#hamas nazista
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Guardatelo bene in faccia e ditemi se questo è un essere umano tra la fronte bassa, gli occhi piccoli e crudeli, il male dipinto sul volto. Questa scimmia glabra, di cui non riporterò il nome che merita damnatio memoriae, era il capo delle brigate d'élite di Hamas: durante il pogrom del 7 ottobre è stato filmato mentre assisteva all'agonia di un uomo, padre di 2 figli gettatosi sopra una granata per salvarli, sorseggiando una Coca Cola rubata alla sua vittima.
Questo ladro e assassino è stato eliminato oggi dall'Idf, un lavoro pulito da paese civile: io che sono incivile gli avrei riservato lo stesso trattamento, una lenta morte pubblica cui assistere sorseggiando amabilmente un thè freddo.
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Persona non grata
Jesus Cristo que nasceu em Belém, uma província romana na PALESTINA. Facebook É “persona non grata” em Israel até hoje. “Apreciamos a declaração do presidente brasleiro Lula da Silva, que descreveu aquilo a que o nosso povo palestino está submetido na Faixa de Gaza como um Holocausto. E que os sionistas estão fazendo hoje em Gaza o mesmo que Hitler nazista fez aos judeus durante a Segunda…
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#canal no Telegram. Veja#declaração do presidente brasleiro Lula da Silva#facebook#grupo terrorista Hamas#Hitler nazista judeus#holocausto#Jesus Cristo Belém província romana PALESTINA#povo palestino Faixa de Gaza#Segunda Guerra Mundial#sionistas
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Un anno dopo la falsa libertà dell’indifferenza | il manifesto
Pubblicato circa 12 ore fa
Edizione del 6 ottobre 2024
# Mario Ricciardi
«La storia conosce molti periodi di tempi bui in cui lo spazio pubblico è stato oscurato e il mondo è diventato così esposto al dubbio che le persone hanno cessato di chiedere alla politica niente altro se non che presti la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà personale. "
Sono parole di Hannah Arendt, scritte nel settembre del 1959, in occasione del conferimento del premio Lessing, ma rimangono attuali ancora oggi.
Le riflessioni di Arendt erano in parte ispirate dalla sua esperienza di ebrea apolide, sfuggita alla persecuzione nazista e alla Shoah, ma non avevano un carattere esclusivamente retrospettivo, e neppure riferito soltanto allo sterminio degli ebrei. L’oscuramento dello spazio pubblico cui allude Arendt è una condizione che deriva dall’impoverimento del tessuto connettivo da cui dipende la politica nel suo senso più nobile, che non la riduce al nudo uso della forza, ma si alimenta invece nel dialogo e nel confronto tra i cittadini di una repubblica.
Nei tempi bui il conflitto sociale, che è un fattore essenziale di una democrazia sana, perde il proprio carattere positivo, di espressione della pluralità delle opinioni e della parzialità delle verità che esse esprimono, e lascia il posto a contrapposizioni identitarie, e alla fuga dalla politica di ampi settori della popolazione, che si rifugiano nel culto esclusivo dei propri interessi e della propria libertà personale, priva di alcun collegamento con l’azione collettiva.
Chi si sente minacciato – i perseguitati, gli oppressi – cerca soltanto la compagnia di chi condivide lo stesso destino, e chi si trova invece in una condizione di relativa sicurezza vive sovente come un esiliato in patria, coltivando una visione individualista della vita e degli scopi che essa si prefigge. In una situazione del genere è inevitabile che si perda la sensibilità nei confronti delle ingiustizie che colpiscono gli altri, quelli che non appartengono alla nostra cerchia, e che si finisca per accettare come un fatto la prevalenza del forte sul debole.
In gioventù Arendt aveva conosciuto questo atteggiamento di acquiescenza nel modo in cui tanti tedeschi, persone in molti casi colte e ben educate, scelsero semplicemente di ignorare «la chiacchiera intollerabilmente stupida dei nazisti». Noi lo vediamo oggi nel modo in cui molti voltano lo sguardo dall’altra parte mentre c’è chi ripropone una visione suprematista e violenta dei “valori” della società occidentale, negando l’umanità delle vittime innocenti dei bombardamenti a Gaza e in Libano.
Un anno di guerra
A un anno dal 7 ottobre questa forma di cecità morale si manifesta nel ricordare la vittime dell’attacco di Hamas solo per tentare di giustificare la reazione, sproporzionata e illegale, del governo Netanyahu, e nel disinteresse nella sorte degli ostaggi israeliani, molti dei quali sono morti o rischiano di morire come “danni collaterali” di una guerra che potrebbe estendersi a tutto il Medio Oriente a servizio di un disegno politico di pura potenza.
Chi potrebbe permettersi di coltivare l’altruismo e l’apertura verso il prossimo rinuncia a farlo, lasciando il campo aperto a una guerra in cui tutti si considerano aggrediti, nessuno è in grado di riconoscere le ragioni altrui, ma una parte può mettere in campo una forza militare di gran lunga superiore, e non si fa alcuno scrupolo di usarla in modo indiscriminato, non per colpire il nemico, ma per punire un intero popolo. All’orizzonte c’è la concreta possibilità che si compia un genocidio, perpetrato dalle vittime di ieri che hanno scelto di farsi carnefici.
Dopo un anno persino chi ha criticato in modo più convinto le scelte del governo Netanyahu corre il rischio di soccombere al senso di impotenza, alla difficoltà che si incontra nel far sentire la propria voce di dissenso superando gli ostacoli e le intimidazioni provenienti da chi è convinto che lasciare mano libera all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele soddisfi un “superiore” interesse strategico, e sia utile per puntellare una sempre più fragile egemonia.
Lasciare sole le vittime – i palestinesi, i libanesi, gli israeliani che hanno ancora il coraggio di opporsi alle scelte del proprio governo – è una tentazione ricorrente, per rifugiarsi nello spazio ristretto, ma per alcuni soddisfacente, del proprio interesse e della propria libertà. La lezione che ci trasmette Hannah Arendt e che, così facendo, ci stiamo incamminando sulla stessa strada percorsa nel secolo scorso dai tedeschi che scelsero di ignorare la «volgarità» nazista.
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" A Gaza la scrittura della Storia inizia a essere possibile attraverso un "archivio della distruzione". Un archivio che, in seguito all'operazione "Piombo fuso", il ministero dei Lavori Pubblici e dell'Edilizia ha intitolato "Verifica della distruzione di edifici provocata dagli attacchi israeliani durante l'occupazione". Gaza, la roccaforte di Hamas evacuata unilateralmente dagli israeliani nel 2005, è da tempo interamente circondata da una barriera, come Varsavia [durante l'occupazione nazista] ma con il triplo degli abitanti, stritolati in una gabbia nella quale — come rivela un documento militare intitolato Linee Rosse —, tra le altre cose, i militari israeliani calcolano lo "spazio di respiro", cioè il tempo che rimane prima che le persone inizino a morire di fame. Tutto questo mentre imprese come la Elbit Systems fanno affari d'oro: nel 2014, ad esempio, in un solo mese di attacco a Gaza i suoi profitti sono aumentati del 6 per cento. "I check-point e i terminal del muro," scrive [Eyal] Weizman [in “Architettura dell'occupazione”], "funzionano come valvole e interruttori", la soglia di sopportazione del milione e mezzo di abitanti della Striscia è "costantemente sottoposta a sollecitazione" e il Muro è una vera e propria "strategia di guerra". Quindi va documentata, per gli storici del futuro. "Gaza è un laboratorio in molti sensi," prosegue Weizman, "una zona chiusa ermeticamente, in cui ogni accesso è controllato da Israele", ad eccezione del varco egiziano, un laboratorio in cui viene sperimentato "ogni tipo di tecnologia di controllo, munizioni, strumenti legali e umanitari, tecniche di guerra. Viene cioè sperimentata la capacità di controllare un'ampia popolazione, per poi rivendere queste tecnologie sul mercato internazionale". E questo nel nome della "guerra al terrore'', come nel caso dell'operazione "Piombo fuso", appunto, durante la quale le case lungo il perimetro della barriera erano state distrutte perché i veicoli militari si potessero muovere con più agilità. "
Carlo Greppi, L'età dei muri, Feltrinelli (collana Varia), 2019; pp. 237-38.
#Carlo Greppi#L'età dei muri#politiche securitarie#Gaza#Israele#Palestina#questione palestinese#Medio Oriente#letture#saggistica#saggi#citazioni#repressione#guerra#leggere#libri#2005#conflitto israelo-palestinese#Conflitto arabo-israeliano#Territori palestinesi#Operazione Piombo fuso#complesso militare-industriale e politico#pulizia etnica#genocidio#crimini di guerra#sionismo#Cisgiordania#Territori occupati#resistenza#OLP
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a Gaza è davvero un genocidio?
Sto pensando da stamattina a come risponderti. Genocidio è una questione moderna: la parola è stata coniata da Raphael Lemkin, un giurista polacco, che la scrive per la prima volta in un saggio del 1944, Axis Rule In Occupied Europe. Laws Of Occupation, Analysis Of Government. Proposal For Redress. La conia unendo la parola greca genos (tribù o razza) con il termine latino cide (da caedere, uccidere). Va detto che in molte lingue esisteva già una parola simile, per esempio in tedesco (Völkermord, da non confondere con la nemesi potteriana) ma Lemski è un giurista polacco ebreo fuggito dopo l'invasione nazista nel suo paese, quindi non penso volesse usare il termine tedesco. Dopo quello che successe e che tutti sappiamo, nel 1946 dopo la fine dei processi di Norimberga (in cui Lemski si battè con tutte le sue energie per includere quella parola negli atti d’accusa) l’Assemblea Generale dell’ONU dichiarò il genocidio un crimine secondo il diritto internazionale. Due anni dopo, nel 1948, fu adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che definisce questo atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Da allora, il genocidio è considerato un crimine dalla comunità internazionale. A questo punto sorge una questione formale e sostanziale: la definizione di tale crimine è precisa e circonstanziata in termini così ristretti che, alla prova dei fatti, ed è la Storia a dimostrarlo, nonostante decine di "candidati", solo le atrocità che avvennero durante, in poco meno di 100 giorni, nel 1994 in Rwanda sono state giudicate come "crimini di genocidio": ti ricordo che dopo l'assassinio del presidente del paese, Juvénal Habyarimana, da Aprile ad Agosto del 1994 i ribelli dell'etnia Hutu uccisero, la cifra non è mai stata calcolata definitivamente, almeno 800 mila civili Tutsi (la differenza tra i due gruppi, che prima era solo socioeconomica, era diventata di tipo razziale sotto la dominazione belga del paese africano durante il 1800). Il massacro e l'uccisione dei musulmani kosovari durante la Guerra nella Ex Jugoslavia, nonostante processi internazionali e condanne per crimini di guerra, non è "formalmente" un genocidio.
Rimane da risponderti: in definitiva, quello che sta succedendo assomiglia pericolosamente ad un genocidio. Tuttavia, sperando che l'uso della parola non diventi, con l'abuso, una sterile e sciocca "arma politica" (come in realtà è già successo in passato), la questione secondo me contiene due questioni secondarie.
La prima è sottilmente politica e riguarda l'accusa, mossa dal Sudafrica (che fa capo ad una delegazione internazionale) che ha chiamato a rispondere giuridicamente della questione di genocidio lo Stato e la popolazione che ne ha subito l'esempio più drammatico e terrificante. Accusandoli di genocidio, avviene un paradosso identitario niente male, che viene spiegato benissimo da un antropologo che si è sempre occupato di processi identitari, Jean-Loup Amselle: "benchè possa sembrare una affermazione scandalosa, è evidente che il genocidio ha come effetto la costituzione, in quanto tale, del gruppo che si accanisce a distruggere e di dare in particolare al gruppo dei sopravvissuti una consistenza che non avrebbe altrimenti. Il genocidio, per le procedure che mette in atto (...) è quindi il paradigma identitario più efficace della nostra epoca" (Logiche Meticce. Antropologia dell'identità in Africa e altrove. Bollati Boringheri, 1999, pagg. 34-35).
La seconda è di tipo pratico: la sproporzione della risposta al terrificante attacco terroristico del 7 ottobre 2023 subito da Israele ha perso ogni "dimensione" di difesa, che non solo si concretizza nella differenza numerica di vittime, ma nell'indiscriminata e palese distruzione di ogni cosa che riguardi un nemico certo (i terroristi di Hamas) che l'attaccante ha deciso di perseguire in ognuno dall'altra parte, in un modo che fa nascere ben più di un paio di domande sulla premeditazione politica di questa azione militare.
Ovviamente, lascio alla tua curiosità di approfondire future chiacchierate o domande al riguardo. E se qualcuno ti accusa di essere antisemita se la pensi così come me, rispondigli così: la critica si basa su scelte culturali, sempre possibili, e non su quelle di natura, che non lo sono; é una critica a ciò che sta facendo, non a quello che è.
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A Dresda nel 45, dopo il bombardamenti la propaganda nazista gonfiò il numero delle vittime facendo circolare foto di cadaveri carbonizzati.
I nazisti produssero documenti dove abbondavano foto di bambini morti bruciati e dichiarava che i morti erano 200.000.
I morti reali dopo un inchiesta del 2010 furono tra i 20mila.
Tutto si ripete oggi con le cifre inattendibili fornite dal regime terrorista di Hamas e c'è chi li dà credito!
Dopo 1 anno e mezzo con i mezzi militari di cui dispone se Israele avesse voluto distruggere Gaza lo avrebbe fatto in una settimana.. Interessante notare che sia la propaganda di Hamas sia quella nazista hanno entrambe aumentato esponenzialmente il numero dei morti concentrandosi soprattutto, come è ovvio, sui bambini deceduti.
Si da credito a un gruppo di terroristi che soggioga un intero popolo, applica la shariah, le spose bambine, tortura...ma non si crede all unica nazione civile in un oceano di barbari...
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Il massacro dei 250 ragazzi al rave party nel deserto e il rapimento di decine di altri ha chiuso definitivamente la polemica sinistra ma anche destra sulla natura di Hamas. È un partito di ispirazione nazista che ha distrutto ogni speranza di evoluzione politica, civile ed economica del popolo palestinese. È terrorismo ideologico che nutre fanatismo e corruzione. È la realizzazione in altra dimensione del progetto politico indipendentista della mafia terrorista di Totò Riina. La partita va chiusa definitivamente. E l’Iran va disarmato.
via https://twitter.com/mrctrdsh/status/1711268919787372961
Lo spieghi ai suoi alleati sinistri eredi di Chamberlain, l'appeaser con Hitler, quelli che "solo il dialogo" (con le bestie!) o addirittura "tutta colpa delle politiche israeliane"
(beh, in fondo han ragione: é tutta colpa di chi, giusto 50 anni fa, per avere la pace c'è cascato, ha regalato Gaza ad Hamas e tutto il Sinai agli egiziani, pur avendo stravinto, coi carri a 101 km da IlCairo senza più nessuno a fermarli, dopo essere stati aggrediti di sorpresa anche quella volta).
LA PARTITA VA CHIUSA. DEFINITIVAMENTE.
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Lula poupa Maduro e Putin, mas ataca Israel e põe em dúvida compromissos com democracia.
Depois das revelações que deixaram patentes certas intenções golpistas do ex-presidente Bolsonaro e sua turma, Lula estava, mais uma vez, com o caminho aberto para se consolidar como líder democrata tanto com a opinião pública interna quanto no cenário internacional. Mas, no lugar de confirmar essa tese, ofereceu três declarações que provocaram dúvidas sinceras. Lula de fato teria compromissos com a democracia?
Em entrevista na Etiópia, o presidente brasileiro comparou a ação de Israel em Gaza ao regime nazista ; poupou o presidente russo, Vladimir Putin, das suspeitas da morte do ativista Alexey Navalny e; também cinicamente, não condenou a expulsão dos funcionários da agência da ONU ligada aos direitos humanos na Venezuela, por condenar a prisão de uma integO presidente Luiz Inácio Lula da Silva, durante entrevista em Adis Abeba, Etiópia
Foto: Ricardo Stuckert / PR
Nos três casos, em que se posicionou, na prática, a favor de governos ou movimento antidemocráticos, é possível uma linha mínima de defesa do presidente Lula que tem sido bastante utilizada por seus apoiadores nas redes. Israel, ao que tudo indica, tem cometido crimes de guerra na sua sanha vingativa contra o Hamas, deixa dezenas de milhares de mortos, inclusive crianças inocentes, e o exagero retórico teria uma base factual na violência desmedida. Mas, em uma situação tão antiga, complexa e nuançada como a da Palestina, estar assertivamente de um lado ou de outro é estar errado e cometer injustiças.rante da oposição, Rocío San Miguel, que acusou o governo de praticar tortura contra presos políticos.
No caso de Navalny, é acusado de xenofobia e do onipresente “fascismo”. De fato, o ativista russo participou de uma marcha contra o governo em que estavam neonazistas ao seu lado e deu declarações contra imigrantes de etnias não russas. Mas a morte do ativista não diminui o fato de que ele não é o primeiro, e talvez não seja o último, opositor russo envenenado em circunstâncias misteriosas. Nem o que aparece morto. Há uma lista de gente que morreu dessa maneira, inclusive uma repórter, Anna Politkovskaya, crítica de Vladimir Putin. O autocrata russo, inclusive, também é responsável por morte de crianças inocentes em bombardeios na Ucrânia, mas nesse caso recebe o beneplácito do colega sul-americano.
Já com relação à Venezuela, um líder tão boquirroto como nosso presidente, rápido em condenar inimigos políticos internos e externos, alegar desconhecimento tergiversa o cinismo. Lula segue na sua campanha de reabilitar o presidente venezuelano Nicolás Maduro. Pelo jeito, pode ser a pior pessoa do mundo, mas basta ser antiamericano ou mesmo antiocidental que contará com a boa-vontade lulista.
Fica a dúvida de quais são as intenções do presidente. Se é uma questão de assessoramento, de ideologia, ou pragmatismo. No último caso, entretanto, cada vez faz menos sentido. Porque além do apoio de seu rebanho mais fiel, que irá consentir e defender qualquer coisa que faça, Lula não agrega ninguém com suas declarações. No máximo perde apoios. De aplausos inesperados, até agora, só do grupo terrorista Hamas.
Por causa de suas posições internacionais, Lula agora está distante dos Estados Unidos do Partido Democrata e estará ainda mais longe dos Republicanos, em caso de vitória de Donald Trump. Está em rota de colisão com os países europeus que se posicionam contra a Rússia. E, mesmo no seu quintal, Lula não tem apoio da Argentina de Javier Milei, por óbvios motivos. Líderes esquerdistas do continente têm se distanciado da posição do petista, caso de Gabriel Boric, mandatário do Chile, e José Mujica, ex-presidente do Uruguai – ambos têm condenado ações autoritárias cometidas por Nicolas Maduro. Na verdade, hoje, que país ou grupos de países relevantes que o Brasil lidera? Neste momento, nenhum.
Lula então se distancia dos moderados e se isola no panorama internacional. O que ganha o Brasil em ser severo contra as posições das democracias ocidentais e estar no lado contrário de Joe Biden, dos EUA, Emmanuel Macron, da França, e Olaf Scholz, primeiro-ministro alemão? A necessidade da compra de fertilizantes da Rússia parece ser um argumento insuficiente no apoio velado a Putin (nesse caso, paradoxalmente, Lula tem a companhia algo desairosa tanto de Jair Bolsonaro como de Donald Trump).
Ao sair do governo em 2010, Lula tinha altíssimos índices de popularidade e certa relevância internacional. Agora enfrenta um país dividido, calcificado, e não conseguiu encontrar ainda seu papel na arena internacional. Há década e meia atrás ele era “o cara”, segundo o ex-presidente Barack Obama. Hoje não mais. Segundo Obama, em suas memórias, “Lula tinha os escrúpulos de um chefão do Tammany Hall e circulavam boatos de clientelismo governamental, negócios por debaixo do pano e propinas na casa dos milhões”. Está na Página 353 de Uma Terra Prometida, para quem quiser conferir. Tammany Hall, não por acaso, é uma quadrilha política que agiu por décadas no estado de Nova York.
Após a glória e o ocaso na prisão, e até mesmo com perda de prestígio internacional, Lula se reinventou politicamente como o salvador da democracia brasileira, líder de uma frente ampla que unia esquerda, centristas, moderados, empresários e muita gente que apertou o 13 para evitar os riscos e as bizarrices do governo Bolsonaro. Do ponto de vista internacional coloca tudo a perder ao apoiar, velada ou abertamente, ditadores e terroristas em diferentes locais do mundo.
Fonte: O Estadão.
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Non capisco tutto questo astio contro Israele, addirittura lo definiscono "nazista" quando invece è stato vittima del nazismo, appoggiato dagli arabo-musulmani di Palestina, subendo un vero genocidio di ben 6 milioni di ebrei innocenti e moltissimi erano bambini! Lo stesso dicono di Putin, che invece combatte i nazisti! Davvero non lo capisco ma non lo accetto.
Attualmente, chi ha iniziato sono stati gli arabo-musulmani di Hamas con l'uccisione immotivata di 1300 giovani ebrei, bambini inclusi ed altri 200, molti bambini, li tengono in ostaggio.
Che doveva fare Israele, lasciare che massacrassero il suo popolo?
Circa gli invasori-occupanti, questi sono i cosiddetti "palestinesi" arabo-musulmani.
Nel 1948, le potenze vincitrici dell'ultima guerra divisero la Palestina in due parti: una per Israele (rimasti in poco più di 800.000) ed una per i "palestinesi". Bene, Israele accettò la sua parte e si dette da fare per costruire il suo Stato: coltivò i campi, costruì case, strade ecc., nei limiti della parte assegnatagli, non pretese l'intero territorio.
Ma i palestinesi, ricattati o sobillati dagli arabo-musulmani, gli mossero guerra in una coalizione composta da Egitto, Irak, Iran... Ma questi, pur essendo di molto superiori di numero e molto meglio armati, persero tutte le guerre. (Già questo dovrebbe dirvi qualcosa)... Come in tutte le guerre, i vincitori conquistamo territori.
Israele, dunque, non ha rubato niente, non ha invaso niente, ma ha coseguito il frutto delle sue vittorie. Se non gli avessero mosso guerra e si fossero dati da fare, come fecero gli ebrei, oggi avrebbero lo Stato Palestinese.
Quindi, non prendetevela con israele e neppure con i palestinesi, che sono buona gente, umile e semplice, ma con gli arabo-musulmani, che da sempre impediscono la pace in quella regione.
Poi, come si sa, i palestinesi sono cristiani ed è noto che i musulmani fanno stragi e genocidii di cristiani. Come mai non lo fanno con i cristiani di Palestina? Ve lo siete mai chiesto? A loro non interessa il popolo palestinese, ma lo usa per il loro unico scopo: distruggere lo Stato d'Israele! UTOPIA! Ci han sempre provato fin dai tempi antichi, quando qualcuno gridò: "Muoia Sansone con tutti i filistei"!
Tutto ciò che -forse- potrebbero ottenere è il grido: "Muoia Israele con tutto il Medioriente"!
E questo che si vuole?
La pace non si ottiene con atti terroristici, ma col dialogo e soprattutto, nel caso specifico, nel riconoscere lo STATO D'ISRAELE.
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Quem defende o Hamas é antissemita!
Quem defende a população de Israel , da Faixa de Gaza é humano, logo, independente da religião ou da geopolítica, é a favor da humanidade!
Os protestos que se seguiram pelo mundo a favor dos Palestinos ganharam uma versão equivocada e extremista!
A defesa do terrorismo, da guerrilha, da barbárie, e isto suscitou ou levantou uma grande questão:
É um ato democrático defender terroristas?
Governantes podem fazer alianças com o terror, com grupos paramilitares e continuarem sendo chamados de democratas?
Por: Fred Borges
Afinal, qual a razão de tanta dificuldade em admitir que se é antissemita ou não?
Qual a razão do apoio aos cidadãos palestinos da faixa de Gaza, tal fato, ser visto como antissemitismo?
Em primeiro lugar, você pode apoiar os cidadãos da faixa de Gaza e isto, por si só, não significar ser antissemita.Correto?
Nem todos os alemães na segunda guerra eram nazistas e tinham que" sobreviver" diante de um Estado Terrorista.
Nem todos os italianos na segunda guerra eram fascistas e tinham que" sobreviver" diante de um Estado Terrorista.
" Sobreviver" é a questão!?
Cidadãos tem preço ou valor?
Se vendem ou têm valores éticos- morais?
Nem todos cristãos são católicos.
Nem todos judeus são anti palestinos ou contra a população da faixa de Gaza.
Agora, quando falamos de extremismos da esquerda ou da direita, temos a exata dimensão do que seja o extremismo, o que ele significa em termos práticos de ações radicais que praticam ações terroristas para combater um ditadura ou Estado ditatorial oficial ou oficioso, que utiliza também de ações terroristas para perseguir, torturar e matar.
Seja como for, o terror, as ações radicais, não podem ser definidas como ações democráticas, assim como ou nem tão pouco, estudantes se manifestando em favor do Hamas, um grupo terrorista, pode ser chamado de um ato democrático.
A liberdade tem limites, assim como a democracia também, e ela beira o limite entre todos os atos a favor do bem ou contra o mal da humanidade.
É preciso ser intolerante com os intolerantes”Karl Popper
“Quem exagera o argumento, prejudica a causa”Friedrich Hegel
Dilemas éticos e morais:
"Tem coisa que eu devo mas não quero, tem coisa que eu quero mas não posso, tem coisa que eu posso mas não devo.
Aqui, nestas questões, vive aquilo que a gente chama de dilemas éticos e morais; todas e todos sem exceção temos dilemas éticos e morais, sempre, o tempo todo: devo, posso, quero?"Mario Sergio Cortella
Conflitos éticos e morais:
"A história humana é o resultado do conflito dos nossos ideais com as realidades, e a acomodação entre os ideais e as realidades determina a evolução peculiar de cada nação.' Lin Yutang
Um caso:
Um oficial nazista aparece à porta de sua casa perguntando pelo paradeiro de um amigo judeu que está escondido dentro dela. Você sabe que seu amigo será morto se você revelar o local preciso em que ele se esconde. Suponhamos que você tenha a obrigação, em quaisquer circunstâncias, de dizer a verdade. Por isso, tem a obrigação de dizer onde seu amigo se encontra. Mas suponha também que tem a obrigação de salvar a vida de seu amigo. Se disser a verdade, seu amigo será morto e você não cumprirá o dever de salvar a vida dele. Se, por outro lado, escolher salvar a vida de seu amigo enganando o oficial nazista, deixa de dizer a verdade e, por isso, não cumpre uma obrigação. Este é um possível caso de dilema ético e moral.
Trata-se de uma situação na qual um agente está obrigado a realizar pelo menos duas ações e, no entanto, está impossibilitado de realizá-las conjuntamente.
Confirmando, este é um exemplo de dilema ético e moral. Uma situação onde uma opção é o eticamente e moralmente correto.
O Hamas (Movimento da Resistência Islâmica) é um dos grupos considerados extremistas que se opõem à existência de Israel, Estado estabelecido após o término da Segunda Guerra Mundial com o objetivo de abrigar a população judaica.
Nem todo extremista de direita ou de esquerda é terrorista, mas todo terrorista é fundamentalmente um extremista e aqui está o problema em estar numa " zona cinza".
Dilma, ex- presidente, era uma terrorista, faz sentido ela receber uma pensão pelo Estado Democrático de Direito do Brasil até hoje?
Doxa e Episteme são duas palavras de origem grega.
Doxa é traduzida por opinião, enquanto Episteme significa ciência ou conhecimento.
A ciência, o conhecimento evolui, a doxa é proporcional ao desconhecimento ou ignorância.
Onde fica a ética?
Ética é o código escrito numa Constituição de um país, onde o STF deveria, por exemplo, servir como protetor ou defensor desta Constituição. Correto?
Onde fica a moral?
Moral é a prática ou a realidade vivida ou vivenciada pelos cidadãos em viver e sobreviver. Correto?
Matar, tirar a vida de outra pessoa é antiético e imoral! Correto?
Quem é amoral é incapaz civilmente.
Aqui caminhamos para "zona cinza" da ética e da moral; "zona cinza" é onde acontecem os dilemas éticos e morais.
Novamente:
Um oficial nazista aparece à porta de sua casa perguntando pelo paradeiro de um amigo judeu que está escondido dentro dela. Você sabe que seu amigo será morto se você revelar o local preciso em que ele se esconde. Suponhamos que você tenha a obrigação, em quaisquer circunstâncias, de dizer a verdade. Por isso, tem a obrigação de dizer onde seu amigo se encontra. Mas suponha também que tem a obrigação de salvar a vida de seu amigo. Se disser a verdade, seu amigo será morto e você não cumprirá o dever de salvar a vida dele. Se, por outro lado, escolher salvar a vida de seu amigo enganando o oficial nazista, deixa de dizer a verdade e, por isso, não cumpre uma obrigação. Este é um possível caso de dilema moral. Trata-se de uma situação na qual um agente está obrigado a realizar pelo menos duas ações e, no entanto, está impossibilitado de realizá-las conjuntamente.
Este é um exemplo de dilema ético e moral. Uma situação onde uma opção é eticamente e moralmente correta.Correto?
Se for a ética do PCC é pena de morte para quem delata ou é delator.
Se for a ética dos políticos do congresso nacional, dos juízes do STF e do presidente atual é uma questão "negociável"da zona da prevaricação, da prostituição e da corrupção.
Um ataque do Hamas usou de cerca de 1.000 militantes que infiltraram-se no território israelita e mataram centenas de soldados e civis, e fizeram centenas de reféns.
Observação: O grupo islâmico é considerado terrorista pelos Estados Unidos e a União Europeia.
No contexto da ciência ou Episteme, o enunciado original da Terceira Lei de Newton encontra-se aqui:
“A toda ação há sempre uma reação oposta e de igual intensidade: as ações mútuas de dois corpos um sobre o outro são sempre iguais e dirigidas em sentidos opostos.”
A questão é se a intensidade ou proporcionalidade dos ataques foi a mesma utilizada entre o governo de Israel e o Hamas?
Qual a sua resposta?
Israel tem o direito de se defender, nem que para isto tenha que matar a população civil ou os cidadãos palestinos na faixa de Gaza?
Qual a sua resposta?
Atenção: aqui entramos penetrando novamente e de modo cíclico na área ou "zona cinza" da ética e moral, portanto a doxa se torna precalescente e altamente manipulável ou influenciada pela mídia ou por quem está no poder.
Onde fica a episteme que deveria nos prover de " sim(s) ou não (s) ou respostas afirmativas ou negativas?
Se não é ciência é ficção científica!
Onde estava a Episteme ou Ciência quando eclodiram a primeira e segunda guerra mundial?
Com certeza, a ciência, é sublimada pelas questões políticas, sociais, econômicas, religiosas, culturais,que são dominadas pela doxa manipulada, representada por uma população ignorante, logo o que é moralmente correto, um sim, uma afirmação, pode ser um não, uma negação, ou pior um talvez, a depender dessas variáveis ou questões acima citadas.
Por exemplo, a moral petista ou do PT é corrupta? Sim ou não? O P.T. por meio do atual presidente apoia o Hamas, logo quem apoia o Hamas é antissemita, logo quem apoia o Hamas é um terrorista?
Um governo terrorista pode prender terroristas?
Por exemplo, a ética e moral petista ou do PT é corrupta? Sim ou não?
O P.T. por meio do atual presidente,chefe de Estado do Brasil, eleito pela maioria dos brasileiros, paradigma aqui questionável,apoia o Hamas, logo quem apoia o Hamas é antissemita, logo quem apoia o Hamas é um terrorista?
Um governo terrorista pode prender terroristas dos atos de 08.01.2023?
Que moral, que ética, qual moral, qual ética permite apoiar terroristas do Hamas e ao mesmo tempo promover o rebaixamento da categoria de cidadãos de bem àqueles que protestaram democraticamente, não estou falando "dos infiltrados" no movimento do 08.01.2023, a categoria de terroristas?
As universidades prestigiadas de Harvard, a Universidade da Pensilvânia (Penn) e o MIT passaram por um dilema moral ao serem omissas, seus presidentes ou reitores,aos protestos pró Hamas, logo antissemita em simbiose com aos direitos dos Palestinos em terem sua própria soberania ou liberdade territorial ou geopolítica.
Seus presidentes ou reitores estão com suas "cabeças a prêmio" e isto é uma gota no oceano diante do que pode ser feito pelas corporações de participação majoritária semita, cortando verbas e participações financeiras para estas instituições que sobrevivem destes fundos.
Quando questionadas sobre os protestos dos estudantes em favor da Palestina numa clara relação ou simbiose ao grupo terrorista Hamas, elas foram relativistas ou relativisaram, desconversaram, não responderam a perguntas de fácil e objetivo episteme; sim é sim e não é não!( Veja o vídeo)
Sim, é sim? Não, é não? Ou talvez,talvez entre a doxa e a episteme exista uma zona de clareza que defina o que é certo ou errado, ou a bondade, da maldade, a ignorância, da sabedoria ou sapiência, das trevas ao nascimento, do viver ao sobreviver!?
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Un po' di chiarezza sulla questione giudaismo - sionismo - nazismo e palestina, e un occhiata alla geopolitica attuale.
Come già detto in articoli precedenti, il nazional socialismo alias nazismo è una creazione dei servizi segreti inglesi, il regno dei sionisti Rotschild che dettano legge almeno dal 1620.
D'altronde il nazional socialismo altri non era che una politica laburista accelerata economicamente per avere una grande credibilità da parte del popolo, e condita da spiritualità varie.
Hitler, se anche non fosse stato un agente inglese, e seppur all'epoca la distinzione non fosse ancora del tutto evidente, non poteva non conoscere la differenza tra giudaismo e sionismo, inoltre, essendo la sua una dottrina basata sulla razza, non poteva non sapere che i veri nemici non fossero semiti, ma bensì caucasici.
Sicuramente nella questione sionista, ovverosia la creazione di uno stato ebraico, ci sono cascati tantissimi giudei, al riguardo suggerisco di guardare l'ultima intervista al dr Gabor Mate' , un reduce di Auschwitz semita Ungherese.
Tenete presente che il grande inganno della Shoah non vale solamente per i non ebrei, poiche anche gli ebrei stessi sono stati e sono tuttora presi in giro sull'argomento, con mille menzogne, anche perché i mandanti sionisti dovrebbero altrimenti giustificare il fatto di aver sacrificato una parte di loro per la "causa".
Il vero giudeo, o meglio, il bravo giudeo, rispettoso delle regole della Torah, come ben spiega il noto rabbino Yisroel Dovid Weiss, prega ogni giorno Dio affinché lo stato di Israele cessi di esistere.
Come spiegato in altri post, Vladimir Putin, il cui vero nome non ci è dato sapere, è a sua volta un ebreo sionista, e avendo a disposizione tutti gli archivi di Auschwitz, non può non sapere cosa realmente avvenne in quegli anni. In un recente discorso ( credo ai brics) ha puntato l'indice sul fatto che in canada abbiano dato voce ad un nazista e questi sia stato applaudito anche dal presidente Ucraino Zelensky, ricordando che questi sia di origine ebrea. Ora, non dimentichiamo che la nazione Ucraina a partire dal 2014 si è trasformata in uno stato Nazista, così come è nazista la stessa Israele.
Israele poi è stata una di quelle nazioni che durante la pagliacciata covid, ha maggiormente vessato il proprio popolo, costringendo praticamente l'intera popolazione a farsi inoculare un finto vaccino che in pochi anni porterà tutti alla morte.
Durante la prima intifada a partire dal 1987 i palestinesi lottavano pacificamente per la creazione di un loro stato autonomo, erano guidati da un uomo forte e popolare Yasser Arafat. Questo scompigliava i piani di Israele, fu' allora che il Mossad creò i terroristi di Hamas finanziandoli e favorendoli, offrendo loro visibilità; il nemico era creato, e assieme a lui la possibilità di "difendersi".
Fu' infatti grazie agli attacchi terroristici che Israele continuò la sua espansione nei territori occupati, sino agli ultimi attentati che molto probabilmente consentiranno a Israele di occupare definitivamente e del tutto anche la striscia di Gaza e, probabilmente una buona parte della Cisgiordania.
Ricordiamo una cosa, la striscia di Gaza è un piccolo buco di 360 km2 confinante col mare e con l'Egitto, oltre che con la stessa Israele, per dare un idea il territorio comunale di Roma è di 1285 km2, ovvero 3 volte e mezza Gaza. Ora, sappiamo che prima degli attacchi coi missili Netanyahu ha dato ordine di abbassare la guardia per 7 ore, e già questo è di per se un evidenza, ma il punto è: come sono entrati 3.500 missili a Gaza? Ma credete davvero alla puttanata che in quel fazzoletto di terra più piccolo di Olbia e grande quanto Enna, possano entrare tutti quei missili senza che gli israeliani se ne accorgano? Se davvero lo pensate dovreste farvi curare da uno bravo 😂.
Tornando ai brics, vi siete mai chiesti chi li ha creati e finanziati? No? Ve lo dico io, Goldman Sachs. Questo fa' capire benissimo la direzione che stiamo prendendo; avete presente la guerra fredda e la cortina di ferro? Il mondo diviso in due tronconi? Ecco, esattamente lo stesso, adesso come allora l'uno era imprescindibile per l'esistenza dell' altro, e viceversa, ma con l'unica differenza che prima servivano i poveri per ingrassare l'occidente, adesso servono le popolazioni senza o con pochissimi diritti per terminare l'occidente; se pensate che i brics possano essere la salvezza, non avete capito nulla, il sistema di controllo cinese è il nostro destino e il destino anche di tutti gli altri, dopo aver, appunto, depopolato nei limiti del possibile senza violenza evidente.
A Singapore l'altra settimana c'è stata l'asta annuale per le automobili; dovete sapere che a Singapore per poter acquistare un automobile bisogna avere il permesso. Ecco, i permessi ( che sono in numero limitato) vengono concessi mediante offerte all'asta, quest'anno l'asta ha superato i 100.000 dollari. Mi spiego meglio, a Singapore ci vogliono 100.000 dollari non per acquistare un automobile ma per avere il permesso di acquistarla. Guardate pure ai brics... Ah dimenticavo, i brics sono stati creati e finanziati dalla banca ebreo sionista americana Goldman Sachs nel 2001, se pensate lo abbiano fatto per voi siete da curare 😁
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LA FURIA DI ISRAELE, IL RANTOLO DELL’IRAN
Torniamo per un attimo agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso. I padri e i nonni degli odierni Hezbollah, scampati alla Nakba e alla Guerra dei Sei Giorni, prima accolti con ostentata solidarietà da Re Husayn di Giordania ma poi repressi per aver addirittura tentato di rovesciarlo, si sono rifugiati nel sud del Libano. Si tratta di circa 120 mila persone, 15 mila delle quali armate e aderenti prevalentemente all’OLP, che nutrono per Israele ed ebrei un odio smisurato.
Presto dal sud del Libano questi rifugiati armati incominciano a organizzare incursioni in territorio israeliano. Ma i Fedayyn (letteralmente «I Devoti») non paiono proprio degli impavidi, tanto meno degli eroi. Salvo rarissime occasioni, non prendono mai di mira i soldati, ma soltanto i civili israeliani, ricorrendo a metodi terroristici repellenti.
Sconfinando in Israele, entrano nelle case massacrando intere famiglie, sparano nei mercati, assaltano scuolabus che trasportano bambini uccidendoli a colpi di kalashnikov. A volte i bambini li prendono come ostaggi per coprirsi la fuga. Ma intercettati dall’IDF si fanno saltare in aria insieme a loro, non appena intuiscono di non avere più scampo. È
l’inconfondibile stile di Monaco ’72.
In preda ad una inspiegabile euforia, quando trovano noioso lanciare razzi Katyusha al di là del confine, partono in gommone dalle coste libanesi per approdare sulle spiagge israeliane e massacrare bagnanti, facendo attenzione a non discriminarli per età e sesso.
Tanti piccoli «7 ottobre» che indicano a Israele che la misura è colma. Di qui gli interventi in territorio libanese: 1978, 1982 e 2006. Lo scopo è creare un’ampia zona cuscinetto che renda lo Stato ebraico non raggiungibile dall’artiglieria e dai razzi di Hezbollah, che nel corso degli anni ha inferto un vulnus alla sovranità del Libano, dando luogo ad uno stato nello stato foraggiato dall’Iran, ormai unico paese in Medio Oriente, insieme alla Siria, a propagandare la distruzione di Israele.
Risultato: decine di migliaia di morti, in buona parte civili libanesi che non sono riusciti a scappare, e qualche centinaio di soldati israeliani. Problema, però, tutt’altro che risolto.
A partire dal pogrom del 7 ottobre, i razzi lanciati da Hezbollah sul nord di Israele sono stati migliaia. Oggi l’attacco israeliano vuole menomare la capacità militare di Hezbollah, consentendo così ai 70 mila sfollati del nord di ritornare nelle loro case. La natura difensiva della reazione di Israele appare incontestabile.
Del resto, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU sulle precedenti guerre libanesi avevano imposto il ritiro di Israele senza nemmeno discutere sulla legittimità dei suoi interventi, chiaramente improntati a legittima difesa. Ma avevano imposto anche il totale disarmo e lo smantellamento di Hezbollah e delle altre milizie jihadiste, affidando il relativo compito al Libano, che di fatto non è mai riuscito a combinare nulla. Con la conseguenza che ogni volta che Israele si ritirava, in breve tempo tornava a materializzarsi il solito incubo per gli abitanti dell’alta Galilea.
Profondamente umiliato da Israele con gli omicidi mirati utilizzando missili che arrivano nelle camere da letto del nemico, oltre che con la manomissione di migliaia di cercapersone esplosi all’unisono tra le mani degli Hezbollah all’arrivo di un messaggio canzonatorio, ieri l’Iran ha portato su Israele un attacco missilistico pressoché insignificante, preceduto dai soliti anatemi ma ancor meno incisivo di quello di aprile, già ampiamente annunciato ma agevolmente sventato da Tel Aviv con l’aiuto degli USA.
Un attacco, però, che pur concretandosi in una chiara manifestazione di debolezza, equivale ad una dichiarazione di guerra, che se accolta da Israele non potrà che portare grossi guai sia a Hezbollah che a Teheran, che a quel punto non potrà più denunciare la violazione della propria sovranità.
Dopo questa mossa incomprensibile dell’Iran, potrebbe dedursi che a Teheran non esista più un potere consolidato. Non si conosce se all’interno del regime degli Ayatollah sia in corso una partita letale o se stia prevalendo, su adeguata contropartita, la scelta di lasciare al proprio destino Hezbollah, già azzoppato e chiaramente infiltrato dal Mossad.
A. Tomarelli.
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Amir Menashe (7 ottobre 1988) è un poliziotto presso Israel Border Police mentre in precedenza era un soldato israeliano nel ruolo di colonnello presso l'IDF e ha origini dalla Libia.
È attualmente single
Breve biografia
Amir Menashe nasce il 7 ottobre 1988 aTel Aviv in Israele da una famiglia ebraica in Libia in cui i suoi nonni stavano rischiando di essere catturati dal regime di Mussolini per essere spediti e uccisi dalla Germania nazista ma questo non accade perché si erano interessati al sionismo e riusciti a fuggire in Palestina britannica e partecipavano all'organizzazione terroristica Irgun, suoi genitori invece vissero in Israele e presero parte dell'IDF come militari per un breve periodo per poi scegliere il loro lavoro che piaceva tuttavia furono sempre discriminati dagli ebrei bianchi che li chiamavano "arabi" a causa del fatto che assomigliavano agli arabi fisicamente.
Amir subisce il bullismo nella sua infanzia perché non assomigliava agli ebrei bianchi askhenazi e si diploma nell'università di Tel Aviv nell'economia e si unisce nell'IDF (Israel Defense Force) come militare all'età di 18 anni e gli fu insegnato anche l'arabo avendo somiglianza fisica agli arabi.
Nel 2013, Amir si trasferisce nella città Kafr Qasim dove abita anche una piccola popolazione araba e ottiene il ruolo di colonnello.
Nel 2023, Amir fu mandato al confine per sorvegliare se arrivano pericoli di Hamas e accettò un alleanza con il neo fascista Felix Foster ma continuò a trattare quest'ultimo con diffidenza sia perché assomiglia fisicamente colui che aveva tentato di rapire e uccidere suoi nonni quindi non sarà mai affidabile per gli ebrei libici riguardo la protezione perché sa che non lo farà e sia perché supporta un partito che non gli piace per niente ed è razzista come il Likud.
Amir continuò ad avere un pessimo rapporto con il suo collega Jacopo Levi essendo un razzista di pelle bianca che continua ad offenderlo e discriminarlo per il suo colore della pelle e perché sembra un arabo.
Il 5 marzo, Amir termina il suo servizio militare presso l'IDF e inizia a lavorare come poliziotto presso Israel Border Police, nello stesso giorno fece un accordo con il suo alleato Felix Foster per questioni di sicurezza e se nota terroristi palestinesi attraversare la Libia.
Il 13 marzo, Amir si allea con l'ex dittatore Adolf Hitler ma solo su questioni di sicurezza e antiterrorismo.
Personalità:
Essere Bilancia ascendente Pesci significa avere predilezione per il lusso e le belle cose della vita. Dolce e gentile fino all'estremo, è incapace a dire di no. Il difetto maggiore, a parte la tendenza a eccedere nel mangiare e bere, sono le sue incertezze che lo rendono titubante nel prendere le proprie decisioni. Tra tutti i Bilancia, è molto probabilmente il più indeciso, e quando si trova di fronte a un bivio, oscilla come una foglia al vento. A volte capita che gli altri devono prendere una decisione al posto suo prima che sia troppo tardi.
Sentimentalmente, l'amore e l'empatia sono essenziali per le persone che presentano questo tema astrologico alla nascita, per cui sembrano sbocciare una volta che hanno incontrato la loro anima gemella. Per paura di rimanere soli tendono a fare amicizia alquanto velocemente, ma a volte con le persone sbagliate.
Informazioni:
Luogo di nascita: Tel Aviv,Israele
Luogo di residenza: Kafr Qasim,Israele
Data di nascita: 7 ottobre 1988
Nazionalità: Israeliano
Etnia: Libico indigeno
Professione attuale: Poliziotto presso Israel Border Police
Professione in precedenza: Colonnello presso Israel Defense Force
Segno zodiacale: Bilancia
Partito politico che vota: The Joint List
Religione: Ebreo ortodosso
Lingue: Ebraico e arabo
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Parenti:
Omar Menashe (nonno,deceduto)
Rachele El-Baz (nonna,deceduta)
Yusufu Menashe (padre)
Zubayda Amar (madre)
Prestavolto:
Barel Shmueli
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Spoiler news: mentre il presidente James Sawyer è impegnato ignorando la minaccia nucleare dell'Iran proveniente da Abu Qasim Muhammad e Akram Reza che supportano il loro alleato di Hamas, Omar Bakri nel frattempo ci sono alte possibilità che il candidato alla presidenza Richard Stuard non rischierà per ora nessun arresto per aver rubato documenti classificati perché ha ancora l'immunità tuttavia potrebbe cercare un modo per fare un affare nascosto con il criminale di guerra nazista Adolf Hitler ma non spoilero di cosa si tratta ma non è certamente il primo a fare un patto: ci sono stati nella vita reale Otto Von Bolschwing e Otto Skorzeny, entrambi ex nazisti, il primo collaborò con la CIA mentre il secondo temporaneamente con il Mossad quindi nella trama inventata ci sarà qualcosa di simile dal momento che in precedenza Richard Stuard aveva aiutato Felix Foster che per ora per fortuna non farà altri danni perché sotto restrizioni e non potrà fare le stesse cose di prima.
Richard Stuard tuttavia è individuo che non supporta la Russia quindi potrebbe minacciare.
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Nelle ore in cui le diplomazie stanno ancora limando i termini per l’accordo di cessate il fuoco a Gaza, a quasi un anno e mezzo dal pogrom del 7 ottobre del 2023, permangono lo sgomento, la rabbia e quel po’ di rassegnazione che molte persone provano davanti all’odio che avvolge Israele.
Un odio che in questo anno e mezzo si è talmente sedimentato che, ancora oggi, c’è chi continua a cancellare dolosamente l’unico vero motivo scatenante di questa guerra: la carneficina compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023. Ancora oggi c’è chi non si scandalizza della necessità d’Israele di sottostare ad uno scambio tra pochi ostaggi da una parte e molti terroristi dall’altra.
Ancora oggi si ha la netta sensazione che l’odio per Israele sovrasti di gran lunga l’amore per i palestinesi e la loro causa.
Comprendiamo senza difficoltà lo sdegno che molti provano davanti al modo in cui il solito mediocre e troppo spesso tifoso circuito mediatico ha raccontato il conflitto israelo-palestinese e la guerra di Gaza.
La bestemmia del “genocidio” che banalizza la morte di 6 milioni di ebrei uccisi dal nazismo. La mancanza totale di filtri sulle bugie confezionate ad arte dall’Ufficio stampa di Hamas. Le carestie inesistenti. La contabilità dei morti a Gaza che ancora oggi è appannaggio esclusivo di Hamas ma che è divenuta, grazie ai media, una “verità ufficiale”. Per non dire delle accuse di colonialismo, apartheid e altre idiozie.
E però non c’è da stupirsi se è vero che è stata la stessa leadership di Hamas a certificare la volontà deliberata di riattizzare il diffuso pregiudizio antiebraico presso l’opinione pubblica internazionale. “Gli israeliani sono esattamente lì dove li volevamo” ha detto Yahya Sinwar in una conversazione telefonica intercettata, quando ancora si nascondeva in uno dei tunnel di Gaza usando i suoi concittadini come scudi umani. Un obiettivo che, come si è potuto vedere, Hamas ha brillantemente conseguito.
Se lo aspettava Sinwar, ce lo dovevamo aspettare anche noi. Perché è almeno mezzo secolo che le risposte d’Israele al terrorismo palestinese sono state definite “sproporzionate”. E d’altronde, se l’esistenza stessa d’Israele nasce da un abuso, ogni azione che contrasta quell’abuso è legittima. E ogni reazione israeliana, illegittima e sproporzionata.
Ora, ci sarebbe da chiedersi, da cosa dipende questo giudizio così severo nei confronti d’Israele? Perché questo accanimento? Perché i numerosi regimi criminali e liberticidi che infestano il pianeta non riescono a catalizzare lo sdegno e la rabbia che suscita Israele? Perché non l’Iran? O la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Corea del Nord, l’Eritrea? Cosa rende così speciale la causa del popolo palestinese? Perché ad Hamas si concede una giustificazione storica e morale quando uccide a sangue freddo dei bambini? Lo ha fatto, ad esempio, l’ineffabile segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres quando disse che il 7 ottobre “veniva da lontano”.
Eppure, anche gli angloamericani che bombardarono a tappeto le città della Germania nazista vennero biasimati. Anche gli stupri dei soldati russi ai danni delle donne tedesche vennero esecrati. Perché anche una causa giusta, come la sconfitta del nazifascismo, può essere perseguita con modalità moralmente censurabili. Ma per i palestinesi questa censura morale non scatta mai. Tutto è legittimo per loro quanto tutto è illegittimo e sproporzionato per gli israeliani. Perché?
La risposta è che Israele è divenuto l’ennesimo capitolo nella lunga storia di accuse infamanti e pretestuose rivolte agli ebrei da almeno due millenni.
Non è la causa palestinese ad essere “speciale” ma la nascita d’Israele a suscitare scandalo.
L’odio ed il pregiudizio per gli ebrei scorrono come un fiume carsico nella bimillenaria storia della diaspora ebraica. L’antisemitismo è riuscito a mettere d’accordo il nazifascismo con il bolscevismo, i cristiani con l’Islam, i protestanti con i cattolici. Persecuzione, Ghetti, pogrom fino al tentativo di sterminio finale della Shoah: questa è la storia della diaspora ebraica.
L’antisemitismo non è nato con la guerra di Gaza come molti antisemiti in servizio permanente ed effettivo tentano ridicolmente di insinuare. E, sappiano questi odiatori, che in ogni epoca gli antisemiti di turno hanno attribuito agli stessi ebrei la colpa delle loro sofferenze. Sono trucchetti dialettici che conosciamo troppo bene per non avvertire il lezzo dell’odio antisemita.
Ciò spiega come la tardiva ed ipocrita pietà per i sei milioni di ebrei sterminati si è subito dissolta nell’indignazione per lo “scandalo d’Israele”. Parafrasando Primo Levi, la “Tregua” concessa agli ebrei è durata solo qualche anno.
Perché agli ebrei è concesso solo di morire nudi ed inermi. Ma prosperare e lottare per la propria esistenza? Mai e poi mai.
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A inizio ottobre le commemorazioni dei massacri del 2023 portano il cancelliere Olaf Scholz a ricordare “le vittime ammazzate, violentate, umiliate da Hamas, e i palestinesi morti a Gaza". La ministra degli Esteri Annalena Baerbock lo supera e, di fronte alle continue stragi di civili nella Striscia, afferma che “se i terroristi ne abusano, i ricoveri per civili perdono il loro status protetto”. Quando la vicepresidente del Bundestag Aydan Özoğuz (di origini turche) osa mettere un like su un post di Jewish Voice for Peace che condanna l'ennesimo rogo causato da una bomba israeliana, viene paragonata al gerarca nazista Hermann Göring e invitata a dimettersi per l'apprezzamento antisemita al post antisemita dell'associazione ebraica. Sì, nel corso di quest'anno così tragicamente sottosopra è successo anche che politici tedeschi abbiano dato dell'antisemita ad attivisti ebrei: il punto è la Staatsräson, Israele. Non si discute, e chi la discute è un bersaglio.
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