfarzoso di decorazioni color oro e argento, a far da preziosa volta celeste all’effige della Madonna. Che in quel punto, segnato dalla pietra rossa, fermò il male. Da qui, forse anche per un segno di rispetto per la fede, il monito a non calpestarla, pena il patimento di sventure che possono capitare a quanti non si curano del bene di altri. E Dio solo sa di quante pietre rosse Venezia avrebbe bisogno ai nostri giorni.
di Mario Stramazzo
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libriaco · 11 months ago
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La soluzione?
[Oreste:] Bisognerebbe applicare subito a tutti questa punizione: morte per chiunque voglia violare le leggi. Non ci sarebbero tanti delitti.
Sofocle, [Ἠλέκτρα, Eléktra, 410(?) a.C.], Elettra, Venezia, Marsilio, 2004 [Trad. A. Tonelli]
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marcoleopa · 7 months ago
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Meno di nulla
Distratti dalle epiche gesta dell'Italica formazione in quel di Germania, narrate dal più nazionalpopolare istituto lucerai (ho persino temuto che il patriottico tricolore, lo si dovesse esporre ed omaggiare, come nelle adunate in piazza Venezia), abbiamo ricevuto informazione del decesso del bracciante Singh, con malcelato disturbo, nelle edizioni serali e pre partita dall'ufficio di propaganda del governo.
Tre/cinque minuti al massimo, con intervista al genitore del padroncino, reo, quest'ultimo, di aver scaricato, come un sacco di rifiuti, il corpo agonizzante di Singh, innanzi l'abitazione del bracciante.
Per dovere di cronaca, l'abitazione di Sing, era, fino allo sfratto odierno, un lamierato di cinque metri, per ospitare due persone. Sfratto che messo per strada la vedova, accolta da una volontaria della Cgil.
Lollo&Brigida, alias il cognato e, Calderone, ministra del lavoro e delle politiche sociali, hanno dichiarato, post mortem, guerra al caporalato.
Lodevole l'iniziativa, ma, la prevenzione, la si attua prima, non post.
Lo Stato, indignato, ha concesso, post mortem, un permesso di soggiorno speciale, ex t.u. immigrazione.
L'operazione giustizialismo/moralismo di facciata, è già partita. Tutti indignati, tutti basiti, tutti sconcertati, ma nel frattempo, la raccolta di pomodori, la coltivazione di ortaggi, i lavori nelle serre, procedono senza sosta a 4/5 euro l'ora, per permettere, alla GDO di vendere a prezzi bassissimi i prodotti agricoli e, al popolo di telespettatori, di godere-rassicurati, delle telenarrazioni delle epiche gesta italiche, in quel di Germania.
Gentilissima Signora Singh, è verissimo quanto da Lei dichiarato. Non siamo un paese buono. Non lo siamo mai stato. Siamo marci, finti e insinceri. Forti con i poveri e cacasotto dinanzi il potere. Razzisti fino al midollo, classisti, pronti a strapparci le vesta per amenità nazionalpopolari e insensibili innanzi la morte di colui che vale, nella nostra scala di valori, meno di nulla.
Se ne vada, scappi da questo infimo paese.
Mi permetta di stringerla con un grande abbraccio. Ci perdoni.
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viendiletto · 11 months ago
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Quel garofano rosso infilato nell’occhiello
Nel maggio del 1945, quando nel mondo intero, nelle strade e nelle piazze di tutte le città liberate, si festeggiava la fine della guerra e si esultava per la Liberazione, ho vissuto i momenti più tragici e dolorosi della mia adolescenza. Avevo 14 anni.
Una cappa di terrore e di angoscia era calata sulla mia italianissima città e sulla sua italianissima gente. Ho visto colonne di finanzieri, carabinieri, soldati di tutte le armi, uomini e donne, transitare laceri, sporchi, affamati e assetati, avviati verso chissà quale destino. Erano scortati da soldataglia rozza e ignorante, con la stella rossa sul berretto e armata fino ai denti che sbraitava urlando in una lingua che non conoscevo, ma sapevo essere slava. Erano le avanguardie dell’esercito di Tito che, a marce forzate, avevano raggiunto Fiume combattendo. Tito aveva spinto le sue truppe a occupare il più presto possibile quanto più territorio italiano possibile, in quanto le sue mire espansionistiche ipotizzavano il confine tra l’Italia e la sua Jugoslavia, sull’Isonzo. Voleva Trieste, Udine, Gorizia e tutta quella parte di Venezia Giulia che lui definiva impropriamente “Slavia veneta”.
Ho saputo di “giudici popolari” semi-analfabeti che decidevano, a guerra finita, della vita e della morte di persone il cui unico delitto, molto spesso, era solo quello d’essere italiani. Condannati da tribunali del popolo costituiti in fretta e furia e composti da gente qualsiasi, purché di provata fede comunista.
I primi giorni dopo l’occupazione della mia città (il 2 maggio del 1945) con le liste di proscrizione già preparate, iniziava il calvario degli italiani. Arresti, deportazioni, infoibamenti. Anche nella mia famiglia si piange uno scomparso, prelevato la mattina del 4 maggio da casa e di cui non si è saputo più nulla. Probabilmente, come tanti altri infelici, avrà vissuto gli ultimi istanti della sua vita soffocato dall’angoscia sull’orlo di una foiba.
La guerra era finita, ma vivevamo ancora nella ristrettezza e nel terrore: parlare, lamentarsi era pericoloso, criticare il regime poteva costare la vita o la deportazione. Essere italiano era una colpa e molti, anche da me conosciuti, amici di mio padre, vicini di casa, ex questurini, impiegati pubblici, professionisti, insegnanti, vigili urbani, dipendenti comunali ecc., erano considerati èlite e quindi fascisti e nemici del popolo.
Il 1.mo maggio del 1948 mio padre decise di scendere al bar sotto casa, per trascorrere qualche momento di svago. Fu avvicinato da un individuo, palesemente ubriaco e conosciuto da tutti come uno sbandato, che gli infilò un garofano rosso nell’occhiello. Mio padre (che non volle mai iscriversi al partito fascista) non gradì il gesto di quell’individuo che fino a pochi giorni prima aveva scondinzolato dietro ai tedeschi, raccattando i loro avanzi e facendo il buffone, qual’era. Si tolse, quasi di nascosto il garofano e lo appoggiò sul tavolo. Questo gesto gli costò una denuncia e un mese di lavori forzati (denominati “lavoro rieducativo”) che scontò nel carcere cittadino, segando legna da ardere in coppia con un altro detenuto, muniti di un segaccio da boscaiolo di grandi dimensioni per dieci ore al giorno. Seppe dopo, da un vicino di casa, ufficiale della milizia popolare in quanto studente di scuola superiore, che il tribunale lo aveva accusato di “scarsa simpatia per il partito”. Se l’accusa fosse stata “nemico del popolo” avrebbe corso il rischio di finire in una foiba.
A settembre riaprirono le scuole. Avevo finito in modo fortunoso la terza d’avviamento commerciale e non potevo continuare la scuola in lingua croata. L’autorità cittadina escogitò, per noi italiani, una forma insolita: al mattino a scuola, al pomeriggio in fabbrica a lavorare. Fui mandato al Siluruficio Witheead, (vanto della mia città e del mio paese) al reparto meccanici, aggiustaggio, revisione motori, fonderia e torneria. Alla fine dell’anno 1947/48, non ebbi documento ufficiale. Solo un libro il cui retro di copertina riportava una semplice dichiarazione di frequenza.
Nevio Milinovich, esule da Fiume
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whileiamdying · 8 months ago
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Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni,(Bologna, 18 giugno 1943 – Roma, 5 luglio 2021), è stata una soubrette, cantante, ballerina, attrice, conduttrice televisiva, showgirl, autrice televisiva e conduttrice radiofonica italiana.
Considerata «la regina della televisione italiana», è stata definita «un'icona della cultura pop» in Europa e in America Latina dalla critica italiana e internazionale, e, tra gli anni '70 e '80, è diventata una precorritrice del femminismo, della libertà sessuale delle donne nella televisione e nell'industria musicale italiana e spagnola, oltre che una sostenitrice della comunità LGBT.
Nel corso della sua carriera ha pubblicato 25 album in studio (42 contando gli adattamenti in altre lingue) in 46 Paesi del mondo, vendendo oltre 60 milioni di dischi in tutto il mondo ed esordendo in numerose classifiche internazionali, grazie a canzoni come Tanti auguri, Rumore, Pedro, 5353456, Fiesta, Ballo ballo, Caliente Caliente, E salutala per me e A far l'amore comincia tu, eseguite dalla cantante, oltre che in lingua italiana, in inglese, spagnolo, francese, portoghese, tedesco, greco, russo e filippino.
Raffaella è stata presente nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni sessanta fino alla sua morte in Italia, Spagna e America Latina, venendo riconosciuta con dodici Telegattie due TP de Oro. Dopo un esordio da attrice in Italia, l'artista ha firmato un contratto di recitazione con la 20th Century Fox a Hollywood, recitando anche in film francesi e spagnoli, lavorando con Mario Monicelli, Marcello Mastroianni, Frank Sinatra, Edward Mulhare, Trevor Howard, Jean Marais, James Coburn e Bill Cosby.
Dopo la sua morte, Raffaella Carrà è stata insignita del Premio Sorriso Diverso Venezia alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per il suo contributo all'industria musicale e dello spettacolo italiana.
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fashionbooksmilano · 26 days ago
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Donna allo specchio
A cura di Valeria Merlini e Daniela Storti. Traduzioni di Cristina Colotto e Jacopo Pes
Skira, Milano 2010, 152 pagine, 24x28cm, ISBN 9788857209029
euro 30,00
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Il volume è dedicato al celebre dipinto di Tiziano Donna allo specchio, conservato al museo del Louvre, in occasione dell'esposizione straordinaria a Palazzo Marino, Sala Alessi, 3 dicembre 2010 - 6 gennaio 2011. La Donna allo specchio è un capolavoro della giovinezza del pittore veneziano Tiziano. Eseguita a qualche anno di distanza dalla morte di Giorgione, intorno al 1515, l'opera risente ancora fortemente dell'influenza dell'amico e maestro, sebbene la ricchezza della tavolozza e la raffinatezza degli effetti chiaroscurali già lascino intravedere lo straordinario talento del giovane Tiziano. L'armonia della composizione e dei colori esalta la bellezza della giovane donna dall'aria sognante. Il volto reclinato, gli occhi azzurri, i capelli biondi sciolti e ondulati, l'incarnato chiaro e le spalle nude sono tutti dettagli che caratterizzano l'ideale femminile in voga nella Venezia degli inizi del XVI secolo e rinviano alla passione del tutto singolare di Tiziano per i ritratti di donna. D'altro canto, inserendo il motivo dei due specchi - ai quali il quadro deve il suo nome - che l'uomo porge alla dama per consentirle di rimirarsi davanti e dietro, l'artista affronta il tema del riflesso, spesso presente in Giorgione, e lancia una sfida alla scultura, in quanto la rappresentazione consente all'osservatore di vedere i personaggi del dipinto a tutto tondo: Tiziano mette a frutto la sua grande capacità inventiva mostrando piani fino a quel momento invisibili.
16/12/24
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carmenvicinanza · 8 months ago
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Marjane Satrapi
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Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo. 
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia,  politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi  vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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