#giudici e tribunali
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"Gli avversari" di John Grisham. Un thriller legale avvincente che esplora il lato oscuro della giustizia. Recensione di Alessandria today
John Grisham, maestro indiscusso del legal thriller, torna con un nuovo romanzo intitolato "Gli avversari".
John Grisham, maestro indiscusso del legal thriller, torna con un nuovo romanzo intitolato “Gli avversari”. In questa storia avvincente, Grisham ci conduce ancora una volta nelle aule di tribunale, dove la giustizia non sempre è sinonimo di verità, e le dinamiche del potere possono avere conseguenze devastanti. Il libro mantiene un ritmo incalzante, tipico dell’autore, con colpi di scena ben…
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fatticurare · 18 days ago
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La politica migratoria dello Stato e la gestione dei confini non la decide il Governo, la decidono i tribunali \\ Questo Paese è una barzelletta. Tanto vale smetterla di votare e far governare direttamente i giudici a questo punto.
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abr · 6 months ago
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Cose che capitano mica solo a Milano. Chi ha la curiosità scientifica di confermare l'ovvio scontato, alla riga trenta scopre infatti che "si tratta di due marocchini tra il 45 e i 50 anni" che "l'anno scorso erano stati condannati insieme per un furto identico ed erano già conosciuti in tribunale".  A piede libero ovviamente.
Segnaliamo come la vittima non sia di rapina come da titolone (no armi spianate) ma di banale "furto con destrezza finito male", come sottolinea il loro avvocato, anticipando il motivo per cui il tribunale complice libererà ancora queste RISORSE.
Difatti per essere rimessi in libertà dai Giudici del Popolo, basterà che l'avvocato collaborazionista suggerisca ai "clienti" (che non lo pagano, lo paghiamo noi con le tasse) di dirsi "sconvolti" per le conseguenze inattese: chi mai si sarebbe atteso risposta tanto ... violenta ... per un borsone di roba sudata e forse un portafogli ?!
Già, come il ricco gioielliere che spari ai rapinatori o il pistolero veneto che colpisca poveri ladruncoli in casa sua di notte. Si, la colpa evocata tra le righe da avvocato e tribunali è tutta del 75enne che ha osato REAGIRE invece di subire e chiamare la polizia, le vere vittime sono le RISORSE. Fossi il loro avvocato, li costituirei parte civile.
ADEGUATI, GREGGE.
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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La scorsa settimana è uscito il rapporto della commissione di esperti voluta dal governo Meloni per valutare il Reddito Di Cittadinanza, guidata da Natale Forlani, diretta emanazione della ministra del lavoro, una delle più accanite oppositrici della riforma.  Che ovviamente conferma quello che associazioni, studiosi ripetono da mesi. E che ora dice anche lo stesso governo, che per ferocia sociale e odio per i poveri, ha cancellato la misura. E smentisce tutte le balle raccontate in questi anni. La prima: divanisti, fannulloni, alimentata anche da pezzi di sinistra. Per il rapporto i cosiddetti occupabili sono solo il 2,3%. Il 30% già lavorava e aveva il sussidio per integrare stipendi troppo bassi, il restante è a elevata difficoltà di inserimento o reinserimento.  Cioè, in sostanza inoccupabili. E’ la menzogna architrave usata per cancellarlo, ed è assai grave, visto che la misura ha tolto dalla povertà assoluta ogni anno quasi mezzo milione di famiglie, oltre un milione di persone, dato che coincide con quello di istat e altri studi. Insomma, per ragioni ideologiche si è cancellata la più efficace misura contro la povertà del dopoguerra, che ha contribuito a ridurre dello 0,8% l’indice delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà. Il report conferma che semmai, il problema del sussidio era un altro:  ha raggiunto solo il 38% di chi ne avrebbe avuto bisogno. Perché i paletti su reddito e patrimonio erano troppo stretti, penalizzando anziani, famiglie numerose, stranieri, lavoratori poveri. Dalla relazione mancano i dati sull’efficacia delle misure di inserimento al lavoro. L’Inapp stimava nel 27% i percettori che avevano trovato occupazione: dato altissimo, tasso triplo che tra i disoccupati totali. La relazione “dimentica” invece di dire se e come stiano funzionando le misure sostitutive introdotte dal governo.  Non è difficile dedurlo, visto che i paletti sono ancora più stretti. Infatti Istat nell’ultimo rapporto sulla povertà, indicava una risalita con la fine del sussidio, la cui cancellazione resta una delle pagine più vergognose e crudeli della politica italiana.  Ultima questione: i "furbetti del reddito". Anche sulle presunte truffe è stata montata una narrazione di disinformazione. Puntualmente smentita. le decine di migliaia di denunciati per false dichiarazioni sono stati quasi tutti assolti perché i tribunali, se non in rarissimi casi, non hanno riconosciuto l’intenzione di ingannare lo stato. Rileva la GdF, su oltre 50000 denunce in 4 anni, le condanne si contano su una mano. i giudici non hanno ritenuto dolose le richieste di persone in stato di necessità. Da Nord a Sud, una caccia alle streghe fomentata dalla politica costata milioni di euro. Per dare una proporzione: secondo la GdF le frodi (o presunte tali) sono state circa lo 0,01% dei fondi erogati, lo 0,008 delle frodi complessive allo stato al netto dell'evasione fiscale.  Detto con gentilezza: se avete creduto anche solo per un minuto che il RDC fosse destinato ai “divanisti”, ai “fannulloni”, nonostante ogni dato e studio dicesse il contrario, e se per questo avete contribuito a quella campagna di falsi e odio, beh, concludete voi. Massimo Alberti, X
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viendiletto · 9 months ago
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Quel garofano rosso infilato nell’occhiello
Nel maggio del 1945, quando nel mondo intero, nelle strade e nelle piazze di tutte le città liberate, si festeggiava la fine della guerra e si esultava per la Liberazione, ho vissuto i momenti più tragici e dolorosi della mia adolescenza. Avevo 14 anni.
Una cappa di terrore e di angoscia era calata sulla mia italianissima città e sulla sua italianissima gente. Ho visto colonne di finanzieri, carabinieri, soldati di tutte le armi, uomini e donne, transitare laceri, sporchi, affamati e assetati, avviati verso chissà quale destino. Erano scortati da soldataglia rozza e ignorante, con la stella rossa sul berretto e armata fino ai denti che sbraitava urlando in una lingua che non conoscevo, ma sapevo essere slava. Erano le avanguardie dell’esercito di Tito che, a marce forzate, avevano raggiunto Fiume combattendo. Tito aveva spinto le sue truppe a occupare il più presto possibile quanto più territorio italiano possibile, in quanto le sue mire espansionistiche ipotizzavano il confine tra l’Italia e la sua Jugoslavia, sull’Isonzo. Voleva Trieste, Udine, Gorizia e tutta quella parte di Venezia Giulia che lui definiva impropriamente “Slavia veneta”.
Ho saputo di “giudici popolari” semi-analfabeti che decidevano, a guerra finita, della vita e della morte di persone il cui unico delitto, molto spesso, era solo quello d’essere italiani. Condannati da tribunali del popolo costituiti in fretta e furia e composti da gente qualsiasi, purché di provata fede comunista.
I primi giorni dopo l’occupazione della mia città (il 2 maggio del 1945) con le liste di proscrizione già preparate, iniziava il calvario degli italiani. Arresti, deportazioni, infoibamenti. Anche nella mia famiglia si piange uno scomparso, prelevato la mattina del 4 maggio da casa e di cui non si è saputo più nulla. Probabilmente, come tanti altri infelici, avrà vissuto gli ultimi istanti della sua vita soffocato dall’angoscia sull’orlo di una foiba.
La guerra era finita, ma vivevamo ancora nella ristrettezza e nel terrore: parlare, lamentarsi era pericoloso, criticare il regime poteva costare la vita o la deportazione. Essere italiano era una colpa e molti, anche da me conosciuti, amici di mio padre, vicini di casa, ex questurini, impiegati pubblici, professionisti, insegnanti, vigili urbani, dipendenti comunali ecc., erano considerati èlite e quindi fascisti e nemici del popolo.
Il 1.mo maggio del 1948 mio padre decise di scendere al bar sotto casa, per trascorrere qualche momento di svago. Fu avvicinato da un individuo, palesemente ubriaco e conosciuto da tutti come uno sbandato, che gli infilò un garofano rosso nell’occhiello. Mio padre (che non volle mai iscriversi al partito fascista) non gradì il gesto di quell’individuo che fino a pochi giorni prima aveva scondinzolato dietro ai tedeschi, raccattando i loro avanzi e facendo il buffone, qual’era. Si tolse, quasi di nascosto il garofano e lo appoggiò sul tavolo. Questo gesto gli costò una denuncia e un mese di lavori forzati (denominati “lavoro rieducativo”) che scontò nel carcere cittadino, segando legna da ardere in coppia con un altro detenuto, muniti di un segaccio da boscaiolo di grandi dimensioni per dieci ore al giorno. Seppe dopo, da un vicino di casa, ufficiale della milizia popolare in quanto studente di scuola superiore, che il tribunale lo aveva accusato di “scarsa simpatia per il partito”. Se l’accusa fosse stata “nemico del popolo” avrebbe corso il rischio di finire in una foiba.
A settembre riaprirono le scuole. Avevo finito in modo fortunoso la terza d’avviamento commerciale e non potevo continuare la scuola in lingua croata. L’autorità cittadina escogitò, per noi italiani, una forma insolita: al mattino a scuola, al pomeriggio in fabbrica a lavorare. Fui mandato al Siluruficio Witheead, (vanto della mia città e del mio paese) al reparto meccanici, aggiustaggio, revisione motori, fonderia e torneria. Alla fine dell’anno 1947/48, non ebbi documento ufficiale. Solo un libro il cui retro di copertina riportava una semplice dichiarazione di frequenza.
Nevio Milinovich, esule da Fiume
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pettirosso1959 · 1 month ago
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La 42enne romana violentata da un marocchino pochi giorni fa, in pieno giorno, in un sottopasso in zona Porta Pia, ha dichiarato di essere rimasta disgustata dal disinteresse della gente che passava nei paraggi, nonostante le sue urla e le sue richieste d'aiuto.
E sì che di tempo ce n'è pur stato, per intervenite, in quanto l'assalitore l'ha praticamente afferrata per strada, per poi trascinarla a forza in un sottopasso dove ha potuto fare i porci comodi suoi.
Purtroppo, la donna ha perfettamente ragione.
Ma deve comprendere che oggi , per la situazione politica che si è venuta a creare in Italia, NESSUNO PUO' più alzare un solo dito nei confronti di questi animali, altrimenti la sua vita è completamente finita, rovinata, ad opera di qualche giudice marxista di cui l'Italia e Roma, in particolare, è totalmente infestata.
Oggi infatti siamo ridotti al paradosso ideologico che, in una nazione dove c'è un governo di presunta destra, è in realtà la sinistra, dappertutto, a dettar legge SU COME NON SI MANTIENE l'ordine per le vie.
Trent'anni fa un atto del genere non si sarebbe mai potuto verificare.
Un po' perché i marocchini vivevano in Marocco, e non a Roma.
E un po' perché, in ogni caso, CHIUNQUE avesse tentato un atto del genere in pieno giorno sarebbe stato letteralmente linciato sul posto dai passanti, pensionate incluse, armate di borsette e ombrelli.
Oggi il cittadino italiano, laddove non troppo impegnato a guardare chi fotte chi in Temptation Island , o a farsi le pippe mentali con i Pacchi, DEVE ESSERE MESSO DI FRONTE AD UNA SCELTA.
Una scelta semplice.
VIVERE rivendicando la propria dignità e la propria superiorità nei confronti di queste bestie, o MORIRE da pecora nel proprio stesso paese per mano dei barbari invasori.
VIVERE non significa solo AGIRE, mettendo a rischio e a repentaglio il proprio futuro, vivendo da carcerato il resto dei propri giorni abbandonando la propria famiglia.
MA PRETENDERE da questo governo di insulsi traditori, debosciati ed effeminati, DI RIPULIRE LE STRADE DALLA FECCIA.
Costi quel che costi, fosse anche una guerra civile con i comunisti , inclusi i giudici che stanno dalla loro parte, oppure il rischio di CARCERAZIONE di chi ci governa.
Cazzi loro, sapevano a cosa andavano incontro quando si sono candidati e quel che c'era da fare e a che prezzo, quale scotto, quali gli avversari nei tribunali, oltre che nelle strade.
VIVERE , in poche parole, significa PRETENDERE.
A meno che non vogliamo farci giustizia da soli, nottetempo, armati e coi passamontagna in faccia.
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tiaspettoaltrove · 8 months ago
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È ora di smetterla con gli intoccabili.
Sono stanco di questo mondo fatto sempre di troppi pesi e troppe misure, di intoccabili, di eccezioni che non confermano la regola, ma cercano di demolirla. Sono stanco di questo mondo in cui si sfugge dall’onestà intellettuale, dalle riflessioni sofferte ma necessarie, dalla trasparenza. Un mondo in cui non ci si mette a nudo, ma si “scrolla” Tik Tok al posto d’indagare se stessi. E dire che una cosa non escluderebbe l’altra. Un problema enorme del nostro tempo, certamente uno dei più grandi in assoluto, è quello della personalizzazione del crimine. Ovvero: non è importante la cattiva azione in sé, quanto chi la compie. Ed è così che, a seconda di chi è il colpevole, tutto può essere affievolito o aggravato. Eppure, di fatto, la violenza è violenza. Giusto? Si è parlato, in questi giorni, di una giornalista che ha denunciato Rocco Siffredi, reo di averla molestata nell’ambito di un’intervista sulla serie tv Netflix a lui dedicata. Esistono i tribunali, i processi, i giudici, quindi in questa sede non parlerò del caso specifico. Mi limito però a dire che non è la prima volta che assistiamo a dinamiche simili. Sempre lo stesso personaggio, diversi anni fa (credo nel 2006, non sono riuscito a comprenderlo con certezza) si è reso protagonista di un episodio altamente discutibile (quantomeno) in una trasmissione televisiva francese. Vedere oggi il video di quello che è accaduto in quel frangente è agghiacciante, perché per la mia sensibilità descrive senza timore di smentita una violenza in piena regola (peraltro tra le risate generali dei conduttori e di parte del pubblico). Eppure, in seguito non è accaduto nulla. Nemmeno quella volta. Qualche articolo di giornale, qualche polemica, e tutti felici e contenti. Come si può accettare tutto questo? “Era un programma goliardico”, dice qualcuno, “e certi siparietti avvenivano in tutte le puntate”. È una giustificazione? Secondo me no. Ma siamo qui, nel 2024, e su uno dei maggiori servizi streaming del mondo (Netflix, appunto) ci ritroviamo una serie tv dedicata a quest’uomo. Per quanto mi riguarda, sapete, si è rotto qualcosa. C’è chi la chiama “dissonanza cognitiva”, e non penso che siamo molto lontani dalla verità. Ho usato il nome di quel personaggio solo per esemplificare un concetto, che però purtroppo troppo spesso vediamo concretizzarsi. Mi chiedo in questi casi dove sia il (vero) femminismo, ammesso che esista. Dove sia la lucidità mentale che ci consenta di guardare la realtà con obiettività, e senza cercare scuse o giustificazioni che non esistono. È possibile fare le persone serie, per una volta? A quanto pare no. L’ipocrisia, la falsità, la superficialità devono vincere sempre. È per questo che viviamo nel fango, che tutto è crollato, e che mancano le basi solide, per un futuro degno di questo nome. Siamo sempre, tutti, troppo distratti da quel che ci vuol essere imposto. Dalle frasi fatte, dagli slogan, dai tentativi di lavarsi la coscienza. E facciamo tante brutte figure, agli occhi di Dio.
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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Su Dagospia si riprende un articolo dell’agenzia Ansa dove si scrive: «Nessuna inchiesta a orologeria visto che “la nostra richiesta è di cinque mesi fa, precisamente del 27 dicembre”. È quanto detto dal procuratore Nicola Piacente ai cronisti a palazzo di Giustizia. “L’ordinanza è arrivata solo nella giornata di ieri ed eseguita quindi questa mattina”, ha concluso».
Mi pare che proprio la dichiarazione del pm Piacente confermi a pieno l’impressione (impressione del tipo di quelle che abbiamo in modo ricorrente dal 1992) di una scelta politica nei tempi dell’inchiesta sugli “scandali” liguri: se i provvedimenti richiesti dalla procura fossero stati presi a fine dicembre 2023, non avrebbero avuto infatti l’effetto politico sul voto europeo (e sulla discussione sulla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici avviata in questi giorni) che invece avranno oggi.
Non sono un particolare fan dell’iperburocratico sistema di gestione dell’Unione belgo-europea, però la scelta della magistratura brussellese di rimandare il processo sul caso Qatargate per non influire sul voto delle Europee dell’8 e 9 giugno mi sembra ben più liberaldemocratica di quella dei nostri meccanismi giudiziari che paiono così attentamente costruiti ad orologeria. Comunque adesso toccherà ai cittadini italiani una nuova scelta difficile tra la condivisibile insofferenza per comportamenti al di là di tutto poco trasparenti quando non (sia pur ancora presumibilmente) illegali, e dall’altra la forte preoccupazione di perdere l’occasione per dare stabilità a un governo scelto dal popolo e non da tribunali e/o sistemi d’influenza straniera.
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curiositasmundi · 7 months ago
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Gli Stati Uniti hanno inviato le garanzie richieste dall’Alta Corte di Londra che potrebbero aprire la strada all’estradizione del fondatore di Julian Assange dalla Gran Bretagna. La Corte inglese, nell’ultima udienza, aveva fermato l’estradizione chiedendo agli USA la garanzia che il fondatore di WikiLeaks avrebbe potuto avvalersi del Primo emendamento (quello che protegge la libertà di stampa), che non sarebbe stato discriminato nel processo e che non avrebbe rischiato la pena di morte. Le rassicurazioni inviate dagli USA accolgono gli ultimi due punti, ma restano vaghe sul primo, affermando che Assange “avrà la possibilità di provare a fare affidamento su un processo che sia sotto la protezione del primo emendamento, decisione che può essere presa solo dalla Corte americana”. La Corte inglese prossimamente si pronuncerà e potrebbe così avviare l’estradizione di Assange, la cui moglie, Stella Morris, ha affermato che gli USA «si sono limitati a sfacciate parole ambigue» e che la nota diplomatica «non fa nulla per alleviare l’estrema angoscia della nostra famiglia riguardo al suo futuro».
Negli ultimi giorni sono emersi i dettagli delle garanzie fornite dagli Stati Uniti all’Alta Corte di Londra, all’interno delle quali si scrive che il fondatore di WikiLeaks – che nel 2010 ha pubblicato file riservati del governo americano che hanno svelato i crimini di guerra consumati da Washington nella prigione di Guantanamo Bay, a Cuba, in Iraq e in Afghanistan – “non subirà alcun pregiudizio a causa della sua nazionalità per quanto riguarda le difese che potrà cercare di sollevare al processo e alla sentenza”. Oltre a garantire che “una condanna a morte non sarà né richiesta né imposta ad Assange, rispetto alla possibilità per il giornalista australiano di “sollevare e cercare di far valere” il primo emendamento, gli Stati Uniti hanno scritto che la sua applicabilità “è esclusivamente di competenza dei tribunali americani”. Se ad Assange verrà negato il permesso di ricorrere in appello, rischia di essere estradato negli Stati Uniti nel giro di pochi giorni, avendo esaurito tutti i ricorsi presentabili del Regno Unito. A quel punto, l’unica speranza per lui sarebbe l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo. «Gli Stati Uniti hanno rilasciato una non assicurazione in relazione al Primo Emendamento e un’assicurazione standard in relazione alla pena di morte», ha dichiarato in un comunicato Stella Morris, moglie e avvocato di Assange, sottolineando l’angoscia provata per la «cupa aspettativa» del giornalista «di spendere il resto della sua vita in isolamento negli Stati Uniti per aver condotto una pluripremiata attività giornalistica». Gli avvocati di Assange sono ora chiamati a presentare entro il 30 aprile le obiezioni all’attendibilità delle garanzie americane, mentre gli USA avranno tempo fino al 14 maggio per depositare le critiche a quelle obiezioni. Il 20 maggio avrà luogo un’ulteriore udienza in tribunale a Londra, quando la Corte si troverà a riesaminare nuovamente il caso.
Assange è detenuto nella prigione londinese di Belmarsh dal 2019, quando è stato sfrattato dall’ambasciata ecuadoriana che precedentemente gli aveva offerto rifugio. Tre anni dopo, il governo britannico ha ufficialmente approvato la sua estradizione negli Stati Uniti. Dopo essersi riunita in udienza lo scorso 20 e 21 febbraio, l’Alta Corte di Londra ha spazzato via sei delle nove obiezioni alla richiesta statunitense di estradare Assange formulate dai suoi avvocati, chiedendo agli Stati Uniti di fornire garanzie sulle tre rimanenti. Se gli USA non convinceranno i giudici, la richiesta di estradizione formulato dal Department of Justice oltre-atlantico sarebbe respinta. Al contrario, la Corte potrà negare la validità delle tre rimanenti obiezioni della difesa, rigettando la richiesta di Assange di riaprire il suo caso e aprendo alla sua estradizione. Negli Stati Uniti, il giornalista rischia di finire la sua vita in galera.
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scienza-magia · 1 year ago
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L'intelligenza artificiale nei Tribunali Italiani
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L’intelligenza artificiale non può decidere al posto di giudici e avvocati. La ricerca di dati e la redazione di testi potranno essere sostituite, ma nel breve periodo molte funzioni decisionali resteranno nell'ambito umano. Sentenze di pura fantasia allegate agli atti, applicazioni di intelligenza artificiale che decidono al posto del giudice, indagini tributarie condotte da sistemi di IA: non è fantascienza, ma invece tutto questo è già attualità. ChatGPT, che è solo una delle applicazioni di intelligenza artificiale, ma al momento la più famosa, almeno per il grande pubblico, è recentemente divenuta protagonista anche nell’ambito giudiziario. Ha, infatti, creato sentenze inesistenti a sostegno dell’atto che ha scritto per gli avvocati che avevano utilizzato il sistema di intelligenza artificiale, condannati per questo al pagamento di una sanzione di 5.000 dollari, nonché a inviare una lettera ai giudici ai quali avevano falsamente attribuito le decisioni per informarli di quanto accaduto. Ha diffamato più di una persona, inventando prove documentali ad hoc, tanto che Open AI, la società che la produce, è stata citata in giudizio. E anche per queste ragioni, l’utilizzo di ChatGPT è stato vietato in alcuni grandi studi legali. Ora si discute anche dell’uso dell’intelligenza artificiale, che ovviamente non coincide con l’uso di ChatGPT, per decidere le sorti di un processo. Se ne è parlato, in particolare, con riguardo ad un’iniziativa dell’Estonia di gestione dei procedimenti giudiziari con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, per cause civili di valore fino a 7.000 euro, e comunque con la possibilità di un intervento umano. In questi giorni l’Ordine degli Avvocati della Florida ha pubblicato una Advisory Opinion sull’uso dell’IA da parte degli avvocati, che prevede, fra l’altro la richiesta di consenso al cliente per l’utilizzo dell’IA e la possibilità di riduzione dell’onorario quando questi sistemi vengono utilizzati. Alcuni Tribunali statunitensi hanno previsto l’obbligo di disclosure nel caso in cui gli avvocati si avvalgano dell’IA, anche a tutela delle informazioni riservate e proprietarie di cui si tratti nella controversia. Recentemente, nel nostro Paese, la legge delega n. 111/2023 ne prevede espressamente l’utilizzo al fine di prevenire, contrastare e ridurre l’evasione e l’elusione fiscale. L’intelligenza artificiale sostituirà il giudice e l’avvocato?
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Per rispondere bisogna prima esaminare in che cosa consiste il lavoro che si svolge in uno studio legale e in un tribunale. Si possono individuare almeno quattro tipologie di attività: ricerca, interpretazione, redazione degli atti, decisione. C’è infatti una parte del lavoro che consiste nella ricerca della normativa rilevante e dei precedenti giudiziari. Dunque, una parte del lavoro del giurista consiste nell’attività di ricerca delle norme e delle decisioni rilevanti e questa può essere certamente affidata a sistemi automatizzati. E quindi bisogna ribadire che non tutti i sistemi digitali sono intelligenza artificiale. Infatti, la ricerca giuridica su banche dati si svolge ormai da tempo. Ma la differenza è che i sistemi di intelligenza artificiale possono andare oltre e non limitarsi a una ricerca sui termini introdotti anche con l’aiuto di operatori booleani. Possono, per esempio, dal contesto desumere altri termini rilevanti, anche se non direttamente utilizzati, ed effettuare una ricerca su quelli. Possono, ancora, classificare le decisioni rintracciate in favorevoli e contrarie, ai fini della disputa in corso. Dunque in questa attività “clerical”, c’è ampio spazio per i sistemi di intelligenza artificiale, che si potranno aggiungere a quelli digitali. Tuttavia, talora l’attività di ricerca del giurista si estende anche oltre il confine che può essere stato predefinito. C’è spesso un salto creativo, un’associazione non prevista, in cui si esprime la creatività del giurista. I revirement giurisprudenziali sono frutto di una nuova interpretazione delle norme che rispecchia l’evoluzione della società: dall’interpretazione evolutiva intervenuta dall’entrata in vigore del codice civile ad oggi delle norme sulla responsabilità civile, che è tutta da attribuire alla giurisprudenza, alle disposizioni che riguardano l’etica che riflettono necessariamente i cambiamenti del costume: dal concetto di pudore all’idea di famiglia, solo per fare alcuni esempi. L’interpretazione evolutiva, essenza del lavoro del giurista, oggi non appartiene ai sistemi di IA. Essi imparano dal passato che tendono a riprodurre, come è accaduto nei casi che negli Stati Uniti hanno penalizzato l’accesso alla libertà condizionata per le persone di colore, riproducendo dei bias. Dunque, nell’attività di interpretazione innovativa, al momento non c’è spazio per i sistemi di intelligenza artificiale. Ancora, i sistemi di intelligenza artificiale che hanno ad oggetto il linguaggio, sono certamente in grado di scrivere atti: siano essi dell’avvocato o del giudice. Dunque, ricorsi, per esempio, o memorie, come pure sentenze. C’è poi una vasta attività che consiste nella redazione di verbali di riunione e traduzioni, che pure può essere senz’altro svolta dai sistemi IA, con delle funzionalità in più rispetto a quelli digitali finora utilizzati. Tuttavia, in questa fase di rodaggio dei sistemi, l’intervento umano di supervisione e controllo è necessario, per non incorrere in quei problemi cui si accennava all’inizio dell’articolo, e magari essere citati in giudizio per i danni cagionati dall’IA. Lo hanno espressamente affermato anche alcune Corti statunitensi, che ritengono comunque l’avvocato responsabile. Dunque certamente c’è spazio per l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nella ricerca e nella redazione di atti, con i limiti che si sono indicati. Ma la vera domanda è: può il sistema di IA decidere al posto dell’avvocato o del giudice? L’avvocato, infatti, decide sulla strategia da utilizzare e spesso riveste anche un ruolo importante di consulente del cliente. Il sistema di IA può raccogliere i pro e i contro di una certa strategia, accompagnandoli dall’indicazione delle percentuali di successo, e poi sottoporli all’avvocato che considererà anche altri elementi di contesto. Il sistema di IA può anche prospettare la decisione giudiziaria, al posto o in assistenza al giudice, secondo i pattern che ha individuato. Le sentenze devono essere motivate e le decisioni devono essere spiegabili e, di conseguenza, impugnabili. Dunque l’explanaibility è un requisito essenziale e oggi non è di tutti i sistemi di IA. Nel caso specifico della decisione giudiziaria, come si legge nei considerando della proposta di AI ACT, «l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale può fornire sostegno, ma non dovrebbe sostituire il potere decisionale dei giudici o l’indipendenza del potere giudiziario, in quanto il processo decisionale finale deve rimanere un’attività e una decisione a guida umana». L’intelligenza artificiale sostituirà dunque il giudice e l’avvocato? Al momento si può concludere così: alcune funzioni, quali ricerca e redazione, potranno essere sostituite. Ma quanto meno nel breve periodo gran parte delle funzioni decisionali e l’attività più creativa rimarranno nell’ambito umano. Read the full article
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alephsblog · 2 months ago
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I tribunali del popolo, ma senza il popolo, solo giudici autonominati in nome del fanatismo intollerante e nazistalinista.
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m2024a · 4 months ago
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Strage di Erba, perché i giudici hanno confermato l'ergastolo: il pianto di Rosa Bazzi e la reazione di Olindo Romano Ci avevano sperato fino all'ultimo, nella gabbia degli imputati della Corte d'appello di Brescia, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ma per loro non si riapriranno le porte del carcere: dopo 3 udienze e cinque ore di camera di consiglio, resta quella parola già scandita davanti ad altri tribunali. Ergastolo. La loro istanza di revisione della condanna a vita per la strage di Erba - quattro vittime tra cui un bambino di due anni e una quinta salva miracolosamente, l'11 dicembre del 2006 - è stata dichiara dai giudici della Corte d'Appello della città lombarda «inammissibile». Il che significa che rimangono condannati all'ergastolo, come stabilito anche dalla Cassazione. E' inammissibile anche l'istanza, controversa, presentata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser che per questa sua iniziativa, presa personalmente senza l'avallo del suo ufficio, è anche stato sanzionato dal Csm. Il suo commento è tranchant. «Non mi riconosco più in una magistratura, a cui ho dedicato 40 anni della mia vita, che ha perso il metodo del dubbio. Che cosa costava assumere delle prove e decidere? Ricordiamoci che c'è il ricorso in Cassazione». Rosa e Olindo, le reazioni in aula Olindo ha ascoltato il verdetto letto dal presidente Antonio Minervini impassibile, Rosa ha accennato un gesto misto tra delusione e stizza. Poi ha pianto, secondo chi era nell'aula interdetta ai giornalisti. I coniugi sono quindi tornati per il «fine pena mai» nelle carceri milanesi di Opera e Bollate. Carcere, quest'ultimo, dove Rosa Bazzi usufruisce del lavoro esterno per prestare la sua opera in un'azienda di pulizie. L'avvocato Fabio Schembri, difensore storico dei coniugi, non vuole però parlare di benefici del regolamento pentitenziario. «Siamo delusi - dice dopo la sentenza - e faremo ricorso in Cassazione».
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Quali sono i poteri dello Stato Italiano?
La Repubblica Italiana è uno Stato democratico fondato sul principio della separazione dei poteri. Ciò significa che le tre funzioni fondamentali dello Stato, ovvero la funzione legislativa, la funzione esecutiva e la funzione giudiziaria, sono attribuite a organi diversi. Il potere legislativo Il potere legislativo è attribuito al Parlamento, che è composto da due Camere: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Il Parlamento ha il potere di fare le leggi, di approvare il bilancio dello Stato e di controllare l'operato del Governo. La Camera dei deputati è composta da 630 membri, eletti a suffragio universale e diretto, mentre il Senato della Repubblica è composto da 315 membri, di cui 309 eletti a suffragio universale e diretto e 6 nominati dal Presidente della Repubblica. Il Parlamento esercita il suo potere legislativo attraverso la procedura legislativa, che prevede una serie di fasi successive: l'iniziativa legislativa, la discussione parlamentare, l'approvazione della legge e la sua promulgazione da parte del Presidente della Repubblica. Il potere esecutivo Il potere esecutivo è attribuito al Governo, che è composto dal Presidente del Consiglio dei ministri, dai ministri e dai sottosegretari di Stato. Il Governo ha il potere di attuare le leggi, di dirigere l'amministrazione dello Stato e di rappresentare l'Italia all'estero. Il Presidente del Consiglio dei ministri è nominato dal Presidente della Repubblica, che lo invita a formare un Governo. Il Governo deve ottenere la fiducia del Parlamento, che può essere espressa attraverso una votazione in Aula. I ministri sono nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri e sono responsabili dell'attuazione di una determinata materia. I sottosegretari di Stato sono nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri e affiancano i ministri nell'esercizio delle loro funzioni. Il potere giudiziario Il potere giudiziario è attribuito alla magistratura, che è un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. La magistratura ha il potere di applicare le leggi, di giudicare i reati e di dirimere le controversie tra privati. La magistratura è composta da giudici, pubblici ministeri e avvocati dello Stato. I giudici sono responsabili della decisione dei processi, mentre i pubblici ministeri sono responsabili della persecuzione dei reati. Gli avvocati dello Stato rappresentano l'interesse pubblico nelle controversie tra privati. La magistratura è organizzata in tre gradi di giudizio: il primo grado, il secondo grado e il terzo grado. Il primo grado è rappresentato dai tribunali, il secondo grado dalle corti d'appello e il terzo grado dalla Corte di cassazione. La separazione dei poteri Il principio della separazione dei poteri è un principio fondamentale del sistema politico italiano. Esso ha lo scopo di garantire l'equilibrio dei poteri e di prevenire l'abuso di potere da parte di un singolo organo. In pratica, la separazione dei poteri si traduce nel fatto che gli organi che esercitano i diversi poteri non possono interferire tra loro. Ad esempio, il Parlamento non può intervenire nell'attività del Governo e la magistratura non può intervenire nell'attività del Parlamento. Tuttavia, la separazione dei poteri non è assoluta. In alcuni casi, gli organi che esercitano i diversi poteri possono collaborare tra loro. Ad esempio, il Parlamento può approvare leggi che autorizzano il Governo a intervenire nell'economia o nella sicurezza nazionale. Foto di Julia Casado da Pixabay Read the full article
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giuseppearagno · 10 months ago
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Processo al carcere
Difendendo i primi operai socialisti in un processo politico, nel 1892 Giovanni Bovio provò invano a dar voce alle loro ragioni e ad ammonire le classi dirigenti; «Per carità di voi stessi, giudici, per quel pudore che è l’ultimo custode delle società umane, non fateci dubitare della Giustizia. Noi fummo nati al lavoro, non fate noi delinquenti e voi giudici!». I tribunali però li «fecero…
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boxmelancholy · 11 months ago
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In questi giorni sento parlare di continuo di Chiara Ferragni: anche mio padre, 83 anni suonati ed anche un po' fuori dal mondo, se ne esce dicendo "hai visto Chiara Ferragni che è stata beccata a rubare?". Non aveva mai sentito nominare prima d'ora la Ferragni, e leggendo il giornale pensava fosse una produttrice di panettoni. Ora, a me non interessa esprimermi, per il semplice fatto che se ha sbagliato paga, se non ha sbagliato non paga e la dovranno anche risarcire.
I punti però sono altri:
- le sentenze le fanno i giornalisti? I vecchi che leggono i giornali? La gente che usa i social? O i giudici ed i tribunali?
- sarebbe cambiato l'approccio se al centro di questa presunta inchiesta ci fosse un uomo al posto di una donna? Ci si sarebbe permesso tanto, epiteti compresi?
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giancarlonicoli · 11 months ago
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5 dic 2023 12:14
GRATTERI CONTRO TUTTI: DA CARTABIA A NORDIO. CHE GLI FRULLA IN TESTA? - “LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PROPOSTA DAL MINISTRO NORDIO? NESSUNA DELLE NORME APPROVATE PUO’ ESSERE UTILE A MIGLIORARE LA GIUSTIZIA” - IL PROCURATORE DI NAPOLI, NICOLA GRATTERI: “QUESTE RIFORME CI CONSEGNERANNO UN MAGISTRATO BUROCRATE, PAVIDO E PASSACARTE - LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE? È SBAGLIATA DA TUTTI I PUNTI DI VISTA" - NON E' CHE GRATTERI SI VUOLE ACCREDITARE COME "SUPER PARTES" DOPO CHE DELMASTRO LO HA INDICATO COME AMICO, DICENDO DI ESSERE CONTENTO DI LAVORARE CON LUI? - -
Estratto dell’articolo di Dario Del Porto per “la Repubblica”
Nicola Gratteri, procuratore di Napoli. Qual è la sua opinione della riforma della giustizia proposta dal ministro Nordio? Le “pagelle” ai magistrati servono?
«Nessuna delle norme da ultimo approvate possono essere utili a migliorare la giustizia. Le pagelle non solo non sono utili, ma addirittura sono dannose: i magistrati si preoccuperanno più di avere le carte in ordine che di fare giustizia.
Queste riforme, che sono anche un altro regalo alle correnti della magistratura e seguono la stessa strada della riforma Cartabia, ci consegneranno un magistrato burocrate, pavido e passacarte che perderà di vista il fine primario: fare una giustizia giusta. […] sono ben altre le cose che servono per far funzionare il processo».
Dove si dovrebbe intervenire, secondo lei?
«Serve riempire gli organici della magistratura: abbiamo raggiunto una scopertura pari a circa 1700 magistrati. Serve accorpare i tribunali di piccole dimensioni, mentre si parla addirittura di istituirne altri.
E poi, serve riportare a 75 anni, o almeno a 72, l’età pensionabile, limitare il numero dei magistrati fuori ruolo e dare a magistrati in pensione incarichi che, meglio e più di altri, potrebbero svolgere.
Se un ministro può avere più di 75 anni, perché i magistrati in pensione non possono essere destinati alle commissioni parlamentari o alla scuola superiore della magistratura?
Una persona di 75 o più anni può prendere decisioni sul futuro di una nazione e non può occuparsi dell’aggiornamento dei magistrati? […] sono scelte che già domani mattina si potrebbero adottare, non serve modificare nessuna norma».
C’è chi dice che cambierebbe poco.
«Non è vero. Anche 20 o 30 magistrati in più, in alcuni uffici, fanno la differenza. […] dopo il cosiddetto “scandalo Palamara”, larga parte degli italiani diffida della magistratura. Se vogliamo riacquistare credibilità, all’esterno ma anche all’interno, è il momento di fare qualcosa di concreto […] Credo che il Presidente della Repubblica, come presidente del Csm, dovrebbe chiederlo a viva voce.
Come valuta la riforma della custodia cautelare?
«Pensare che una misura cautelare debba essere emessa da tre giudici o che, prima di applicarla, l’indagato debba essere preventivamente interrogato, è qualcosa che solo chi non frequenta i tribunali può ritenere utile e solo chi non conosce l’attuale stato della magistratura può ritenere praticabile».
Come si velocizzano i processi?
«Eliminando inutili adempimenti che nulla hanno a che vedere con le irrinunciabili garanzie. Oggi, dopo un defatigante processo di primo grado, si può fare un concordato in appello, con riduzione della pena e rinuncia al prosieguo.
Perché non farlo prima? Si potrebbe anche limitare la possibilità di appello nelle ipotesi di arresto in flagranza con ammissione degli addebiti o quando sono palesemente strumentali. Lasciamo fare le riforme a chi nei Tribunali lavora veramente».
La separazione delle carriere è una soluzione?
«È sbagliata da tutti i punti di vista. Il cambio di funzione arricchisce professionalmente il magistrato. Si criticano spesso i pm perché si dice che non hanno la cultura della giurisdizione.
Quale miglior modo, allora, se non quello di far fare al pm anche il giudice e viceversa? […] La separazione delle carriere è l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo».
È d’accordo con l’allarme dei 26 presidenti di Corte di Appello sui rischi della modifica della prescrizione?
«Certo che sì».
Le intercettazioni non costano troppo?
«Ho speso fiumi di parole per dire che non sono costose. Ci si vuole nascondere dietro questo argomento allo scopo di limitarne il più possibile l’utilizzo per i reati contro la pubblica amministrazione, ormai sempre più a braccetto, almeno in alcune zone, con i reati di mafia.
Se in un’inchiesta per mafia o traffico di stupefacenti sento parlare, in un’intercettazione, di una corruzione di milioni di euro o di un riciclaggio o di una truffa non la posso utilizzare, perché è un fatto diverso. Se emerge che un povero tossicodipendente ha rubato una bottiglia in un supermercato, anche se è un fatto diverso, sì».
E perché?
«Per il furto nei supermercati è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza, per la corruzione no. È un’assurdità, una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. […]».
Cosa non la convince della riforma Cartabia?
«Direi quasi tutto. Condivido solo l’informatizzazione del processo penale (anche se ancora non funziona, nemmeno a livello sperimentale), oltre alle attività istruttorie che possono svolgersi a distanza. Per il resto, purtroppo, l’auspicata riduzione dei tempi non si avrà. Sono stati introdotti adempimenti che appesantiscono le procedure, anche nel processo civile. […]».
Pensa sempre che sia necessario costruire nuove carceri?
«Lo dico da anni, […] il sistema deve assicurare sia la certezza della pena, sia una carcerazione dignitosa. Le cose vanno di pari passo. Si era parlato di ristrutturare ex caserme, di utilizzare immobili confiscati. Ma non mi pare sia stato fatto nulla».
Lei come interverrebbe?
«Centinaia di detenuti hanno commesso reati a causa della tossicodipendenza. L’unica via è provare a disintossicarli, siglando più accordi con le comunità terapeutiche […] Dovrebbero essere istituite più strutture per i soggetti con disturbi psichici. Le Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ndr ), non sono sufficienti, né lo è il personale. Vanno create altre strutture con medici, psichiatri e psicologi.
E vanno potenzianti i Tribunali di Sorveglianza: tanti, anzi troppi, detenuti in esecuzione pena avrebbero già ora diritto ad una pena alternativa. Invece sono in attesa della decisione perché hanno difensori di ufficio o perché non arriva la relazione dai servizi sociali. Così affrontato, il sovraffollamento diventerebbe un falso problema. Ma evidentemente dei veri ultimi a nessuno interessa nulla».
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