#Marcello Guida
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gcorvetti · 9 months ago
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Marcello Vanzo è alla guida di una piccola cabina di una funivia che martedì 3 febbraio 1998 sta scendendo verso Cavalese, in Val di Fiemme, sulle Dolomiti. Accompagna a valle 19 turisti, italiani, tedeschi, olandesi, belgi e anche un adolescente polacco di 14 anni. É il suo lavoro. Da una vita porta su e giù la gente che va in montagna per sciare, arrampicarsi, fare passeggiate. E anche quel giorno soleggiato, in piena stagione turistica, è lì. Anche se quello non sarebbe il suo turno, ma quello di un collega, che però impossibilitato a lavorare, gli ha chiesto di dargli il cambio. E Marcello l’ha fatto. Chissà cosa avrà pensato alle 15.12, la cabina iniziare ad oscillare, a muoversi violentemente, a volare nel vuoto per 150 metri fino a schiantarsi a terra, vicina al fiume Avisio. Chissà cosa avrà pensato mentre diventava una delle venti vittime della strage del Cermis.
Quel 3 febbraio 1998 dalla base militare di Aviano, intorno alle 14.30, decolla un Prowler EA-6B dell’aviazione statunitense. Si tratta di un velivolo equipaggiato per la guerra elettronica. A bordo l’equipaggio è composto da 4 elementi: il Capitano Richard Ashby, pilota e comandante dell'aereo, il Capitano Joseph Schweitzer, navigatore, e due addetti ai sistemi di guerra.
Il piano prevede un addestramento a bassa quota. Il limite che gli aerei militari dovrebbero mantere, anche in caso di voli radenti è 650 metri, ma alcuni testimoni dicono di averlo visto sorvolare il lago di Stramentizzo a pelo d’acqua. Altri affermano di aver avuto chiaramente l’impressione che ad un certo punto il jet volesse passare tra i due gruppi di cavi della funivia distanti tra loro appena 40 metri. Per questo il Prowler impatta le funi facendo precipitare la cabina. L’aereo, seppur danneggiato, riesce a tornare alla base. La magistratura italiana mette il Jet sotto sequestro e inizia un’indagine ma in forza delle convenzioni tra Italia e USA sui militari Nato,è la giustizia militare americana a dover esprimersi sul caso. Un caso che appare subito chiaro a tutti.
Ashby, il pilota del Prowler, veterano della guerra in Bosnia, stava giocando. Il suo secondo Schweitzer affermerà anni dopo di aver fatto dei video del paesaggio, poi distrutti appena arrivati ad Aviano. Il jet volava sottoquota e a una velocità eccessiva, e quel passaggio tra i cavi della funivia è un segnale evidente dell’atteggiamento criminale che caratterizza tutto il volo.
Eppure nel marzo 1999 una giuria militare statunitense li assolverà entrambi dal reato di omicidio colposo, sostenendo che l’altimetro dell’aereo era rotto e che la funivia non era segnalata nelle carte. L’unica condanna che arriva è per intralcio alla giustizia, legata alla distruzione del filmato di volo.
Ennesimo incidente impunito di un'invasione camuffata da alleanza con dei tizi arroganti e psicopatici, quando li manderemo a casa sarà tardi, anzi è già tardi.
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bloggaccio · 1 year ago
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Gloria Guida
La minorenne, regia di Silvio Amadio (1974)
Quella età maliziosa, regia di Silvio Amadio (1975)
Blue Jeans, regia di Mario Imperoli (1975)
La novizia, regia di Pier Giorgio Ferretti (1975)
Peccati di gioventù, regia di Silvio Amadio (1975)
La liceale, regia di Michele Massimo Tarantini (1975)
Il gatto mammone, regia di Nando Cicero (1975)
Il medico... la studentessa, regia di Silvio Amadio (1976)
Il solco di pesca, regia di Maurizio Liverani (1976)
Scandalo in famiglia, regia di Marcello Andrei (1976)
La ragazza alla pari, regia di Mino Guerrini (1976)
L'affittacamere, regia di Mariano Laurenti (1976)
Maschio latino... cercasi, regia di Giovanni Narzisi (1977)
Orazi e Curiazi 3 - 2, regia di Giorgio Mariuzzo (1977)
Il triangolo delle Bermude (The Bermuda Triangle), regia di René Cardona Jr. (1978)
La liceale nella classe dei ripetenti, regia di Mariano Laurenti (1978)
Indagine su un delitto perfetto, regia di Giuseppe Rosati (1978)
Avere vent'anni, regia di Fernando Di Leo (1978)
Travolto dagli affetti familiari, regia di Mauro Severino (1978)
L'infermiera di notte, regia di Mariano Laurenti (1979)
La liceale seduce i professori, regia di Mariano Laurenti (1979)
La liceale, il diavolo e l'acquasanta, regia di Nando Cicero (1979)
Fico d'India, regia di Steno (1980)
Bollenti spiriti, regia di Giorgio Capitani (1981)
La casa stregata, regia di Bruno Corbucci (1982)
Sesso e volentieri, regia di Dino Risi (1982)
Improvvisamente Natale, regia di Francesco Patierno (2022)
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telefonamitra20anni · 8 months ago
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La dolce vita: Il punto più alto il punto più fragile.
Oui, Je suis content! È il 1960, Marcello vive uno dei momenti più belli della sua vita di attore e di uomo, inizia cosi, la sua "dolce vita". Tutto scorre veloce, il successo gli piomba addosso e d'improvviso, si ritrova ad essere riconosciuto come il latin lover di fama mondiale, l'attore simbolo italiano da mettere in vetrina. In questo vortice di successo, l'uomo viveva il punto più alto e il punto più fragile della sua vita, Marcello riscopre le sue più tangibili inettitudini e debolezze, ritrovandosi per un momento smarrito, in uno status di felicità incosciente. Vive lo spericolato viaggio di una crisi personale che mette alla prova, la conoscenza il perdono e l'accettazione del suo essere uomo virtuoso, inetto, umano, fragile. Lui, fino ad allora, sentiva di essere in qualche modo sbagliato. Eppure, quella dolce vita la accoglie, complice in causa Federico, che riscopre amico, confidente, complice, anima affine. Fino a quel momento, Marcello non sapeva che nome dare alla filia, alla felice libertà di sentirsi se stesso, senza quel retrogusto amaro del senso di colpa. Federico lo guida, lo ascolta e lo comprende. Gli dice che guardarsi come dentro uno specchio può far certamente paura ma, può essere capace di raccontarti bellezza. Marcello lo ascolta, cresce, evolve, si conosce. È il 1960 e per lui, è un nuovo battesimo. Dal punto più alto lui, ha capito che tanto valeva essere, e che il giusto rifugio dal punto più fragile sarebbe stata la cura della comprensione. Da quel momento tutto ha avuto un sapore diverso, sebbene un uomo non possa conoscersi mai abbastanza, Marcello ha capito di essere solo un uomo libero alla ricerca di se stesso, con la giusta cinica comprensione, con il piu adeguato spirito critico che lo contraddistingueva.
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istanbulperitaliani · 6 months ago
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Il Leone di San Marco ad Istanbul
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Il Palazzo di Venezia, oggi sede del Consolato Generale d'Italia ad Istanbul, un tempo era la sede del Bailo di Costantinopoli. Il bailo era un diplomatico della Repubblica di Venezia, quindi questa sede, dal 1454 (Bartolomeo Marcello primo bailo) al 1797 (Francesco Vendramin ultimo bailo) ha ospitato i diplomatici della Serenissima.
A parte tutta la Storia legata a questo edificio che prima o poi scriverò, è interessante notare che sul fronte dell'edifico compare il Leone di San Marco che al posto del Vangelo ha quella che sembrerebbe una ruota. Esistono varie versioni del leone di San Marco, come segnalato dallo storico Alberto Rizzi, autore di importanti studi sul leone marciano. Secondo Rizzi, esistevano oltre cento varianti della figura, raffigurate su materiale scultoreo o pittorico. Purtroppo non sono riuscito a contattare lo storico (ha oltre 80 anni) per avere maggiori informazioni su questo leone in particolare. Ho letto, ascoltato varie versioni sul motivo di questo particolare simbolo. Si tratterebbe dello stemma dei nobili veneziani Molin. Il leone è stato scolpito quando il nobile Alvise Molin era in carica come Bailo a Costantinopoli (XVII secolo). Lo stemma può essere stato asportato da un altro edificio o proviene dalla vecchia sede bailaggia perché l'edificio attuale é successivo alla caduta della Serenissima.
Ecco il simbolo araldico della famiglia Molin
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Ringrazio il mio amico Agostino per la foto.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
Scrivi una e-mail a: [email protected]
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giuliogreen · 1 year ago
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Carnica Ultra Trail
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Quanto valgono una crosta di pane e due dita d’acqua nel fondo della borraccia? Ingurgito l’ultimo pezzo di pane che Niki tira fuori dallo zaino, verso le due bustine di Oki direttamente nella borraccia quasi vuota e butto giù tutto. Sto zoppicando da circa un ora e il dolore al tibiale sta diventando insopportabile al punto che comincio a pensare che tutto possa naufragare così, a soli 10 km dal traguardo. 
Questo “tutto” è iniziato circa tre anni fa, quando Francesco ci chiese di fare una squadra per prendere parte alla 177 K, una corsa a scopo benefico non competitiva di 200 K in quattro tappe, con partenza da San Candido e arrivo a Tarvisio. Alla fine dopo vari rinvii quest’anno sembra essere giunto l’anno buono e così ci iscriviamo, non sapendo naturalmente che qualche settimana prima di partire proprio Francesco si sarebbe infortunato e quindi a portare la croce saremmo stati solo in due, il sottoscritto e Niki.
Il giorno prima della partenza al lavoro mi sento un pò strano, torno a casa mi misuro la febbre: 37,5. Niki è già in viaggio dalla Liguria verso Padova, non gli dico niente e aspetto. La sera mi sembra andare meglio ma la mattina al momento di partire ho ancora febbre, nausea, giramenti di testa. Che facciamo? Gira e rigira decidiamo di partire lo stesso e poi si vedrà, chiedo a Niki di darmi una mano a fare la borsa e lui controlla che tutto il materiale obbligatorio ci sia, per il resto lascia a fare a me, e come vedremo non sarà proprio un ottima idea..  Partenza direzione Tarvisio, dove lasceremo l’auto per prendere un treno delle ferrovie austriache che ci porterà dopo 4 ore e tre cambi a San Candido. Sonnecchio mentre Niki guida, a Tarvisio prendiamo un tè butto giù un aspirina e andiamo verso la stazione dove facciamo subito conoscenza con alcuni tra quelli che diventeranno i nostri compagni di ventura, in particolare una simpatica coppia di Gemona del Friuli e una veterana della 177 k che farà da scopa. Il viaggio passa veloce e per le 17 siamo a San Candido, una splendida località nell’alta  Val Pusteria, non troppo lontano dalle tre cime di Lavaredo. L’atmosfera nella base di partenza è molto positiva, tutti si preparano a trascorrere la notte nell’auditorium, con il mio socio ci ricaviamo una specie di stanzetta sul palco con dei pannelli fonoassorbenti, giusto per assicurarci almeno una prima notte di riposo. Visto la tipologia dell’evento decido di assistere al briefing dove Marcello uno degli organizzatori spiega tutto quello che dovremmo fare, ma sopratutto quello che NON dovremmo fare nei prossimi giorni. In realtà mentre parla tutta la mia attenzione è attirata dalle k-bike, delle carrozzine per disabili attrezzate con dei maniglioni per potere essere spinte da quattro persone allo stesso tempo.   Infatti alla traversata parteciperanno incredibilmente  tre ragazzi disabili anche se seguendo un percorso alternativo al nostro ma ugualmente molto impegnativo sia per loro che per gli “spingitori”.
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DAY ONE
Al mattino soliti riti pre partenza, si riempiono le flask, si ricontrolla lo zaino, la giornata sembra essere strepitosa quindi l’umore è alle stelle, io ho riposato e mi sento discretamente bene, quindi.. andiamo. Si parte subito con una bella salita tra gli abeti che ci porta a coprire i primi mille metri di dislivello nel corso dei primi dieci km, abbiamo già sconfinato in Austria e sembra girare tutto bene finché non inizio a sentire la testa girare, ho una forte nausea, inciampo e casco per terra, non so bene come arriviamo fino al rifugio Oberstanserseehutte e qui mi siedo convinto che sia stata una follia partire e che la mia corsa stia già per terminare. Passano tutte le altre squadre e iniziano la salita verso  Sella Rosskopfthorl che si staglia di fronte  al rifugio mentre io resto li infreddolito con la testa sul tavolo incapace di prendere una decisione. Prendo un tè, ci sciolgo un aspirina, aspetto e dopo un pò decido di provare a proseguire camminando piano. 100, 200, 300 mt di salita e mi sembra di andare un pò meglio, Niki mi raggiunge più andiamo avanti più mi sento di potercela fare, dopo qualche minuto stiamo di nuovo correndo.
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I km scorrono veloci, di fronte a noi una cresta verdissima  anticipa una discesa tecnica che attraversa un pascolo colorato da un tappeto di fiori gialli e viola in cui ci lanciamo a rotta di collo divertiti come bambini.
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Ancora una sella, una malga, un rifugio (qui mi sfilo e dimentico su una panca  la mia unica maglia a maniche lunghe)  un ultima salita dove dei cavalli pascolano incuranti delle nostre fatiche e poi l’ultima discesa di 15 km che ci porta al primo campo base allestito per la notte.
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Siamo tutti molto stanchi ma ancora dignitosamente convinti di quello che stiamo facendo, ceniamo e poco dopo cala il silenzio, ci infiliamo nelle tende in attesa della sveglia alle 4. La notte è fredda, battiamo un pò i denti ma tutto sommato questa resterà una delle migliori nottate passate in tenda.
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DAY TWO
E’ ancora buio, un nugolo di frontali si aggira pigramente  tra le tende come lucciole assonnate, ci muoviamo cauti parlando sottovoce  tra borsoni, zaini e bucato steso in maniera improvvisata. Ritiriamo i gps, prendiamo il panino, facciamo colazione in fretta mentre qualcuno avvisa “Le sacche entro 10 minuti sul furgone!” Il percorso ha subito una variazione quindi per la prima parte seguiremo una traccia diversa balisata per l’occasione all’ultimo momento.
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Partiamo molto lenti, così lenti che la scopa ci raggiunge e inizia a pungolarci facendomi un pò innervosire, vuoi per l’ora non proprio adatta al dialogo vuoi perché non vorrei essere così indietro, ma come dice saggiamente il mio socio “Calma, che la giornata è lunga”. Ed infatti più la salita si fa ripida e incerta più riprendiamo le altre squadre, ammiriamo un alba magnifica alle nostre spalle e con il sole che sorge riemerge anche il nostro buon umore, anche  perché da più parti ci dicono che questa sarà la tappa più bella di tutte, e che attraverseremo le zone più selvagge del percorso, quelle che piacciono a noi.
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Dopo qualche cresta sospesa nel vuoto imbocchiamo un traverso che si snoda a mezza costa in un mare di fiori gialli e piccoli torrenti carichi d’acqua da attraversare.
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Ci godiamo questo pezzo corribile  che ci porta al rifugio di Hochweisstein, dove ho la pessima idea di chiedere un panino. Mi passano due fette di pane da toast fredde con due sottilette  ed una  fetta di cetriolo al centro  per la modica cifra di 9 euro. Riparto con il panino in gola, il percorso per fortuna è così bello che presto dimentico tutto. In cima alla sella ci aspetta Maja che ci da alcune indicazioni e ci avvisa “se vi è piaciuto fino ad ora vedrete il seguito!”.
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Sorpassiamo un rumoroso gregge di pecore e scendiamo in una valle silenziosa, dove dei radi alberi spuntano tra l’erba fresca, l’unico rumore è quello del torrente che ci scorre a fianco. Io e il mio socio siamo a corto di aggettivi, raramente i siamo trovati in posti naturalisticamente  così affascinanti, rallentiamo senza nemmeno accorgercene per godere meglio di quanto abbiamo intorno. Andiamo avanti così per diverso tempo, poi la valle risale fino al passo Giramondo e di li di nuovo giù verso una valle aperta dove incrociamo una piccola baita con una simpatica signora che alleva le sue capre rimproverandole amorevolmente in inglese per aver fatto poco latte il giorno prima. Siamo quasi al 40esimo km quindi ci rilassiamo un pò insieme ad un bizzarro trio di brianzoli con cui spesso ci troveremo a condividere pezzi di strada, mangiamo del formaggio fresco che sembra feta e beviamo una radler.
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Abbandoniamo a malincuore questo piccolo angolo di paradiso e usando una strada forestale saliamo al lago Volaja, purtroppo il tempo sta cambiando e lo troviamo completamente avvolto nella nebbia, un vero peccato perché essendoci già stato anni fa  da ore ne decantavo la bellezza a tutti. Non ci resta che individuare l’attacco del sentiero che ci porterà all’ultima lunga discesa che dopo 6/7 km termina direttamente nel campeggio. Qui facciamo due scoperte, la prima è che la sveglia domani verrà anticipata alle 3,30 e  la seconda che la nostra tenda si trova a ridosso di un recinto di alpaca che passeranno la notte a fare un verso sconosciuto a 50 cm dalle nostre orecchie.
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A cena ci viene servita dai gestori del camping una minestrina nella quale affondiamo due tre pagnotte creando così una  specie di pastone sicuramente poco invitante ma almeno un pò più sostanzioso. Nella notte scoppia un fortissimo temporale, le tende reggono e quando alle tre e mezza ci alziamo è già finito tutto e sopra di noi c’è una stellata bellissima. 
DAY THREE
Si parte per quella che è la temutissima terza tappa, 58 km con 4000 metri di dislivello ai quali è stato aggiunto un cancello alle 15,00 a circa metà percorso a causa di un previsto peggioramento del tempo nel pomeriggio.
Il paesaggio di  oggi si discosta notevolmente  rispetto a  quello di ieri, dopo la ormai consueta salitona iniziale che porta al Passo Monte Croce Carnico discendiamo a valle e poi ci addentriamo in una valle rocciosa dove il tempo sembra essersi fermato a qualche milione di anni fa, a parte qualche asino non incrociamo nessuno fino ad un apprezzatissimo ristoro volante dove ci viene offerto del melone fresco insieme a qualche parola di incoraggiamento.
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Da qui parte una salita lunga e molto impegnativa per Sella Avostanis, in cima troviamo ancora Maja e Giulio, le scope che ci spiegano un pò i prossimi bivi e ripartiamo subito in discesa verso il lago. Imbocchiamo la deviazione e attacchiamo un single track a mezza costa immerso nel verde più selvaggio che percorriamo in silenzio, Niki davanti e io dietro, ognuno immerso nei suoi pensieri. Siamo l’unica squadra che si è presentata sprovvista di bacchette, quando corriamo da soli il silenzio che ci circonda è assoluto.
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Riprendiamo i brianzoli o loro riprendono noi, fatto sta che ci ritroviamo a correre di nuovo assieme in una valle semi-paludosa popolata da immobili e giganteschi yak (che Francesco sostiene essere invece mucche highlander). Un occhiata all’orologio, sono le 14,20 se vogliamo arrivare al cancello entro le tre bisogna spingere. Cominciamo a correre più veloce, 14,30 14,40 c’è ancora una discesa che scendiamo a cannone e 5 minuti allo scadere del tempo siamo a Straninger Alm. Chi arriverà dopo le 15,00 verrà fermato: di fatto siamo le ultime due squadre a passare. A questo punto mancano circa 25 km e abbiamo una finestra di due ore prima che il tempo peggiori, il che significa che dobbiamo cercare di non prendere il temporale almeno finché saremo in quota.
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Riempiamo le borracce e ripartiamo subito, la prima parte è una passeggiata, ma quando è il momento di dover attraversare la sella di Aip utilizzando un sentiero esposto che taglia in due dei ghiaioni a 2000 metri di altezza il cielo comincia a farsi sempre più nero e minaccioso. Il percorso è molto lungo e bisogna procedere lentamente e con molta attenzione, a Niki si sta scaricando il tel dove conserva la traccia, traccia che io naturalmente non ho, comincio ad avere qualche timore che cerco di ingannare malamente ammirando quattro aquile  che volteggiano sopra le cime. Fortunatamente quasi di colpo si alza un forte vento, che spinge le nuvole cariche di pioggia lontane dalle nostre teste. Il vento diventa così forte che una volta in cresta a fatica ci reggiamo in piedi, con i cappucci alzati avanziamo instabili  come dei personaggi dell’Eternauta sempre più stanchi, sempre più sfiniti. Scavalchiamo delle rocce, attraversiamo una macchia di pino mugo ed ecco finalmente che ci appare in alto Passo Pramollo.
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Ad aspettarci al termine dell’ennesima salita c’è Marcello, che forse un pò preoccupato ci è venuto incontro in macchina con un termos di tè caldo e dei panini. Ci indica la strada, dobbiamo salire fino agli impianti di risalita che nella sera che sta arrivando hanno un aspetto triste e desolato nonostante la loro modernità. Da qui giù per la pista di sci fino a lago Pramollo e quindi per la strada asfaltata arriviamo in una radura nel bosco dove è stato allestito l’arrivo e il campo base vicino ad una piccola baita. Arriviamo abbastanza provati ben oltre le 12 ore previste, non ci sono docce ma solo un torrente dove darsi una lavata. Ci hanno tenuto la cena in caldo, arrivano le scope, sotto il tendono ci raccontiamo un pò come è andata mentre scoppia di nuovo il temporale. Proviamo ad aspettare ma non accenna a smettere, anzi, sembra piovere sempre più forte. Tutti sono già a dormire ci copriamo alla meno peggio e corriamo verso la nostra tenda dove arriviamo zuppi..  Questa ultima notte in tenda non la dimenticheremo molto facilmente, è già tardi, ogni cosa è umida, fredda, bagnata. Ci avvolgiamo vestiti così come siamo nei sacchi a pelo e cerchiamo di far passare quelle quattro che ci separano dalla sveglia. Resto così immobile ma non riesco a dormire, ascolto la pioggia che batte sul telo e gocciola dentro, conto le ore, l’una le due le tre,  le tre e mezza, finalmente è ora di alzarsi. Ieri sera avevo steso i pantaloncini ad asciugare all’arrivo e li ho dimenticati fuori, me li infilo così fradici, tanto tra poco saremo tutti bagnati. Per un attimo spero che venga rimandata la partenza per la pioggia, metto il naso fuori e invece c’è già qualcuno pronto. Dalla tenda al tendone è una palude, abbiamo i piedi fradici, piove fuori, piove dentro, piove dappertutto, eppure i volontari dell’organizzazione sono li pronti, impagabili  con i loro  pentoloni di caffè e tè caldo, ma sopratutto con i loro sorrisi presi in prestito chissà dove. C’è chi allestisce le k-bike e si assicura che Swami e gli altri ragazzi in carrozzina sia sufficientemente coperti, chi si avvolge in improbabili mantelle e avvolge gli zaini in sacchi delle immondizie recuperati li per li. Io mi limito a riempirmi la borraccia di tè caldo, ho talmente sonno che non riesco a formulare nessun pensiero.
 DAY FOUR
Il countdown sotto la pioggia alla partenza non resterà sicuramente memorabile. Non siamo più in tanti, un paio di squadre si sono ritirate, più di qualcuno ha qualche problema fisico, eppure anche oggi si parte, compatti, quasi come un unica squadra ci immergiamo nel buio e nella pioggia decisi a portare a termine anche questa ultima tappa.
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Ho sonno e sono stanco, penso che devo solo far passare le prime due ore poi con la luce e il sole forse tutto cambierà. Fortuna vuole che dopo poco smetta di piovere, così ci togliamo i nostri strati e ci ritroviamo a correre prima in un bosco e poi attraverso una forestale che scende in due piccolissimi villaggi austriaci ancora addormentati dove gli unici abitanti sembrano essere mucche e cavalli a zonzo tra le case.
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Sogno un caffè ma niente da fare, continuiamo a correre un’altro paio d’ore finché arriviamo ad una malga dove ci fermiamo a riposare. Niki beve una birra, sono solo le dieci ma in fondo siamo in giro già da cinque/sei ore. Da qui in poi ci hanno avvisato che non ci sarà più acqua per i prossimi venti km fino all’arrivo. Riempiamo bene tutte le borracce e ripartiamo, ma subito mi accorgo che quel dolore al piede sinistro che prima era solo un leggero fastidio sta aumentando a dismisura, cerco di ignorarlo ma niente da fare, più cammino più aumenta.
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Ad un certo punto non riesco più a correre, soprattutto in discesa inizio a zoppicare. Manca ancora un bel pezzo all’arrivo, in particolare dobbiamo affrontare gli ultimi 600 mt di dislivello del Monte Capin, che sono i più ripidi che si possano immaginare, o forse così ci appaiono ora. In salita riesco ad andare ma appena inizia la discesa niente da fare, chiedo a Niki di dirmi con esattezza quanto manca ma già sapendo che mi mentirà non presto attenzione alla risposta. L’oki inizia a fare effetto, provo a correrci sopra, funziona… da qui è tutta discesa, andiamo giù spediti nonostante abbia iniziato a piovere, 5 km che sembrano un eternità  ed ecco le prime case, imbocchiamo una strada asfaltata, non siamo molto lucidi, attraversiamo un cimitero convinti di essere fuori strada mentre in realtà siamo ormai praticamente arrivati, scendiamo sulla ciclabile ed ecco in fondo il gonfiabile, ancora cento metri e tagliamo il traguardo quasi increduli, quattro giorni fa eravamo  li che nemmeno sapevamo se partire o meno con 200 km di sentieri davanti a noi ed ora è tutto finito.  Arrivano i ragazzi spingendo le k-bike, non si può descrivere l’emozione generale, pianti, abbracci. Andiamo a farci la doccia, apro la borsa non ho più niente di asciutto o pulito, niente con cui asciugarmi, mi arrangio alla meno peggio, Niki mi da una maglietta.  Sara la volontaria che ci ha sfamati e rifocillati per quattro giorni ci abbraccia e ci ringrazia mettendoci in imbarazzo per la sua gentilezza, Marcello sembra sollevato dopo quattro giorni di preoccupazioni ora finalmente sorride soddisfatto. Come due ubriachi ci avviamo silenziosamente vero la macchina. Sapevamo fino dal principio che questa non sarebbe stata una corsa come tutte le altre, quello che non sapevamo era che avremmo incontrato delle persone eccezionali, e che la corsa non sarebbe durata solo 4 giorni ma  che sarebbe continuata nelle nostre teste per molti altri giorni ancora. 
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spettriedemoni · 2 years ago
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Sulla Transiberiana d'Italia
La chiamano così perché è la più alta linea ferroviaria italiana dopo il Brennero. Opera d'ingegneria notevole, questa linea percorre un paesaggio tra i più suggestivi d'Abruzzo e d'Italia.
Primo tratto da Sulmona a Campo di Giove.
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Dopodiché che siamo tornati a Sulmona con il treno che non si è fermato se non brevemente nelle varie stazioni senza farci scendere.
Marcello, il capotreno, ci ha raccontato un po' delle sue avventure quando faceva il casellante e quando ha salutato qualche collega che stava per andare in pensione; ha fatto provare il cappello da capotreno a Tigrotto, lo ha fatto salire nella cabina di manovra della locomotiva, gli ha fatto vedere le luci che usa la notte per dare il via libera al macchinista dopo che tutti i passeggeri sono saliti a bordo.
Gabriella invece ci ha raccontato come è iniziata la sua avventura a bordo dei Treni dei Parchi. Lei da Salerno ogni tanto saliva su questi treni a distribuire cioccolatini (la sua è una famiglia di pasticceri) e parlando con i turisti raccontava loro ciò che le aveva raccontato a suo tempo la nonna che quella tratta l'ha percorsa spesso. Vedendo la sua conoscenza della linea le hanno proposto di farlo per lavoro e oggi è su questi treni a raccontare con passione cosa era un tempo questa linea ferroviaria.
Tigrotto è stato subito preso in simpatia non solo da Marcello e da Gabriella ma anche dagli altri ragazzi che fanno da guida. Gabriella addirittura ha chiesto a Tigrotto se voleva aiutarla a spiegare ai passeggeri le cose più tecniche visto che lui già sa cosa è una centoporte o una Corbellini. Successivamente ci ha suggerito di visitare il Museo del Treno di Pietrarsa che sicuramente a Tigrotto piacerà. Un'esperienza che vi consiglio assolutamente.
Se toccate "ALT" sulle foto comunque trovate la descrizione. Finalmente ho capito a che accidenti serve!
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chris69003 · 2 years ago
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Zaoooooo Tumblrini…buona Pasquetta a tutti..🌹
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La Città delle Donne .. 1979 ..Frederico guida Marcello…❤️💋
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thiswomanshouldbewriting · 2 years ago
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Il sogno e la poesia
Ok posto qui per completezza, in quanto dubito che dei 4 gatti italiani qui su tumblr ci sia qualcuno che segue questa soap, ma io ormai sono parte del trash e alle OTP non si comanda, QUINDI
Una fanfic sul paradiso delle signore. Sui Barberasmo. Perché sì. Disponibile anche su EFP e Ao3. Titolo preso dalla poesia di Frida Kahlo usata in questo video.
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“Perché non ti sei fatto annunciare?”
“Perché ho detto a Italo che non c’era bisogno, che mi stavi aspettando.”
Non hanno nessun appuntamento, eppure è la verità. Adelaide l’ha aspettato riempiendo di candele quella stanza vuota, come a preparare un incontro in cui non osava sperare. L’ha aspettato stasera, da un mese, forse da tutta una vita. E ora lui è qui. 
“Ti offro qualcosa da bere?” Adelaide prova a dissimulare, a riportare la situazione ad un’apparente normalità, ma Marcello la ferma e lei si ritrova a guardarlo senza più scuse o difese. Quando lui si avvicina una parte di lei vorrebbe solo fuggire, sottrarsi ai battiti furiosi del proprio cuore che le chiede solo di annullare ogni distanza fra loro. Come colpo di grazia, Marcello si scusa . Si scusa per essersi sacrificato. Per essere migliore di quanto Umberto sia mai stato. Per aver messo gli interessi degli altri, di Adelaide , prima dei suoi.
Adelaide si gira di spalle mentre gli risponde, incapace di guardarlo in viso mentre la verità, inarrestabile, si fa strada fra le sue labbra, oltre il nodo alla gola: ogni cosiddetto errore che Marcello ha elencato non ha fatto altro che accrescere la stima che ha di lui e rendere più dolorosa la stretta al petto che sente ogni volta che i loro sguardi si incrociano.
“E questa come vogliamo chiamarla? Fedeltà?” Un sentimento che Adelaide non è abituata a vedere rivolto a sé stessa. Ha dedicato buona parte della sua vita a Umberto per ritrovarsi con una casa vuota e un cuore in frantumi. Mai più , si era giurata. Ma Marcello è diverso, oggi ne ha avuta la prova. “Per me è molto di più.” Il significato preciso di quel di più aleggia nell’aria, non detto. 
“Adelaide io-” 
“Nessuno pretende niente da te,” lo interrompe lei. “Non qui. Non ora.” Non si aspetta di essere ricambiata. Non si aspetta nulla, ma non può più nascondere i propri sentimenti, non a lui. 
Marcello non dice nulla. Contro ogni aspettativa, contro il pudore, contro tutto il mondo che li vuole divisi, semplicemente la bacia, e tutto il resto cessa di esistere. Le loro labbra si cercano e si trovano, come hanno già fatto le loro anime, ed è allo stesso tempo troppo e non abbastanza. Marcello si sposta a baciarle il collo, poi la nuca, mentre le sue mani trovano la cerniera del vestito da sera. Adelaide si abbandona completamente contro di lui, la schiena percorsa dai brividi mentre Marcello scopre centimetro dopo centimetro di pelle. In lingerie davanti a lui si sente esposta, fragile, ma non vulnerabile; sa che da lui non avrà mai da temere.
“Sei bellissima,” le sussurra all’orecchio. Detta da lui, perfino la frase più banale del mondo diventa una poesia.
Adelaide gli prende le mani e lo guida verso le sue stanze, scivolando fuori dai tacchi, fermandosi per baciarlo ancora, cominciando a spogliarlo senza fare caso a dove getta i suoi abiti. Che la servitù veda, che Matilde e Tancredi sappiano, non le importa nulla. Esiste solo Marcello.
Il suo Marcello.
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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“La Vita” di Marcello Comitini: una poesia intensa che svela il dolore umano. Recensione di Alessandria today
Un viaggio lirico nell’animo umano, tra dolore, crudeltà e speranza, attraverso l’occhio poetico di Marcello Comitini.
Un viaggio lirico nell’animo umano, tra dolore, crudeltà e speranza, attraverso l’occhio poetico di Marcello Comitini. Nel suo componimento “La Vita”, Marcello Comitini esplora i sentimenti più profondi e universali dell’esperienza umana. Con una scrittura intensa e delicata, l’autore guida il lettore tra i simboli della fragilità e della resilienza, incarnati nei fiori colpiti dalla tempesta,…
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alessandro54-plus · 2 months ago
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Camaiore, auto impazzita piomba sui passanti...
Mercoledì, 18 settembre 2024 Camaiore, auto piomba sui passanti e fa una strage: morte due ragazze di 18 e 19 anni articolo: https://www.today.it/cronaca/auto-investe-gruppo-persone-camaiore-lucca.html L’incidente avvenuto a Camaiore, foto di Marcello Brusco (Facebook)Incidente Lido di Camaiore 18 settembre 2024 – Foto X Sette le persone investite. Tra i feriti anche la donna alla guida…
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michelangelob · 2 months ago
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Marcello Venusti e la stima reciproca che ci tenne uniti per vent'anni
Mi legò a Marcello Venusti un rapporto di amicizia e collaborazione che durò circa vent’anni. Venusti era nato a Mazzo di Valtellina, in provincia di Sondrio, nel 1510. Dopo una prima formazione di scuola lombarda, arrivò a Roma negli ultimi mesi del 1537 con Guglielmo della Porta per lavorare sotto l’attenta guida di Perino del Vaga a Castel Sant’Angelo, nella Cappella Paolina e finanche nella…
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daimonclub · 3 months ago
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Citazioni e aforismi divertenti sulle vacanze
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Citazioni e aforismi divertenti sulle vacanze Citazioni e aforismi divertenti sulle vacanze, idee, battute, paradossi e lampi di intelletto sulle ferie, il turismo vacanziero e i loro bizzarri personaggi. E' difficile fare delle vacanze intelligenti dopo undici mesi di lavoro cretino. Albert Ricordati di pontificare le ferie. Marcello Marchesi Ho spiegato a mio nipote cos’e’ il compromesso: "Se per le vacanze tua mamma vuole andare al mare, e tuo padre invece in montagna, il compromesso e’ che si va al mare, ma il babbo puo’ portare gli sci". Dino Verde Per vedere il mondo bisogna viaggiare molto, per conoscerlo basta un villaggio. Fosco Maraini Quando il direttore di un quotidiano va in ferie, corre il rischio che le vendite del giornale, in sua assenza, diminuiscano. Ma ne corre uno maggiore: che aumentino. Indro Montanelli Colmo per un programmatore: non riuscire a programmarsi le ferie. Anonimo Ho visto. Ho visto gente vivere in baracche/ ho visto gente nutrirsi di rifiuti/ ho visto gente morire per strada: / vacanze di merda che ho fatto quest'anno. Flavio Oreglio Mi dicevano: vai in Turchia, vedrai cose che non vedrai più. Ci sono andato, con la macchina fotografica. Non l'ho più vista. Paolo Rossi Ho organizzato una gita in montagna, ma è andato tutto a monte. Anonimo Ti piacciono i viaggi istruttivi? Cerca sotto la voce "Culturismo". Stellario Panarello Un impiegato sulla riva del fiume prese un giorno di ferie ed inventò il ponte. Riccardo Cassini
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Umorismo in ferie e in vacanza siamo stati un bel pezzo a litigare, a scannarci, e alla fine abbiamo deciso che sarebbe stato meglio prenderci una vacanza o divorziare. Ne abbiamo discusso pacatamente, da persone mature, e abbiamo optato per il divorzio poiché potevamo spendere solo una certa somma. Eppoi, una vacanza alle Bermuda dura due settimane, laddove un divorzio dura tutta la vita. Woody Allen Per le prossime vacanze consigliamo la collina, perché in montagna i prezzi sono alti e al mare sono salati. Anonimo Ci vuol piu' tempo a programmare le vacanze attraverso Internet che a fare le vacanze. Legge di Hatala Cartoline: Vedute di paesaggi, spedite a vari destinatari che non sapranno mai lo sforzo che abbiamo fatto nello sceglierne una diversa dall'altra. Umberto Domina È difficile fare delle vacanze intelligenti dopo undici mesi di lavoro cretino. Albert Quest'anno facciamo la partenza intelligente. Perché, tu non vieni? Altan Vacanze. Periodo nel quale scopriamo dove non tornare mai più. Antonio Amurri Lui: "Amore, per quest'anno ho una sorpresa: che ne diresti di una bella 'vacanza intelligente'?". Lei: "Cos'è, tu non vieni?" Anonimo Tunisia, terrore in spiaggia: 27 morti nell’attacco a due hotel, tra cui britannici e tedeschi. Con un po' di pericolo, il turismo, i viaggi e le vacanze sono senza dubbio molto più eccitanti. Carl William Brown I vichinghi non erano truci guerrieri, pirati dediti alla devastazione. Furono fraintesi: erano soltanto normali tedeschi in vacanza. Daniele Luttazzi La migliore guida turistica è il libretto degli assegni. Georg Thomalla Quando fai campeggio libero impari a usare le foglie invece della carta igienica. A meno che tu non stia campeggiando in una pineta. Federico Basso 6 italiani su 10 non si muoveranno da casa per le vacanze. I restanti 4 non si muoveranno da sotto il ponte. David Di Tivoli Quest'anno per le vacanze ho speso una fortuna. Io sull'isola di Pago-Pago non ci torno mai più! Bilbo Baggins Quest'anno voglio proprio godermi una splendida vacanza in Italia, una bella camera con vista su uno sterminato e confortante mare di merda. Carl William Brown
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Battute, citazioni e aforismi divertenti sulle vacanze Dove vanno in vacanza i muratori? A Malta. E_A_N-8 Ieri a Rimini ho visto uno stronzo che galleggiava in mare!" "Io ne ho visti tanti che ci nuotavano! Anonimo Andare in vacanza con la propria moglie, è come andare al ristorante con dei panini. Frédéric Deville È sorprendente come le persone trascorrano più tempo a pianificare la loro prossima vacanza che il loro futuro. Patricia Fripp Se uno facesse tutto ciò che deve fare veramente prima di partire per le vacanze, esse terminerebbero senza neppure essere iniziate. Beryl Pfizer Quello delle vacanze è il periodo che consente ai dipendenti di ricordarsi che le aziende possono continuare senza di loro. Earl Wilson Ora et labora. Niente ferie, favoriscono i cornuti! E soprattutto non in Tunisia, anche perché il sole fa male! Carl William Brown Non si ha mai tanto bisogno di una vacanza quanto nel momento in cui vi si è appena tornati. Ann Landers Il turismo è un'industria che consiste nel trasportare delle persone che starebbero meglio a casa loro, in posti che sarebbero migliori senza di loro. Jean Mistler Dove va in ferie l'impiegato modello? A Citta' del Capo. Anonimo Ho visto la madonna di Fatima in vacanza a Lourdes. Anonimo Agosto. Ore 5,00: partiamo. Ore 5,10: siamo bloccati. Ore 5,20: il traffico non si muove... Hai visto, cara, quanti milioni di persone intelligenti ci sono in giro stamattina? Flavio Oreglio I miei genitori mi mandano spesso a trascorrere l'estate dai nonni, ma io odio i cimiteri. Chris Fonseca Nessuno ha tanto bisogno di una vacanza quanto chi ne ha appena avuta una. Elbert Hubbard Per me viaggiare e' un'esigenza vitale. Mi sentirei soffocare se mia moglie non viaggiasse un po'. Dimunno & Tamborrino Principio di Stitzer sulle vacanze: Quando fate le valigie per le vacanze, prendete la metà dei vestiti e il doppio dei soldi. Arthur Bloch Crociera: viaggio turistico assai duro in 14 soste con arrivo finale sul monte Calvario, sponsorizzato da una nota ditta di chiodi. Garantite visione mistiche. Giancarlo Tramutoli Chi e' stato il primo tour operator della storia? Annibale... ha inventato l'Alpi-tour. DrZap Fare turismo e' viaggiare molto lontano in cerca del desiderio di tornare a casa. Georges Elgozy La morte di alcuni operai in un incidente stradale ci appare quasi come una drammatica liberazione; quella di alcuni ricchi vacanzieri in un disastro aereo ci sembra già più simpaticamente umoristica; infine, la morte di alcuni devoti in pellegrinaggio a Lourdes si rivela invece tragicamente comica. Carl William Brown
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Frasi e battute divertenti sulle ferie Mi trovavo su una splendida spiaggetta della Costiera Amalfitana, circondata da alte scogliere, e accanto alle rocce notai un cartello: "Pericolo caduta alberghi". Mauroemme "Vado in crociera". "Bello, con quale nave vai?". "COSTA...MINCHIA". Anonimo Futurista = turista passato ad altra vita. Uovodipasqua Quando dovrete lamentarvi con un burocrate vi diranno che dovete prendere un appuntamento, poi il fatidico giorno vi diranno che non c'è, è appena uscito, oppure che è in riunione, viceversa è in ferie, oppure ha avuto un malore... Carl William Brown Un gruppo di tortellini prende il sole in spiaggia. Ad un certo punto si alza uno e fa: "A rega', perché non s'annamo a fa' un bagno che l'acqua e' un BRODO?" Anonimo Io sono per le partenze intelligenti. Sono partito a maggio, ma le ferie le avevo ad agosto. Fichi d'India Perché si chiama "stagione dei turisti" se non possiamo mai sparare su di loro? Anonimo Colmo per un viaggiatore: andare a fare le vacanze all'isola di Pasqua per Natale. Anonimo Vacanze. «Amore, ti va di andare da qualche parte?» «Sì.» «E va’.» Alessandro Siani Dove vanno in vacanza Valeria Marini, Sandra Milo e Francesca Dallera? A Silicon Valley. Anonimo Non sono mai andato in vacanza con mio padre, anche perché mio papà le sue ferie, una quindicina di giorni in Agosto, li trascorreva a tinteggiare l'appartamento sotto la guida vigile, attenta e un po' fastidiosa di mia madre. Carl William Brown Vacanze economiche. Ho fatto una gita fuori porta, sul pianerottolo. Anonimo Ieri il mio direttore mi ha detto: “Com'è possibile che lei l’anno scorso ha fatto undici mesi di malattia?” “È perché l’altro l’ho fatto di ferie, signor direttore…” Bruce Ketta L'azienda Tim le comunica che lei ha vinto un viaggio premio all'estero. Le mete disponibili sono: Indonesia, Indocina e indo' cess! Su un SMS Tra amici. "Io quest'anno ho passato delle ferie stupende sulla Costa Smeralda con il mio 12 metri" "Io invece con il mio 14 metri ho fatto tutte le isole greche e mi sono divertito molto" "Io sono solo andato a Rimini ma con il mio 18 cm mi sono divertito come un pazzo!" Anonimo "Caro, il dottore mi ha prescritto due mesi di mare e due di montagna. Dove mi porti prima?". "Da un altro medico". Calendario di Frate Indovino Siamo diventati gente che alterna le vacanze con le ferie. Enzo Biagi La guida: "...Ed eccoci finalmente di fronte alle famose cascate del Niagara. Se le signore vogliono fare un attimo di silenzio, si potra' udirne il fragore..." Mauroemme Qualunque cosa abbiate fatto durante le vacanze, alla fine sarete più stanchi che all'inizio. Arthur Bloch Dove andiamo in vacanza? Mare o montagna? Se andiamo in montagna vuol dire che la vacanza al mare è andata a monte. Anonimo In spiaggia e' piu' facile ostentare il cellulare che nascondere la cellulite! Eros Drusiani Vacanze: periodo di viaggio e relax per il quale ci si porta il doppio dei vestiti che servono e la metà del denaro necessario. Jerry Smith
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Battute argute e aforismi divertenti su ferie e vacanze Estate: / Siamo qui su questo scoglio, / Lontano dal traffico, / Lontani dal caos, / Lontano dallo smog. / Non ci resta che aspettare i soccorsi! Flavio Oreglio Vacanze nel Liechtenstein. "Che cosa conta di fare domani ?". "Mah, vorrei visitare il paese". "Bene, bene. E nel pomeriggio ??" Anonimo Ogni anno per le vacanze il capofamiglia si alza e fa: «Quest’anno partiamo a un’ora che non parte nessuno!» Quelli che dicono così trovano la coda già sul pianerottolo! Carlo Pistarino Mai confessare a un animatore di villaggi turistici che il divertimento organizzato vi deprime: passerebbe immediatamente a organizzare la vostra depressione. Enzo Costa Ragazzi, se ho fatto una bella vacanza! Mia moglie è annegata il primo giorno. Leopold Fechtner La partenza intelligente è problema secondario. Il vero nodo cruciale è il ritorno deficiente: come evitare che tornino fra noi i milioni di pirla partiti per le ferie? Enzo Costa L'unico viaggio possibile è quello dentro di noi. Almeno finché non mi riparano l' auto. Leo Ortolani Rat-Man L'unica ragione per la quale chiediamo alle altre persone come è andato il loro fine settimana è perché vogliamo raccontare il nostro. Chuck Palahniuk Io vado in vacanza a Casalpusterlengo. Così quando vengo via non mi dispiace. Leonardo Manera Le vacanze oggi come oggi costano troppo. Io vado al mare vicino al porto di Napoli, dove il mare è marrone. Così faccio un tuffo ed esco pure abbronzato. Salvatore Gisonna Purtroppo se non avete un certo senso macabro dell'umorismo sappiate che l'imbecillità, la stupidità e la banalità dei politici e dei loro sicofanti non vanno mai né in ferie, né in vacanza! Carl William Brown Sono un viaggiatore sedentario, ho fatto il giro del mappamondo. Borges Perché i mostri amano le vacanze culturali? Perché vanno a vedere le mostre. Anonimo Sul turismo, i laghi e le vacanze, potete anche leggere: Aforismi e citazioni sulle vacanze Pensieri e riflessioni sulle vacanze Aforismi e citazioni sul mare Un estate al lago Citazioni e pensierio sul lago Quotes on vacation Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Read the full article
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telodogratis · 4 months ago
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Marcello Masi lascia la sua trasmissione: l’annuncio in diretta
[[{“value”:” Cambio della guardia a Camper. Marcello Masi non sarà più alla guida del suo programma. Il motivo di… L’articolo Marcello Masi lascia la sua trasmissione: l’annuncio in diretta proviene da Notizie 24 ore. “}]]  ​Read More  [[{“value”:”Cambio della guardia a Camper. Marcello Masi non sarà più alla guida del suo programma. Il motivo di… L’articolo Marcello Masi lascia la sua…
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giancarlonicoli · 4 months ago
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26 giu 2024 13:29
“TOTÒ RIINA VOLEVA UCCIDERMI CON UN MISSILE” – MEMORIE DI GIAN CARLO CASELLI, L'EX MAGISTRATO 85ENNE CHE EREDITÒ IL LAVORO DI FALCONE E BORSELLINO: “VENNI PORTATO D’URGENZA ALL’AEROPORTO MILITARE PERCHÉ IL PENTITO GASPARE SPATUZZA AVEVA RIVELATO CHE C’ERA UN PIANO DI COSA NOSTRA PER SPARARE UN RAZZO SUL MIO ALLOGGIO” – “PENSO AI COLLEGHI UCCISI. CON LORO IL SISTEMA DI PROTEZIONE NON HA FUNZIONATO. MI SONO SENTITO IN DOVERE DI SDEBITARMI” – “I TERRORISTI DI PRIMA LINEA SONO STATI I PIÙ VICINI A UCCIDERMI, SOTTO CASA..." -
Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per “La Stampa”
Quante volte hai avuto paura di morire? «Tante. Sapevo bene quel che rischiavo. Borsellino diceva: come si fa a non avere paura della mafia? L’importante è avere un po’ più di coraggio per superare la paura». La volta che sono andati più vicini a riuscirci? «I terroristi di Prima Linea. Qui sotto casa mia, nel controviale, davanti a un ristorante giapponese».
Gian Carlo Caselli, 85 anni, è uno dei magistrati che hanno sconfitto le Br. Si è insediato al vertice della Procura di Palermo il giorno dell’arresto di Totò Riina. Ha istruito, tra gli altri, i processi contro Giulio Andreotti e Marcello dell’Utri. Sotto il suo coordinamento la procura di Palermo ha arrestato centinaia di persone accusate di far parte o essere colluse con Cosa Nostra. Sono passati quasi 50 anni dalla lotta al terrorismo e una trentina dalla guerra alla mafia.
[…]  «La lotta al terrorismo mi è arrivata addosso per un meccanismo giudiziario che si chiama connessione: ti stai occupando di episodi legati alla criminalità politica, ti arriva sulla scrivania il fascicolo del sequestro Sossi. La guida della Procura di Palermo l’ho scelta io. Dopo dieci anni di lotta al terrorismo avrei potuto rimanere a Torino nel gratificante incarico di presidente di Corte d’Assise».
Perché un padre di famiglia, magistrato ormai al vertice della carriera, decide di tornare a rischiare tutto nella Procura in cui sono stati uccisi Falcone e Borsellino?
«Te lo senti dentro. Hai una responsabilità. Sei in vita mentre tanti tuoi colleghi sono stati uccisi. Magari perché con loro i sistemi di protezione non hanno funzionato. A Milano erano stati uccisi Galli e Alessandrini che indagavano su Prima Linea esattamente come me. Erano meno protetti e ci hanno rimesso la vita. Ci pensi sai?».
Ti senti un sopravvissuto?
«In un certo senso. Ti senti in dovere di restituire quel che hai avuto. Dopo l’assassinio di Falcone e della sua scorta ero a Milano ad una commemorazione. Mi avvicina un alto ufficiale dei carabinieri: “Il dottor Borsellino le manda a dire che non è ancora arrivato il momento di andare in pensione”».
Un passaggio di testimone?
«Sul momento non capii bene. Ci ripensai dopo al significato di quella frase».
Perché tu ti sei salvato?
«Perché a Palermo dopo Falcone e Borsellino i sistemi di protezione hanno funzionato meglio. Ricordo ancora la disperazione di Giuseppe Costanza, autista di Falcone. Non si dava pace. Quel mattino, a Punta Raisi, Falcone gli chiese di guidare lui. Costanza si mise sul sedile posteriore e sopravvisse all’esplosione. Da allora le regole sono diventate molto più rigide. Nessun autista oggi lascerebbe le chiavi dell’auto blindata».
Insomma, senza quell’episodio Falcone si sarebbe potuto salvare?
«Questo non lo so. Ma i fatti sono questi».
Storie difficili da raccontare in famiglia. Come hai detto che saresti andato a Palermo?
«Non l’ho detto così. Anche perché non è capitato così. Mano a mano che trascorrevano le settimane dopo le stragi del ’92 quella che era un’ipotesi si è fatta reale. In famiglia abbiamo seguito tutti questo percorso graduale».
[…]
Nonostante tutte queste precauzioni il rischio a Palermo era altissimo
«Un giorno mi telefona di corsa il questore, Arnaldo La Barbera».
Proprio lui?
«Sì. Successivamente sono emersi fatti molto gravi riguardanti il depistaggio sull’assassinio di Borsellino e la gestione del G8 di Genova. Ma con me si comportò sempre in modo esemplare. Presi dentifricio e spazzolino e venni portato d’urgenza all’aeroporto militare di Bocca di Falco».
Che cosa era successo?
«Lo intuii tempo dopo. Il pentito Gaspare Spatuzza aveva raccontato che c’era un piano di Cosa nostra per uccidermi sparando un missile sul mio alloggio da Monte Pellegrino, la montagna che sovrasta Palermo».
Non fa piacere scoprire certe cose: «Infatti non le ho mai volute sapere se non per quel che serviva alle mie indagini. Poi è capitato che a Torino si svolgesse l’udienza di un processo che prevedeva la testimonianza di Gaspare Spatuzza. Laura, mia moglie, ha voluto andare a sentire. Ho tentato di dissuaderla. Sapevo che cosa avrebbe detto il pentito. Ma lei, testarda, ha insistito». Laura entra nello studio nel preciso momento di questo racconto: «È vero, volevo ascoltare quella testimonianza. Ci sono andata, lui non voleva. Non è stato piacevole ma ho fatto bene».
[…]
Decenni di vita sotto scorta, di relazioni filtrate dalle esigenze di sicurezza. Un inferno. Ma anche i momenti esaltanti: la sconfitta del terrorismo e l’arresto dei boss mafiosi. Negli anni Novanta, dopo Mani pulite, i magistrati sono diventati delle star. Un bene? Un pericolo? «C’è stato un momento in cui si gridava Borrelli, Caselli, giudici gemelli. Ma era un’esagerazione da tifosi. Se il magistrato diventa una star c’è qualcosa che non funziona. Parlo per tutti, a cominciare da me. Il criterio deve sempre essere quello di condannare e assolvere a prescindere da quel che chiede la piazza».
Ma è sempre così?
«Diciamo che se l’opinione pubblica ti sostiene fa piacere. Ma non può essere certo quella la bussola che guida il tuo lavoro. La bussola è sempre la ricerca della verità».
E poi ci sono i casi in cui, al contrario, ti senti isolato…
«Durante le indagini sul terrorismo arrestammo Giambattista Lazagna. Un avvocato, un partigiano, un frequentatore delle riunioni della corrente di Magistratura democratica, quella cui appartenevo. Insomma, uno del nostro mondo. I colleghi votarono una mozione di censura nei miei confronti (con l’eccezione, va ricordato, di Livio Pepino). Volevo dimettermi dalla corrente. Andai da Mario Carassi, consigliere istruttore, un’autorità per tutti noi. Aveva fatto il partigiano nel partito d’azione. Mi disse: “Prima fai il processo e poi, eventualmente dimettiti”».
Può capitare che l’isolamento di un magistrato produca effetti anche dopo molto tempo: «Ricordo perfettamente la votazione in Csm sulla scelta del nuovo capo della Procura di Palermo. Io ero per la nomina di Falcone, la scelta più naturale. Finii in minoranza anche dentro la mia corrente. Fu nominato Meli, scelto con il criterio dell’anzianità di servizio. Borsellino diceva che Giovanni ha cominciato a morire quel giorno».
Il Csm, dopo il caso Palamara è diventato per molti sinonimo di degenerazione, di quanto le correnti possano far male alla credibilità della magistratura: «Sono stato al Csm tra l’86 e il ’90. Il suk raccontato da Palamara non lo ricordo. Forse è arrivato dopo».
Le correnti ma anche le invasioni di campo: un’altra delle accuse che si rivolgono oggi ai magistrati è quella di sostituirsi alla politica. Siete degli invasori?
«Io sono per la rigida separazione dei poteri. È grave se la magistratura si sostituisce alla politica. Vorrei però ricordare che spesso è la politica a chiedere alla magistratura di invadere il suo campo. Capita spesso, quando i politici non hanno il coraggio di scegliere.
Fu un errore non intervenire all’origine del terrorismo o considerare la lotta alla mafia come uno scontro tra guardie e ladri. Siamo arrivati al punto di aspettare la sentenza di un giudice per decidere sul fine vita. Spesso alla politica conviene l’invasione dei giudici, perché le tolgono le castagne dal fuoco».
Come si distrae, come si diverte uno che ha fatto la tua vita?
«Premetto che anche facendo il mio lavoro ho avuto dei momenti diciamo così di divertimento. Per esempio durante l’interrogatorio di Peci».
Non si riesce a immaginarlo durante le confessioni del primo pentito delle Br: «Perquisendo i covi trovavamo le cartelline con le indagini dei brigatisti sulle abitudini di vita dei loro obiettivi. Le Br avevano intitolato il mio dossier “Casella postale”. Scherzando ho detto a Peci che l’opinione positiva che avevo di me non era rappresentata da un’ordinaria casella postale. Lui sorrise e spiegò: “Dottor Caselli forse questo nome dipende dal fatto che chi la pedinava di mestiere faceva il postino”».
Sport?
«Fino a quando ho potuto ho giocato a tennis. E poi ho tifato per il Toro».
Mai giocato a calcio?
«Molte volte in oratorio a Torino e a Palermo durante le partite del cuore».
Nessuna paura di esporsi in mezzo al campo di uno stadio?
«Il rischio ovviamente c’era. Ma anche la mafia ha i suoi codici. Non si ammazza un Procuratore mentre corre in calzoncini corti durante una partita di beneficenza».
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Carlo Conti alla guida di Sanremo per i prossimi due anni
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Carlo Conti alla guida di Sanremo per i prossimi due anni. Carlo Conti sarà il nuovo direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo. Una decisione unanime dei vertici aziendali Rai, l'Amministratore delegato Roberto Sergio e il Direttore generale Giampaolo Rossi, di concerto con il Direttore Intrattenimento Prime Time Marcello Ciannamea. Per il conduttore non si tratta di un semplice ritorno al Festival, ma di una nuova sfida che ha come obiettivo quello di continuare a promuovere e valorizzare le nuove tendenze, così come fece nelle tre edizioni di successo, dal 2015 al 2017. Il Direttore artistico è già al lavoro per un Festival con tante sorprese e novità. «È già partito il tam tam, mi sta squillando il telefonino. Mi fa molto piacere: i conti tornano», scherza un emozionato Carlo Conti commentando la notizia in diretta al Tg1. «Torno a Sanremo dopo sette anni, cercherò di riprendere quel lavoro fatto e portato avanti alla grande dalle due edizioni di Baglioni e alla grandissima dalle cinque di Amadeus. La musica come sempre al centro, quella attuale, che piace, speriamo di fare un bel lavoro e di continuare la meravigliosa tradizione di questo evento che mette tutti insieme, tutta la famiglia di fronte dalla tv», sottolinea Conti, rivelando che il primo a scrivergli è stato Fiorello. «Ho accettato grazie al grande affetto della nostra azienda, dall'amministratore delegato al direttore generale al direttore intrattenimento, fino alla signora delle pulizie, ai cameramen, ai tecnici, ho sentito questo tifo per me che mi ha fatto dire: torniamo», aggiunge Conti. «È anche anche un bel modo di festeggiare miei primi 40 anni di Rai, il primo contratto risale a giugno 1985», conclude il conduttore.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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isoleminori · 6 months ago
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Ventotene, autore ignoto, luglio 1940
Funerale di Giuseppe Piancastelli.
"Giuseppe Piancastelli: muratore. Iscritto al PSI e poi al PCI. (...) Fu arrestato dal 20 al 25 ottobre 1936 per l’arrivo a Bologna di una altissima personalità e dal 6 al 10 ottobre 1937 per la visita di Hitler in Italia. Il 20 febbraio 1938 venne nuovamente arrestato per attività politica e condannato a 5 mesi di reclusione. Il 21 marzo 1939 fu ancora arrestato e assegnato al confino per 5 anni per attività comunista. Andò a Ventotene (LT) dove restò sino al 13 luglio 1940. In quel giorno venne ricoverato d’urgenza e morì in una clinica di Formia (LT). Secondo il referto il decesso era dovuto a peritonite acuta."
Fonte CIDRA (Centro Imolese di Documentazione sulla Resistenza Antifascista e storia contemporanea)
L'episodio è raccontato anche nel libro "La macchina del vento" di Wu Ming.
Nel testo, Umberto Terracini sottolinea come Piancastelli sia morto di peritonite per il mancato soccorso del direttore della colonia (Marcello Guida, già Questore di Milano durante i fatti di piazza Fontana e di Giuseppe Pinelli), ed ebbe a definire la Ventotene dell’epoca “un atomo di miseria in mezzo al mare dove non si riusciva a sfamare né gli abitanti e né i confinati”.
Fonte: https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/isola-di-santo-stefano-a-due-passi-da-ventotene-e-dalleuropa/
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