#giochi d’infanzia
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Rimpalli – Teodoro Lorenzo. Un viaggio nella memoria attraverso il gioco e la crescita. Recensione di Alessandria today
Il romanzo Rimpalli di Teodoro Lorenzo è una finestra su un’epoca passata, un affresco vivido dell’infanzia e dell’adolescenza, dove il calcio da strada diventa metafora della vita e della crescita personale
📖 Autore: Teodoro Lorenzo📖 Casa editrice: Voglino Editrice📖 Genere: Narrativa contemporanea📖 Valutazione: ⭐⭐⭐⭐⭐ Il romanzo Rimpalli di Teodoro Lorenzo è una finestra su un’epoca passata, un affresco vivido dell’infanzia e dell’adolescenza, dove il calcio da strada diventa metafora della vita e della crescita personale. Il racconto si sviluppa attorno a un gruppo di ragazzi che, attraverso il…
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shambelle97 · 3 days ago
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Contenuti espliciti
꧁ MY MASTERLIST ꧂
Loki si concesse una passeggiata mattutina, percorrendo i vasti giardini di palazzo con innata sicurezza e disinvoltura.
In lontananza notò Sigyn in compagnia del suddetto promesso sposo, sbuffando nervosamente.
Detestava che il rozzo capitano degli Einherjar le ronzasse intorno pur essendone costretto a causa dei doveri matrimoniali.
Dopotutto ebbe modo di renderla sua svariate volte, donandole piaceri inimmaginabili.
Eppure non sopportava l’idea che un simile individuo potesse mettere le sudicie mani in qualunque angolo del suo grazioso corpo.
Theoric Elvindson non l’avrebbe mai davvero avuta, di questo era più che certo.
D’altronde compì l’azzardo di tradirla con una delle tante ancelle che s’aggiravano per il castello.
Non appena costui osò allontanarsi, il Dio dell’Inganno colse l’opportunità per punzecchiarla e sedurla com’era solito fare.
Avanzò in maniera felpata e docile, riscuotendola dai suoi pensieri.
“Non dovrebbe essere qui.”
Esordì stizzita la bella Vanir, perdendosi nelle sue gemme smeraldine e tanto brillanti da imbarazzarla.
“Sono piuttosto celebre nel trasgredire le norme, non lo dimentichi mai.”
Ribatté impertinente l’Asgardiano dalla chioma d’ebano, ghignando malizioso.
Bramava all’idea di possederla sotto la grande quercia, immaginando scenari lussuriosi oltremisura.
Eseguire uno sgarro nei confronti dello stolto Theoric sarebbe stato divertente, nonché gratificante.
Dovette riacquisire contegno non appena la giovane donna propose di sdraiarsi sull’erba assieme a lui.
Un invito che accettò con lieve esitazione, contemplando il cielo limpido.
Rammentò i vecchi tempi d’infanzia vissuti con Thor mentre si cimentavano in giochi di spericolata natura.
Sorrise appena, cullato dalla breve brezza ventosa.
Chiuse le iridi, provando a rilassarsi: necessitava quei piccoli attimi di quiete che raramente i doveri reali gli consentivano.
Sigyn osservò l’oscuro principe della cittadella eterna, fissandone ogni singolo dettaglio.
L’armatura nera dagli inserti dorati e la foggia verde spiccò sotto i raggi del sole, rendendolo più maestoso e intrigante.
Era maledettamente attraente e irresistibile, detenendo un’incredibile arguzia e sagacia.
Che ci fosse finita persino a letto più e più volte non le fu d’alcun aiuto, trascinandola in situazioni ardue e complicate.
Ciononostante avvertiva l’intensa attrazione verso il cadetto di Asgard, conducendola spesso in sentieri proibiti.
Dopo la prima passionale notte avvenuta durante i festeggiamenti del solstizio estivo, il loro rapporto subì una svolta inaspettata.
Da sempre battibeccavano animatamente per poi imboccare le vie più insidiose della libidine, lasciandosi andare disperati.
Ella iniziò a carezzargli la mascella sbarbata; un tocco leggero e delicato da ridestarlo dal breve riposo.
Fu lesta a guardarla coi suoi occhi protervi e penetranti, mettendola in soggezione.
I capelli d’oro intrecciati dall’acconciatura floreale le donavano un portamento etereo.
Purezza oramai macchiata da un cuore malvagio dall’anima annerita.
L’Ase gravò sopra di lei, stabilendo un contatto fisico che non avrebbe mai dovuto esserci.
Si soffermò sulle dolci e morbide labbra, gustandole casto.
La dama non oppose resistenza, permettendone l’accesso.
Mugugnarono estasiati, desiderosi l’uno dell’altra.
“Finge di non sopportare la mia ingannevole presenza, eppure non perde tempo a lasciarsi travolgere dal caos.”
Soffiò lungo il collo, chinandosi a lambirlo e baciarlo in modo avido.
L’Amica della Vittoria sospirò profondamente, emettendo un gemito sommesso.
“Così fedele alla propria patria e agli affetti più cari, ma al contempo ribelle e disubbidiente a doveri tanto ingiusti.”
Sussurrò suadente, provocandole una densa scia di fremiti.
Un’insana e corrosiva gelosia che lo infiammava sin dentro le viscere.
“Sono costretta a sposarlo, lo sa bene.”
Rispose flebile, pervasa dall’estremo godimento scaturitone dall’intrepido amante.
Il Fabbro di Menzogne riprese a torturare la carne rosea della bocca, zittendola prontamente.
Odiava lo stolto Theoric più di quanto credesse.
Molte donne incrociarono le lenzuola dell’Ingannatore, però solo la figlia di Vanaheim riusciva ad appagare a pieno tutti i suoi sensi.
Era in grado di farlo sentire vivo inconsciamente.
Squadrò in seguito lo splendido girocollo, regalatole in segreto durante uno dei loro incontri clandestini.
 Un gioiello capace di risaltarne la bellezza.
“Sei bella, Sigyn…e soprattutto mia.”
Cantilenò Lingua D’Argento in tono informale, evitando di lasciarsi sfuggire quel pronome rischioso.
La Vanir non ammise repliche, beandosi del timbro roco e tentatore emesso dal Signore della Menzogna.
Il mago più potente tra gli Æsir le scostò la spallina sinistra dell’abito dorato, ardendo a strapparglielo di dosso.
Suggé la punta del seno sodo e rotondo, mordendole il capezzolo.
“Non possiamo farlo qui.”
Bisbigliò supplichevole la bionda, ansimando libidinosa.
Loki interruppe l’azione, ridacchiando divertito.
“Teme che occhi indiscreti possano vederci, nevvero? Che mormorino negativamente dei nostri frequenti incontri, suscitandone lo scalpore generale?”
Incalzò rallegrato della faccenda, continuando con la piacevole tortura.
“Non provo agio a giacere con un uomo in determinate circostanze.”
Puntualizzò Sigyn, intuendo che lo scapestrato principe degli Asi avesse già sperimentato qualcosa di simile in passato.
Non nascose di esserne scandalizzata, dimostrando la propria pudicizia caratterizzata da un’improvvisa timidezza.
Loki avrebbe comunque ricorso al Seiðr, tutelando le loro presenze dai passanti se lei avesse acconsentito.
Dovette accettare che la figlia del Generale Bjorn non fosse propensa a vivere esperienze del genere, esaudendo infine la richiesta.
Si precipitarono all’interno delle regali camere appartenenti al secondogenito della corona, travolti da un’irrefrenabile bramosia.
I baci già insaziabili s’intensificarono, rimuovendo con foga i rispettivi indumenti.
La Dea della Fedeltà fu baciata ferocemente dallo scaltro bugiardo senz’alcun remore.
Ambedue si gettarono con poca grazia sul giaciglio drappeggiato da fodere color smeraldo, ricamate da sottilissimi fili d’oro.
I folti riccioli corvini solleticarono la pelle nuda della fanciulla, invocando il suo nome.
“Gema per me, Lady Sigyn: non si trattenga quand’è dinnanzi al principe cadetto di Asgard.”
Esortò la beffarda divinità, proseguendo con le sue furiose cure, dilettandosi a farla impazzire.
Dopodiché stuzzicò la femminilità della fanciulla, rovente e focoso.
Sigyn pregò affinché continuasse a saggiarne la carne umida, urlando a pieni polmoni.
L’Ase se ne beò, consapevole che nessun altro pretendente avrebbe potuto soddisfarla al meglio.
Piaceri carnali che soltanto il figlio minore dei sovrani le avrebbe concesso con prodigiosa maestria.
Loki scrutò le belle e sinuose curve della ragazza, ammirandole incantato.
Non poteva cederla al lercio capoguardia della reggia asgardiana, per quello avrebbe escogitato qualsiasi stratagemma.
Tornò a baciarle le labbra, intraprendendo un’erotica danza tramite le loro lingue.
La Vanir invertì le posizioni, prendendo le redini di quel gioco tanto allettante e perverso.
I candidi pettorali del Dio si rivelarono una zona erogena, eccitandolo più del dovuto.
 Situazione che sperimentò in antecedenza, considerandolo uno dei suoi punti deboli e sensibili.
Ancheggiò sui fianchi asciutti e aitanti del guerriero, piagnucolando e gridando come una forsennata.
Le sue mani strinsero i seni con forza, strappandole violenti gemiti di pura voluttà.
Il Fabbricante di Bugie rantolò estasiato, dischiudendo le palpebre per guardarle il viso contorto dal piacere.
“Mia piccola e spregiudicata Vanir, tu sai sempre come condurmi alla rovina.”
Pensò lui mentre la sua amante dalla chioma lucente lo appagava carnalmente.
Ella si chinò a baciarlo, venendo ricambiata.
Il moro cambiò nuovamente posizione, strofinando la virilità sulla sua invitante apertura in maniera dispettosa.
“Invochi il mio nome, implorandone l’assoluto desiderio.”
Bisbigliò duro e imperioso al tempo stesso, trasparendo tuttavia una velata supplica.
Era pronta ad accoglierlo, vogliosa d’averlo dentro di sé.
I corpi dei due amanti aderirono alla perfezione, fondendosi in un’unica essenza.
Gli affondi cominciarono lenti e cadenzati, divenendo sempre più selvaggi e veementi.
Sigyn pronunciò il nome dell’uomo, graffiandogli le ampie spalle.
Loki eseguì altrettanto, digrignando i denti per lo sforzo.
Amava vederla così recettiva e disponibile, totalmente in balìa del suo potere.
Dominanza che anch’ella esercitava inconsapevolmente su di lui, rendendolo schiavo a propria volta.
 Raggiunsero l’orgasmo in simultanea, crollando sfiniti per via dell’amplesso consumato.
I volti ansanti, sudati e arrossati ne erano la prova più concreta ed evidente.
Si scambiarono un bacio colmo di passionalità, accompagnato da un’insolita tenerezza.
L’Ingannatore non poteva tollerare che uno stupido vincolo matrimoniale ostacolasse i reciproci bisogni di entrambi.
Bisogni che non riguardavano solo rapporti puramente fisici, ma qualcosa di più profondo che faticavano a pronunciare.
“Non ha tutti i torti, Altezza: la vostra presenza mi conforta, nonostante sia esasperante a volte.”
Ammise giocosa, facendo sorridere il cadetto.
“Lieto di sentire tale riconoscenza: finché non convolerà a nozze con quel miserabile soldatino, disporrà di ottimi privilegi. Proporrei inoltre di ricorrere a toni meno formali e più confidenziali.”
Suggerì genuino, arrotolando le ciocche bionde della Vanir attorno al dito.
Ella dissentì mesta, spiegandone il motivo.
“Per il bene di entrambi è meglio proseguire coi formalismi, mio signore. Una volta sposata con quell’essere ripugnante, non potrò più trascorrere del tempo piacevole con lei.”
Loki incassò il colpo con eleganza, non insistendo sulla questione.
L’avrebbe comunque resa sua altre innumerevoli volte, infischiandosene delle conseguenze.
Si amarono di nuovo, stavolta dolcemente.
Qualunque traccia conflittuale svanì nel nulla, evolvendosi in una relazione di assoluta complicità.
    𝑭𝒊𝒏𝒆
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
Name Chapter:
~ Obstacles ~
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cdgruppo12 · 2 years ago
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Vicini ma lontani: i social e le relazioni interpersonali
SOFIA: La grande costellazione istantanea, magari un giorno le stelle diventeranno dei pianeti o dei quadrati
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PIETRO: Reti sociali intricate
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ROSA:  Una visione con tante relazioni strette e poche lontane
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ELEONORA: Pochi ma buoni 
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RACHELE: Le relazioni umane in competizione con le relazioni online
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MLADEN: Controcorrente: reti sociali solo faccia a faccia e Whatsapp
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Dai diversi sociogrammi risulta che il social più utilizzato dai membri del gruppo* è WhatsApp. A seguire, Instagram (utilizzato da cinque persone), Tik Tok (quattro persone), BeReal (due persone), Discord (una persona) e giochi online (una persona).
Nel primo cerchio tutti hanno inserito genitori, fratelli e nonni. Sofia è stata l’unica ad inserire anche gli zii. Con queste persone comunichiamo molto di più faccia a faccia che online, e quando comunichiamo online utilizziamo maggiormente WhatsApp, fatta eccezione per i fratelli con cui alcuni come Rachele e Pietro utilizzano Instagram e BeReal. Eleonora è l’unica ad utilizzare WhatsApp con la nonna, ma il motivo è perché quest’ultima abita all’estero. Sofia e Rosa hanno inoltre aggiunto i propri fidanzati all’interno del primo gruppo, con i quali comunicano maggiormente faccia a faccia. Sofia, oltre ai social già citati, è l’unica ad utilizzare anche piattaforme di giochi online con il proprio ragazzo. 
È molto interessante come metà gruppo ha inserito i migliori amici nel cerchio stretto perché li considera come una famiglia, mentre l’altra metà li ha inseriti nel secondo cerchio. In ogni caso, comunichiamo con loro sia online che offline, utilizzando WhatsApp, Instagram, BeReal e TikTok. 
Nell’ultimo cerchio sono state inserite persone come colleghi universitari e di lavoro, datori di lavoro, compagni di sport e hobby, persone conosciute a militare, amici d’infanzia con cui si hanno contatti molto rari, amici di amici etc. Con queste persone il gruppo comunica maggiormente online rispetto che faccia a faccia. Anche in questo caso è emerso un aspetto interessante: la maggior parte dei membri del gruppo ha inserito i colleghi universitari all’interno dell’ultimo cerchio, mentre Rosa e Sofia hanno diviso i colleghi universitari in due: quelli con cui hanno più rapporti li hanno inseriti nel secondo cerchio, mentre gli altri nel terzo. 
Possiamo dire che i social fanno parte della vita quotidiana di tutti noi, e quindi tutti comunichiamo, chi più chi meno, attraverso i social con gli stessi tipi di persone. Rosa per esempio comunica molto meno via social con le sue migliori amiche rispetto ad Eleonora e Rachele.  
Tutti i membri del gruppo comunicano maggiormente in maniera ibrida con le persone inserite nei vari cerchi, fatta qualche eccezione: nonni (solo offline tranne Eleonora), amici molto lontani (solo online), famigliari che non hanno i social (solo offline), famigliari del fidanzato (solo offline), alcuni conoscenti (solo online). 
Per concludere, possiamo dire che tutti i membri del gruppo sono abbastanza allineati, cioè utilizzano maggiormente lo stesso social, ovvero WhatsApp, e utilizzano i social più o meno in egual modo. C’è però un outsider: Mladen non utilizza nessun social oltre a WhatsApp, e di conseguenza è meno attivo sui social rispetto agli altri che invece utilizzano molto altre piattaforme come Instagram, Tik Tok e BeReal. Inoltre Sofia utilizza un social inaspettato per mantenere dei contatti con alcuni amici: un gioco online. Oltre che mantenere con loro il contatto tramite WhatsApp e Instagram, comunica anche attraverso il gioco. 
In più, alcuni di noi utilizzano i social anche per motivi lavorativi. Eleonora infatti è l’unica ad utilizzare Discord per comunicare a lavoro, mentre Sofia e Rosa gestiscono le pagine social di un podcast, e quindi il loro lavoro si svolge unicamente online proprio su Instagram e Tik Tok. 
Questo lavoro ci ha permesso di confrontare le nostre abitudini su come rimaniamo in contatto con le persone. Pensiamo che sia interessante notare come la maggioranza comunica molto anche online e non se ne rende quasi conto poiché questi social fanno talmente tanto parte della nostra routine quotidiana e delle nostre abitudini che sono diventati parte integrante della nostra vita. Infine abbiamo riflettuto sul fatto che se questi social da un giorno all’altro ci venissero tolti all’improvviso, non sapremmo come ritrovare alcuni nostri amici e non sapremmo con quante persone rimarremo veramente in contatto (probabilmente famigliari e colleghi di scuola/lavoro).
*Alessandro era assente quindi questa volta non ha partecipato al workshop.
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diceriadelluntore · 4 years ago
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Si dice “mattatore” per qualcuno che “per le sue doti, per l’esuberanza delle sue esibizioni, per la popolarità di cui gode, finisce con l’attirare su di sé tutta l’attenzione del pubblico” (Vocabolario Treccani). La sua etimologia deriva dal matador spagnolo, simbolo di euforia e di maestria sopraffina nella simbolica lotta contro il toro.
Avrei voluto scrivere un post gioioso perchè oggi Gigi Proietti compie 80 anni. E con una uscita di scena da vero mattatore, nella notte si è spento dopo una degenza per problemi cardiaci che durava da qualche settimana.
Lascia la sua mimica e la sua ilarità senza pari, il suo modo verace e innovativo di stare sul palco (che ho avuto la fortuna di aver visto), lascia dopo aver cresciuto, come direttore del Teatro Brancaccio, due generazioni di attori con il suo Laboratorio, lascia a Roma, a Villa Borghese, il Globe Theatre, copia esatta di quello londinese fondato da William Shakespeare, dove ogni estate si propongono i classici del Bardo, finanziato dalle sue partecipazioni cinematografiche.
Lascia tanti ricordi, tante battute. Arrivederci Mattatore
Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere
Gigi Proietti (2/11/1940 - 2/11/2020)
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missmsiracconta · 4 years ago
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"Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d’infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant’Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade"
Umberto Eco
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freeeeda · 4 years ago
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Giochi d'infanzia
Giochi d’infanzia
Se dovessi sintetizzare la mia infanzia lo farei con un’istantanea di questi oggetti, appoggiati sul letto.  Il battipanni è la mia arma, o meglio, è l’arma che è passata nelle mie mani. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, il battipanni è uno di quegli oggetti oramai in disuso che le donne usavano per togliere la polvere dalle superfici di tessuto come quelle presenti nei divani, nei…
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“Perché hai chiesto di vedermi, Fratello?” Thor entrò nella stanza senza bussare, portando con se quell’atroce afrore di sudore e formaggio. Loki storse il naso per il fastidio, agitò una mano per scacciare via quell’aroma poco gradevole per le narici, ma restò in silenzio e si morse la lingua per non proferire parole velenose. Restò voltato di spalle, accanto alla vetrata, con la mano destra poggiata sul grembo e lo sguardo perso nel vuoto. La veste asgardiana, pelle e metallo assai pesanti, lasciò il posto ad una vestaglia più leggera e confortevole. Non indossava altro che i calzoni in pelle e quella vestaglia, ma non era mai stato così quieto e… sereno. “Da quanto tempo abbiamo smesso di essere fratelli?” Thor abbassò lo sguardo, da tempo celato da un paio di occhiali da sole in plastica, ed iniziò a tormentarsi le mani. “Se mi hai convocato per litigare ancora, Loki, non intendo…” “Era una domanda retorica!” Loki si voltò di scatto e notò la confusione sul viso del fratellastro. Ovviamente, non aveva la più pallida idea di cosa significasse la parola ‘retorica’ “Significa…” agitò la mano sinistra “... una domanda che non necessita di una reale risposta. E sfila quegli occhiali, per le Norne!” Allungò la mano per strappargli via gli occhiali e Thor balzò all’indietro, spaventato, vulnerabile. Aveva gli occhi rossi, spiritati, colmi di lacrime. Tutta la spavalderia, la baldanza, la sua perenne aria superiore, sembrarono essere svanite nel nulla. “Abbiamo smesso di essere fratelli proprio per questo. Perché la nostra famiglia non ha mai pensato fosse necessario discutere o parlare! Abbiamo sempre evitato ogni argomento di discussione, preferendo saltarvi alla gola perché Odino pensava fosse più giusto risolvere ogni cosa con una battaglia!” “Odino era un buon Re… e un buon padre.” “No, non lo era e lo sai anche tu!” lanciò via gli occhiali di Thor ed avanzò contro di lui “Quale padre mentirebbe così tanto ai suoi figli? Quale padre preferirebbe la prigionia per i suoi figli, piuttosto che un discorso o una litigata? Quale padre… preferirebbe la guerra alla famiglia? Perché, Thor, nostro padre era un buon sovrano solo per merito di nostra madre! Ed è per lei, per il suo ricordo, che noi due dovremmo -- Parlare.” Thor trasalì ed indietreggiò, spaventato e confuso da quell’atteggiamento così insolito. Loki aveva ragione, ah se lo sapeva, ma troppi anni erano trascorsi con la convizione di essere un figlio degenere per Odino. E Loki… Loki sembrò quasi il Loki che aveva condiviso la spada ed i giochi d’infanzia con lui, il suo fratellino minore, ee tanto bastò per renderlo ancora più spaventato. “Dov’è il pugnale?” domandò, preparandosi mentalmente ad essere pugnalato in qualche parte del corpo “Non cadrò vittima di uno dei tuoi scherzi, fratello! Non sono così--” “Sono in stato di gravidanza.” Thor strabuzzò gli occhi incredulo: conosceva la magia di Loki, la sua condizione di mutaforma e la sua natura sessuale non perenne - egli poteva essere ciò che voleva - ma non avrebbe mai aimmaginato di udire tali parole provenire dalle sue labbra. “In stato di…” “Significa che sono in attese di un erede” Spiegò “Che io e Tony siamo in attesa di un erede, Thor,. e che ben presto avrai un nipote! E che, domani mattina, io e Tony ci uniremo in matrimonio.” “Nostra madre sarebbe così felice di questa notizia.” pigolò Thor, con le lacrime pronte a riversarsi a fiumi sulle guance paffute ed arrossate “Penserebbe a tutti i preparativi ed Asgard sarebbe in festa per mesi e mesi” “Mi manca…” affermò Loki, abbassando lo sguardo per non mostrare le prime lacrime che già rigavano le sue guance “... mi manca terribilmente.” Thor azzerò ogni distanza ed afferrò il fratello minore tra le braccia. Lo avvolse in un abbraccio, con cautela poiché ora aveva compreso di dover essere quantomeno delicato nelle sue condizioni, e tirò su con il naso. “Manca anche a me.” Erano di nuovo fratelli. Dopo così tanto tempo, dopo tanto dolore e lacrime, violenza e morte, erano tornati ad essere fratelli come un tempo.
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gac-reference · 6 years ago
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Beh, sì, sono nato negli anni ’90.  Fiero esemplare della classe 1993. Quell’anno lì scoppiavano bombe un po’ in tutto il mondo. Irlanda, Stati Uniti, India. I miei genitori, novelli sposi, vedevano il mondo cambiare dentro un Panasonic mezzo scassato. C’era -le immagini incerte, poco nitide- il faccione schifoso di Totò Riina catturato e portato in manette dopo più di vent’anni di latitanza; c’era Federico Fellini che ritirava l’Oscar alla carriera prodigandosi in ringraziamenti nasali; c’erano le immagini così lontane ed estranee di un disastroso incidente nucleare in Siberia. C’era, ci scommetto, un giornalista compunto e dalla mascella squadrata leggere in tono neutro la notizia dell’accordo di reciproco riconoscimento tra lo Stato del Vaticano e Israele e il cadavere di Pablo Emilio Escobar Gaviria con la pancia di fuori su quelle cazzo di tegole in terracotta. Tutto andava egregiamente di merda come al solito, insomma. Il giorno in cui sono nato una piccola folla fuori dall’ospedale giura di aver visto una statua della madonna muoversi in avanti, come in benedizione. Tra quella piccola folla c’era anche la mia nonna materna, fervente cattolica. Ogni anno, per il mio compleanno, mi chiama raccontandomi di quella volta che la madonna ha benedetto la mia nascita e blaterare di angeli custodi. Sì, angeli custodi. Un gioco di luce, probabilmente, una pura casualità fenomenica, ma quanti di voi possono raccontare una storia così figa sul giorno della propria nascita? Sono stato un bambino negli anni ’90, dunque, e anche all’inizio del ‘2000. Ho mangiato le girelle, le fiesta piene di liquore, bevuto il latte con il Nesquik in povere, mi sono piazzato davanti la televisione a guardare Dragon Ball e i Simpson tutti i santi giorni dopo pranzo. E poi, sì, giocavo, tutti i pomeriggi, per strada, come un matto.   Manco a dirlo, si giocava a calcio. Ero piccoletto ma, come si dice dalle mie parti, “cafuddavo”, che può essere tradotto più o meno come “ci davo dentro”. Proprio sotto la mia casa d’infanzia c’era un parco giochi. Lo chiamavamo così, ma non è che ci fossero giochi: era un corridoio di simil-marmo largo pochi metri e lungo una quindicina delimitato da delle sbarre di ferro. Sì, quello della foto. Era il nostro campo da calcio. Ci si andava nel primo pomeriggio e si stava lì fino ad ora di cena. Mia madre, quando era ora di salire, mi chiamava dalla finestra, a volte mi chiedeva di andare a comprare il pane e mi lanciava i soldi. Erano partite all’ultimo sangue le nostre, estenuanti, combattutissime. Si tornava a casa con le ginocchia sbucciate e le gambe, le mani, tutte nere di sporcizia. Amavamo quel posto, era proprio la nostra isola felice. Forse facevamo un po’ di casino, è vero, tant’è che i condomini del mio complesso di palazzi cominciarono a lamentarsi. In fretta e furia venne prese un provvedimento radicale. Vennero eretti dei muretti per tutta la lunghezza del parco giochi per impedirci di giocare a calcio. Ma non avevano fatto i conti con la fantasia di un gruppo di bambini che non vedono nei muri necessariamente dei nemici, ‘sti vecchi. Dopo giorni di partite in campi minuscoli e fitte discussioni tra i membri del gruppo si trovò un modo di riappropriarsi di quello spazio. Di reinventarlo. Che bella parola, r e i n v e n t a r e. Dentro il ripostiglio di casa trovai delle vecchie racchette da tennis. Oh, vecchie sul serio, in legno, con il manico spropositatamente lungo, pesantissime. Ma chi se ne fregava, andavano più che bene. Erano quattro, una un po’ più moderna me la beccai io. Andammo in un negozio di articoli per lo sport e comprammo delle palline da tennis. Ricordo che facevano proprio un buon odore, dentro quella specie di tubo dove te le vendono. Dal giorno dopo cominciammo a giocare a tennis, tutti i giorni. Diventammo pure bravini, uno di noi finì per appassionarsi sul serio e adesso fa l’insegnante di tennis per vivere. Prego, Roberto, non c’è di che. Gli inquilini del palazzo ci guardavano da dietro le finestre, qualcuno arrabbiato, qualcuno non riuscendo a trattenere un sorriso. “Fanculo ai muri, viva i muri”, scrivemmo con un pennarello su uno di questi. Adesso quando torno qualche giorno a casa dei miei osservo dalla finestra il parco giochi. Ho notato che è ancora un luogo di ritrovo dei ragazzini del quartiere, ma non ci gioca più nessuno. Stanno e lì chiacchierano, ogni tanto qualcuno si rincorre. Uno dei muretti è stato distrutto, su un lato è stata aperta una breccia. La scritta “fanculo ai muri, viva i muri” non esiste più, al suo posto c’è un “Giusy ti amo” scritto con una grafia orribile. Ho chiesto a Marco, uno dei miei amici d’infanzia con cui ideai la cosa, se ha voglia di andarci a giocare a tennis uno di questi giorni, solo per ridere. Mi ha detto che è proprio una bella idea, ma so già che non se ne farà niente.
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arreton · 6 years ago
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In questo momento mi sento frammentata, non riesco a fare un discorso unitario: lascio allora piccoli e deboli frammenti di me sul forum, evitando di scrivere qua. Deboli perché comunque tendo a non intervenire facilmente nelle discussioni, ad essere molto critica e selettiva: non mi piace parlare a vuoto, essere ignorata; se voglio parlare a vuoto scrivo qua o nel mio diario. Poco fa pensavo che sebbene soffra la solitudine e ho bisogno degli altri, ho questo ardente desiderio degli altri, comunque non riesco ad avere uno spirito gregario: in gruppo mi sento in difficoltà, sia “reale” che virtuale. Tra l’altro mi rendo conto che, nemmeno sul forum, è semplice avvicinarsi a me: tendo a non confermare quello che dicono, a lasciar perdere se la discussione so che non andrebbe da nessuna parte, tendo a non essere lamentosa (strano! Io? Sì, proprio io che non mi lamento) come loro, sto un po’ sulle mie perché sento di avere comunque poco in comune con loro sebbene fondamentalmente siamo uguali nei comportamenti malsani - e stupidi.  Ci sarebbero gli studi di acquerello e acrilico - sì, mi sto dedicando alla dipintura (mi piace questa parola) - che vorrei pubblicare da qualche parte ma non so bene su quale social. Io le voglio le persone vicino a me, giuro che le desidero tantissimo: mi ci appiccicherei, li abbraccerei e guarderei sempre e parlerei e scherzerei tanto con loro; ma devono essere come dico io.  Le persone per me sono degli oggetti: delle deliziose e tenere bamboline che vorrei sempre con me. Io ho cura delle mie bamboline, le metto qui sulla scrivania vicino al PC perché mi tengono compagnia con la loro tenerezza, i loro sorrisi ed il loro profumo d’infanzia. Vorrei poter tenere le persone così, come tengo i miei giochi.
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kley76 · 6 years ago
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“...ringraziamo iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte...” . . . . #actor #attore #theater #theaterlife #teatro #passion #life #theaterlife #cinema #videocamera #photo #photographer #castingdirector #direttorecasting #movieproduction #produzionecinema #regista #regia #filmmaker #spettacolo #sipario #proscenio #universallanguage #movies #filmfest #seminario #stage #formazione (presso Teatro Anime Antiche) https://www.instagram.com/p/BwHpoIeBcWq/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=7ii8vumeym3c
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occhidibimbo · 2 years ago
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Le favole per bambini sono uno strumento molto potente al quale si ricollegano innumerevoli benefici. Per citarne alcuni: velocizzano il processo di apprendimento del piccolo; migliorano creatività e concentrazione; consentono di imparare qualcosa di nuovo su sentimenti, emozioni e vicissitudini della vita; migliorano il rapporto genitori-figli; favoriscono il rilassamento e la messa a ninna dei bambini. Chi è abituato a usare i libri per giocare con i propri figli, è facile che finisca con il coinvolgere i bambini nella lettura anche al momento della nanna, rendendo questo momento magico e ricco di rituali che tanto piacciono ai più piccini. Tuttavia anche i genitori meno avvezzi alla lettura, in cerca di una soluzione per facilitare la ninna, potrebbero trovare nelle favole della buonanotte la soluzione ai propri problemi. E’ risaputo che con l’approssimarsi dell’ora x, l’atmosfera deve essere quanto più soft possibile. Quindi niente giochi troppo eccitanti e al posto della tv, meglio prediligere un buon libro. E se non riusciste a far cadere in letargo i vostri figli, sappiate che la lettura di una favola, vi avrà dato modo di trascorrere insieme del tempo di qualità, migliorando stima e fiducia reciproche.   Favole per bambini: come scegliere quelle giuste per la buonanotte A questo punto vi starete chiedendo, quali favole per bambini è meglio scegliere per il momento della buonotte. Diciamo che non esiste una favola che in assoluto faccia cadere in catalessi il bambino. Ciò che funziona per uno, non è detto che funzioni per un altro. Per esempio ci sono bambini che amano sentirsi raccontare sempre la stessa favola. Altri ne vogliono una diversa ogni sera. C’è chi è più pauroso, chi invece ama racconti ricchi di avventura. Quello che invece non dovete sottovalutare è come raccontate la favola. Calarsi nei personaggi modulando la voce, leggere con trasporto, sono sicuramente accongimenti utili per catalizzare l’attenzione del piccolo. Scegliete testi adatti alla sua età. Più il bimbo è piccolo, più il libro deve essere fatto di immagini che di parole. Non sottovalutate l’alternativa di raccontare una favola per bambini senza il supporto di un libro, ma facendo appello ai vostri ricordi d’infanzia. Il risultato potrebbe essere sorprendente. Detto ciò via libera alle favole tradizionali. Cappuccetto Rosso, Il brutto anatroccolo, Cenerentola, Biancaneve, La principessa sul pisello, sono solo alcuni esempi di favole che possono essere raccontate al momento della nanna. Esistono volumi che raccolgono più favole insieme, possono essere convenienti e pratici se il bimbo ama questo genere. Oltre quelle tradizionali, esistono delle favole per bambini, che in modo più mirato possono aiutare a fare la nanna anche i bimbi più restii. Ci sono poi dei libri che sfruttando tecniche di training autogeno, aiutano il piccolo ad addormentarsi prima e profondamente. Tra i più noti attualmente su questa scia c’è Il coniglio che voleva ddormentarsi di Carl Johan Forssen Ehrlin, e l’italianissimo Il principe si è addormentato di Valeria Martorino. Ci sono poi dei libri, che hanno protagonisti particolarmente amanti dai piccoli alle prese con la nanna. E’ il caso del libricino Giulio Coniglio fa la nanna di Nicoletta Costa. Come vedete le favole per bambini della buonanotte sono veramente tanti, non vi resta che iniziare a provare cosa è più gradito dal vostro bambino.  
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micro961 · 2 years ago
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Francesco Scocchera - "Resta sempre te"
Dal 3 dicembre è in radio il nuovo inedito dell’artista
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Trovare un “Medico Artista” è veramente un caso raro. È la storia di Francesco Scocchera, classe 1964, che nella vita reale svolge la professione di Medico Chirurgo presso una nota azienda ospedaliera di Roma, la cui passione e talento nella scrittura ed arrangiamenti di musica e brani lo porta ad avere una doppia vita anche come artista ed autore: da un lato una professione di grande responsabilità, dall’altra una parte creativa che da sempre lo accompagna e lo stimola.
In questa occasione presenta il brano “Resta sempre te”, dal 3 dicembre in radio, con musica e testo scritti di getto in mezz’ora in una notte d’autunno e dedicati al figlio Davide che, in quel periodo, aveva 8 anni. La canzone è rimasta conservata per lungo tempo e adesso pubblicata in occasione del diciottesimo compleanno del suo ragazzo, come prezioso regalo dedicato a questo giorno così importante. Nel testo l’artista ripercorre in breve i momenti più belli di crescita vissuti insieme al figlio: i pianti, i giochi, le ninne nanne, i piattini di pappa con i sorrisi che lo hanno fatto crescere per diventare il giovane uomo di oggi. Al contempo però con la crescita si concretizza l’allontanamento dai genitori e da quel mondo fantastico vissuto per anni a stretto contatto. “Resta sempre te” è dunque una canzone d’amore il cui messaggio è l’augurio di non separarsi mai del tutto dal genitore, anche se le strade della vita porteranno ad allontanarsi, insieme alla speranza di restare un po’ “bambini” dentro, e custodire nell’animo quei ricordi d’infanzia che ci hanno permesso di diventare le persone che siamo oggi.
L’artista ha dunque toccato le corde giuste con una storia intima, nella quale tutti noi possiamo identificarci. Il suo sfondo artistico si è sviluppato con la grande musica dei mitici anni ‘70 ed ’80 ascoltando gruppi storici come Toto, Earth Wind & Fire, Genesis, Level 42 e con i grandi autori italiani che in parte si ritrovano poi nelle sue canzoni, come la PFM.
Ha studiato pianoforte classico proseguendo poi a scrivere e arrangiare canzoni, dopo una lunga gavetta come tastierista in vari gruppi e come pianista solista in locali di pianobar. Alcuni anni fa, ha rincontrato il grande maestro e amico Mario Zannini Quirini, ritrovato dopo un lungo periodo condiviso suonando insieme. Grazie al suo supporto in qualità di editore e produttore, è rinata una collaborazione artistica e Francesco ha potuto concretizzare finalmente alcuni dei numerosi brani scritti da tempo ma rimasti chiusi in un cassetto; nel 2021 pubblica “E senza dire una parola” cantato in prima persona, ed altri due brani, “Turn you on” di Mia Elison remixato anche in una versione club da Luca Tornesi e “Luna” brano reggaeton dal sapore estivo cantata dal duo Boris y Maela tormentone estivo nei locali cubani in tutta Italia. La sua creatività non si è mai fermata e dal suo magico cassetto siamo sicuri che verranno presto alla luce altri inediti, dove poter assaporare altre belle ed intense storie in musica.
 Isabel Zolli Promotion Agency
Sede Operativa: via Simone De Saint Bon 47 – Roma
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giovannisetaro · 3 years ago
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Questa mattina abbiamo inaugurato il parco giochi della Scuola d’Infanzia Arcobaleno dedicato al piccolo Simone Lombardi. ❤️ 
Molto spesso le cicatrici generate dalla vita possono trasformarsi in azioni di coraggio e di grande amore verso il prossimo: questo piccolo luogo, da oggi, porta con sé una grande anima. Grazie alla Comunità murese, alle Associazioni, alla Comunità di Karlsfeld, alla Scuola ma, in particolar modo, GRAZIE a Brigida ed Antonio per averci donato tanto coraggio. 🇮🇹 (presso Muro Lucano) https://www.instagram.com/p/CdLa75UMk3Z/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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livornopress · 3 years ago
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Nuovi arredi da esterno e giochi per i giardini delle scuole cittadine
Nuovi arredi da esterno e giochi per i giardini delle scuole cittadine
Livorno, 3 marzo 2022 Tavoli, ciocchi, orti rialzati, casette, tende da sole e gazebo sono arrivati nei giardini delle scuole cittadine. Sono dieci le scuole d’infanzia statali interessate dal riallestimento di giochi da esterno (Piccole Onde, Cave Bondi, Rosetta, Osmana Benetti, Barriera Margherita, Benci, Cremoni, Munari, La Marmora, Sorgenti), tredici i nidi e le scuole d’infanzia comunali…
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retegenova · 3 years ago
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Giochi e giorni d’infanzia
Giochi e giorni d’infanzia
Giochi e giorni d’infanzia Le vestine chiare con i colletti di pizzo, le manine che stringono i giochi. Gli occhi grandi, ingenui e meravigliati, quegli occhi lì li hanno solo i bambini, in qualunque tempo. I ricciolini, le labbra a cuore, le guance rosate. Una pallina per giocare, una bambolina stretta al petto. In piedi, in precario equilibrio, appoggiandosi […] Fonte: Dear Miss Fletcher
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paoloferrario · 3 years ago
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ARNALDI Valeria, Volevo solo una cosa: la luna. I mille volti di Gigi Proietti, Lit edizioni, 2020
ARNALDI Valeria, Volevo solo una cosa: la luna. I mille volti di Gigi Proietti, Lit edizioni, 2020
vai alla scheda dell’editore: https://litedizioni.cantookboutique.com/it/products/volevo-solo-una-cosa-la-luna «Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere». Così, in una battuta dal sorriso aperto ma con un velo di malinconia negli occhi, Gigi Proietti raccontava il suo amore…
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