#giustizia e morale.
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La Legge Sono Io di Luca Mondelli. Un thriller di vendetta, giustizia e segreti oscuri. Recensione di Alessandria today
In un mondo dove la giustizia è diventata un concetto ambiguo, Ray Evans, un poliziotto dal passato tormentato, si trova a percorrere un sentiero oscuro che lo condurrà oltre ogni limite.
Sinossi In un mondo dove la giustizia è diventata un concetto ambiguo, Ray Evans, un poliziotto dal passato tormentato, si trova a percorrere un sentiero oscuro che lo condurrà oltre ogni limite. La tragica morte di Alicia, l’amore della sua vita, trasforma Ray in un uomo guidato esclusivamente dal desiderio di vendetta. Da difensore della legge a giustiziere implacabile, il suo viaggio lo porta…
#. romanzi da leggere#Alessandria today#Alicia#atmosfere oscure#Colpi di scena#conflitti morali#dolore e perdita#finale sorprendente#giallo moderno#Giustizia#giustizia e morale.#giustiziere#Google News#introspezione#introspezione psicologica#italianewsmedia.com#La Legge sono Io#lettura coinvolgente#Libri 2024#libri imperdibili#libri Kindle#Luca Mondelli#narrativa contemporanea#narrativa di azione#narrativa di giustizia#narrativa italiana#Narrativa sociale#narrazione avvincente#Pier Carlo Lava#poliziotto tormentato
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Arcane 2: un doloroso saluto per un'attesa ripagata
Che si conosca League of Legends oppure no, vi sfido a trovare qualcuno che non sia stato assolutamente conquistato da Arcane, la serie animata di Netflix nata da una collaborazione tra Riot Games e lo Studio Fortiche. Un sodalizio che ha dato vita a qualcosa di così stupefacente tanto che l'attesa per questa seconda stagione è stata una delle più sentite nel panorama seriale. La storia di Jinx/Powder e Vi, due sorelle estremamente diverse, anime smarrite in un mondo in lotta è stata tratteggiata con così tanta maestria nella stagione 1 che la sorpresa è divenuta ben presto affezione per un titolo animato maturo e avvincente.
Vi e Jinx mentre combattono
Il background, ripreso dal videogioco, viene quindi esplorato a partire da una piccola porzione del regno di Runeterra, ovvero la ricca città di Piltover, contrapposta alla miseria di Zaun, luogo di reietti dove sopravvivere ed emergere un'impresa praticamente impossibile. Le protagoniste vengono da lì: figlie di degrado e sofferenza esistenziale scelgono strade opposte. Se Vi sembra mantenere una propria morale, Powder, divenuta Jinx dopo essersi unita all'ambiguo Silco, sembra in qualche modo abbandonarla completamente incarnando i poli opposti di ragione, l'una, e impulsività, l'altra. La seconda stagione disponibile su Netflix per un totale di 9 episodi che dovrebbero concludere completamente l'arco narrativo.
Non ci sono buoni e cattivi in Arcane
Un'immagine di Jinx
In totale continuity con la precedente, Arcane 2 riparte, esattamente dagli avvenimenti dello scioccante nono episodio. Jinx, dopo aver usato un lanciarazzi caricato ad Hextech, lascia solo distruzione e morte nella sede della consulta. Il consiglio è decimato e Caitlyn, dopo la morte di sua madre, è determinata a catturare la folle assassina. Fare giustizia uccidendo la responsabile principale dell'attacco è diventato per lei un chiodo fisso, un'ossessione alimentata da rabbia, dolore e frustrazione, sentimenti che inizialmente condividerà con Vi, che comunque rimarrà più ragionevole, cercando, invano, di far ragionare colei che ama, conscia del fatto che ormai sua sorella Powder non ci sia più, scalzata dalla criminale Jinx.
Una scena della seconda stagione di Arcane
Questi avvenimenti e il crescente attrito tra Piltover e Zaun porteranno i due territori ad una guerra civile sanguinosa e spietata, uno scontro che, a causa dell'eccessivo uso dell'Hextech, sta minando l'Arcane fin dalle sue fondamenta, portando a preoccupanti anomalie sempre più frequenti.
Una serie mai banale
Caitlyn in una scena
Quindi eccoci di nuovo a Runeterra per un ritorno in grande stile, un ritorno che ci mostra cosa succede quando il mondo va a rotoli, quando tutto sembra perduto, quando ogni ordine viene sovvertito e non sappiamo più veramente chi siano i buoni e chi i cattivi, ammesso che di buoni ce ne siano mai stati. Questa seconda stagione fa leva proprio su questo, sull'assenza di scelte morali, sulle miserie dell'animo umano, sul concetto di vendetta come risultante di dolore immenso e rabbia.
Violet combatte nella seconda stagione
La seconda stagione di Arcane entra nel vivo dal terzo episodio, proseguendo a briglia sciolta in una serie di eventi concatenati, incastrati tra loro al millimetro come pezzi di un puzzle da ricostruire, tutto frutto di un'eccellente scrittura che, nonostante l'ottimo livello tecnico, si conferma la vera forza di questa serie. La narrazione, che procede attraverso sviluppi per nulla banali e straordinariamente profondi, per quanto intricata è un crescendo di scelte azzeccate, adrenalina, dramma e tematiche sociali esposte in un racconto coinvolgente, emotivo e intelligente, un crescendo per il quale sarà doloroso assistere ad una fine.
L'ottimo lavoro dello studio Fortiche
Un'immagine di Arcane 2
A questo punto non si può che elogiare la serie anche dal punto di vista tecnico. Ci ho riflettuto molto, non volevo che l'entusiasmo falsasse in qualche modo il giudizio ma, con convinzione, non posso far altro che apprezzare il lavoro dello studio Fortiche che anche in questa seconda stagione ha saputo superare diversi limiti con intelligenza e creatività.
Un primo piano di Vi
Si assiste, quindi, ad una maggiore attenzione nelle espressioni e nella mimica facciale dei personaggi e ad una collezione di scene che sembrano uscire con prepotenza dalle tavole di un fumetto, immagini con le quali Arcane sembra voler abbracciare con ancora più convinzione la cultura pop che ne ha generato il fenomeno.
Un'immagine di Arcane
Interessante anche il maggior utilizzo di stili di animazioni differenti che, uniti al design principale, rendono l'intero prodotto maggiormente vario e comunicativo. A quanto pare la storia di Vi e Powder si concluderà con questi ultimi nove episodi e ciò che più rimane difficile digerire è proprio il dover salutare questa serie che nel corso degli ultimi anni è stata in grado di settare nuovi standard nel mondo dell'animazione.
Conclusioni
Torna Arcane, la serie animata di Netflix nata da una collaborazione tra Riot Games e lo Studio Fortiche, un sodalizio che ha dato vita a qualcosa di così stupefacente che l’attesa per questa seconda stagione è stata una delle più sentite nel panorama seriale. Stagione che dal terzo episodio in poi corre e intreccia storyline avvincenti con maestria assoluta, riconfermando la scrittura come punto forte dell’intera serie. Lo studio Fortiche, però, anche dal punto di vista tecnico tenta passi avanti con una maggiore attenzione ai dettagli, in particolare alle espressioni dei personaggi, e con immagini che sembrano uscire dalle tavole di un fumetto, abbracciando con ancora più convinzione quella cultura pop che ha contribuito a rendere questo titolo così atteso e apprezzato.
👍🏻
La scrittura, complessa e impeccabile.
Lo stile delle animazioni che ambia in base alle necessità narrative.
Una maggiore attenzione alle espressioni dei personaggi.
Alcune scene che richiamano l’estetica del fumetto.
👎🏻
Ci ho provato ma non ho trovato nulla che non mi piacesse in qusta stagione. Se voi ne avete trovati fatemi sapere.
#arcane#arcane season 2#arcane season two#arcane season finale#league of leguends#arcane league of legends#vi#vi arcane#jinx#jinx arcane#caitlyn kiramman#caitlyn arcane#caitlyn#arcane ambessa#viktor arcane#netflix series#netflix#netflix italia
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21/12 Giornata Nazionale di Boicottaggio Carrefour
Riporto quanto scritto da BDS Italia:
Il 21 dicembre, BDS italia lancia una giornata di mobilitazione nazionale contro le complicità di Carrefour con il genocidio in corso a Gaza e con il sistema israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid.
Mobilitiamoci per organizzare iniziative davanti ai punti vendita Carrefour in tutte le città!
Carrefour ha stipulato un accordo con Electra Consumer Products e Yenot Bitan. Queste aziende sono coinvolte attivamente nella colonizzazione illegale israeliana. E’ dimostrato che Carrefour ha almeno una filiale aperta a Modi'in-Maccabim-Re'ut, una colonia illegale israeliana.
A maggio 2023 il Gruppo Carrefour ha annunciato una serie di partnership con sei start-up israeliane che si occupano, tra le altre cose, di dati, intelligenza artificiale e cybersecurity. Come se non bastasse, il Gruppo Carrefour e le sue filiali locali sostengono apertamente l'esercito di occupazione israeliano nel genocidio che si sta svolgendo a Gaza, fornendo gratuitamente migliaia di razioni alimentari.
Dinnanzi al genocidio in corso, di fronte alle continue violazioni del diritto internazionale portate avanti da Israele a Gaza, in Cisgiordania, Libano, Siria e non solo, davanti ai crimini denunciati da organizzazioni e organismi internazionali come Amnesty International e molti altri, il boicottaggio di società complici è uno dei principali strumenti di azione concreta per supportare il popolo palestinese ei suoi diritti.
A luglio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha stabilito che l'intera occupazione militare e la presenza stessa di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est è illegale e che qualsiasi sostegno o riconoscimento è proibito.
Oggi porre fine ad ogni complicità statale, aziendale e istituzionale è più urgente che mai. La nostra è una chiamata all'azione. L'obiettivo di questa campagna, lanciata da BDS, è di costringere Carrefour a:
Terminare l'accordo di franchising con Electra Consumer Products e Yenot Bitant.
Interrompere la partnership con le start-up israeliane insieme ad ogni complicità nei crimini in atto in Cisgiordania e nel genocidio a Gaza.
Fermare tutte le vendite di prodotti provenienti da insediamenti israeliani illegali nelle migliaia di supermercati e minimarket che gestisce in tutto il mondo.
Sappiamo che è un dovere legale delle aziende porre fine alle complicità. Crediamo che sia dovere morale di ogni individuo far in modo che le risoluzioni approvate dall'ONU e dalla Corte Internazionale di Giustizia vengano applicate. Siamo consapevoli di poter esercitare collettivamente una pressione maggiore se uniamo le forze verso specifici obiettivi comuni. Per questo chiediamo a tutte le persone solidali che hanno a cuore i diritti umani e il diritto interazionale di unirsi a noi nell’organizzare azioni di sensibilizzazione e di protesta, il 21 dicembre davanti ai punti vendita Carrefour.
Sul sito di BDS Italia potete trovare materiale utile a portare avanti la campagna. Seguiteci sui nostri social media per aggiornamenti sulle iniziative che saranno organizzate nelle varie città. Informateci su eventuali azioni che pensate di organizzare scrivendo a [email protected]
Ribadiamo che l'obiettivo di BDS non è far chiudere Carrefour ne far perdere il lavoro ai suoi dipendenti. Pertanto chiediamo ai sindacati, alle lavoratrici e ai lavoratori di unirsi a noi nel chiedere con forza che tali complicità cessino, condizione unica che fermerà il boicottaggio in atto. Il boicottaggio va a segno e non si fermerà fino alla cessazione di ogni complicità.
#palestina#palestina libera#free palestine#bds italia#italia#boicottaggio#palestine#i due link sulla filiale non funzionano a me non so perché#comunque se avete lo stesso problema e volete sapere potete googlare#anyway partecipate e condividete
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Diamo al mondo lezioni di morale, lezioni di giustizia, lezioni di libertà. Ciò che noi e i nostri alleati facciamo, non sono mai atrocità. Ma appena un regime diventa nostro avversario, l'atrocità spunta in lui come le ortiche in un giardino.
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Fin da quando ero giovane non ho tollerato che la democrazia fosse lo strumento attraverso il quale le questioni pubbliche le decidesse un altro: l’odiato vicino di casa, qualche altro nemico, certe mie conoscenze veramente incapaci di intendere e di volere. Più tardi ho capito che il demos era del tutto inabile a produrre una volontà generale assieme al bene comune. Il popolo riusciva egregiamente a fare gli interessi del padrone, appassionandosi alle zuffe tra bande rivali che in nulla contribuivano al proprio benessere. Fu allora che per combattere lo scoramento mi piegai all’idea di una patente di cittadinanza, a una svolta aristocratica dell’elettorato, in attesa che tutti avessero la maggiore età culturale e intellettuale per scegliere la classe dirigente. Beninteso, questo non doveva essere un mero scontro tra ceti colti e ceti ignoranti, ma un vaglio di maturità politica resasi ormai indispensabile al cospetto della decadenza sociale, economica e morale, a cui le classi dirigenti elette avevano condannato il paese, l’Europa, l’intero Occidente.
C’è stato anche un momento della storia recente in cui, nell’affanno generale, qualcuno ha detto che l’onestà sarebbe andata di moda. E per qualche anno si è allestita un’incredibile attesa per cose portentose. Ma è durata poco. Il mondo conservatore, cioè quello degli ottusi (coloro che hanno tirato i remi in barca o che credono di averlo fatto) ha sempre temuto i cambiamenti e la furia degli onesti che metteva in pericolo le sue sicurezze. Il mondo liberista (che io chiamo anche reazionario) cioè quello dei collusi e degli ignoranti, in perenne ricerca di vantaggi sui concorrenti di classe, ha odiato gli incorruttibili che sparigliavano loro il gioco. Ma passati che furono gli anni dell’avanzata onestista tra lo stupore attonito dei partiti nemici, si è cominciato a vedere più chiaro. Il popolo non vuole essere onesto. Considera la menzogna, contro cui combattono da secoli la filosofia e la buona politica, come il miglior prodotto dell’intelligenza. Le virtù giudicate negative da una morale egualitaria sono le più ambite dai ceti emergenti, e i programmi di giustizia livellatrice altrettanto ripudiati dalle misere periferie come dagli agiati centri cittadini. Ma ci rendiamo conto che una tassa sui ricchi patrimoni verrebbe accettata da meno del 70% degli italiani, pur interessando solo il 5% della popolazione? Perché? Ma perché tanta parte dei nostri concittadini aspirano a possedere un capitale pari a quello dei neotassati, perché tanti servi ambiscono a diventare padroni. Anche se, per tanti (per troppi), la loro ambizione è la stessa dei propri genitori, e sarà la stessa dei loro figli, senza compiersi mai. Però, sarà servita a mantenere in vita questa galera, a opprimere quei pochi che avrebbero voluto liberarsene per sempre.
Giuseppe di Maio
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THE OLD OAK
Per il suo ultimo film (almeno secondo le stesse recenti dichiarazioni del grande regista britannico), Ken Loach ha scelto di girare un film “in purezza”, come si direbbe per il vitigno di un un vino. “The Old Oak” infatti contiene tutti i temi cari a Loach, più uno: il proletariato e il sottoproletariato urbani post-industriali, la disoccupazione, la miniera, l’alcolismo, la povertà materiale e spirituale, ai quali qui aggiunge il tema capitale dei nostri tribolati giorni, l’immigrazione. The Old Oak è il vecchio e malandato pub di Durham, paesino del nord-est dell’Inghilterra, dove la chiusura delle miniere, oltre ad essere stata una tragedia epocale per l’economia del villaggio, era altresì stato un formidabile collante per la solidarietà e le lotte sindacali dei lavoratori. La “colliery”, ovvero la miniera di carbone, è stata per anni una costante nel panorama delle lotte sindacali dei lavoratori di quella parte del paese e, attorno ad esse, sono nate forme del tutto particolari di mutuo soccorso per il sostegno tra lavoratori, insieme anche iniziative ricreative e sociali che spesso ruotavano attorno al pub del luogo. TJ Ballanthyne è il proprietario di “The Old Oak” (la vecchia quercia), luogo che tiene insieme vecchi compagni di lavoro in miniera, ormai quasi derelitti e impoveriti dalle miserabili pensioni, che si ritrovano alla sera e nei giorni di festa per una pinta di birra come s’usa da quelle parti. A rompere quel delicato equilibrio è l’arrivo di poveri ancora più poveri di loro, in questo caso un nutrito gruppo di famiglie di migranti che fuggono dalla guerra in Siria. Tj Ballanthyne e un piccolo gruppo di frequentatori del pub decidono di mettere in piedi una sorta di mensa dei poveri per i nuovi arrivati, suscitando la protesta degli storici frequentatori che, benché anch’essi figli di un proletariato misero, sembrano ostili alle nuove povertà oltre ad essere, perché no, anche un po’ razzisti.
Il film di Loach, nella sua essenziale semplicità, è tutto qui e non è una pellicola per tutti,e non lo è, non solo per i motivi che si potrebbero pensare. Non lo è perché vedere un suo film è sempre un po’ come partecipare ad un rito purificatorio: ci si sottopone ad esso per ricordare a noi stessi che la Storia che stiamo vivendo è questa, o meglio che ancora oggi molti vivono in prima persona questa Storia, fatta di sussistenza, di squallide periferie e di miseria. Loach, nella sua sempre scarna narrazione filmica, supportata dalle eccellenti sceneggiature di Paul Laverty, punta questa volta il suo sguardo sull’assurdo conflitto tra due povertà, quella degli ex-minatori e quella dei migranti. Se c’è stata una strategia vincente nella destra in Europa e nel mondo occidentale, e quindi anche in Italia, è proprio stata quella di far pensare alle classi meno abbienti che il nemico sociale fosse quello più povero di loro. Gli ex minatori inglesi, come i proletari italiani, guardano ai migranti con diffidenza, se non proprio con odio. Quello è il loro “nemico”, non certo il grande capitalista, il facoltoso commerciante, il professionista affermato o l’evasore fiscale (figure che spesso coincidono). Se in un certo senso è normale che ciò accada, poiché fasce deboli della popolazione indigena e migranti si trovano nelle città a convivere negli stessi quartieri, la cosiddetta “coscienza di classe”, grande invenzione marxiana, attende solo di essere recuperata alla sua funzione, per far, finalmente, deflagrare un sano conflitto sociale, unica barriera possibile allo strapotere del liberismo delle destre. Un manifesto politico più che un film? Sì, bisogna ammettere che Ken Loach è un regista fieramente politico, forse l’ultimo rimasto, che parrebbe aver girato sempre lo stesso film, come monito della perenne ingiustizia sociale che avvelena (e ha sempre avvelenato) la nostra Storia. Forse sarà il suo ultimo film e quindi ne rimpiangeremo per sempre la dirittura morale e la sua sete di giustizia, ma anche la sua ineguagliabile poesia cinematografica. E come il “macchinista ferroviere” di Francesco Guccini sulla locomotiva, ci piace pensarlo ancora dietro la sua macchina da presa “lanciata bomba contro l’ingiustizia”.
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#liberopensiero
Ieri 3 politichini-ini-ini di provincia, humus da dove poi cresceranno i politici di Roma Ladrona sono entrati nella mia Cantinetta. Sentirli parlare mi ha rivoltato lo stomaco. I loro discorsi da rapaci, farciti di personalismi e paraculismo, conti e conteggi su ipotetici voti, favori e accidia, pensieri fondati sull'inganno che poggiano la vita politica e civile sulle basi del loro IO fingendo una purezza che non hanno, mi hanno fatto riflettere sul reale sogno del cittadino .
Vi spiego perché sempre più persone aspettano l 'asteroide o l'apocalisse zombie
#filosofiaspicciola ma pur sempre #filosofia.
L'assetto mondiale che viviamo, "l'odiernità" con il dominio del mercato, della corruzione politica e morale, come questa gentucola senza istruzione che ciarlava oggi nel mio locale, la sempre presente decadenza sono davvero definitivi e irreversibili? Formuliamo la riflessione inversa: chi si azzarderebbe a mettere in discussione questo assetto disgustoso? Fino al secolo scorso pensavamo che la filosofia si risolvesse nella prassi, il pensiero ripiegasse nell'ideologia, che la giustizia potesse sfociare nell'utopia rivoluzionaria di rovesciare questo mondo marcio. Ora scontiamo all'opposto l'anestesia totale delle passioni e la lobotomia del pensiero unico imposto per assuefazione. La sola evenienza che potrà modificare la nostra vita presente è la catastrofe : gli alieni, l'attacco globale dei barbari, la guerra mondiale, le pandemie contagiose, gli zombie; in altre parole il Crollo del Sistema. L'idea che ci possa essere una modifica non drammatica ma positiva è fuori dagli schemi poiché la Storia è fuori servizio, vige l'appiattimento dell uomo per questo si spera nell'Apocalisse. Se la civiltà è un uomo in grande (macroantrophos) a questa civiltà è venuto meno il testosterone.
#robertonicolettiballatibonaffini
#politicaitaliana
#squallore
#apocalisse
#finedelmondo
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In Finlandia la scuola inizia quando il bambino ha compiuto i 7 anni di età. È considerato il sistema scolastico migliore al mondo.Le lezioni hanno la durata di 60 minuti di cui 45 +15 di pausa. Dal lunedì al giovedì 8 ore al giorno, il venerdì fino alle 13 e sabato libero. In Finlandia, l'istruzione scolastica è assolutamente gratuita. I genitori non pagano un centesimo per niente. È tutto a spesa dello stato. Ogni bambino riceve dallo stato un tablet gratis,e tutti i libri di testo sono apposti sul tablet in modo che i ragazzi non debbano portare zaini pesanti. Il cibo scolastico è gratis, vario e pulito ed ogni studente può ottenere ciò che vuole e quanto vuole. Ogni investimento nell'istruzione di un paese è un investimento nel suo futuro. Questo è l' investimento più importante. La nazione istruita è il motore sia dell'economia che della sanità e della giustizia.
Enzo Dolphinba
p.s. mio: p.s. la Finlandia è una delle nazioni con le tasse più alte ma tutti le pagano avendo in cambio servizi sociali d'eccellenza. Evidentemente la distanza geografica dal nostro paese è uguale a quella morale
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19 07 23
Corte d’Appello di Caltanissetta, sentenza sul depistaggio del 12 luglio 2022: «il più grande depistaggio della storia d’Italia», «partecipazione morale e materiale di altri soggetti (diversi da Cosa nostra)». E c’erano anche «gruppi di potere interessati all’eliminazione» del magistrato». «Tra amnesia generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni (...) e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative»
Salvatore Borsellino: «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli, ho promesso che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace». «Le sue esternazioni (Min.Nordio), al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata. E se avrò modo di incontrare il premier Meloni - aggiunge - le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati. Io da Giorgia Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o lo faccia uscire dal governo come si merita». «Questa volta non ci saranno problemi: sarò io ad accogliere i giovani del corteo delle associazioni e insieme entreremo in via D’Amelio. Forse all’albero Falcone è mancato questo».«L’antimafia non si è spaccata oggi, le varie organizzazioni non hanno lavorato all’unisono anche perché si occupano di cose diverse. Libera di beni confiscati, le Agende rosse di giustizia e verità. Purtroppo quello che mi ha addolorato in questo ultimo anniversario è chi ha trovato la maniera di attaccare i movimento delle Agende rosse, predicando che non ci siano divisioni»
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Injustice: il film animato per adulti che scuote le regole della giustizia
Ciao a tutti, appassionati di Batman e del mondo DC! Oggi parliamo di un film che ha scosso le fondamenta del nostro universo preferito: Injustice. Questo film animato del 2021, prodotto da Warner Bros. Animation, è un vero pugno nello stomaco, adatto a un pubblico adulto e non certo per i deboli di cuore. Si tratta di una storia con una morale, ma anche di una storia di desolazione. Continue…
#Batman#Bruce Wayne#Catwoman#cavaliere oscuro#dc comics#injustice#joker#justice league#Superman#Terra 22#warner bros#Wonder Woman
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MUNICH, di Steven Spielberg con Daniel Craig, 2005.
Il prologo: «Nel 1972 il mondo è testimone dell'assassinio di 11 atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco, questa è la storia di quanto accadde dopo».
Racconta l'operazione "Ira di Dio": eliminare fisicamente - nelle principali città d'Europa e del Vicino Oriente - 11 esponenti del terrorismo palestinese implicati nell'attentato come esecutori, organizzatori e mandanti. Trovandosi contro anche la Cia e il Kgb. Fatti realmente avvenuti, ovviamente resi come si può (da Spielberg ...).
Uno dei miei film preferiti.
Per nulla trionfalistico né tantomeno chiagnone vittimista propagandistico, il sentiment prevalente nella squadra del Mossad incaricata è quello dei becchini: a ogni "successo", nessun evvai o dammi cinque all'americana; il comandante in particolare vive il peso morale devastante del portatore di morte, anche dei suoi, oltre all'ambiguità del giustiziere che non può sapere davvero chi stia eliminando.
Se Spielberg fosse cristiano, da uomo di cultura riconoscerebbe l'approccio di Bernardo di Chiaravalle, teorico della regola dell'ordine monastico guerriero dei Templari: punire il Male e difendere i deboli non è omicidio, lo chiama "malicidio" ma è un pur sempre costoso sacrificio di cui si porta il peso morale.
Il finale del film, con le Torri Gemelle ai tempi in piedi sullo sfondo, par suggerire l'inutilità di tutto: morto un papa ne fanno un altro ...
Al che sovviene la fine di "The Untouchables", quando all'obiezione che, eliminato Al Capone, la Mafia andrà avanti con nuovi capi e nulla cambierà, come faremo, Kevin Costner risponde: "LI ANDREMO A PRENDERE. UNO ALLA VOLTA". Altrimenti Hitler sarebbe ancora là.
Che altro vuoi fare, eradicare il male? Edificare il paradiso in terra? Viviamo in mondo di dinamiche costanti, per fortuna nulla è eterno; si fa la giustizia che si può e lapacenelmondo la lasciamo ai desideri delle miss.
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La Disciplina di Penelope di Gianrico Carofiglio: Un Giallo Avvincente con una Protagonista Indimenticabile. Recensione di Alessandria today
Gianrico Carofiglio dà voce a un’avvocatessa disillusa che torna in azione in un caso pieno di mistero e complessità morale.
Gianrico Carofiglio dà voce a un’avvocatessa disillusa che torna in azione in un caso pieno di mistero e complessità morale. Recensione La Disciplina di Penelope, scritto e letto da Gianrico Carofiglio in formato audiolibro, è un giallo avvincente che porta il lettore (o ascoltatore) nel mondo interiore e professionale di Penelope Spada, una ex Pubblico Ministero caduta in disgrazia. Con la sua…
#analisi psicologica#audiolibro#Carofiglio narrazione#Carofiglio stile narrativo#Carofiglio voce#etica e giustizia#ex pubblico ministero#Giallo Italiano#giallo psicologico#Gianrico Carofiglio#Gianrico Carofiglio audiolibro#Gianrico Carofiglio biografia#giustizia e morale.#indagine omicidio#Intrighi e Misteri#introspezione#investigazione#La Disciplina di Penelope#legal thriller#mistero#narrazione coinvolgente#Penelope Spada#Penelope Spada investigazione#personaggi complessi#protagonista femminile#romanzi italiani contemporanei#romanzo audio#Romanzo giallo#romanzo investigativo#storie di giustizia
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https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0NrsvH2wjzhjD4h87G47ytQb5ix1yD1L5FN2k75EVAfinDWouJ5BTpW8iD7SHzQYPl&id=100068807366162
NON C'È CORDOGLIO PER UN NEMICO DELLA NOSTRA GENTE
Sono diversi gli articoli che ci attaccano a causa della nostra scelta di non dimostrare cordoglio per la morte di Silvio Berlusconi.
Un cordoglio che, da destra a centro-sinistra, ha pervaso la comunicazione politica: "A Dio, Silvio" (Meloni); "Rispetto per quello che è stato un protagonista della storia del Nostro paese" (Schlein); "Un imprenditore e un politico che in ogni campo ha contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia" (Conte).
Noi invece vogliamo ricordare #Berlusconi per quello che è stato: un nemico della nostra gente.
Non sorprende che la destra, i fascisti, i mafiosi, i padroncini, i palazzinari e gli speculatori, gli evasori, i razzisti, gli ipocriti bigotti lo santifichino, tanto che il Governo Meloni, contro la prassi che prevede per gli ex premier i soli #funeralidistato, ne ha approfittato per chiamare arbitrariamente una giornata di #luttonazionale.
Berlusconi è stato il loro migliore rappresentante e insieme uno di loro. La sua storia imprenditoriale, ben prima di quella politica, è stata la storia di una commistione malsana tra potere politico, imprenditoriale e borghesia mafiosa.
Una storia che ha visto il Berlusconi rampante costruttore degli anni Settanta giocare sempre su due piani, ma con lo stesso scopo: sul piano pubblico, favorire l'ascesa di Bettino Craxi al potere e la trasformazione del PSI in un partito neoliberista e anticomunista; sul piano occulto, finanziare e sostenere quegli apparati dello stato ed ex fascisti, che erano dapprima stati sovvenzionati in funzione antisovietica dagli USA, e che si erano ri-organizzati nella cosiddetta "Loggia P2" per favorire un golpe soft in funzione anticomunista.
Entrambi quei piani rispondevano a uno scopo preciso: farla finita con il "lungo Sessantotto" italiano, ossia con quella stagione di lotte che aveva limitato il potere di speculatori e sfruttatori e consentito la modernizzazione del paese e lo sviluppo di diritti e potere per le classi popolari. E farla finita con l'immaginario, con la cultura politica e organizzativa e con la crescita elettorale comunista, che di quella stagione era stata protagonista e che veniva giustamente individuata dal Berlusconi della fine degli anni Settanta come un pericolo mortale per i suoi progetti speculativi.
Fu solo con l'inizio degli anni Novanta, però, che Berlusconi riuscì a catalizzare un ampio consenso intorno alla sua figura. Nel 1992 l'inchiesta di "Mani Pulite" dissolveva il sistema dei partiti al potere, PSI e DC in particolare, mentre la contemporanea auto-dissoluzione dell'Unione sovietica portava alla fine del PCI.
Lo spazio politico che si apriva era immenso.
La sua discesa in campo nel 1994 – preparata con largo anticipo con il tacito assenso della borghesia mafiosa e l'appoggio di settori consistenti degli apparati – ha così permesso a fascisti, leghisti, evasori e mafiosi di essere sdoganati, di diventare culturalmente e socialmente vincenti. Berlusconi al potere li ha fatti arricchire, a spese del pubblico e delle classi lavoratrici, ha fatto leggi su misura per loro, che gli permettevano di imbrogliare e di sfruttare i giovani, i migranti - ma gli ha anche offerto una rivalsa ideologica nel bullizzare quella parte d'Italia che per decenni aveva rappresentato, con tutti i limiti, i valori della solidarietà, della giustizia, dello studio e del sacrificio, della questione morale.
Erano gli anni dei condoni edilizi e dell'esplosione dell'evasione fiscale, delle leggi ad personam, dei tagli indiscriminati a scuola e sanità, della deregolamentazione del diritto del lavoro, dello sdoganamento dell’estrema destra, dei legami sempre più evidenti il suo partito e la mafia, della politica del malaffare. Gli anni del "mors tua vita mea" e del massacro del G8 di Genova.
Certo non a tutta la borghesia italiana quel modo di gestire le cose andava bene: quando nel 2011, in piena crisi del debito, il berlusconismo rischiava di mettere in pericolo la tenuta finanziaria del paese, sottomettendola agli interessi degli evasori e alle mancette elettorali del Cavaliere, la parte della borghesia italiana più internazionalizzata lo fece fuori, mettendo un tecnico come Monti alla presidenza del Consiglio e facendo di Berlusconi un improbabile martire anti-austerity. Si trattava però di un regolamento di conti interno alla borghesia italiana. Basti pensare che lo stesso Governo Berlusconi all'esplodere della crisi nel 2008 aveva tagliato ben 8 miliardi di euro a scuola e Università, scaricando su giovani e classi popolari i costi dell'austerity e la salvaguardia dei privilegi del suo blocco sociale.
Che oggi tutti i partiti dell'opposizione in Parlamento - dal PD che sull'antiberlusconismo ha campato, passando per i 5 Stelle che sono cresciuti sullo "psiconano" e i comizi di Grillo, per arrivare a Sinistra Italiana e Soumahoro che scrivono parole "umane" per ricordarlo - si subordinino alla celebrazione della destra, la dice lunga su quanto il progetto egemonico berlusconiano abbia avuto successo.
Guardate le dichiarazioni di Schlein, Conte, Fratoianni, guardate il PD che rimanda la sua riunione di Direzione: sono tutti dalla stessa parte, tutti d'accordo, tutti senza memoria. Una melassa buonista e ributtante, che parla di rispetto verso chi ha letteralmente determinato la morte di migliaia di persone nelle fabbriche, in mare, negli ospedali smantellati e regalati ai privati, l'emigrazione dal nostro paese di migliaia di giovani.
Noi non dimentichiamo la Bossi-Fini o la riforma Gelmini, non dimentichiamo i parlamentari comprati, gli accordi con la mafia, le parole verso Eluana Englaro "che poteva restare incinta", lo spregio del genere femminile, i legami con i cattolici più oscurantisti, l'uso della cosa pubblica come affare privato, la guerra in Iraq del 2003...
L'unico vero problema per noi è che Berlusconi e i suoi Governi hanno lasciato danni indelebili nel paese. Quello che Berlusconi ha avviato è ancora davanti a noi, è ancora al governo.
Ma certo non proviamo tristezza. Perché nulla ci unisce, nemmeno il cordoglio, come loro non lo hanno avuto per Carlo Giuliani, Stefano Cucchi, e tutti i "nostri" morti.
Siamo due mondi diversi. Teniamolo bene in testa.
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Quando arriva la magistratura, e quando arrivano i mandati di arresto, vuol dire che tutto quello che c’era PRIMA – prima dei carabinieri, prima dei titoli sui giornali, prima dello scandalo – non ha funzionato. Non hanno funzionato gli scrupoli personali e gli anticorpi sociali, e nessun amico, nessuna persona che ti vuole bene ha avuto il coraggio di dirti: “sono preoccupato per te. Attento, che così vai a sbattere”.
Non hanno funzionato quei momenti di dubbio, di riflessione, di esitazione che aiutano gli umani a non esagerare. Uso il verbo esagerare perché mi sembra quello che aiuta meglio a capire perché persone già benestanti, già in alto nella scala sociale, già gratificate da un ruolo importante, rischiano di perdere la faccia, la carriera e a volte anche la libertà, per un week-end a Montecarlo, uno dei posti più tristi del pianeta, o per farsi pagare un pranzo di nozze, o per una manciata di fiches del Casinò.
D’accordo, il potere non aiuta ad avere il senso del limite. Ti dà una certa ebbrezza. Ti senti dentro la piccola schiera di quelli che contano, e decidono anche il destino di quelli che non contano. Ma al potere corrispondono, o dovrebbero corrispondere, anche le responsabilità. Gli onori e gli oneri, si dice. Se no, non vale. Sei arrivato in cima, quasi tutti gli altri ti guardano dal basso, beh, cerca di essere all’altezza. Se sei un servitore dello Stato, a maggior ragione. Ma anche se sei un manager privato che maneggia montagne di quattrini, e hai la responsabilità del destino di migliaia di persone: sei il primo che dovrebbe dare l’esempio. E per farlo, spesso basta un no.
No grazie, i week-end posso pagarmeli di tasca mia.
No, grazie, se voglio andare al Casinò ci vado con i miei soldi.
No grazie, i voti non ho bisogno di comperarli, me li conquisto da solo.
O addirittura, ma forse è pura utopia: guardi, a Montecarlo ci vada lei, che si rischia di incontrare Briatore. È molto più elegante andare in Romagna in un albergo familiare, si mangia meglio e l’ambiente è molto meno tossico.
La famosa questione morale precede, e di molto, le carte bollate e i processi. Precede anche l’eterna rissa sulla giustizia, il derby tra innocentisti e colpevolisti. Sono convinto che ci sia un nesso molto stretto tra onestà e senso del limite. E perfino tra onestà e buon gusto. L’idea pacchiana e ingorda della ricchezza e del potere come ostentazione, come esagerazione, come schiaffo alla miseria, come “non mi basta mai”, è sempre esistita, ma negli ultimi anni ha trovato un volano formidabile nei social. Il ricco che sguazza nei suoi averi e muore dalla voglia di comunicare al mondo quanto è felice, a me sembra una ridicola macchietta, ma temo che in molti lo ammirino. E vorrebbero essere al suo posto.
E se i modelli sociali sono questi, se l’esagerazione diventa un merito, sarà sempre più difficile pronunciare le uniche parole che possono davvero cambiarti la vita in meglio:
“No grazie. Non mi serve niente”.
Michele Serra
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Articolo del teologo Vito Mancuso pubblicato oggi su La Stampa e dedicato alla memoria di Berlusconi nel giorno dei suoi funerali privati e di Stato.
"La parabola dell'ateo devoto che credeva solo nel suo Io"
Insegna l'antico proverbio: "De mortuis nihil nisi bonum", vale a dire: "Di chi è appena morto, o si tace o si parla bene". Di Silvio Berlusconi io non avrei scritto nulla, non avendo per parte mia molto di buono da riconoscergli, laddove "buono" lo intendo nel senso radicale del termine che rimanda al Bene in quanto sommo valore che coincide con la Giustizia e la Verità (concetti che scrivo al maiuscolo per indicare la loro superiorità rispetto al mero interesse privato). Se però, ciononostante, ne scrivo, è per cercare di mettere a fuoco la frase del cantautore Gian Piero Alloisio, talora attribuita a Giorgio Gaber (cito a memoria): «Non temo Berlusconi in sé, ma il Berlusconi che è in me». Non parlerò quindi di Berlusconi in sé, bensì del Berlusconi in noi, convinto come sono che quanto dichiarato da Benigni valga per milioni di italiani, forse per tutti noi, che portiamo al nostro interno, qualcuno con gioia, qualcun altro con fastidio o addirittura con vergogna, quella infezione che è, a mio avviso, il "berlusconismo".
Cosa infetta precisamente il berlusconismo? Risponderò presto, prima però voglio ricordare questa frase di Hegel: «La filosofia è il proprio tempo colto nei pensieri». Io penso che quello che vale per la filosofia, valga, a maggior ragione, per l'economia e la politica: il loro successo dipende strettamente dalla capacità di saper cogliere e soddisfare il desiderio del proprio tempo. Berlusconi è stato molto abile in questo. Con le sue antenne personali (al lavoro ben prima che installasse a Cologno Monzese le antenne delle sue tv) egli seppe cogliere il desiderio profondo del nostro tempo, ne riconobbe l'anima leggera e se ne mise alla caccia esercitando tutte le arti della sua sorridente e persistente seduzione. Si trasformò in questo modo in una specie di sommo sacerdote della nuova religione che ormai da tempo aveva preso il posto dell'antica, essendo la religione del nostro tempo non più liturgia di Dio ma culto ossessivo e ossessionante dell'Io. Il berlusconismo rappresenta nel modo più splendido e seducente lo spodestamento dell'antica religione di Dio e la sua sostituzione con la religione dell'Io. E il nostro tempo se ne sentì interpretato in sommo grado, assegnando al fondatore i più grandi onori e costituendolo tra gli uomini più ricchi e più potenti non solo d'Italia.
Ho parlato del berlusconismo come di un'infezione, ma cosa infetta precisamente? Non è difficile rispondere: la coscienza morale. Il berlusconismo rappresenta la fine plateale del primato dell'etica e il trionfo del primato del successo. Successo attestato mediante la certificazione dell'applauso e del conseguente inarrestabile guadagno.
Vedete, Dio, prima, lo si poteva intendere in vari modi: nel senso classico del cattolicesimo e delle altre religioni, nel senso socialista e comunista della società futura senza classi e finalmente giusta, nel senso liberale e repubblicano di uno stato etico quale per esempio lo stato prussiano celebrato da Hegel, nel senso della retta e incorruttibile coscienza individuale della filosofia morale di Kant, e in altri modi ancora, tutti comunque accomunati dalla convinzione che esistesse qualcosa di più importante dell'Io, di fronte a cui l'Io si dovesse fermare e mettere al servizio. Fin dai primordi dell'umanità il concetto di Dio rappresentò esattamente l'emozione vitale secondo cui esiste qualcosa di più importante del mio Io, del mio potere, del mio piacere (a prescindere se questo "qualcosa" sia il Dio unico, o gli Dei, o l'Urbe, la Polis, lo Stato, la Scienza, l'Arte o altro ancora).
Ecco, il trionfo del berlusconismo rappresenta la sconfitta di questa tensione spirituale e morale. In quanto religione dell'Io, esso proclama esattamente il contrario: non c'è nulla di più importante di Me. Non è certo un caso che il partito-azienda del berlusconismo non ha mai avuto un successore, e ora, morto il fondatore, è probabile che non faccia una bella fine.
Naturalmente questa religione dell'Io suppone quale condizione imprescindibile ciò che consente all'Io di affermare il suo primato di fronte al mondo, vale a dire il denaro. Il denaro era per il berlusconismo ciò che la Bibbia è per il cristianesimo, il Corano per l'islam, la Torah per l'ebraismo: il vero e proprio libro sacro, l'unico Verbo su cui giurare e in cui credere. Il berlusconismo è stato una religione neopagana secondo cui tutto si compra, perché tutto è in vendita: aziende, ville, politici, magistrati, uomini, donne, calciatori, cardinali, corpi, parole, anime.
Tutti hanno un prezzo, e bastano fiuto e denaro per pagare e ottenere i migliori per sé. Chi (secondo la dottrina del berlusconismo) non desidera essere comprato?
Il berlusconismo ha rappresentato un tale abbassamento del livello di indignazione etica della nostra nazione da coincidere con la morte stessa dell'etica nelle coscienze degli italiani. La quale infatti ai nostri giorni è in coma, soprattutto nei palazzi del potere politico. Ma cosa significa la morte dell'etica? Significa lo spadroneggiare della volgarità, termine da intendersi non tanto come uso di linguaggio sconveniente, quanto nel senso etimologico che rimanda a volgo, plebe, plebaglia, ovvero al populismo in quanto procedimento che misura tutto in base agli applausi, in quanto applausometro permanente che trasforma i cittadini da esseri pensanti in spettatori che battono le mani. Ovvero: non è giusto ciò che è giusto, ma quanto riceve più applausi. Ecco la morte dell'etica, ecco il trionfo di ciò che politicamente si chiama populismo e che rappresenta la degenerazione della democrazia in oclocrazia (in greco antico "demos" significa popolo, "oclos" significa plebaglia).
Tutto questo ha avuto e continuerà ad avere delle conseguenze devastanti. In primo luogo penso all'immagine dell'Italia all'estero, che neppure dieci Mario Draghi avrebbero potuto ripulire dal fango e dalla sporcizia del cosiddetto Bunga-Bunga. Ma ancora più grave è lo stato della coscienza morale dei nostri concittadini: eravamo già un paese corrotto e di evasori, ora siamo ai vertici europei; eravamo già tra gli ultimi come indice di lettura, ora siamo in fondo alla classifica.
Ricordo che una volta mi trovavo con un imprenditore all'autodromo di Monza per una convention aziendale e, forse per la vicinanza di Arcore, forse chissà per quale altro motivo, egli prese a parlarmi di Berlusconi. Mi disse che molti anni prima gli aveva indicato una massa di gente lì accanto e poi gli si era rivolto così: «Secondo lei, quanti sono gli intelligenti là dentro? Il 10 percento? Ecco, io mi occupo del restante 90 percento». Questa è stata la politica editoriale delle sue tv che hanno portato alla ribalta personaggi fatui ed equivoci e hanno fatto strazio della vera cultura.
Il berlusconismo ha di fatto affossato nella mente della gran parte degli italiani il valore della cultura, riducendo tutto a spettacolo, a divertimento, a simpatia falsa e spudoratamente superficiale, a seduzione. Seduzione da intendere nel senso etimologico di sé-duzione, cioè riconduzione a sé di ogni cosa, secondo quella religione dell'Io che è stato il vero credo di Silvio Berlusconi e da cui non sarà facile liberare e purificare la nostra "povera patria" (come la designava, proprio pensando al berlusconismo, Franco Battiato).
#vito mancuso#berlusconi#seduzione#religione del sé#denaro#berlusconismo#funerali#coccodrillo#santificazione#alloisio
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Questa è la giustizia in Italia. Manco quando c'è pure una confessione oltre a prove evidenti del fatto avvenuto i giudici sono dalla parte delle donne e delle ragazze. Poi si permettono pure di fare la morale se una non denuncia:
Ma vaffanculo. 'sta merdaccia dovrebbe marcire in galera e il GIP a fargli compagnia.
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